La festa dell’Epifania è la continuazione del mistero di Natale; ma si presenta, sul Ciclo cristiano, con una sua propria grandezza. Il nome che significa Manifestazione, indica abbastanza chiaramente che essa è destinata ad onorare l’apparizione di Dio in mezzo agli uomini.
Questo giorno, infatti, fu consacrato per parecchi secoli a festeggiare la, Nascita del Salvatore; e quando i decreti della Santa Sede obbligarono tutte le Chiese a celebrare, insieme con Roma, il mistero della Natività il 25 dicembre, il 6 gennaio non fu completamente privato della sua antica gloria. Gli rimase il Nome di Epifania con la gloriosa memoria del Battesimo di Gesù Cristo, di cui la tradizione ha fissato a questo giorno l’anniversario.
La Chiesa Greca dà a questa Festa il venerabile e misterioso nome di Teofania, celebre nell’antichità per significare un’Apparizione divina. Ne parlano Eusebio, san Gregorio Nazianzeno, sant’Isidoro di Pelusio, e, nella Chiesa Greca, è il titolo proprio di questa ricorrenza liturgica.
Gli Orientali chiamano ancora questa solennità i santi Lumi, a motivo del Battesimo che si conferiva un tempo in questo giorno in memoria del Battesimo di Gesù Cristo nel Giordano. È noto come il Battesimo sia chiamato dai Padri illuminazione, e quelli che l’hanno ricevuto illuminati.
Infine, noi chiamiamo comunemente, in Francia, tale festa la Festa dei Re, in ricordo dei Magi la cui venuta a Betlemme è celebrata oggi in modo particolare.
L’Epifania condivide con le Feste di Natale, di Pasqua, della Ascensione e di Pentecoste, l’onore di essere qualificata con il titolo di giorno santissimo, nel Canone della Messa; e viene elencata fra le feste cardinali, cioè fra le solennità sulle quali si basa l’economia dell’Anno liturgico. Una serie di sei domeniche prende nome da essa, come altre serie di domeniche si presentano sotto il titolo di Domeniche dopo Pasqua, Domeniche dopo la Pentecoste.
Il giorno dell’Epifania del Signore è dunque veramente un gran giorno; e la letizia nella quale ci ha immersi la Natività del divino Bambino deve effondersi nuovamente in questa solennità. Infatti, questo secondo irradiamento della Festa di Natale ci mostra la gloria del Verbo incarnato in un nuovo splendore; e senza farci perdere di vista le bellezze ineffabili del divino Bambino, manifesta in tutta la luce della sua divinità il Salvatore che ci è apparso nel suo amore. Non sono più soltanto pastori che son chiamati dagli Angeli a riconoscere il VERBO FATTO CARNE, ma è il genere umano, è tutta la natura che la voce di Dio stesso chiama ad adorarlo e ad ascoltarlo.
Nei misteri della divina Epifania, tre raggi del sole di giustizia scendono fino a noi. Questo sesto giorno di gennaio, nel ciclo della Roma pagana, fu assegnato alla celebrazione del triplice trionfo d’Augusto, autore e pacificatore dell’Impero; ma quando il pacifico Re, il cui impero è eterno e senza confini, ebbe con il sangue dei suoi martiri, la vittoria della propria Chiesa, questa Chiesa giudicò, nella sapienza del cielo che l’assiste, che un triplice trionfo dell’Imperatore immortale dovesse sostituire, nel rinnovato Ciclo, i tre trionfi del figlio adottivo di Cesare.
Il 6 gennaio restituì dunque al venticinque dicembre la memoria della Nascita del Figlio di Dio; ma in cambio tre manifestazioni della gloria di Cristo vennero ad adunarsi in una stessa Epifania: il mistero dei Magi venuti dall’Oriente sotto la guida della Stella per onorare la divina Regalità del Bambino di Betlemme; il mistero del Battesimo di Cristo proclamato Figlio di Dio nelle acque del Giordano dalla voce stessa del Padre celeste; e infine il mistero della potenza divina di quello stesso Cristo che trasforma l’acqua in vino al simbolico banchetto delle Nozze di Cana.
Se consideriamo ora nei particolari il multiforme oggetto della solennità, notiamo innanzi tutto che l’adorazione dei Magi è il mistero che la santa Romana Chiesa onora oggi con maggior compiacenza. A celebrarlo è impiegata la maggior parte dei canti dell’Ufficio e della Messa, e i due grandi Dottori della Sede Apostolica san Leone e san Gregorio, sembra che abbiano voluto insistervi quasi unicamente, nelle loro Omelie sulla festa, benché confessino con sant’Agostino, san Paolino di Nola, san Massimo di Torino, san Pier Crisologo, sant’Ilario di Arles e sant’Isidoro di Siviglia, la triplicità del mistero dell’Epifania. La ragione della preferenza della Chiesa Romana per il mistero della Vocazione dei Gentili deriva dal fatto che questo grande mistero è sommamente glorioso a Roma che, da capitale della gentilità quale era stata fino allora, è diventata la capitale della Chiesa cristiana e dell’umanità, per la vocazione celeste che chiama oggi tutti i popoli alla mirabile luce della fede, nella persona dei Magi
La Chiesa Greca non fa oggi menzione speciale dell’adorazione dei Magi. Essa ha unito questo mistero a quello della Nascita del Salvatore negli Uffici per il giorno di Natale. Tutte le sue lodi, nella solennità odierna, hanno per unico oggetto il Battesimo di Gesù Cristo.
Questo secondo mistero dell’Epifania è celebrato insieme con gli altri due dalla Chiesa Latina, il 6 gennaio. Se ne fa più volte menzione nell’Ufficio di oggi; ma siccome la venuta dei Magi alla culla del neonato Re attira soprattutto l’attenzione della Roma cristiana in questo giorno, è stato necessario, perché il mistero della santificazione delle acque fosse degnamente onorato, legare la sua memoria a un altro giorno. Dalla Chiesa d’Occidente è stata scelta l’Ottava dell’Epifania per onorare in modo particolare il Battesimo del Salvatore.
Essendo inoltre il terzo mistero dell’Epifania un po’ offuscato dallo splendore del primo, benché sia più volte ricordato nei canti della Festa, la sua speciale celebrazione è stata ugualmente rimessa a un altro giorno, e cioè alla seconda Domenica dopo l’Epifania.
Alcune Chiese hanno associato al mistero del cambiamento dell’acqua in vino quello della moltiplicazione dei pani, che ha infatti parecchie analogie con il primo, e nel quale il Salvatore manifestò ugualmente la sua potenza divina; ma la Chiesa Romana tollerando tale usanza nel rito Ambrosiano e in quello Mozarabico, non l’ha mai accolta, per non venir meno al numero di tre che deve segnare nel Ciclo i trionfi di Cristo il 6 gennaio, e anche perché san Giovanni ci dice nel suo Vangelo che il miracolo della moltiplicazione dei pani ebbe luogo nella prossimità della Festa di Pasqua, il che non potrebbe attribuirsi in alcun modo al periodo dell’anno nel quale si celebra l’Epifania.
