Nel recente articolo di don Nitoglia Dal Papa eretico a Francesco I, pubblicato su "Chiesa e postconcilio" [qui] mi si accusa di voler deformare il pensiero di Arnaldo Xavier da Silveira. Infatti nella mia presentazione al suo recente libro "Ipotesi teologica di un Papa eretico" (Solfanelli, Chieti, 2016), scrivo che che "l'autore ritiene la sua tesi non solo intrinsecamente probabile ma teologicamente certa"; mentre l'autore, nella sua nota introduttiva, a pagina 19 afferma che la sua tesi è "intrinsecamente certa", ma "teologicamente probabile". Si tratta evidentemente, da parte mia, di un lapsus calami, che, come tale, mi era già stato segnalato da qualche lettore di buono spirito, che aveva compreso trattarsi di una semplice svista, e non certo dell'intenzione di voler "forzare" il pensiero dell'autore. Nella prossima ristampa, correggerò la frase. Ma al di là di queste polemiche del tutto infruttuose, invito i lettori del suo blog ad attingere direttamente alle 200 pagine del volume di da Silveira, un'opera seria e documentata, nella quale troveranno forse delle risposte a tanti problemi dell'ora presente, legati alla possibilità di eresia di un Papa.
Cordialmente
Roberto De Mattei
Personalmente, ritengo che, proprio in questo momento, ci si trovi di fronte ad un pontefice manifestatamente eretico, o quasi certamente eretico. Troppe sue affermazioni, orali e scritte, ufficiose e ufficiali, formali e informali, sono in totale contrasto, e in modo pesante, determinante e sicuro, con la dottrina ufficiale della Chiesa riportata nel Catechismo della Chiesa cattolica e, quindi, da ritenersi certa. Affermazioni addirittura contrarie ad alcuni dogmi e ai dettati vincolanti e perpetui di importanti concili ecumenici come il Tridentino (es. questione luterana). In taluni casi (come la legittimazione dell'adulerio di fatto sancita dall'Amoris Laetitia) palesemente contrarie al dato scritturistico, cioè alla Parola di Dio.
RispondiEliminaQuindi, forse per la prima volta in tempi moderni, abbiamo la certezza pressochè assoluta che la possibilità di un papa eretico è nei fatti realistica, reale, possibile, probabile ed avvenuta.
@ Si trattava solo di un lapsus calami, procediamo oltre.
RispondiEliminaGiustamente il prof. De Mattei ci incita a tralasciare le polemiche "del tutto infruttuose" e a concentrarci invece sull'essenziale. E qual e' o g g i l'essenziale? Aguzzare l'italico ingegno al fine di trovare soluzioni nuove alla crisi della Chiesa, ricca di aspetti nuovi ed insoliti. Nuove, non significa ovviamente fuori del seminato dottrinale. Nuove, nel senso che non devono lasciarsi condizionare da impostazioni teologiche del passato, utilizzate al fine di mettere i bastoni tra le ruote a qualsiasi onesta iniziativa mirante a risolvere la crisi. La lettura del libro sulla "ipotesi del Papa eretico" puo' esser certamente molto utile in questo senso, fornire spunti e idee. E'sbagliato lasciarsi condizionare dalla paura di cadere nell'eresia (che sarebbe il c.d. "semi-conciliarismo"?) solo per aver osato sollecitare l'intervento del Sacro Collegio nei confronti del Papa (perche' rettifichi i suoi errori o - aggiungo - per indurlo domani a farsi da parte, se persiste nell'errore, soluzione ovvia, direi). Rifugiarsi nelle preghiere private (ut aiunt) per nascondere la propria paura, non e' una buona politica.
Del resto, la situazione di coloro (mons. Schneider, mons. Negri e altri) che pubblicamente e coraggiosamente hanno chiesto al Papa di chiarire sulla AL non e' delle migliori. In questo senso: se il Papa continuera' a tacere, cosa faranno? Ci diranno che dobbiamo continuare a pregare e a far dir Messe affinche' il Papa si degni un di' di rispondere? Intanto Bergoglio ha fatto si' che le porte delle stalle fossero aperte e i buoi scappati...
