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giovedì 22 settembre 2016

Glossa di Chiesa e post-concilio tra due Lettere aperte.

Mi scopro coinvolta mio malgrado in un contendere, che mi chiama inopinatamente in causa, al quale in precedenti occasioni mi ero sottratta, oltre che per la mia totale estraneità alle dinamiche contendenti, soprattutto per evitare che il blog divenisse terreno di scontro anziché di incontro.
Sull'argomento in questione, invece, è andata diversamente perché la discussione si è sviluppata in itinere attraverso contenuti all'inizio generici [qui], poi man mano più dettagliati per il coinvolgimento di altri interlocutori [quiqui - qui - qui - qui].
Questa è l'ultima tappa del percorso: don Curzio Nitoglia in risposta ad Arnaldo Xavier Da Silveira [qui] pubblicata da Una Vox. Stralcio la parte conclusiva che riguarda questo blog.
[...] Il nuovo “aggiornamento” dell'opinione bellarminiana da Lei proposto è stato inteso da alcuni dei quarantacinque intellettuali, che hanno firmato il manifesto inviato ai Cardinali nel mese di agosto del 2106, esattamente nel significato Conciliarista mitigato di dichiarare Francesco I eretico e di deporlo o costatare la sua deposizione, come uno di essi ha scritto sul sito “chiesaepostconcilio” della dottoressa Maria Guarini.
Avrei preferito lasciar correre; ma devo chiarire la mia posizione che è stata completamente fraintesa. Né il blog né i suoi collaboratori né altri interlocutori nel contesto dei 45 studiosi, hanno mai 'sposato' alcuna ipotesi di deposizione del Papa.
Ciò che effettivamente è stato detto lo ribadisco di seguito e questa è la mia ultima parola su questa discussione tra studiosi, per il cui eventuale sviluppo se la vedranno tra loro.

In questo precedente articolo, citando la Lettera dei 45 studiosi, si era sostenuto che occorre un movimento di opinione che sfoci in un'azione concreta, per far sì che il Papa attuale ritorni alla vera dottrina. Si tratta tutt'al più, per quanto ci riguarda, di un'espressione di sfiducia e non senza l'opera di cardinali. Cito: ...vale a dire, di come la “pars sanior” del Sacro Collegio possa sfiduciare il Papa, senza deporlo formalmente, sanzionarlo di una censura di tipo etico. Soluzione, peraltro, considerata la più radicale, alla quale annotavo... o per lo meno, se ciò dovesse apparire problematico e dunque inattuabile, lo studio e l'impegno corale potranno mettere in campo elementi utili e oggetto di attenzione al Papa che verrà.
Il che è ben diverso da quanto viene attribuito.
Maria Guarini

14 commenti:

  1. Cara Maria
    lascia perdere. Non perderai un solo lettore per questa disputa. Credo, come altri qui, di avere un minimo, minimo, minimo,(ma proprio un minimo) di competenza teologica e canonica. E non si può non sospendere il giudizio di fronte a una diatriba così sottile. Io so solo che questo papa è stato eletto con una procedura discutibile: papa illegittimo? Non so. Come non so quanto siano state legittime le dimissioni di Benedetto. Ma certo, molti degli atti, delle dichiarazioni, dei documenti del regnante pontefice sono eretici, al limite dell'eresia o comunque gravemente sospetti.
    E poi c'è la personalità del pontefice. Citavo Nicolas Gomez Davila un po' sopra. Nel 1977 (1977!!) scriveva: "Il cristiano moderno sente l'obbligo professionale di mostrarsi affabile e allegro, di sfoggiare un benevolo sorriso a trentadue denti, di ostentare cordialità ossequiosa per convincere il miscredente che il cristianesimo non è una religione "ombrosa" , dottrina "pessimista", morale "ascetica". Il cristiano progressista ci stringe forte la mano con ampio sorriso elettorale" Suggerisce nulla, questo testo?.
    Ora io non so, e non credo che lo sappia anche il teologo e canonista più avveduto, se questo papa, vero o falso che sia, sia "dimissionabile", e con quale procedura.
    Certo, io ne sarei felicissimo, ma ho il sospetto che non sia semplicissimo il determinarlo e il farlo. La Chiesa è l'erede della grandiosa giurisprudenza romana, sofisticata e doverosamente attenta a ogni sfumatura. E poi, esiste un dato politico, scandaloso quanto si vuole, ma ineliminabile: la maggioranza dei cardinali e dei vescovi forse non è amico di Bertoglio, ma non è disposto a una guerra contro di lui.
    Ora, l'accenno implicitamente polemico di Nitoglia al nostro sito è certamente sgradevole. Tuttavia conosciamo la sua vis polemica, le sue idiosincrasie, contro le quali ho talvolta polemizzato. D'altronde, parliamoci chiaro: Nitoglia non è un tradizionalista. Lo dimostra, ad esempio, il suo astio contro Joseph de Maistre. Poi, lo stimiamo e lo apprezziamo (io un po' meno quando difende la democrazia), ma è certamente un pensatore di vaglia.
    Torniamo al tema: Bergoglio è dimissionabile o no? Alcuni sostengono di sì, altri, come Nitoglia, affermano che è solo applicabile una pressione "etica" da parte di una presunta "pars sanior" del Sacro Collegio. Tutta la discussione mi sembra tuttavia semplicemente ridicola nella sua astrattezza. Io auspicherei vivamente che ci possa essere una formula per cacciare Bergoglio, ma, realisticamente, non vedo alcuna "pars sanior" del Sacro Collegio in grado di farlo, se canonicamente legittimo (e sarebbe meraviglioso se lo fosse). Il Sacro Collegio, come i vescovi e il clero tutto, è maggioritariamente progressista, anche sulla base delle scelte effettuate dai Papi precedenti, compreso il presunto "conservatore" Benedetto. Conseguentemente, non vedo neppure alcuna "pars sanior" del Sacro Collegio in grado di applicare quella sorta di "sfiducia etica", a mio parere canonicamente e fattualmente irrealistica, predicata e proposta da Nitoglia come alternativa alla deposizione.

    In sostanza: siamo in un cul de sac. Non vedo soluzioni umane, anche perché una "rivolta dei fedeli", che sarebbe giustificata e legittima, è impedita dalla cappa progressista dei vescovi, dei parroci, dei preti, della stampa presunta cattolica, e soprattutto dal fatto che ormai è nel sentire comune un falso cattolicesimo a-dogmatico, progressista, liquido, immorale, antitradizionale.

    Però, però, non è che stiamo facendo i conti senza l'Oste?. E quando parlo di Oste, mi si passi l'immagine forse irriguardosa, sapete bene di Chi parlo.

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  2. In ogni caso, ben vengano le disquisizioni per arrivare a soluzioni canoniche e teologiche autorevoli. Ma, francamente, con quello che succede in giro in tutti gli ambiti, credo che sarebbe opportuno spuntare ogni vis polemica di qualunque genere e badare al sodo. Oltretutto cercando di rispettarci tra noi che siamo, ognuno a suo modo, in prima linea. Accettando anche possibili divergenze senza farne casi personali.

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  3. esattamente nel significato Conciliarista mitigato di dichiarare Francesco I eretico e di deporlo o costatare la sua deposizione, come uno di essi ha scritto sul sito “chiesaepostconcilio” della dottoressa Maria Guarini.

    Insomma, che pizza!
    possibile che per don Nitoglia sia così difficile essere chiaro e limpido?
    Possibile che spesso e volentieri debba lasciare intendere qualche strano arcano, senza dire semplicemente e apertamente le cose come stanno?

    Chi è dunque questo "uno di essi"?
    Cosa ha scritto effettivamente? Basta fare un copia-incolla, non ci vuole molto.
    Quel tale saprà ben difendersi, motivare, contestualizzare la sua posizione.
    Il tuo parlare sia SI SI NO NO

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  4. @Silente
    lascia perdere. Non perderai un solo lettore per questa disputa.

