Apprendiamo da Rorate Caeli e ne dà notizia anche Vatican Insider che, su sollecitazione del cardinale Poli, lo Stato Argentino concede il riconoscimento di associazione di diritto diocesano alla «Fraternità degli Apostoli di Gesù Maria» (Fraternità sacerdotale S. Pio X) e l'Associazione viene accreditata come persona giuridica pubblica nella Chiesa cattolica, in conformità con le norme del Codice di diritto canonico.
Il commento al vescovo Guido Pozzo, segretario della Pontificia commissione «Ecclesia Dei», che si occupa del dialogo con la Fraternità:
«Sono contento che in Argentina si sia potuta trovare questa soluzione, che, va precisato, non coinvolge la Santa Sede. Non si tratta di un riconoscimento giuridico della San Pio X come società clericale, rimane aperta la questione della legittimità dell'esercizio del ministero sacerdotale dei loro preti. Ma certamente è un ulteriore segno di benevolenza nei confronti di questa realtà da parte della Chiesa cattolica. Con la sua decisione l'ordinario di Buenos Aires riconosce che i membri della Fraternità sono cattolici, anche se non ancora nella piena comunione con Roma. Noi continuiamo a lavorare perché si arrivi alla piena comunione e all'inquadramento giuridico della Fraternità nella Chiesa cattolica».
È in corso la traduzione del Decreto e del commento di Rorate caeli. Nel frattempo ricordiamo che la risoluzione viene dalla Segreteria del culto, l'ufficio del Ministero degli Esteri e del Culto Argentino che si occupa delle relazioni del governo con gli enti religiosi, in particolare con la Chiesa cattolica, la quale rimane la religione di Stato riconosciuta nella Repubblica Argentina (articolo 2 della Costituzione 1853, rivisto nel 1994).
La Risoluzione del Cardinale Poli, scelto con cura da Papa come suo successore a Buenos Aires, reca l'annotazione che è in itinere il riconoscimento della Fraternità. E lo stesso Papa Francesco aveva promesso di aiutare la Fraternità San Pio X ad ottenere il riconoscimento nel suo paese d'origine come associazione cattolica per fini legali e amministrativi. Cito dal sito di don Camillo:
Quando, da Cardinale, si trovava in Argentina, il Superiore di Distretto [Christian Bouchacourt] andò da lui per chiedere un favore di tipo amministrativo, slegato da questioni ecclesiali; una questione di documenti di residenza. Il governo argentino, molto sinistrorso, fa un uso strumentale del Concordato per darci contro, e ci dice: "dite di essere cattolici, pertanto dovete avere la firma del Vescovo per risiedere qui". C'era una soluzione semplice: dichiararci una chiesa indipendente per l'ordinamento civile, ma non volevamo farlo, perché siamo cattolici. E il Cardinale ci disse: "no no, siete Cattolici voi, è evidente; vi aiuterò", e ha scritto al governo una lettera in nostro favore. Non bastò, perché il governo argentino trovò un documento opposto, firmato dal nunzio. Ora che è il Papa, il nostro avvocato si è recato da lui per riferire che la questione è tuttora aperta, e chiedergli di nominare un Vescovo argentino capace di risolverla. Il Papa gli ha risposto "Sì, e quel Vescovo sono io. Vi ho promesso di aiutarvi, e lo farò".
Colpo al cerchio e alla botte. Questo tempo sarà più difficile che mai
RispondiEliminaPerdonate, ma si può essere cattolici senza essere in (piena) comunione con Roma? MI sembra che qui si intraveda una terza via che non faccia bene a nessuno.
RispondiEliminaQUALE Roma, Anonimo?
RispondiEliminaper mic:
RispondiEliminaQuella dove c'è la sede di Pietro; quella cui fa riferimento anche il presule che si dà da fare perché lo stato riconosca cattolici coloro che così non possono essere detti, anche se fanno di tutto per convincersi e convincerci di esserlo. I grandi santi che hanno portato ossigeno alla Chiesa (semper reformanda) mai lo hanno fatto da congreghe elitarie che, proprio per non essere "cum Petro", sono condannate ad implodere su sé stesse e all'asfissia. Anche questa volta non sarà la FSPX a salvare la cattolicità.
proprio per non essere "cum Petro", sono condannate ad implodere su sé stesse e all'asfissia. Anche questa volta non sarà la FSPX a salvare la cattolicità.
RispondiEliminaNessuno pensa che sia la FSSPX, da sola, a salvare la cattolicità, anche se sta facendo la sua parte da decenni.
La Chiesa è comunque viva in tanti sacerdoti e laici fedeli a Cristo e "cum Petro", così come "cum Petro" è la FSSPX, che non mai messo di celebrare "una cum..."
