Scriveva San Giovanni della Croce: «Ci sono delle anime che, come alcuni animali, si rivoltano nel fango, ed altre che volano come gli uccelli, che nell’aria si purificano e si puliscono».
È la melma l’elemento con cui dobbiamo confrontarci nella nostra esistenza. Chiamiamola pure come vogliamo. Diamole tutti i sinonimi che desideriamo. Tentiamo pure di edulcorare la sua vischiosità, il suo odore maleodorante e nauseabondo, la sua presa, alla quale spesso ci abbandoniamo. Non riusciremo mai a liberarcene se non la riconosciamo, se non la consideriamo nella sua realtà e nella sua irresistibile attrazione e forza seduttiva. La bestia immonda è lì. Nella melma in cui vive esprime tutta la sua forza e la sua potenza. E lì che ci avvinghia e ci vuole fare suoi.
Quando il padrone del mondo – questa realtà personale e spirituale che opera attraverso il permesso che gli concede Dio - vibra fendenti di forza inauditi, assalendoci, portandoci alla disperazione e ai confini più remoti e indecifrabili della nostra realtà umana, dobbiamo prendere forza dal Signore, dalla Sua grande potenza: «Prendete le armi che Dio vi dà, per poter resistere contro le manovre del diavolo. Infatti noi non dobbiamo lottare contro creature umane, ma contro spiriti maligni del mondo invisibile, contro autorità e potenze, contro i dominatori di questo mondo tenebroso» (Ef 6, 10-12).
Se assistiamo all’opera di queste autorità e di queste potenze – e quante volte ci potrà accadere nelle nostre vite – possiamo sperare che la nostra natura umana non ne rimanga invischiata solo se tentiamo di librarci in volo e pensiamo ad una sola cosa: al disegno che Cristo ha per ciascuno di coloro che lo riconoscono.
Scrive San Paolo, ancora nella Lettera agli Efesini:
«Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà. E questo a lode e gloria della sua grazia, che ci ha dato nel suo Figlio diletto; nel quale abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, la remissione dei peccati secondo la ricchezza della sua grazia. Egli l'ha abbondantemente riversata su di noi con ogni sapienza e intelligenza, poiché egli ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà, secondo quanto nella sua benevolenza aveva in lui prestabilito per realizzarlo nella pienezza dei tempi: il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra. In lui siamo stati fatti anche eredi, essendo stati predestinati secondo il piano di colui che tutto opera efficacemente conforme alla sua volontà, perché noi fossimo a lode della sua gloria, noi, che per primi abbiamo sperato in Cristo. In lui anche voi, dopo aver ascoltato la parola della verità, il vangelo della vostra salvezza e avere in esso creduto, avete ricevuto il suggello dello Spirito Santo che era stato promesso, il quale è caparra della nostra eredità, in attesa della completa redenzione di coloro che Dio si è acquistato, a lode della sua gloria».
Il disegno di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra si può compiere in un solo modo: in ginocchio davanti alla Croce. Così, ci chiede di restare Cristo. Solo in questo modo, nulla di quello che accade attorno a noi, ci potrà sbalordire o meravigliare. Perché tutto è già stato previsto e scritto. Persino le nostre ansie, le nostre sofferenze, le nostre inquietudini, sono state tutte già contate. Solo davanti alla Croce possiamo tentare di trasformare in Luce le Tenebre che sono in noi per diventare perfetti, per compiere il nostro percorso di divinizzazione, per contraccambiare il male con la sovrabbondanza di bene, per dare valore alla sofferenza, quella più pura, che non chiede nessuna contropartita, che ci fa abbandonare alla volontà di Dio, che ci rivela la piena conoscenza e ci rende Suoi figli.
Lo spiega ancora San Paolo:
«Fratelli, avete dimenticato l’esortazione a voi rivolta come a figli: "Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore e non ti perdere d’animo quando sei ripreso da lui; perché il Signore corregge colui che egli ama e sferza chiunque riconosce come figlio". È per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non è corretto dal padre? (…) Certo, ogni correzione, sul momento, non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo però arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati. Perciò rinfrancate le mani cadenti e le ginocchia infiacchite e raddrizzate le vie storte per i vostri passi, perché il piede zoppicante non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire» (Ebrei 12,5-7).
Se restiamo davanti alla Croce non vi sarà nulla che ci potrà impedire di distinguere il tempo che viviamo con l’eternità. Questa è la nostra eredità. Non vi sono eredità terrene da consumare. Non vi sono uomini da seguire. Non vi sono ideologie da servire. C’è una sola Persona da amare. «Il demonio» - scriveva San Giovanni della Croce - «teme l’anima unita a Dio tanto quanto Dio stesso».
Danilo Quinto - http://daniloquinto.tumblr.com/
Sapete cosa scrive circa il senso del "70 volte 7" Sant'Alfonso?