Diamoci dunque completamente alla letizia di questo bel giorno e nella Festa della Teofania, dei santi Lumi, dei Re Magi, consideriamo con amore la luce abbagliante del nostro divino Sole che sale a passi da gigante, come dice il Salmista (Sal 18) e che riversa su di noi i fasci d’una luce tanto dolce quanto splendente. Ormai i pastori accorsi alla voce dell’Angelo hanno visto accrescere la loro schiera fedele; il Protomartire, il Discepolo prediletto, la bianca coorte degli Innocenti, il glorioso san Tommaso, Silvestro, il Patriarca della Pace, non sono più soli a vegliare sulla culla dell’Emmanuele; le loro file si aprono per lasciar passare i Re dell’Oriente, portatori dei voti e delle adorazioni di tutta l’umanità. L’umile stalla è diventata troppo stretta per un simile afflusso di persone; Betlemme appare vasta come il mondo. Maria, il Trono della divina sapienza, accoglie tutti i membri di quella corte con il suo grazioso sorriso di Madre e di Regina; presenta il Figlio alle adorazioni della terra e alle compiacenze del cielo. Dio si manifesta agli uomini, perché è grande, ma si manifesta attraverso Maria, perché è misericordioso.
Ricordi storici.
Nei primi secoli della Chiesa troviamo due avvenimenti notevoli che hanno illustrato il grande giorno che ci raduna ai piedi del Re pacifico. Il 6 gennaio del 361, l’imperatore Giuliano già apostata nel cuore, alla vigilia di salire sul trono imperiale, che presto la morte di Costanzo avrebbe lasciato vacante, si trovava a Vienna nelle Gallie. Aveva ancora bisogno dell’appoggio di quella Chiesa cristiana nella quale si diceva perfino che avesse ricevuto il grado di Lettore, e che tuttavia si preparava ad attaccare con tutta l’astuzia e tutta la ferocia della tigre. Nuovo Erode, artificioso come il primo, volle inoltre, in questo giorno dell’Epifania, andare ad adorare il Neonato Re. Nella relazione del suo panegirista Ammiano Marcellino, si vede il filosofo incoronato uscire dall’empio santuario dove consultava segretamente gli aruspici, avanzare quindi sotto i portici della Chiesa e in mezzo all’assemblea dei fedeli offrire al Dio dei cristiani un omaggio tanto solenne quanto sacrilego.
Undici anni dopo, nel 372, anche un altro Imperatore penetrava nella chiesa, sempre nel giorno dell’Epifania. Era Valente, cristiano per il Battesimo come Giuliano, ma persecutore, in nome dell’Arianesimo, di quella stessa Chiesa che Giuliano perseguitava in nome dei suoi dei impotenti e della sua sterile filosofia. La liberta evangelica d’un santo Vescovo abbatte Valente ai piedi di Cristo Re nello stesso giorno in cui la politica aveva costretto Giuliano ad inchinarsi davanti alla divinità del Galileo.
San Basilio usciva allora allora dal suo celebre colloquio con il prefetto Modesto, nel quale aveva vinto tutta la forza del secolo con la libertà della sua anima episcopale. Valente giunse a Cesarea con l’empietà ariana nel cuore, e si reca alla basilica dove il Pontefice celebrava con il popolo la gloriosa Teofania. “Ma – come dice eloquentemente san Gregorio Nazianzeno – l’Imperatore ha appena varcato la soglia del sacro tempio, che il canto dei salmi risuona al suo orecchio come un tuono. Egli contempla sbalordito la moltitudine del popolo fedele simile ad un mare.
L’ordine, e la bellezza del santuario risplendono ai suoi occhi con una maestà più angelica che umana. Ma ciò che lo colpisce più di tutto, è l’Arcivescovo ritto davanti al suo popolo, con il corpo, gli occhi e la mente raccolti come se nulla di nuovo fosse accaduto, tutto intento a Dio e all’altare. Valente osserva anche i ministri sacri, immobili nel raccoglimento, pieni del sacro terrore dei Misteri. Mai l’Imperatore aveva assistito a uno spettacolo così sublime. La sua vista si oscura, il capo gli gira, e la sua anima è presa dallo sbigottimento e dall’orrore”.
Il Re dei secoli, Figlio di Dio e Figlio di Maria, aveva vinto. Valente sentì svanire i suoi progetti di violenza contro il santo Vescovo, e se in quel momento non adorò il Verbo consustanziale al Padre, confuse almeno i suoi omaggi esteriori a quelli del gregge di Basilio. Al momento dell’offertorio, avanzò verso la balaustra, e presentò i suoi doni a Cristo nella persona del suo Pontefice. Il timore che Basilio non lo volesse ricevere agitava con tanta violenza il principe che la mano dei ministri del santuario dovette sostenerlo perché non cadesse, nel suo turbamento, ai piedi stessi dell’altare.
Così, in questa grande solennità, la Regalità del neonato Salvatore è stata onorata dai potenti di questo mondo che si son visti, secondo la profezia del Salmo, abbattuti e prostrati bocconi a terra ai suoi piedi (Sal 71).
Ma dovevano sorgere nuove generazioni d’imperatori e di re che avrebbero piegato i ginocchi e presentato a Cristo Signore l’omaggio d’un cuore devoto e ortodosso. Teodosio, Carlo Magno, Alfredo il Grande, Stefano d’Ungheria, Edoardo il Confessore, Enrico II Imperatore, Ferdinando di Castiglia, Luigi IX di Francia tennero questo giorno in grande devozione, e furono orgogliosi di presentarsi insieme con i Re Magi ai piedi del divino Bambino e di offrirgli i loro cuori come quelli gli avevano offerto i loro tesori. Alla corte di Francia s’era anche conservata, fino al 1378 e oltre (come testimonia il continuatore di Guillaume de Nangis) l’usanza che il Re cristianissimo, giunto all’offertorio, presentasse dell’oro, dell’incenso e della mirra come un tributo all’Emmanuele.
Ma questa rappresentazione dei tre mistici doni dei Magi non era in uso solo nella corte dei re. Nel medioevo, anche la pietà dei fedeli presentava al Sacerdote, perché lo benedicesse, nella festa dell’Epifania, dell’oro, dell’incenso e della mirra; e si conservavano in onore dei tre Re quei commoventi segni della loro devozione verso il Figlio di Maria, come un pegno di benedizione per le case e per le famiglie. Tale usanza è rimasta ancora in alcune diocesi della Germania.
Più a lungo è durata un’altra usanza, ispirata anch’essa dall’età di fede. Per onorare la regalità dei Magi venuti dall’Oriente verso il Bambino di Betlemme, si eleggeva a sorte, in ogni famiglia, un Re per la festa dell’Epifania. In un banchetto animato da una santa letizia, e che ricordava quello delle nozze di Galilea, si rompeva una focaccia di cui una parte serviva a designare l’invitato al quale era attribuita quella momentanea regalità. Due porzioni della focaccia erano prese per essere offerte al Bambino Gesù e a Maria, nella persona dei poveri che godevano anch’essi in quel giorno del trionfo del Re umile e povero. Le gioie della famiglia si confondevano con quelle della religione; i legami della natura, dell’amicizia, della vicinanza si rinforzavano attorno alla tavola dei Re; e se la debolezza poteva apparire qualche volta nell’abbandono di un banchetto, l’idea cristiana non era lontana e splendeva in fondo ai cuori.