    La ragione della chiarificazione non sta nel timore di perdere lettori e dunque in un discorso di immagine, ma nella necessità doverosa di rettificare intenzioni attribuite a terzi coinvolgendo anche il blog.

    altri, come Nitoglia, affermano che è solo applicabile una pressione "etica" da parte di una presunta "pars sanior" del Sacro Collegio. Tutta la discussione mi sembra tuttavia semplicemente ridicola nella sua astrattezza.

    L'applicazione di una pressione etica è la nostra posizione non quella di Nitoglia. L'astrattezza della discussione ha senso per mettere a disposizione di chi di dovere gli elementi teologici necessari per far luce su una situazione estremamente delicata.

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  5. Alzo la mano , sicuramente mi sono augurato, dopo la lettere dei 45 che si arrivi ad una conclusione drastica , come quando Gesù spiega come comportarsi con la correzione fraterna: "se alla fine non ascolteranno neanche essi(?), sia per voi un pagano" ..., così a memoria

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  6. E' vero, Mic. Hai ragione. Ho equivocato. Chiedo scusa. Anche se la posizione di Nitoglia è comunque quella dell'impossibilità di un'azione diciamo così "disciplinare", da lui ritenuta, a torto o a ragione, "conciliatorista" Quindi, cosa resta?

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  7. Caro Silente,
    Sul resto delle osservazioni condivido tutte le perplessità. Di fatto abbiamo molti indizi e molte ambiguità su abdicazione e elezione successiva (il blog abbonda di riflessioni al riguardo), ma nessuna prova certa. Ma purtroppo restiamo sempre nel campo delle ipotesi e inoltre, dal nostro canto, possiamo anche trarne conclusioni secondo coscienza. Conclusioni peraltro non definitive proprio per la complessità di una situazione, che ribadisco estremamente anomala oltre che inedita, tanto da non essere inquadrabile nelle ipotesi di scuola del passato. E sotto questo aspetto rientrano anche atteggiamenti e parole di fatto scandalosamente eretici.
    Il tutto richiederebbe il discernimento e il coraggio di formulazioni nuove (sempre nell'alveo dell'insegnamento costante della Chiesa) e, ovviamente, autorevoli, delle quali nessuno sembra disposto a farsi carico.
    Mi chiedo dove sia e se c'è la sanior pars della Curia. Possibile che sia l'atmosfera peronista a "ingessare" tutti ma proprio tutti?
    Mi risulta che c'è chi ha assunto l'atteggiamento di "ha da passà 'a nuttata!". Ma non sappiamo la nottata quanto duri e quanti altri danni ormai quasi irreversibili possano esser fatti nel frattempo. E d'altra parte è inutile ormai aspettarsi la prova dell'eresia (e conseguente contestazione formale) secondo i canoni definitori ormai completamente sostituiti della prassi avventurosa che ha abbandonato sia la norma che la forma, storicisticamente cangianti a seconda del soggetto-chiesa di volta in volta agente.
    Il nostro impegno martellante può servire a far aprire gli occhi ad alcuni (forse anche a molti) nonché a confrontarci e rafforzarci tra di noi; ma resta la seria preoccupazione per la salus animarum che dovrebbe essere affidata a pastori insonni e loquaci, invece che dormienti o muti o allineati al peggio...

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  8. Qualcuno deve metterci una pezza e dato che non possiamo noi deboli creature che stanno nella terra dei viventi e che ci incastriamo tra teologia e diritto e retorica (per non dir polemica) spero che lo possa fare il Santo del Gargano che oggi ricordiamo e fiduciosi invochiamo.
    Mi fa sempre tristezza vedere tutti questi distinguo quando il nostro unico comune obbiettivo dovrebbe essere (visto che ragionevoli non sono e rompono pure) revocare l'abrogazione della scomunica ai comunisti del 1949 e prendere tutti gli altri provvedimenti utili e necessari a tornare sulla retta Via..

