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venerdì 20 marzo 2015

Venerdì 20 marzo. Le proposte per la Preghiera di Riparazione di questa settimana

Riscossa cristiana [qui] dà alcuni avvisi e indica agli amici della Lega per la preghiera di riparazione due intenzioni particolari: “in riparazione dei sacrilegi che avvengono nel dare la Sacra Particola nelle mani” e “in riparazione dell’oltraggio blasfemo consumato dall’arcigay di Bologna contro il Sacrificio in croce patito da Nostro Signore Gesù Cristo” (qui l’articolo). La nostra preghiera costante è l’arma più efficace contro le sempre più proterve manifestazioni di odio diabolico contro la Fede.
Come letture di formazione, questa settimana viene proposto 
  1. un intervento di Mons. Schneider sulle “cinque piaghe” del corpo mistico liturgico di Cristo
  2. la prefazione del Card. Ranjith al libro “Dominus est” di Mons. Schneider.
Vi rimando [qui] alle preghiere di ogni venerdì.

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ESTRATTO DELL’INTERVENTO DI MONSIGNOR ATHANASIUS SCHNEIDER (*)
AL IV INCONTRO PER L’UNITÀ CATTOLICA –  15 GENNAIO 2012
Testo integrale qui

Nella lettera indirizzata ai vescovi della Chiesa cattolica  unita al Motu proprio “Summorum Pontificum”  del 7 luglio 2007, il papa Benedetto XVI fa questa dichiarazione importante: « Nella storia della Liturgia c’è crescita e progresso, ma nessuna rottura. Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso ». Dicendo questo, il papa esprime il principio fondamentale della liturgia che il Concilio di Trento e papa Pio XII hanno insegnato.

Se si guarda senza idee preconcette e in maniera obbiettiva la pratica liturgica della stragrande maggioranza delle chiese in tutto il mondo cattolico nel quale è in uso la forma ordinaria del rito romano, nessuno può negare in tutta onestà che i sei principi liturgici menzionati dal Concilio Vaticano II sono rispettati poco o niente addirittura. Ci sono un certo numero di aspetti concreti nell’attuale pratica liturgica dominante, nel rito ordinario, che rappresentano una vera e propria rottura con una pratica religiosa costante da oltre un millennio. Si tratta dei cinque usi liturgici seguenti che si possono considerare come le cinque piaghe del corpo mistico liturgico di Cristo. Si tratta di piaghe, perché rappresentano una violenta rottura col passato, perché mettono apertamente meno l’accento sul carattere sacrificale che è quello centrale ed essenziale della messa, mettono avanti il banchetto; tutto ciò diminuisce i segni esteriori dell’adorazione divina, perché esse mettono meno in rilievo il carattere del mistero in ciò che ha di celeste ed eterno.

In ordine a queste cinque piaghe, si tratta di quelle che – ad eccezione di una (le nuove preghiere dell’offertorio) – non sono previste nella forma ordinaria del rito della messa, ma sono state introdotte in modo deplorevole dalla pratica.

La prima piaga, la più evidente, è la celebrazione del sacrificio della messa in cui il prete celebra volto verso i fedeli, specialmente durante la preghiera eucaristica e la consacrazione, il momento più alto e più sacro dell’adorazione dovuta a Dio. Questa forma esteriore corrisponde per sua natura più al modo in cui ci si comporta quando si condivide un pasto. Ci si trova in presenza di un circolo chiuso. E questa forma non è assolutamente conforme al momento della preghiera ed ancor meno a quello dell’adorazione. Ora questa forma, il concilio Vaticano II non l’ha auspicata affatto e non è mai stata raccomandata dal magistero dei papi post-conciliari. Papa Benedetto XVI nella sua prefazione al primo tomo della sua Opera Omnia scrive: «l’idea che sacerdote e popolo nella preghiera dovrebbero guardarsi reciprocamente è nata solo nella cristianità moderna ed è completamente estranea in quella antica. Sacerdote e popolo certamente non pregano uno verso l’altro, ma verso l’unico Signore. Quindi guardano nella preghiera nella stessa direzione: o verso Oriente come simbolo cosmico per il Signore che viene, o, dove questo non fosse possibile, verso una immagine di Cristo nell’abside, verso una croce, o semplicemente verso il cielo, come il Signore ha fatto nella preghiera sacerdotale la sera prima della sua Passione (Giovanni 17, 1). Intanto si sta facendo strada sempre di più, fortunatamente, la proposta da me fatta alla fine del capitolo in questione nella mia opera: non procedere a nuove trasformazioni, ma porre semplicemente la croce al centro dell’altare, verso la quale possano guardare insieme sacerdote e fedeli, per lasciarsi guidare in tal modo verso il Signore, che tutti insieme preghiamo. ».

La forma di celebrazione in cui tutti portano il loro sguardo nella stessa direzione (conversi ad orientem, ad Crucem, ad Dominum) è anche evocata dalle rubriche del nuovo rito della messa (cf. Ordo Missae, n. 25, n. 133 et n. 134). La celebrazione che si dice « versus populum » certamente non corrisponde all’idea della Santa Liturgia tal quale è menzionata nelle dichiarazioni di Sacrosanctum Concilium n°2 e n° 8.