Beate ancor oggi le famiglie nel cui seno si celebra con cristiana pietà la festa dei Re! Per troppo tempo un falso zelo ha trovato da ridire contro queste semplici usanze nelle quali la gravità dei pensieri della fede si univa alle effusioni della vita domestica. Si faceva guerra a queste tradizioni della famiglia con il pretesto del pericolo dell’intemperanza, come se un banchetto privo di ogni linea religiosa fosse meno soggetto agli eccessi. Con uno spirito di ricerca alquanto difficile a giustificarsi, si è giunti fino a pretendere che la focaccia dell’Epifania e la innocente regalità che l’accompagnava non fossero altro che un’imitazione dei Saturnali pagani, come se fosse la prima volta che le antiche feste pagane avessero dovuto subire una trasformazione cristiana. Il risultato di sì imprudenti conclusioni doveva essere ed è stato, infatti, su questo punto come su tanti altri, di isolare dalla Chiesa i costumi della famiglia, di espellere dalle nostre tradizioni una manifestazione religiosa, di favorire quella che è chiamata la secolarizzazione della società.
Ma torniamo a contemplare il trionfo del regale Bambino la cui gloria risplende in questo giorno con tanta luce. La santa Chiesa ci inizierà essa stessa ai misteri che dobbiamo celebrare. Rivestiamoci della fede e dell’obbedienza dei Magi; adoriamo, con il Precursore, il divino Agnello al di sopra del quale si aprono i cieli; prendiamo posto al mistico banchetto di Cana, presieduto dal nostro Re tre volte manifestato, e tre volte glorioso. Ma, nei due ultimi prodigi, non perdiamo di vista il Bambino di Betlemme, e nel Bambino di Betlemme non cessiamo inoltre di vedere il gran Dio del Giordano, e il padrone degli elementi.
MESSA
A Roma, la Stazione è a San Pietro in Vaticano, presso la tomba del Principe degli Apostoli a cui sono state affidate in eredità da Cristo tutte le genti.
EPISTOLA (Is 60, 1-6). – Sorgi, ricevi la luce, o Gerusalemme; la tua luce brilla, e sopra te è spuntata la gloria del Signore. Ecco: le tenebre copriranno la terra, e la caligine i popoli, ma sopra te sorgerà il Signore, e sopra te si vedrà la sua gloria. Le nazioni cammineranno alla tua luce, e i re allo splendore che da te emana. Gira intorno lo sguardo e mira: tutti si radunano per venire a te. Da lungi verranno i tuoi figli, e le tue figlie ti sorgeranno a lato. Allora tu vedrai e sarai piena di gioia; si meraviglierà e si dilaterà il tuo cuore quando verso di te si rivolgeranno i popoli del mare, le potenze delle nazioni a te verranno. Tu sarai inondata da un numero sterminato di cammelli, dai dromedari di Madian e d’Efa; tutti quelli di Saba porteranno oro e incenso e celebreranno le lodi del Signore.
O gloria infinita di questo gran giorno, nel quale comincia il movimento delle genti verso la Chiesa, la vera Gerusalemme! O misericordia del Padre celeste che si è ricordato di tutti i popoli sepolti nelle ombre della morte e del peccato! Ecco che la gloria del Signore si è levata sulla Città santa; e i Re si mettono in cammino per andarlo a contemplare. L’angusta Gerusalemme non può più contenere la calca di gente; è inaugurata un’altra città santa, verso di essa si dirigerà la moltitudine dei gentili di Madian e d’Efa. Apri il seno nella tua materna gioia, o Roma! Le tue armi ti avevano assoggettato degli schiavi; oggi sono dei figli che giungono in folla alle tue porte; solleva gli occhi e guarda: è tutto tuo; l’umanità intera viene a prendere nel tuo seno una nuova nascita. Apri le tue braccia materne, accogli noi tutti che veniamo dal Mezzogiorno e dall’Aquilone portando l’incenso e l’oro a Colui che è il Re tuo e nostro.
VANGELO (Mt 2,1-12). – Nato Gesù in Betlem di Giuda al tempo del re Erode, ecco arrivare a Gerusalemme dei Magi dall’oriente e dire: Dov’è il nato re dei Giudei? Vedemmo la sua stella in oriente e siamo venuti per adorarlo. Udito questo, Erode si turbò, e con lui tutta Gerusalemme. E radunati tutti i principi dei sacerdoti e gli Scribi del popolo, domandò loro dove avesse a nascere il Cristo. Ed essi gli risposero: A Betlem di Giuda; così infatti è stato scritto dal profeta: E tu Betlem, terra di Giuda, non sei la minima tra i capoluoghi di Giuda, che da te uscirà il duce che governerà Israele mio popolo. Allora, chiamati nascostamente i Magi, Erode volle sapere da loro minutamente il tempo della stella che era loro apparsa, e indirizzandoli a Betlem, disse : Andate e cercate con diligenza il fanciullo, e quando l’avrete trovato fatemelo sapere affinché io pure venga ad adorarlo. Essi, udito il re, partirono; ed ecco la stella, che avevano veduta in oriente, precederli, finché, giunta sopra il luogo ov’era il fanciullo, si fermò. Vedendo la stella, provarono grande gioia; ed entrati nella casa, trovarono il bambino con Maria sua Madre, e prostratisi lo adorarono; poi, aperti i loro tesori, gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. E avvertiti in sogno di non ripassare da Erode, tornarono al loro paese per altra via.
I Magi, primizie della Gentilità, sono stati introdotti presso il gran Re che cercavano, e noi tutti li abbiamo seguiti. Il Bambino ha sorriso a noi come a loro. Tutte le fatiche di quel lungo viaggio che porta a Dio sono dimenticate; l’Emmanuele rimane con noi, e noi con lui. Betlemme, che ci ha ricevuti, ci custodisce per sempre, perché a Betlemme possediamo il Bambino, e Maria Madre sua. In quale posto del mondo troveremmo tesori così preziosi? Supplichiamo questa Madre incomparabile di presentarci essa stessa il Figlio che è la nostra luce, il nostro amore, il nostro Pane di vita nel momento in cui ci avvicineremo all’altare verso il quale ci conduce la Stella della fede. Fin da questo momento apriamo i nostri tesori; teniamo in mano il nostro oro, il nostro incenso e la nostra mirra, per il Neonato. Egli gradirà questi doni con bontà, e non sarà in ritardo con noi. Quando ci ritireremo come i Magi, lasceremo come loro i nostri cuori sotto il dominio del divino Re, e anche noi per un’altra strada, per una via del tutto nuova, rientreremo in quella patria mortale che deve ancora trattenerci, fino al giorno in cui la vita e la luce eterna verranno a far sparire in noi tutto ciò che vi è di ombra e di tempo.
