Pagine fisse in evidenza

mercoledì 20 luglio 2016

Danilo Quinto. Le due vite

L’occasione era grande. Si trattava di descrivere la futura condizione umana, il tempo dell’eternità. Dedicarsi nel commento, ad esempio, alle parole di uno dei più grandi mistici del ‘900, Divo Barsotti:
«Finché le cose hanno per te un valore indipendentemente da lui, Dio deve (se no, non ti amerebbe) privartene. E non te ne priva strappandotele; te ne priva perché te ne toglie il gusto, perché ti libera lentamente di ogni amore che ti lega alla cose. Pian piano, attraverso questa alternanza di luce e di tenebra, queste cose non ti dicono più nulla. È proprio quest’alternanza che fa il nulla delle cose, perché la luce della presenza divina ti fa come cieco alle cose del mondo, come il sole che ti abbaglia, non ti fa vedere nella stanza buia in cui entri».
O leggere le pagine di Sant’Agostino:
«Noi siamo destinati anche a stare a tavola, cosa questa che non è né lo star seduti né lo stare in piedi. Noi staremo sdraiati a tavola. Non oserei dirlo, se non lo avesse promesso il Signore: Li farà accomodare a tavola. Promettendo un gran premio ai suoi servi dice: Li farà accomodare a tavola e passando si metterà a servirli. Questa è la vita che ci viene promessa: il Signore ci farà accomodare a tavola e si metterà a servirci. Ciò fu detto dal Signore anche dopo aver ammirato e lodato la fede del centurione: Io vi assicuro che molti verranno dall'Oriente e dall'Occidente e si accomoderanno a tavola con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli. O grande promessa, o felice suo adempimento! Operiamo in modo da meritarlo; facciamo sì che siamo aiutati a essere capaci di arrivare là dove il Signore ci servirà mentre saremo adagiati a tavola. Che cosa sarà allora l'essere adagiati a tavola se non riposare? E che cosa sarà il servire se non nutrire? Qual è quel cibo? Qual è quella bevanda? Naturalmente sarà la stessa verità. Quel cibo rifocilla e non si esaurisce; nutre e nutrendo dona l'integrità; non si consuma per colui che adesso nutre, ma, rimanendo intero, gli dà tutta la sua forza. Non credi forse che Dio può nutrire così, dal momento che adesso il tuo occhio si pasce così della luce di quaggiù? Il tuo occhio si pasce della luce. Sia che la vedano molti, sia che la vedano pochi, essa brilla sempre nella stessa misura; gli occhi se ne pascono senza che essa venga meno. Se ne pasce uno ma essa non diminuisce; uno ne gode ma non la distrugge. Ha questo potere la luce per l'occhio, e non lo ha Dio per l'uomo trasformato? Questo potere lo ha sicuramente: perché non lo capite ancora? Perché siete occupati in molte faccende. Voi siete presi, anzi tutti noi siamo presi dalle occupazioni di Marta. In realtà chi mai è esente da questo servizio di prendersi cura degli altri? Chi mai può riprendere fiato da queste incombenze? Cerchiamo di compierle in modo irreprensibile e con carità. Arriverà infatti anche il giorno in cui ci metteremo a tavola e passerà il Signore a servirci. Non ci servirebbe allora se non fosse passato di qui al Padre; poiché si trovava quaggiù quando ce lo prometteva. E perché non pensassimo che ci avrebbe dato qualcosa di simile alla natura di servo nella quale noi lo vedevamo, passando - dice la Scrittura - li servirà 20. Anche l'Evangelista parlando di questo passaggio dice: Essendo poi giunta l'ora che Gesù passasse da questo mondo al Padre. È tanto tempo che sono con voi e non mi hai conosciuto?. Se avesse compreso che cosa aveva udito, avrebbe risposto: "Non ti ho conosciuto perché ancora non sei passato ". Per la stessa ragione anche a Maria dopo la risurrezione viene detto: Non toccarmi, poiché non sono ancora asceso al Padre. Vi scongiuro, dunque, carissimi, vi esorto, vi ammonisco, vi ordino, vi prego: cerchiamo di desiderare insieme quella vita, di correre verso di essa arrivandoci insieme, affinché ci fermiamo in essa perseverando. Verrà l'ora e sarà un'ora senza fine, quando il Signore ci farà accomodare a tavola e ci servirà. Che cosa ci darà, se non se stesso? Perché cercate che cosa mangerete? Avete il Signore in persona. Quale sarà l'alimento di cui nutrirci? Che cosa, se non: In principio era il Verbo e il Verbo era con Dio e il Verbo era Dio? Che cosa sarà lo stare a tavola se non riposare? Che cosa sarà il nutrirsi se non godere in modo ineffabile della contemplazione di lui? La delizia è nella tua destra. Una sola cosa ho io chiesto al Signore, questa io cercherò; non molte cose, nelle quali sono occupato, ma una sola cosa ho chiesto al Signore, questa cercherò: di abitare nella casa del Signore per tutti i giorni della mia vita per contemplare le delizie del signore. Non è questa la felicità di coloro che si affaticano. Liberatevi da ogni preoccupazione e vedete; che cosa? che io sono il signore. O grande visione, felice contemplazione! Ma che vuol dire: "Mettetevi a tavola e mangiate", se non: "Liberatevi da ogni preoccupazione e vedete"? Non dobbiamo dunque avere il gusto dei cibi materiali, né immaginare vivande, per così dire, lascive. Queste scompariranno; si devono tollerare, non amare. Se vuoi adempiere il compito di Marta occupandoti di esse devi usare la moderazione e la misericordia: la moderazione nell'astenerti da eccessi, la misericordia nel largire. Passerà la fatica e arriverà il riposo; ma si arriverà al riposo unicamente attraverso la fatica. Passerà la nave e arriverà nella patria; ma alla patria non si arriverà se non per mezzo della nave. Noi infatti siamo in navigazione se consideriamo le onde e le tempeste di questo mondo. Io sono sicuro che non andremo a fondo poiché siamo trasportati dal legno della croce».
Nulla di tutto questo. Il tempo dell’eternità – quello che Luca (10,38-42) ci propone attraverso la visita di Gesù a casa di Marta e Maria – quella luce della presenza divina che ti fa come cieco alle cose del mondo, è ignorato dal Papa, che nell’Angelus di domenica 17 luglio, commentando il passo del Vangelo, afferma:
