Un documento che contiene errori dottrinali non può essere considerato uno strumento adeguato per propagare la verità cattolica. È per questo che siamo convinti che l’unica soluzione che ci resta è quella di esigere che questo documento venga ritirato. Deve essere ripudiato o da Papa Francesco o da uno dei suoi successori. Nel frattempo, gli errori gravi che esso contiene non possono rimanere lì senza essere contrastati.
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Nei giorni precedenti la Marcia per la Vita, 6-7 maggio scorso, si è svolto a Roma, presso l'Hotel Columbus in Via della Conciliazione, il Rome Life Forum, durante il quale si sono alternati diversi illustri relatori, com'è possibile vedere dalla Locandina (immagine a lato). Il Forum era aperto a tutta la leadership nel movimento della vita e della famiglia a livello sia internazionale che locale, per consentire l'incontro e confronto dei rispettivi rappresentanti, ritenuto quanto mai necessario in questo momento critico per la Chiesa. allo scopo di difendere e promuovere la dottrina cattolica sulla famiglia.
Di seguito iniziamo a presentare la nostra traduzione dei principali interventi.
Vedi anche, nella nostra traduzion, le Relazioni:
- Mons. Athanasius Schneider, Fede cattolica e confessione della verità [qui]
- Cordinale Raymond Leo Burke, Il martirio per la fede nel nostro tempo (per "resistere" agli errori) [qui]
Vedi anche, nella nostra traduzion, le Relazioni:
- Mons. Athanasius Schneider, Fede cattolica e confessione della verità [qui]
- Cordinale Raymond Leo Burke, Il martirio per la fede nel nostro tempo (per "resistere" agli errori) [qui]
7 maggio 2016 - La seguente presentazione è stata letta da Matthew McCusker, Vicedirettore internazionale della Società per la protezione dei bambini non nati, al Forum per la Vita di Roma il 6 maggio 2016.
Errori dottrinali di base ed ambiguità dell’Amoris Laetitia
alla luce dell’insegnamento cattolico sulla famiglia
alla luce dell’insegnamento cattolico sulla famiglia
Introduzione
La pubblicazione dell’Esortazione Apostolica Amoris Laetitia l’8 aprile 2016 ha segnato la fine del processo sinodale che era stato lanciato nel mese di ottobre 2013, quando Papa Francesco annunciò che si sarebbero tenuti due sinodi per discutere le sfide pastorali relative alla famiglia e al ruolo della famiglia nel mondo. Questo processo sinodale è stato contrassegnato in modo continuamente crescente da controversie nella misura in cui risultava sempre più chiaro che un potente gruppo di cardinali e vescovi stava tentando di utilizzare i sinodi per provocare cambiamenti forzati nell’insegnamento cattolico, in un vasto numero di settori legati alla vita umana, al matrimonio e alla famiglia.
È stato a causa di crescenti preoccupazioni causate da questo fatto che è stata fondata, nel mese di agosto 2014, la coalizione Voice of the Family [Voce della Famiglia]. Un gruppo di questa coalizione era presente qui a Roma tanto al Sinodo Straordinario di ottobre 2014 come al Sinodo ordinario di ottobre 2015. Entrambe queste assemblee hanno mostrato una seria divisione tra i padri sinodali che volevano mantenere saldo l’insegnamento cattolico sul matrimonio e sulla famiglia e quelli che lo volevano minare o alterare.
L’intenzione principale di Voice of the Family in entrambi i sinodi era quella di prestare assistenza ai padri sinodali che combattevano in difesa e per la promozione degli insegnamenti della Chiesa. Abbiamo anche cercato di riportare in modo accurato cosa stava succededo nei sinodi per poter consentire a un pubblico cattolico più ampio a farsi un’idea degli eventi in corso. È con questo fine che abbiamo formulato delle analisi approfondite dei più importanti documenti sinodali; la nostra analisi della Relazione Finale del Sinodo Ordinario si trova tra i documenti della conferenza che avete in mano.
L’Esortazione Apostolica Amoris Laetitia è il documento finale del processo sinodale. Le settimane successive alla sua pubblicazione sono state lo scenario di molti commenti ed analisi. Molti commentatori vi trovavano molti motivi di preoccupazione. In questa breve presentazione voglio fornire una breve rassegna di alcuni dei problemi più gravi suscitati dal documento, con particolare riguardo ai tre principi di base di Voice of the Family.
I tre principi di base adottati all’inizio della nostra opera sono i seguenti:
- In primo luogo, che il matrimonio, l’unione esclusiva e per tutta la vita tra un uomo e una donna, è il fondamento di una società stabile e fiorente e la più grande protettrice dei bambini, nati e non nati.
- In secondo luogo, che la separazione del fine procreativo da quello unitivo all’interno dell’atto sessuale – intrinseca all’uso della contraccezione – ha agito da catalizzatore preminente della “cultura della morte”.
- In terzo luogo, che i genitori sono i primi educatori dei loro figli e che la protezione di questo diritto è essenziale per la trasmissione della fede cattolica e per la costruzione di una nuova “cultura della vita”.
Comincerò pertanto esaminando l’Amoris Laetitia alla luce del primo principio di Voice of the Family, quello della difesa del matrimonio. Noi, come molti altri, abbiamo cominciato a preoccuparci per gli esiti del processo sinodale in seguito al discorso del Cardinal Walter Kasper al concistoro dei cardinali del 20 febbraio 2014.
In tale discorso il Cardinal Kasper ha proposto l’ammissione ai sacramenti della Penitenza e della Santa Comunione, senza sincero pentimento e emendamento della vita, dei cattolici divorziati che vivono in seconde unioni non valide.
Questo discorso, che è stato esplicitamente apprezzato da Papa Francesco, è stata la cannonata d’apertura in una campagna concertata col fine di utilizzare il processo sinodale per operare un chiaro cambiamento all’interno dell’insegnamento della Chiesa su questa questione.
Difatti, non appena è stata pubblicata l’Amoris Laetitia, la prima domanda che tutti sembravano rivolgere era: “L’Esortazione Apostolica ha cambiato l’insegnamento cattolico su questo tema?”.
La prima osservazione che dobbiamo fare è pertanto che ciò è ovviamente impossibile, poiché semplicemente non ci potrà mai essere alcun cambiamento nell’insegnamento cattolico su questo tema. Nessuna autorità terrena può rendere nulle le parole di Nostro Signore o la tradizione costante della Chiesa: essi insegnano che il matrimonio è un’unione indissolubile che termina solamente dalla morte di uno degli sposi. E nessuna autorità terrena può rinnegare le parole di San Paolo sull’Eucarestia, tramandate e mantenute salde dalla tradizione costante della Chiesa, secondo le quali “chi mangia e beve senza riconoscere il Corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna” (1 Cor 11, 29). È su queste fondamenta irremovibili che la Chiesa proclama la sua dottrina immutabile, dietro lo scudo del Canone 915 del Codice di Diritto Canonico, secondo il quale quanti “perseverano ostinatamente nel peccare pubblicamente non devono essere ammessi alla Santa Comunione”.
La domanda che dobbiamo porci non è se l’Amoris Laetitia cambi l’insegnamento cattolico – cosa che non può fare – bensì se contenga affermazioni che contraddicano o minino gli insegnamenti immutabili della Chiesa.
La risposta che dobbiamo dare a questa domanda è un “sì” definitivo. Nell’Amoris Laetitia ci sono affermazioni che contraddicono manifestamente l’insegnamento autorevole della Chiesa Cattolica, e ve ne sono altre che lo minano senza contraddirlo apertamente.
Prima di prendere in esame tali contraddizioni e ambiguità è importante sottolineare che se l’intenzione dell’Amoris Laetitia fosse stata quella di insegnare quanto la Chiesa Cattolica ha sempre insegnato, ciò avrebbe potuto essere fatto in modo perfettamente chiaro ribadendo semplicemente l’insegnamento tradizionale della Chiesa in modo chiaro e non ambiguo. Ciò avrebbe potuto essere fatto citando semplicemente uno dei tanti documenti ecclesiastici che hanno già trattato questo tema.
Con una sola affermazione semplice e chiara Papa Francesco avrebbe potuto porre fine a molta della confusione generata dal processo sinodale e avrebbe portato chiarezza e pace nelle anime di molti cattolici preoccupati.
Tuttavia, ha scelto di non farlo.
In questa breve presentazione sarebbe stato impossibile discutere tutti i vari modi in cui l’Amoris Laetitia, nelle sue più di 250 pagine, mina la dottrina cattolica in questa e in molte altre sfere, per cui affrontiamo direttamente la sezione del documento più piena di errori: l’ottavo capitolo, intitolato “Accompagnare, discernernere e integrare le debolezze”.
Un incoraggiamento all’adulterio?
Un sottocapitolo particolarmente inquietante dell’ottavo capitolo è quello intitolato “Il discernimento di situazioni ‘irregolari’”.
Nei primi due paragrafi, i nn. 296 e 297, troviamo due affermazioni analoghe. Al paragrafo 296 il Santo Padre scrive:
“Lo stile della Chiesa è quello di non condannare nessuno per sempre”.
E al paragrafo 297 scrive:
“Nessuno può essere condannato per sempre, perché questa non è la logica del Vangelo! Non mi riferisco qui solo ai divorziati e risposati, ma a tutti, in qualsiasi situazione si trovino”.
Ora, è veramente difficile dare un senso a queste affermazioni, perché sappiamo, ovviamente, che è proprio nei Vangeli che Nostro Signore menziona molte volte la possibilità che uomini e donne possano essere condannati per sempre per i loro peccati; Egli narra come, il giorno del Giudizio, dirà: “via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno”. “E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna” (Mt 25, 41.46). E la Chiesa, pur desiderando sempre la conversione dei peccatori e adoperandosi per ottenerla, non può far altro che rifiutare a tempo indefinito i sacramenti a coloro che non vogliono pentirsi dei loro peccati gravi.
