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martedì 15 settembre 2015

Dichiarazione di Mons. Huonder dopo l'accusa di omofobia

È apparsa sul sito della diocesi di Coira (Svizzera) la traduzione in italiano della seconda dichiarazione del vescovo mons. Vitus Huonder riguardo all'accusa di omofobia rivoltagli da una lobby gay, la PinkCross, in seguito alla sua citazione, durante una conferenza teologica a Fulda (Germania) avvenuta durante l'estate, di alcuni passaggi biblici dal libro del Levitico riguardanti l'omosessualità.
Egli contestualizza con precisione il discorso da lui fatto, spiega e ribadisce la sua aderenza alla dottrina della Chiesa Cattolica. 
E formula le sue scuse verso le persone che si sono sentite offese, riconoscendo anche delle "dimenticanze" che di certo non saranno molto gradite ai suoi accusatori, i quali ben si guardano di avventarsi in un simil modo contro un qualche rappresentante islamico, per evitare di venirne brutalizzati ancor di più di quel già normalmente sono.
Emblematico del clima che si respira nelle Conferenze Episcopali. Ma, quanto a mond. Huonder, è doveroso precisare:
C'è chi chiede scusa per ciò che ha detto come se ciò non fosse stato giusto e vero, con atteggiamento pavido e insicuro, ritrattando, facendo marcia indietro. Non è certo il caso di mons. Huonder! Però c'è anche chi chiede sì scusa, ma lo fa nel contempo confermando, sottolineando e e approfondendo i medesimi principi già espressi prima.
Perché dunque le parole di scusa? Perché oltre a sostenere una causa e ad affermare dei sacrosanti principi tiene presente le persone di cui potrebbe aver urtato la sensibilità. Perché quella verità affermata e poi confermata e ancor meglio spiegata è proprio per loro, soprattutto per quelle persone che hanno reagito, non certo fine a se stessa.
Come dice il proverbio "la verità offende", la verità può non piacere affatto anche se in realtà è l'unica vera medicina. Chi la somministra con autorevolezza è sicuro di questo, e nel contempo è comprensivo; è un vero pastore, e in quanto tale non solo contrappone la verità alla menzogna come ben si fa in un dibattito culturale, ma offre la cura per la salvezza delle anime, ben conscio del dolore che un salvifico bisturi come la parola di Dio può provocare. Leggendo attentamente la lettera del vescovo di Coira non si può non notare questa sua solerte cura pastorale nel prescrivere e raccomandare la medicina e fornire anche il foglietto illustrativo.
D'altronde questa è esperienza comune nel vissuto spicciolo di ognuno di noi. Più di una volta il mio medico mi ha detto "scusa, adesso dovrò farti un po' male, ma poi starai meglio". Se il mio medico si limitasse a citarmi un capitolo di un libro di medicina non farebbe il suo mestiere di medico, ma piuttosto di formatore accademico. Nella fattispecie a che mi gioverebbe? (Marius)


A tutti i sacerdoti, diaconi e alle collaboratrici e ai collaboratori nella pastorale della diocesi di Coira

7000 Coira, 12 agosto 2015

Sulla relazione tenuta a Fulda il 31 luglio 2015

Cari confratelli nel servizio sacerdotale e diaconale,
Cari collaboratrici e collaboratori nella cura d’anime,

Vi scrivo riguardo ad una questione incresciosa, la quale indirettamente tocca anche Voi. Come avete potuto apprendere dai media, due citazioni della mia relazione tenuta a Fulda il 31 luglio 2015 sono state interpretate come „diffamazione“ contro persone con sentimenti omosessuali. La mia dichiarazione del 3 agosto 2015 purtroppo non è riuscita a cambiare di molto questa interpretazione.

Ovviamente non sostengo la richiesta veterotestamentaria della pena di morte per persone con sentimenti omosessuali. E neanche in forma celata mediante accurate riflessioni teologiche, di cui sembra volermisi accusare. Le citazioni scelte non sono un’espressione del mio modo di pensare, piuttosto invece della mia convinzione che nel quadro di una riflessione teologica non può essere escluso nessun passo della Sacra Scrittura, solo perché crea difficoltà nel contesto odierno. Ho redatto un testo di 22 pagine con 16 note in calce, in parte piuttosto estese con note bibliografiche. In tutto vengono citati integralmente 11 passi dell’Antico e del Nuovo Testamento con un breve commento per ognuno di essi. Questo grande numero di citazioni mi è parso doveroso dato che primo si trattava di una relazione orale e secondo non volevo censurare l’Antico Testamento. Per questo ho inserito al sesto posto anche una citazione integrale dei passi veterotestamentari del Levitico (Lv) 18,22 e 20,13.

