Roma, Palazzo della Rovere (Hotel Columbus), Via della Conciliazione 33
Interessante la Prefazione curata da Vittorio Messori [qui]
Scrive don Nicola Bux, affrontando la trattazione del sacramento dell’ordine: "I caratteri distintivi del sacerdozio sono nel conferimento e nell’esercizio dei tre munera , ossia compiti o uffici: insegnare , santificare e governare". Quanto al "governare", non so se don Nicola ne abbia modo o motivo. Sul "santificare" non ho dubbi: so quanto sia instancabile nel tenere fede alla sua chiamata di mediatore tra sacro e profano, tra Dio e uomo, amministratore convinto e competente com’è dei sacramenti. Venendo all’insegnare: beh, proprio questo suo nuovo libro è una conferma in più di come prenda sul serio il munus affidatogli alla consacrazione sacerdotale. Oltre a molti altri libri è, questo, il terzo che dedica alla liturgia nella Chiesa di sempre e, soprattutto, di oggi.
La sua grande competenza, da ben noto e stimato cattedratico del tema, è messa al servizio dell’insegnamento attraverso queste opere: non, dunque, per gruppi selezionati di studenti ma per ogni cattolico, praticante abituale o saltuario che sia. O anche, come càpita sempre più spesso, semplicemente per una donna o per un uomo in ricerca. Infiltrata dalla corrente oggi prevalente in Occidente e che tende a creare una sorta di società liquida, dove tutto sembra, appunto, liquefarsi in tutto, anche la Chiesa pare voler dissolvere i contorni netti della fede in una sorta di brodo indeterminato e rimescolato dal "secondo me" di certi sacerdoti.
Non ostacolati, anzi istigati, dai teologi che sappiamo. Ebbene: della fede, i sacramenti sono l’espressione, il frutto, il dono più alto e prezioso. Ecco, dunque, il nostro liturgista dedicarsi al tema, con la passione consueta, seguendo l’utile schema già impiegato nei libri precedenti. Innanzitutto, cioè, chiarire, per ognuno dei sette "segni efficaci" l’oggetto, il significato, la storia. Poi – necessaria, e più che mai attuale – l’avvertenza circa le deformazioni, gli equivoci, le aggiunte o le sottrazioni che oggi minacciano quel sacramento. Dunque, una catechesi in uno stile che sa essere al contempo dotto e divulgativo, seguìta da una sorta di “manuale per l’uso“. L’efficacia è confermata anche dall’ottimo successo che i libri hanno avuto non solo in Italia ma anche nei Paesi nella cui lingua sono stati tradotti.
Don Bux sa essere severo verso certi suoi confratelli e verso quel loro prurito “creativo“ che li induce a intaccare una disciplina liturgica che non è inutile formalismo bensì sostanza stessa del sacramento. Ma i suoi avvertimenti non hanno il tono sprezzante o imperioso dell’inquistore o, peggio, dell’ideologo con le sue sbarre e le sue gabbie. In lui, il richiamo all’ordine è espresso, in fondo, con la comprensione di chi ben sa quale sia la cultura deformata e deformante in cui anche gli uomini di Chiesa sono immersi. E ben sa, oltretutto, quanto incompleta e magari sospetta sia la formazione (se ancora è tale) che viene impartita troppo spesso allo sparuto gruppo dei seminaristi superstiti. Pare di cogliere nel professore che qui scrive una sorta di pietas per i poveri preti, pur dietro il rimbrotto. Ad essi, da confratello specialista ma non per questo chiuso nella torre d’avorio accademica, ad essi, dunque addita non solo una lista di errori e di equivoci, ma anche la direzione verso la quale muoversi per cercare di rimediare.
Alla base di tutto quanto succede nella Catholica ormai da decenni, c’è quanto l’autore denunciava anche nei libri precedenti: quella "svolta antropocentrica che ha portato nella Chiesa molta presenza dell’uomo, ma poca presenza di Dio". La sociologia invece della teologia, il Mondo che oscura il Cielo, l’orizzontale senza il verticale, la profanità che scaccia la sacralità. La sintesi cattolica – quella sorta di legge dell’et-et, di unione degli opposti che regge l’intero edificio della fede – è stata troppo spesso abbandonata per una unilateralità inammissibile.