Tanto la “logica del Vangelo” – per utilizzare l’espressione del Santo Padre – quanto l’insegnamento e la pratica della Chiesa cattolica rispettano il libero arbitrio dell’individuo, anche quando sceglie di rimanere in una situazione di peccato grave.
È in questo contesto che Papa Francesco comincia ad affrontare esplicitamente la questione dei “divorziati e risposati”. Egli spiega che i cattolici “divorziati e risposati” si trovano in una varietà di situazioni differenti e richiama l’attenzione a un caso particolare, vale a dire, citando le sue parole:
“una seconda unione consolidata nel tempo, con nuovi figli, fedeltà provata, generosa offerta di sé, impegno cristiano, una consapevolezza della sua irregolarità e la grande difficoltà di tornare indietro senza sentire, in coscienza, che facendolo si commetterebbero nuovi peccati”.
Ora, si ricordi che stiamo parlando di un’unione adultera, un’unione che infrange direttamente il sesto comandamento e le parole di Nostro Signore conservate nei Vangeli. L’Amoris Laetitia suggerisce qui che un’unione che viola la fedeltà promessa tramite i voti matrimoniali può mostrare essa stessa “provata fedeltà”; che un’unione contraria ai comandamenti di Cristo può mostrare “impegno cristiano”; che un’unione adultera può essere lo spazio di una “generosa offerta di sé”.
La menzione, da parte del Santo Padre, delle “grandi difficoltà di tornare indietro senza sentire, in coscienza, che facendolo, si commetterebbero nuovi peccati” è un riferimento al fatto che un individuo potrebbe avere la convinzione che abbandonare la nuova unione ferirebbe i figli da essa generati o lo stesso partner. Per cui Papa Francesco continua con la citazione di un’affermazione di Giovanni Paolo II nella Familiaris Consortio, che specifica che ci possono essere situazioni “in cui, per ragioni serie, come per esempio l’accudire i figli, un uomo e una donna non possono ottemperare all’obbligo di separarsi”.
Tuttavia, vi è qui un serio problema, poiché Papa Francesco ha deciso di citare solo la prima metà della frase. Papa Giovanni Paolo II continuava infatti affermando che “essi assumono l’impegno a vivere in completa continenza, vale a dire, di astenersi dagli atti propri delle coppie sposate”.
Papa Francesco ha deciso di rimuovere la seconda metà della frase, di rimuovere quella parte della frase che sostiene il dovere della completa continenza delle persone “divorziate e risposate” che continuano a vivere insieme per poter “accudire i loro figli”.
Ma la situazione è ancor peggiore. L’Amoris Laetitia non solo ha eliminato il riferimento alla “completa continenza” dalla citazione delle parole di Giovanni Paolo II, ma ha di fatto inserito una nota a piè di pagina che suggerisce che in certi casi la “completa continenza” può essere in realtà impossibile o non auspicabile.
La nota a piè di pagina n. 329 afferma:
“In tali situazioni, molte persone – pur conoscendo e accettando la possibilità di vivere ‘come fratelli e sorelle’ che la Chiesa offre loro – fanno notare che se certe espressioni d’intimità vengono a mancare ‘spesso succede che la fedeltà viene compromessa, il che pregiudica i figli’”.
Questa rivendicazione assurda è ovviamente gravemente sbagliata, perché:
- In primo luogo, tutti gli atti sessuali al di fuori di un matrimonio valido sono intrinsecamente cattivi. Compiere un atto intrinsecamente cattivo non è mai giustificabile, anche qualora venisse fatto per ottenere un bene.
- In secondo luogo, perché non si può parlare proprio di “fedeltà” quando ci si riferisce a un’unione che in se stessa viola la fedeltà dovuta al matrimonio originario. Utilizzando la parola “fedeltà”, l’Amoris Laetitia conferisce di nuovo un certo grado di legittimità all’adulterio.
- In terzo luogo, alludere al fatto che i figli possano risentire della castità dei loro genitori suggerisce chiaramente l’idea secondo la quale sarebbe talvolta benefico per i figli che i genitori continuassero a commettere adulterio. Le conseguenze di tutto ciò è che si arriva ad affermare che qualche volta potrebbe essere appropriato tollerare o forse persino – come ne è conseguenza logica – incoraggiare l’adulterio.
Ma i problemi causati da questa nota non finiscono qui. La sua parte finale, le parole “spesso succede che la fedeltà viene compromessa, il che pregiudica i figli” è tratta dal documento del Vaticano II Gaudium et Spes. Tuttavia, nella Gaudium et Spes queste parole sono usate in riferimento ai cattolici sposati, nel contesto della procreazione, non alle persone che convivono nell’ambito di un’unione non valida. La frase completa della Gaudium et Spes è la seguente:
“Ma laddove l’intimità della vita matrimoniale venga a mancare, la sua fedeltà può a volte essere messa in pericolo e la qualità della sua fruttuosità danneggiata, perché tanto l’educazione dei figli come il coraggio di accettarne di nuovi sono pregiudicati” (Gaudium et Spes, n. 51).
Papa Francesco sta pertanto prendendo delle parole scritte originariamente a proposito delle coppie sposate per applicarle a quanti vivono nell’adulterio.
Non possiamo quindi evitare di arrivare alla conclusione che nel paragrafo 297 e nella sua relativa nota a piè di pagina 329, l’Amoris Laetitia non solo sembra suggerire di tollerare l’adulterio, ma in realtà insinua che degli atti adulteri possano in certi casi essere necessari per il bene dei figli. E per raggiungere questo fine l’Esortazione Apostolica distorce l’insegnamento tanto della Familiaris Consortio come della Gaudium et Spes.
I paragrafi 301 e 303
L’idea secondo la quale il peccato possa talvolta essere benefico o appropriato non è contenuta solo nel paragrafo 297. Nel paragrafo 301 leggiamo:
“Non si può dire semplicemente che tutti quelli che vivono in situazioni ‘irregolari’ si trovino in stato di peccato mortale e siano privati della grazia santificante. In questo caso ci troviamo di fronte a qualcosa di peggio dell’ignoranza delle leggi. Un soggetto può conoscere perfettamente le leggi eppure fare una gran fatica a comprendere ‘i valori ad esse inerenti’, o trovarsi in una situazione concreta che non gli consente o non le consente di comportarsi in modo differente e di decidere altrimenti senza compiere ulteriori peccati”.
In altre parole, vi sarebbero alcune situazioni concrete in cui una persona non potrebbe far altro che commettere peccato.
E al paragrafo 303 l’Amoris Laetitia afferma:
“... che la coscienza individuale ha bisogno di essere incorporata in modo migliore nella prassi della Chiesa in alcune situazioni che non incarnano oggettivamente la nostra comprensione del matrimonio”.
E continua con l’affermazione:
“La coscienza può fare ben di più che riconoscere che una situazione data non corrisponda oggettivamente alle esigenze generali del Vangelo. Essa può anche riconoscere con sincerità e onestà quale sia attualmente la risposta più generosa che si possa dare a Dio e arrivare a vedere con un certo grado di sicurezza morale che essa è quanto Dio stesso sta chiedendo all’interno della complessità concreta dei limiti di ciascuno, anche se non si tratta dell’ideale pieno e oggettivo”.
In altre parole, secondo l’Amoris Laetitia vi sarebbero casi, “certe situazioni”, che sarebbero “oggettivamente” contrarie alla “nostra comprensione del matrimonio”, vale a dire alla sua comprensione da parte della Chiesa; vi sarebbero atti che non “corrispondono oggettivamente alle esigenze generali del Vangelo” e che tuttavia potrebbero essere riconosciuti come “quanto Dio stesso sta chiedendo”. Ossia, sembrerebbe che il documento insinui che esistano casi in cui Dio possa chiedere a una persona – in una situazione particolare – di fare qualcosa di oggettivamente sbagliato.
Queste poche frasi suscitano una gran quantità di interrogativi, specialmente alla luce di altri passi del documento, alcuni dei quali desidero trattare molto brevemente suddividendoli nelle seguenti categorie: “l’etica della contingenza”, “l’opzione fondamentale”, “il gradualismo” e “la legge naturale”.
L’etica della contingenza
Cominciamo dall’etica della contingenza. Nella sua lettera enciclica Veritatis Splendor Papa Giovanni Paolo II ha fornito una spiegazione autentica del ruolo della coscienza laddove ha affermato che:
“La coscienza quindi formula degli obblighi morali alla luce della legge naturale: si tratta dell’obbligo di fare ciò che l’individuo, per opera della sua coscienza, sa che è un bene che è chiamato a fare qui e ora. L’universalità della legge e dell’obbligo che da essa scaturisce è riconosciuta, non soppressa, una volta che la ragione abbia stabilito l’applicazione della legge all’interno di circostanze presenti e concrete. Il giudizio di coscienza stabilisce ‘in modo definitivo’ se un certo tipo particolare di comportamento sia in conformità con la legge; esso formula la norma immediata della moralità di un atto volontario, ‘applicando la legge oggettiva a un caso particolare’” (n. 59).
Nell’Amoris Laetitia, al contrario, vediamo che la coscienza viene definita capace di giungere alla conclusione secondo cui un’azione particolare, che non è in conformità con la legge oggettiva, non solo può essere tollerata, ma può essere anche ciò che Dio desidera. Il paragrafo riflette quindi l’approccio dell’etica della contingenza, che rifiuta le norme universali e moralmente vincolanti e nega che esistano degli atti che sono intrinsecamente cattivi e non possono essere perpetrati in nessuna situazione.
