C’è di che piangere
«È una esortazione apostolica che ha per titolo: La gioia dell’amore, e che ci fa piangere»Sermone di Mons. Fellay a Puy-en-Velay, 10 aprile 2016
- Tra le numerose prese di posizione, spiegazioni e commenti pubblicati sull’Amoris Lætitia, tre studi fatti da dei sacerdoti della nostra Fraternità sono recentemente pubblicati: L’esortazione post-sinodale Amoris Lætitia: una vittoria del soggettivismo di don Matthias Gaudron; Brevi considerazioni sul capitolo 8 dell’esortazione apostolica Amoris Lætitia di don Jean-Michel Gleize [qui]; Dopo il Sinodo: l’indissolubilità in questione di don Christian Thouvenot. La Casa generalizia approva questi testi e li sottoscrive interamente. Essi si completano in modo armonico e danno una vista d’insieme del documento del Papa Francesco.
- La procedura seguita in occasione dei due sinodi e le circostanze che li hanno accompagnati hanno già sollevato numerosi interrogativi: al concistoro straordinario del febbraio 2014, solo il Card. Walter Kasper era stato invitato a precisare il tema del sinodo, allorché è notorio militasse da anni per togliere la proibizione di diritto divino di dare il Corpo di Cristo ai pubblici peccatori. La relazione intermedia, Relatio post disceptationem, pubblicata nell’ottobre 2014 durante il primo sinodo, non corrispondeva al risultato delle discussioni. Nella relazione finale sono stati introdotti alcuni temi che non erano stati approvati. Poco prima del secondo sinodo ordinario, il Papa pubblicava due Motu proprio riguardanti esattamente il soggetto del sinodo, facilitando la procedura canonica delle dichiarazioni di nullità dei matrimoni. Inoltre, una lettera confidenziale di tredici Cardinali che esprimevano dei timori sul risultato del sinodo, era stata pubblicamente qualificata di «cospirazione».
- La questione dell’ammissione del divorziati «risposati» alla Santa Comunione è già stata trattata più volte dalla Chiesa, che anche in questi ultimi tempi[1] vi ha chiaramente risposto. Di conseguenza, una nuova discussione dell’insegnamento costante e della pratica della Chiesa non poteva che essere pregiudizievole e di natura tale da oscurarli piuttosto che di metterli in luce. È quanto è accaduto.
- Da un documento pontificio ci si attende di trovare una esposizione chiara del magistero della Chiesa e della vita cristiana. Ora, come alcuni hanno a ragione sottolineato, Amoris Lætitia è piuttosto «un trattato di psicologia, di pedagogia, di teologia morale e pastorale, e di spiritualità». La Chiesa ha la missione di proclamare l’insegnamento di Gesù Cristo opportune et importune e di trarne le conclusioni che s’impongono per il bene delle anime. È suo compito ricordare la Legge di Dio, non di minimizzarla né di teorizzare come essa sarebbe, in certi casi, inapplicabile. Essa ha il dovere di affermare i princìpi, la cui applicazione concreta è lasciata ai pastori della anime, al confessore e alla coscienza illuminata dalla fede, regola prossima dell’agire umano.
- Nella sua ricerca di una pastorale della misericordia, il testo è in certi punti segnato dal soggettivismo e dal relativismo morale. La regola oggettiva è sostituita, alla maniera protestante, dalla coscienza personale. Questo veleno è radicato, tra l’altro, nel personalismo che, nella pastorale familiare, non mette più il dono della vita ed il bene della famiglia in primo piano, ma la realizzazione personale e lo sviluppo spirituale degli sposi. A questo proposito, non si può che deplorare, ancora una volta, l’inversione dei fini del matrimonio già tratteggiata dalla costituzione pastorale Gaudium et spes del Concilio Vaticano II, inversione che si ritrova anche in Amoris lætitia. La cosiddetta «legge della gradualità» stravolge la morale cattolica.