Chi critica la Roma attuale, critica "Simone" e i suoi corifei (in buona o mala fede che siano) e non smette comunque di pregare per il Papa.
"semper reformanda" o rifondanda?
Che significa? Hanno la giurisdizione?
RispondiEliminaMi ricorda il modo di esprimersi di un celebre uomo d'affari elvetico-libico.
RispondiEliminaMa quale benevolenza! Si vuole completare il disegno massonico di religione universale:tutti dentro! Poteva rimaner fuori la Cattolica Apostolica Romana? Che colpo! Che poi era quella che a questo si opponeva!
RispondiEliminaChe colpo!
Trizz anche se non mi pubblicate
Sono rare le "aperture" alla FSSPX da parte dei vescovi, se si fa eccezione per le celebrazioni loro consentite a Lourdes, l'accesso alle Basiliche Romane e la celebrazione, purtroppo solo da parte di singoli sacerdoti e non comunitaria, nelle stesse.
RispondiEliminaQuesta volta si tratta di un vescovo che riconosce, sia pure a fini Amministrativi (ma anche questi implicano una valutazione di "cattolico" a monte) che la FSSPX ha uno statuto e che non è corpo a sé ma fa parte della Chiesa cattolica. Dunque ora, de facto e de iure essa è provvista di statuto: accade a Buenos Aires; ma è pur sempre una collocazione giuridica e diocesana che può preludere ad altro. Infatti, se la FSSPX è configurata come società di vita apostolica per poter agire in Argentina, nessuno può ora negare che essa non abbia uno statuto nella Chiesa. Tanto più che non è pensabile che il vescovo abbia agito sua sponte soltanto.
Non so rispondere alla domanda sulla missione canonica; ma leggo nel Decreto che la iscrive come Istituto di vita consacrata di diritto diocesano:
"Secondo il Protocollo N. 084/15, del 23 febbraio 2015, l'arcivescovo di Buenos Aires, Mario Aurelio Cardinale Poli, dispone che la "Fraternità degli apostoli di Gesù e Maria" (Fraternità Sacerdotale San Pio X) sarà considerata, fino al momento in cui abbia trovato il definitivo inquadramento giuridico nella Chiesa universale, come Associazione di diritto diocesano, secondo quanto stabilito dal can 298 del Codice di Diritto Canonico, essendo in fieri [d'ora in poi e nel frattempo] una Società di Vita Apostolica, con tutti i benefici che corrispondono ad essa, e rispettando tutti gli obblighi ai quali lo stesso riferisce, accettando anche tutte le responsabilità che appartengono al Prelato diocesano"...
A ben vedere il card. Poli ha agganciato la Fraternità di Gesù e Maria (altro nome della FSSPX) al Can. 298 che riguarda le associazioni di fedeli. L'incardinazione del clero è disciplinata dai canoni dal 265 al 272.
RispondiEliminaNon basta avere una missione canonica per innescare l'altra. Però il cardinale potrebbe anche fare il passo successivo...
Non si tratta forse di accordi pratici che non fanno altro che aumentare la confusione e rivelano il disprezzo attuale dell'Autorità per le situazioni chiare e nette?
RispondiElimina- vaghezza nella liturgia,
- vaghezza nella dottrina,
- vaghezza nella legge
Tuttavia, si può riuscire ad approfittarne per un bene maggiore?
PRECISAZIONI PER AMOR DEL VERO
RispondiElimina1. La dizione "Fraternita' degli Apostoli di Gesu' e Maria" e'la denominazione ufficiale della FSSPX secondo lo Statuto di fondazione.
2. Senza la sua dura battaglia (contro gli errori diffusi e non contro il Papa) della Messa VO si sarebbe perso il ricordo e non si sarebbe conservata la formazione dei sacerdoti secondo il Seminario tradizionale, anch'essa cosa di estrema importanza, come ognun puo' vedere, per la rinascita della Chiesa.
3. Prima di lanciarsi in aprioristiche condanne bisognerebbe riflettere e cercare di capir bene il significato del gesto e del documento, mantenendo sempre (si capisce) i piedi ben piantati a terra.
La FSSPX in questo momento costituisce un’”ambiente” in cui la Tradizione è fedelmente conservata e custodita e può costituire un richiamo per tanti fedeli e anche sacerdoti. Sono convinta il Summorum non ci sarebbe stato se la FSSPX non avesse conservato il DF intatto e non avesse costituito un pericolo per la nuova Chiesa conciliare, sono convinta che non sarebbe stato concesso nulla a nessuno “in piena comunione” se non ci fosse stato il rischio che costoro andassero o rimanessero all’interno di quella piccola fortezza.