Alle suppliche di chiarimento, risponde con i fatti della sua pastorale distruttrice a 360 gradi. Occorre quindi un'azione piu' radicale da parte di chi vuole cercare di salvare la Chiesa e la sua anima.
"Intanto Bergoglio ha fatto si' che le porte delle stalle fossero aperte e i buoi scappati...
RispondiEliminaAlle suppliche di chiarimento, risponde con i fatti della sua pastorale distruttrice a 360 gradi."
D`accordo.
" Occorre quindi un'azione piu' radicale da parte di chi vuole cercare di salvare la Chiesa e la sua anima."
E quale potrebbe essere questa "azione più radicale"?
Per anni ho cercato (creduto in buona fede ) di tenere insieme CVII, gesti papali vari e fedeltà alla tradizione, poi non sono più riuscito a mantenermi in equilibrio sul filo su cui camminavo. Evidentemente alcuni,tra cui don Nitoglia, sono "equilibristi" molto più bravi di me.
RispondiEliminaPreghiere e Messe sono indispensabili, ma può bastare?
Vero che la crisi la risolverà il Signore, ma è anche vero che Lui,ordinariamente, si serve di noi uomini.
"Occorre quindi un'azione più radicale da parte di chi vuole cercare di salvare la Chiesa e la sua anima". Concordo!
Credo quindi necessario che studiosi come i prof De Mattei o Pasqualucci possano "indagare", andando oltre le secche della diatriba Conciliarismo-Anticonciliarismo.
Nel frattempo prendo atto degli errori-orrori di questo papato che certamente non è piovuto dal cielo, ma preparato in 50 anni da i suoi precursori.
Se ognuno farà il suo mestiere onestamente, con gli strumenti che gli sono propri, se sarà leale, cioè sì sì, no no, unitamente alla preghiera con intenzione chiaramente formulata e con fede certa sostenuta, in poco tempo il Signore interverrà.
RispondiEliminaP.S.Qualcuno mesi fa parlò di noi, qui scriventi, come di "sfogatoio". Se riduciamo un po'questo aspetto anche sano, di tanto in tanto, già tutti possiamo essere più efficaci sempre.
P.S.Per ribaltare la situazione in modo incruento, considerando l'oculatezza con cui sono stati scelti vescovi e cardinali e il dilagare in ogni libreria cattolica di libri spazzatura e i giornali e radio e televisioni sedicenti cattolici, se proprio siamo bravissimi e zelanti missionari occorreranno almeno cento anni. Se non di più.
se il Papa continuera' a tacere, cosa faranno? Ci diranno che dobbiamo continuare a pregare e a far dir Messe affinche' il Papa si degni un di' di rispondere?
RispondiEliminaCon il fantasma del semiconciliarismo si paventa che il coinvolgimento del collegio cardinalizio sia un passo obbligato verso un’eresia che sottintenderebbe la presunta superiorità degli istanti nei confronti dell’autorità massima indiscutibile di ordine divino del Papa.
Forse che la nostra triste situazione con Bergoglio è molto diversa da quella di altri momenti storici?
Lo è certamente dal punto di vista macroscopico, ma non per quanto riguarda la gravità.
A chi non verrebbe spontanea l'idea ipotetica di far deporre un papa che inventa di sana pianta un nuovo rito e che abolisce il giuramento antimodernista?
A chi non verrebbe spontanea l'idea ipotetica di far deporre un papa che se ne sta comodo comodo ad Avignone invece di prendere in mano sul serio il timone della barca di Pietro?
A chi non verrebbe spontanea l'idea ipotetica di far deporre un papa che col suo comportamento delimita la salvezza al popolo ebraico invece che a tutte le genti della terra?
