Riprendiamo, nella traduzione di MiL [qui], il testo dell'intervista uscita su KathNews del 17.12.2015 rilasciata da don Franz. Schmidberger (ex superiore generale della Fraternità di San Pio X ed attuale rettore del seminario tedesco), sulla situazione della Chiesa e della Fraternità San Pio X con alcune possibili prospettive per il futuro.
«Non si tratta solo delle confessioni»
Come la Fraternità San Pio X approfitta del gesto di Francesco.
Intervista a don Franz Schmidberger, Rettore del Seminario [tedesco] della FSSPX.
Intervista a don Franz Schmidberger, Rettore del Seminario [tedesco] della FSSPX.
Intervista realizzata da Anian Christoph Wimmer (CNA)
Zaitzkofen (kathnews/CNA). Per l’Anno della Misericordia Papa Francesco ha stabilito che ci si può confessare «validamente e lecitamente» dai sacerdoti della Fraternità San Pio X (FSSPX). In un comunicato la Casa generalizia della FSSPX ha ringraziato il Santo Padre per il suo «gesto paterno». Che posizione assume la FSSPX nei confronti di questo gesto? La risposta di don Franz Schmidberger, Rettore del Seminario “Herz Jesu” [il seminario tedesco della FSSPX] ed ex Superiore di Distretto in Germania e Austria.
CNA: Don Franz Schmidberger, davvero la Fraternità ha saputo solo dalla stampa di questo gesto – tanto più che era possibile leggerlo in una lettera indirizzata a Mons. Rino Fisichella?
SCHMIDBERGER: Sì, è dalla stampa che abbiamo appreso la notizia che Papa Francesco ha concesso ai sacerdoti della Fraternità San Pio X, nel corso dell’Anno Santo, la giurisdizione per confessare senza restrizioni tutti i fedeli. Come può immaginare, le nostre relazioni con le autorità vaticane non sono delle migliori, perciò non ci è sempre possibile essere al corrente di tutto in anticipo.
CNA: Ha avuto notizia di reazioni da parte di altri membri della gerarchia? Che valutazione dà del modo in cui la notizia è stata riportata nei media, cattolici e non?
SCHMIDBERGER: Ho letto un articolo al riguardo sul Tagespresse; ma a parte questo i media di area germanofona lo hanno passato sostanzialmente sotto silenzio. Del resto non godiamo del loro favore, in quanto non seguiamo le opinioni correnti del mondo di oggi. Quanto ai media cattolici, ho letto solo un resoconto un po’ freddo. Senz’altro nelle diocesi si è rimasti di stucco di fronte al fatto che a dei sacerdoti, che per anni ed anni sono stati considerati a torto al di fuori della Chiesa e bollati come fondamentalisti, venga conferita adesso la giurisdizione per le confessioni, e per di più attraverso un atto di autorità del Santo Padre stesso.
CNA: E come approfitta adesso la Fraternità di questo gesto? Offre in modo attivo la possibilità di ricevere il Sacramento della Riconciliazione anche a fedeli che di solito non si confessano dai sacerdoti della FSSPX?
SCHMIDBERGER: Nel nostro Seminario “Herz Jesu” poco prima di Natale abbiamo fissato – e pubblicizzato attraverso un annuncio sul giornale – una “giornata per le confessioni”; a questo scopo i nostri seminaristi hanno distribuito volantini e affisso manifesti ai muri. Immagino che nei priorati e nelle cappelle siano state intraprese iniziative simili per i fedeli intenzionati a confessarsi. A questo va poi aggiunto il fatto che i nostri sacerdoti sono presenti regolarmente al confessionale in orari stabiliti la domenica e nei giorni di festa e, su richiesta, anche nei giorni lavorativi.
Se la risposta a questa iniziativa sarà positiva, saranno senz’altro organizzate altre iniziative simili, specialmente durante la Quaresima, e contemporaneamente verrà tenuto esposto il Santissimo per l’adorazione eucaristica.
CNA: Nel suo Discorso ai vescovi tedeschi Papa Francesco li ha esortati a darsi da fare, con rinnovato fervore, per l’Eucaristia e per la Confessione, che in alcuni luoghi è praticamente scomparsa. Quanto spesso accedono al sacramento della Confessione i fedeli che frequentano abitualmente la Fraternità San Pio X?
SCHMIDBERGER: Forse posso rispondere in modo più chiaro con delle cifre concrete. [Qui a Zaitzkofen] su un totale di circa 110 persone che vengono a Messa la domenica si contano in media 15 confessioni, alle quali si aggiunge qualche confessione durante la settimana; quindi la frequenza di ricezione di questo sacramento è di (all’incirca) una volta ogni 6 settimane, il che corrisponde a ciò che richiede una normale vita cristiana. Nelle altre cappelle della Fraternità le proporzioni sono, a quanto mi risulta, sostanzialmente le stesse. Al di fuori degli ambienti tradizionali, invece, a parte qualche eccezione, la confessione è diventata un sacramento dimenticato. La scomparsa del senso del peccato ne è da una parte la causa, dall’altra una conseguenza. Il desiderio di praticare la virtù e di condurre una vita conforme alla volontà di Dio è diventato per i cristiani un perfetto sconosciuto. Inoltre molti accedono alla comunione senza le necessarie disposizioni interiori e spesso con peccati gravi sulla coscienza. Ciò che oggi indica realmente la vitalità e lo zelo di una parrocchia non è il numero di comunioni, ma quello delle confessioni.