Quanto ai sacramenti in particolare: da laico, sarei tentato di lanciare una sorta di monito ai sacerdoti. Attenti, mi verrebbe da dire, non sappiamo che farcene, (ne abbiamo già troppi) di sociologi, sindacalisti, politologi, psicologi, ecologi, sessuologi e, in genere, di tuttologi! Attenti, perché non c’è bisogno di preti, frati, monaci che esercitino i mestieri che dicevo, per giunta spesso da improbabili orecchianti. Non si dimentichi mai che quella che soltanto il consacrato può esercitare, quella dove non ha e non può avere “concorrenza”, è la funzione di tramite, di legame, tra l’uomo e Dio. Nell’amministrazione, appunto, dei sacramenti. E‘ il “santificare“ il munus che – per ridurci all’essenziale - ne giustifica l’esistenza e la presenza. Ottimo, se ben condotto, l’impegno clericale nel sociale, nella cultura, in ogni campo dell’attività, della cultura, del lavoro umani. Ottimo ma non indispensabile: anche noi laici quegli impegni sappiamo esercitarli e li esercitiamo, assai spesso, ben meglio. Da professionisti e non da dilettanti. Ma solo un uomo cui sono state imposte le mani scandendo sul suo capo le parole alte e terribili tu es sacerdos in aeternum, solo un uomo così può assicurarci il perdono di quel Cristo di cui è tramite; e può trasformare, nella fede, il vino e il pane nel sangue e nella carne del Redentore. Lui solo. Nessun altro al mondo.
Le folle si accalcano, per un istinto profondo, attorno all’altare e al confessionale di padre Pio, spintonando per essere il più vicini possibile alla sua eucaristia e per potere avere il privilegio di affidare a lui i peccati che Gesù giudicherà. Ma non si conoscono folle, se non di studenti iscritti a quel corso, attorno alla cattedra del chierico teologo che spiega che è puerile credere alla realtà anche “materiale“ dell’eucaristia. E che è una sceneggiata, indegna del cristiano adulto, pensare che il perdono dei peccato passi attrverso uno strumento, un uomo come noi. Già: ma al contempo, invisibilmente, diverso. Diverso perché consacrato.
Post Scriptum. Proprio il giorno dopo avere concluso le pagine qui sopra, ho ricevuto l'ultimo libro di Hans Küng: Morire felici? Il teologo svizzero (che si offende se qualcuno non lo definisce "cristiano", anzi "cattolico") è tra i promotori ed attivisti di Exit, la più nota ed attiva organizzazione in Europa per la "morte assistita", cioè l'aiuto fattivo per l'eutanasia. Con macabra ipocrisia , chi chiede di farla finita è trattato come in un confortevole albergo e, al momento da lui desiderato, è fatto accomodare sulla poltrona di un salotto silenzioso e deserto. Una infermiera pone sul tavolino un bicchiere con una bevanda dal sapore gradevole ma spaventosamente tossica e se ne va , chiudendo la porta. Porta che sarà riaperta poco dopo per constatare la morte e portare via il cadavere. Ipocrisia macabra, dicevo: Exit si limita a mettere a disposizione un luogo tranquillo e a posare sul mobile un veleno mortale: che può farci se quel signore, o quella signora, decidono di bere la mistura? Sono liberi, perbacco, nessuno li obbliga.
Il "cattolico" Küng è prete e non ha mai chiesto di abbandonare il sacerdozio, anche se nessuno lo ha mai visto con un clergyman o, peggio, con paramenti ecclesiastici, ed egli stesso si stupirebbe molto se qualcuno lo chiamasse "don Hans". Già nel capitolo introduttivo di questo suo pamphlet che intende dimostrarci quanto suicidio ed eutanasia siano "biblici", anzi "evangelici", non manca, come sempre, di scagliarsi contro quella Catholica che lo ha ordinato, che gli ha dato il potere di amministrare i sacramenti. Scrive, dicendo di desiderare il vero bene dell'uomo, cosa che non fanno i disumani monsignori romani: "Vorrei una Chiesa che aiutasse l'uomo a morire, anziché limitarsi a dargli l'estrema unzione. Si tratta di aiutare a morire bene una persona che vuole dire addio alla vita".
