Vedi anche: La necessaria analisi critica di Amoris laetitia [qui] : Risposta di mons. Schneider alla Lettera aperta di Remnant [qui]
chiarire per evitare una confusione generale
L'Esortazione Apostolica «Amoris Laetitia» (AL) pubblicata di recente, che contiene una grande ricchezza spirituale e pastorale per la vita nel matrimonio e nella famiglia cristiana della nostra epoca, purtroppo ha già in poco tempo provocato interpretazioni contraddittorie perfino nell'ambiente dell'episcopato.
Vi sono vescovi e preti che avevano pubblicamente e apertamente dichiarato che AL avrebbe fornito un'apertura evidente alla Comunione per i divorziati-risposati senza chiedere loro di vivere in continenza. In quest'aspetto della pratica sacramentale, che secondo loro sarebbe ora significativamente cambiato, consisterebbe il carattere veramente rivoluzionario dell'AL. Interpretando AL in riferimento alle coppie irregolari, un Presidente di una Conferenza episcopale ha dichiarato in un testo pubblicato sul sito web della stessa Conferenza: «Si tratta di una misura di misericordia, di un'apertura di cuore, ragione e spirito per la quale non è necessaria alcuna legge, né bisogna attendersi alcuna direttiva o delle indicazioni. Si può e si deve metterla in pratica immediatamente».>
Tale avviso è confermato ulteriormente dalle recenti dichiarazioni del padre Antonio Spadaro S.J., che dopo il Sinodo dei Vescovi del 2015 aveva scritto che il sinodo aveva posto i «fondamenti» per l'accesso dei divorziati-risposati alla Comunione, «aprendo una porta», ancora chiusa nel sinodo precedente del 2014. Ora, dice il Padre Spadaro nel suo commento ad AL, la sua predizione è stata confermata. Si dice che lo stesso padre Spadaro abbia fatto parte del gruppo redazionale di AL.
La strada per le interpretazioni abusive sembra esser stata indicata dallo stesso Cardinale Christoph Schönborn il quale, durante la presentazione ufficiale di AL a Roma, aveva detto a proposito delle unioni irregolari: «La grande gioia che mi procura questo documento risiede nel fatto che esso supera in modo coerente la divisione artificiosa, esteriore e netta fra “regolari” ed “irregolari”«. Una tale affermazione suggerisce l’idea che non vi sia una chiara differenza fra un matrimonio valido e sacramentale ed un'unione irregolare, fra peccato veniale e mortale.
Dall'altra parte, vi sono vescovi che affermano che AL debba essere letta alla luce del Magistero perenne della Chiesa e che AL non autorizza la Comunione ai divorziati-risposati, neanche in caso eccezionale. In principio, tale affermazione è corretta ed auspicabile. In effetti, ogni testo del Magistero dovrebbe in regola generale, essere coerente nel suo contenuto con il Magistero precedente, senza alcuna rottura.
Tuttavia, non è un segreto che in diversi luoghi le persone divorziate e risposate sono ammesse alla Santa Comunione, senza che esse vivano in continenza. Alcune affermazioni di AL possono essere realisticamente utilizzate per legittimare un abuso già praticato per un certo tempo in vari luoghi della vita della Chiesa.
Alcune affermazioni di AL sono oggettivamente passibili di cattiva interpretazione
Il Santo Padre papa Francesco ci ha invitati tutti a offrire il proprio contributo alla riflessione e al dialogo sulle delicate questioni concernenti il matrimonio e la famiglia. «La riflessione dei pastori e dei teologi, se fedele alla Chiesa, onesta, realistica e creativa, ci aiuterà a raggiungere una maggiore chiarezza» (AL, 2).
Analizzando con onestà intellettuale alcune affermazioni di AL, viste nel loro contesto, si constata una difficoltà di interpretarla secondo la dottrina tradizionale della Chiesa. Questo fatto si spiega con l'assenza dell'affermazione concreta ed esplicita della dottrina e della pratica costante della Chiesa, basata sulla Parola di Dio e reiterata dal papa Giovanni Paolo II che dice:
«La Chiesa, tuttavia, ribadisce la sua prassi, fondata sulla Sacra Scrittura, di non ammettere alla comunione eucaristica i divorziati risposati. Sono essi a non poter esservi ammessi, dal momento che il loro stato e la loro condizione di vita contraddicono oggettivamente a quell'unione di amore tra Cristo e la Chiesa, significata e attuata dall'Eucaristia. C'è inoltre un altro peculiare motivo pastorale: se si ammettessero queste persone all'Eucaristia, i fedeli rimarrebbero indotti in errore e confusione circa la dottrina della Chiesa sull'indissolubilità del matrimonio. La riconciliazione nel sacramento della penitenza - che aprirebbe la strada al sacramento eucaristico - può essere accordata solo a quelli che, pentiti di aver violato il segno dell'Alleanza e della fedeltà a Cristo, sono sinceramente disposti ad una forma di vita non più in contraddizione con l'indissolubilità del matrimonio. Ciò comporta, in concreto, che quando l'uomo e la donna, per seri motivi - quali, ad esempio, l'educazione dei figli - non possono soddisfare l'obbligo della separazione, «assumono l'impegno di vivere in piena continenza, cioè di astenersi dagli atti propri dei coniugi» (Familiaris Consortio, 84).
Il papa Francesco non aveva stabilito «una nuova normativa generale di tipo canonico, applicabile a tutti i casi» (AL, n. 300). Però nella nota 336, dichiara: «Nemmeno per quanto riguarda la disciplina sacramentale, dal momento che il discernimento può riconoscere che in una situazione particolare non c’è colpa grave». Riferendosi evidentemente ai divorziati risposati il papa afferma in AL, al n. 305: «A causa dei condizionamenti o dei fattori attenuanti, è possibile che, entro una situazione oggettiva di peccato – che non sia soggettivamente colpevole o che non lo sia in modo pieno – si possa vivere in grazia di Dio, si possa amare, e si possa anche crescere nella vita di grazia e di carità, ricevendo a tale scopo l’aiuto della Chiesa.» Nella nota 351 il papa chiarisce la propria affermazione dicendo che «in certi casi, potrebbe essere anche l’aiuto dei Sacramenti».
Nello stesso capitolo VIII di AL, al n. 298, il Papa parla dei «divorziati che vivono una nuova unione, … con nuovi figli, con provata fedeltà, dedizione generosa, impegno cristiano, consapevolezza dell’irregolarità della propria situazione e grande difficoltà a tornare indietro senza sentire in coscienza che si cadrebbe in nuove colpe. La Chiesa riconosce situazioni in cui «l'uomo e la donna, per seri motivi - quali, ad esempio, l’educazione dei figli - non possono soddisfare l’obbligo della separazione». Nella nota 329 il Papa cita il documento Gaudium et Spes in un modo purtroppo non corretto, perché il Concilio si riferisce in questo caso solo al matrimonio cristiano valido. L'applicazione di quest'affermazione ai divorziati può provocare l'impressione che il matrimonio valido venga assimilato, non in teoria, ma in pratica, ad una unione di divorziati.
L'ammissione dei divorziati-risposati alla Santa Comunione e le sue conseguenze
AL è purtroppo priva delle citazioni verbali dei principi della dottrina morale della Chiesa nella forma in cui sono stati enunciati al n. 84 dell'Esortazione Apostolica Familiaris Consortio e nell'Enciclica Veritatis Splendor del Papa Giovanni Paolo II, in particolare sui seguenti temi d'importanza capitale: «l'opzione fondamentale» (Veritatis Splendor nn.67-68), «peccato mortale e peccato veniale» (ibid., n.69-70), «proporzionalismo, consequenzialismo» (ibid. n.75), «il martirio e le norme morali universali ed immutabili» (ibid., nn.91ss). Una citazione verbale di Familiaris consorzio n.84 e di talune affermazioni più salienti di Veritatis splendor renderebbero peraltro AL inattaccabile da parte di interpretazioni eterodosse. Delle allusioni generiche ai principi morali e alla dottrina della Chiesa sono certamente insufficienti in una materia controversa che è di delicata e di capitale importanza.
Alcuni rappresentanti del clero e anche dell'episcopato affermano già che secondo lo spirito del capitolo VIII di AL non è escluso che in casi eccezionali i divorziati-risposati possano essere ammessi alla Santa Comunione senza che venga loro richiesto di vivere in perfetta continenza.
Ammettendo una simile interpretazione della lettera e dello spirito di AL, bisognerebbe accettare, con onestà intellettuale e in base al principio di non-contraddizione, le seguenti conclusioni logiche:
Il sesto comandamento divino che proibisce ogni atto sessuale al di fuori del matrimonio valido, non sarebbe più universalmente valido se venissero ammesse delle eccezioni. Nel nostro caso: i divorziati potrebbero praticare l'atto sessuale e vi sono anche incoraggiati al fine di conservare la reciproca "fedeltà", cfr. AL, 298. Potrebbe dunque darsi una «fedeltà», in uno stile di vita direttamente contrario alla volontà espressa di Dio. Tuttavia, incoraggiare e legittimare atti che sono in sé e sempre contrari alla volontà di Dio, contraddirebbe la Rivelazione Divina.
La parola divina di Cristo: «Che l'uomo non separi quello che Dio ha unito» (Mt 19, 6) non sarebbe quindi più valida sempre e per tutti i coniugi senza eccezione.
Sarebbe possibile in un caso particolare ricevere il sacramento della Penitenza e la Santa Comunione con l'intento di continuare a violare direttamente i comandamenti divini: «Non commetterai adulterio» (Esodo 20, 14) e «Che l'uomo non separi quello che Dio ha unito» (Mt 19, 6; Gen 2, 24).
L'osservanza di questi comandamenti e della Parola di Dio avverrebbe in questi casi solo in teoria e non nella pratica, inducendo quindi i divorziati-risposati "ad ingannare se stessi" (Giacomo 1, 22). Si potrebbe dunque avere perfettamente la fede nel carattere divino del sesto comandamento e dell'indissolubilità del matrimonio senza però le opere corrispondenti.
La Parola Divina di Cristo: «Colui che ripudia la moglie e ne sposa un'altra, commette un adulterio nei suoi confronti; e se una donna lascia il marito e ne sposa un altro, commette un adulterio» (Mc 10, 12) non avrebbe dunque più validità universale ma ammetterebbe eccezioni.
La violazione permanente, cosciente e libera del sesto comandamento di Dio e della sacralità e dell'indissolubilità del proprio matrimonio valido (nel caso dei divorziati risposati) non sarebbe dunque più un peccato grave, ovvero un'opposizione diretta alla volontà di Dio.
Possono esservi casi di violazione grave, permanente, cosciente e libera degli altri comandamenti di Dio (per esempio nel caso di uno stile di vita di corruzione finanziaria), nei quali potrebbe essere accordato a una determinata persona, a causa di circostanze attenuanti, l'accesso si sacramenti senza esigere una sincera risoluzione di evitare in avvenire gli atti di peccato e di scandalo.
Il perenne ed infallibile insegnamento della Chiesa non sarebbe più universalmente valido, in particolare l'insegnamento confermato da papa Giovanni Paolo II in Familiaris Consortio, n.84, e da papa Benedetto XVI in Sacramentum caritatis, n,29, secondo il quale la condizione dei divorziati per ricevere i sacramenti sarebbe la continenza perfetta.
L'osservanza del sesto comandamento di Dio e dell'indissolubilità del matrimonio sarebbe un ideale non realizzabile da parte di tutti, ma in qualche modo solo per un'élite.
Le parole intransigenti di Cristo che intimano agli uomini di osservare i comandamenti di Dio sempre e in tutte le circostanze, anche accettando a questo fine delle sofferenze considerevoli, ovvero accettando la Croce, non sarebbero più valide nella loro verità: «Se la tua mano destra ti è causa di peccato, mozzala e gettala via da te, perché è meglio per te che un tuo membro perisca, piuttosto che tutto il tuo corpo sia gettato nella Geenna» (Mt 5, 30).
Ammettere le coppie in «unione irregolare» alla santa Comunione, permettendo loro di praticare gli atti riservati ai coniugi del matrimonio valido, equivarrebbe all'usurpazione di un potere, che però non compete ad alcuna autorità umana, perché si tratterebbe qui di una pretesa di correggere la stessa Parola di Dio.
Pericoli di una collaborazione della Chiesa nella diffusione della "piaga del divorzio"
Professando la dottrina di sempre di Nostro Signore Gesù Cristo, la Chiesa ci insegna:
"Fedele al Signore, la Chiesa non può riconoscere come Matrimonio l'unione dei divorziati risposati civilmente. "Colui che ripudia la moglie per sposarne un'altra commette adulterio contro di lei. Se una donna ripudia il marito per sposarne un altro, commette adulterio" (Mc, 10, 11-12). Nei loro confronti, la Chiesa attua un'attenta sollecitudine, invitandoli ad una vita di fede, alla preghiera, alle opere di carità e all'educazione cristiana dei figli. Ma essi non possono ricevere l'assoluzione sacramentale, né accedere alla Comunione eucaristica, né esercitare certe responsabilità ecclesiali, finché perdura la loro situazione, che oggettivamente contrasta con legge di Dio” (Compendio di Catechismo della Chiesa Cattolica, 349).