L’ANNUNCIO DELLA PASQUA
Nelle cattedrali e nelle altre chiese insigni, dopo il canto del Vangelo si annuncia al popolo il giorno della prossima festa di Pasqua. L’usanza, che risale ai primi secoli della Chiesa, ricorda il misterioso legame che unisce le grandi solennità dell’Anno liturgico, come pure l’importanza che i fedeli devono attribuire alla celebrazione della Pasqua che è la più importante di tutte, e il centro di tutta la religione. Dopo aver onorato il Re delle genti nell’Epifania, ci rimarrà dunque da celebrare, a suo tempo, il Trionfatore della morte. Ecco la forma nella quale si dà il solenne annuncio:
Sappiate, o fratelli carissimi, che, come abbiamo gustato, per la divina misericordia, l’allegrezza della Natività di Nostro Signore Gesù Cristo, così noi vi annunziamo oggi le prossime gioie della Risurrezione del medesimo Dio e Salvatore. Il giorno … sarà la Domenica di Settuagesima. Il … sarà il giorno delle Ceneri e l’inizio del digiuno della santissima Quaresima. Il … celebreremo con gaudio la santa Pasqua di nostro Signore Gesù Cristo. La seconda domenica dopo Pasqua si terrà il Sinodo Diocesano. Il … si celebrerà l’Ascensione di Nostro Signore Gesù Cristo. Il … la festa di Pentecoste. Il … la festa del Corpus Domini. Il … sarà la prima Domenica dell’Avvento di Nostro Signore Gesù Cristo, al quale va l’onore e la gloria per tutti i secoli dei secoli. Amen.Veniamo anche noi, a nostra volta, ad adorarti, o Cristo, in questa regale Epifania che raduna oggi ai tuoi piedi tutte le genti. Ricalchiamo le orme dei Magi, perché anche noi abbiamo visto la stella, e siamo accorsi. Gloria a te, o nostro Re, a te che dici nel Cantico di David: “Io sono stato fatto Re su Sion, sulla montagna santa, per annunciare la legge de] Signore. Il Signore m’ha detto che mi avrebbe dato in eredità le genti, e l’impero fino ai confini della terra. Or dunque, ascoltate, o re; istruitevi, o arbitri del mondo!” (Sal 2).
Presto, o Emmanuele, dirai con la tua stessa bocca: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra” (Mt 28), e qualche anno più tardi il mondo intero sarà sotto le tue leggi. Gerusalemme è già scossa; Erode trema sul suo trono; ma è vicina l’ora in cui gli araldi della tua venuta andranno ad annunciare alla terra intera che Colui che era l’atteso delle genti è arrivato. Partirà la parola che deve sottometterti il mondo, e si estenderà lontano come un immenso incendio. Invano i potenti della terra tenteranno di arrestarne il corso. Un Imperatore per farla finita, proporrà al Senato di iscriverti solennemente nel novero di quegli stessi dei che tu vieni a rovesciare; altri crederanno che sia possibile scalzare il tuo dominio con la carneficina dei tuoi soldati. Vani sforzi! Verrà il giorno in cui il segno della tua potenza adornerà le insegne pretoriane, il giorno in cui gli Imperatori vinti deporranno il loro diadema ai tuoi piedi e in cui la Roma così fiera cesserà di essere la capitale dell’impero della forza per diventare per sempre il centro del tuo impero pacifico e universale.
Noi vediamo spuntare l’alba di quel giorno meraviglioso. Le tue conquiste cominciano oggi stesso, o Re dei secoli! Dalle lontananze dell’Oriente infedele, tu chiami le primizie di quella gentilità che avevi abbandonata, e che costituirà d’ora in poi la tua stessa eredità. Non più distinzioni di Giudeo e di Greco, di Scita e di Barbaro. Se, per tanti secoli, la tua predilezione fu rivolta alla stirpe di Abramo, la tua preferenza andrà d’ora in poi a noi Gentili. Israele non fu che un popolo, e noi siamo numerosi come la sabbia del mare, come le stelle del firmamento. Israele fu posto sotto la legge del timore; a noi hai riservato la legge dell’amore. Fin da oggi tu cominci, o divino Re, ad allontanare da tè la Sinagoga che disprezza il tuo amore; oggi stesso accetti per Sposa la Gentilità, nella persona dei Magi. Presto la tua unione con essa sarà proclamata sulla croce, dall’alto della quale, volgendo le spalle all’ingrata Gerusalemme, stenderai le braccia verso la moltitudine dei popoli. O gioia ineffabile della tua Nascita! Ma ancora gioia ineffabile della tua Epifania, nella quale è concesso a noi, finora abbandonati, di accostarci a te, di offrirti i nostri doni e di vederli graditi dalla tua misericordia, o Emmanuele!
Ti siano rese grazie, o Bambino onnipotente, “per l’inenarrabile dono della fede” (2Cor 9,15), che ci porta dalla morte alla vita, dalle tenebre alla luce! Ma fa’ che comprendiamo sempre tutto il significato di un dono così magnifico, e la santità di questo giorno in cui stringi alleanza con tutta la stirpe umana, per giungere con essa a quel sublime matrimonio di cui parla il tuo eloquente Vicario Innocente III: “Matrimonio – egli dice – che fu promesso al patriarca Abramo, giurato al re David, compiuto in Maria divenuta Madre, e oggi consumato, confermato e proclamato: consumato nell’adorazione dei Magi, confermato nel Battesimo del Giordano e proclamato nel miracolo dell’acqua mutata in vino”. In questa festa nuziale in cui la Chiesa tua Sposa, appena nata, riceve già gli onori di Regina, canteremo, o Cristo, con tutto l’entusiasmo dei nostri cuori, la sublime Antifona delle Laudi in cui i tre misteri si fondono meravigliosamente in uno solo, quello della tua Alleanza con noi.
ANT. – Oggi la Chiesa si unisce al celeste Sposo: i suoi peccati sono lavati da Cristo nel Giordano; i Magi accorrono alle regali Nozze portando doni; l’acqua è mutata in vino e gli invitati del banchetto sono nella gioia. Alleluia.[Fonte]
PREGHIAMO – O Dio, che in questo giorno per mezzo di una stella rivelasti ai Gentili il tuo Unigenito, concedi a noi, che già ti conosciamo per mezzo della fede di giungere a contemplare lo splendore della tua gloria.
Lasciati condurre nella pace; pertanto, non sei tu, ma è la grazia di Dio con te che deve fare tutto. SK987
RispondiEliminaSan Massimiliano Kolbe
Santa e serena Epifania di Nostro Signore Gesù Cristo
Dal libro del profeta Isaìa
RispondiEliminaÀlzati, rivestiti di luce,
Parola di Dio
L’apostolo Paolo: “Svègliati, o tu che dormi, dèstati dai morti e Cristo ti illuminerà” (Ef 5,14)… In piedi dunque, corri in Chiesa: là è il Padre, là il Figlio, là lo Spirito Santo. Colui che ti sente parlare nel segreto dell’anima ti viene incontro. E quando sei ancora lontano, ti vede e accorre. Vede nel tuo cuore; accorre, affinché nessuno ti rallenti; e ti abbraccia anche … Ti si getta al collo per sollevarti, poiché giacevi sotto il peso dei peccati, faccia a terra; ti volge verso il cielo perché tu possa cercarvi il Creatore. Cristo ti si getta al collo per toglierti il giogo della schiavitù e metterti il suo giogo di dolcezza… Ti si getta al collo e dice: “Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò” (Mt 11,28). Così ti stringe a sé, se ti converti.
E fa portare un abito, un anello, le calzature. L’abito è il vestito della sapienza…, l’abito spirituale e il vestito delle nozze. Cos'è l’anello se non il sigillo di una fede sincera e l’impronta della verità? Quanto alle calzature, è la predicazione della Buona Novella.
Sant'Ambrogio (circa 340-397), vescovo di Milano e dottore della Chiesa
Quali sono i significati autentici dell'oro, dell'incenso e della mirra?
RispondiEliminaOro, regalità
RispondiEliminaIncenso, sacerdotalità
Mirra, sacrificio
Intanto il papa dice "La Chiesa non si illuda di brillare di luce propria" Certo che la sua preparazione teologica davvero brilla di luce propria, avesse brillato di luce riflessa non avrebbe sparato una tale corbelleria. Ma tanto so che questo commento non verrà pubblicato.
RispondiEliminaQuesto Vicario di Cristo ha un'idea della Chiesa cattolica molto prossima a quella delle centrali mondiali che hanno in odio il cattolicesimo.