Impegno sociale sino agli estremi, dunque: una struttura creata e gestita dalla Chiesa che accolga gli aspiranti suicidi e li aiuti a raggiungere il loro fine, rapidamente e senza dolore. Questa è la carità, questo il dovere della comunità cristiana! E' forse caritatevole limitarsi a quel sacramento, a quell'estrema unzione (o unzione degli infermi, come oggi si dice ) che si limita ad accompagnare alla morte biascicando antiche parole e procedendo ad anacronistiche unzioni, non occupandosi però delle sofferenze fisiche del morituro? Lui, Küng, non ha dato e non da il buon esempio, pilastro illustre com'è di Exit , di quella agenzia "sociale" che accoglie, con premura cristiana, chi altrimenti sarebbe costretto a gettarsi nel fiume o dalla finestra o a farsi stritolare dal treno?
E' con amarezza che ho qui spiacevole conferma della domanda che, sopra, mi facevo: dimentichi come sono del loro ruolo di insondabile valore, di un ruolo che nessun altro al mondo può esercitare, che ce ne facciamo di preti così? Chi, accanto al suo letto di morte, chi vorrebbe un professore di teologia nella prestigiosa università di Tübingen e non lo scambierebbe volentieri col più oscuro e magari indotto dei preti, ancora consapevole, però, del valore tanto misterioso quanto efficace - nel senso vero - del sacramento?
Conferenza di Mons. Antonio Livi sull'ideologia di Enzo Bianchi - Ancona, 21 marzo 2016
RispondiEliminaDurata 2:19:18
Rientra nel novero delle Opere di Misericordia spirituali !
Grazie a voi e a TeleMaria
https://www.itstream.tv/play/NjIzMjM=
P.S. Grazie per far risuonare a distesa le buone campane !
RispondiEliminaSub tuum praesidium confugimus,
Sancta Dei Genetrix.
Nostras deprecationes ne despicias
in necessitatibus,
sed a periculis cunctis
libera nos semper,
Virgo gloriosa et benedicta.
Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio,
Santa Madre di Dio:
non disprezzare le suppliche
di noi che siamo nella prova,
ma liberaci da ogni pericolo,
o Vergine gloriosa e benedetta.
Testo preso da: Sub tuum praesidium: sotto il manto della Madonna - II http://www.cantualeantonianum.com/2013/04/sub-tuum-praesidium-sotto-il-manto.html#ixzz44yXxpDRo
http://www.cantualeantonianum.com
http://spettacoliecultura.ilmessaggero.it/eventi/talmud_traduzione_italiana_mattarella-1650248.html
RispondiEliminaRingrazio molto per la bella presentazione. Cordialmente vostro,
RispondiEliminaDon Nicola
RispondiElimina@ A proposito di Hans Kung
E' incomprensibile come un eretico nefasto come lui non sia stato scomunicato, ridotto allo stato laicale, insomma cacciato dalla Chiesa. L'unica sanzione inflittagli per le sue molteplici eresie e l'odio inveterato per Roma e il Papa, sembra esser stata quella della sospensione dall'insegnamento, dell'imposizione del silenzio. Restando ancora prete puo' continuare a sedurre le anime con le sue false dottrine. Pero' la negligenza dei Papi ultimi nei suoi confronti si puo' spiegare alla luce della latitudinaria "misericordia" che la Gerarchia ha voluto professare da Giovanni XXIII in poi: e una Chiesa che non vuole piu' condannare gli errori non condannera' piu' nemmeno gli erranti, lasciandoli di fatto liberi di devastare la vigna del Signore a loro piacimento. parvus
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RispondiEliminaScrive parvus: "Pero' la negligenza dei Papi ultimi nei suoi confronti si puo' spiegare alla luce della latitudinaria "MISERICORDIA" che la Gerarchia ha voluto professare da Giovanni XXIII in poi: e una Chiesa che non vuole piu' condannare gli errori non condannera' piu' nemmeno gli erranti, lasciandoli di fatto liberi di devastare la vigna del Signore a loro piacimento.