- Le conseguenze dell’Amoris lætitia già si fanno sentire nella Chiesa: un parroco, come è suo dovere, rifiuta di dare il Corpo di Cristo ai peccatori pubblici, mentre un altro invita tutti a fare la Comunione. Il Presidente della Conferenza episcopale delle Filippine ha dichiarato che l’Amoris lætitia sarà immediatamente messa in pratica nel suo paese e di conseguenza, in certi casi, delle persone divorziate e «risposate» riceveranno la Comunione[2]. Una profonda divisione si delinea in seno all’episcopato e al Sacro Collegio. I fedeli sono disorientati, tutta la Chiesa soffre di questa frattura. Rimettere in discussione l’obbligo di osservare in ogni caso i comandamenti di Dio, in particolare quello della fedeltà coniugale, significa capitolare davanti al diktat dei fatti e dello spirito del tempo: già in numerosi paesi – come la Germania, per esempio – si calpesta da molto tempo la pratica che deriva dal comandamento divino. Invece di elevare ciò che è al livello di ciò che deve essere, si abbassa ciò che deve essere a ciò che è, alla morale permissiva dei modernisti e dei progressisti. I fedeli il cui matrimonio è stato infranto, ma che in questa situazione sono rimasti fedeli, in modo molto virtuoso e talvolta eroico, alla promessa fatta davanti all’altare, si sentono traditi. C’è di che piangere.
- Noi imploriamo il Santo Padre umilmente, ma risolutamente, di riprendere in esame l’Esortazione Amoris Lætitia e specialmente il capitolo 8. Come nei testi del Vaticano II, ciò che è ambiguo deve essere interpretato in modo chiaro, e ciò che è in contraddizione con la dottrina e la pratica costante della Chiesa deve essere ritirato, per la gloria di Dio, per il bene di tutta la Chiesa, per la salvezza delle anime, specialmente di quelle che sono in pericolo di lasciarsi ingannare dall’apparenza di una falsa misericordia.
Festa di Sant’Atanasio
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[1] Cf. Esortazione apostolica Familiaris consortio (n. 84); Catechismo della Chiesa Cattolica (n. 1650); Lettera della Congregazione per la Dottrina della Fede del 14 settembre 1994; Dichiarazione del Pontificio Consiglio per l’interpretazione dei testi legislativi del 24 giugno 2000.
[2] Dichiarazione del 9 aprile 2016: «Si tratta di un’elargizione di misericordia, di un’apertura del cuore e dello spirito che non ha bisogno di nessuna legge, che non esige nessuna direttiva, né aspetta istruzioni. Può e deve essere attuata immediatamente». [Fonte]
Certo che le dichiarazioni di mons. Fellay e della Fraternità fanno loro tanto più onore in quanto sappiamo che da tempo sono in corso colloqui con lo stesso Bergoglio. Perciò non era obiettivamente facile, visto appunto il momento delicato, entrare incisivamente nel merito della AL. Non appartengo alla Fraternità, ma credo che un plauso se lo meriti per come essa ribadisce senza indietreggiare e mercanteggiare su punti nodali di dottrina e morale cattoliche. Parlar chiaro prima di tutto e senza timore né troppi calcoli, con il bene del gregge SEMPRE in cima ai pensieri: questo è ciò che ci aspettiamo legittimamente da dei pastori.
RispondiEliminaDeo gratias!
RispondiEliminahttp://www.lanuovabq.it/it/articoli-parte-la-crociata-lgbt-allassalto-della-chiesaavvenire-e-la-punta-ma-anche-losservatore-16105.htm
RispondiElimina(traduzione romana )
RispondiEliminaÈ primavera e nella Chiesa pare proprio sbocciato l’amore, ma quello omosessuale. Dal centro alla periferia ormai è tutto un inno ai rapporti gay. Non si fa in tempo a stupirsi del nuovo spazio dedicato dal settimanale diocesano Verona Fedele alla nuova rubrica “La Porta Aperta”, che debutta l’1 maggio con un’intervista-propaganda a una persona omosessuale che decanta il suo amore, che il 3 maggio si scoprono porte aperte anche all’Osservatore Romano che lancia il suo nuovo magazine dedicato alle donne.
Il problema non è tanto che il magazine sia dedicato alle donne. Riguarda piuttosto le firme. E c'è anche aria di Bose...
RispondiEliminaIl problema non è tanto che il magazine sia dedicato alle donne. Riguarda piuttosto le firme. E c'è anche aria di Bose.
RispondiEliminaConfermo, condivido e sottoscrivo tutte e singole le lettere dell'alfabeto presenti in queste due righe della nostra gentile Padrona di casa. In più aggiungo che, il concetto in sè di emulare quanto fatto da decenni da Repubblica, mi piace poco. Comunque, se i contenuti fossero cattolici, potrei, una volta tanto, acconsentire che il fine, potrebbe giustificare il mezzo.