L’opzione fondamentale
Strettamente legata all’etica della contingenza è la teoria dell’“opzione fondamentale”, che separa gli atti morali individuali dall’orientamento morale complessivo di una persona. Essa sostiene che una persona possa commettere atti specifici gravemente immorali pur rimanendo fondamentalmente orientata a Dio, vale a dire che possa rimanere in stato d’amicizia con Dio nel momento in cui commette atti che sono oggettivamente e gravemente ingiusti. Ciò è esattamente quanto i paragrafi 301 e 303 implicano, tanto che le seguenti parole di Papa Giovanni Paolo II, contenute nella Veritatis Splendor, avrebbero potuto perfettamente essere state scritte come commento ad essi. Giovanni Paolo II ha scritto:
“Secondo la logica delle teorie menzionate qui sopra, in virtù di un’opzione fondamentale un individuo sarebbe in grado di rimanere fedele a Dio indipendentemente dal fatto che alcune delle sue scelte e alcuni dei suoi atti siano o meno in conformità con norme o leggi morali specifiche. In virtù di un’opzione primordiale per la carità, tale individuo continuerebbe ad essere moralmente buono, permarrebbe in grazia di Dio e otterrebbe la salvezza anche se alcuni dei suoi tipi specifici di comportamento fossero deliberatamente e gravemente contrari ai comandamenti di Dio nella forma in cui sono stati stabiliti dalla Chiesa.Il gradualismo
“Come dato di fatto, l’uomo non si perde per il mero fatto di essere infedele a quell’opzione fondamentale con la quale egli avrebbe compiuto ‘un libero atto di impegno personale nei confronti di Dio’. Con ogni peccato mortale commesso deliberatamente, egli offende Dio, Che ha stabilito la legge, e di conseguenza si rende colpevole nei confronti dell’intera legge (cfr. Gc 2, 8-11); anche se persevera nella fede, egli perde ‘la grazia santificante’, la ‘carità’ e la ‘felicità eterna’. Come insegna il Concilio di Trento, ‘la grazia della giustificazione, una volta ottenuta, può essere persa non solo con l’apostasia, per mezzo della quale è la fede che si perde, ma anche da ogni altro peccato mortale’” (n. 68).
Un terzo approccio evidente dell’Amoris Laetitia è quello della “legge della gradualità” che, secondo l’uso più comune del termine, sostiene che l’obbligo dell’obbedienza alla legge morale si imponga solo in modo graduale, nella misura in cui una persona matura, si sviluppa e diviene capace di osservare la legge. Ciò significherebbe che in realtà, in alcuni momenti della sua vita un individuo non sarebbe obbligato a vivere in conformità con la totalità della legge morale.
Questo approccio è stato dibattuto al Sinodo dei Vescovi del 1980 ed è stato corretto da Giovanni Paolo II nella Familiaris Consortio. In questo documento egli ha scritto a proposito delle persone sposate:
“Non possono tuttavia considerare la legge un mero ideale da raggiungersi nel futuro: essi devono considerarla un comandamento di Cristo Signore a superare le difficoltà con costanza. ‘Pertanto, quanto è conosciuto come ‘legge della gradualità’ o dell’avanzamento passo dopo passo non può essere identificato con la ‘gradualità della legge’, come se nella legge di Dio esistessero diversi gradi o diverse forme di precetti applicabili a diversi individui e a diverse situazioni’” (n. 34).
Tuttavia, durante il processo sinodale la “legge della gradualità” è stata frequentemente invocata da quanti perseguono un cambiamento radicale dell’insegnamento cattolico. Nella relazione intermedia del Sinodo Straordinario del 2014 la “legge della gradualità” è stata esplicitamente utilizzata per giustificare l’ammissione alla Santa Comunione dei “divorziati risposati”. Tuttavia, a causa dell’opposizione da parte dei padri sinodali a tutti i riferimenti diretti ad essa, è stata rimossa nella relazione finale del Sinodo Straordinario, ed è possibile trovare solo un riferimento indiretto ad essa nella relazione finale del Sinodo Ordinario.
D’altro canto l’Amoris Laetitia include un sottocapitolo, nel capitolo ottavo, intitolato “Gradualità della cura apostolica”. Questa sezione – e in realtà l’intero documento – è pervasa dall’implicazione secondo la quale l’insegnamento della Chiesa sul matrimonio presenti un ideale a cui bisogna mirare, piuttosto che essere una realtà vincolante per tutti.
La legge naturale
Questa riduzione della vita morale al livello di un ideale ci porta a considerare l’approccio del documento alla legge naturale. In numerose occasioni l’Amoris Laetitia parla di matrimonio come di ideale evangelico, apparentemente senza riconoscere che si tratta anche di una realtà dell’ordine naturale.
Nel corso del processo sinodale abbiamo osservato numerosi sforzi per eliminare i riferimenti alla legge naturale e un uso del linguaggio che confonde l’ordine naturale e quello soprannaturale. Ciò viene spiegato in modo più dettagliato nell’Analisi della Relazione Finale, che è incluso nel pacchetto di documenti di questa conferenza.
Nell’Amoris Laetitia Papa Francesco propone una falsa comprensione della legge naturale. Al paragrafo 305 egli asserisce che la legge naturale non può essere presentata come:
“un insieme prestabilito di norme che si impongono a priori al soggetto morale; si tratta piuttosto di una fonte d’ispirazione oggettiva per un processo strettamente personale di prendere delle decisioni”.
Ciò è semplicemente falso. La legge naturale è la legge eterna di Dio così come è stata impressa nelle creature razionali, per dirigerci al nostro destino finale. È reale ed oggettiva, non è una mera fonte d’“ispirazione” per un “processo strettamente personale di prendere delle decisioni”.
In tutte le nostre analisi dei documenti sinodali Voice of the Family ha messo in guardia a proposito del fatto che l’abolizione del concetto di una legge naturale immutabile sia al cuore del programma radicalista perseguito negli ultimi due anni. L’Amoris Laetitia conferma i nostri peggiori timori.
“Le circostanze attenuanti nel discernimento pastorale”
È nel contesto di questa negazione della legge naturale che si può trovare la contraddizione più diretta dell’insegnamento cattolico sulla ricezione dei sacramenti da parte dei cattolici “divorziati risposati”. Nel sottocapitolo del capitolo ottavo intitolato “Le circostanze attenuanti nel discernimento pastorale”, il Santo Padre osserva correttamente che è possibile che una persona commetta un peccato oggettivamente grave senza essere soggettivamente colpevole di peccato mortale. Egli prosegue affermando che una persona in questo stato può:
“vivere in grazia di Dio, [può] amare e [può] anche crescere nella vita di grazia e di carità, ricevendo a tale scopo l’aiuto della Chiesa”
Quale aiuto dovrebbe quindi offrire la Chiesa a quanti vivono in stato di peccato mortale oggettivo? Immagino che molti di noi risponderebbero che la Chiesa dovrebbe condividere i suoi insegnamenti con chiarezza e carità, perché sono tali insegnamenti che in definitiva conducono alla felicità, in questo mondo e nel prossimo.
Ma che tipo di aiuto prevede Papa Francesco? Nella nota 351, che si riferisce direttamente alla frase che ho appena citato, egli afferma a proposito di quanti vivono in stato di peccato mortale oggettivo senza avere l’intenzione di emendare la propria vita:
“In certi casi, potrebbe essere anche l’aiuto dei Sacramenti. Per questo, ‘ai sacerdoti ricordo che il confessionale non dev’essere una sala di tortura bensì il luogo della misericordia del Signore’ (Esort. ap. Evangelii Gaudium [24 novembre 2013], 44: AAS 105 [2013], 1038). Ugualmente segnalo che l’Eucaristia ‘non è un premio per i perfetti, ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli’ (ibid., 47: 1039)”.
Papa Francesco afferma qui che le persone che vivono in stato di peccato grave pubblico possono essere ammesse in certi casi tanto al sacramento della Penitenza come a quello della Santa Comunione pur mantenendo la loro vita peccaminosa, se si determina che il loro peccato non è una colpa.
Quest’affermazione del Santo Padre è incompatibile con l’insegnamento e la disciplina della Chiesa cattolica. Tale insegnamento richiede che a tutti quanti vivono in uno stato oggettivo di peccato grave e pubblico debba essere negata la Santa Comunione. È per questa ragione che Papa Giovanni Paolo ha affermato nella Familiaris Consortio, a proposito dei “divorziati risposati”, quanto segue:
“La Chiesa, tuttavia, ribadisce la sua prassi, fondata sulla Sacra Scrittura, di non ammettere alla comunione eucaristica i divorziati risposati. Sono essi a non poter esservi ammessi, dal momento che il loro stato e la loro condizione di vita contraddicono oggettivamente a quell’unione di amore tra Cristo e la Chiesa, significata e attuata dall’Eucaristia” (n. 84).
Questa contraddizione oggettiva persiste anche se una persona non è soggettivamente colpevole di peccato mortale. È la realtà oggettiva ad avere la precedenza nel determinare se una persona debba essere ammessa o meno alla Santa Comunione.
Papa Giovanni Paolo II ha poi affermato un’altra ragione importante per cui i “divorziati risposati” non possano essere ammessi alla Santa Comunione:
“se si ammettessero queste persone all’Eucaristia, i fedeli rimarrebbero indotti in errore e confusione circa la dottrina della Chiesa sull’indissolubilità del matrimonio”.
Ora, lo scandalo provocato dalla ricezione dell’Eucaristia da parte dei “divorziati risposati” non si evita semplicemente perché un sacerdote è arrivato alla conclusione che una persona particolare non è soggettivamente colpevole. Quel che il resto del gregge vede è semplicemente una persona che “persevera nel peccato grave manifesto”, per usare le parole del Codice di Diritto Canonico, e che viene ammessa alla Santa Comunione.
È anche estremamente difficile stabilire tutti i casi apprezzabili in cui una persona non è responsabile del peccato mortale dopo aver affrontato il dovuto processo di discernimento con un sacerdote fedele. Ovviamente il dovere di ogni sacerdote che ha a che fare con persone “divorziate risposate” è quello di condividere con loro la verità dell’insegnamento della Chiesa.
La legge morale, dopotutto, è una parte intrinseca dell’ordine stabilito da Dio. Se una persona vive in stato di peccato grave permanente, sta facendo qualcosa di nocivo a se stessa e al bene comune, anche se non può essere considerata responsabile del peccato in quel dato momento. Per un sacerdote sarebbe una mancanza grave tanto dal punto di vista della giustizia come da quello della carità abbandonare una persona a una vita di peccato oggettivo, e ciò è esattamente quel che verrebbe fatto se il sacerdote lasciasse una persona nell’ignoranza sulla natura del suo peccato o la confermasse in esso.