Dopo una frase introduttiva, ho suddiviso il commento di questi versetti in due parti. La prima parte riguarda la valutazione teologica di pratiche omosessuali nel quadro dell’Antico Testamento, la seconda dell’agire della Chiesa dal punto di vista odierno, cristiano (neotestamentario).

La valutazione teologica delle pratiche omosessuali, come è noto, è attualmente oggetto di discussione nella Chiesa cattolica. A proposito, si parla della necessità di una „svolta pastorale“, come espresso anche nel documento preparatorio per il prossimo Sinodo dei Vescovi (Domande per la recezione e l’approfondimento della Relatio Synodi, Introduzione prima delle domande 23 sgg.) a questo che alludevo esprimendo che i due brani biblici basterebbero a „dare alla questione dell’omosessualità la svolta giusta, dal punto di vista della fede“, una formulazione che non può essere compresa al di fuori del contesto ecclesiale e pertanto è stata infelice. Con questa formulazione non intendevo dire che questi brani della Bibbia rappresentano una direttiva per l’agire della Chiesa, come se noi cristiani dovessimo orientarci a questi passi della Bibbia per quanto riguarda il nostro modo di pensare. Volevo mostrare che nel Levitico vi è un rigetto drastico delle pratiche omosessuali e che noi come cristiani dobbiamo essere coscienti di questo. Se nella Chiesa si cerca una svolta pastorale, allora è opportuna una riflessione incensurata anche riguardo all’Antico Testamento – non in ultimo per illustrare che cosa ci hanno dato Cristo, il Nuovo Testamento e la tradizione della Chiesa.

Solo dopo queste riflessioni teologiche sono passato, nel paragrafo successivo, al tema dell’agire della Chiesa, della cura d’anime. Lì specifico che questo agire deve orientarsi all’ordine divino. Si tratta di liberare „con amore pastorale“ gli uomini dallo stato di corruzione della natura alla vita come figli della luce (Ef 5,8). A questo fine la fede è un aiuto per tutti, anche per le persone con sentimenti omosessuali.

A causa di questa bipartizione del mio ragionamento in riflessione teologica e dichiarazioni sull’agire della Chiesa, era chiaro per me che l’agire della Chiesa è sempre un aiuto alla vita e non porta la morte. Questo agire della Chiesa è contraddistinto da compassione e delicatezza e non da degradazione. Questo corrisponde anche al „Catechismo della Chiesa Cattolica“ (nn. 2357-2359), che cito a proposito nella nota n. 10.

Nel frattempo vedo che i passi del Levitico possono essere fraintesi come un mio personale modo di pensare e che si possa pensare che io voglia, come vescovo, reintrodurre la pena di morte per le pratiche omosessuali. Ovviamente per me è sempre stato chiaro che il discorso drastico della pena di morte mostri il drastico rifiuto veterotestamentario di una pratica e che questo discorso non va interpretato come una direttiva del nostro agire pastorale nella Chiesa. Come cristiani siamo chiamati ad interpretare l’Antico Testamento dal punto di vista dell’adempimento in Cristo. E per me, come vescovo, vi è ovviamente una fondamentale distinzione tra valutazione teologica di un atto dell’uomo e l’agire della Chiesa per la cura delle anime. Questa è una distinzione alla quale mi attengo, con il „Catechismo della Chiesa Cattolica“, che è riconosciuto da tutti i vescovi in Svizzera. Anche riguardo all’omosessualità il Catechismo infatti fa questa distinzione, quando da un lato afferma che atti omosessuali „in nessun caso possono essere approvati“ (valutazione ecclesiale, n. 2357), e dall’altro rileva che dobbiamo evitare „ogni marchio di ingiusta discriminazione“ (agire ecclesiale, n. 2358). Ed è assolutamente ovvio per me, che di fronte alla tensione tra la valutazione teologica degli atti e l’agire pastorale della Chiesa bisogna comportarsi come espresso nel brano dalla Lettera agli Efesini (5,8) citato nella mia relazione: la Chiesa vuole aiutare tutte le persone, in qualsiasi situazione si trovino, a vivere come figli della luce. Conformemente a ciò, anche nel „Catechismo della Chiesa Cattolica“ (n. 2359) si legge: „Le persone omosessuali sono chiamate alla castità. Attraverso le virtù della padronanza di sé, educatrici della libertà interiore, mediante il sostegno, talvolta, di un’amicizia disinteressata, con la preghiera e la grazia sacramentale, possono e devono, gradatamente e risolutamente, avvicinarsi alla perfezione cristiana“.