Con rispetto parlando, non capisco come si possa contemporaneamente scrivere di una esortazione "terrificante" e dialogare con chi l'ha elaborata scientemente.
RispondiEliminaE' un mio limite? C'è una spiegazione a questa aporia? O forse qui sono io ad essere troppo aristotelico? Grazie.
Mi è caduto il mouse e il commento è sparito.
RispondiEliminaSintesi:la nuovachiesa non farà un plissè a tutte le critiche vecchie e nuove perchè deve essere inclusiva. Tutti dentro. FFI sono stati errore di metodo iniziale. Importante, secondo direttive illuminati, che nessuno abbia forza in sè cioè non l'abbia il maschio, non l'abbia la femmina, non l'abbia la famiglia, non l'abbia nessuna istituzione in sè. Tutti in movimento con idee confuse meglio senza idee, senza credo,senza aneliti, parzialmente tollerati desideri carnali e tutti quelli che rincitrulliscono.Il tutto con ammmore, senza fede alcuna, del doman non c'è certezza, figuriamoci di là.
Marco,
RispondiEliminaÈ stato lo stesso mons. Fellay a parlare di situazione paradossale, in vista di una regolarizzazione canonica, auspicabile per molte ragioni, ampiamente illustrate.
Ragionando senza infingimenti, ma pure senza artifizi compromissori, non si capisce perché solo ora questa regolarizzazione -- con Bergoglio, poi!-- diviene "auspicabile per molte ragioni". Forse che dipenda tutto dalla volontà dell'argentino di far "entrare" la Fraternità nella sua onlus, senza condizioni, pare o almeno ci si augura?
RispondiEliminaD'altra parte, se la volontà di Fellay è quella di accordarsi (cfr. 2012), la regolarizzazione giuridica è giudicata più importante dell'aspetto dottrinale, su cui le due parti sono ben lungi dal consentire. Quindi tra poco avremo un papa che si fa benedire dai pentecostali, mentre i sacerdoti della SPX continueranno a tuonare contro Lutero dai pulpiti. Mah!
Siamo in presenza dell'esplicitarsi paradossale di una vecchia tara del cattolicesimo, il "giuridicismo", derivante dal temporalismo e dall'eredità dei Romani, che ragionavano in termini di diritto. E il bello è che Gesù Cristo era molte cose, ma certo non un leguleio. Io credo che Egli sorriderebbe di fronte alla sola espressione "regolarizzazione canonica", come se un timbro su un cartellino (dato da Bergoglio, poi!) fosse necessario alla salvezza dell'anima.
Grazie.
http://www.lanuovabq.it/mobile/articoli-maria-la-trinita-e-i-cinque-gattini-di-enzo-bianchi-16100.htm#.VzEF2hlPdAg
RispondiEliminaLa regolarizzazione canonica ancora non c'è stata, se è auspicabile che ci sia lo sa solo Dio, sta di fatto che servire l'eresia (e l'eretico) non sarà mai possibile, dunque vedremo che succederà. Confido nella profonda spiritualità e preghiera dei membri della FSSPX e nella Provvidenza.
RispondiEliminaSiamo in presenza dell'esplicitarsi paradossale di una vecchia tara del cattolicesimo, il "giuridicismo", derivante dal temporalismo e dall'eredità dei Romani, che ragionavano in termini di diritto. E il bello è che Gesù Cristo era molte cose, ma certo non un leguleio. Io credo che Egli sorriderebbe di fronte alla sola espressione "regolarizzazione canonica", come se un timbro su un cartellino (dato da Bergoglio, poi!) fosse necessario alla salvezza dell'anima.
RispondiEliminaMarco,
ci risiamo col trito pregiudizio del "giuridismo" comune sia a Bergoglio che agli Orientali. Nella Chiesa Latina, in quanto istituzione concreta, la ricca spiritualità, la sacramentalità e dunque la vita di grazia è contemperata dall'Ordo Canonico = ordine-misura codificato certamente con l'impronta del diritto Romano, sul quale insieme alla filosofia greca, si fonda la nostra civiltà fecondata dal cristianesimo.