È abbastanza evidente quindi che l’Esortazione Apostolica Amoris Laetitia di Papa Francesco contraddice l’insegnamento e la pratica della Chiesa cattolica sulla questione dell’ammissione dei “cattolici divorziati e risposati” alla Santa Comunione.
La “cultura della morte”
Il secondo principio fondamentale di Voice of the Family afferma che “la separazione del fine procreativo da quello unitivo all’interno dell’atto sessuale – intrinseca all’uso della contraccezione – ha agito da catalizzatore preminente della ’cultura della morte’”.
Possiamo affrontare questo punto molto più brevemente rispetto al primo perché sfortunatamente l’insegnamento della Chiesa sulla contraccezione è minato dagli stessi approcci erronei che abbiamo messo in rilievo sopra. Negli ultimi cinquant’anni, l’etica della contingenza, l’opzione fondamentale, il gradualismo e la negazione della legge naturale sono stati tutti utilizzati per minare l’insegnamento della Chiesa sull’uso della contraccezione.
L’Amoris Laetitia non fa alcun riferimento diretto alla contraccezione, nonostante le devastanti conseguenze dell’uso di contraccettive in molte aree della vita umana, non ultima quella dell’uccisione di bambini non nati per mezzo di metodi abortivi. Il peso di quest’omissione, che si può riscontrare in tutti i documenti sinodali, e anche nella lettera enciclica Laudato Si, sembrerebbe riflettere l’approccio adottato da Papa Francesco nella sua intervista a Antonio Spadaro in cui egli disse: “Non possiamo insistere soltanto su argomenti legati all’aborto, al matrimonio omosessuale e all’uso di metodi contraccettivi. Non è possibile”.
Certamente, l’Amoris Laetitia non coglie la portata della minaccia ai bambini non nati, agli anziani e ai disabili. Le stime indicano che nell’ultimo secolo più di due miliardi di vite non nate sono state distrutte dall’aborto. Eppure, in un documento di più di 250 pagine che tratta le sfide alla famiglia vi sono solo pochi passi che si riferiscono all’aborto. Non si menziona affatto la distruzione operata da metodi artificiali di riproduzione, che hanno provocato la perdita di milioni di vite umane.
Nelle poche occasioni in cui l’enciclica Humanae Vitae viene menzionata, lo si fa nel contesto della “genitorialità responsabile” e dell’esercizio della coscienza da parte degli sposi in quest’area: per esempio, il paragrafo 82 afferma che la Humanae Vitae “sottolinea la necessità di rispettare la dignità della persona nella valutazione morale dei metodi di regolazione della natalità”; il paragrafo 222 afferma che “la scelta responsabile della genitorialità presuppone la formazione della coscienza” e che “questo giudizio in ultima analisi lo devono formulare, davanti a Dio, gli sposi stessi”. Siffatte affermazioni, che in un altro contesto non susciterebbero sorpresa, fanno nascere preoccupazioni, visti i falsi approcci alla teologia morale adottati nel documento e il suo astenersi dal riaffermare chiaramente quanto la Chiesa insegna realmente sulla contraccezione.
Per quanto riguarda le unioni tra persone dello stesso sesso, l’Amoris Laetitia, nel paragrafo 52, afferma:
“Dobbiamo riconoscere la grande varietà di situazioni familiari che possono offrire una certa regola di vita, ma le unioni di fatto o tra persone dello stesso sesso, per esempio, non si possono equiparare semplicisticamente al matrimonio.
Ciò implica:
(i) che “le unioni tra persone dello stesso sesso” rappresentano una tra le “grandi varietà di situazioni familiari”;(ii) che “le unioni tra persone dello stesso sesso” offrono una “certa stabilità”;(iii) che “le unioni tra persone dello stesso sesso” possono essere “equiparate” al matrimonio a un certo livello, anche se non “semplicisticamente”.
Questo approccio riflette quello adottato dalla relazione intermedia del Sinodo Straordinario e l’Instrumentum Laboris del Sinodo Ordinario, respinto due volte dai padri sinodali e adottato dall’Amoris Laetitia nonostante la citazione – nel paragrafo 251 – di un documento della Congregazione per la Dottrina della Fede, che afferma che “non ci sono ragioni per considerare le unioni omosessuali in qualsiasi modo simili o anche remotamente analoghe al piano di Dio sul matrimonio e sulla famiglia”
III parte: l’educazione sessuale
Nella parte finale di questa presentazione vorrei analizzare l’Amoris Laetitia alla luce del diritto dei genitori ad essere i primi educatori dei propri figli, specialmente per quanto riguarda l’educazione sessuale.
In primo luogo, dobbiamo notare che l’Amoris Laetizia fa riferimento a questo diritto-dovere fondamentale dei genitori ad attuare come primi educatori dei propri figli. Nel paragrafo 84 il Santo Padre parla del ruolo della Chiesa nel sostenere le famiglie nell’educazione dei figli e aggiunge:
“Tuttavia mi sembra molto importante ricordare che l’educazione integrale dei figli è ‘dovere gravissimo’ e allo stesso tempo ‘diritto primario’ dei genitori. Non si tratta solamente di un’incombenza o di un peso, ma anche di un diritto essenziale e insostituibile che sono chiamati a difendere e che nessuno dovrebbe pretendere di togliere loro”.
Il problema è che quest’affermazione del diritto dei genitori si trova nel primo capitolo del documento e non in quello intitolato appunto “Rafforzare l’educazione dei figli”. In tale capitolo, il settimo, di ventidue pagine, non c’è alcuna menzione del diritto dei genitori. Ancor più problematico è un sottocapitolo del settimo capitolo, intitolata “Sì all’educazione sessuale”. Questo sottocapitolo non fa alcun riferimento al ruolo dei genitori, anche se invece fa riferimento alle “istituzioni educative”. Davvero, questo sottocapitolo sembra implicare chiaramente che l’educazione sessuale sia qualcosa che deve essere portato avanti dalle istituzioni educative e non dai genitori.
Dato che si dedica un intero capitolo all’educazione dei figli, sorprende che l’unico riferimento ai diritti dei genitori si trovi in un capitolo diverso, in cui non sono particolarmente rilevanti. Specialmente in considerazione della gravità delle minacce ai diritti dei genitori, il fatto che questo riferimento, già di per sé abbastanza breve, sia stato separato dal suo giusto contesto e posto in una parte completamente differente del documento, più di cento pagine prima, è davvero una causa di serie preoccupazioni.
Vi è infatti l’urgenza di riaffermare che l’educazione sessuale è – come ha insegnato Papa Giovanni Paolo II nella Familiaris Consortio – “un diritto e un dovere fondamentale dei genitori” che “deve essere esercitato sempre sotto la loro guida attenta, in casa o in centri educativi da loro scelti e controllati”.
Nel 1995 la Santa Sede ha ribadito quest’insegnamento nel documento Sessualità umana: verità e significato. Parlando dell’educazione ai “valori della sessualità e della castità”, il documento afferma:
“Altri educatori possono aiutare in questo compito, ma potranno sostituire i genitori solo per ragioni molto serie o di incapacità fisica o morale”.
A proposito dell’“educazione alla sessualità e al vero amore”, il documento afferma:
“In tale contesto è necessario che i genitori, rifacendosi all’insegnamento della Chiesa, e con il suo sostegno, rivendichino a sé il proprio compito. … Affinché l’educazione corrisponda alle oggettive esigenze del vero amore, i genitori devono esercitarla nella loro autonoma responsabilità” (n. 24).
Eppure, nell’Amoris Laetitia, in una parte che ha l’intenzione esplicita di dire “Sì all’educazione sessuale”, i genitori non sono affato menzionati, mentre le “istituzioni educative” lo sono.
E qual è l’educazione sessuale di cui ci sarebbe un bisogno così disperato? Per conoscere la verità sull’educazione sessuale non dobbiamo far altro che esaminare gli “Standard per l’educazione sessuale in Europa” dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità. Queste linee guida suggeriscono che i seguenti argomenti vengano insegnati ai ragazzi che rientrano nelle fasce d’età specificate:
0-4
“gioia e piacere nel toccare il proprio corpo”
“masturbazione infantile precoce”
“diritto di esplorare le identità di genere”
4-6
“relazioni con persone dello stesso sesso”
“rispetto per le differenti norme inerenti la sessualità”
9 – 12
“differenze fra identità di genere e sesso biologico”
“diritti sessuali secondo la definizione della IPPF [International Planned Parenthood Federation]”
15+
“accettazione e apprezzamento delle differenze sessuali”
“violazione dei diritti sessuali”
“diritto all’aborto”
Ora, non sto insinuando che sia questo il tipo di educazione sessuale proposto dall’Amoris Laetitia. Eppure è ben chiaro che il documento si astenga anche solo dal discutere l’autentica minaccia cui si trovano di fronte i ragazzi. Vi leggiamo per esempio che il “linguaggio della sessualità” si è “tristemente impoverito”, e che la “sessualità” viene “banalizzata”. Tali critiche all’educazione sessuale moderna sono grossolanamente insufficienti, considerando che il proposito di questo capitolo è quello di affermare la necessità dell’educazione sessuale.
È importante notare qui che non è la prima volta, nel corso di questo pontificato, che l’atteggiamento delle persone che si trovano in posizioni d’autorità a Roma nei confronti dei diritti dei genitori ci hanno causato preoccupazioni.
Abbiamo descritto nelle nostre analisi tanto dell’Instrumentum Laboris come della relazione finale del Sinodo Ordinario come entrambi questi documenti neghino ai genitori i loro pieni diritti all’educazione dei loro figli affermando abbastanza esplicitamente che la famiglia – cito direttamente – “non può essere l’unico luogo per l’insegnamento della sessualità”.