RispondiEliminaInfatti "parvus" il concetto così strapazzato e totalmente distorto di “MISERICORDIA” divina è già da cinquant’anni almeno che lo sentiamo circolare – e, come sappiamo, con i non pochi disastri che si è portato dietro -, proprio anzi fin dalla
APERTURA del CONCILIO VATICANO II, l’11 ottobre 1962, laddove affermava GIOVANNI XXIII:
“2. Non c’è nessun tempo in cui la Chiesa non si sia opposta a questi errori; spesso li ha anche condannati, e talvolta con la massima severità. Quanto al tempo presente, la SPOSA DI CRISTO PREFERISCE USARE LA MEDICINA DELLA MISERICORDIA invece di imbracciare le armi del rigore; pensa che si debba andare incontro alle necessità odierne, esponendo più chiaramente il valore del suo insegnamento PIUTTOSTO CHE CONDANNANDO”
…dando poi come spiegazione (a parer mio del tutto surreale, oltre che irreale, visto come è che sta andando! ...e comunque venendo apertamente meno a dei fondamentali doveri della Chiesa):
“Non perché manchino dottrine false, opinioni, pericoli da cui premunirsi e da avversare; ma perché tutte quante contrastano così apertamente con i retti principi dell’onestà, ed hanno prodotto frutti così letali che oggi GLI UOMINI SEMBRANO COMINCIARE SPONTANEAMENTE A RIPROVARLE, soprattutto quelle forme di esistenza che ignorano Dio e le sue leggi”
Quindi, come appena scritto sopra, per rimarcare ulteriormente la distanza con ciò che ha SEMPRE affermato la Chiesa, si leggano i soli tre esempi portati qua sotto (compreso il Catechismo Maggiore, che racchiude la dottrina cattolica): altro che “RINUNCIARE A CONDANNARE L’ERRORE”, altro che “RINUNCIARE AL RIGORE”, come invece abbiamo appena riletto nel discorso di apertura del CVII !...
- Dal CONCILIO DI TRENTO - Sessione II (7 gennaio 1546)
“[…] possa realizzarsi l’INTENZIONE DEL CONCILIO e sia conseguito l’effetto desiderato:
UNA SOLLECITA E CONSAPEVOLE CONDANNA DEGLI ERRORI, la conferma delle cose degne di approvazione; così che per tutto il mondo tutti con una sola voce e con la confessione della stessa fede glorifichino Dio, Padre del signore nostro Gesù Cristo”.
- Dal CONCILIO VATICANO I -SESSIONE I (8 dicembre 1869)-Decreto di apertura del concilio.
PIO [IX] vescovo, servo dei servi di Dio, con l’approvazione del sacro concilio, a perpetua memoria.
“Reverendissimi padri, vi sembra opportuno che, a lode e gloria della santa ed indivisa Trinità, Padre, Figlio e Spirito santo, ad incremento ed esaltazione della fede e della religione cattolica, per la ESTIRPAZIONE DEGLI ERRORI CHE VANNO SERPEGGIANDO, per la riforma del clero e del popolo cristiano, per la comune pace e concordia di tutti, abbia inizio il sacrosanto concilio ecumenico vaticano?
[Risposero: SI’]”.
- Dal Catechismo Maggiore di San Pio X (n. 178)
“La CHIESA CATTOLICA è tanto perseguitata perché fu cosi perseguitato anche il suo divin Fondatore e, perché
-RIPROVA I VIZI,
-COMBATTE LE PASSIONI
-CONDANNA TUTTE LE INGIUSTIZIE E TUTTI GLI ERRORI”.
Somiglia a un grido di battaglia di s. Michele, la differenza è che s. Michele partiva all'attacco, noi invece fermati e disarmati da un "ingravescentem aetate" che ha aperto anzi, spalancato le porte ai nemici di Cristo
RispondiEliminaLa chiesa è alla deriva e qua al massimo si continua a scrivere libri e per di più con la "pietas" dei preti verso i preti, mentre il popolo di Dio è condotto nel baratro da ciechi che guidano ciechi. Per i fedeli prossimi ad essere precipitati nell'eresia chi avrà pietà?
RispondiEliminaIntanto i libri li scrive sia Bux che Kung, entrambi preti di questa chiesa ubriaca e sbandata, ed il secondo "tira" molto di più le vendite, se la vogliamo dire tutta.
Ho stima per Mons. Bux, ma col "si bemolle" oramai siamo fuori tempo limite, (purtroppo).
Io credo che ognuno debba combattere con le armi che ha a disposizione e con l'aiuto della Madre di Dio ( la inascoltata per eccellenza , della quale e ' stato detto che " non si puo' proporre come modello alle giovani donne di oggi ", della quale e' stato detto "si parla troppo " ) . Le eresie sono gia' dentro da tempo . Cosa consiglierebbe a Mons.Bux, a Mons.Livi , a Mons.Burke , a Mons.Schneider , a Mons.Negri e a tutti quelli ancora fermi nella Dottrina ?