La certezza del diritto è una garanzia non una gabbia, né denota fissismo. Dove c'è fede c'è anche dottrina e disciplina, nella libertà non imposta dall'esterno, ma vissuta dal cuore redento di chi ha accolto il Signore. Ma, per accoglierLo, la struttura e i principi, insieme al retto insegnamento alla santificazione alla testimonianza, custodiscono e veicolano i fondamenti irrinunciabili.
Nel caso della Fraternità non è questione di "timbro sul cartellino" è questione di rientrare in quell'"Ordo" che consente di agire pastoralmente senza remore.
In ogni caso è una questione che avevamo già esaminato nella dichiarazione di don Schmidberger alla quale richiamo dal link, aggiungendo l'equilibrato commento di un lettore:
http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2016/05/don-franz-schmidberger-riflessioni.html
Il messaggio di Shmidberger è pieno di ragionevolezza e buon senso cattolico e denuda la miopia degli irriducibili oppositori interni: è evidente che il pericolo di assimilazione o "contagio" è reale; ma più importante dovrebbe essere la preoccupazione di quanto la Chiesa abbia bisogno che la FSSPX rientri al suo interno.
Di capire qual è la reale missione che Dio le ha affidato nel suo piano di Salvezza.
Di quanti fedeli si potrebbero strappare all'apostasia. Di quanti fedeli (ed io fra loro) aspettano impazientemente che la FSSPX rientri, per poter iniziare a frequentarla.
Di quanti sacerdoti nei tempi bui che ci aspettano potrebbero trovare nella FSSPX una sponda o un rifugio.
Di quanti giovani che sentono la vocazione potrebbero giungere a loro, invece che ai seminari diocesani, per vie che oggi dalle loro parrocchie gli sono precluse.
Rinunciare a fare la propria parte per salvare la chiesa intera in questo tempo, per paura di perdere la propria "verginità" non solo per "contatto" ma anche solamente per "contiguità", è assolutamente irresponsabile. E non è cattolico.
Non condivido, mi spiace. Ma possiamo rimanere amici?
RispondiEliminaMaurizio Blondet, Sul Sindaco di Londra, così ben integrato.
RispondiEliminaHo appena pubblicato un articolo sul sindaco di Londra.
RispondiEliminaSinceramente in questi 25 anni che seguo la FSSPX non mi pareva di aver mai notato qualche remore nell'agire, sicuri che c'era uno stato reale di necessità.
RispondiEliminaNon so da dove arrivino oggi le remore. Sta di fatto che una volta riconosciuti canonicamente si potranno in effetti avere dei vantaggi sui movimenti (anche se credo non sia matematico, visto che non lo è per i tradizionalisti già riconosciuti canonicamente), ma allo stesso tempo a mio parere stonerà il fatto di vedere nello stesso agone cattolici ed eresiarchi. Si sa che la gente fa presto ad essere impressionata da ciò che vede, specialmente nell'era delle telecomunicazioni e del Web, cosa passerà? potrebbe andare tutto liscio, ma potrebbe passare il concetto che si può apparire fianco a fianco con chi distrugge la Fede, certo magari si dirà qualcosa di forte, ma si sarà sempre li dentro questa "nuova chiesa che nè angeli, nè santi hanno aiutato ad edificare". Abbiamo visto cosa le radunate di Assisi anno portato, tutte le religioni sono buone! si dice ora. Non potrebbe essere che vedere la FSSPX nel campo di guerra nemico, distorca la visuale e il senso delle cose? Magari noi sappiamo che non è così, che la FSSPX rimarrà salda nella Fede (ricordiamoci che pure il Papa ha perso la Fede), ma quelli che già brancolano nel buio, cosa capiranno? Non è questione di essere degli irriducibili, menagrami, la questione è che la chiesa di cui parliamo e nella quale "speriamo" che la FSSPX sia canonicamente inserita, non è la Chiesa che professiamo, se il Papa, i cardinali e vescovi fino al più piccolo fedele modernista professano una nuova Fede, la FSSPX, è invece dentro l'Ovile a fare il suo dovere. Avere delle remore ora e voler essere riconosciuti da chi non riconosce nemmeno più Gesù Cristo è un non senso, ma sono convinta che più che mons Fellay ad avere questa agitazione di essere riconosciuti, al più presto, siano altri, quelli stanchi di portare la paglia. Speriamo che non succeda come nel 2012 dove sacerdoti, vescovi e fedeli della FSSPX si sono divisi, per una cosa che alla fine non è successa, l'accordo. Perchè il demonio sa fare bene il suo mestiere: dividere ed indebolire, scoraggiare ed illudere. Vedremo!
