Mi segnalano e volentieri pubblico l'avviso che segue queste brevi note.
Rammento che mons. Fiordelli è noto per aver “inventato”, nel 1979, la Giornata per la vita. La sua figura è ricordata nell’ultimo libro di Giuseppe Brienza, La difesa sociale della famiglia. Diritto naturale e dottrina cristiana nella pastorale di Pietro Fiordelli, Vescovo di Prato (con Invito alla lettura di Mons. Luigi Negri, Postfazione di Antonio Livi, Casa editrice Leonardo da Vinci, Roma 2014, pp. 161, €15).
Cito da La Stampa: Una biografia ricostruisce la figura del pastore di Prato che negli anni Cinquanta fu portato in tribunale per aver definito «pubblici concubini» una coppia sposata civilmente e lo ripropone come modello per l'oggi in contrapposizione alle «autorità ecclesiastiche» che parlano di «misericordia» [...] È evidente, nella postfazione di Livi, l'intento di attualizzare e presentare come un modello per l'oggi l'atteggiamento di Fiordelli in vista del prossimo Sinodo: «Sarebbe certamente auspicabile - scrive il teologo - che tutti i vescovi italiani facessero oggi tesoro di questo esempio, invece di farsi condizionare dalle forti pressioni esercitate da talune autorità ecclesiastiche e da taluni teologi che, in nome del “dialogo” e della “misericordia”, presentano come unica opzione veramente evangelica la resa senza condizioni alla mentalità individualistica, edonistica e secolarizzata di gran pare dei fedeli cattolici».
Rammento che mons. Fiordelli è noto per aver “inventato”, nel 1979, la Giornata per la vita. La sua figura è ricordata nell’ultimo libro di Giuseppe Brienza, La difesa sociale della famiglia. Diritto naturale e dottrina cristiana nella pastorale di Pietro Fiordelli, Vescovo di Prato (con Invito alla lettura di Mons. Luigi Negri, Postfazione di Antonio Livi, Casa editrice Leonardo da Vinci, Roma 2014, pp. 161, €15).
Cito da La Stampa: Una biografia ricostruisce la figura del pastore di Prato che negli anni Cinquanta fu portato in tribunale per aver definito «pubblici concubini» una coppia sposata civilmente e lo ripropone come modello per l'oggi in contrapposizione alle «autorità ecclesiastiche» che parlano di «misericordia» [...] È evidente, nella postfazione di Livi, l'intento di attualizzare e presentare come un modello per l'oggi l'atteggiamento di Fiordelli in vista del prossimo Sinodo: «Sarebbe certamente auspicabile - scrive il teologo - che tutti i vescovi italiani facessero oggi tesoro di questo esempio, invece di farsi condizionare dalle forti pressioni esercitate da talune autorità ecclesiastiche e da taluni teologi che, in nome del “dialogo” e della “misericordia”, presentano come unica opzione veramente evangelica la resa senza condizioni alla mentalità individualistica, edonistica e secolarizzata di gran pare dei fedeli cattolici».
In ricordo di mons. Pietro Fiordelli (1916 – 2004), Vescovo di Prato,
difensore della famiglia e della vita nascenteIl 9 gennaio 1916 nasceva a Città di Castello mons. Pietro Fiordelli, primo vescovo residenziale della diocesi di Prato (1954 – 1991). La sua lunga azione pastorale ha segnato fortemente, in anni non sempre facili, la crescita della chiesa diocesana di Prato, lo ha visto attivo padre conciliare durante il Vaticano II e lo ha visto schierato, senza paura e senza facili compromessi, in difesa del matrimonio cristiano e della vita nascente.Nella speranza che significative iniziative possano ricordare e studiare in maniera storiograficamente corretta la figura ed il magistero di questo grande vescovo della chiesa italiana, sabato 9 gennaio – giorno centenario della nascita – mons. Vittorio Aiazzi, che fu il primo sacerdote, insieme al confratello don Niccoli, ad essere ordinato sacerdote da mons. Fiordelli, e di cui fu a lungo segretario, ricorderà il vescovo Pietro con la celebrazione, alle ore 10.30 presso la chiesa del Sacro Cuore di Gesù a Prato, della S. Messa nella forma straordinaria del Rito Romano (V.O.). Mons. Aiazzi rivolge un caloroso invito a partecipare (con il proprio abito corale) soprattutto ai sacerdoti che furono ordinati o furono vicini al vescovo Fiordelli ed ai moltissimi laici che lo conobbero e collaborarono con lui nelle tante iniziative che portò avanti con passione per il bene della Chiesa a lui affidata.
A proposito di Sinodo sulla famiglia e di cambiamenti che molti sperano e altri temono, Semeraro è una delle pedine attive per far passare quella che sembra essere la volontà papale, incontri e anche un libricino, ne parla ancora oggi l`OR, se vi interessa ecco qui:
RispondiEliminahttp://ilsismografo.blogspot.ch/2016/01/italia-il-vescovo-semeraro-ai-fedeli.html
Solo un passaggio e la conclusione:
"Il vescovo evidenzia come «fra le cose più rilevanti» ci sia "il passaggio, perfettamente in linea con le indicazioni del Vaticano II, «dalla morale della legge alla morale della persona». Un passaggio che si attua attraverso una dinamica che dal discernimento porta all’accompagnamento e all’integrazione. La dottrina riguardo ai vari aspetti della vita familiare, spiega monsignor Semeraro, è ribadita in maniera pienamente tradizionale, ma la sua proposta al popolo di Dio si suggerisce che venga tarata secondo i criteri della vicinanza, della comprensione, dell’accoglienza, della misericordia."