RispondiEliminaSant'Alfonso riflette e fa riflettere che, tale espressione indica un numero indefinito, immenso, ma LIMITATO, FINITO.
In concreto, secondo Sant'Alfonso, Dio ha (almeno avrebbe), verso i nostri peccati un atteggiamento che ricorda la "Patente a punti". Per ogni singolo uomo, prima ancora di creare il mondo, DIO ha stabilito quanti peccati gli perdonerà. Solitamente si tratta di, appunto, un numero immenso, ma nulla vieta che possa essere anche un numero "piccolo". A quanto pare, l'amica dei bimbi di Fatima che stava in purgatorio (e che la Madonna disse che ci sarebbe rimasta fino alla fine del mondo, ovvero, anche a non voler prendere proprio alla lettera tale espressione, ancora molto, molto tempo, salvo che la fine del mondo non sia imminente) di peccati ne aveva commessi pochini.
Io temo di poter essere (speriamo di no!) semi-prossimo al compimento di tale numero. Forse, certe ispirazioni che mi sono venute in tal senso, le ha mandate l'Angelo Custode. Preghiamo che, sia che le cose stiano così, sia che non stiano proprio esattamente così, io riesca a mantenere i buoni propositi (che ,solitamente, più mi faccio vecchio e meno durano). E penso che questa intenzione di preghiera sia forse una delle migliori per tutti.
Espresso così appare un concetto di Dio a geometria variabile che rischia di sminuire il mistero della salvezza, frutto dell'infinita misericordia della quale abbiamo bisogno per tutti i nostri limiti e mancanze pur impegnandoci nella fedeltà.
RispondiEliminaCondivido le perplessità di mic. Chiaro che Dio conosce tutto, fuori dal tempo, e quindi sa già cosa farà ognuno di noi, e anche il suo ultimo destino, ma altro è il tentativo di comprenderlo come se fosse un contabile. Una delle regole d'oro per comprendere la sua giustizia e la sua misericordia è proprio che non si devono applicare regole di contabilità, e questo è chiaramente spiegato p.es. nella parabola degli operai della vigna che, arrivati con l'ultimo turno di lavoro, ricevono la stessa mercede di quelli presenti sin già dal turno dell'alba.
RispondiEliminaIn realtà, se Dio fosse un contabile, saremmo già tutti persi!
Inoltre, la conoscenza di quel numero, se la possedessimo, non potrebbe che far danni. Se infatti sapessimo di essere ancora lontani dal massimo, potremmo pensare di "spassarcela" per un po', tanto c'è ancora credito. Ma non è così che si ragiona: si deve fuggire il peccato perché ci allontana da Dio e l'indulgere nel peccato, "tanto c'è tempo per pentirsi", fa scivolare lentamente nell'assuefazione. Alla fine, passa persino il desiderio di pentirsi. D'altro canto, sapere di essere molto prossimi a quel numero potrebbe portare alla disperazione di non aver più possibilità di perdono, come Giuda, e questo è un peccato contro lo Spirito. Infatti penso che sia proprio questo il senso di quella predica di Sant'Alfonso, che mi pare ben riassunta in questo passaggio:
"Sant'Agostino dice che il demonio inganna gli uomini in due modi: con la disperazione e con la speranza. Dopo il peccato, tenta il peccatore alla disperazione con il terrore della divina giustizia; ma prima di peccare spinge l'anima al peccato con la speranza nella divina misericordia. Perciò il Santo ammonisce: «Dopo il peccato, spera nella misericordia, prima del peccato, abbi timore della giustizia». Infatti non merita misericordia chi si serve della misericordia di Dio per offenderlo. Dio usa misericordia con chi lo teme, non con chi si serve di essa per non temerlo."
Dia retta, anonimo... lasci perdere le patenti e i punti. Si concentri, come dice in chiusura, sui buoni propositi, il primo dei quali dev'essere il desiderio di essere uniti a Dio; da cui poi discendono tutti i propositi di non peccare.
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Fabrizio Giudici
http://ilsismografo.blogspot.it/2016/05/italia-il-dramma-di-papa-francesco.html
RispondiEliminaDifficile poter ragionare o pensare come Dio ragiona e pensa, dunque meglio vedere cosa dobbiamo fare noi, per piacere a Dio, abbandonandoci, per quel che non sappiamo alla sua volontà e alla sua misericordia.
RispondiEliminaDal link qui sopra al Sismografo, dice fra l`altro Stanislaw. Grygiel:
RispondiElimina"Alcuni dei nostri pastori e "arcipastori", cercando di non commettere apertamente l' errore di Mosè e nello stesso tempo di non esporsi anche alle critiche da parte dei "cuori sclerotici", ci assicurano che l' indissolubilità del matrimonio è fuori discussione.