Avere un’idea spontanea estemporanea procurata dall’urto drammatico con la realtà non significa che sulla spinta dell’istintività la si voglia conseguentemente portare a compimento. È assolutamente umano avere reazioni scandalizzate di fronte a situazioni limite. Ma è altresì qualificante della natura umana (creata ad immagine e somiglianza del Creatore) cercare soluzioni ragionevoli e ragionate assolutamente ossequiose della verità.
I tre illustri personaggi che agirono in quelle tre sopraccitate fattispecie (mons. Lefebvre, S.Caterina da Siena, S.Paolo di Tarso) non misero in atto alcun intento di deporre il papa, ma si adoperarono soltanto nel fare trionfare la verità. Esattamente la stessa cosa che occorre fare oggi; la stessa che i cardinali e i vescovi in primis dovrebbero fare oggi. Altrimenti incapperemmo in quel "quietismo" ben delineato da Historicus in un altro thread (di chi dice “bisogna solo pregare”).
Poi, questo far trionfare la verità potrebbe anche avere delle conseguenze, magari la ritrattazione del papa (cosa invero difficile da immaginare), uno scisma provvidenziale per la salvezza di molte anime, o addirittura l'abdicazione del papa stesso inadatto a governare in un’ottica cattolica.
Questo non sta a noi progettarlo, solo Dio può deciderlo. Per quanto riguarda noi, è il trionfo della verità opportune et importune che ci deve stare a cuore, e che è certamente compito nostro in quanto cattolici, seguaci di Colui che affermò davanti a Pilato che chiunque è per la verità sta dalla sua parte.
RispondiElimina@ L'azione piu' radicale
L'azione piu' radicale. Uno schema, per discutere.
1. Da un certo numero di anni ci sono quelli che pregano affinche' si risolva la crisi della Chiesa.
2. Finora la crisi e' andata aggravandosi sempre piu'. Allora le preghiere e le eventuali ulteriori pratiche devote Dio non le ha gradite? Non lo sappiamo. Ne possiamo dedurre, tuttavia, che da sole non bastano. Dobbiamo concludere che il Signore non si contenta delle preghiere, pur necessarie e indispensabili. ("La preghiera, diceva Padre Pio, e' la migliore arma che abbiamo, e' una chiave che apre il cuore di Dio". Pero', accanto al Rosario quotidiano, nel quale impetriamo anche le grazie per fare ogni giorno la volonta' di Dio, non occorre poi l'azione nostra concreta, le famose opere, con le quali ci santifichiamo?).
3. Accanto alle preghiere, sono apparse le suppliche. Mi riferisco alle rispettose richieste di chiarimento rivolte da piu' parti al Papa, a proposito dei suoi documenti ufficiali (sui processi di nullita' matrimoniale, sul matrimonio); documenti formalmente di basso profilo, quanto a qualita' di fonte petrina, ma pur sempre atti di governo e quindi di magistero.
Richieste rivolte anche da ecclesiastici autorevoli, pur pochi di numero.
Preghiere, pratiche devote e suppliche, S. Messe. Finora anche le suppliche non sono servite assolutamente a nulla.
4. Allora abbiamo avuto un'iniziativa di nuovo tipo, piu' radicale, dovuta soprattutto, sembra di capire, a teologi: la lettera, per ora anonima, dei 45 al Sacro Collegio affinche' intervenga sul Papa per fargli chiarire/rettificare concetti presenti nei suoi stessi documenti (AL), i quali si prestano ad esser interpretati come eresie o errori nella fede o comunque come proposizioni scandalose etc. Questa lettera mira anche evidentemente a stanare i cardinali e patriarchi, a farli uscire dal loro silenzio. INoltre, sembra contenere una implicita accusa di eresia al Papa, fatto indubbiamente nuovo e rivoluzionario. Da quanti secoli non succedeva?
5. Il problema che si pone ora e' il seguente: perdurando il silenzio del Papa, bisognera' vedere se qualche cardinale prendera' posizione contro questo silenzio. Perdurando il silenzio dei cardinali, cosa succedera'? Niente? Non bisogna, a questo punto, mescolare l'essere e il dover-essere, ossia la possibilita' concreta di un risultato positivo (per la Fede) con la necessita' dell'azione da intraprendere, che e' il nostro dover-essere (comunque, il nostro dovere di credenti, battezzati e cresimati).