Ciò nondimeno desidero chiedere scusa a tutte le persone che si sono sentite offese dalla mia relazione, soprattutto alle persone con sentimenti omosessuali. Desidero assicurare loro che la Chiesa non vuole emarginare nessuno, anzi, vuole essere disponibile per tutti, nel senso come sopra descritto. Anche se la mia relazione era diretta ad un pubblico strettamente legato alla Chiesa ed esperto in questioni teologiche, è stato un errore − durante l’elaborazione del testo e la valutazione delle sue eventuali ripercussioni − pensare solamente al livello accademico-riflessivo o ad un dibattito tra esperti all’interno della Chiesa in vista del Sinodo dei Vescovi. Avrei anche dovuto prendere maggiormente in considerazione l’attuale situazione sociale globale, come ad esempio le atrocità dello „Stato Islamico“ o i crimini di altri gruppi, che si rivolgono in maniera brutale non solo contro i cristiani e persone con vedute diverse, ma anche contro gli omosessuali. È stato inoltre un errore elaborare il testo durante il periodo delle vacanze estive e non aver così fatto rileggere il testo da nessuno. Sicuramente i miei collaboratori mi avrebbero avvertito circa i pericoli.

Cari collaboratori nel servizio sacerdotale e diaconale, care collaboratrici e collaboratori nella cura d’anime: chiedo la vostra preghiera per il prossimo Sinodo dei Vescovi, per tutti coloro che vi parteciperanno e soprattutto per Papa Francesco, affinché si possano tutti aprire in modo nuovo all’azione dello Spirito Santo. La Chiesa così potrà trovare, anche dinnanzi alle imminenti difficili questioni, mezzi e vie per riproporre ai nostri tempi nuovamente, integralmente e in modo comprensibile il Vangelo donatoci da nostro Signore Gesù Cristo.
Vi saluto cordialmente insieme ai miei più sinceri auguri di benedizioni,

+ Vitus Huonder
Vescovo di Coira

18 commenti:

  1. Vietato chiamarlo divorzio. Ma quanto gli somiglia!
    http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1351131

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  2. e. Volevo mostrare che nel Levitico vi è un rigetto drastico delle pratiche omosessuali e che noi come cristiani dobbiamo essere coscienti di questo.
    Stando al Catechismo, è uno di quei peccati che grida vendetta al cospetto di Dio. OVVERO che Dio punisce già in questo mondo.

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  3. Avete voglia di ridere?

    Joke With the Pope lancia un'iniziativa per sottolineare la gioia e l'umorismo

    http://it.aleteia.org/2015/09/14/volete-far-ridere-il-papa-no-seriamente/

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  4. Quel est le prélat courageux qui demandera l'abrogation de ces infâmes "motu proprio" au prochain synode ?

    Y a-t-il encore des évêques catholiques ?

    Ceux de la FSSPX n'ont-ils rien à dire ?

    Mgr Fellay leur a-t-il demandé de se taire ?

    En tout cas, on attend son communiqué.

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  5. OT segnalohttp://vaticaninsider.lastampa.it/inchieste-ed-interviste/dettaglio-articolo/articolo/irak-iraq-iraq-cristiani-christians-cristianos-rifugiati-refugees-refugiados-43324/
    Il parere del patriarca caldeo Sako sulle agenzie che organizzano l'esodo dei cristiani dall'Iraq

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  6. ... E così è servito anche chi inneggiava a Goffredo di Buglionder.

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  7. Tornando al caso dell' articolo: NON BISOGNA MAI SCUSARSI ( "never, ever apologize") , perché è solo un' arma per il nemico. Pensare bene prima di parlare, ma, una volta detto ciò che si pensa, non tornare mai indietro.
    Le scuse non saranno comunque accettate, se ne pretenderanno delle altre, ci si umilierà sempre più.
    Il Vescovo, sec.me, doveva semplicemente ignorare l' LGBT, e non piegarsi ai diktat della sua conferenza episcopale. Tanto se i suoi colleghi ( non uso apposta il termine confratelli) e Roma vogliono la sua testa, l' avranno comunque.
    Rr