La seconda piaga è la comunione sulla mano diffusa dappertutto nel mondo. Non soltanto questa modalità di ricevere la comunione non è stata in alcun modo evocata dai Padri conciliari del Vaticano II, ma apertamente introdotta da un certo numero di vescovi in disobbedienza verso la Santa Sede e nel disprezzo del voto negativo nel 1968 della maggioranza del corpo episcopale. Solo successivamente papa Paolo VI l’ha legittimata controvoglia, a condizioni particolari.

Papa Benedetto XVI, dopo la Festa del Corpus Domini 2008, non distribuisce più la comunione che a fedeli in ginocchio e sulla lingua, e ciò non soltanto a Roma, ma anche in tutte le chiese locali alle quali rende visita. Attraverso ciò egli donò all’intera Chiesa un chiaro esempio di magistero pratico in materia liturgica. Se la maggioranza qualificata del corpo episcopale, tre anni dopo il concilio, ha rifiutato la comunione nella mano come qualcosa di nocivo, quanti più Padri conciliari l’avrebbero fatto ugualmente!

La terza piaga, sono le nuove preghiere dell’offertorio. Esse sono una creazione interamente nuova e non sono mai state usate nella Chiesa. Esse esprimono meno l’evocazione del mistero del sacrificio della croce che quella di un banchetto, richiamando le preghiere del pasto ebraico del sabato. Nella tradizione più che millenaria della Chiesa d’Occidente e d’Oriente, le preghiere dell’offertorio sono sempre state espressamente incardinate al sacrificio della croce (cf. p. es. Paul Tirot, Storia delle preghiere d’offertorio nella liturgia romana dal VII al XVI secolo, Roma 1985). Una tale creazione assolutamente nuova è senza nessun dubbio in contraddizione con la formulazione chiara del Vaticano II che richiama « Innovationes ne fiant … novae formae ex formis iam exstantibus organice crescant » (Sacrosanctum Concilium, 23).

La quarta piaga è la sparizione totale del latino nell’immensa maggioranza delle celebrazioni eucaristiche della forma ordinaria nella totalità dei paesi cattolici. È una infrazione diretta contro le decisioni del Vaticano II.

La quinta piaga è l’esercizio dei sevizi liturgici di lettori e di accoliti donne, così come l’esercizio degli stessi servizi in abito civile penetrando nel coro durante la Santa Messa direttamente oltre lo spazio riservato ai fedeli. Quest’abitudine non è giammai esistita nella Chiesa, o per lo meno non è mai stata la benvenuta. Essa conferisce alla messa cattolica il carattere esteriore di qualcosa di informale, il carattere e lo stile di un’assemblea piuttosto profana. Il secondo concilio di Nicea vietava già, nel 787, tali pratiche, redigendo questo canone: « Se qualcuno non è ordinato, non gli è permesso fare la lettura dall’ambone durante la santa liturgia », (can. 14). Questa norma è stata costantemente rispettata nella Chiesa. Solo i suddiaconi o i lettori avevano il diritto di fare la lettura durante la liturgia della Messa. Al posto dei lettori e accoliti mancanti, sono uomini o ragazzi in veste liturgica che possono farlo, e non donne, essendo un dato di fatto che il sesso maschile sul piano sacramentale dell’ordinazione non sacramentale dei lettori ed accoliti, rappresenta simbolicamente il primo legame con gli ordini minori.

 (*) Vescovo Ausiliare dell’Arcidiocesi di Santa Maria di Astana, Kazakistan

6 commenti:

  1. A papa Benedetto va riconosciuto il grandissimo merito storico di aver concesso, in modo molto esteso, la celebrazione Vetus Ordo. Questo gli è costato un'infinità di sofferenze da parte del clero progressista o anche solo conservatore, che mai come in questa occasione si è rivelato composto da lupi travestiti da agnelli. Ma le riforme del Novus Ordo sono state troppo timide. Ed inoltre non si può tacere il fatto che perché una legge giusta sia di fatto applicata è necessario promuovere alle cariche di maggiore responsabilità persone che non ne ostacolino l'applicazione.
    E' palese che la maggior parte dei vescovi e dei cardinali nominati da Benedetto erano e sono avversi al Vetus Ordo.

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  2. Conclude Mons. Schneider:

    Nessuno può evangelizzare se non ha prima adorato, e parimenti se non adora in permanenza e non dà a Dio, il Cristo Eucaristia, la vera priorità nella maniera di celebrare e in tutta la sua vita. In effetti, per riprendere le parole del card Joseph Ratzinger : « È nel modo di trattare la Liturgia che si decide la sorte della Fede e della Chiesa ».

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  3. I link non funzionano.

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  4. Grazie per la segnalazione.
    Era soltanto il primo link che non funzionava. L'ho ripristinato ed ora funziona :)

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  5. Ai Servi di Maria :
    Vi prego svegliateci tutti , fateci ardere nuovamente il cuore nel petto : riprendete le processioni con la Mater Dolorosa !!

    http://www.lanuovabq.it/it/articoli-via-crucis-dei-cristiani-nel-mondo-un-cammino-per-noi-12126.htm

    http://www.lanuovabq.it/it/articoli-blasfemia-con-i-soldi-pubblicibasta-indignarsi-12124.htm

    L.J.C.et M.I.

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  6. Preghiere per il venerdì:

    http://www.preghiereagesuemaria.it/sala/i%20nove%20uffici%20in%20onore%20del%20sacro%20cuore.htm

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