RispondiEliminaInvochiamo Maria , la Corredentrice del genere umano e la grazia della Redenzione su tutte le fragilità della condizione umana, conseguenza del peccato.
Il libro, già presentato a Lecce lo scorso 2 aprile, sarà pure presentato a Milano il prossimo 2 maggio ed è in previsione anche a Bari, tra fine maggio-primi di giugno.
RispondiEliminaQuando ci sara' la presentazione del libro di Don Nicola Bux a Torino?
RispondiElimina- Cosa è esattamente una "prelatura personale"?
RispondiElimina- Lo sapevate che
"3. Perché una prelatura inizi il suo lavoro in una diocesi si richiede il consenso previo del Vescovo (CIC, can. 297);" ?
- Come funzione la prelatura personale dell'Opus Dei?
- Come potrebbe funzionare una prelatura personale FSSPX?
Tutto ciò viene spiegato qui:
http://prelaturaspersonales.org/la-prelatura-personale-e-le-diocesi/
Alla presentazione del libro di don Nicola Bux c'erano tantissime persone (praticamente non si riusciva ad entrare). Molti sacerdoti e anche un Superiore della FSSPX.
RispondiEliminaRendiamo grazie a Dio !
RispondiEliminaGentile Dr.ssa Guarini, stando a ciò che si è letto sull'incontro tra Mgr. Fellay ed il VdR Bergoglio, sembra che si possa andare verso una prelatura personale. Cosa significa secondo Lei (il prelato per cominciare una qualsiasi attività, deve avere il consenso dell'ordinario diocesano, e sappiamo anche che le chiese e le parrocchie sono esclusivamente sotto la giurisdizione dell'ordinario e in seconda battuta del parroco o rettore) che questi vescovi, parroci o rettori, metteranno mai a disposizione le loro chiese (che in questo caso le chiese sono tutte della Chiesa Universale, nessuno ce l'ha in esclusiva) per i Sacramenti secondo le norme pre-conciliari? e dunque come potrebbero i sacerdoti della SPX come prelatura celebrare secondo tradizione in questi presbiteri che di traditio non hanno più nulla, dall'altare con gradini alle balaustre, in queste condizioni? come si potrebbero celebrare tutte le varie fasi dell'anno liturgico, secondo le norme stabilite dal post/concilio o secondo le norme pre 1960? e come si potrebbe fare con i gruppi di fedeli, novatores o traditio. Quando la chiesa è a disposizione del VO, o NO come si può conciliare tra i fedeli di rito antico e rito nuovo?
RispondiEliminaStavo leggendo su prelaturaspersonales.org.la prelatura personale e le diocesi, l'ultima parte, e mi sembra che la forse prelatura SPX dovrebbe avere solo chiese proprie e fedeli propri - altrimenti la confusione non avrebbe fine. Non è che alla fine la SPX per le chiese resta come oggi, solo con le sue cappelle e priorati? oppure costruirne di nuovi?
Grazie per una sua eventuale risposta e mi rimetto a Lei per la pubblicazione del commento/domanda.
E' un problema che riguarda mons. Fellay, il quale, insieme ad ogni sacerdote della FSSPX, potrebbe comportarsi come tutti i nostri sacerdoti che celebrano tranquillamente il Rito Antiquior rivolti ad Dominum, sia su un altare moderno che su altari (e presbitèri) rimasti provvidenzialmente intatti. Sempre meglio che celebrare in ex-garage o luoghi di fortuna come spesso accade ora.
RispondiEliminaE se a dare un input del genere, che mi parrebbe scontato, è il papa attuale, trovo difficile che possano esserci vescovi o rettori o parroci che si sottraggano, come erano e sono purtroppo soliti fare...
Mi pare ovvio che resteranno le proprie cappelle e priorati, ma nulla toglie che potrebbero vedersi affidate chiese attualmente non utilizzate, purtroppo presenti in ogni dove. Così come potrebbero aprire nuovi centri messa dove c'è più bisogno grazie ad una adeguata dislocazione dei propri sacerdoti in base alle regole previste per ogni loro comunità, che non credo nessuno possa mettere in discussione.
Una precisazione.