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  8. Perché, attraverso parole inventate e imposte dal mondialismo imperante e che contrabbandano significati immorali, ci lasciamo intimidire? "Omofobia" significa, letteralmente, "paura dell'omosessualità".
    Perché un cattolico non dovrebbe avere paura di un peccato immondo categorizzato, dalla dottrina di sempre, come non solo contrario all'ordine naturale e divino, ma tra quelli che "gridano vendetta dinanzi a Dio"?.
    Perché dobbiamo profonderci in imbarazzate e imbarazzanti scuse, chiarimenti, distinguo, precisazioni?
    Perché, come viene affermato da molti presuli e da molti documenti anche ufficiali, dobbiamo infarcire le spesso nostre deboli e rinunciatarie argomentazioni con termini come "accoglienza", "rispetto", "delicatezza" e via bamboleggiando? Non era questo il linguaggio né dell'Antico Testamento, né di San Paolo, né dei Padri della Chiesa, né della dottrina tradizionale consolidata nei secoli.

    Non è che ci stiamo dimenticando della virtù della Fortezza?

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    1. In effetti è come dice Lei. Il clero di oggi è il ventre molle della Chiesa. Mentre leggevo di Steve Huonder , mi venivano in mente le parole di San Gaspare del Bufalo in prigione, di fronte al ricatto: "Non debbo, non posso, non voglio!"

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  9. "Avete voglia di ridere?"

    Ou de pleurer ?…
    Les Franciscains tels que Bergoglio les aime :

    https://www.youtube.com/watch?v=AcBiAyvQTuM

    Un applauso a Gesù !

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  10. su "Avete voglia di ridere" - Joke with the Pope,
    al link segnalato poco sopra,
    faccio notare che la pregiata onorificenza "Consulente Comico Onorario del papa”
    che, dicono, verrà attribuita al "barzellettiere" vincitore
    è in realtà già presa da tempo eanzi condivisa da un mucchio di gente:
    kasper, galantino, bianchi.....

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  11. sul tema del post:
    la relazione andava bene così. Di fatto nell'AT così è la condanna a riguardo della gaiezza, (per tacere della distruzione delle 2 città, e la statua di sale), non l'ha inventata il Vescovo, quindi la protesta era pretestuosa.

    Il NT ha un atteggiamento differente, perchè propone la redenzione attraverso l'opera di Gesù, in chi l'accoglie, che comprende anche il Suo potere di liberazione soprannaturale;
    praticare quella cosa lì rimane gravemente vietato ai fini della salvezza e bisogna emendarsene ugualmente e santificarsi. Come gli altri atti contra sextum, ricordati anche da S. Paolo.
    Per cui non c'era nulla di cui scusarsi.

    Colpa di questo clima è da imputarsi alle insistenti lobbies della gaiezza, ma anche di chi ha fatto credere urbi et orbi che la dottrina cambi a seconda del variare degli umori e dell'intensificarsi dei vizi dell'uomo.

    E invece: Ebrei 13,8 "Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre!"

    S.Giacomo 1,17 "....ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dall'alto e discende dal Padre della luce, nel quale non c'è variazione né ombra di cambiamento."

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  12. Segnalo l'ultimo numero della rivista Culture Wars di E. Michael Jones, con un suo articulo sul matrimonio gay e le sconfitte cattoliche nelle guerre culturali, "Why we lost the Culture Wars": culturewars.com

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  13. Y a-t-il encore des évêques catholiques ?
    Se Léon Bloy fosse ancora vivo, avremmo una deliziosa brochure: "Il silenzio dei parrucchini".

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  14. Questa lettera mi sembra priva di coraggio , ne' mi piace il termine " figli della luce ", ne' capisco le scuse .
    Ma chi li discrimina ! Ci sono sicuramente battutacce , doppi sensi e via discorrendo.. embe' ?! Le battute , i nomignoli , le prese in giro , iniziano gia'all'asilo , vuoi perche' hai un cognome che fa ridere,vuoi perche' hai dei tic nervosi , vuoi perche' ti storpiano il nome , vuoi perche' cammini a papera , vuoi perche' porti gli occhiali , vuoi perche' hai le gambe a X...!. Poi questa smania di farlo sapere , di fare outing perche' va di moda .. ! Che forse il pedofilo ce lo dice ? Che forse il coprofago ce lo fa sapere ? Ma chissene....!! Stiamo parlando di rapporti omosessuali che , al pari di tutti i peccati contro la purita' , il perdere la S. Messa la Domenica ecc. fanno parte dei " peccati MORTALI ", il che significa che ti allontanano dalla Grazia di Dio per buttarti nelle braccia del diavolo , il quale ti portera' alla dannazione ETERNA ( da cui non ti tira piu' fuori nessuno , perche' Gesu' Cristo e' gia' morto per te , ti ha riscattato , e tu che fai ? Non rifletti e per pochi attimi di piacere terreno butti alle ortiche la tua anima ? Lo volete capire , cari tendenti all'omosessualita' , che se vogliamo essere salvi , TUTTI , dobbiamo ogni giorno , TUTTI ,convertirci , pentirci e correggerci ? Siamo TUTTI nella stessa barca , bisogna SCEGLIERE da che parte stare : tra i capri , tra gli agnelli ? Fai una scelta !