Vivere in un'unione maritale non valida contraddicendo costantemente il comandamento di Dio e la sacralità e indissolubilità del matrimonio, non significa vivere nella verità. Dichiarare che la pratica deliberata, libera ed abituale degli atti sessuali in un'unione maritale non valida potrebbe in un caso concreto non essere più un peccato grave, non è la verità, ma una menzogna grave, e dunque non porterà mai una gioia autentica nell'amore. Permettere dunque a queste persone di ricevere la Santa Comunione significa simulazione, ipocrisia e menzogna. Resta valida infatti la Parola di Dio nella Sacra Scrittura: "Chi dice: «Io l'ho conosciuto», e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e la verità non è in lui." (1 Gv, 2, 4).
Il Magistero della Chiesa ci insegna la validità universale dei dieci comandamenti di Dio: "Poiché essi enunciano i doveri fondamentali dell'uomo verso Dio e verso il prossimo, i dieci comandamenti rivelano, nel loro contenuto primordiale, delle obbligazioni gravi. Essi sono fondamentalmente immutabili e il loro obbligo vale sempre e ovunque. Nessuno può dispensare da essi." (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2072). Coloro che hanno affermato che i comandamenti di Dio ed il particolare il comandamento "Non commetterai adulterio" possono avere delle eccezioni, ed in taluni casi la non imputabilità della colpa del divorzio, erano i Farisei e poi gli Gnostici cristiani nel secondo e terzo secolo.
Le seguenti affermazioni del Magistero restano sempre valide perché fanno parte del Magistero infallibile nella forma del Magistero universale e ordinario:
"I precetti negativi della legge naturale sono universalmente validi: essi obbligano tutti e ciascuno, sempre e in ogni circostanza. Si tratta infatti di proibizioni che vietano una determinata azione semper et pro semper, senza eccezioni, … ci sono comportamenti che non possono mai essere, in alcuna situazione, la risposta adeguata … La Chiesa ha sempre insegnato che non si devono mai scegliere comportamenti proibiti dai comandamenti morali, espressi in forma negativa nell'Antico e nel Nuovo Testamento. Come si è visto, Gesù stesso ribadisce l'inderogabilità di queste proibizioni: «Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti...: non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso» (Mt 19,17-18)" (Giovanni Paolo II, Enciclica Veritatis Splendor, 52).
Il Magistero della Chiesa ci insegna ancor più chiaramente: "La coscienza buona e pura è illuminata dalla fede sincera. Infatti la carità sgorga, ad un tempo, "da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera" (1Tm 1,5 ): [Cf 1Tm 3,9; 2 Tm 1,3; 1794 1 Pt 3,21; At 24,16] (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1794).
Nel caso in cui una persona commetta atti morali oggettivamente gravi in piena coscienza, sana di mente, con libera decisione, con l'intento di ripetere quest'atto in futuro, è impossibile applicare il principio della non-imputabilità della colpa a causa delle circostanze attenuanti. L'applicazione del principio della non-imputabilità a queste coppie di divorziati-risposati rappresenterebbe una ipocrisia ed un sofisma gnostico. Se la Chiesa ammettesse queste persone, anche in un solo caso, alla Santa Comunione, essa contraddirebbe a ciò che professa nella dottrina, offrendo essa stessa una contro-testimonianza pubblica contro l'indissolubilità del matrimonio e contribuendo così alla crescita della "piaga del divorzio" (Concilio Vaticano II, Gaudium et Spes, 47).
Al fine di evitare una tale intollerabile e scandalosa contraddizione, la Chiesa, interpretando infallibilmente la verità Divina della legge morale e dell'indissolubilità del matrimonio, ha osservato immutabilmente per duemila anni la pratica di ammettere alla Santa Comunione solo quei divorziati che vivono in perfetta continenza e "remoto scandalo", senza alcuna eccezione o privilegio particolare.
Il primo compito pastorale che il Signore ha affidato alla sua Chiesa è l'insegnamento, la dottrina (vedi Mt 28, 20). L'osservanza dei comandamenti di Dio è intrinsecamente connessa alla dottrina. Per questa ragione la Chiesa ha sempre respinto la contraddizione fra la dottrina e la vita, qualificando una simile contraddizione come gnostica o come la teoria luterana eretica del "simul iustus et peccator". Tra la fede e la vita dei figli della Chiesa non dovrebbe esserci contraddizione.
Quando si tratta dell'osservanza del comandamento espresso di Dio e dell'indissolubilità del matrimonio, non si può parlare di interpretazioni teologiche opposte. Se Dio ha detto: "Non commetterai adulterio", nessuna autorità umana potrebbe dire: "in qualche caso eccezionale o per un fine buono tu puoi commettere adulterio".
Le seguenti affermazioni del papa Francesco sono molto importanti, laddove il Sommo Pontefice parla a proposito dell'integrazione dei divorziati risposati nella vita della Chiesa: "questo discernimento non potrà mai prescindere dalle esigenze di verità e di carità del Vangelo proposte dalla Chiesa. … Vanno garantite le necessarie condizioni di umiltà, riservatezza, amore alla Chiesa e al suo insegnamento, … Si evita il rischio che un determinato discernimento porti a pensare che la Chiesa sostenga una doppia morale” (AL, 300). Queste affermazioni lodevoli di AL restano tuttavia senza specificazioni concrete riguardo alla questione dell'obbligo dei divorziati risposati di separarsi o almeno di vivere in perfetta continenza.
Quando si tratta della vita o della morte del corpo, nessun medico lascerebbe le cose nell'ambiguità. Il medico non può dire al paziente: "Dovete decidere l'applicazione della medicina secondo coscienza e rispettando le leggi della medicina". Un comportamento simile da parte di un medico verrebbe senza dubbio considerato irresponsabile. E tuttavia la vita dell'anima immortale è più importante, poiché dalla salute dell'anima dipende il suo destino per tutta l'eternità.
La verità liberatrice della penitenza e del mistero della Croce.
Affermare che i divorziati risposati non sono pubblici peccatori significa simulare il falso. Inoltre, essere peccatori è la vera condizione di tutti i membri della Chiesa militante sulla terra. Se i divorziati-risposati dicono che i loro atti volontari e deliberati contro il sesto comandamento di Dio non sono affatto peccati o peccati gravi, essi s'ingannano e la verità non è in loro, come dice San Giovanni: "Se diciamo di essere senza peccato inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se confessiamo i nostri peccati, egli che è fedele e giusto, ci perdonerà i nostri peccati e ci purificherà da ogni iniquità. Se diciamo "Non abbiamo peccato", facciamo di lui un bugiardo e la sua parola non è in noi" (1 Gv 1, 8-10).
L'accettazione da parte dei divorziati-risposati della verità che essi sono peccatori ed anche pubblici peccatori non toglie nulla alla loro speranza cristiana. Soltanto l'accettazione della realtà e della verità li rende capaci di intraprendere il cammino di una penitenza fruttuosa secondo le parole di Gesù Cristo.
Sarebbe molto salutare ripristinare lo spirito dei primi cristiani e del tempo dei Padri della Chiesa, quando esisteva una viva solidarietà dei fedeli con i peccatori pubblici, e tuttavia una solidarietà secondo la verità. Una solidarietà che non aveva nulla di discriminatorio; al contrario, vi era la partecipazione di tutta la Chiesa nel cammino penitenziale dei peccatori pubblici per mezzo delle preghiere d'intercessione, delle lacrime, degli atti di espiazione e di carità in loro favore.
L'Esortazione apostolica Familiaris Consortio insegna:
" Anche coloro che si sono allontanati dal comandamento del Signore e continuano a vivere in questa condizione (divorziati-risposati) potranno ottenere da Dio la grazia della conversione e della salvezza, se avranno perseverato nella preghiera, nella penitenza e nella carità" (n. 84).
Durante i primi secoli i peccatori pubblici erano integrati nella comunità orante dei fedeli e dovevano implorare in ginocchio e con le braccia alzate l'intercessione dei loro fratelli. Tertulliano ce ne dà una testimonianza toccante: "Il corpo non può rallegrarsi quando uno dei suoi membri soffre. È necessario che tutto intero esso si dolga e lavori alla sua guarigione. Quando tendi le mani alle ginocchia dei tuoi fratelli, è Cristo che tocchi, è Cristo che implori. Parimenti, quando loro versano lacrime per te, è Cristo che compatisce" (De paenitentia, 10, 5-6). Nello stesso modo parla Sant'Ambrogio di Milano: "La Chiesa intera ha preso su di sé il fardello del peccatore pubblico, soffrendo con lui per mezzo di lacrime, preghiere e dolori" (De paenitentia, 1, 81).
È vero che le forme della disciplina penitenziale della Chiesa sono cambiate, ma lo spirito di questa disciplina deve restare nella Chiesa di tutti i tempi. Oggi, alcuni preti e vescovi, basandosi su alcune affermazioni di AL, cominciano a far intendere ai divorziati-risposati che la loro condizione non equivaleva allo stato oggettivo di peccatore pubblico. Essi li tranquillizzano dichiarando che i loro atti sessuali non costituiscono un peccato grave. Un simile atteggiamento non corrisponde alla verità. Essi privano i divorziati-risposati della possibilità di una conversione radicale all'obbedienza alla volontà di Dio, lasciando queste anime nell'inganno. Un tale atteggiamento pastorale è molto facile, a buon mercato, non costa niente. Non costa lacrime, preghiere ed opere di intercessione e di espiazione fraterna in favore dei divorziati-risposati.
Ammettendo, anche solo in casi eccezionali, i divorziati-risposati alla Santa Comunione senza chieder loro di cessare di praticare gli atti contrari al sesto comandamento di Dio, dichiarando inoltre presuntuosamente che i loro atti non sono peccato grave, si sceglie la strada facile, si evita lo scandalo della croce. Una simile pastorale dei divorziati-risposati è una pastorale effimera e ingannatrice. A tutti coloro che propagandano un simile facile cammino a buon mercato ai divorziati-risposati Gesù rivolge ancora oggi queste parole: " Vattene via da me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini! Allora Gesù disse ai suoi discepoli: "Se qualcuno vuol seguirmi, che rinunzi a se stesso, prenda la sua croce e mi segua" (Mt 16, 23-25).
Riguardo alla pastorale dei divorziati-risposati, oggi bisogna ravvivare anche lo spirito di seguire Cristo nella verità della Croce e della penitenza, che solo porta una gioia permanente, evitando le gioie effimere che sono in fin dei conti ingannatrici. Le seguenti parole del papa San Gregorio Magno si rivelano veramente attuali e luminose:
"Non dobbiamo abituarci troppo al nostro esilio terreste, le comodità di questa vita non devono farci dimenticare la nostra vera patria così che il nostro spirito non divenga sonnolento in mezzo alle comodità. Per questo motivo, Dio unisce ai suoi doni le sue visite o punizioni, affinché tutto ciò che c'incanta in questo mondo, divenga per noi amaro e si accenda nell'anima quel fuoco che ci spinge sempre di nuovo verso il desiderio delle cose celesti e ci fa progredire. Quel fuoco ci ferisce in modo piacevole, ci crocifigge dolcemente e ci rattrista gioiosamente" (In Hez, 2, 4, 3).
Lo spirito dell'autentica disciplina penitenziale della Chiesa dei primi secoli è perdurato nella Chiesa di tutti i tempi fino ad oggi. Abbiamo l'esempio commovente della Beata Laura del Carmen Vicuna, nata in Cile nel 1981. Suor Azocar, che aveva curato Laura, ha raccontato: "Mi ricordo che quando spiegai la prima volta il sacramento del matrimonio, Laura svenne, di certo avendo compreso dalle mie parole che sua madre era in stato di peccato mortale finché fosse rimasta con quel signore. A quell'epoca, a Junin, una sola famiglia viveva in conformità alla volontà di Dio." Da allora, Laura moltiplica preghiere e penitenze per la sua mamma. Il 2 giugno 1901 fa la sua prima comunione, con grande fervore; scrive le seguenti risoluzioni: "1. Voglio, o mio Gesù, amarti e servirti per tutta la vita; per questo ti offro tutta la mia anima, il mio cuore, tutto il mio essere. - 2. Preferisco morire piuttosto che offenderti col peccato; perciò voglio allontanarmi da tutto quello che potrebbe separarmi da te. - 3. Prometto di fare tutto il possibile affinché tu sia sempre più conosciuto e amato, e al fine di riparare le offese che ogni giorno ti infliggono gli uomini che non ti amano, specialmente quelle che ricevi da coloro che mi sono vicini. -Oh mio Dio, concedimi una vita di amore, di mortificazione e di sacrificio!" Ma la sua grande gioia è oscurata nel vedere che sua madre, presente alla cerimonia, non fa la comunione. Nel 1902, Laura offre la propria vita per sua madre che convive con un uomo in una unione irregolare in Argentina. Laura moltiplica le preghiere e le privazioni per ottenere la vera conversione della madre. Poche ore prima di morire la chiama vicino a sé. Capendo di essere al momento supremo, esclama: " Mamma, sto per morire. L'ho chiesto io a Gesù e gli ho offerto la mia vita per la grazia del tuo ritorno. Mamma, avrò la gioia di vedere il tuo pentimento prima di morire?" Sconvolta, la madre promette: "Domani mattina andrò in chiesa e mi confesserò". Laura cerca allora lo sguardo del prete e gli dice: "Padre, mia madre in questo momento promette di abbandonare quell'uomo; siate testimone di questa promessa!" E poi aggiunge: "Ora muoio contenta!". Con queste parole spira, il 22 gennaio 1904, a Junin delle Ande (Argentina), a 13 anni, nelle braccia della madre che ritrova allora la fede ponendo fine all'unione irregolare nella quale viveva.