«Nel suo affaccendarsi e darsi da fare, Marta rischia di dimenticare - e questo è il problema - la cosa più importante, cioè la presenza dell’ospite, che era Gesù in questo caso. Si dimentica della presenza dell’ospite. E l’ospite non va semplicemente servito, nutrito, accudito in ogni maniera. Occorre soprattutto che sia ascoltato. Ricordate bene questa parola: ascoltare! Perché l’ospite va accolto come persona, con la sua storia, il suo cuore ricco di sentimenti e di pensieri, così che possa sentirsi veramente in famiglia. Ma se tu accogli un ospite a casa tua e continui a fare le cose, lo fai sedere lì, muto lui e muto tu, è come se fosse di pietra: l’ospite di pietra. No. L’ospite va ascoltato. Certo, la risposta che Gesù dà a Marta – quando le dice che una sola è la cosa di cui c’è bisogno – trova il suo pieno significato in riferimento all’ascolto della parola di Gesù stesso, quella parola che illumina e sostiene tutto ciò siamo e che facciamo. Se noi andiamo a pregare - per esempio - davanti al Crocifisso, e parliamo, parliamo, parliamo e poi ce ne andiamo, non ascoltiamo Gesù! Non lasciamo parlare Lui al nostro cuore. Ascoltare: questa è la parola-chiave. Non dimenticatevi! E non dobbiamo dimenticare che nella casa di Marta e Maria, Gesù, prima di essere Signore e Maestro, è pellegrino e ospite. Dunque, la sua risposta ha questo primo e più immediato significato: “Marta, Marta, perché ti dai tanto da fare per l’ospite fino a dimenticare la sua presenza? - L’ospite di pietra! - Per accoglierlo non sono necessarie molte cose; anzi, necessaria è una cosa sola: ascoltarlo - ecco la parola: ascoltarlo -, dimostrargli un atteggiamento fraterno, in modo che si accorga di essere in famiglia, e non in un ricovero provvisorio. Così intesa, l’ospitalità, che è una delle opere di misericordia, appare veramente come una virtù umana e cristiana, una virtù che nel mondo di oggi rischia di essere trascurata. Infatti, si moltiplicano le case di ricovero e gli ospizi, ma non sempre in questi ambienti si pratica una reale ospitalità. Si dà vita a varie istituzioni che provvedono a molte forme di malattia, di solitudine, di emarginazione, ma diminuisce la probabilità per chi è straniero, emarginato, escluso di trovare qualcuno disposto ad ascoltarlo: perché è straniero, profugo, migrante, ascoltare quella dolorosa storia. Persino nella propria casa, tra i propri familiari, può capitare di trovare più facilmente servizi e cure di vario genere che ascolto e accoglienza. Oggi siamo talmente presi, con frenesia, da tanti problemi - alcuni dei quali non importanti - che manchiamo della capacità di ascolto. Siamo indaffarati continuamente e così non abbiamo tempo per ascoltare. E io vorrei domandare a voi, farvi una domanda, ognuno risponda nel proprio cuore: tu, marito, hai tempo per ascoltare tua moglie? E tu, donna, hai tempo per ascoltare tuo marito? Voi genitori, avete tempo, tempo da “perdere”, per ascoltare i vostri figli? o i vostri nonni, gli anziani? – “Ma i nonni dicono sempre le stesse cose, sono noiosi…” – Ma hanno bisogno di essere ascoltati! Ascoltare. Vi chiedo di imparare ad ascoltare e di dedicarvi più tempo. Nella capacità di ascolto c’è la radice della pace».
Così, viene del tutto eluso il senso più profondo di questa bellissima pagina di Luca: l’altro si può ascoltare, perché c’è un prima che lo precede da ascoltare. È questo il senso delle due vite, di cui parla ancora Sant’Agostino:
«Maria ha scelto la parte migliore. La parte scelta da te non è cattiva, ma è migliore questa [scelta da Maria]. Perché è migliore? Perché tu sei occupata in molte faccende, mentre essa lo è in una sola. Alla molteplicità è superiore l'unità, poiché non è l'unità che deriva dalla molteplicità, ma la molteplicità dall'unità. Molte sono le cose create, ma uno solo è il loro Creatore. Il cielo, la terra, il mare e tutte le cose contenute in essi quanto sono numerose! Chi potrebbe contarle? Chi potrebbe immaginarne la moltitudine? Chi le ha fatte? Le ha fatte tutte Dio; ed ecco: tutte le cose sono molto buone. Se sono molto buone le cose ch'egli ha fatto, quanto migliore sarà lui che le ha fatte? Esaminiamo quindi le nostre occupazioni relative a molte faccende. È necessario il servizio per coloro che intendono ristorare il corpo. E perché? Perché si ha fame e sete. È necessario fare opere di misericordia per i miseri. Si spezza il pane all'affamato perché si è incontrato uno che ha fame; se puoi, elimina la fame: per chi spezzerai il pane? Se si elimina il soggiorno in un paese straniero, a chi si offre ospitalità? Se si sopprime la nudità, per chi si procura un vestito? Se non ci fosse la malattia, chi si andrebbe a visitare? Supponiamo che non ci sia la prigionia, chi potrebbe essere riscattato? Se non ci fossero litigi, chi potremmo mettere d'accordo? Qualora non ci fosse la morte, chi potremmo seppellire? Nella vita futura questi mali non ci saranno e per conseguenza neppure queste occupazioni. Faceva dunque bene Marta ad occuparsi della - non so come chiamarla - necessità o volontà oppure volontà della necessità, che aveva il corpo del Signore. Marta rendeva un servizio a una carne mortale. Ma chi era nella carne mortale? In principio era il Verbo e il Verbo era con Dio e il Verbo era Dio: ecco chi era colui che Maria ascoltava. Il Verbo si fece carne ed abitò in mezzo a noi: ecco chi era colui che Marta serviva. Maria dunque ha scelto la parte migliore che non le verrà tolta. Ha scelto infatti ciò che durerà in eterno ecco perché non le verrà tolto. Ha voluto occuparsi d'una sola cosa, già possedeva il suo bene: Per me il mio bene è star unita a Dio. Stava seduta ai piedi del nostro capo; quanto più in basso sedeva, tanto più riceveva. Poiché l'acqua affluisce verso la bassura delle convalli, ma scorre via dalle alture dei colli. Il Signore non biasimò dunque l'azione, ma distinse le due occupazioni. Sei occupata - dice - in troppe cose, mentre una sola è necessaria. È questa la cosa che Maria si è già scelta. Passa la fatica della molteplicità, ma rimane la carità dell'unità. Ciò che dunque ha scelto Maria non le sarà tolto. A te, al contrario, ciò che hai scelto - questa è la conclusione che naturalmente ne consegue ed è certo sottintesa - ciò che hai scelto ti sarà tolto ma per il tuo bene, perché ti sia dato ciò ch'è meglio. A te infatti verrà tolta la tribolazione per darti il riposo. Tu sei ancora in viaggio sul mare, essa è già nel porto. Voi dunque, carissimi, vedete e, a mio giudizio, già capite il simbolismo di queste due donne ch'erano state ambedue grate al Signore, ambedue amabili, ambedue discepole; voi dunque vedete e capite, quali che siate voi che lo comprendete, un mistero importante, che dovete ascoltare e sapere anche voi che non lo capite; che cioè in queste due donne sono simboleggiate due vite: la presente e la futura; l'una vissuta nella fatica e l'altra nel riposo; l'una travagliata, l'altra beata; l'una temporanea, l'altra eterna».
Duole dirlo, ma questa frenesia ostentata dal Papa mostra di stravolgere le stesse parole del Vangelo, si infrange sullo stesso presupposto del suo mandato, quello di custodire il deposito della fede e di tramandarlo. Gesù non è venuto ad abitare in mezzo a noi per insegnare agli uomini i criteri dell’educazione all’ospitalità e della cura degli altri o per raccomandarci la pace, ma per indicarci la via della salvezza eterna, quella seconda vita, la sua pace.