RispondiEliminaSe c'è uno che sta facendo "brillare" la Chiesa solo delle proprie "perle", questi è l'attuale pontefice (ammettendolo tale).
"La Chiesa non si illuda" a chi lo sta dicendo?
E il problema è quella cattolica, a lui tanto indigesta, o anche quelle protestanti, a lui più simpatiche?
E Lui, di questa Chiesa che si illude, ne è dentro? O ne è fuori?
Se ne è dentro perchè non dice "non illudiamoci?"
Se ne è fuori che cavolo vuole?
La luce della Chiesa è solo Cristo.
Lui è Via, Verità e Vita. E' il solo che salva.
Francesco lo sa? Lo crede? Lo afferma?
I Magi adorarono il Bambino... Lui Lo adora?
Non si illuda, lui, ometto di questo mondo, di passare inosservato nel suo fraseggio ambiguo.
Da quasi tre anni non prende una posizione decisamente ecclesiale, continuando a disprezzare la nave che dovrebbe condurre al largo e che invece è sempre a ridosso delle scogliere su cui naufragano le illusioni massoniche di tanti da lui stimati suoi estimatori.
Papa Francesco cita «una bella espressione» di sant’Ambrogio: «Veramente come la luna è la Chiesa: rifulge non della propria luce, ma di quella di Cristo». Il popolo di Dio non può illudersi di essere fonte di illuminazione, perché è il contrario: è illuminato da Dio, ed è chiamato a riflettere questa illuminazione.
RispondiEliminaNon mi pare proprio che questa sia una corbelleria.
http://www.lastampa.it/2016/01/06/vaticaninsider/ita/vaticano/il-papa-la-chiesa-non-si-illude-di-brillare-di-luce-propria-dYKpA6Wot1oOVCPIN82qsK/pagina.html
RispondiEliminaChiedo scusa per l'infondata "polemica sul congiuntivo", evidentemente dovuta a un lancio di agenzia che ha usato parole espresse altrimenti da chi le aveva dette.
RispondiEliminaCiò detto, ad aver impropriamente reso "luce" il "popolo di Dio", adombrando la vera Luce, è proprio un certo modo -intrinseco al Nostro- di fare teologia, pastorale e liturgia!
La stella che brillava in cielo non è "la Parola di Dio", ma era davvero una stella.
La Parola è conseguenza della Tradizione dei fatti. Non "crea" i fatti. Li racconta.
Noi non adoriamo un libro o un'idea o l'unità tra noi e con gli altri... Adoriamo Cristo.
Almeno questo dovremmo testimoniarlo. Sant'Ambrogio non basta citarlo correttamente.
Bisogna combattere l'eresia (ariana o qualunque altra) per somigliargli davvero.
Ai tempi di Sant'Ambrogio il mondo stupì di risvegliarsi ariano.
Qui c'è sempre di che restare esterrefatti, svegliandoci ogni giorno un po' più luterani.
En ce jour de l’Épiphanie, ne pas oublier les précieuses réflexions (en espagnol) d’Antonio Yagüe, le maître de l’astronomie sacrée retrouvée :
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=NKjgr864dNQ
https://www.youtube.com/watch?v=O_Lf4pk1-P4
anonimo 14:43, grazie.
RispondiEliminaStavo cercando di capire cosa noi, novelli Magi, doniamo al Signore come oro, come incenso, come mirra.
OT consiglio la visione del video papale su secretummeummihi.no comment.
RispondiEliminaSenza parole!
RispondiEliminahttps://m.youtube.com/watch?v=l6nW-pE6hTY
Stavo cercando di capire cosa noi, novelli Magi, doniamo al Signore come oro, come incenso, come mirra.
RispondiEliminaLa nostra obbedienza al Re dei Re
La nostra adorazione al solo Dio
Il nostro sacrificio unito al suo
...come oro, come incenso, come mirra.
RispondiEliminauna volta insegnavano questa applicazione alla propria vita :
adorazione, preghiera, sacrifici e/o piccole mortificazioni (in unione al S. Sacrificio di Cristo). Era così semplice che i bambini lo capivano....
RispondiEliminaIl video su Youtube non è disponibile. Lo si può "vedere" su radio spada dove non
sono rimasti senza parole...
Si potrebbe per lo meno , qui, accennare al soggetto del video perché tutti quelli che qui viaggiano possano sapere subito a qual punto la chiesa conciliare è arrivata?
E' UN DOVERE SACROSANTO !!!...naturalmente,!! E PRIMA DI TUTTO NEI CONFRONTI DI GESU CRISTO !!!
Sanguis Christi, Novi et Aeterni Testamenti, salva nos!
RispondiEliminaE tutte le anime che rischiano di essere sviate!
Sono pienamente d'accordo con Tralcio 17:05 : è ormai evidente che si stanno preparando a riabilitare Lutero e, in previsione di ciò, ecco le sparate di P. Cantalamessa, l'enfasi sulla "Parola", come fosse Dio stesso (e non un semplice mezzo ma si sa, i protestanti la venerano, per loro esiste la "sola scriptura"...). Del resto, già ci ha pemnsato Montini a stravolgere la Messa, tarsformandol in una cena, un memoriale, un'apologia del V.T. e della "sola scriptura" (i 6 pastori protestanti chiamati da Montini a collaborare con Buginni hanno svolto un buon lavoro per la protestantizzazione della Messa). In alcune congregazioni religiose si sono già fatte concelebrazioni cattolico-luterane (dicendosi lieti di aver concelebrato "la cena" con i fratelli luterani). L'anno prossimo ne vedremo delle belle con la coincidenza del centenario di Fatima con il cinquecentenario di Lutero. E intanto il buon Ratzinger tace, e chi tace acconsente, di solito.
RispondiEliminaIl video su youtube è visibilissimo. E dei questo problema abbiamo parlato qui e in molti altri articoli
RispondiEliminahttp://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2014/12/la-questione-dell-unico-dio-delle.html
http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/p/e-corretta-laffermazionedel-medesimo.html
RispondiEliminacontinuiamo a parlare e a scivere articoli e appelli a gente che sappiamo non risponderanno perché non è comunque nel loro interesse.
Basta tutto ciò a sentirci a posto?
Lo chiedo con la morte nel cuore.
Ho visto il video su You Tube e anch'io sono rimasto senza parole: ma è apostasia conclamata del vertice della Chiesa oppure no? "E tutte le anime che rischiano di essere sviate!" : concordo con le, cara Mic. Veramente non ci sono parole .
RispondiEliminaRiguardo il video del quale e' stato messo il link su youtube, esso ha qualcosa a che fare col papa e con la chiesa cattolica, oppure e' un montaggio fatto ad arte da chissa' chi, stile campagna pubblicitaria di Benetton qualche anno fa?
RispondiEliminaAlberto
Anonimo 22:49
RispondiEliminaBasta per sentirci a posto se, oltre a parlare e appellarsi abbiamo interpellato chi di dovere, ma soprattutto e prima di tutto preghiamo e ci sforziamo di essere coerenti.
Al nostro posto, nella Chiesa e nel mondo, cos'altro potremmo fare?
Mi chiedo voi fustigatori che ci bombardate di proclami o di geremiadi in pillole da tastiere anonime, cos'è che fate per sentirvi a posto? O, per dir meglio, per corrispondere alla vostra vocazione secondo la volontà del Padre, in Cristo Signore?