L'esempio ammirevole della vita della giovane Beata Laura è una dimostrazione di quanto un vero cattolico consideri seriamente il sesto comandamento di Dio e la sacralità e indissolubilità del matrimonio. Nostro Signore Gesù Cristo ci raccomanda di evitare persino l'apparenza di un'approvazione di una unione irregolare o di un adulterio. Quel comando divino la Chiesa l'ha sempre fedelmente conservato e trasmesso senza ambiguità nella dottrina e nella pratica. Offrendo la sua giovane vita la Beata Laura non si era certo rappresentata una delle diverse interpretazioni dottrinali o pastorali possibili. Non si dà la propria vita per una possibile interpretazione dottrinale o pastorale, ma per una verità divina immutabile e universalmente valida. Una verità dimostrata con l'offerta della vita da parte di un gran numero di Santi, da san Giovanni Battista fino ai semplici fedeli dei giorni nostri il cui nome solo Dio conosce.
Necessità di una "veritatis laetitia"
Amoris laetitia contiene di sicuro e per fortuna delle affermazioni teologiche e indicazioni spirituali e pastorali di grande valore. Tuttavia, è realisticamente insufficiente affermare che AL andrebbe interpretata secondo la dottrina e la pratica tradizionale della Chiesa. Quando in un documento ecclesiastico, che nel caso nostro è sprovvisto di carattere definitivo e infallibile, si rinvengono elementi di interpretazioni ed applicazioni che potrebbero avere conseguenze spirituali pericolose, tutti i membri della Chiesa, e in primo luogo i vescovi, quali collaboratori fraterni del Sovrano Pontefice nella collegialità effettiva, hanno il dovere di segnalare rispettosamente questo fatto e di chiedere un'interpretazione autentica.
Quando si tratta della fede divina, dei comandamenti divini e della sacralità e indissolubilità del matrimonio, tutti i membri della Chiesa, dai semplici fedeli fino ai più alti rappresentanti del Magistero devono fare uno sforzo comune per conservare intatto il tesoro della fede e la sua applicazione pratica. Il Concilio Vaticano II ha in effetti ha insegnato: "La totalità dei fedeli, avendo l'unzione che viene dal Santo, (cfr. 1 Gv 2,20 e 27), non può sbagliarsi nel credere, e manifesta questa sua proprietà mediante il senso soprannaturale della fede di tutto il popolo, quando « dai vescovi fino agli ultimi fedeli laici » (S. Agostino, De Praed. Sanct, 14, 27) mostra l'universale suo consenso in cose di fede e di morale. E invero, per quel senso della fede, che è suscitato e sorretto dallo Spirito di verità, e sotto la guida del sacro magistero, il quale permette, se gli si obbedisce fedelmente, di ricevere non più una parola umana, ma veramente la parola di Dio (cfr. 1 Ts 2,13), il popolo di Dio aderisce indefettibilmente alla fede trasmessa ai santi una volta per tutte (cfr. Gdc 3), con retto giudizio penetra in essa più a fondo e più pienamente l'applica nella vita” (Lumen gentium, 12). Il Magistero, per parte sua, "non è al di sopra della Parola di Dio, ma è al suo servizio, poiché insegna solo ciò che è stato trasmesso (Concilio Vaticano II, Dei Verbum, 10).
Fu proprio il Concilio Vaticano II a incoraggiare tutti i fedeli e soprattutto i vescovi a manifestare senza timore le loro preoccupazioni ed osservazioni in vista del bene di tutta la Chiesa. Il servilismo ed il politicamente corretto causano un male pernicioso alla vita della Chiesa. Il famoso vescovo e teologo del Concilio di Trento, Melchior Cano, O.P., pronunciò questa frase memorabile:
"Pietro non ha bisogno delle nostre menzogne e adulazioni. Coloro che ad occhi chiusi ed in modo indiscriminato difendono ogni decisione del Sommo Pontefice, sono quelli che maggiormente compromettono l'autorità della Santa Sede. Essi ne distruggono le fondamenta invece di consolidarle".
Nostro Signore ci ha insegnato senza ambiguità spiegando in cosa consistano il vero amore e la vera gioia dell'amore: "Colui che ha i miei comandamenti e li osserva è colui che mi ama" (Gv 14, 21). Dando agli uomini il sesto comandamento e l'osservanza dell'indissolubilità del matrimonio, Dio li ha dati a tutti senza eccezione e non solo ad un'élite. Già nell'Antico Testamento Dio ha dichiarato: Questo comandamento che ti prescrivo oggi di sicuro non è al di sopra delle tue forze, né fuori della tua portata" (Deuteronomio 30, 11) e "Se vuoi, osserverai i comandamenti; l'essere fedele dipenderà dal tuo buon volere." (Siracide, 15, 15). E Gesù disse a tutti: "Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti. Quali? E Gesù rispose: Non ucciderai; non commetterai adulterio" (Mt 19, 17-18). L'insegnamento degli Apostoli ci ha trasmesso la stessa dottrina: "Poiché l'amore di Dio consiste nell'osservare i suoi comandamenti. E i suoi comandamenti non sono gravosi" (1 Gv 5, 3).
Non vi è una vita vera, soprannaturale ed eterna, senza l'osservanza dei comandamenti di Dio: "Ti prescrivo di osservare i suoi comandamenti. Ho posto davanti a te la vita e la morte. Scegli la vita!" (Deuteronomio 30, 16-19). Non vi è dunque una vera vita e una vera gioia d'amore autentica senza la verità. "L'amore consiste nel vivere secondo i suoi comandamenti" (2 Gv 6). La gioia d'amore consiste nella gioia della verità. La vita autenticamente cristiana consiste nella vita e nella gioia della verità: "Per me non c’è gioia maggiore di quella che provo nel sapere che i miei figli vivono ubbidendo alla verità." (3 Gv 4).
Sant'Agostino ci spiega l'intimo legame fra la gioia e la verità: "Chiedo a tutti loro se non preferiscono la gioia della verità a quella della menzogna. Ed essi non esitano qui più che per la risposta alla domanda sulla felicità. Perché la vita felice consiste nella gioia della verità, noi tutti vogliamo la gioia della verità" (Confessioni, X, 23).
Il pericolo di una confusione generale per quanto riguarda l'indissolubilità del matrimonio
Ormai da tempo, nella vita della Chiesa, si constata in alcuni luoghi, un tacito abuso nell’ammissione dei divorziati-risposati alla Santa Comunione, senza chiedere loro di vivere in perfetta continenza. Le affermazioni poco chiare nel capitolo VIII della AL hanno dato nuovo dinamismo ai propagatori dichiarati della ammissione, in singoli casi, dei divorziati-risposati alla Santa Comunione.
Possiamo ora constatare che l'abuso ha iniziato a diffondersi maggiormente nella pratica sentendosi in qualche modo legittimato. Inoltre vi è confusione per quanto riguarda l'interpretazione principalmente delle affermazioni riportate nel capitolo VIII della AL. La confusione raggiunge il suo apice poiché tutti, sia i sostenitori della ammissione dei divorziati-risposati alla Comunione sia i loro oppositori, sostengono che « La dottrina della Chiesa in questa materia non è stata modificata ».
Tenendo debitamente conto delle differenze storiche e dottrinali, la nostra situazione mostra alcune somiglianze e analogie con la situazione di confusione generale della crisi ariana del 4° secolo. All’epoca, la fede apostolica tradizionale nella vera divinità del Figlio di Dio fu garantita mediante il termine "consustanziale" ("homoousios"), dogmaticamente proclamata dal Magistero universale del Concilio di Nicea I. La crisi profonda della fede, con una confusione quasi universale, fu causata principalmente dal rifiutare o dall’evitare di utilizzare e professare la parola "consustanziale" ("homoousios"). Invece di utilizzare questa espressione, si diffuse tra il clero e soprattutto tra l'episcopato l’utilizzo di formule alternative che alla fine erano ambigue e imprecise come ad esempio "simile nella sostanza" ("homoiousios") o semplicemente "simile" ("homoios"). La formula "homoousios" del Magistero universale di quel tempo esprimeva la divinità piena e vera del VERBO in modo così chiaro da non lasciare spazio ad interpretazioni equivoche.
Negli anni 357-360 quasi l'intero episcopato era diventato ariano o semi-ariano a causa dei seguenti avvenimenti: nel 357 papa Liberio firmò una delle formule ambigue di Sirmio, nella quale era stato eliminato il termine "homoousios". Inoltre, il Papa scomunicò, in maniera scandalosa, sant’Atanasio. Sant’Ilario di Poitiers fu l’unico vescovo ad aver mosso gravi rimproveri a Papa Liberio per tali atti ambigui. Nel 359 i sinodi paralleli dell'episcopato occidentale a Rimini e di quello orientale a Seuleukia avevano accettato delle espressioni completamente ariane peggiori ancora della formula ambigua firmata da Papa Liberio. Descrivendo la situazione di confusione dell’epoca, san Girolamo si espresse così: « “il mondo gemette e si accorse con stupore di essere diventato ariano. » («Ingemuit totus orbis, et arianum se esse miratus est » : Adv. Lucif., 19).
Si può affermare che la nostra epoca è caratterizzata da una gran confusione riguardo alla disciplina sacramentale per i divorziati-risposati. Ed esiste un pericolo reale che questa confusione si espanda su vasta scala, se evitiamo di proporre e proclamare la formula del Magistero universale e infallibile: « La riconciliazione nel sacramento della penitenza - che aprirebbe la strada al sacramento eucaristico - può essere accordata solo a quelli che, (…) assumono l'impegno di vivere in piena continenza, cioè di astenersi dagli atti propri dei coniugi" (Giovanni Paolo II, Familiaris consortio, 84). Questa formula è purtroppo incomprensibilmente assente da AL. L’AL contiene invece, in maniera altrettanto inspiegabile, la seguente dichiarazione: « In queste situazioni (di divorziati risposati), molti, conoscendo e accettando la possibilità di convivere “come fratello e sorella” che la Chiesa offre loro, rilevano che, se mancano alcune espressioni di intimità, «non è raro che la fedeltà sia messa in pericolo e possa venir compromesso il bene dei figli» (AL, 298, n. 329). Tale affermazione lascia pensare ad una contraddizione con l'insegnamento perenne del Magistero universale, come è stato formulato nel testo citato della Familiaris Consortio, 84.
Si rende urgente che la Santa Sede confermi e proclami nuovamente, eventualmente sotto forma di interpretazione autentica di AL, la citata formula della Familiaris Consortio, 84. Questa formula potrebbe essere considerata, sotto certi aspetti, come l’"homoousios" dei nostri giorni. La mancanza di conferma in maniera ufficiale ed esplicita della formula di Familiaris Consortio 84 da parte della Sede Apostolica potrebbe contribuire ad una confusione sempre maggiore nella disciplina sacramentale con ripercussioni graduali e inevitabili in campo dottrinale. In questo modo si verrebbe a creare una tale situazione alla quale si potrebbe in futuro applicare la seguente constatazione: « Tutto il mondo gemette e si accorse con stupore di aver accettato il divorzio nella prassi.» («Ingemuit totus orbis, et divortium in praxi se accepisse miratus est »).
Una confusione nella disciplina sacramentale nei confronti dei divorziati-risposati, con le conseguenti implicazioni dottrinali, contraddirebbe la natura della Chiesa cattolica, così come è stata descritta da sant’Ireneo nel secondo secolo:
« La Chiesa, avendo ricevuto questa predicazione e questa fede, benché dispersa nel mondo intero la conserva con cura come abitando una sola casa; e allo stesso modo crede in queste verità, come se avesse una sola anima e un solo cuore; e le proclama, insegna trasmette, con una voce unanime, come se avesse una sola bocca» (Adversus haereses, I, 10, 2).
La Sede di Pietro, cioè il Sovrano Pontefice, è il garante dell'unità della fede e della disciplina sacramentale apostolica. Considerando la confusione venutasi a creare tra di sacerdoti e vescovi nella pratica sacramentale per quanto riguarda i divorziati risposati e l'interpretazione di AL, si può considerare legittimo un appello al nostro caro papa Francesco, il Vicario di Cristo e « il dolce Cristo in terra » (Santa Caterina da Siena), affinché ordini la pubblicazione di una interpretazione autentica di AL, che dovrebbe necessariamente contenere una dichiarazione esplicita del principio disciplinare del Magistero universale e infallibile riguardo l’ammissione ai sacramenti dei divorziati-risposati, così come è formulato nel n. 84 della Familiaris consortio.