Per parlarne, basta lasciar perdere gli scritti del Priore di Bose, il signor Enzo Bianchi e dedicarsi alla lettura di parole che, tramandate nei secoli, hanno inteso servire solo l’opera di Dio:
«Quello che è veramente signore e creatore di tutto e Dio invisibile, egli stesso fece scendere dal cielo, tra gli uomini, la verità, la parola santa e incomprensibile e l'ha riposta nei loro cuori. Non già mandando, come qualcuno potrebbe pensare, qualche suo servo o angelo o principe o uno di coloro che sono preposti alle cose terrene o abitano nei cieli, ma mandando lo stesso artefice e fattore di tutte le cose, per cui creò i cieli e chiuse il mare nelle sue sponde e per cui tutti gli elementi fedelmente custodiscono i misteri. Da lui il sole ebbe da osservare la misura del suo corso quotidiano, a lui obbediscono la luna che splende nella notte e le stelle che seguono il giro della luna; da lui tutto fu ordinato, delimitato e disposto, i cieli e le cose nei cieli, la terra e le cose nella terra, il mare e le cose nel mare, il fuoco, l'aria, l'abisso, quello che sta in alto, quello che sta nel profondo, quello che sta nel mezzo; lui Dio mandò ad essi» (Lettera a Diogneto).
Danilo Quinto - http://daniloquinto.tumblr.com/