Inoltre, la lettera enciclica Laudato Si’, nei suoi sei paragrafi sull’“Educare all’alleanza tra umanità e ambiente” (209-215), non fa alcun riferimento ai genitori, nonostante l’opera di educazione sia principalmente una loro responsabilità. Ciò è molto allarmante, vista la stretta associazione tra i movimenti ambientalisti e le lobby del controllo della popolazione. Chi sarà esattamente a portare avanti quest’educazione all’ambientalismo? Non è forse probabile che saranno gli enti di beneficenza che si adoperano per la riduzione della popolazione umana promuovendo l’accesso alla contraccezione e all’aborto?
A proposito di questa connessione, voglio richiamare l’attenzione sul seminario tenutosi in Vaticano sotto gli auspici della Pontificia Accademia delle Scienze (PAS) nel mese di novembre 2015 per dibattere su come utilizzare i ragazzi come “agenti del cambiamento” per implementare l’ambientalismo e “lo sviluppo sostenibile”. Il documento riassuntivo di questo evento afferma che le scuole dovrebbero “assorbire” gli obiettivi di sviluppo sostenibile, quegli stessi obiettivi di sviluppo sostenibile che comprendono la rivendicazione di un accesso universale alla “salute riproduttiva”, un termine che nelle definizioni dategli dalle istituzioni delle Nazioni Unite e dai governi delle potenze occidentali, ivi compreso il governo statunitense, comprende l’accesso all’aborto e alla contraccezione. Durante questo evento i rappresentanti del Santo Padre hanno incontrato alcuni dei leader che promuovono il controllo della popolazione, come il Dottor Jeffrey Sachs, consulente particolare di Ban Ki-Moon per l’elaborazione di azioni comuni. Il documento riassuntivo metteva in guardia contro “i genitori” e le “istituzioni” che, “basandosi su principi religiosi, si oppongono alle prove scientifiche pregiudicando i giovani”.
Il modo in cui i diritti dei genitori sono trattati nell’Esortazione Apostolica Amoris Laetitia fa ben poco per assicurarci che non ci sarà nessun cambiamento di direzione da parte del Vaticano.
Conclusione
Esaminando l’Esortazione Apostolica alla luce dei principi fondamentale di Voice of the Family, non possiamo fare a meno di sentirci seriamente preoccupati dal suo contenuto. Il documento contraddice l’insegnamento della Chiesa cattolica su un gran numero di punti e adotta degli approcci alla teologia morale seriamente problematici.
Se ci si chiedesse di raccomandare un documento sul matrimonio e sulla vita familiare da qualcuno che fosse interessato alla fede cattolica o da giovani persone che volessero esplorare l’insegnamento della Chiesa, raccomanderemmo loro l’Amoris Laetitia?
Saremmo capaci di affermare che l’Esortazione Apostolica è un documento meraviglioso, eccettuati i paragrafi in cui incoraggia la ricezione dell’Eucaristia da parte di persone che vivono in stato di adulterio pubblico e insinua che l’adulterio potrebbe essere benefico per i figli? Saremmo capaci di dire che ha molto da insegnarci, tranne quando sembra proporci l’etica della contingenza, l’opzione fondamentale e il gradualismo e quando attacca i fondamenti della legge naturale?
Chiaramente, ciò non è possibile. Un documento che contiene errori dottrinali non può essere considerato uno strumento adeguato per propagare la verità cattolica.
È per questo che siamo convinti che l’unica soluzione che ci resta è quella di esigere che questo documento venga ritirato. Deve essere ripudiato o da Papa Francesco o da uno dei suoi successori. Nel frattempo, gli errori gravi che esso contiene non possono rimanere lì senza essere contrastati.
Matthew McCuskerForum per la vita di Roma, venerdì 6 maggio 2015
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
Sulla stessa linea:
RispondiEliminahttp://unamsanctamcatholicam.blogspot.ch/2016/05/the-phantasm-of-fiat-continuity.html
Tradotto in francese:
http://benoit-et-moi.fr/2016/actualite/que-la-continuite-soit-.html
E qui:
RispondiElimina"L’offa delle diaconesse "
http://www.lastampa.it/2016/05/13/blogs/san-pietro-e-dintorni/loffa-delle-diaconesse-3zjlOj0pDIXaFQQlhNDoKK/pagina.html
Si può credere che un papa ignori che cosa la Chiesa ha deciso sulle donne "diacono"?
La sua è ignoranza o un`astuzia per aprire una nuova porta?
In effetti nessun bisogno di creare una nuova commissione visto che la Chiesa si è già pronunciata.
E intanto passa la notizia che le donne potranno dare certi sacramenti per la più grande gioia delle donne "cattoliche " post-sessantottine interrogate da vari media francesi.
Un papa che invece di confermare nella fede confonde nella fede, si fa gioco della Dottrina perchè partendo dalla pastorale nei fatti la slega dalla Dottrina che deve adattarsi, adeguarsi, e piegarsi alle esigenze del tempo e del mondo, e amen se per farlo si calpesta e tradisce la Parola del Signore, un papa che ha ai suoi piedi un corte fatta di nemici della Chiesa, della sua Tradizione, del suo insegnamento che non è cominciato con il Vaticano II...un papa che non ha che anitpatia se non disprezzo per chi è fedele all`insegnamento di Cristo , che papa è?
Posso considerarlo come la guida spirituale sicura e fidata che dovrebbe, che deve, essere?
No.
RispondiEliminaSì, no, non so, fate voi. Il magistero liquido di papa Francesco
"Non dice mai tutto ciò che ha in mente, lo lascia solo indovinare. Consente che si rimetta tutto in discussione. Così ogni cosa diventa opinabile, in una Chiesa dove ciascuno fa ciò che vuole"
di Sandro Magister
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1351297
Segnalo:
RispondiEliminahttp://querculanus.blogspot.it/2016/05/i-postulati-di-papa-francesco.html
Mi sembra chiaro e molto condivisibile, ma non sono un'esperta.
Giustamente il bravo Massimo Viglione ha identificato, in un post qui ripreso da Mic (mercoledì 11 maggio), nella categoria degli "ignavi" (coloro che "per senso di responsabilità" accettano i diktat progressisti) uno dei maggiori pericoli per la vera dottrina. Sono d'accordo. Tra questi, aggiungo, la sotto-classe più pericolosa è quella dei "conservatori giustificazionisti". Sono apparentemente "conservatori" (rispetto a cosa, non si sa), ma prontissimi sempre a giustificare, in nome di un'acritica, antitradizionale, in fondo patetica e "trinariciuta" papolatria qualsiasi affermazione semi-eretica (se non pienamente eretica), qualsiasi stupidaggine, qualsiasi aeroplanesca o vaticanesca dichiarazione sopra o sotto le righe.
RispondiEliminaIl più noto tra costoro è certamente Massimo Introvigne, "sociologo delle religioni", avvocato, responsabile di Alleanza Cattolica (un tempo onorevole sodalizio tradizionalista, ora tappetino del progressismo), docente dell'Università Pontificia (e ti pareva), ispiratore, fondatore, direttore del Centro Studi sulle Nuove Religioni, autore di molteplici testi (taluni un po' ripetitivi) sulle nuove religioni (in uno di questi ebbe il coraggio di categorizzare la Fraternità Sacerdotale San Pio X come "setta"), titolare di molti altri incarichi. Qualsiasi stupidaggine dica il Papa, Introvigne è bravissimo nella minimizzazione, nella "contestualizzazione", nell'arrampicatura sui vetri per la sua difesa. Normalmente esercita sulla Nuova Bussola Quotidiana. L'ultima sua manifestazione "giustificazionista" è invece comparsa su Il Giornale di oggi. E' una sua intervista sulla teologicamente mostruosa possibilità di ordinazione diaconale delle donne. I titoli normalmente non riflettono il pensiero dell'articolista, ma stavolta il titolo è virgolettato: "La Chiesa torna alle origini. Ma non diventa anglicana". E riflette perfettamente il testo e il pensiero del Nostro: sì, c'è cambiamento, ma suvvia, non più di tanto, e poi, "anche nel medioevo le badesse esercitavano un grande potere". Semplificare, banalizzare, minimizzare. Un passo dopo l'altro, tutto diviene accettabile per questi "conservatori".
E le testate amiche fanno eco. Sulla solita Nuova Bussola Quotidiana di oggi un emulo di Introvigne, tale Lorenzo Bertocchi pubblica un articolo con il titolo: Il Papa e le diaconesse, tanto rumore per nulla. Significato e messaggio: voi poveri, esaltati tradizionalisti, datevi una calmata. In fondo si tratta solo del primo grado dell'iniziazione sacerdotale.
Sono tecniche che ben conosciamo: prima del divorzio, tutti negavano che poi ci si sarebbe stato l'aborto. Poi, prima di quest'ultimo, stesse dichiarazioni rispetto all'eutanasia e al "matrimonio" pederastico. Ne stiamo vedendo il seguito.
L'esperienza ci mette in guardia da queste aperture riguardo le "diaconesse". Anche perché gli attori, gli ispiratori, i sostenitori delle perversioni che ho citato e del sacerdozio femminile sono gli stessi. E non devo certo ricordarvi chi sono.
Cominciano ad essere tanti, e non colpevoli di tradizionalismo cronico, ad esprimersi sulle pericolose, e sempre più evidentemente volute, ambiguità dell`AL., ma siccome Bergoglio ed esimi consiglieri avevano già fatto i calcoli con le più che previsibili reazioni, la loro carrozza per ora vincente continuerà il suo passo celere, fiero e arrogante guardando con un sorriso beffardo chi tenta di intralciare il passaggio o anche solo attirare l`attenzione.
RispondiEliminahttp://querculanus.blogspot.it/2016/05/i-postulati-di-papa-francesco.html
RispondiEliminaMi sembra chiaro e molto condivisibile, ma non sono un'esperta.
Grazie della segnalazione.
Ennesima utile riflessione. Noto che si sofferma anche sull'affermazione «Il tempo è superiore allo spazio», ne intuisce i filoni filosofici, ma sorvola sull'approfondimento.