Nella grande confusione ariana del IV secolo, san Basilio il Grande fece un appello urgente al papa di Roma affinché indicasse con la sua parola una chiara direzione per ottenere finalmente l'unità di pensiero nella fede e nella carità (cf. Ep. 70).
Una interpretazione autentica di AL da parte della Sede Apostolica porterebbe una gioia nella chiarezza (« claritatis laetitia ») per tutta la Chiesa. Tale chiarezza garantirebbe un amore nella gioia (« amoris laetitia »), un amore e una gioia che non sarebbero secondo la mente degli uomini, ma secondo la mente di Dio (cf. Mt 16, 23). Ed è questo ciò che conta per la gioia, la vita e la salvezza eterna di divorziati-risposati e di tutti gli uomini.
+ Athanasius Schneider, Vescovo Ausiliare dell’Arcidiocesi di Maria Santissima in Astana, Kazakhstan
Testo notevole e ben argomentato di un vescovo teologicamente formato che ha il coraggio di mettere per iscritto ciò che pensa.
RispondiEliminaGrazie, Eccellenza. Finalmente
RispondiEliminaGrazie a Mons. Schneider per questo intervento chiaro e forte a difesa della vera Fede e della morale cattolica, e che si affianca alle parole altrettanto chiare di Mons. Fellay. E' una dichiarazione da diffondere il più possibile tra il clero e i fedeli. Un'unica nota: va bene appellarsi a Papa Francesco perché chiarisca, ma andrebbe sottolineato che si tratta di un preciso e gravissimo suo dovere visto il caos da lui suscitato.
RispondiEliminaInoltre esiste già un'interpretazione autentica del senso e dell'indirizzo dell'AL data dal Papa stesso durante l'intervista sull'aereo al ritorno dalla Grecia, laddove ha chiarito che la posizione degli 'aperturisti' è quella giusta, con la sua frase storica :"Posso dire di sì. Punto.", frase di cui forse Mons. Schneider non è a conoscenza.
Questo punto è importante. Sono parole ponderate che hanno un peso. Afferma che "nel caso nostro il documento "è privo di carattere definitivo e infallibile". Inoltre affermare "nella collegialità effettiva", credo che possa escludere anche la "pastorale territoriale":
RispondiElimina"Amoris laetitia contiene di sicuro e per fortuna delle affermazioni teologiche e indicazioni spirituali e pastorali di grande valore. Tuttavia, è realisticamente insufficiente affermare che AL andrebbe interpretata secondo la dottrina e la pratica tradizionale della Chiesa. Quando in un documento ecclesiastico, che nel caso nostro è sprovvisto di carattere definitivo e infallibile, si rinvengono elementi di interpretazioni ed applicazioni che potrebbero avere conseguenze spirituali pericolose, tutti i membri della Chiesa, e in primo luogo i vescovi, quali collaboratori fraterni del Sovrano Pontefice nella collegialità effettiva, hanno il dovere di segnalare rispettosamente questo fatto e di chiedere un'interpretazione autentica."
E c'è la richiesta specifica di una interpretazione autentica (non quella dell'intervista sull'aereo: "Sì. Punto", che tra l'altro sarebbe di inequivocabile 'rottura' con l'insegnamento costante della Chiesa).
RispondiEliminaIn risposta all'intervista sull'aereo non ha detto "Sì. Punto.", ma "Direi di sì ma sarebbe una risposta piccola et cetera". Non pensiate che si scopra così tutto d'un tratto.
RispondiEliminaPusillanimitatis laetitia. L'interpretazione l'ha già data Bergoglio, punto e basta. Non c'è peggior cieco di quel che non vuole vedere.
RispondiEliminaQuesto sì è parlar chiaro, ringrazio Mons. Schneider.
RispondiEliminaSenza voler in alcun modo relativizzare il suo intervento ricordo che una rondine non fa la primavera, Mons. Schneider non deve e non può restare solo, il suo resterebbe solo un grido nel deserto rapidamente declassato come la reazione di un integralista ribelle al papa, mi dico e dico ai TRENTA vescovi e cardinali che hanno scritto una lettera al papa prima del Sinodo:
forse che siete tutti soddisfatti dall`AL?
Forse che i vostri timori non si sono avverati?
Non avete nulla da dire su un documento che, al contrario, è riuscito a far passare quel che giustamente voi temevate?
Dove sono quei Pastori?
Dove è il cardinal Müller?
Possono ignorare l`uso che è GIÀ fatto dell`AL?
Possono ignorarne le interpretazioni contrarie alla Dottrina?
Lo può ignorare il prefetto della CdF?
NON può essere interpretazione autentica una rapida risposta data in aereo a chi gli ha domandato se "ci sono nuove possibilità concrete o no", NON può e non deve esserlo quel:
«Io posso dire sì. Ma sarebbe una risposta troppo piccola".
Quanto tempo dovrà aspttare mons. Schneider fino a che altre voci si uniscano alla sua per domandare al vescovo di Roma una presa di posizione forte, netta e chiara, INEQUIVICABILE?
Ma Bergoglio è ormai inequivocabile, purtroppo.
RispondiEliminaIl fatto è che mons. Schneider è stato chiaro ed inequivocabile ma adotta la stile della Chiesa di sempre: carità nella verità. E l'interpretazione che chiede dovrà avvenire con una pronunzia ad hoc. Non si può prendere in considerazione una dichiarazione rilasciata in una intervista in aereo. Anche se c'è da temere sia quella giusta.
Il problema è che costoro non formalizzano e non definiscono nulla. Se non ci saranno reazioni, va preso atto di questo è se ne dovranno trarre le conseguenze.
Ma non ci è andato leggero nei contenuti. Anche se ha riconosciuto alcuni elementi positivi di massima. Cos'altro doveva fare? È evidente che non dimentica di parlare al Papa. Ma sulla verità non gliele manda a dire e, del concilio e post, cita gli elementi commestibili. Fermo restando che delle distorsioni è consapevole, se a suo tempo (2010) ha richiamato - affiancandosi a mons. Gherardini - l'emanazione di un Sillabo.
Il fatto è che proprio l'intervista ad alta quota ha fornito l'interpretazione autentica riassunta in: "SI. PUNTO". Tutte le pur bellissime riflessioni del sempre ottimo mons. Schneider non valgono nulla di fronte ad un documento redatto da modernisti, con il linguaggio tipico dei modernisti che dice e non dice, lascia intuire pur senza dirlo chiaramente. Si presenta fin dall'inizio come non magisteriale ma produce gli stessi effetti che in passato producevano le dichiarazioni infallibili. Non abbiamo ancora capito, o non vogliamo capire, che non possiamo usare le categorie "classiche" in pieno tzunami modernista. Non è un documento magisteriale. Ma produce effetti devastanti. Non afferma esplicitamente nulla, ma indirettamente spinge a fare ciò che neppure menziona. Coi modernisti e col modernismo bisogna usare, con più appropriatezza l'evangelico "SI, SI, NO, NO". Opporsi apertamente, senza mezzi termini, proprio come san Paolo s'oppose a viso aperto a san Pietro. Costi quel che costi. Ma per far ciò ci vuole un coraggio di manzoniana memoria. Deus adiuvet.
RispondiEliminaNicola Lentinu
Ed esiste un pericolo reale che questa confusione si espanda su vasta scala, se evitiamo di proporre e proclamare la formula del Magistero universale e infallibile: « La riconciliazione nel sacramento della penitenza - che aprirebbe la strada al sacramento eucaristico - può essere accordata solo a quelli che, (…) assumono l'impegno di vivere in piena continenza, cioè di astenersi dagli atti propri dei coniugi" (Giovanni Paolo II, Familiaris consortio, 84)
RispondiEliminaCara Mic,
come si fa a distinguere metodologicamente a quali condizioni un documento papale è infallibile?
So che un dogma viene dichiarato in modo solenne obbligando tutta la Chiesa a crederlo (come accaduto p.es. per il dogma dell' Immacolata Concezione di Maria). Questo è chiaro. Vaticano I docet.
Ma mi pongo la domanda: un altro documento papale (non promulgato nella forma canonica di dogma) come quello sopra citato da mons. Schneider, gode dell'infallibilità in quanto nel suo contenuto ribadisce la dottrina cattolica di sempre?
Oppure è il documento stesso che in forza della sua specifica forma detiene il carisma dell'infallibilità?
Te lo chiedo per capire meglio che tipo di intervento mons. Schneider sta auspicando nei confronti del Sommo Pontefice.
Grazie.
Scusate, ma come può dire Mons Shneider che "L'Esortazione Apostolica «Amoris Laetitia» (AL) pubblicata di recente, che contiene una grande ricchezza spirituale e pastorale per la vita nel matrimonio e nella famiglia cristiana della nostra epoca". Questa frase introduttiva al suo commento mi permetto di contestarla perchè AL ha tutto (in senso negativo) tranne che la "grande ricchezza spirituale....."
RispondiEliminaLa Chiesa conciliare dice che esiste il problema delle due ermeneutiche (non sono d'accordo...) del Concilio, ma non gli ha risolto. Qualcuno può onestamente credere che adesso risolverà questo problema nella Amoris Laetitiae? Qualcuno può credere che risolverà l'arrivo di questo problema al Vangelo?
RispondiEliminaCara Maria, non sò se si smarrito nello spam un commento mio di ieri del primo pomeriggio, oppure hai ritenuto di non pubblicarlo per vari motivi che ben conosciamo.
RispondiEliminaLi dicevo che se alcuni vescovi o cardinali avessero premuto troppo la mano verso il VdR, avremmo scatenato i modernisti per uno scisma de jure, visto che de facto c'è ormai da 50 anni e per essere più precisi la rottura è avvenuta già con Roncalli quando ha fatto gettare via tutti i fascicoli preparati per il concilio e ne ha fatti ripreparare di nuova dai teologi della nouvelle theologie.
Comunque se riesci a ricuperare il mio commento e ritieni di doverlo pubblicare, sappi che dicevo in buona parte ciò che ha fatto Mons. Schneider.
Grazie per ciò che fai, un giorno il Signore ti ricompenserà con doni celesti.
E preghiamo, preghiamo la SS.ma Vergine che alla fine può tutto dal Figlio.
Lo può dire perché di fatto li contiene. Anche se dopo c'è il veleno, che non ha mancato di evidenziare sottolineare e contestare con una miriade di argomenti e di esempi calzanti.
RispondiEliminaCi vorrebbe un gesto forte al suo fianco che rafforzi questa posizione di dovuto rispetto ma di altrettanto dovuta resistenza, ché tale è. Come lo è del resto quella meno esplicita (basata intanto sulla definizione di "non magisteriale" e dunque non richiede obbedienza) del cardinale Burke.
Tuttavia realisticamente gli effetti sono quelli che sono. Mons. Schneider ne ha già preso atto. Occorrerà trarne le conseguenze. Intanto, in primis, appoggiando e sostenendo la pastorale tradizionale, costituendone il fronte concreto. Questo sta anche a noi e il come lo vedremo a breve. Non voglio anticipare nulla per ovvi motivi.
Rispondevo a gianlub...
RispondiEliminaL'AMORE coniugale è immagine dell'Amore di Dio. L'Uomo, immagine di Dio, chiamato dalla Misericordia Divina ad un destino eterno di Luce, non può "sporcare" con un comportamento incoerente la Trasparenza ed Incorruttibilità della Legge Divina. Sarebbe una contraddizione. Perciò anche se il Peccato non sarà eliminato, insopprimibile sarà la Norma Divina che difende l'Amore Coniugale nella sua Esclusività ed Assolutezza.
RispondiEliminaKasper in un'intervista della settimana scorsa. E intanto come dice Luisa Muller tace...
RispondiEliminaLei ha riscontrato già mesi fa che il sinodo ha aperto la porta per l'ammissione ai sacramenti,
in singoli casi, dei divorziati risposati. Quanto è grande oggi la sua speranza?
La porta è aperta. Però Francesco non prescrive come essa debba essere varcata. Non ripete
dichiarazioni tendenzialmente negative di precedenti papi in merito a ciò che è possibile o ciò che
non è permesso. Quindi dà spazio di libertà ai singoli vescovi e alla conferenze episcopali. Il sinodo
sulla famiglia ha mostrato che non ci sono solo progressisti e conservatori, ma culture diverse
nell'unica Chiesa. L'autonomia delle culture si evidenzia ora chiaramente. Di questo il papa intende
tener conto. Non tutti i cattolici la pensano come i tedeschi.
Francesco mira quindi fermamente all'obiettivo a cui ha accennato più volte: sinodalità,
decentramento, maggiori competenze alle Chiese locali.
