Ho programmato per domani la pubblicazione della conferenza del Prof. Manfred Hauke sulla "Santa Messa, Sacrificio della Nuova Alleanza", da lui tenuta a Roma nell'ottobre 2008 in occasione del primo splendido Convegno Summorum Pontificum. Qui trovate il resoconto dell'edizione del 2009. E qui l'annuncio di quella imminente di giugno prossimo.
Colgo l'occasione per ricordare che il Prof. Manfred Hauke ha pubblicato un testo per sostenere la tesi ratzingeriana del "Pro multis", sulla quale Benedetto XVI ha scritto ai vescovi tedeschi, ma che purtroppo non è stata recepita neppure nelle nostre diocesi. Del resto il fenomeno è strettamente collegato con l'infausto abbandono del latino come lingua universale e - per quanto riguarda la Vetus latina usata nella forma antiquior della Santa Messa - anche linguaggio ieratico e sacro da sempre. Evidentemente è rimasta senza esito la Lettera (da cui parte l'analisi che segue) inviata nell'ottobre 2006 dalla Congregazione per il Culto divino a tutte le Conferenze Episcopali, proprio sulla traduzione di "pro multis" nella Consacrazione del Calice; il che, se conferma la consapevolezza della Santa Sede sulla generalizzazione del problema, rivela il radicamento apparentemente inestirpabile anche di questa variazione.
"Versato per molti". Studio per una fedele traduzione
del 'pro multis' nelle parole della consacrazione
del 'pro multis' nelle parole della consacrazione
Nel 2006, la Congregazione per i Sacramenti pubblicò una circolare sulla traduzione corretta delle parole latine ''pro multis'' nelle preghiere eucaristiche. Questa direttiva emanata a nome del Sommo Pontefice Benedetto XVI provocò un vivace dibattito. Si riconobbe, in generale, la correttezza linguistica dell'ammonimento, ma varie voci mettevano in dubbio il messaggio teologico e la portata pastorale del richiamo. Questo pregevole volumetto di don Manfred Hauke raccoglie i frutti della discussione contemporanea. L'opera presenta il fondamento biblico del tema, segue l'interpretazione delle parole sacre durante la storia, riporta gli appositi documenti del Magistero, e dona una lettura sistematica della corretta traduzione.
"Siccome - spiega, nella Prefazione, Mons. Malcom Ranjith, Arcivescovo Segretario della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti - oggi è molto presente un ottimismo esagerato nella salvezza, che fa giungere la Paradiso tutti quanti senza richiedere il dono della fede e lo sforzo della conversione, un richiamo alla serietà della vocazione cristiana sembra più che opportuno. La decisione del Santo Padre si inserisce in una linea coerente che ribadisce il coraggio per la verità in tutti gli ambiti della vita, inclusa la sacra Liturgia".
Hauke scrive che la formula "per tutti" "è un'interpretazione delle parole della Consacrazione, mentre le parole "per molti" corrispondono al testo biblico. Gesù è morto "per tutti", in quanto la salvezza è offerta a tutti gli uomini. L'effettiva accettazione della salvezza dipende però dalla libera volontà del ricevente, che può anche rifiutare l'offerta divina. Questa possibilità è lasciata aperta nella formula "per molti".
La formula "per tutti" trae origine da "un articolo di dizionario dell'esegeta protestante Joachim Jeremias (1900-1979). Secondo questo biblista, la formulazione di Gesù sarebbe influenzata dall'uso linguistico aramaico, che non conosce una propria parola per "tutti". "Molti" è da intendere in modo inclusivo, cioè come "tutti". Quest'interpretazione è ancora presupposta nella risposta ufficiale della Congregazione per la Disciplina dei Sacramenti ad una domanda posta del gennaio 1970.
Nell'antica Chiesa greca, Origene si espresse chiaramente a favore dell'interpretazione "per molti" nell'Ultima Cena. "Accanto all'interpretazione origeniana - aggiunge l'Autore -, che riferisce il "per molti" ai credenti con cui viene conclusa l'alleanza, esiste la linea di Apollinare e Crisostomo, secondo cui il pro multis intende l'offerta universale della salvezza, indubbiamente non accettata da tutti gli uomini".
Nel periodo post-tridentino, invece, gli esegeti cattolici "non si sentivano legati ad una precisa interpretazione del "per molti". Vengono rappresentate entrambe le correnti interpretative, anche se un accento nel complesso più forte è certamente sull'interpretazione che risale a Girolamo (e Origene). Gli stessi rappresentanti dell'interpretazione derivante da Apollinare (e Crisostomo) non hanno, però, mai osato tradurre il "per molti" del Nuovo Testamento con "per tutti". Anche i sostenitori del rinnovamento liturgico hanno tradotto prima del Concilio Vaticano II nei messalini popolari la frase pro multis con "per molti"".
Secondo don Hauke, "la fedeltà alla Sacra Scrittura è anche ecumenicamente significativa":
"l'anglicano Book of Common Prayer traduce le parole del Signore correttamente con "per molti". Ancor di più ciò vale per i cristiani delle Chiese orientali antiche e ortodosse, che si sanno obbligati alla Sacra Scrittura e alla Tradizione dei Padri. «La decisione di Roma, di ritornare alla traduzione della Parola sul Calice con "per molti", per motivi ecumenici, si può solo accogliere»".