7 commenti:

  1. Avevo letto questi "rumori di corridoio" su Forum catholique, considerandoli tali avevo scelto di non riportarli qui ma visto che la Bussola ne parla ecco il link:

    "Cambi in Vaticano: Schönborn al posto di Muller?"
    di Lorenzo Bertocchi

    http://www.lanuovabq.it/it/articoli-cambi-in-vaticano-schnborn-al-posto-di-muller-16824.htm

    RispondiElimina
  2. Gesù per Bergoglio non esiste, se non come pretesto per parlare d'altro: i piveri, i profughi, gli osoiti, gli anziani, ecc...
    Sempre per citare Barsotti: "come mi da noia che la passione di Gesù sia solo motivo per parlare della sofferenza umana, del suo valore (...). Come mi da noia che la resurrezione sia pretesto per parlare della gioia, della vita. La Passione è la Passione di Gesù, la Resurrezione è la sua Resurrezione" (battesimo di fuoco).

    RispondiElimina
  3. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

    RispondiElimina
  4. "Intanto dico che chi ha scritto questa norma ha un’ignoranza assoluta della neuropsichiatria infantile e ha un’ignoranza assoluta anche della psicopatologia, "

    " non c’è invece alcun rispetto per il punto di vista degli altri. E’ una proposta di legge degna di un Gulag”.

    "manifestazione della deriva totalitaria della nostra società pseudo-libertaria ma in realtà tendenzialmente fondamentalista e totalitaria ".

    "è un’idea che poteva avere diritto di cittadinanza soltanto nella Russia di Stalin "

    http://www.libertaepersona.org/wordpress/2016/07/ddl-lo-giudice-meluzzi-pronto-a-rischiare-il-carcere-ai-diritti-dei-minori-etero-non-pensa-nessuno/

    RispondiElimina
  5. o/o il ghigno
    http://www.libertaepersona.org/wordpress/wp-content/uploads/2016/07/cirinna-unioni-civili-adozioni-ansa.jpg

    RispondiElimina
  6. P.S. del P.S. : dona loro la sapienza !

    RispondiElimina
  7. Per un perito chimico è più facile rapportarsi a ciò che scrive un dottore commercialista che a Sant'Agostino o don Barsotti. Vuoi mettere?
    I pastori protestanti, i rabbini, i buddisti, i massoni, mica leggono i due, ma "il priore di Bose", quello si.

    RispondiElimina

I commenti vengono pubblicati solo dopo l'approvazione di uno dei moderatori del blog.