RispondiEliminaI nostri sacerdoti celebrano frequentemente su altari moderni perché il vecchio altare è rimasto inutilizzato o la Chiesa è di costruzione recente e non possono fare diversamente perché di solito hanno in "prestito" saltuariamente solo l'altare e non dispongono dell'uso integrale della Chiesa "di appoggio".
La FSSPX potrebbe invece ricevere l'uso esclusivo e non vedo preclusioni al restauro o al ripristino degli altari...
Potrebbe sembrare un sogno, ma perché non ritenerlo realizzabile? Ed è il minimo che la Fraternità dovrebbe potersi assicurare, visto che chiede di essere accettata così com'è e non vedo in mons. Fellay l'attitudine a scendere compromessi. Diversa è la generica accettazione del concilio (dato storico e che neppure noi rinneghiamo), ferme restando le questioni aperte dei ben noti punti controversi.
Quelques jours après la rencontre entre le pape François et le supérieur de la Fraternité sacerdotale Saint-Pie-X (FSSPX), Mgr Guido Pozzo secrétaire de la commission Ecclesia Dei, a indiqué qur les « documents du Concile Vatican II (devaient) être accueillis selon le degré d’adhésion requis ».L’acceptation des textes sur les relations avec les autres religions ne constitue pas un pré-requis pour la reconnaissance juridique de la société lefebvriste et certaines questions pourront demeurer « objets de discussion et de clarification », a-t-il précisé à La Croix.
RispondiEliminahttp://www.la-croix.com/article/imprimer/1200751826
Cara Mic,
RispondiEliminaExodus/B ha colto quella che è anche la mia preoccupazione, che ho introdotto qui segnalando il link di
http://prelaturaspersonales.org/la-prelatura-personale-e-le-diocesi/
Egli ha posto particolare attenzione sull'adeguamento delle chiese in modo che si possa celebrare il rito antico come Dio comanda. È un problema che ci coinvolge già ora anche con il SP, ma anch'io come te penso non sia il più grave.
A mio avviso è allarmante il fatto espresso in questo articolo del CIC:
"3. Perché una prelatura inizi il suo lavoro in una diocesi si richiede il consenso previo del Vescovo (CIC, can. 297);"
Abbiamo già abbastanza esperienza per constatare in quante e quali difficoltà si dibattono i gruppi-Messa che si appellano al SP: se trovano un vescovo refrattario e non hanno un prete che già di suo conosce e ama il rito antico, le difficoltà sono quasi insormontabili.
Malgrado la personalità dirompente dell'attuale Papa e l'ascendente che egli esercita sull'intero orbe cattolico non penso che i vescovi solo per questo diventino improvvisamente inclini ad accogliere nella propria diocesi un'eventuale prelatura FSSPX, né che il Papa stesso intervenga poi d'autorità affinché l'accoglienza abbia l'auspicato seguito.
Nella situazione attuale la FSSPX ha creato i suoi priorati e le sue cappelle ovviamente senza chiedere il permesso ad alcuno (vista l'attuale mancanza di giurisdizione).
Intravvedo difficoltà istituzionali non solo per l'impianto di nuovi priorati e cappelle, ma anche per il mantenimento di quelli già esistenti: qualora andasse in porto la prelatura siamo sicuri che p.es. il priorato di Albano riceva il benestare della diocesi ospitante tramite la benevolenza del suo Ordinario mons. Semeraro?
Ti faccio anche un altro esempio pratico: finora poteva accadere che un prete della Fraternità celebrasse sporadicamente in qualsiasi posto (cappella disponibile, casa privata, garage, soffitta ecc) senza domandare alcun permesso ufficiale.
In caso di prelatura ciò sarà ancora possibile? Ho i miei nutriti dubbi.
Egli dovrà preventivamente annunciarsi all'Ordinario il quale, se già aveva deciso di non ospitare la prelatura FSSPX, non si farà problemi a negare il permesso. Nel caso in cui poi il suo volere non verrà ossequiato alla lettera potrà far valere i suoi diritti e conseguentemente richiamare e far sanzionare il prete disobbediente.
Questo stato di cose potrebbe condurre ad un concentramento di tutte le forze della Fraternità in pochi luoghi, una sorta di ghettizzazione. I fedeli che desiderano avvalersi dei loro servigi liturgici e catechetetici dovranno o fare chilometri o adeguarsi a quanto "passa il convento" nelle proprie vicinanze.