Entrano però in un vicolo cieco quando comunque pretendono che il pensiero pratico sui matrimoni falliti si appoggi anche su una piccola parola - "ma" - che permetta loro di costruire commenti casistici con i quali giustificare l' adulterio. Propongono una casistica "sì, ma" che prende in considerazione non tanto la coscienza dell' uomo, quanto la sua inclinazione al male.
Se si dovesse andare avanti così, c' è da aspettarsi che a breve seguirà il caos, in cui le persone soggette all' inclinazione al male andranno in giro per le parrocchie e perfino per le diocesi in cerca dei casuisti più furbi."
Interessante da osservare che sono diversi, chierici come laici, a riprendere certe espressioni di Jorge Bergoglio ma senza dire apertamente chi ne è l`autore, "cuori induriti", "rigoristi formalisti", sono solo le ultime che ho visto, non osano criticare direttamente il papa, la loro è solo ipocrisia.
RispondiEliminaComunque l'impressione è che ci sia magma molto caldo sotto la crosta che ancora non fuma...
RispondiEliminaAmoris Laetitia ha provocato qualche mal di testa.
Troppo Tucho di dieci anni fa dietro il lascito di cotanta recente sinodalità.
Troppe uscite del "nuovo che avanza" hanno provocato nausee e capogiri.
Troppa adorazione per l'uomo e scarsa adorazione per il Santissimo Sacramento disorientano il colto e l'inclita.
Mons. Gaenswein ha provocato qualche mal di pancia.
Adesso persino un Aldo Maria Valli eccepisce sulla dieta liquida.
La situazione è delicata: è molto più rischioso quando il ladro viene scoperto rispetto a quando si intrufola in casa. Faccia a faccia e con le mani del sacco non si sa mai come reagisce e nemmeno come reagisce chi sta subendo il furto...
Oppure, in un sistema "mafioso" (per dirla alla Danneels) è molto più pericoloso quando si denuncia con nomi e cognomi, rispetto a quando, per il quieto vivere, ognuno pensa che il problema maggiore del territorio sia "il traffico", il "pettegolezzo" o "il chiacchiericcio"...
E' sempre la stessa storia: pentole e coperchi.
Sancte Michael Archangele,defende nos in proelio;
contra nequitiam et insidias diaboli esto praesidium.
Imperet illi Deus, supplices deprecamur: tuque,
Princeps militiae caelestis, Satanas aliosque spiritus malignos,
qui ad perditionem animarum pervagantur in mundo,
divina virtute in infernum detrude. Amen.
Maria, Madre della Chiesa, intercedi per noi.
Grazie Tralcio.
RispondiEliminaL`armada bergogliana avanza rapidamente, può farlo, la strada è spianata, nessun nemico e nemmeno ostacolo all`orizzonte, in Italia la CEI convoca un simposio per imporre l`AL così come l`hanno voluta Jorge Bergoglio, "Tucho" e compagnia cantante, il suo contenuto era già previsto, programmato, ma ci volevano due sinodi paraventi funzionali solo a nascondere quel che dietro era già deciso, due sinodi per una decisione già presa, per una "soluzione già scritta" come dice Magister.
Il carro armato avanza con passo spedito e i suoi abitanti sorridono beffardi vedendo la sterile agitazione sul loro passaggio.
Ils ont réussi leur coup! Bravo!
Possono essere fieri della loro strategia vincitrice.
Ma un giorno dovranno renderne conto al Signore.
Eh, Luisa, stiano attenti i carri armati "Tucho" che non ci sia un qualche "Panzerfaust" nascosto.
RispondiEliminaLa strada per Berlino è ancora lunga.
Forse più che il magma definito dal caro Tralcio, con il consueto e piacevole mix di poesia e ironia, tutto ciò ricorda la melma di San Giovanni della Croce riportata nell'articolo.
RispondiEliminaLuisa, potranno pure essere fieri della loro strategia, ma che essa sia vincitrice vale solo per alcune battaglie, ma non per la guerra.
Questo tempo lo vedo come l'inizio del Venerdì santo, durante la notte dell'arresto, prima di essere portato da Pilato, solo che l'arresto lo hanno fatto i modernisti, Giuda non è più uno solo e il peggio deve ancora venire.
In questo sta la costanza e la fede dei santi.
Poi non dimentichiamo poi l'Apocalisse, che sembra fotografare questo momento.
"11 Vidi poi salire dalla terra un'altra bestia, che aveva due corna, simili a quelle di un agnello, che però parlava come un drago.
12 Essa esercita tutto il potere della prima bestia in sua presenza e costringe la terra e i suoi abitanti ad adorare la prima bestia, la cui ferita mortale era guarita..."
Il "magma" al quale mi riferivo, già ora assai più vivace di quanto non appaia esteriormente, è proprio quello che impantanerà "l'invencible armada"...
RispondiEliminaAh, ho invertito le parti magmatiche, purtroppo posso scrivere solo in ora tarda e si perde qualche colpo
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