Basta andare sul sito della sala stampa di Santa Marta per rendersi conto come e quanto la risposta data da Bergoglio, che con le sue poche luci teologiche non sa ...deve informarsi...ma è d`accordo di formare una Commissione, stia facendo il giro del mondo e suscitando nuove attese e speranze, già trasformate da alcuni in certezze:
RispondiEliminahttp://ilsismografo.blogspot.ch
Con Bergoglio dire "tanto rumnore per niente" è solo bendarsi gli occhi e anche la coscienza.
Le critiche sono ben argomentate, e mi pare che siano un riassunto delle obiezioni fin qui mosse da molti, Mueller incluso.
RispondiEliminaMa c'è una questione formale, che purtroppo diventa sostanziale, che è un po' una nota stonata:
"È per questo che siamo convinti che l’unica soluzione che ci resta è quella di esigere che questo documento venga ritirato. Deve essere ripudiato o da Papa Francesco o da uno dei suoi successori. "
Non si può usare il termine "esigere" nei confronti di un Papa, incluso questo Papa. Qui oltretutto si attaccheranno un sacco di quei "normalisti" che sono stati citati sopra, ma effettivamente il Papa è l'autorità suprema sulla Terra e certo un gruppo di fedeli, per quanto ortodossi, ben ispirati, fondati sul Magistero, eccetera, non possono imporgli niente. Quella frase dovrebbe essere riscritta con linguaggio idoneo e rispettoso. Basterebbe veramente poco e il documento non perderebbe affatto incisività.
--
Fabrizio Giudici
l’unica soluzione che ci resta è quella di chiedere che questo documento venga ritirato
RispondiEliminaNon è una imposizione è una richiesta.
Così come analoga richiesta viene rivolta in una Lettera aperta al vescovo Scnheider, che sto per pubblicare, da Christopher A. Ferrara su The Remnant
La critica non era tanto alla traduzione, quanto all'originale in inglese... In realtà "to demand" è un po' ambiguo, perché può voler dire sia "chiedere urgentemente" che "perentoriamente". Bisognerebbe vedere dal contesto. Successivamente c'è quel "It must be repudiated" che per me fa pendere la bilancia inequivocabilmente verso il tono perentorio. Per cui, vostra la prima traduzione non era affatto impropria: secondo me c'è qualche problema nell'originale. Se qualcuno è in contatto con VoF, potrebbe far presente la cosa.
RispondiEliminaSono andato a leggere il pezzo di Ferrara. Se nota, chiude:
"For all these reasons, we implore Your Excellency to do everything in his power to persuade his brethren in the episcopacy [...] and respectfully petitioning the Pope for their immediate correction or the total withdrawal of the catastrophic text."
I toni mi sembrano ben diversi, no? "Implore" al vescovo e "respectfully petitioning" al Papa.
--
Fabrizio Giudici
Segnalo:
RispondiEliminahttp://www.lastampa.it/2016/05/13/vaticaninsider/ita/vaticano/il-vaticano-invita-alla-cautela-sul-caso-diaconesse-tGdGNmIAf6EPnza6y5VLMO/pagina.html
Ho letto anch'io l'articolo di cui parla Silente. Mi chiedo come mai su un argomento così delicato un quotidiano a tiratura nazionale come il Giornale non abbia intervistato un professore di Storia del Cristianesimo Antico (o per lo meno di storia) . Condividendo in pieno le osservazioni di Silente aggiungo solo un aggiornamento: come risulta ufficialmente dal sito di Alleanza Cattolica, dal 23 aprile Introvigne non è più Reggente vicario, avendo rinunciato ad ogni incarico.
RispondiEliminaMah, sarà una questione minima, ma non vedo perché non si possa utilizzare il verbo "esigere" nei confronti del Pontefice. Costui non è il "proprietario" della Dottrina né della Tradizione. E' solo il loro conservatore. Quindi è nostro diritto "esigere" che rispetti sia la Dottrina che la Tradizione.
RispondiEliminaSul discorso delle 'diaconesse', forse la questione è stata un po' gonfiata; ma è bene non abbassare la guardia. Intanto, soffermiamoci su ciò che è già concreto. E ce n'è fin troppo.
RispondiEliminaMah, sarà una questione minima, ma non vedo perché non si possa utilizzare il verbo "esigere" nei confronti del Pontefice. Costui non è il "proprietario" della Dottrina né della Tradizione. E' solo il loro conservatore. Quindi è nostro diritto "esigere" che rispetti sia la Dottrina che la Tradizione.
RispondiEliminaAnalogamente a quanto sostenevo in un'altra occasione certi termini non suonano bene sulla bocca di laici. Per questo sopra sottolineavo l'accezione di "chiedere".
L'"esigere" oppure altri termini 'forti' che incontreremo anche nella traduzione che sarà il primo articolo di domani, vien fuori dalla gravità inconsueta della situazione, che però andrebbe presa in mano da chi di dovere...
@Silente
RispondiEliminaPerché il Papa è la più alta autorità umana sulla Terra e rende conto a Dio: "potestà ordinaria suprema, piena, immediata ed universale". Se non ci sono autorità umane sopra di lui, è ben difficile che possano "esigere" qualcosa.
Can. 331 - Il Vescovo della Chiesa di Roma, in cui permane l'ufficio concesso dal Signore singolarmente a Pietro, primo degli Apostoli, e che deve essere trasmesso ai suoi successori, è capo del Collegio dei Vescovi, Vicario di Cristo e Pastore qui in terra della Chiesa universale; egli perciò, in forza del suo ufficio, ha potestà ordinaria suprema, piena, immediata e universale sulla Chiesa, potestà che può sempre esercitare liberamente.
@mic
Non credo che la questione sia gonfiata, se prendiamo i tre anni passati come esempio. Il copione è noto: inizia a parlare "tanto bene" di qualcuno (tre anni fa era il teologo Kasper, oggi è uno studioso della storia della Chiesa di cui non ricordo il nome); dice che bisogna studiare le cose collegialmente, ma poi fa come vuole lui (oltretutto parla di commissione, neanche di Sinodo, nella quale avrebbe piena potestà di fare nomine arbitrarie); dice che non si tocca il sacerdozio, così come ha detto che non si toccava l'indissolubilità del matrimonio; che non si tratta di dottrina, ma di pastorale (ora si tratterebbe di disciplina). Nel frattempo Kasper già bofonchia "Si può anche cercare distinguere le due ordinazioni" (cfr. Corriere). Ora arriva l'ondata di pompieri che dicono "ma no, mica l'ordinazione, e poi non i sacramenti - perché Battesimo e Matrimonio sono cose a parte e già non è necessario un ordinato", così i normalisti possono mettersi con il cuore in pace... Finirà con la solita esortazione apostolica ambigua, così ognuno può far quel che vuole.
Per carità, farsi fregare una volta è già troppo, due no.
Mi stupisce che qualcuno dica che la Curia è "sorpresa". Magister l'aveva detto più volte che dopo il Sinodo sul matrimonio sarebbe arrivata la questione del sacerdozio. E poi tireranno fuori anche il celibato.
--
Fabrizio Giudici
Marco Tosatti:
RispondiElimina"L’offa delle diaconesse
Molte cose si possono dire del Pontefice felicemente regnante, ma non che non sappia come stimolare e destare l’entusiasmo mediatico, permanentemente titillato in attesa di una nuova esca su cui lanciarsi.
...
Secondo me spesso si diverte, come Jannacci, a vedere l'effetto che fa. Ma è un'opinione personale. A voi la scelta."
http://www.lastampa.it/2016/05/13/blogs/san-pietro-e-dintorni/loffa-delle-diaconesse-3zjlOj0pDIXaFQQlhNDoKK/pagina.html
Già, Introvigne non ha più alcun incarico in Alleanza Cattolica. Non sono interessato ai "gossip", ma qualcuno può dare qualche spiegazione? Lo so, è sgradevole, ma anche necessario.
RispondiEliminaPer carità, farsi fregare una volta è già troppo, due no.
RispondiEliminaSono d'accordo. Ragione di più perché le gerarchie ricordino al Papa che, se è vero che ha "ha potestà ordinaria suprema, piena, immediata e universale sulla Chiesa, potestà che può sempre esercitare liberamente",
è anche vero che, riprendendo le parole di Benedetto XVI in occasione del suo insediamento al Laterano:
“La potestà di insegnare, nella Chiesa, comporta un impegno a servizio dell’obbedienza alla fede. Il Papa non è un sovrano assoluto, il cui pensare e volere sono legge. Al contrario: il ministero del Papa è garanzia dell’obbedienza verso Cristo e verso la Sua Parola. Egli non deve proclamare le proprie idee, bensì vincolare costantemente se stesso e la Chiesa all’obbedienza verso la Parola di Dio, di fronte a tutti i tentativi di adattamento e di annacquamento, come di fronte ad ogni opportunismo”.
Inoltre, J. H. Newman:
"Se il vicario di Cristo parlasse contro la coscienza, nell'autentico significato del termine, commetterebbe un suicidio; toglierebbe la base su cui poggiano i suoi piedi. Sua autentica missione è proclamare la legge morale; proteggere e rafforzare quella 《Luce che illumina ogni uomo che viene in questo mondo》".
Per capire cosa significa coscienza retta basta leggere il Catechismo:
1785 Nella formazione della coscienza la Parola di Dio è la luce sul nostro cammino; la dobbiamo assimilare nella fede e nella preghiera e mettere in pratica. Dobbiamo anche esaminare la nostra coscienza rapportandoci alla croce del Signore. Siamo sorretti dai doni dello Spirito Santo, aiutati dalla testimonianza o dai consigli altrui, e guidati dall'insegnamento certo della Chiesa. (non da quello 'spurio' che stiamo ricevendo ultimamente e da cui stiamo prendendo le distanze, fondati sull'insegnamento costante della Chiesa...)
A legger le risposte del Santo Padre c’è da restar basiti: “Ma, che vuole, non sono un teologo, non me n’intendo... Quando venivo a Roma, la questione m’incuriosiva... Conoscevo un professore, un bravo teologo, che sulle diaconesse mi disse questo e questo... Però non vorrei sbagliare: sa, ora è morto... Bisogna che mi faccia passar l’incartamento dalla Congregazione per la dottrina della fede... Si vedrà, si vedrà... Si farà una commissione...”