RispondiEliminaAnna
Un sacerdote di mia conoscenza, vista la mia inquitudine di sapere se la FSSPX ha la giurisdizione, mi ha promesso di farmi sapere s'è veramente così. Dopo tanti anni che non mi confessavo da lui, sono andata alla sua parrocchia il Giovedì Santo e gli ho detto che andavo a Messa alla FSSPX ma che non ero sicura se le loro confessioni erano valide. E lui, allora, mi ha parlato delle concessioni di Poli e che credeva che avevano pure le licenze. Cmq s'informerà. Vi farò sapere.
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RispondiEliminaSegnalo:
RispondiEliminahttp://blog.messainlatino.it/2015/04/fsspx-chiarimenti-e-specificazioni.html
@Miserere,
RispondiEliminai dubbi sulla giurisdizione, possono venire solo a chi non è convinto che oggi ci troviamo in uno stato di necessità. Siamo nel divampare di un incendio. NON è il momento di chiedere ai volontari che cercano di dare una mano nello spegnerlo, se hanno i brevetti a posto e, men che meno, per accusarli di "violazione di domicilio", se entrano dentro a cercare di combattere le fiamme. In queste situazioni ECCLESIA SUPPLET. Nel doppio significato: "Supplisce la Chiesa" e "Si Supplisce Agli ecclesiastici inadempienti/inaffidabili (per non dire assenti o addirittura complici dei "piromani")".
Non penso sia da sopravvalutare ma nemmeno da sottovalutare che un requisito amministrativo, richiesto da una procedura, abbia indotto un vescovo a dichiarare la Fraternità cattolica e nella Chiesa.
RispondiEliminaNonostante la mancata (finora) regolarizzazione formale, qualcuno la pianterà di definirla scismatica ed eretica.
Vorrei rispondere ad alcuni dei quesiti posti : la Fraternità San Pio X non ha alcuna giurisdizione per espressa volontà di mons. Lefebvre, il quale conscio e competente in materia, a differenza di molti che sproloquiano sull'argomento senza cognizione di causa, sapeva bene che cosa significhi uno scisma.
RispondiEliminaInfatti non volle nominare illecitamente dei vescovi con giurisdizione perché questo avrebbe costituito un vero e proprio scisma, cioè una sottrazione territoriale di competenza dell'autorità papale per trasferirla a dei vescovi.
Gli ortodossi sono scismatici perché escludono l'autorità del papa dai loro territori, che ritengono loro giurisdizione.
Per mons Lefebvre il vescovo di Econe è sempre stato il vescovo di Sion , la diocesi in cui si trova Econe. Sembrano sottigliezzze , ma non lo sono.
Certo, il catechismo di S.Pio X dice che la validità della Confessione dipende dalla giurisdizione.
Dopo il Concilio Vaticano II le cose sono cambiate , ad esempio non c'è più bisogno che un prete in gita chieda il permesso al vescovo locale per confessare chicchessia. Certo, però il prete in gita ha comunque ricevuto il mandato per confessare dal vescovo della sua diocesi, mentre i sacerdoti della FSSPX non hanno mai ricevuto da nessun vescovo lecitamente ordinato e capo di una giurisdizione il potere di confessare.
Possono confessare solo in stato di necessità , essendo sacerdoti validamente ordinati.
La FSSPX non è mai stata scismatica proprio perché priva di giurisdizione. E' una realtà che riconosce la piena validità dei papi post -conciliari , a differenza dei sedevacantisti (espulsi da mons Lefebvre proprio per questa loro convinzione), ma la FSSPX si riserva di non obbedire ai papi attuali.
Riguardo a mons Lefebvre, è sbagliato giudicarlo con i criteri ecclesiali attuali : innanzituto il Codice di Diritto Canonico Pio Benedettino al quale lui era stato formato, sosteneva , come da sempre la Chiesa ha sostenuto fin dai tempi di papa Innocenzo III, che obbedire contro coscienza porta alla perdizione e che è meglio seguire la propria coscienza e sopportare una scomunica.Per il bene proprio e della Chiesa. Mons .Lefebvre ha agito come gli era stato insegnato. Non solo, ma l'ordinazione illecita di vescovi nel Codide Pio Benedettino non prevedeva assolutamente la scomunica come nel Codice del 1983, ma la sospensione "a divinis".
Non solo, ma assieme a mons Lefebvre circa 4000 prelati nel mondo , classificati poi come tradizionalisti, avevano chiesto insistentemente udienza a Paolo VI per capire meglio i cambiamenti o al mimite per dire che non erano d'accordo, e Paolo VI si rifiutò sempre di riceverli, non solo mons Lefebvre , ma tutti coloro che vennero poi classificati come tradizionalisti.
Un papa deve essere padre di tutti, per cui ritengo che si è arrivati dove si è arrivati le responsabilità e le colpe non sono da attribuire esclusivamentea mons Lefebvre.