In Appendice, è pubblicata la Lettera Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti del 17 ottobre 2006 sulla traduzione fedele della formula pro multis". [Fonte]
Il prof. Manfred Hauke è la prova vivente dell'esistenza "resistente" di un residuo della profonda e gloriosa cultura cattolica tedesca, bavarese e renana, germinante da una vita di fede e devozione di cui sono espressione personalità mistiche come Anna Katherina Emmerich e Therese Neumann, teologi come Johann Adam Moehler ( autore della "Simbolica", un grandioso e nitidissimo testo di presentazione delle DIFFERENZE fra la dottrina cattolica e quella delle varie denominazioni protestanti ) pensatori come Joseph Goerres, studioso della mistica. Pochi sanno che dietro i ragazzi della "Rosa Bianca" ( alcuni protestanti, come Sophie e Hans Scoll , altri cattolici ) c'erano due docenti universitari cattolici, il filosofo Kurt Huber e il musicologo Carl Muth, che per questo persero la vita. Anche ma non solo per questo i "manifestini" della "Rosa Bianca" sono di un livello estremamente alto. Colpisce il fatto che in uno di essi Hitler e i suoi sono indicati come emanazione diretta di Satana; questo per ricollegarmi al discorso del "pro multis", senza il quale si glissa sull'Inferno; e l'elemento demoniaco è uno dei temi costanti della cultura tedesca.
RispondiEliminaEugenio Pacelli, che fu nunzio a Monaco e a Berlino, aveva un'ammirazione sconfinata per il
popolo tedesco ( non certo per Hitler, che definiva "Attila motorizzato" e su cui tentò, a
quanto si dice, esorcismi a distanza ).
Caratteristica degli studiosi tedeschi è la
capacità di fare la spola fra i quadri d'insieme grandiosi, storici e cosmici, e i particolari più minuti. Il testo del prof. Hauke è un'espressione di questo stile: trovare in elementi apparentemente minimi l'affiorare di problematiche globali.
Una delle mie più grandi aspirazioni è quella di poter parlare con il prof. Hauke, che serve il Regno di Dio non in periferia ma sulla barricata delle biblioteche. La Chiesa ha avuto e ha bisogno anche di "dottori" che sentano di essere "umili lavoratori nella vigna del Signore".
Una delle mie più grandi aspirazioni è quella di poter parlare con il prof. Hauke, che serve il Regno di Dio non in periferia ma sulla barricata delle biblioteche.
RispondiEliminaIl prof. Hauke, a Lugano, non si dedica solo agli studi e nell'attività accademica, ma ha anche un suo impegno pastorale.
Pochi giorni fa abbiamo dato l'annuncio dell'ultima delle catechesi previste (insieme alla celebrazione della Santa Messa Antiquior) tenuta, proprio oggi, per il gruppo Messa di Lugano.
Sig.ra Guarini, non è che la CEI non abbia recepito l'ordine impartito da Benedetto XVI sul pro-multis, anzi. Semplicemente si sta ancora aspettando l'Editio Typica in lingua italiana del Messale del 2002, che nella ns. lingua, appunto, ancora non esiste. L'ordine impartito nel 2006 da Ratzinger non voleva e non poteva avere effetto immediato, poichè riguardava le versioni ufficiali nelle varie lingue nazionali in cui sarebbe stato tradotto, negli anni successivi, il messale del 2002. Nei paesi anglosassoni la traduzione è già avvenuta, e infatti, ora, nelle Messe in lingua inglese, c'è il pro-multis. Per quanto riguarda l'Italia e la Gemania, bisogna attendere che la Congregazione del Culto Divino appovi definitivamente le traduzioni ufficiali del nuovo messale ed è molto probabile, anzi quasi sicuro, che ci sarà il pro-multis. Si tratta solo di attendere con pazienza.
RispondiEliminaMic. Grazie per la cortese informazione. Oggi avevo intenzione di andare a Lugano da Milano proprio per contattare il professore, ma ho dovuto rinunciare per motivi di salute. Sapere che il lavoro del prof. Hauke è anche pastorale in via ordinaria e non come eccezione mi conforta e mi dà speranza.
RispondiEliminaAccidenti,13 anni per la traduzione ufficiale dal Latino all' Italiano. Meno male che non è dall' aramaico.
RispondiEliminaRr
Che bel dono ! Grazie .
RispondiEliminaRr ha detto...
RispondiEliminaAccidenti,13 anni per la traduzione ufficiale dal Latino all' Italiano. Meno male che non è dall' aramaico.
Rr
a) Bergoglio ha imposto IMMEDIATAMENTE l'aggiunta del nome di San Giuseppe nel canone. Mi risulta che si sono subito adeguati;
b) delle anime mistiche, negli anni '60, alle prime avvisaglie di traduzioni nelle varie lingue di messali e breviari vari, si sentirono ispirate ad affermare:"CORAGGIO. UN PO' di pazienza e passerà tutto. NON BUTTATE I Libri latini. Prima di quanto possiate pensare, torneranno utili.".