"Francesco, papa. Più infallibile di lui non c'è nessuno
RispondiEliminaSi mostra disposto a ridiscutere il dogma dell'infallibilità. Ma in realtà accentra in sé la pienezza dei poteri molto più dei suoi ultimi predecessori. Ed agisce come un monarca assoluto"
di Sandro Magister
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1351290
Annarè,
RispondiEliminama la Chiesa militante non è non è stata mai perfetta. E' composta da sempre di santi e peccatori e i Santi non stanno tutti nella fraternità né i peccatori tutti fuori.
E' evidente che questo è un tempo di estrema confusione. Ma chi è nel Signore le idee chiare ce l'ha e è importante che riesca a trasmettere ciò che è buono e santo.
All'epoca degli Ariani la Chiesa non era forse occupata dagli eretici?
Ma nessuno ha pensato di abbandonare il fronte e oggi la Chiesa non è ariana, ma è sempre l'Una Santa Cattolica Apostolica e tale resterà...
Adesso non è ariana ma è modernista la chiesa... Le sembra tanto meglio ?! Alla fine sempre eresia è anzi la sintesi delle eresie
EliminaAl tempo degli Ariani l'Europa era pressochè occupata totalmente dagli ariani, tanto che , mi pare, rimanesse solo Roma, la corte di Carlo Magno ed Aquileia cattolici ortodossi. Ma non mi pare il Papa avesse abbandonato la Fede, mi pare in realtà che ribadì tale Fede in vari concili, per salvare il Credo cattolico. In poche parole, anche dentro una persecuzione estesissima, sia una figura politica , un impero, quello di Carlo Magno, sia la figura religiosa rimanevano comunque un faro. Oggi mi pare sia peggiore la cosa, perchè abbiamo avuto un Concilio che ha portato confusione, l'Europa ha una classe politica corrotta fino alle midolla, e non esiste più un sacro romano impero, Roma a partire dal Papa e a scendere lungo la gerarchia, ha apostatato, ma ciò che è peggio è che non abbiamo dei Santi Atanasio, dei Santi Ambrogio a fare da controparte. Un faro è stato mons Lefebvre e rimane la sua opera, la FSSPX. Non c'è però un Papa o una gerarchia da sostenere, perchè sono già corrotti, c'è, per quel che vedo io, ma posso sbagliarmi, solo una Fede da salvare, da custodire, da trasmettere, da portare intatta al giorno in cui Dio ci darà ancora un buon Padre. La Chiesa oggi non è Ariana, ma non lo era neppure ieri a ben vedere, la Chiesa rimane sempre Una Santa e cattolica, sono gli uomini di Chiesa che sbagliano, nella storia ed è da loro che dobbiamo difendere la Fede oggi.
RispondiEliminaLa conclusione mmi pareva ovvia. Intendevo dire che come adesso la Chiesa non è Ariana, domani non sarà modernista...
RispondiEliminaNon c'è però un Papa o una gerarchia da sostenere, perchè sono già corrotti
RispondiEliminaAnche allora la gerarchia era tutta corrotta e il Papa mandò in esilio Atanasio...
mic riportando un precedente intervento di un lettore anonimo (che non trova di meglio che confondere la prudenza con la miopia):
RispondiElimina"... più importante [del pericolo di contagio modernista] dovrebbe essere la preoccupazione di quanto la Chiesa abbia bisogno che la FSSPX rientri al suo interno... "
poiché lo riporti, ribadisco che la FSSPX è cattolica, quindi è già nella Chiesa e chiunque sostenga il contrario non contribuisce a far chiarezza, ma genera confusione. Ma visto che quel che dico non è una mia opinione, devo provarla, ecco allora che riporto un estratto dell' intervento di don J. M. Gleize, chiaro e diretto, sui rapporti tra Vaticano e FSSPX, l'intero intervento è disponibile qui ed invito a leggerlo:
http://www.sanpiox.it/public/index.php?option=com_content&view=article&id=1794:niente-di-nuovo&catid=64&Itemid=81
ecco qua:
"... 2.Nel 2015, facendo già il punto sullo stato delle nostre relazioni con il Vaticano[1], Mons. Pozzo dichiarava che lo scopo di queste relazioni fosse che la Fraternità potesse “conseguire la piena comunione con la Sede apostolica”. Un anno dopo, 2016, egli afferma ancora che “i membri della FSSPX sono cattolici in cammino verso la piena comunione con la Santa Sede”. Su questo punto, il discorso quindi non è cambiato. Lo scopo cui mira il Vaticano resta lo stesso. Scopo sfortunatamente inaccettabile.