RispondiEliminaCosì parla un papa?
Maso
RispondiElimina" Sul discorso delle 'diaconesse', forse la questione è stata un po' gonfiata;"
Se è stata gonfiata lo è stata ad arte, niente di improvvisato, come ho detto più sopra basta aprire il sito della sala stampa di Santa Marta=Sismografo per rendersene conto, si comincia così, si apre uno spiraglio, si lancia un`idea, idea che non cade nel vuoto ma che è prontamente (come previsto) raccolta e diffusa con la velocità del lampo, nessuna smentita e nessuna chiarificazione arriva da Bergoglio, tanto lui ci ha avvertiti: lui ama una chiesa inquieta, per lui la Chiesa non deve essere "un sistema chiuso incapace di generare domande, dubbi, interrogativi", non sarà lui a chiarificare, lui coltiva l`ambiguità, regna dividendo, immagino che stia contemplando soddisfatto il risultato del suo "modus governandi" , un modo ben conosciuto in quel di Baires, purtroppo ora è la Chiesa che Jorge Bergoglio sta "governando".
Lui innesca i processi... al resto pensa chi non interviene.
RispondiEliminaLeggo sulla pagina facebook di Socci:
RispondiElimina"TROPPE DONNETTE"? LA "STIMA" DI BERGOGLIO PER LE CONSACRATE .
Ieri, nell'evento in cui papa Bergoglio ha annunciato la Commissione sul diaconato alle donne, se n'è uscito anche con questa singolare affermazione: "troppe donne consacrate sono 'donnette' piuttosto che persone coinvolte nel ministero del servizio". Siamo abituati ad ascoltare insulti quotidiani contro i cristiani da parte di papa Bergoglio, quindi questo non sorprende. Di certo però espressioni simili non manifestano quella grande stima per le donne che i media attribuiscono al papa argentino. Peraltro consiglierei a papa Bergoglio - invece di (mal)trattare le "donnette" consacrate (che dovrebbe solo ringraziare) - di considerare se, per caso, nella "sua" Chiesa non vi sia anzitutto un problema di "ometti"...
E qui il suo editoriale su Libero:
http://www.antoniosocci.com/diaconato-femminile-unaltra-picconata-bergoglio-sacramenti/#more-4409
We must not use "demand", but "implore", we must not use "must", but perhaps "you may wish to consider"... And meanwhile the whole of our Doctrine is at stake.
RispondiEliminaWell, keep on the white gloves, while the Enemy uses the knife...
Silente,
RispondiEliminaper Introvigne, leggi Blondet di alcuni gg fa. Forse è per quello che lo hanno intervistato.
La commissione di studio...
RispondiEliminaVari piccioni con un fava: diamo da lavorare a qualche amico degli amici in difficoltà finanziarie momentanee, e diamo un contentino alle " donnette" (comincio a sospettare una misoginia sospetta), lasciamo passare il tempo ed intanto fiutiamo l'aria; nel frattempo chiediamo a Tucho il nuovo motu proprio, cosi, appena sono un po' distratti- "se no sai che casino ci fanno" - lo pubblichiamo. Diaconesse non consacrate, ma affiancanti il prete in tutto e per tutto. Che poi a forza di affiancarlo, si finira' per dover eliminare il celibato. Et voila': dopo Matrimonio, Eucaristia, anche l' Ordine e' andato...Ah, anche la Confessione. Che rimane? Praticamente più nulla.
Missione compiuta. Sembrava impossibile, ed invece...
per Justin,
RispondiEliminaè vero quel che dice. Ma, nella nostra posizione, senza sottovalutare nulla della gravità della situazione, si è dolorosamente impotenti.
E, nella temperie attuale, dire "esigere" o "implorare", all'atto pratico non cambia poi molto, se lo diciamo noi laici... Per ora mi pare non ci sia dato altro che "resistere" tenendo il fronte. Il resto, lo vedremo.
Justin,
RispondiEliminathe Pope is the Pope and the way in which Catholics are allowed to address the Pope is defined by the Canon Law. It's not the Word of God, so it's not inerrable, still it's part of those keys that Christ gave to the Church so that she opens and closes doors. If we subjectively choose not to respect the Canon Law, instead of bringing more order we add chaos to chaos. The Devil is tempting us in two ways: by persuading some to blindly follow bad teachings and to induce others to attack the papacy institution. The damage can be permanent and have side effects even when this Pope will be over and another one will be on the throne. It's a classical case of "narrow door".
Furthermore, it's quite clear that Francis won't care anything about the petition, soft or hard may it be. Its main purpose is to bear our witness to the Truth of Christ; it's basically aimed at other faithfuls that are confused, so they can have a reference point; and at giving our support to the good bishops such as Schneider. So the message must be clear and not prone to error. Also, it will be more effective if it won't offer any excuse for formal critic to the progressives, that will turn immediately into guardians of formal orthodoxy. And they could even attack good bishops on the basis of a formal error in the petition.
--
Fabrizio Giudici
Pur avendo conosciuto Padri Gesuiti santi o prossimi alla santità, mi sembra che una forte consapevolezza di sè caratterizzi molti altri di loro che li porta, volenti o nolenti, a fare, ovunque e comunque, come il pavone la ruota.
RispondiEliminaCara Luisa,
RispondiEliminal'affermazione sulle donne consacrate come 'donnette' non è grave tanto per le donne quanto per la svalutazione della consacrazione. Lo abbiamo visto anche con i FI e con la proposta di modificare la "Sponsa Christi" di Pio XII....
Come se avesse valore solo tutto ciò che è inquadrabile come "servizio" materiale, mentre quello spirituale ha perso attrattiva perché se ne è perso il significato.
RispondiEliminaÈ l'effetto dell'antropocentrismo che sposta il fulcro da Dio all'uomo.
Durante l`incontro con le religiose:
RispondiEliminaD. – Santo Padre, le donne sono escluse dalla predicazione nell’eucaristia. Un importante impedimento è il legame che la predicazione ha con l’ordinazione sacerdotale. Lei vede un modo per separare dall’ordinazione la predicazione nell’eucaristia?
Risposta del papa:
R. – Non c’è alcun problema che una donna – una religiosa o una laica – faccia la predica in una liturgia della Parola. Non c’è problema. Ma nella celebrazione eucaristica c’è un problema liturgico-dogmatico, perché la celebrazione è una – la liturgia della Parola e la liturgia eucaristica è un’unità – e Colui che la presiede è Gesù Cristo. Il sacerdote o il vescovo che presiede lo fa nella persona di Gesù Cristo. È una realtà teologico-liturgica. In questa situazione, non essendoci l’ordinazione delle donne, non possono presiedere. Ma si può studiare di più e spiegare di più questo, che molto velocemente e un po’ semplicemente ho detto adesso. Io chiederò alla congregazione per il culto che spieghi bene, in modo approfondito, quello che ho detto ora un po’ leggermente sulla predicazione nella celebrazione eucaristica. Perché non ho la teologia e la chiarezza sufficiente per spiegarlo adesso. Ma bisogna distinguere bene: una cosa è la predicazione in una liturgia della Parola, e questo si può fare; altra cosa è la celebrazione eucaristica. Qui c’è un altro mistero. È il mistero di Cristo presente, e il sacerdote o il vescovo che celebrano "in persona Christi".
Qui, mi sembra, il papa la racconta giusta, certo lo fa a modo suo ed io mi domando : avere un papa che rivendica a più riprese la sua ignoranza teologica è normale?
O Bergoglio è veramente ignorante in teologia e non gli è bastata una lunga vita per aver la voglia e sentire il bisogno di studiare per colmare quel vuoto,
o non è ignorante e la sua è solo una strategia, un modo per accattivarsi la simpatie del popolo che lui, ignorante, lo è davvero.
Ma se Bergoglio ha veramente poche luci teologiche (ipse dixit nel tempio luterano) , diventato papa DEVE ricorrere a chi quelle luci teologiche le ha e per un papa è doveroso ricorrere alla Congregazione per la Dottrina della Fede il cui compito è , normalmente, di difendere la retta Dottrina, il problema è che Bergoglio ha i SUOI teologi di fiducia, anche qui raggira le istanze ufficiali, ha il suo circuito parallelo, i suoi teologi sono Tucho Fernandez, Spadaro, Schönborn, Danneels, Kasper, con la sua "teologia in ginocchio santa e cocciuta"( sempre ipse dixit), quale sia l`orientamento di quei teologi è palese e palesato, se è a quelle luci teologiche che ricorre il papa l`oscurità continuerà .
Ottima nuova presa di posizione pubblica del cardinal Burke:
RispondiEliminahttps://www.lifesitenews.com/news/cardinal-burke-we-must-resist-those-in-the-church-presenting-false-teaching
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Fabrizio Giudici
L'ho vevo già inserito anche all'inizio dell'ultimo articolo
RispondiElimina"Per completezza, corre l'obbligo di precisare che il card. Raymond Leo Burke, nel corso del Rome Life Forum, lo scorso 7 maggio, nella sua relazione: Martirio per la fede nel nostro tempo, ha parlato di 'resistere' a coloro che nella Chiesa presentano falsi insegnamenti sul matrimonio e sui sacramenti (in corso di traduzione)."
Mr Giudici,
RispondiEliminaas I have already written, keep on your white gloves.
But then please don't complain, when the knife is at your throat.
Cara Rosa
RispondiEliminasarebbe interessante approfondire il "caso Introvigne". Non riesco a ricordare e rintracciare dove ho letto alcuni gossip anonimi, che non avevo collegato alla sua rinuncia ad incarichi in Alleanza Cattolica. Tu suggerisci Blondet, che seguo, ma quale e quando? Certo il caso è intrigante...
RispondiEliminaVedo adesso il refuso: "Lo avevo già inserito...
sarebbe interessante approfondire il "caso Introvigne". Non riesco a ricordare e rintracciare dove ho letto alcuni gossip anonimi, che non avevo collegato alla sua rinuncia ad incarichi in Alleanza Cattolica.