In “Amoris laetitia” dice nelle prime due pagine che non è compito del magistero assumere
decisioni per ogni singola situazione. In secondo luogo dice che la Chiesa deve inculturarsi. Le
culture sono però molto diverse. Questo significa: da noi può essere corretto ciò che in Africa viene
ritenuto sbagliato. Quindi il papa lascia spazio libero per situazioni diverse e sviluppi futuri.
A parte il veleno, che è presente in forma diabolicamente "nascosta", e che quindi come tale vanifica completamente la presunta "ricchezza spirituale" di tale documento, io sinceramente non vedo "ricchezza spirituale" dove si fà semplicemente del "sociologismo" e una serie di raccolta di "dati di fatto" dell'attuale disastrosa situazione per cui rimango del parere che la frase introduttiva è altamente "inopportuna" per usare un eufemismo.
RispondiEliminaSappiamo bene ciò che dice Kasper e lo abbiamo adeguatamente commentato.
RispondiEliminaQuanto a Muller non ha taciuto:
"delegare alcune decisioni dottrinali o disciplinari sul matrimonio o la famiglia alle conferenze episcopali è assolutamente anticattolica", visto che le conferenze episcopali locali – pur avendo autorità su determinate questioni – "non non costituiscono un magistero affiancato a un Magistero, senza il Papa e la comunione con tutti i vescovi". Il problema è che la questione (da sempre delicata e assai spinosa) era affrontata con estrema chiarezza in un passaggio dell'Evangelii Gaudium: "Ancora non si è esplicitato sufficientemente uno statuto delle Conferenze episcopali che le concepisca come soggetti di attribuzioni concrete, includendo anche qualche autentica autorità dottrinale. Un'eccessiva centralizzazione, anziché aiutare, complica la vita della Chiesa e la sua dinamica missionaria".
"la Chiesa non è un insieme di chiese nazionali, i cui presidenti votano per eleggere il loro leader a livello universale".
Già nell'autunno del 2013 era stato pubblicato sull'Osservatore Romano un suo lungo articolo in cui negava la possibilità di concedere la riammissione all'eucaristia dei divorziati risposati, uno dei punti più controversi dibattuti al Sinodo straordinario dello scorso ottobre.
Ora dovrebbe pronunciarsi sul documento come Prefetto della Dottrina della Fede...
Se il silenzio dei Pastori, a parte quelche rarissima e lodevole eccezione, è deplorevole, non tutti i laici se ne stanno zitti, non è stato zitto Christopher A. Ferrara che ha scritto per The Remnant un lungo articolo che vale la pena di essere letto:
RispondiElimina"Amoris Laetitia: Anatomy of a Pontifical Debacle"
http://remnantnewspaper.com/web/index.php/articles/item/2464-amoris-laetitia-anatomy-of-a-pontifical-debacle
Tradotto qui in francese:
http://www.inquisition.ca/fr/serm/debacle.htm
io sinceramente non vedo "ricchezza spirituale" dove si fà semplicemente del "sociologismo" e una serie di raccolta di "dati di fatto" dell'attuale disastrosa situazione per cui rimango del parere che la frase introduttiva è altamente "inopportuna" per usare un eufemismo.
RispondiEliminaE' vero, ci sono molti psicologismi e sociologismi. Ma ci sono anche ricchezze spirituali (penso al I Capitolo). Dando, però, un'occhiata, poco fa, ho rilevato un'altra 'stranezza all'inizio del punto 11.
"La coppia che ama e genera la vita è la vera “scultura” vivente (non quella di pietra o d’oro che il Decalogo proibisce), capace di manifestare il Dio creatore e salvatore".
E' evidente che vuol significare la vitalità della famiglia in luogo della cristallizzazione in stereotipi.
Però, il riferimento al decalogo è improprio perché, se non sbaglio, il decalogo dice "non avrai altro Dio all'infuori di me" e da questo si deduce il rifiuto di idoli d'oro o di pietra. E non si può trasferire sulla famiglia, neppure come metafora, ciò che, invece, appartiene a Dio...
Ci sono una marea di intarsi fallaci e falsanti, da estrarre col bisturi...
Bergoglio, sempre sull`aereo, ha delegato l`interpretazione dell`Al a Schönborn... "lui è un gran teologo e ha lavorato alla Cdf"... screditando en passant il Prefetto della Cdf, quel che pensa dice e fa a Vienna Schönborn lo si sa, il giorno dopo la presentazione dell`Al si è detto molto contento perchè è stato seguito quel che già lui fa a Vienna per i divorziati risposati , 5 tappe, 5 domande....
RispondiEliminaPersonalmente non sono un`ingenua, so che non ci sarà una risposta inequivocabile di Bergoglio, una risposta che confirmerebbe la Dottrina, in effetti mi sembra chiaro che quel che lui vuole è appunto la confusione, l`ambiguità che lascia spazio a diverse interpretazioni e applicazioni , ciò che auspico è invece l`intervento forte e chiaro dei Pastori, come di coloro che hanno redatto la famosa lettera dei 30.
Perchè non si metterebbero di nuovo insieme, con COERENZA, visto che i loro timori si sono rivelati fondati?
È il minimo che possiamo pretendere da coloro la cui missione è la salvezza delle anime.
Tutto verissimo ma intanto il veleno della AL ormai è stato inoculato e assorbito velocissimamente nella Chiesa che ora ammette il divorziare e risposarsi adeguandosi ancora di più ai dogmi del Mondo. Altro certamente seguirà ad eguale velocità: c'è ancora molta carne al fuoco per l'infernale banchetto. Voglio poi vedere quale sarà il sacerdote che riuscirà ad opporsi senza sentirsi accusare di andare contro la Chiesa, il Papa e magari anche contro Gesù stesso che notoriamente era a favore del divorzio e dell'audulterio.
RispondiEliminaMiles
Capisci, cara Mic, che se uno deve estrarre "col bisturi" la quasi totalità delle frasi nel documento separando il "non opportuno", già solo questo fatto manda a "farsi benedire" la "ricchezza spirituale" che in fin dei conti non esiste.
RispondiEliminacome di coloro che hanno redatto la famosa lettera dei 30.
RispondiEliminaMi pare fossero 13, da cui poi qualcuno si è successivamente dissociato... Anche perché purtroppo il loro contributo aperto e collaborativo è stato etichettato, in maniera subdola e indiretta (articolo su Vatican Insider) come congiura nei confronti del papa...
Ci troviamo in una situazione anomale e inedita (l'ho sottolineato più volte). Altrettanto inedito, oltre che forte e chiaro, dovrebbe essere il comportamento pubblico dei pochi pastori di riferimento che abbiamo.
Tutte le pur bellissime riflessioni del sempre ottimo mons. Schneider non valgono nulla di fronte ad un documento redatto da modernisti
RispondiEliminaSecondo me invece qui mons. Schneider ha fatto un balzo di qualità innegabile, non per quanto riguarda i sempre apprezzati contenuti fedelmente cattolici, che rimangono sempre gli stessi (escludo qui le ricorrenti interpretazioni insoddisfacenti del fenomeno CVII e addentellati).
Sto alludendo al fatto che finalmente siamo fuori dal logorato e logorante teatrino delle interviste (forma tipica dell'opinabilità che alla lunga banalizza e vanifica ogni pregnanza e profondità di contenuti) per inoltrarsi ora nel campo della comunicazione diretta, con una presa di posizione rivolta al mondo cattolico, in primis diretta al Papa, ma rivolta contemporaneamente all'alto clero, aprendo la prospettiva di formare una squadra pronta a giocarsi nel chiedere inequivocabilmente e autorevolmente quanto è indispensabile per ostacolare il totale disfacimento in atto della fede cattolica.
Nel thread precedente avevo espresso perplessità, qui invece devo proprio ricredermi.
Qui vedo che mons. Schneider è entrato nell'arena lanciando il guanto di sfida nientemeno che nel terreno specifico del Sommo Pontefice, che è quello dell'infallibilità.
La bergogliana risposta sull'aereo "Potrei dire sì punto" è solo il solito bla-bla. Un bla-bla che produce danni a dismisura a causa del ruolo ricoperto da chi lo pronuncia, questo è verissimo.
Proprio per questo qui mons. Schneider gli chiede in un certo senso di smetterla di giocare e di esprimersi finalmente, in bene o in male, impegnando il suo carisma dell'infallibilità che a lui solo compete:
in bene confermando solennemente la dottrina di sempre, quindi cominciando a fare davvero il Papa e contraddicendo dunque le sue chiacchiere giornalistiche ad alta quota e le sue velleità modernistiche;
in male confermando solennemente le sue chiacchiere ma firmando così la sua autodestituzione per eresia conclamata.
RispondiElimina@ Grazie Eccellenza, mons. Schneider, nostro Atanasio
Mons. Schneider stava dunque preparando l'intervento complesso ed articolato qui pubblicato da Mic. Ottimo intervento, lo dico da semplice fedele, per quanto sta alle mie limitate conoscenze. A mio avviso, ha impostato la questione nell'unico modo valido, al momento.
1. Analisi precisissima delle ambiguita' e contraddizioni del documento papale sul noto punto, contrapposte alla dottrina di sempre, riassunta alla fine dal par. 82 della Familiaris Cons. di GPII.
2. Critica dell'atteggiamento interlocutorio (card. Burke e altri) che per ora si e' limitato a far rilevare il carattere non magisteriale della Esortazione di Papa Bergoglio.
Tale atteggiamento non puo' ora esser piu' mantenuto, dopo l'intervento di mons. Schneider; risulta completamente superato. (Pensavo ci sarebbe voluto piu' tempo, sono lieto di esser stato smentito dai fatti).
3. Richiamo alla tradizione, nel rispetto della Gerarchia, con il riferimento all'appello al Papa di Basilio il Grande all'epoca della crisi ariana.
4. Appello al Papa affinche' emani un documento ufficiale con l'interpretazione autentica che pero' ristabilisca la vera dottrina cattolica contro le devastanti ambiguita' dell'Esortazione (cioe' in pratica contro se stesso).
5. E' giusta la richiesta di un documento ufficiale, che equivale in sostanza ad un atto di governo del Papa, nella forma di una interpretazione autentica del suo proprio scritto. Non ci si puo' basare su dichiarazioni ufficiose, private, semiprivate etc., a volte nemmeno riportate allo stesso modo dai mezzi di informazioni. IL Papa deve assumersi una responsabilita' ufficiale.
6. Adesso abbiamo finalmente un vescovo che e' sceso in campo. E' vero che non si spinge ad attaccare il Concilio e ne ha citato solo le parti conformi alla Tradizione della Chiesa. Ma cio' non e' in questo momento la cosa piu' importante. Bisogna schierarsi con mons. Schneider senza andare a cercare il pelo nell'uovo; bisogna spiegare e approfondire, per quanto possiamo noi, le posizioni critiche da lui professate con piena cognizione di causa ed ineccepibile e vasta dottrina.
7. Incitare altri prelati e uomini di chiesa in genere e anche le suore, a sostenere pubblicamente la presa di posizione di mons. Schneider.
Per la prima volta un vescovo si espone in pubblico e interpella il Papa! Dobbiamo pregare e confidare nel Signore! Molti di noi sono scoraggiati a causa di pastori progressisti, molto diffusi dovunque ma in talune zone sicuramente predominanti! Non credo che tali pastori si farebbero convincere a modificare il loro operato o forse lo farebbero soltanto con l'intervento del Papa che tuttavia mi sembra molto improbabile... Continuiamo a pregare per la Chiesa di Cristo!!
RispondiEliminaPer formare più falangi travolgenti occorre, a parer mio, che ognuno qui risponda:
RispondiEliminaE'male fornicare? Perchè sì? Perchè no? Prima in generale, poi in particolare.
Tutti ad aver paura dello scisma "de iure" rispetto a quello "de facto"...Ma scusate conta più il fatto, contro cui "non valet argumentum", o lo "ius", che anche a livello civile ed internazionale, vediamo calpestato ogni giorno ?
RispondiEliminaE se scisma "de iure" fosse, che succederebbe ? Arriverebbe il Sacro Romano Imperatore col suo esercito a riportare la Chiesa di Roma in Baviera, come nel XVI sec. ? Arriverebbero gli Ugonotti alla Rochelle (XVII?sec.) o a Parigi ci sarebbe un'altra St. Barthelemy ? O a Londra riappenderebbero le teste mozzate dei Cattolici sui ponti del Tamigi (XVI-XVII secc.)?
MA STIAMO SCHERZANDO ? La Chiesa cattolica , nella sua essenza umana, terrena, sta MORENDO in Europa, la sua patria terrestre - perché è Roma e l'Europa la patria terrestre della Chiesa, NON Gerusalemme, che l'ha rigettata fin dal suo nascere, e l'ha sempre combattuta, e continua farlo - e ci si preoccupa ancora dello "scisma" ? Uno "scisma" da un moribondo ? Anzi, meglio che sia scisma, così la parte sana, seppure piccola e semi nascosta, si salverà dalla gangrena della parte malata, anche se più numerosa e apparentemente ricca e vincente (basta guardare una foto del cardinale Marx e paragonarla a quella di Monsignor Lefebvre, ma anche Monsignor Schneider).