Come scrivevamo infatti un anno fa, la “piena comunione” auspicata dal segretario di Ecclesia Dei è un inganno ed un’impostura, perché s’inserisce in una ecclesiologia estranea al dogma cattolico. Nello spirito di Mons. Pozzo, le relazioni, sia dottrinali che diplomatiche, come sono condotte da Roma, obbediscono ad un presupposto che noi non potremmo ammettere. Perché è il presupposto della nuova ecclesiologia. Ora, per noi una comunione dalla geometria variabile non è possibile. Lo scopo cui miriamo con tutti questi scambi non è quello di situarci in una qualunque “piena comunione” con la Santa Sede. Perché o si è cattolici o non lo si è – e dunque in comunione o non con il Papa, e dunque nella Chiesa o no – a seconda che si realizzi o no la triplice condizione ricordata da Pio XII in Mystici corporis e che è di aver ricevuto un battesimo valido, di professare la fede cattolica e di riconoscere l’autorità dei pastori legittimi.
La Fraternità San Pio X realizza questa triplice condizione. Essa quindi è cattolica,quindi è in comunione col Papa e quindi fa parte della Chiesa. Non potrebbe esistere una comunione piena o parziale, perfetta o imperfetta. Se manca solo una di queste tre condizioni enumerate da Pio XII, non si è più cattolici, non si è più in comunione con il Papa e non si è più nella Chiesa. “Non abbiamo mai messo in causa la nostra piena comunione, ma l’aggettivo ‘piena’ noi lo rigettiamo, dicendo semplicemente ‘noi siamo in comunione’ secondo il termine classico utilizzato nella Chiesa; noi siamo cattolici; se siamo cattolici, noi siamo in comunione, perché la rottura della comunione è precisamente lo scisma.
3.In nome del presupposto del Vaticano II, contenuto nella costituzione Lumen gentium, con il principio del Subsistit enunciato nel n° 8, Mons. Pozzo stima che esista una comunione imperfetta e non piena, accanto ad una comunione perfetta e piena. E la Fraternità sarebbe, sempre secondo lui, in una comunione ancora imperfetta con il Papa. Vale a dire che il termine stesso di “comunione”, che si presume serva come punto di riferimento al dialogo, è equivoco, poiché Mons. Pozzo lo intende in un altro senso rispetto a noi, in un senso diverso da quello ricordato da Pio XII, in un senso opposto a quello insegnato da tutti i Papi, per duemila anni di Tradizione cattolica. Il senso opposto è quello di un latitudinarismo sottilmente rinnovato, che giunge a negare, in maniera molto sorniona, il dogma “Fuori della Chiesa non c’è salvezza”.
Il senso opposto è quello di un latitudinarismo sottilmente rinnovato, che giunge a negare, in maniera molto sorniona, il dogma “Fuori della Chiesa non c’è salvezza”.
RispondiEliminaA parte tutta una serie di premesse circa questo dogma (proprio Pio XII condannò,nella famosa lettera all'arcivescvo di Boston del 1949 sia chi lo "FUGGE", sia chi lo "COARTA", sia chi lo riduce a flatu vocis, sia chi ne da un lettura ultra-rigortista), mal che vada con la FSSPX, c'è sempre Williamson e non solo.
Per Marco P e Anonimo 18:44
RispondiEliminaNon ho tirato in ballo l'analisi su Pozzo, che mi ero salvata e mi ripromettevo di leggere con attenzione perché - al di là delle ambiguità che certo non possono essersi dissolte - continuo a condividere la visuale che ho riportato e che vi lascia scettici.
Non so se è una speranza ingenua o una Speranza cristiana, la mia. Mi affido alla Provvidenza.
poiché lo riporti, ribadisco che la FSSPX è cattolica, quindi è già nella Chiesa e chiunque sostenga il contrario non contribuisce a far chiarezza, ma genera confusione.
