Se pensiamo all'ultima delle opere di Misericordia spirituale, pregare per i vivi - come per i morti - non sembra nemmeno “qualcosa da fare”.
Ma cosa vuol dire pregare? Tra le tante definizioni che si possono dare, pregare può essere compreso come un “atto totalizzante” dove, con coraggio e determinazione, prendendo in mano la propria vita, si consegna tutto a Dio in libertà e gratuità!!
Ma perché questo possa avvenire, deve essere vivida in noi la presenza di “Chi” noi andiamo a pregare.
Secondo la Lettera agli Ebrei, Gesù «è sempre vivo per intercedere» (Eb 7,25) e San Paolo ci ricorda che «Chi ci condannerà? Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi» (Rm 8,34).
Per questo, pregare “per gli altri” diventa espressione di amore gratuito: mentre in tutte le altre opere noi abbiamo la consapevolezza di “fare” qualcosa per gli altri, in quest’ultima, invece, esprimiamo l’incapacità di poter essere gli autori del benessere e della salvezza degli altri. Ci è chiesto di poterli affidare unicamente ed ultimamente alla misericordia del Signore!
Per questo motivo, la parola “intercessione” assume un ben preciso significato.
Intercedere non significa inginocchiarsi davanti a Dio per convincerlo a usar misericordia verso qualcuno o per segnalargli alcuni casi particolarmente bisognosi.
No… Intercedere significa piuttosto convincere il nostro cuore della mite bontà di Dio, fino ad incarnare il desiderio di salvezza di Dio per gli uomini che egli ama, rinunciando a pretendere che il compimento di questo desiderio debba avvenire secondo i nostri parametri e le nostre aspettative.
E questa consapevolezza raggiunge il suo vertice di gratuità nella preghiera per i morti. Se dai vivi è possibile aspettarsi ancora qualche forma di gratificazione, dai morti non ci si può aspettare più nulla a livello sensibile. Pregare per loro esprime necessariamente amore disinteressato e fiducia nella forza del Mistero pasquale.
Noi discepoli di Cristo, infatti, «crediamo che Gesù è morto e risorto, così anche Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti» (1Ts 4,14).
don Savio
Se dai vivi è possibile aspettarsi ancora qualche forma di gratificazione, dai morti non ci si può aspettare più nulla a livello sensibile.
RispondiEliminaATTENZIONE!
Questo è vero, fino ad un certo punto. Esiste il detto popolare :"Le Anime del purgatorio, FANNO PIU' GRAZIE DI SANT'ANTONIO". Le Anime del purgatorio incapaci di far nulla per se stesse, possono far tantissimo per coloro che le suffragano.
PROMESSA RECIPROCA con le Anime Sante del Purgatorio
O Anime Sante, che in mezzo alle pene atrocissime del Purgatorio benedite di continuo quel Dio che vi flagella e vi purga per farvi degne del Cielo, via, su, consolatevi; perché, se avete voi le mani legate da non potervi aiutare da voi stesse, ben vi è sulla terra chi le ha tuttora libere e sciolte, pronto a distenderle in vostro soccorso.
Io vi prometto che per tutta questo giorno (settimana, mese, anno) offrirò per voi tutte le mie orazioni ed opere, avvalorate dai meriti di Gesù Cristo, e farò la tale mortificazione …
Voi però dal canto vostro non vi scordate di me: assistetemi in tutti i miei bisogni, e liberatemi da ogni pericolo di anima e di corpo.
Quella poi che sarà tra Voi la prima ad entrare nel Cielo, domandi per me al Signore la grazia … e non cessi d'intercedere fino a tanto che non mi vedrà fatto suo perpetuo compagno in quella patria beata.
Così sia.
Pater;
Ave;
5 Requiem.