Forse ho bacchettato l'anonimo sbagliato. Ma non avete idea di cosa arriva di delirante e provocatorio.
RispondiEliminaDirei agli anonimi che continuano a prendere alla lettera il mio (e nostro) "non ci sono parole" che, al momento del primo impatto visivo, molto più forte dello scritto o dell'ascolto era l'ovvia reazione immediata, di risparmiare le loro provocazioni. Non le pubblichiamo.
RispondiEliminaNe parlerò più a lungo domani, anche dopo averci pregato su.
Non credevo ai miei occhi, quando l'ho visto, tale video, su TV2000, la TV della CEI.
RispondiElimina"voi fustigatori che ci bombardate di proclami o di geremiadi in pillole da tastiere anonime, cos'è che fate per sentirvi a posto?" : cara Mic. me lo chiedo spesso anch'io, e non so darmi una risposta certa, definitiva. Mi dico solo : dobbiamo resistere, resistere, resistere. Al momento non vedo altra arma più potente di quella della recita quotidiana del S. Rosario, secondo le intenzioni di S. Pio X, ad esempio. Del resto, Padre Pio chiamava la corona del Rosario "la sua arma" e Suor Lucia di Fatima ci ha detto che con il S. Rosario si possono risolvere tutti i problemi, fermare anche le guerre (parole di N.S. di Fatima). Siamo sì servi inutili, ma in questo momento indispensabili per formare quell'esercito degli ultimi tempi che, schierato a battaglia a fianco della Madonna, possa fronteggiare l'assalto di satana a Cristo ed all'umanità (cfr Trattato della vera devozione alla Madonna, di S. Luigi Maria Grignon de Monfort). Cristus Vincit !
RispondiElimina
RispondiElimina@ Preghiere, digiuni, prese di posizioni pubbliche con articoli e libri sul cartaceo e digitale...
Cos'altro si deve fare? Noi laici stiamo facendo il massimo, credo, con le nostre limitate forze. Se poi i chierici continuano a restare passivi o a collaborare allo sfacelo....Ieri "Il Giornale" ha riportato le ultime deliranti dichiarazioni del card. Bagnasco sull'immigrazione. Sua Eminenza invitava per l'ennesima volta ad accogliere tutti, ad aprire al massimo le frontiere, a lasciare che "il Sud del mondo" venga "al Nord" a rifarsi una vita. Qualcuno ha protestato, tra il clero? No, perche' questa e' la linea del Papa attuale, che, del resto, continua quella dei Papi precedenti (oh, yes!). La pastorale dei "migranti" e' rimasta inalterata da 50 anni. Questi chierici non si pongono mai il problema delle risorse, se ci sono i mezzi per accogliere tanta gente, se c'e' lo spazio, se infine non si creano gravi problemi sociali accogliendo gente di religione e cultura cosi' diverse, soprattutto quando sono musulmani, per i noti motivi. E non solo non si pongono problemi di questo genere, come se vivessero sulla luna: non cercano di convertirne nemmeno uno dei "migranti" e questo da ben prima di Bergoglio. Con il Papa argentino la situazione e' peggiorata ulteriormente perche' egli sembra voler addirittura promuovere questa "migrazione" quale momento necessario all'attuazione della "teologia della liberazione", della quale e' chiaramente un adepto (vedi: D. Quinto, "Ancilla hominis. La Chiesa e' il corpo mistico dell'uomo?", Ed. R. Spada, 2014, cap. 9 "Il buon comunista", pp. 93-105).
Questi alti prelati, che invitano tutto il mondo ad invaderci, sono dei dilettanti pericolosi e agiscono sempre piu' come nemici della nazione italiana oltre che di tutta l'Europa.
A proposito del "che fare, ancora?" mi chiedo, a volte, se i cattolici non debbano cercare di riproporre, in chiave aggiornata, una riedizione dei "Camelots du Roi". Tanto per rispondere alla "prassi" con la "prassi". A. R.
Grazie, anonimo delle 11:14, per aver citato e ricordato i "Camelots du Roi". Erano i giovani militanti dell'Action française di Maurras, fondati nel 1908 come supporto propagandistico al movimento nazional-cattolico e monarchico, che vide tra i suoi militanti e simpatizzanti Bernanos, Peguy, Daudet, Brasillach, Maulnier, Rebatet. La migliore intellettualità di Francia.
RispondiEliminaI Camelots du Roi tennero le piazze di Francia con una presenza "muscolare", contro socialisti, comunisti, anticlericali. Non mancarono di interrompere manifestazioni laiciste e antinazionali che offendevano la Francia e la sua cattolicità. Nei Camelots du Roi militò la più bella gioventù di Francia.
RispondiElimina@ Silente e i Camelots du Roi
Una presenza "muscolare" appunto. Non ce ne sarebbe bisogno, oggi, per difenderci dall'aggressivita' sempre piu' feroce dei sinistri di varia estrazione, omosessualisti
organizzati, etc. etc.? Li ho voluti nominare pur sapendo che il mio resta un pio desiderio.
Innanzitutto per un fatto: i Camelots erano monarchici e detestavano giustamente la "democrazia" della III Repubblica, infeudata alla Massoneria e anticattolica radicale. Tuttavia non erano contro la Nazione. Anzi. Volevano salvare la Patria francese dalla decadenza borghese, che poi porto' al disastro del 1940. Cosa voglio dire, con questo? Che erano soprattutto dei cattolici Patrioti, che credevano nell'unita' e nella sopravvivenza della Francia come nazione da riportare al cattolicesimo. Oggi, invece, in Italia i cattolici "tradizionalisti" si possono considerare "patrioti"? Credono in una nazione italiana da mantenere unita, per respingere le aggressioni dall'interno e le invasioni dall'esterno, e da ricondurre al cattolicesimo? Secondo me non ci credono. SE ci credessero, avremmo da tempo una loro presenza "muscolare" sulle piazze, per difendere la religione innanzitutto. Stanno ancora li' ad inveire contro il Risorgimento e l'unita' d'Italia, per le colpe vere e presunte del processo di unificazione, invece di seppellire una buona volta il passato e di dedicarsi con tutte le forze ad affrontare il presente sempre piu' difficile ed angoscioso. A. R.
Caro A.R.
RispondiEliminala storia della Francia è ben diversa da quella dell'Italia. E comunque anche in Francia l' "unità" venne compiuta opprimendo le comunità etno-linguistiche esistenti, come i Bretoni e gli Occitani, prima dall'assolutismo, poi dai regimi giacobini-massonici. E Maurras fu sempre attento al "localismo", in nome di una Monarchia organica.
Riguardo al Risorgimento: fu indubbiamente un fenomeno rivoluzionario e massonico, che si accompagnò da un lato a una guerra di conquista, spietata e feroce, del Piemonte contro onorevoli Stati e Dinastie legittime, dall'altro a un altrettanto feroce anti-cattolicesimo. Le leggi Siccardi, i Vescovi incriminati e incarcerati, i conventi chiusi, i giornali cattolici soppressi, la conquista e il sacco di Roma, la barbara repressione delle rivolte legittimiste del Sud (che la storiografia "liberale" definisce "brigantaggio") con centinaia di paesi bruciati, migliaia di civili assassinati, conventi incendiati. E la persecuzione contro Don Bosco, il tentativo di "buttare in Tevere" le spoglie di Pio IX (che il massone Garibaldi, "Eroe dei due Mondi" definì soavemente "un metro cubo di letame"). E ancora, la costruzione di un regime massonico-risorgimentalista inflessibile e pervasivo, la marginalizzazione dei cattolici dalla vita politica. Le ferite, di "lunga durata" si rimarginarono solo con la Conciliazione voluta da Mussolini, che fu mal ripagato da una parte - minoritaria - delle gerarchie ecclesiastiche e dalle pulsioni antifasciste dell'Azione Cattolica, già pervasa, in parte, da germi modernisti.