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  9. A me la risposta di don Curzio pare cortese e pacata: non ci vedo asprezze polemiche nei confronti di nessuno.

    Mi sembra anche che la preoccupazione di don Curzio sia molto onorevole e sensata: prima di far certi passi estremi, che potrebbero aver conseguenze tragiche, è meglio pensarci su non una né due né tre ma cento volte. Per questo, la discussione si dovrebbe seguitare a porre sul piano astratto, d’una questione di scuola.

    Detto questo, mi permetto di fare un paio d’osservazioni:

    1) Forse ho capito male, ma ho l’impressione che l’accusa d’un’illazione “a posse ad esse” nasca da un equivoco: il Da Silveira, se non isbaglio, prescinde dalla questione preliminare di sapere se sia o no possibile che un papa cada in eresia; egli si limita a dire che, posto PER IPOTESI che questo accada, la tèsi, ispirata al Bellarmino, ch’egli difende è qualificabile come teologicamente certa. Si può esser d’accordo o no, e don Curzio non è d’accordo, con argomenti degni della più attenta considerazione. Ma questo non vuol dire che la tèsi ch’egli combatte possa essere squalificata “in limine litis” come se contenesse una contraddizione o un errore logico: di fatto, non è così. Ammenoché, ripeto, io non abbia capito male (non sempre, purtroppo, si ha il tempo e l’agio di legger tutto con quella lentezza e attenzione analitica che sarebbero desiderabili): se è così, chiedo scusa e mi disdico sùbito.

    2) Il conciliarismo, anche mitigato, è un grave errore e un grave pericolo. Ma, d’altra parte, tutti siamo dotati di ragione e di coscienza. Se per ipotesi (per ipotesi, sia ben chiaro!) un giorno un papa (questo o un altro) si levasse col piede sbagliato e dicesse chiaro e tondo ("quod Deus avertat!") che Gesù Cristo non è Dio, o che la Madonna non è stata assunta in cielo, chiunque di noi, una volta costatato il fatto, ascoltate o lette le parole del papa, intesone il senso ovvio, potrebbe e dovrebbe dire che il papa, perlomeno, ha proferito delle proposizioni manifestamente eretiche; né così facendo potrebb’essere accusato di conciliarismo, nemmeno mitigato. Lei, don Curzio, mi dirà che questo è impossibile; e probabilmente ha ragione. Ma, siccome non si può però affermare con certezza tale impossibilità assoluta, non è proibito ragionare su quest’ipotesi. E, appunto in tale ipotesi, non si vede perché un qualunque collegio di persone dòtte e autorevoli, come per esempio il collegio cardinalizio, non potrebbe dichiarare avvenuto il fatto dell’eresia papale (almeno in questo senso, che il papa avrebbe pronunziato proposizioni indubbiamente eretiche). Una tale dichiarazione non avrebbe un preciso valore giuridico, non s’appoggerebbe su nessuna pretesa, da parte di chi la facesse, di possedere una qualunque autorità, ma si giustificherebbe solo col diritto e il dovere che ognuno di noi ha, in quanto uomo, di giudicare secondo ragione.

    Passando ora dall’astratto al concreto, credo che sia importantissimo che le frasi spesso e volentieri quantomeno “male sonantes” del Santo Padre siano, col rispetto che gli è dovuto ma anche con giusta franchezza e libertà, analizzate con rigore teologico. Può darsi davvero che qualcuna di queste proposizioni si riveli eretica, considerata “prout jacet”, anche se questo non vorrebbe dire che sarebbe tale anche nel senso inteso dal papa che l’avrebbe scritta. A ogni modo, dobbiamo insistere “opportune et importune”, fino alla nausea, per una chiarificazione, perché la cosa è d’una gravità inesprimibile.

    Maso

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  10. Dimenticavo di chiedere a don Curzio la sua benedizione e le sue preghiere per questo povero peccatore e per tutti noi: ne abbiamo un gran bisogno.