Io tutti questi "ma, però, attenzione, andiamoci piano, seguiamo come sempre s'è fatto la via della Chiesa, tutta attenzione, rispetto, carità", non li capisco e non li tollero più. E' una guerra scatenata da almeno 50 anni, condotta finora con metodi e mezzi della guerriglia urbana di marxiana memoria, e non solo, ma ora senz'altro in campo aperto, col nemico che ha preso il comando dell'esercito in teoria leale, e loro sono ancora a baloccarsi con i distinguo, le "ricchezze " di un testo che andrebbe semplicemente bruciato nel fuoco, così da purificarlo (come anche gli altri due, scritti verosimilmente da "Tucho" (Anche S. Tommaso aveva un soprannome così, come dire, femmineo!) .
Vogliono il chirurgo estetico, a rifare i nasi, quando ci vuole il chirurgo generale che sul campo di battaglia, nell'ospedale da campo, amputa senza tanti problemi: - Resterai senza una gamba soldato, ma almeno avrai salva la vita -.
Va be', ci penseranno i Mussulmani a metterci tutti in riga...
«Amoris Laetitia»: chiarire per evitare una confusione generale.
RispondiEliminaAbbiate pazienza: se nelle intenzioni ci fosse stata la volontà di produrre un documento chiaro, inequivocabile, che non si prestasse a interpretazioni personali e contradditorie, l'intero documento avrebbe dovuto beneficiare di un’impostazione e un linguaggio diversi.
Il papa voleva che il suo pensiero fosse noto alle masse e l'obiettivo è stato raggiunto. Ed è questo che conta.
Si può davvero pensare che nel momento storico in cui viviamo la massa dei credenti o pseudo tali, s’interessi a ciò che dicono Schneider, Burke, Muller o quei pochi che dissentono in un modo altrettanto ambiguo?
Gli individui, nella stragrande maggioranza, sono oggi pervasi da altri pensieri e la fede è sì presente ma in modo molto marginale. Se così non fosse sarebbero pochi quelli a non tener conto del Magistero e sarebbero ancor meno coloro disposti ad avvalersi del divorzio, dell’aborto o a mettere in pratica comportamenti decisamente contrari all’insegnamento cattolico.
Quale chiarimento e da chi se lo aspetta Schneider?
Dei famosi 13, che poi forse erano 10 o addirittura 8, comunque più di uno, alcuni sono o prossimi alla pensione o già in cattive acque per altri motivi (Pell). Quindi, visto che tanto ormai la carriera l'hanno fatta - e che tanto papi non li fanno - escano dalla vita ecclesiastica attiva col botto: indicano una conferenza stampa a Roma, in un qualsiasi bel palazzo pontificio, e dicano APERTAMENTE ciò che pensano su questo documento e sul resto. Si espongano, facciano "lio", che almeno tutte le TV, i grandi giornali, ne parlino e l'opinione pubblica mondiale sappia. Non basta un articolo, seppur ottimo su Corrispondenza romana (letta da quanti?) , né quelli di giornalisti cattolici su riviste e blogs la cui diffusione è, ovviamente, limitata.
RispondiEliminaVuole il "lio" ? e che "lio" sia. Saranno accusati delle peggio cose. Ci saranno decine di Caifa che si stracceranno le vesti. Saranno sputati e diffamati, tireranno fuori i loro scheletri dagli armadi (chi non ne ha?). Ma almeno faranno sentire la voce della Verità. e riaffermeranno la Dottrina cattolica di SEMPRE. Che NON può cambiare, perché CHI l'ha dettata NON può cambiare. Poi andranno al "martirio" mediatico. Ma solo per veder la faccia di Lombardi e gli stravasi di bile di Tornielli e C. sarebbe uno spettacolo bellissimo.
Siamo o no nella società dello spettacolo ? Non ricerca forse lui un giorno si ed uno no il clamore dei media ? bene, organizziamogliene uno, di "showdown", memorabile !
Quale chiarimento e da chi se lo aspetta Schneider?
RispondiEliminaChecché ne dica Rosa, la cui reazione è umanamente più che comprensibile, al livello di responsabilità rivestito da mons. Schneider, il comportamento giusto è il suo.
Del resto si è esposto pubblicamente e in modo che più chiaro non si potrebbe, pur mantenendo una forma di tutto rispetto, che è lo stile della Chiesa che deve insegnare e governare nella carità oltre che nella verità, non quello dei rivoluzionari o dei contro-rivoluzionari (che poi si equivale).
E, non solo si è esposto pubblicamente, ma lo ha fatto portando argomenti che costituiscono una replica inequivocabile ed efficace con tutte le argomentazioni, compresi i puntuali richiami storici oltre che magisteriali. Una replica che di fatto è anche una presa di posizione che si contrappone non al papa (perlomeno non si contrappone a Pietro quanto piuttosto a Simone), ma agli errori. Ed è una presa di posizione così netta da cui non si torna indietro.
Per questo ha bisogno di tutto l'appoggio, anche pubblico, del corpo mistico di Cristo che non si è ancora trasformato - e con Lui i n Lui e per Lui mai accadrà - in popolo in cammino verso il precipizio.
Poichè AL è un testo diabolico nel senso della sua ispirazione, è inutile mettersi a discutere col "diabolico" come ci insegna Gesù stesso ma lo si deve semplicemente respingere in toto senza indulgere a cercare chiarimenti ed interpretazioni per cui sono molto d'accordo con RR ed Anonimo.
RispondiEliminaGiornata della Terra. Francesco a sorpresa a Villa Borghese: “Trasformate deserti in foreste” - fornisce lui l'acqua santa per irrigare il Sahara? a spese ovviamente del contribuente italiano ?
RispondiEliminaSe la notizia è vera e la foto che ho visto non è fotoshoppata, è la dimostrazione di quello che ho scritto nell'altro commento, ancora non pubblicato:
ad uno così non basta rivolgersi educatamente e rispettosamente scrivendo articoli, per quanto giusti e profondi, ecc.ecc. su Corrispondenza romana (chiedo ancora: letta da quanti ? e soprattutto: peso in Vaticano ?), con tutto il rispetto per M. Schneider che a me piace molto, se non altro per la sua storia personale,
ma così: CI VUOLE una bella manifestazione PUBBLICA, con giornalisti che chiedono e tu rispondi, flashes di fotografi e luci di TV. Pubblicità, PR, marketing, tappeto rosso, Hollywood sul Tevere, solo cosi, purtroppo, lui, forse, ti prenderà in considerazione e ti risponderà. E il "Popolo di Dio" TUTTO SAPRA'.
Perché altrimenti: fu preso in considerazione Monsignor Lefebvre ? ed i Cardinali Ottaviani e Bacci ? NO. Ed il popolo cattolico o non seppe nulla, o seppe solo che era, il Lefebvre, uno scismatico che voleva far la guerra a GPII. Ed in tempi più recenti, alle educate richieste di un "Sillabo" (citato anche da Mic poco sopra) com'è stato risposto ? Nulla, zero, silenzio assoluto. Da chi aveva l'AUTORITÀ, il POTERE "su tutta la Terra", di rispondere e, volendo, proclamare un nuovo Sillabo.
Quindi cosa credete succederà, dopo la bellissima presa di posizione di Monsignor Schneider su Corrispondenza romana (non certo il New York Times, ma manco Repubblica) ?: NIENTE.
Lui continuerà a far comparsate "improvvise" (ma perché scrivete simile cazz.te? ma ci credete tutti scemi?), in Piazza a confessare ragazzini (come se la Confessione fosse un gioco da piazzette) o ad una qualche manifestazione ecologista. A proposito: qualcuno giorni fa, non ricordo se Lupus o Anonymous, si chiedeva cos'altro si sarebbe inventato...Ecco.
E, tra parentesi, osservo che il clima è talmente studiabile e prevedibile scientificamente che per il 25 Aprile qui a Milano doveva piovere (previsioni di 4 gg fa) ed invece c'è il sole, mentre a Olbia c'è il solito tempo da 25 aprile che conosco da quando sono nata. Altro che climate change e giornate della Terra ! I Santi non si festeggiano più, in primis da questa Chiesa, ma la Terra, le cavallette, Prince e Bowie, ed ogni e qualsiasi m--a calpesti il suolo, sì !
E, non solo si è esposto pubblicamente, ma lo ha fatto portando argomenti che costituiscono una replica inequivocabile ed efficace con tutte le argomentazioni, compresi i puntuali richiami storici oltre che magisteriali.
RispondiEliminaScusi, Mic, ma non è vero. Questa sarebbe una risposta giusta se e soltanto se si trattasse di un punto isolato, di un equivoco in mezzo a un discorso indubbiamente cattolico. Quello che purtroppo sta infinitamente lontano dalla verità. Gli attacchi bergogliani contro la Fede sono diari, metodici, sistematici, e non si limitano alla comunione dei divorziati riscaldati. C'è un habitus eretico-eterodosso in lui, che è il segno dell'eretico formale.
Per arrivare a un diagnostico, va preso in considerazione l'insieme dei sintomi. Purtroppo, siamo ormai ai limiti della morte cerebrale.
É un problema che va trattato con serietà, fede e coraggio. Ma dove trovarli tra i parrucchini vaticani?
La reazione della signora Rosa è più che comprensibile non soltanto dal punto di vista umano, ma perché tiene conto dell'attuale realtà e infatti non a caso ha scritto: "La Chiesa cattolica , nella sua essenza umana, terrena, sta MORENDO in Europa". Ed è vero.
RispondiEliminaOnore e gloria va dunque riconosciuta a Schneider e a tutti quelli che si esporranno pubblicamente, tuttavia non credo che il loro "sacrificio" servirà a cambiare le cose. Potrà servire a chi segue in coscienza il Magistero, a chi frequenta un blog come questo e a pochi altri, ma la massa riceverà e seguirà altri messaggi, come del resto è sempre accaduto.
Un bicchiere pieno di vino ottimo è tutto guastato con una goccia di veneno.
RispondiEliminaireneo
Giornata della Terra. Francesco a sorpresa a Villa Borghese: “Trasformate deserti in foreste” - fornisce lui l'acqua santa per irrigare il Sahara? a spese ovviamente del contribuente italiano ?
RispondiEliminaSe la notizia è vera e la foto che ho visto non è fotoshoppata, è la dimostrazione di quello che ho scritto nell'altro commento, ancora non pubblicato:
ad uno così non basta rivolgersi educatamente e rispettosamente scrivendo articoli, per quanto giusti e profondi, ecc.ecc. su Corrispondenza romana (chiedo ancora: letta da quanti ? e soprattutto: peso in Vaticano ?), con tutto il rispetto per M. Schneider che a me piace molto, se non altro per la sua storia personale,
ma così: CI VUOLE una bella manifestazione PUBBLICA, con giornalisti che chiedono e tu rispondi, flashes di fotografi e luci di TV. Pubblicità, PR, marketing, tappeto rosso, Hollywood sul Tevere, solo cosi, purtroppo, lui, forse, ti prenderà in considerazione e ti risponderà. E il "Popolo di Dio" TUTTO SAPRA'.
Perché altrimenti: fu preso in considerazione Monsignor Lefebvre ? ed i Cardinali Ottaviani e Bacci ? NO. Ed il popolo cattolico o non seppe nulla, o seppe solo che era, il Lefebvre, uno scismatico che voleva far la guerra a GPII. Ed in tempi più recenti, alle educate richieste di un "Sillabo" (citato anche da Mic poco sopra) com'è stato risposto ? Nulla, zero, silenzio assoluto. Da chi aveva l'AUTORITÀ, il POTERE "su tutta la Terra", di rispondere e, volendo, proclamare un nuovo Sillabo.
Quindi cosa credete succederà, dopo la bellissima presa di posizione di Monsignor Schneider su Corrispondenza romana (non certo il New York Times, ma manco Repubblica) ?: NIENTE.
Lui continuerà a far comparsate "improvvise" (ma perché scrivete simile cazz.te? ma ci credete tutti scemi?), in Piazza a confessare ragazzini (come se la Confessione fosse un gioco da piazzette) o ad una qualche manifestazione ecologista. A proposito: qualcuno giorni fa, non ricordo se Lupus o Anonymous, si chiedeva cos'altro si sarebbe inventato...Ecco.
E, tra parentesi, osservo che il clima è talmente studiabile e prevedibile scientificamente che per il 25 Aprile qui a Milano doveva piovere (previsioni di 4 gg fa) ed invece c'è il sole, mentre a Olbia c'è il solito tempo da 25 aprile che conosco da quando sono nata. Altro che climate change e giornate della Terra ! I Santi non si festeggiano più, in primis da questa Chiesa, ma la Terra, le cavallette, Prince e Bowie, ed ogni e qualsiasi m--a calpesti il suolo, sì !