No, noi "tradizionalisti" non possiamo dimenticare cosa è stato il Risorgimento.
E ben venga una sempre più fiorente storiografia "revisionista" degli Alianello, degli Agnoli, degli Oneto e di molti altri.
Il discorso dell'oggi è ovviamente più complesso. L'Italia c'è, e pur auspicando un diverso assetto, più rispettoso delle doverose autonomie locali e regionali, va difesa contro tutti i sovversivi interni e tutte le invasioni esterne. E i "tradizionalisti" sono certamente in prima linea in questa lotta. Basti pensare ai bravissimi Piero Vassallo e Pucci Cipriani.
RispondiElimina@ Caro Silente,
Rispondo, telegraficamente.
1. Lei condivide, a quanto sembra, la visione del Risorgimento alla Pellicciari & Co., quella che da' una rappresentazione mitica dei vecchi Stati italiani (uno piu' cadavere dell'altro, all'epoca) e si inventa "lager dei Savoia" mai esistiti. Si prende la parte per il tutto: la componente massonica (Garibaldi etc.) era solo un elemento del quadro. E non c'era un piano della Massoneria europea per unificare l'Italia, cosa che non conveniva a nessuna potenza europea del tempo. Dove sono le prove? La guerra del '59 non furono proprio gli inglesi a far di tutto per evitarla? Non volevano mutamenti nel sistema dell'equilibrio europeo. E Napoleone III non voleva un'Italia unita, la voleva divisa in tre Stati, sotto controllo francese. Mentre gli inglesi avrebbero fatto della Sicilia un protettorato. Si poteva andare avanti cosi'?
2. Si vuol vedere solo la guerra "di conquista" dei Savoia, come se non ci fosse effettivamente stata un'aspirazione alla liberta' e poi all'unita' d'Italia, genuina ed indipendente, in tanta parte del Paese (soprattutto nella borghesia), esclusa la gran parte della classe rurale, e' ovvio, tenuta nell'ignoranza e nell'analfabetismo, che comunque non contava nulla anche nei vecchi regimi.
3. Che nel 1870 ci sia stato addirittura il "sacco di Roma", affermarlo non e' da lei, uomo di raffinata ed ampia cultura. Lo lasci dire agli "storiografi" neocatecumenali oggi di moda. Il re d'Italia offriva a Pio IX il possesso del Borgo Pio, attorno al Vaticano, ma Pio IX rifiuto'. Non volle mai trattare e discutere, si limitava ad invocare il tradizionale intervento straniero per esser rimesso "nei suoi Stati", che da secoli il Papato non era capace di difendere.
4. Prima di essere "emarginati", i cattolici si emarginarono completamente dalla politica, per colpa dello "non expedit" di Pio IX, lasciando libero il campo a sinistre e massoni.
5. I briganti erano delinquenti. All'inizio, no. Ci fu la tradizionale guerriglia legittimista (soldati borbonici sbandati + civili e preti locali) che poi degenero' rapidamente nell'altrettanto tradizionale brigantaggio, noto per la sua ferocia, che provoco' a sua volta (come succede) feroci repressioni. Perche' voi antirisorgimentali e antiunitari non ricordate mai i sistemi barbari dei Briganti e solo le rappresaglie dei "piemontesi", non diverse del resto dai sistemi della Gendarmeria pontificia contro i briganti o da quelli degli Spagnoli? E chiudo:
6. Lei dice "l'Italia c'e'". No. Per voi "tradizionalisti" l'Italia non c'e'. Non dico che non ci sia per lei, ma, a giudicare da tanta saggistica antiunitaria, si capisce che anche solo il nome di Italia da' fastidio, che vorrebbero tornare ai bei tempi di due secoli fa, quando eravamo divisi in tante belle e mediocri entita' statali, tutte dipendenti dallo Straniero per la loro sopravvivenza. Di "autonomie locale e regionali" non ce ne sono anche troppe, grazie alla nostra disgraziata Costituzione "antifascista"? Basti pensare alla montagna di denaro pubblico che succhiano! E poi manca l'idea della Patria, di una Nazione che comunque va difesa, a cominciare dall'integrita' del territorio. Lei nomina VAssallo e Pucci Cipriani tra i difensori della Patria. E' certamente vero per il primo; sul secondo, aficionado degli Asburgo-Lorena, avrei qualche dubbio (parlo di idee politiche, ovviamente, non delle persone in quanto tali). A. R.
Mah, caro A.R., non ho voglia di polemizzare con lei, anche perché forse sul presente non la pensiamo tanto differentemente.
RispondiEliminaPur tuttavia sul Risorgimento abbiamo idee assai diverse. Non può negare che il Risorgimento fu ispirato da forze anticlericali, massoniche, laiciste, spesso giacobine, ma sempre di derivazione illuminista. Le persecuzioni anticattoliche nel Piemonte prima, e nell'Italia post-unitaria poi, sono innegabili. I "plebisciti" che sancirono la progressiva unificazione dei territori conquistati al Piemonte furono un vero esempio di "democrazia", cioè truffe, brogli sistematici, violenze, coartazioni psicologiche, minacce. Le eroiche Insorgenze antiunitarie al sud videro anche la partecipazione di cattolici francesi e irlandesi. Non fu "brigantaggio", ma estrema lotta per il Trono e l'Altare, repressa con massacri, assassinii di massa, distruzioni di paesi. Giustamente lei cita l'ottima storica Pellicciari, che, non da sola, ha ben documentato queste stragi. L'Italia, fino al Fascismo, fu dominata da una cricca massonica e anticlericale.
Poi, l'Italia pre-unitaria non era in realtà così divisa. La univano la cultura, la religione, la storia. L'unità d'Italia avrebbe potuto essere conseguita in modo diverso, e su principi diversi.
E' chiaro che oggi la situazione è differente. L'Italia c'è, o meglio dovrebbe esserci, perché in realtà è succube dei poteri forti internazionali e della feroce dittatura di Bruxelles.
Riguardo al da me stimatissimo Pucci Cipriani, non rispondo, perché so per certo che talvolta "passa di qui". Se vuole, sarà lui a rispondere.
Mi permetto di raccomandarle la lettura di un ottimo, recente libro di Alfio Caruso, Con l'Italia mai! La storia mai raccontata dei mille del Papa, Longanesi Editore. Dimostra anche come la difesa di Roma del Papa dal regime massonico piemontese fosse sentita dalla Cattolicità europea.
No, né la soldataglia di Cadorna e di Bixio che misero a sacco Roma nel 1870, né le "colonne infernali" di Cialdini - emulo dei giacobini in Vandea ove i rivoluzionari operarono il genocidio di un'intera popolazione - che massacrarono migliaia di civili, bruciarono città e conventi, meritano il nostro rispetto.
Se non si riconoscono, almeno storiograficamente, questi crimini, questi orrori e questi errori, sull'unità d'Italia graverà sempre l'ombra cupa di un peccato originale.