"Riprendendo quanto affermato dallo stesso Francesco, il presule ricorda che, nel rapporto tra Ecclesia docens ed Ecclesia discens, «anche il gregge possiede un proprio “fiuto” per discernere le nuove strade che il Signore dischiude alla Chiesa».
Ma certo, quale fiuto, quello di chi rifiuta e calpesta l`insegnamento perenne e immutabile di Cristo per vivere la sua vita secondo la propria legge, la propria nozione di bene e di male, obbedendo a voglie e bisogni volubili e cangianti?
È quel popolo infedele che saprebbe discernere le nuove strade, peggio ancora, la volontà del Signore !?!
Demenziale.
Non è piuttosto la nuova chiesa che, strategicamente, mette quel "popolo" al centro delle sue preoccupazioni-pastorale, facendone delle vittime fragili, innocenti, senza colpe e responsabilità, allontanate da una chiesa matrigna dura, senza cuore e inflessibile, per in fine svuotare e calpestare l`insegnamento del Signore?
Ad integrazione di quanto riporta Luisa,l'interpretazione di Semeraro era già stata ripresa
RispondiEliminada
http://agensir.it/quotidiano/2015/12/11/sinodo-famiglia-mons-semeraro-il-racconto-alla-mia-chiesa-in-una-breve-relatio-pastoralis/
e stigmatizzata da:
http://sinodo2015.lanuovabq.it/mons-semeraro-fodamentale-passare-dalla-morale-della-legge-a-quella-della-persona/
Fuori argomento: il "Corriere della sera" pubblica un'altra puntata dell'inchiesta sui francescani dell'Immacolata, raccogliendo accuse o insinuazioni gravissime, che io suppongo diffamatorie. Forse sarebbe opportuno che qualcuno rispondesse.
RispondiEliminaMaramaldi! Non vi sono altri termini. Dopo aver straziato questo Ordine, si accaniscono su ciò che ne resta con accuse infamanti come quelle sostenute dal defunto p. Volpi.
RispondiEliminaNormanno Malaguti
Ho letto. Non c'è niente di sostanzialmente nuovo. Il 18 prossimo sembra debba esserci una svolta. Vedremo. L'Immacolata proteggerà chi è fedele.
RispondiEliminaHo letto. Non c'è niente di sostanzialmente nuovo. Il 18 prossimo sembra debba esserci una svolta. Vedremo. L'Immacolata proteggerà chi è fedele.
RispondiElimina
RispondiElimina@ Il linguaggio ipocrita di mons. Semeraro - giuste critiche di Luisa
Le aperture pastorali a divorziati risposati e coppie di fatto, sarebbero naturalmente nello spirito del Vaticano II, che ha propugnato "il passaggio dalla morale della legge alla morale della persona". Che significa? Qualcuno e' capace di spiegarlo al pubblico dei fedeli? Che l'etica cristiana come insegnata per duemila anni dalla Chiesa in relazione al matrimonio era una "etica della legge" che trascurava o opprimeva "la persona"? Che l'indissolubilita' del matrimonio cristiano, stabilita da Gesu' Cristo in persona, opprimeva "la persona" con una "legge" troppo dura da osservarsi?
L'ipocrisia consiste dunque innanzitutto nella scorrettezza del rilievo fatto nei confronti della morale cristiana come insegnata prima del Vaticano II. Poi nel contrabbandare le infami concessioni che si vogliono fare a queste categorie di peccatori perseveranti nel loro peccato e per niente pentiti, dietro un linguaggio fumoso, generico e nello stesso tempo sentimentale e caramelloso: attuare una "dinamica che dal discernimento porta all'accompagnamento e all'integrazione". Non al pentimento e alla conversione, hai visto mai. Bisogna invece "accompagnare per integrare" con il dovuto "discernimento", si capisce.
Occorre precisare che ovviamente la dottrina "e' ribadita in maniera pienamente tradizionale", ci mancherebbe. Ma perche' questa precisazione? Excusatio non petita accusatio est, dice un vecchio adagio. Perche' questo "accompagnamento", questa "integrazione" sono evidentemente contrari alla dottrina, dal momento che conducono a voler dare la Comunione a persone che vivono e restano in peccato mortale. E se cio' non e' contrario alla dottrina, allora non so cos'altro si debba intendere per "contrario alla dottrina della Chiesa cattolica".
La conclusione del ragionamento del vescovo Semeraro e' pura aria fritta. La dottrina,che resta ovviamente tradizionale, "si suggerisce che venga tarata secondo i criteri della vicinanza, della comprensione, dell'accoglienza, della misericordia". Ma sono "criteri" questi? Criteri cristiani? Non sono niente, concettualmente parlando. L'esser vicino, l'aver comprensione, l'aver misericordia, l'accogliere possono indicare al massimo stati d'animo, piu' o meno legittimi a seconda delle circostanze, ma non possono costituire "criteri" in base ai quali applicare una regola, qui della morale e della dottrina cristiane. Questi pseudo-criteri di tipo esistenzialistico non possono in ogni caso giustificare l'apertura alle situazioni di peccato che questi perversi "accoglimento e integrazione" si propongono, apertura che oggettivamente viene a riconoscere il peccato di adulterio e concubinaggio come cose legittime. A. R.
Leggende metropolitane..
RispondiEliminahttp://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2016/01/04/leggende-metropolitane-la-misericordia-dei-felici-anni-settanta/