CNA: Come si spiega una differenza di proporzioni così vistosa?
SCHMIDBERGER: Quando per anni nella predicazione non si è parlato più dei comandamenti di Dio, dei peccati che escludono dal Regno di Dio (cfr. Gal 5,21), l’intera morale cristiana si frantuma e con essa il senso del peccato di quello che un tempo si poteva chiamare a buon diritto il “popolo fedele”.
Nelle nostre cappelle cerchiamo di trasmettere la verità, la bellezza e la profondità della religione cattolica; predichiamo la fede cattolica nella sua interezza, senza esclusioni, ed esortiamo al rispetto per il sacro, in particolare nei confronti dell’Eucaristia. Noi predichiamo con tutte le nostre forze il Signore Gesù Cristo, crocifisso e risorto. A questo si aggiungono i giorni di ritiro e i turni di Esercizi spirituali, in cui vengono presentati i dogmi cattolici, le norme morali che ad essi corrispondono e la vita spirituale. Inoltre guidiamo i fedeli verso una vita di preghiera; nella preghiera si riceve da Dio la luce che permette di vedere la Sua maestà, la Sua santità e la Sua misericordiosa bontà paterna, nonché il bisogno di redenzione di ciascuno di noi. Da noi si cerca di “vivere” il messaggio della Madonna di Fatima.
CNA: Il gesto di Papa Francesco è stato pensato per l’Anno della Misericordia; tuttavia il Papa dopo il 20 novembre 2016 non considererà la cosa come archiviata, giusto? Non si aspetta piuttosto altri gesti di questo tipo, ad esempio in relazione ad altri sacramenti?
SCHMIDBERGER: Effettivamente è difficile immaginarsi che questo si limiti all’Anno Santo, né penso che ciò corrisponda all’idea del Papa. Forse seguiranno in un primo tempo altri gesti simili. Ma a lungo termine si arriverà sicuramente ad una regolarizzazione definitiva della Fraternità San Pio X con una struttura canonica.
CNA: Già il suo predecessore, Papa Benedetto XVI, ha cercato un riavvicinamento con la Fraternità San Pio X. Adesso nella lettera già citata Francesco scrive: “Confido che nel prossimo futuro si possano trovare le soluzioni per recuperare la piena comunione con i sacerdoti e i superiori della Fraternità”. Come valuta quest’affermazione?
SCHMIDBERGER: Senza dubbio il Papa vede nella nostra Fraternità una forza che può essere di aiuto alla – da più parti reclamata – nuova evangelizzazione. Inoltre la nostra opera corrisponde in linea di massima al suo invito allo spirito di povertà: noi infatti non riceviamo imposte ecclesiastiche né sovvenzioni statali, bensì viviamo unicamente della generosità e dei sacrifici dei fedeli. Se il Papa pensa realmente ad struttura canonica, ciò aprirebbe molte porte per un’attività ancora più ampia dei nostri sacerdoti rispetto ad oggi. In modo particolare potremmo collaborare, conformemente alla nostra vocazione, alla formazione di una nuova generazione di sacerdoti ricolmi di spirito di fede e di zelo apostolico.
CNA: In conclusione: lei festeggia oggi i suoi quarant’anni di sacerdozio. Che cosa spera per la Chiesa cattolica in generale per i prossimi quarant’anni, e quale ruolo giocherà in tal senso la Fraternità San Pio X, a suo avviso?
SCHMIDBERGER: Per i prossimi anni non si può auspicare nient’altro per la Chiesa se non una riforma da capo a piedi e impegnarsi per un rinnovamento interiore che si fondi sullo spirito di santità, e cioè un rinnovamento del sacerdozio cattolico, per condurre i fedeli alle fonti della salvezza, ai sacramenti, per trasmettere la fede in modo vivo nella predicazione, nella catechesi, nei ritiri ed esercizi spirituali, a cui facevo prima riferimento, senza precludersi a questo scopo anche l’uso dei mezzi di comunicazione moderni, come Internet e documenti audio e video.
La crisi attuale è in primo luogo una crisi della fede, e la fede “viene dall’ascolto” (Rom 10,17). Per questo noi preghiamo spesso con la Chiesa l’orazione della Messa per la propagazione della fede: “Tu vuoi, o Dio, che tutti gli uomini si salvino e giungano alla conoscenza della verità; manda dunque operai nella tua messe e concedi loro di annunciare con piena fiducia la tua parola, affinché il tuo messaggio si diffonda e venga conosciuto e tutti i popoli conoscano Te, unico e vero Dio, e Colui che Tu mandasti, Gesù Cristo tuo Figlio, nostro Signore”.