    Maso

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  11. Mi sembra anche che la preoccupazione di don Curzio sia molto onorevole e sensata: prima di far certi passi estremi, che potrebbero aver conseguenze tragiche, è meglio pensarci su non una né due né tre ma cento volte. Per questo, la discussione si dovrebbe seguitare a porre sul piano astratto, d’una questione di scuola.

    Maso,
    il fatto è che nessun passo estremo è stato fatto - se non una critica teologica con tutti i sacri crismi del dovuto rispetto - in una situazione che tu stesso definisci "di una gravità inesprimibile".
    Ciò che è qui rettificato è l'affermazione di don Curzio che i 45 abbiano fatto l'ipotesi di deposizione del papa.

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  12. E sono certa che un sacerdote come don Curzio, che mi conosce intimamente, non ci farà mancare la sua benedizione.

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  13. @ Se un Papa dicesse chiaro e tondo che Cristo non e' Dio etc.

    Se un Papa affermasse chiaro e tondo una proposizione eretica, questo si vuol dire? Come dobbiamo interpretare quanto detto da Bergoglio nell'intervista aerea di ritorno dall'Armenia quando ha fatto uno sperticato eleogio di Lutero? dicendo ad un certo punto: "..Ed oggi luterani e cattolici, con tutti i protestanti, siamo d'accordo sulla dottrina della giustificazione: su questo punto tanto importante lui non aveva sbagliato"?.

    La dottrina della giustificazione di Lutero e' proprio quella secondo la quale il peccatore e' giustificato (trovato giusto da Dio) grazie alla sua sola fede nei meriti della Croce di Cristo, che coprirebbe dall'esterno i suoi peccati. Un'eresia spaventosa, condannata come tale, cioe' solennemente, dal Concilio di Trento, nel Decreto sulla Giustificazione, 13.1.1547: "Se qualcuno afferma che l'empio e' giustificato dalla sola fede, cosi' da intendere che non si richieda nient'altro con cui cooperare al conseguimento della grazia della giustificazione e che in nessun modo e' necessario che egli si prepari e si disponga con un atto della sua volonta': sia anatema" (can. 9 del Decreto).
    Ora, nel suo elogio Bergoglio mostra di condividere nel merito la dottrina luterana della giustificazione: dice infatti che "su questo punto tanto importante lui non aveva sbagliato". Aveva allora sbagliato il Concilio di Trento a condannarne la dottrina, nel can. 9 appena citato? E questa "condivisione" della dottrina di Lutero sarebbe appunto contenuta nella famosa Dichiarazione congiunta con i luterani, che ci si appresta a celebrare in pompa magna a Lund.
    Non ci troviamo qui di fronte ad una dichiarazione di un Papa che elogia l'eresia e mostra di farla propria? Oppure no, dal momento che non e' contenuta in un documento ufficiale, di governo? Ma invece lo e', perche', secondo il Papa, emerge dalla Dichiarazione congiunta! Dobbiamo allora ritenere il Papa ipso facto scomunicato (non deposto), in applicazione ipso iure del can. 9 del Decreto tridentino citato?
    Ma anche senza invocare una simile applicazione dell'anatema tridentino, resta il fatto incontrovertibile che il Papa ha fatto una dichiarazione che avalla l'eresia di Lutero sulla giustificazione (lui, il Papa!). Egli ha quindi il dovere morale di rettificarla. E se non lo fa spontaneamente, non dovrebbe qualche ecclesiastico dirglielo apertamente, che deve rettificarlo? Non occorrono interventi di Sacri Collegi, basterebbe anche una sola voce, come sola e isolata fu quella di san Paolo, quando rimprovero' san Pietro ad Antiochia (e per un errore "di procedura" con i giudaizzanti assai meno grave, anche se gravissimo nelle sue conseguenze). Prima che sia troppo tardi. PP

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  14. Grazie, caro PP. Lei ha perfettamente ragione, anche e soprattutto in merito alla sventurata, ipotizzata condivisione cattolica della dottrina luterana. Il problema è che di "una sola voce", da lei auspicata, e da me sognata, io non ne vedo alcuna.

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