Poi, per me la polemica finisce qui, perché rischiamo di cadere in una mera disputa storiografica mentre maiora premunt. Lei rimanga della sua idea, io della mia.
P.S. Fenestrelle, a duemila metri di quota nelle alpi piemontesi, lager sabaudo in cui vennero richiusi migliaia di combattenti e di civili borbonici, in condizioni inimmaginabili, esistette e come. E non fu il solo: altri vennero istituiti a S. Maurizio Canavese, Alessandria, nel forte di S. Benigno in Genova, Milano, Bergamo, Forte di Priamar presso Savona, Parma, Modena, Bologna, Ascoli Piceno ed altre località del Nord. Vi vennero richiusi militari, civili, notabili rimasti fedeli alla Dinastia dei Borbone e vi morirono a centinaia per le sevizie, il freddo, la fame e le malattie. Inutili sono i tentativi "antirevisionisti" di alcuni storici risorgimentalisti, di negarlo, come il professor Barbero.
Addirittura i sabaudi "vendettero" un nutrito gruppo di ex combattenti borbonici all'esercito Confederato, i "sudisti", insomma, impegnati nella loro lotta di libertà contro l'egemonia del Nord. Il bello è che costoro, tutto sommato, si batterono bene. Probabilmente sentirono che entrambi i fronti si battevano per la libertà dei popoli contro l'omologazione e il centralismo.
Molto più che telegrafico, non c'era un piano europeo massonico per favorire l'unità d'Italia, ma vennero dati tantissimi soldi ai massoni nostrani, Mazzini e Garibaldi in primis, ed appoggi militari logistici, non per ottenere uno stato indipendente, ma per cancellare il papato e lo Stato vaticano e di conseguenza il Cattolicesimo, il loro scopo non era Roma capitale di un improbabile stato sovrano, ma Roma città liberata dal papa. Ricordo che prima del 1860, non si aveva alcun processo di emigrazione in atto, dopo se ne andarono a milioni, chissà perché.
RispondiElimina
RispondiElimina@ Fine della polemica - Ultimi argomenti
Finiamo per ripetere sempre le stesse cose, e' un dialogo tra sordi, quindi smetto anch'io. Solo 4 punti.
1. Maurras sostenne il "localismo" in teoria ma in pratica sembra abbia accettato il centralismo monarchico-giacobino. Il "localismo" e' bello sulla carta, all'atto pratico dissolve le nazioni, come sta succedendo oggi da noi. (La tesi di Maurras, ostile per principio all'unita' d'Italia oltre che a quella tedesca, decentratore piu' che altro a parole e' dello storico Ernst Nolte, a lei sicuramente ben noto).
2. Mazzini e'sempre stato un morto di fame. Non ce li vedo tutti questi soldi che gli piovevano addosso dalla Massoneria internazionale. Organizzava colpi di mano ed insurrezioni che fallivano sempre, non solo per incapacita' innata, ma anche per la pochezza dei mezzi impiegati. Anche Garibaldi, si e' mosso sempre con mezzi limitati, o no? I mille erano quattro gatti, fanteria leggera, armata alla meglio, con qualche cannoncino ed indubbio coraggio: contavano sulla rivolta siciliana, che puntualmente ci fu, e sul crollo interno del Borbone, anche quello puntualmente arrivato, nella miglior tradizione del Regno del Sud, uno Stato senza coesione, con un'aristocrazia che non si batteva per il proprio re (vedi Croce, suoi noti giudizi).
3. Certo, l'emigrazione del Sud dipese in parte dall'unificazione avvenuta in quel modo sbagliato, di colpo e con la forza. Ma non ci fu una crisi dell'agricoltura in tutta Europa, verso la fine dell'800? Non emigrarono in massa anche contadini tedeschi e sudditi austroungarici?
4. Piero Vassallo ha lanciato ieri sul suo blog la proposta di un Convegno della Destra di ispirazione cattolica, per cercare di impostare un'unita' di intenti al di la' delle divisioni che la percorrono. Una proposta generosa. Mi sbagliero', ma destinata a cadere nel nulla, non solo per difficolta' organizzative. Non c'e' piu' una Destra cattolica degna di questo nome, questo e' il fatto. La Ex-Destra e' diventata non solo antiunitaria ma anche antiitaliana. Le due cose sono collegate perche' chi oggi vuol rimettere in discussione l'unita' (di questo si tratta, non tanto di rinnegare il Risorgimento) lo fa perche' evidentemente detesta gli altri italiani e non vuole viverci assieme, nello stesso Stato. Secessionismo, appunto, come quello dei Bossi e degli Zaia, politicanti che sono tipica espressione dell'attuale decadenza morale del Paese, non meno di altri che militano in partiti di segno opposto. Mantenere quest'impostazione, con l'alibi che non si possono dimenticare le colpe [gonfiate all'inverosimile] del Risorgimento [sic], e' a parer mio da irresponsabili, di fronte ai problemi sempre piu' gravi del presente, che vedono il nostro Paese schiacciato fra l'Europa anticristiana da un lato, il risorgente Islam dall'altro ed in preda ad una crisi morale e civile impressionante, anche a causa del collasso del Clero, della Chiesa. E' chiaro che, per cominciare a reagire, dovremmo ritrovare il senso unitario della Nazione, della Patria, di un patrimonio comune da difendere, anche con la forza, invece di accontentarsi di dire che l'Italia comunque c'e' e che il vero problema e' quello di riconoscere le giuste autonomie "locali", anche per espiare le "colpe" del Risorgimento. A. R.
Silente,
RispondiEliminada un'appartenente al " Regno di Sardegna", regione che ha conosciuto prima di altre il governo sabaudo, non posso che darti ragione.
Rr
Caro A.R.
RispondiEliminacome ho già detto, per me la polemica è finita e non intendo proseguire. Continui a illudersi che il Risorgimento siano stato bello e giusto. Fu ferocemente anticattolico, illuminista, massonico e giacobino. Distrusse stati organici, massacrò popolazioni di interi paesi, incarcerò vescovi, proibì giornali, abolì e disperse congregazioni religiose, distrusse antiche consuetudini ed autonomie locali. Con il massiccio contributo economico della protestante Inghilterra e della Massoneria europea. Se ciò le va bene, buon pro le faccia.
Solo un appunto storiografico, a cui tengo. Nel suo fondamentale "I tre volti del fascismo", Ernst Nolte, da lei citato, che giustamente vide nell'Action Française un fenomeno prodromico del fascismo, soprattutto per i suoi aspetti di tecnica propagandistica e di "mobilitazione delle masse", ben illustrò come l'ideologia maurassiana fosse basata su un'ideale monarchia organica, rispettosa delle autonomie locali e delle differenziazioni geografiche e di ceto. Non certo quella assolutistica e centralistica degli ultimi Luigi ed ereditata dalla Rivoluzione e dal Bonaparte. Se vuole costringermi a una ricerca sul suo voluminoso testo di più di 700 pagine, le fornirò le citazioni e le pagine. Se ne avrò voglia e tempo. Et de hoc satis.
P.S. Sugli appelli del bravo Vassallo, da me assai stimato, non so che dirle. Per me una Destra cattolica già esiste, con tutti i limiti che l'agire politico comporta e la limitatezza intellettuale del ceto politico di oggi. Ed è rappresentata da Fratelli d'Italia e dalla Lega. E, fuori dal Parlamento, da Forza Nuova. Opinione opinabile, lo ammetto.