6. Appare pertanto qui il concetto di "un'azione piu' radicale". Essa si configura spontaneamente da tutto lo sviluppo precedente: 6.1 Quando sara' disponibile il testo sottoscritto dai 45 (ci dicono stampato in 6 lingue), studiarselo bene, discuterlo, allargare sui blog il dibattito su di esso; 6.2 Creare un clima di opinione il piu' ampio possibile che prema sul Papa e sui Cardinali affinche' si prendano pubblicamente le loro responsabilita' cioe' chiariscano e spieghino, dimostrino che le accuse di eresia sono sbagliate; 6.3 Cominciare a studiare la soluzione rappresentata dalla dipartita dell'ostinato Bergoglio dal Sacro Soglio, per deposizione o meglio ancora per abdicazione, rivedendo la questione del c.d. "semi-conciliarismo" (vale a dire, di come la "pars sanior" del Sacro Collegio possa "sfiduciare" il Papa, senza deporlo formalmente, sanzionarlo di una censura di tipo etico). Quest'ultima ipotesi rappresenterebbe la "soluzione piu' radicale", imposta dallo stato di necessita' gravissimo in cui versa la Chiesa.
Quanto afferma il prof. Pasqualucci, avrei voluto sentirlo dalla 'voce' di uno o più porporati, da uno o più vescovi.
RispondiEliminaSe, come temo e ritengo, continuerà il silenzio dell'alto clero, cosa mai potremo fare noi semplici pecore del gregge?
Forse una pubblica marcia per Via della Conciliazione, prima di uno degli Angelus del vescovo di Roma?
Ci sarebbe forse permessa, o saremo, randellati e dispersi, in men che non si dica, appena avremo fatto il primo tentativo di assembramento?
Ne parleranno gli organi d'informazione? Memento: "ciò che non è comunicato, oggi più che mai, non esiste!"
Potremo forse anticipare 1/2 stampa un'azione che, anche se frustrata al primo accenno, abbia qualche, sia pur remota possibilità, di giungere all'opinione pubblica?
Saremo ridicolizzati? (poco male) ma questo, se Dio non sarà con noi, a che servirà se non a squalificare, qualunque altra iniziativa?
Sarei lieto e grato se qualcuno vorrà rispondere, senza remora alcuna, a questi miei modesti quesiti di ordine innanzi tutto pratico. Riconoscente a coloro che vorranno proporre azioni meno astruse e più efficaci.
RispondiElimina@ Incoraggiamento a Normanno Malaguti
Caro Malaguti,
non dobbiamo scoraggiarci. Siamo un esercito piccolo e disperso perche' senza generali, al momento. L'esser piccolo non conta tanto, conta assai di piu' il non avere ancora i generali. Pero' le cose si fanno sempre per gradi. Tempo non ne e' rimasto molto e tuttavia bisogna procedere per gradi, affidandosi comunque sempre alla Provvidenza.
Nello schema da me delineato un ruolo essenziale gioca questa Lettera dei 45 al Collegio Cardinalizio, al momento ancora sconosciuta al vasto pubblico nei suoi contenuti, anticipati solo per sintetico riassunto. Ci sono evidentemente teologi che hanno preso coraggio e in sostanza mettono sotto accusa il Papa per affermazioni della AL che appaiono eretiche o erronee nella fede, o scandalose etc. Questo mi sembra il dato essenziale su cui lavorare, in questa fase. Un dato, nel panorama attuale, rivoluzionario.
Non appena questo documento firmato dai 45 sara' pubblicato in 6 lingue, si dovrebbe studiarlo, diffonderlo, discuterlo, suscitare in base ad esso un movimento di opinione. Questo mi sembra il primo passo. Mettere a punto, servendosi anche di Internet, gli strumenti concettuali, e quindi i principi, che permettano poi di impostare con chiarezza (retto discernimento dello spirito) la fase successiva della battaglia.