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  15. a scuola, lezioni di teoria gender, all'insaputa degli insegnanti,
    e anche se il ministro ha assicurato che non sarebbe accaduto.

    una testimonianza:

    http://www.ilgiornale.it/news/cronache/lultimo-attacco-scuola-si-insegna-teoria-gender-allinsaputa-1171159.html

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  16. "Solo dopo queste riflessioni teologiche sono passato, nel paragrafo successivo, al tema dell’agire della Chiesa, della cura d’anime. Lì specifico che questo agire deve orientarsi all’ordine divino. Si tratta di liberare „con amore pastorale“ gli uomini dallo stato di corruzione della natura alla vita come figli della luce (Ef 5,8). A questo fine la fede è un aiuto per tutti, anche per le persone con sentimenti omosessuali.
    A causa di questa bipartizione del mio ragionamento in riflessione teologica e dichiarazioni sull’agire della Chiesa, era chiaro per me che l’agire della Chiesa è sempre un aiuto alla vita e non porta la morte. Questo agire della Chiesa è contraddistinto da compassione e delicatezza e non da degradazione."


    C'è chi chiede scusa per ciò che ha detto come se ciò non fosse stato giusto e vero, con atteggiamento pavido e insicuro, ritrattando, facendo marcia indietro. Non è certo il caso di mons. Huonder!

    Però c'è anche chi chiede sì scusa, ma lo fa nel contempo confermando, sottolineando e e approfondendo i medesimi principi già espressi prima.
    Perché dunque le parole di scusa?
    Perché oltre a sostenere una causa e ad affermare dei sacrosanti principi tiene presente le persone di cui potrebbe aver urtato la sensibilità.
    Perché quella verità affermata e poi confermata e ancor meglio spiegata è proprio per loro, soprattutto per quelle persone che hanno reagito, non certo fine a se stessa.

    Come dice il proverbio "la verità offende", la verità può non piacere affatto anche se in realtà è l'unica vera medicina.
    Chi la somministra con autorevolezza è sicuro di questo, e nel contempo è comprensivo; è un vero pastore, e in quanto tale non solo contrappone la verità alla menzogna come ben si fa in un dibattito culturale, ma offre la cura per la salvezza delle anime, ben conscio del dolore che un salvifico bisturi come la parola di Dio può provocare.
    Leggendo attentamente la lettera del vescovo di Coira non si può non notare questa sua solerte cura pastorale nel prescrivere e raccomandare la medicina e fornire anche il foglietto illustrativo.

    D'altronde questa è esperienza comune nel vissuto spicciolo di ognuno di noi. Più di una volta il mio medico mi ha detto "scusa, adesso dovrò farti un po' male, ma poi starai meglio". Se il mio medico si limitasse a citarmi un capitolo di un libro di medicina non farebbe il suo mestiere di medico, ma piuttosto di formatore accademico. Nella fattispecie a che mi gioverebbe?

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  17. Marius:
    le gioverebbe perchè capirebbe il perchè ed il percome il medico fa quello che fa. Ed invece di trattarla da bambino, la tratterebbe
    da adulto, in grado di capire il bene ed il male, la salute e la malattia, la medicina seria e quella cialtrona.

    Non è più possibile che persone intelligenti e colte, come dovrebbero essere i Vescovi cattolici, non abbiano capito cosa c'è dietro la lobby LGBT, alla quale (ai suoi caporioni, intendo, ai suoi miliardari sostenitori, ai suoi ideologi) NON FREGA assolutamente NIENTE delle sofferenze, vere o presunte tali, degli omosessuali e dei transgender.
    Sentiremo mai un presule che abbia le palle di gridare ai 4 venti chi, come, quando e perchè è stato creato il movimento LGBT ? da cosa e da chi è stato ispirato? ma ci vuole cosi tanto a fare ricerca via internet ed ad informarsi?
    RR

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