Riferendomi a quanto ho scritto poco fa, chiarisco:se ognuno di noi non riesce ad argomentare, con le sue parole, almeno una buona parte delle citazioni che mons . Schneider ha riportato siamo destinati a soccombere. Se i prelati tacciono è nostro dovere rendere ragione della nostra fede, alla luce della Scrittura, della Tradizione, del Magistero perenne e dei pensieri che durante la nostra vita abbiamo elaborato in merito e nel vissuto della nostra esistenza unica, singolare.
RispondiEliminaQui e ora dobbiamo fare lo sforzo di calare in parole per quali motivi riteniamo giusto ciò che Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, ha detto e la Santa Chiesa ha ripetuto nei secoli.
Poichè AL è un testo diabolico nel senso della sua ispirazione, è inutile mettersi a discutere col "diabolico" come ci insegna Gesù stesso ma lo si deve semplicemente respingere in toto senza indulgere a cercare chiarimenti ed interpretazioni per cui sono molto d'accordo con RR ed Anonimo.
RispondiEliminaScusi, Mic, ma non è vero. Questa sarebbe una risposta giusta se e soltanto se si trattasse di un punto isolato, di un equivoco in mezzo a un discorso indubbiamente cattolico. Quello che purtroppo sta infinitamente lontano dalla verità. Gli attacchi bergogliani contro la Fede sono diari, metodici, sistematici, e non si limitano alla comunione dei divorziati riscaldati. C'è un habitus eretico-eterodosso in lui, che è il segno dell'eretico formale.
Rispondo contemporaneamente a questi due contributi che sono il nocciolo del problema.
Mi trova d'accordo chi dice che molti altri limiti sono stati superati. Ma occorre entrare nella mens ecclesiastica, che non si è estinta, anche se ne è uscito il suo capo. E' una mentalità che vede necessario mettere in campo una sana prudenza.
L'anomalia dei discorsi fluidi e mai definitori sono anni che la mettiamo in campo, ma finora la mentalità ancora cattolica, che ricorre ancora alle argomentazioni e si richiama alla legge e alla dottrina costante, non trova punti d'appoggio in un magistero fatto di gesti più che documenti. Ho trovato strano che nessuno si sia mosso per i motu proprio di dicembre... E però adesso è intervenuta la Esortazione post-sinodale: un altro documento ufficiale al quale si può (e si deve) replicare.
Questo ha fatto provvidenzialmente il nostro Atanasio. Ed è da qui che dobbiamo partire.
Troppo comodo (ma anche poco salubre) fare le rivoluzioni da una tastiera...
Del resto, se è da qui che dobbiamo ripartire, è ovvio che è qui che confluisce inevitabilmente anche tutto il resto, che non è scollegato ma ha la stessa origine.
RispondiEliminaNon basta un articolo, seppur ottimo su Corrispondenza romana (letta da quanti?) , né quelli di giornalisti cattolici su riviste e blogs la cui diffusione è, ovviamente, limitata.
RispondiEliminaOvvio che Corrispondenza romana ha fatto semplicemente da tramite. Questo è un documento ufficiale (non una banale intervista) che sta facendo e farà il giro del mondo non solo ma anche grazie alla nostra pronta condivisione.
E' un documento che pesa e, se saremo in grado di dare e promuovere l'appoggio di cui necessita, non resterà certamente lettera morta. Se il popolo ha bisogno dei pastori anche i pastori hanno bisogno del popolo. E' ciò che costituisce la Chiesa. C'è anche il sensus fidei / fidelium citato dal vescovo Schneider e non solo...
"Troppo comodo (ma anche poco salubre) fare le rivoluzioni da una tastiera..."
RispondiEliminasì, ma anche troppo comodo mantenere atteggiamenti che più che cristiani a volte appaiono, con tutto il rispetto, più che altro demo-cristiani...
E' il Papa che in quanto Vicario di Cristo affida una porzione di gregge ad un Vescovo, trasmettendogli la Giurisdizione di cui SOLO il Pontefice può disporre, essendogli stata data direttamente da Cristo, senza alcun intermediario! Non sei tu, cara Mic, che puoi sceglierti il Pastore che preferisci, cercando oltretutto di trascinare terze persone, magari sprovvedute, nella folle anarchia in cui sguazzi tu! Se un Papa c'è, il tuo Vescovo è quello che il Papa ti ha mandato! Smettetela di generare confusione. E anche il Monsignore dovrebbe smetterla di agire come gli pare. Tutto questo sta diventando insopportabile. Vi dite fedeli alla Tradizione quando qualsiasi buon cattolico sa o dovrebbe sapere che l'interprete autentico del Tradizione è SOLO il Vicario di Cristo, mediante il di lui Magistero, Ordinario e Straordinario. Il Papa è REGOLA PROSSIMA DI FEDE, non tu e nemmeno Burke o Schneider! Finitela o dovrete rendere stretto conto a Dio della confusione che andate seminando nelle anime! Dite peste è corna dei cosiddetti sedevacantisti ma NEI fatti vi comportate esattamente come loro, con la differenza che le loro parole coincidono con i loro fatti, mentre i vostri fatti contraddicono le vostre parole!
RispondiEliminaPiù che demo-cristiani li chiamerei cristiani e basta. Certo vorrei dire tante cose che per prudenza e per ovvi motivi non dico qui finché non sarà il caso. Ma che occorrerà "fare" concretamente.
RispondiEliminaPerché il cristianesimo è incarnazione e concretezza e la tastiera è solo uno strumento ed un momento propedeutico ad altro...
Hai ragione mic erano 13 e non 30, qui la lettera che avevano scritto e i loro nomi, dicevano fra l`altro:
RispondiElimina"Infine, e forse con più urgenza, vari padri hanno espresso la preoccupazione che un sinodo progettato per affrontare una questione pastorale vitale – rafforzare la dignità del matrimonio e della famiglia – possa arrivare ad essere dominato dal problema teologico/dottrinale della comunione per i divorziati risposati civilmente. Se così avverrà, ciò solleverà inevitabilmente questioni ancora più fondamentali su come la Chiesa, nel suo cammino, dovrebbe interpretare e applicare la Parola di Dio, le sue dottrine e le sue discipline ai cambiamenti nella cultura..."
Sappiamo come Bergoglio ha recepito quella lettera , in un cinguettio Spadaro disse che il papa avrebbe detto ai padri di "non cedere all'ermeneutica cospirativa, che è sociologicamente debole e spiritualmente non aiuta".
Oggi abbiamo "l`ermeneutica della misericordia"(!) di don de Tanoüarn, quella delegata dal papa a prelati progressisti, quella invece che mette il dito sui problemi è già stata definita da Bergoglio "ermeneutica cospirativa, insomma tutto è fatto in modo molto abile per far passare gli intenti del vescovo di Roma e della sua équipe di progressisti, il pensiero e la prassi dei vari Kasper, Schönborn, Spadaro, Toucho Fernandez, Baldisseri, Forte, Semeraro ecc. è conosciuta, non si nascondono, ed a loro che Bergoglio rinvia per l`esegesi dei suoi testi, a loro e al suo programma di governo l`EG.
Da Bergoglio non aspetto niente ma da chi a cuore la fedeltà alla Parola del Signore, il rispetto e l`obbedienza alla Sua Giustizia e Verità, aspetto come minimo un esame di coscienza abbastanza sincero per infondere loro il coraggio di unirsi e interpellare il vescovo di Roma e, in ogni caso per, nella loro prassi, non seguire la linea direttiva e direttrice del vescovo di Roma, uan sorta di obiezione di coscienza.
"Sana prudenza"? Dopo oltre 3 anni di attacchi diari, sistematici, metodici alla Fede a alla Tradizione da parte dei bergogliani, non sono sicuro che "prudenza" sia il termine giusto, e ancora meno "sana".
RispondiEliminaE se i prelati prendessero come di dovere la difesa coraggiosa e non lacrimosa e dolciastra della Fede in una situazione di gravità massima como quella di questo diciamo pontificato, sicuramente i laici lambda como questo vostro servitore sarebbero i primi a offrire il loro appoggio nella preghiera e nell'obbedienza. Ma se tacciono loro, le pietre debbono gridare.
Luis,
RispondiEliminace n'è uno che non tace. Non possiamo (e dobbiamo) cominciare da qui?
Vi dite fedeli alla Tradizione quando qualsiasi buon cattolico sa o dovrebbe sapere che l'interprete autentico del Tradizione è SOLO il Vicario di Cristo, mediante il di lui Magistero, Ordinario e Straordinario. Il Papa è REGOLA PROSSIMA DI FEDE, non tu e nemmeno Burke o Schneider!
RispondiElimina@ anonimo 25 aprile 2016 12:53
Ci dica, caro anonimo:
Lei, è di suo già favorevole alla ricezione della Comunione per chi è in stato di peccato mortale?
In caso affermativo fermiamoci qui, non serve andare oltre.
In caso negativo ci spieghi:
Lei sostiene di esserne favorevole soltanto se è il Papa a volerlo?
In tal caso Lei sarebbe pastoralmente favorevole al peccato avvalendosi della copertura di un Papa che apre al peccato (evidentemente senza assumersi alcun impegno dogmatico).
Sia sincero, con se stesso anzitutto, prima di sciorinare prediche su questo blog (che non è obbligato a leggere)
Rispondiamo a RR, ti stuzzica l'idea di conoscere il prossimo show? A breve, in un video dove Iva Zanicchi canta il Padre Nostro e lui vi compare, non so se canti e cosa stia lì a fare, l'importante è che se ne parli, che sia al centro dell'attenzione, che il palcoscenico sia interamente occupato. Mi terrò sul PC, l'altro giorno ho detto troppo sulla politica europea, adesso taccio e osservo, so che ha chiesto la raccolta di soldi in chiesa per l'Ucraina, da me mai li avranno, ai solerti pompieri auguro ogni gioia e bene, beati con lui, ricordo che ci sono decine di fanblog e followers, prego accomodarsi e lasciarci perdere, tra l'altro non siamo tutti tradi, sedevacanti o antipapa, siamo diversi e diciamo cose diverse, forse non siamo capiti e ci catalogano omologandoci, ah, la società liquida di Bauman, troppo per i miei gusti, si rischia di affogare nelle idiozie che sparano ogni dì. Spero non essere stato scorretto, I'm a young rascal. Anonymous.
RispondiEliminaRispondo ad anonimo 12:53
RispondiEliminaChe fa affermazioni valide in una situazione normale.
Le sembra che la Chiesa si trovi in una situazione "normale"?
Avuto riguardo a quanto dovrebbe interpellarla (vedi Marius) ed altro ancora, ampiamente documentato col magistero costante e non con opinioni personali...
"Cum ecclesia", senz'altro. Ma quale ecclesia? Quella della multitudine di martiri della Fede, o quella dei parrucchini di Santa Marta?
RispondiEliminaA proposito di raccolta di fondi (Anonymous), sapete a chi sono andati i proventi del "Rischiatutto" riesumato su Rai1?
RispondiEliminaAl centro Astalli di accoglienza-profughi gestito dai gesuiti, dal quale è stato lanciato l'ultimo inqualificabile messaggio sui profughi-dono "cosiddetti" sia come profughi che come dono...
Quanti fondi vengono fagocitati a scapito di cittadini sempre più poveri e inermi tra centri similari e caritas di vario genere...?
Luis,
RispondiEliminaQuale Chiesa vuoi che intenda mons Schneider?
Non dovremmo forse far tutti quadrato intorno a lui nella situazione in cui siamo?
RispondiElimina--Peccato di superbia?
Dire: non appoggiamo mons. Schneider nella sua discesa in campo, dal momento che non fa quello che noi vorremmo facesse - in questo atteggiamento non c'e' un pizzico di superbia?
A. R.
Penso anch'io che non é più prudenza. Capisco che dire la verità in modo chiaro spaventa per le conseguenze, se ciò che é vero é terribile. Ma non é prudenza. Che prudenza é se se di fornte ad un incendio diventato quasi del tutto (eufemismo) incontrollabile, invece che gridare "si salvi chi può", ed indicare la direzione da prendere, si impiedano duemila parole sussurrate per dire che forse comincia a fare un po' di caldino e si intravede un pochino di fumo per cui sarebbe utile che il sospettato numero uno di avere alimentato il fuoco (appiccato da oltre 5o anni)con secchi dibenzina andasse in giro con qualche bicchiare d'acqua per spegnere qualche fiammella se la trova ...
RispondiEliminaNo. Non é nemmeno carità dire la verità a metà. Quando si perdono le anime a milionate e la Chiesa é in agonia non si interviene sottovoce ed intellettualizzando.
I modi di cui parli, mic, sono quelli di Chiesa, magari in sofferenza, ma viva e vitale, non agonizzante, e vanno bene in relazione ad errori involontari ed episodici non vanno bene per una meticolosa e violentissima opera di dissoluzione della Chiesa dall'interno.
Buttano fumo che annebbia le coscienze, intontiscono con parole che non hanno più il loro significato. Non puoi rispondere come se avessi un interlocitore capace di ragionare e soprattutto intenzionato a ragionare. Usano l'atomica loro. Usare il fioretto non é prudente. E' perdente.