RispondiEliminaQuesto lo so bene, Marco e l'abbiamo ribadito più volte. Si parla di veste canonica non di veste nuziale...
Tanto più che il concetto di comunione "imperfetta", solitamente, quando si tratta di non-cattolici (soprattutto ortodossi, ma anche protestanti) solitamente è usato mettendo l'enfasi sul sostantivo comunione. Perchè, verso la FSSPX lo vede usare, invece, sottolineando l'aggettivo "Imperfetta"?
RispondiEliminaA me quel che spiace è che alcuni, non so se tanti o pochi ma non credo molti, ed in ogni caso fosse anche uno solo sarebbe giá tantissimo visto che il Signore ha speso tutto il Suo sangue per ciascuno di noi e lo versa in ogni S. Messa, dispiace dicevo che si aspetti la veste canonica per abbeverarsi alla dottrina di sempre, quasi fosse questa veste a dare l'imprimatur alla dottrina.
RispondiEliminaÈ come se uno che sta morendo di fame non volesse mangiare del cibo sostsnzioso a portata di mano solo perchè non gli è servito su un piatto e con le posate ma lo deve prendere con le mani dalle mani di chi glielo vuol dare. E questo perchè altrimenti pensa che quel cibo non gli giovi.
Riconoscimento o meno (ed io come si è capito sono per estrema prudenza ossia usare i mezzi per il loro proprio fine) non vedo perchè chi può non possa giá frequentare i priorati.
Tornando all'argomento è lodevole la presa di posizione su AL dove i punti conformi con la dottrina tradizionale somo assieme ad affermazioni eterodosse e quindi al loro servizio, secondo il modo tipico del modernismo di scrivere cose cattoliche ed errori anche gravi in uno stesso documento, modus operandi giá smascherato da San Pio X con Pascendi
Marco P
Non hai risposto sull'amicizia, Maria. Sono addolorato, ma non offeso.
RispondiEliminaE c'era bisogno che ti rispondessi? Non lo sai?
RispondiEliminaTanto più che il concetto di comunione "imperfetta", solitamente, quando si tratta di non-cattolici (soprattutto ortodossi, ma anche protestanti) solitamente è usato mettendo l'enfasi sul sostantivo comunione. Perchè, verso la FSSPX lo vede usare, invece, sottolineando l'aggettivo "Imperfetta"?
RispondiEliminaChi guarda al sodo non fa tutti questi distinguo. Lo sa il Signore cosa dovrà accadere. Preghiamo piuttosto che sia fatta la Sua volontà e non la nostra, qualunque sia l'idea (comprese le paure o le speranze) che abbiamo sulla situazione.
Non condivido, mi spiace. Ma possiamo rimanere amici?
RispondiEliminaAnch'io la penso come Maria, ma ritengo che pur non conoscendoci malgrado le divergenze d'opinione possiamo considerarci amici.
Ciò che vale nel nostro piccolo allo stesso modo accade in grande nella Chiesa:
Mons Fellay non le manda a dire al Papa, è su posizioni diametralmente opposte, ma non per questo si separa da lui e dalla Chiesa (che non è sua).
Per essere più fini è meglio dire che Mons Fellay non si è separato dal Papa, e dalla Chiesa, è Bergoglio che si separa dal Papa, perchè non vuole fare il vicario di Cristo, pascere le pecore e pertanto non sente cum Ecclesiam.
RispondiEliminaLa sittuazione è paradossale, triste, ma purtroppo ci tocca vedere pure questo ai giorni nostri, chi condanna gli altri dicendo che non sentono cum Ecclesiam, sono gli stessi che non sentono cum Ecclesiam. Ciechi che che dicono ai vedenti di mettersi gli occhiali.
Ciechi che che dicono ai vedenti di mettersi gli occhiali.
RispondiEliminaQuesto staro di fatto, tra alti e bassi, ma dura ormai dal 1965.
Gnocchi su Riscossa cristiana ha secondo me centrato il punto riguardo la sittuazione tra FSSPX e Bergoglio. Speriamo la FSSPX non cada miserevolmente nella trappola del vicario della neochiesa (quella che la Emmerick vedeva essere costruita senza l'ausilio degli angeli e dei santi,ma solo da uomini orgogliosi). Che il buon Dio illumini mons Fellay e protegga l'opera di mons Lefebvre, che per tanti anni è stato il nostro salvagente nella burrasca.
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