RispondiEliminaNon mi pare così interessante. E' una figura che non mi ha mai ispirato. Qui lo abbiamo nominato come recente esempio di "normalizzazione" ad oltranza, arrampicandosi su specchi di ogni tipo...
In sintesi- e non mi massacrate - il prof. si è separato dalla moglie, con cui ha quattro figlie, e vive ora, solo, a Torino. Cosi ha comunicato a Blondet, chiedendogli di rettificare un precedente articolo di quest'ultimo.
RispondiEliminaConcordo con Mic: non ha mai ispirato neanche me, tanto più dopo averlo visto anni fa da Lerner.
Se è vero che nel seme è tutta la pianta,dopo il breve commento di questa mattina avendo in mente un paio di associazioni, ho riletto sia la biografia di Sant'Ignazio sia una panoramica storica della Compagnia di Gesù. Partivo dall'assunto che in sant'Ignazio,in quanto spagnolo, uomo di corte e soldato fosse presente l'orgoglio della piccola nobiltà prima che, con la conversione, iniziasse il grande lavaggio.Percorso simile fu,probabilmente, di molti altri suoi compagni. Il gran bene che hanno fatto in tutta la terra è lì a testimoniare quanto e a che livello di perfezione sono giunti i seguaci di Sant'Ignazio. Qui mi son tornate alla mente le Reducciones de Indios che prosperarono a tal punto da formare uno Stato gesuita del Paraguay.Per me l'eco, di quanto studiato da giovane, ha trovato le sue immagini nel film "Mission". Un'estranea viene toccata da quella storia, bellissima e tragica. Quanta ispirazione può racchiudere per un giovane uomo che si avvicina a Dio nella Compagnia di Gesù? Molta, moltissima credo. Leggendo quindi una panoramica della storia della Compagnia su internet ho scorso e brevemente rivisto una storia gloriosa.Con delle cadute: il lassismo, la chiusura e riapertura della Compagnia e mi è tornato in mente il monito di Pio XII, a loro rivolto, quando li invitò a tornare a Sant'Ignazio o sarebbe stato meglio chiudere, cito a memoria. Anche per loro sembra, a parer mio, arrivato il tempo del ribaltamento, loro che sono stati i grandi combattenti dell'eresia si son trovati spesso contigui ad essa, quella fedeltà al Papa sembra spesso perdersi nel sogno di trasformare il mondo intero in una reducione. Il passato non ritorna mai e poi mai in quella stessa forma quando il contenuto era diverso. Saremo tutti più poveri? Forse. Non potremo forse essere tutti più ricchi a cominciar dall'anima nostra? Un rappresentante un'altra religione, se non ricordo male, disse a Padre Silvano Fausti, che una rinascita non potrà venire che da voi occidentali che siete e state passando attraverso l'inferno.Anche qui cito a senso.E quelle fini e colte menti, che sono state e sono l'orgoglio della Compagnia, dell'Europa e di tutti i Continenti, non possono tornare a servire la Verità? Certamente sì.Dio è Uno sì ma, Trino e questo va spiegato a tutti, a casa nostra, agli gnostici, agli esoterici e a tutti i lontani affinchè possano arricchirsi e scoprire da loro stessi quale è la strada giusta per ognuno di loro. Senza l'orgoglio della conoscenza o del nobile decaduto nè l'abbaglio di problematiche morte e sepolte, cercando solo la compagnia di Gesù.
RispondiEliminaQuattro figlie femmine senza padre? Pregare, simpatico o antipatico che sia, poi gli amici, i parenti, gli affini con mano lieve aiutino madre e padre a rimettersi in carreggiata, a riconoscere i propri errori. La vita è una lezione infinita ove non è possibile strappare le pagine scritte male. si può solo scrivere meglio ogni giorno di più.Da non lasciare soli.
RispondiElimina
RispondiElimina@ Sui Gesuiti: "..con delle cadute: il lassismo, la chiusura e riapertura della Compagnia.."
A dire il vero, la soppressione (temporanea) dei Gesuiti non fu dovuta ad un loro supposto "lassismo". E sicuramente non era questo che intendeva dire "Irina". L'accusa di "lassismo", si sa, venne loro lanciata dai Giansenisti e riguardava non un supposto lassismo del loro modo di vivere quanto la casistica morale da loro professata, che sembrava diventare presso alcuni troppo accomodante. In quest'accusa ci poteva esser del vero ma non fu questo il motivo della loro soppressione. Il motivo vero fu politico. Era l'epoca del giurisdizionalismo, con il quale gli Stati cattolici europei, pur confessionalisti ossia intransigenti nel mantenere e difendere la religione cattolica come unica religione ufficiale dello Stato, combattevano tuttavia quella che consideravano l'eccessiva invadenza della Chiesa nel temporale, in concorrenza con lo Stato.
Dalla legittime resistenze a certe ingerenze ecclesiastiche eccessive (clericalismo), i governanti europei tendevano a sconfinare in campi che loro non appartenevano, riducendo la liberta' d'azione della Chiesa.
I Gesuiti, protagonisti della Controriforma; i quali, "con le loro missioni avevano acquistato al cattolicesimo e alla civilta' intere regioni del Nuovo mondo ed erano penetrati in Cina, Giappone, nelle Indie", si dimostrarono i piu' validi sostenitori dei diritti della Chiesa e del Papato contro le pretese del Giurisdizionalismo. Per questo motivo soprattutto cominciarono ad esser odiati. Erano diventati il simbolo del clericalismo da abbattere o comunque da ridimensionare ampiamente. Il Papa che li soppresse cedette colpevolmente alle pressioni di re e governanti cattolici anticlericali.
A. Z.
Ah, ecco, grazie cara Rosa. Forse, come dice Mic, Introvigne non è così interessante. Posso assicurare che anche in Alleanza Cattolica degli anni '70 non era considerato molto simpatico: veniva visto come un intellettualino piuttosto saccente. E lo stesso dicasi nella "Destra Universitaria" torinese della stessa epoca, in cui lui militò. Poi, dopo la laurea, s'inventò meritoriamente il mestiere di "sociologo delle religioni". Siccome il Nostro è intellettualmente brillante, scrisse diversi libri su sette, nuove religioni, new age. In uno di questi, ebbe il coraggio di categorizzare la Fraternità Sacerdotale S. Pio X come "setta", dimentico di quando Alleanza Cattolica organizzava pullman per Ecône.
RispondiEliminaOggi il suo ruolo, su La Nuova Bussola Quotidiana, e non solo, è quello di "coprire a destra" qualsiasi stupidaggine dica il Pontefice: minimizzare, contestualizzare, normalizzare, giustificare. E' impavido nell'esercizio dell'arrampicatura sugli specchi, come giustamente rileva Mic.
Questa è la pericolosità, sua e di quelli come lui, in quanto "conservatori giustificazionisti": il Papa ha sempre ragione, a prescindere (e purtroppo anche il bravo don Curzio Nitoglia sembra cadere nella stessa trappola, quando si scaglia contro la Tradizione).
Poi, mi interessa poco l'attuale (vero o presunto, perché, appunto, si tratta di gossip) "stato di famiglia" del Nostro e la sua coerenza con la morale cattolica e quella, una volta rigidissima, di Alleanza Cattolica. Fatti suoi. Ma ovviamente, in interiore homine qualche considerazione mi sia consentita...
Appunto, Silente, a forza di giustificare anche l'ingiustificabile, ha finito per scordare i retti insegnamenti della morale cattolica. A meno che giustificasse come " Cicero pro domo sua".
RispondiElimina@ A.Z.
RispondiEliminaGrazie per approfondimenti e distinguo.
Quello che mi preme e mi premeva cogliere era un profilo, una sintesi, delle caratteristiche della Compagnia di Gesù: i loro punti di forza e di debolezza e/o il loro trasformarsi o il loro ribaltarsi o il loro prolungarsi gli uni negli altri quando questo è accaduto. Questo per osservare con attenzione quel profilo che poi si trova incarnato in tanti di loro diventando caricatura. Caricatura che è non solo un fissarsi degli eccessi del profilo originario stesso ma non essere più veramente rispondente alle necessità del momento.
Questo perchè molti di loro, che hanno ed hanno avuto un ruolo importante nella Chiesa, alla fine mi pare siano portatori delle stesse caratteristiche alcune delle quali ora vedo bene e precedentemente ho citato. Forse si può anche parlare dei paradossi della loro storia che è parte non piccola della Storia. Questo cercare di capire da dove vengono o da dove potrebbero venire molte delle stramberie di cui parliamo ogni giorno, che è un modo, credo, per fare loro "tana" rendendole innocue, vanificandole e per vie a noi misteriose mostrarle a chi ne è o se ne fa portatore.
Grazie ancora.
@ Silente
RispondiEliminaFatti suoi.
Certamente non sappiamo cosa sia vero e cosa sia presunto. Nell'incertezza una preghiera di sostegno non nuoce.
RispondiElimina@ Irina e la "preghiera di sostegno"
Sicuramente "non nuoce". Non nuocerebbe anche il far a meno di tirare in ballo
le vicende strettamente personali delle persone, chiunque esse siano, cosa poco
elegante, per cosi' dire, come ha cercato di far capire Mic. Parvus
Anonimo Anonimo ha detto...
RispondiElimina@ Irina e la "preghiera di sostegno"
Sicuramente "non nuoce". Non nuocerebbe anche il far a meno di tirare in ballo
le vicende strettamente personali delle persone, chiunque esse siano, cosa poco
elegante, per cosi' dire, come ha cercato di far capire Mic. Parvus
Concordo.
In effetti mi spiace che Silente e Rosa abbiano ignorato il mio invito. Avrei dovuto io stessa arginare non pubblicando. Ma si dà il caso (non mi devo giustificare, ma per spiegare) che ieri sera ho 'passato' i commenti dei nick noti senza leggerli, alla fine di una lunga e bella giornata di festa in famiglia :)
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