Non pensiamo per ora al (possibile e forse probabile) silenzio dei cardinali e patriarchi.
Pensiamo a fare tutto il possibile e persino l'impossibile (se cosi' posso dire) per quanto sta a noi. In questa fase la battaglia per la Fede e' ancora soprattutto intellettuale. Non e' questione di cultura o erudizione, cio' che conta e' avere idee chiare e giuste. Per metterle in pratica, ci affidiamo alla Provvidenza (che sicuramente ci assistera' anche nella messa a punto dei giusti concetti).
Buona Domenica, cordialmente, Paolo Pasqualucci
1. Da un certo numero di anni ci sono quelli che pregano affinche' si risolva la crisi della Chiesa.
RispondiElimina2. Finora la crisi e' andata aggravandosi sempre piu'. Allora le preghiere e le eventuali ulteriori pratiche devote Dio non le ha gradite? Non lo sappiamo. Ne possiamo dedurre, tuttavia, che da sole non bastano.
Diciamo che le preghiere da sole non sono quasi mai sufficienti, poi che ognuno debba fare anche di più secondo la sua particolare situazione è pure evidente.
Trovo invece assai pericolosa l'affermazione che vuol correlare la risoluzione di una crisi ecclesiale o qualsiasi nostro problema o preoccupazione con la nostra preghiera o azione!
Questa è una forma di efficientismo spirituale che ha poco di cattolico. Noi possiamom pregare come meglio possiamo, possiamo essere caritatevoli nei più svariati modi e reagire con la grinta che fu di Davide o di tanti altri patriarchi, ma se Dio ha altri disegni non otterremo nulla.
D'altronde non è perchè le preghiere di Nostro Signore nell'orto degli ulivi furono insufficienti che fu crocifisso.
Forse dobbiamo semplicemente pensare che dobbiamo imparare a portare la nostra croce senza alcuna pretesa di migliorare la situazione terrena. I meriti sveleranno la loro consistenza nell'aldilà.
RispondiEliminaNell'aldila' sara' anche svelato quanti cristiani "ne' freddi ne' caldi", seppellitori di talenti, dispensatori di avventati giudizi di "non cattolicita'" al credente che non la pensa come loro, saranno "vomitati dalla bocca" del Signore (Ap 3, 15).
La ringrazio per la sua argomentazione...
RispondiEliminaCondivido comunque anche questa sua affermazione e anzi ci saranno molte altre cose che saranno svelate.
Portare la nostra croce senza alcuna pretesa...mi va bene. Però Gesù fu crocifisso perché era INDISPENSABILE per la nostra salvezza e redenzione. Non per nulla Gesù disse a Pietro Giacomo Giovanni di non parlare della TRASfIGURAZIONE fino a dopo la Sua morte e risurrezione. Ma fare come Pilato non ci è concesso, pregare e agire invece, Gesù infatti lavorò predicò fece miracoli ,istituì Sacramenti, rimproverò , prese posizione nette... prima della Sua Morte. Poi diede il mandato (presbiteri e vescovi) dopo la Risurrezione. Quindi agire come se tutto dipendesse da me, sapendo che nulla dipende da me, questo è ciò che mi chiede Gesù .
RispondiEliminaNon mi sembra che qui qualcuno abbia difeso Pilato.
RispondiEliminaComunque condivido quanto detto, aggiungendo che se il sacrificio di Cristo era indispensabile, è per noi in ogni caso un modello da imitare.
In questo senso è emblematico il fastidio che un semplice crocifisso può dare a molte persone.
Quanti catolici siamo nel mondo? Imaginate se soltanto un 3 per cento di essi, (noi) riempiese il Vaticano di letter chiedendo a Francisco di chiarire le sue sternazioni scrite o de parole sulla dottrina? Sarebbe di una efficacia inimaginabile, e questo darebbe forza ai vescovi e cardinali codardi e impauriti
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