Dire che AL contiene molte ricchezze é vero solo formalmente. Nella sostanza invece é falso. Perché qurelle ricchezze sono quelle che da sempre la Chiesa insegna in modo chiarissimo e si trovano nell'AL solo come foglia di fico, solo come affermazioni di facciata messe lì per essere violate dalla pastorale anarchica, amorale e atea che in quel malefico documento viene esortata.
Anna
Ai giardinetti tra i giochi per ragazzini ci sono quadri svedesi fatti di corda:corda che scende in verticale e corda che scorre in orizzontale. Si può salire in verticale e ci si può spostare in orizzontale.
RispondiEliminaNoi da piccoli abbiamo imparato che in verticale era per santificarci.
Ora si insegna la via orizzontale, terra terra, per umanizzarsi.
Ma se manca la santificazione non c'è umanizzazione ma solo imbestialimento. E intendo, voglio significare, quello che ho scritto.
Dire: non appoggiamo mons. Schneider nella sua discesa in campo, dal momento che non fa quello che noi vorremmo facesse - in questo atteggiamento non c'e' un pizzico di superbia?
RispondiEliminaHo espresso in un articolo la nostra gratitudine e il nostro sostegno a mons. Schneider
Condivido i commenti di mic, in particolare il passaggio a proposito di rivoluzionari e contro-rivoluzionari. Capisco benissimo gli stati d'animo, ma non siamo in un un film o in una pièce teatrale dove due ore di dramma, alla fine, si risolvono in cinque minuti. L'approccio di mons. Schneider - che non è nuovo, nel suo stile: come mic ha ricordato, già in passato ha chiesto pronunciamenti chiari in stile Sillabo - va sostenuto. Infatti l'ambiguità è la chiave del "successo" di questo pontificato, ed è proprio su questo punto che bisogna battere: Francesco lancia il sasso e poi ritira la mano; oppure commenta testi ambigui durante un'intervista, che vale poco. Tutto per poter far quello che vuole senza rendere conto a nessuno. Esemplare è stato il discorso sull'intercomunione.
RispondiEliminaInoltre chiedere chiarezza è una cosa che spunta le armi di chi è pronto a strapparsi le vesti per supposta lesa maestà. Ad esempio, all'anonimo delle 12:53 vorrei chiedere cosa pensa di questa richiesta: e risponda con un sì o un no.
Vorrei ricordare che è questo lo stile di Cristo nel Sinedrio: non attaccò frontalmente l'autorità dei sacerdoti, ma si limitò a ribadire con pazienza pochi punti chiari di verità.
Tutto ovviamente è perfezionabile, ma a questo punto auspico che i buoni cardinali, i buoni vescovi, i buoni preti e i buoni fedeli appoggino questa linea operativa. Ognuno per sé è sempre stato un ottimo modo per fallire.
--
Fabrizio Giudici
Le posizioni di Mons Shneider o Burke ecc vanno bene nel caso in cui il "nemico" sia ancora lontano nelle retrovie per cui rimane del tempo per poterne arrestare la corsa; ma ormai la situazione attuale non è più così: il "nemico" non solo non è più nelle retrovie, ora comanda ed è a capo di tutto per cui è impensabile "gestire" la situazione mettendosi a "contrattare", ora è solo tempo di denuncia ad alta voce e senza fraintendimenti perchè sono a rischio di morte eterna una quantià innumerevole di anime.
RispondiEliminaBisogna essere realisti: Mons. Schneider, vista anche la sua formazione e la sua posizione, è stato davvero coraggioso e dobbiamo appoggiarlo.
RispondiEliminaConsiglierei di non essere ipercritici (cosa facile quando non si hanno responsabilità gravissime sulle spalle) e di fare quadrato intorno a lui.
Ci lamentiamo della situazione caotica della Chiesa? Vediamo di far qualcosa di pratico, oltre ovviamente a pregare: anzitutto diffondendo la dichiarazione qui sopra riportata, distribuendola ai sacerdoti o religiosi e religiose che conosciamo, facendola leggere in famiglia e ad amici, diffondendola per e-mail, ecc.
Smettiamola di piangerci addosso e facciamo qualcosa di buono. Se aspettiamo il 'vescovo perfetto', non faremo mai nulla. Personalmente, ho già cominciato a diffonderla. Il Signore farà il resto.
Ringrazio gli ultimi commentatori per le confortanti conferme.
RispondiElimina@gianlub
Trovo del tutto fuori posto ed inappropriato il termine "contrattare". Cristianamente i nostri pastori non stanno contrattando un bel niente, stanno riaffermando coram populo ed urbi et orbi, così come loro si conviene, la retta fede.
E noi siamo con loro.
Il resto lo farà il Signore.
Ha ragione, cara Mic, il termine che ho usato "contrattare" è inappropriato; infatti è più una operazione "chirurgica" di separazione del veleno. Ma ciò non cambia la sostanza della questione per cui è piuttosto ingenuo pensare che chi ha preparato il "cibo" di cui si è scoperto essere avvelenato abbia delle "sante" intenzioni e ci si limiti a chiedere di separare il veleno ma si continui a mangiare lo stesso "cibo" precedentemente avvelenato. Invece il comportamento razionale è quello di chi lei chiama i "duri e puri" che di fronte ad un "cibo avvelenato" rimandano al "mittente" la schifezza.
RispondiEliminaGianlub,
RispondiEliminaNoi non ci sognamo per niente al mondo di accogliere quel cibo avvelenato né tanto meno di mangiarlo. Ci stiamo sgolando proprio per estrarne il veleno e mettere in guardia chi potrebbe lasciarsi ingannare dai cosiddetti "normalizzatori".
E mi pare che i nostri pastori abbiano fatto e facciano esattamente la stessa cosa.
VERAMENTE PIUCHIARO NON PUO ESERE SPIEGATO E UNA ASPIEGAZIONE PERFETTA. GRAZIE E DIO BENEDICA IL VESCOVO Schneider
RispondiElimina"è piuttosto ingenuo pensare che chi ha preparato il "cibo" di cui si è scoperto essere avvelenato abbia delle "sante" intenzioni"
RispondiEliminaIo non so cosa pensi Schneider. Ma per come capisco io le cose, non mi attendo che - salvo miracoli - Bergoglio improvvisamente cambi idea. Certo, questa sarebbe ingenuità. Quello che spero è che lo si spinga ad uscire da una situazione ambigua, che fa danni, e gli permette di non affrontarne le conseguenze. Conseguenze che possono essere di vario tipo, mosse dagli uomini o dal Padreterno.
Fabrizio Giudici
RispondiEliminaCon il suo intervento mons. Schneider ha in realta' messo Papa Bergoglio in un angolo. Infatti, ora il Papa e' moralmente obbligato a chiarire le oscurita' e ambiguita' di un documento che egli stesso ha scritto, non qualcun altro. Mons. Lo e', perche' glielo chiede un vescovo non uno qualsiasi di noi. Schneider gli chiede, in nome della dottrina perenne e della tradizione della Chiesa, di chiarire il suo pensiero non in astratto ma concretamente come pensiero in armonia con la dottrina di sempre, esemplificata nel caso concreto da un paragrafo della Familiaris Cons. di GPII. L'intervento di mons. Schneider non e' generico, e' ben articolato e preciso. Inchioda il Papa alle sue responsabilita'. Per questo bisogna sostenere mons. Schneider, in tutti i modi, sperando che l'iniziativa di uno solo lo diventi di molti. PP
Ma insomma , non si puo' andare avanti per ipotesi ! Ha detto così , voleva dire cosa' , Questo ovile e' diventato tutto una scappatoia
RispondiEliminahttp://www.lanuovabq.it/it/articoli-qualcuno-ha-il-numero-del-cardinale-schonborn-15972.htm
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1351280
RispondiEliminaAltre versioni .
" Infatti, ora il Papa e' moralmente obbligato a chiarire le oscurita' e ambiguita' di un documento che egli stesso ha scritto, non qualcun altro. Mons"
RispondiEliminaA parte che penso che l`AL sia il frutto di un lavoro d`équipe cominciato prima dei due sinodi e portato a termine con l`Esortazione, tutti gli interventi fra e dopo i due sinodi dei vari Kasper, Schönborn, Fernandez, Spadaro, Semeraro, solo per citarne alcuni, lo mostrano, a parte che è mia convinzione che sono riusciti a far passare i loro intenti anche se, dopo l`ostilità incontrata nei Sinodi, han dovuto trovare il modo più astuto per farlo, non mi faccio nessuna illusione, Bergoglio non è persona a sentirsi moralemnte obbligata a render conto di quel che fa e dice, ancor meno se coloro che lo domandano sono persone che non condividono il suo pensiero e le sue simpatie.
La traduzione inglese del testo intero...
RispondiEliminahttps://vericatholici.wordpress.com/2016/04/25/bishop-athanasius-schneider-speaks-on-amoris-laetitia/
Editori di Veri Catholici
Il problema è che si confonde la misericordia (scissa dalla giustizia) o la compassione con l'indulgenza.
RispondiEliminaE la Chiesa non è più Mater et Magistra, MADRE per la compassione e MAESTRA per orientare i fedeli alla Verità.
Seminare dubbi o peggio giustificare in nome della misericordia comportamenti contrari alla verità vuol dire abdicare al ruolo di MAESTRA, al munus docendi. Ma nello stesso tempo viene meno anche il munus regendi (il governo da cui si abdica) e il munus sanctificandi (l'amministrazione di Sacramenti come la Penitenza e l'Eucaristia violati per eccesso di indulgenza e mancanza di insegnamento e guida nella verità).
In questo caso, si può dire che è ancora MADRE?
Non è più Madre e Mestra non LA Chiesa ma solo quella porzione di Chiesa (o di uomini di Chiesa) che ha abdicato dal triplice munus, così come ha inopinatamente abdicato un suo pontefice e, qualunque ne sia la causa, è divenuto uno spartiacque che prima o poi bisognerà colmare... oppure ripartire col piede giusto e per la Via vera.
RispondiElimina"ha inopinatamente abdicato un suo pontefice ...ed è divenuto uno spartiacque che prima o poi bisognerà colmare"
RispondiEliminaIn che senso bisognerà colmare, scusi? Se si mantiene questo predominio di mentalità conciliarista portata a tali estreme conseguenze e atti (tipo appunto l'inaudito abbandono del gregge da parte di un papa e in più per non farsi mancar niente pure la creazione ex novo di una figura come il "papa emerito" digerita dai più come cosa naturale), sinceramente non vedo come l'ennesimo allucinante profondissimo fossato scavato rispetto alla Chiesa perenne possa essere "colmato".
Anzi, se tale predominio pressoché assoluto continua, come e' praticamente certo che continui - a parte qualche balbettio ecclesiastico di orientamento lievemente più dubbioso qua e là ma senza convinzione perché senza convenienza - semmai dovremmo aspettarci in futuro altre possibilissime abdicazioni e una conseguente pattuglia "emerita"...
il veleno non è somministrato subito in dose letale, ma spennellato sulle pagine in modo da uccidere insensibilmente il lettore :
RispondiEliminahttp://www.riscossacristiana.it/etsi-non-daretur-di-don-giorgio-ghio/
Quel che mons. Schneider ha detto sugli errori Neocatecumenali. Importante per due motivi e una considerazione:
RispondiElimina1) Ripristinare l'importanza discriminante dell'ortodossia dottrinale per l'appartenenza alla Chiesa Cattolica.
2) Aderire, insegnare e praticare la morale naturale e difendere la famiglia sono certamente aspetti importantissimi, ma non specificano come cattolici.
3) Il loro successo, derivante da uno zelo missionario, dimostra però che in ambito cattolico hanno riempito un vuoto lasciato tanto dagli strumenti istituzionali e ufficiali del cattolicesimo quanto dal mondo legato alla Tradizione che dovrebbe sentire proprio il successo dei Neocat come uno sprone a tornare ad essere evangelizzatori e conquistatori di anime, prima ancora che raffinati polemisti di questioni teologiche e liturgiche.
RispondiElimina@ P. Mainardiu ha detto...
Sembra che per il Mainardi discutere di questioni teologiche e liturgiche sia una "raffinata" perdita di tempo. Ma si rende conto che, grazie alle "riforme" promosse dal Vat. II, della dottrina cattolica e della liturgia cattolica la Gerarchia ha fatto carne di porco, come si dice a Napoli? La "raffinata" discussione di coloro che sono legati alla vera dottrina della Chiesa non e' altro che il tentativo di difendere quella dottrina e quella liturgia, nel silenzio di coloro che dovrebbero difenderla e non lo fanno. E' proprio l'abominio che si e' abbattuto su entrambe a favorire l'azione di seminatori di eresie come i neocatecumenali o carismatici e quant'altro. Per evangelizzare le anime bisogna predicar loro il vero insegnamento di Cristo, altrimenti le si corrompe, dietro l'apparenza di un'evangelizzazione che corrisponda a certi valori tradizionali, come quello della famiglia. E' la vera dottrina oggi e' scomparsa, da qui le "discussioni" per tentare di ritrovarla. Compito del resto improbo, di fronte al perdurante tradimento o alla timidita' dei capi. A. P.