Molto ottimista P. Schmidberger. Come si può mettere a disposizione l'opera della FSSPX -e altri- in un contesto intriso di modernismo, addiritura a favore della cosiddetta nuova evangelizzazione? Un accordo meramente pratico senza una soluzione di principio sarebbe fatale per la Fraternità, nel senso che non ci sono i presupposti teorici, in quanto la visione della fede cattolica considerata da un punto di vista oggettivo (cosa si crede) e soggettivo è completamente differente. A mio avviso la tensione spirituale della difficile relazione fra la Fraternità e il modernismo di Roma (per fare una categorizzazione) è un bene, giacché dona un senso di battaglia alla situazione, ciò che verrebbe a meno se la tensione sparisse. Prima la lotta era contro il modernismo e i nemici della Chiesa, ora non c'è più quella lotta, i nemici attuali sono quelli che si oppongono all'unificazione di tutta l'umanità e di tutte le religioni. Se si accettano i presupposti modernisti, si corre il rischi di cadere inesorabilmente nell'errore di non vedere più le distinzioni per dilegurasi in un dialogo uniformante.
RispondiEliminaUna possibile risposta è nell'articolo di don Curzio Nitoglia che sto per pubblicare.
RispondiEliminaAnonimo leguleio ha detto...
RispondiEliminaNon ha però risposto, Maria, all'obiezione concernente Williamson...
Blogger mic ha detto...
Non è una risposta semplice. E direi che al momento, non ce l'ho. Ma forse saranno i fatti a parlare per noi. Chissà?
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Forse i fatti stanno cominciando a far sentire la propria voce tramite l'ex-padre Superiore. Forse c'è la necessità che una "minoranza della minoranza" rimanga e sopravviva, proprio per continuare ad incarnare quella "linea del Piave" che è stata la FSSPX, in questi decenni, se tale congregazione (appunto,la FSSPX) si dovesse stancar di lottare.
Comunque, di fronte ad una Roma così modernista e protestantizzata, non riesco a capire dove finisce tutto il lavoro di decenni della FSPX se si mette nelle mani
RispondiEliminadei conciliaristi; cosa fà accordi scritti che nel caso Roma non si converte alla
tradizione bimillenaria, si trova di nuovo di fronte ad uno scisma? convertirà Roma
dopo tutto quello che ha fatto in 50 anni? e se Roma non si converte e porta avanti tutte le riforme conciliariste, si capitola di
nuovo? e dopo come ci si trova di fronte al mondo, che ha visto nella fraternità un piccolo baluardo alla frantumazione della Dottrina Cattolica?
secondo la logica riuscirà David ad abbattere Golia con tutti i mezzi che ha a disposizione? ed a trasformarli? guardate che parliamo di modernismo/liberismo al 90 x 100 e forse più.
Guardate che nessuno dà garanzie al 100x100 che Roma riconosca gli errori di 50 anni; e non è poi così facile far cambiare idee ad un popolo che per 50 anni ha vissuto la chiesa conciliare.
Sono sempre stato molto critico su questo papato (rabbrividisco ancora quando sento "Buonasera!").Ma quest'apertura verso la FSSPX mi colpisce molto.Ho una mia personalissima teoria.Ci sono due opzioni.1)Bergoglio è la sintesi dell'apoteosi dello zenith dell'ecumenismo.Quindi,una volta che ha baciato il corano, il talmud,la bibbia (?) valdese,i buddisti,gli indù,gli hare krishna,i metodisti,i mormoni,i testimoni di geova etc..etc...quale problema ci sarebbe a dare un "contentino" anche alla FSSPX? 2)Bergoglio,sotto sotto,si è reso conto di essere rimasto intrappolato dalla Grande Regìa mass- mediatica orchestrata dalla oligarchia massonica e mondialista.E spera,in cuor suo,di essere aiutato da uno dei pochi tralci fecondi ancora innestati nella Vite.Ovvero,la FSSPX.
RispondiEliminaGuardate che nessuno dà garanzie al 100x100 che Roma riconosca gli errori di 50 anni; e non è poi così facile far cambiare idee ad un popolo che per 50 anni ha vissuto la chiesa conciliare.
RispondiEliminaUmanamente le cose stanno in questi termini. Ma bisogna aver fiducia e rimanere sul fronte con fedeltà, senza velleitarismi. E questo vale per la FSSPX come per ogni fedele: il Signore ha già vinto.
Temere i rischi è normale ma, insieme alla prudenza, non deve mai venire meno la fiducia nel Signore, mettendo tutto nelle Sue mani senza cessare di fare la nostra parte.