Finora sull'onda lunga di quanto è accaduto ai Francescani dell'Immacolata avevo letto di preoccupazioni per la probabile prospettiva di visite apostoliche e commissariamenti. Ma l'aspetto da me qui sollevato mi sembra altrettanto inquietante.
Cara Maria, exodus/berni, ha voluto sottolineare dei piccoli problemi insormontabili,
RispondiEliminama se dovesse avverarsi la prelatura personale, non solo i problemi diventano stratosferici, ma ci saranno difficoltà enormi con gli ordinari, quasi tutti modernisti, e guai a chi dovesse mettere becco nei loro orticelli; con i parroci o rettori (ricordati la Cappella Cesi), con le comunità ormai modernizzate e che ci ritengono di mentalità medioevale; (una (bigotta della parrocchia incontrandomi e sapendo che frequento il VO - di cui non sà neppure cosa è, in quanto essa è cresciuta conoscendo solo NO in tutto e per tutto, stavo dandogli la mano per dargli la buona Pasqua, si è ritratta e mi ha detto: ""ma tu sei di un'altra religione""; ti rendi conto che gente frequenta ormai la Chiesa a causa del rivoluzionario concilio?) considera dunque cosa sarà nelle Chiese se dovesse accadere che loro strimpellano con chitarre e bongo; i messali VO e NO spesso la domenica e festivi hanno letture diverse e dicono cose diverse, i preti omelie diverse, catechesi diverse, molti giorni dell'anno i colori dei paramenti sono diversi (molto spesso) - la confusione di mille e mille cose, anche dottrinali, arriverebbero a far traboccare il vaso, peggio di come è ora.
Io, mi sono fatto dei raggionamenti su mille cose, ma l'unica risposta che sono riuscito a darmi è che ormai tra il preconcilio ed il postconcilio c'è un'abbisso incolmabile; e di quelle persone come quella che mi ha detto che sono di altra religione ce ne sono a migliaia,; non sò cosa ne sarà dentro le Chiese nel rivedere gli altari come un tempo dimenticato o non conosciuto, oppure un fenerale VO con paramenti neri contro i loro viola, un presbiterio in ginocchio,per la comunione mentre loro la prendono in piedi ed in mano.
Ho paura che prima o poi ci prendano a calci, in quanto le Chiese ormai sono piene (o vuote - come vuoi) di gente che crede che i Sacramenti sono solo come li conoscono loro, ed a noi ci prenderebbero per dei marziani, e nessun prete si prenderà la brega di spiegare alle masse il SP di B.XVI ne della prelatura che cosa è, in quanto andrebbe contro i suoi interessi.
proprio oggi parlando con alcune persone,tra cui due professori, non sapevano e non conoscevano la prelatura dell'Opus Dei., le prelature in genere o ordinariati.
Che Dio ce la mandi buona.
Cara Maria 50 anni sono lunghi ed in 50 anni, anche chi potrebbe, ha dimenticato e dice che indietro non si torna, e ne son convinti tanto che si sono ormai abituati al nuovo. Ora sarà dura se non impossibile.
Sono sempre più convinto che il VdR ha capito bene questa cosa ed appositamente la vuole mettere in atto per farci capire quello che è successo ora ai FFII.
Grazie della pazienza che hai con me, standomi ad ascoltare.
proprio oggi parlando con alcune persone,tra cui due professori, non sapevano e non conoscevano la prelatura dell'Opus Dei., le prelature in genere o ordinariati.
RispondiEliminaNella Chiesa purtroppo c'è questo e anche altri livelli di ignoranza. Ma, se mai si pone mano all'aratro (senza guardarsi indietro) mai si potrà tracciare un solco ineludibile.
Anche perché, se non alla prima, alla seconda barriera o difficoltà si può sempre tornare indietro. Nuovo rischio di scomunica da temere? Non so cosa dire... vedremo.
Mi sembra ovvio che se di prelatura personale si vuol parlare, riguardo alla FSSPX si dovrà trattare di una prelatura sui generis, D'altronde di prelature attualmente ce n'è solo una, quindi non è che la cosa sia insormontabile. Basta volerlo. Ma attenzione a quelle clausolette che spesso non si leggono...
RispondiEliminaTra l'altro scopo di una prelatura è "attuare peculiari opere pastorali". In questo caso l'opera pastorale non vedo cosa potrebbe essere se non la diffusione della sana dottrina ;-)