Riprendiamo un articolo di don Samuele Cecotti, da Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuân [qui].
L’editoriale apparso sulla rivista Micromega del 25 febbraio di Paolo Flores d’Arcais intitolato “Aborto, abrogare l’obiezione è l’unica soluzione”, prendendo spunto dalla vicenda laziale dell’assunzione, da parte della Regione, di due medici ginecologi non-obiettori vincolati contrattualmente alla pratica delle interruzioni di gravidanza (i due neo-assunti si impegnano a praticare aborti pena il licenziamento per inadempienza contrattuale), si fa promotore d’una sostanziale modifica della legge 194 con l’abrogazione del diritto all’obiezione di coscienza ivi sancito.
Si potrebbe rispondere al direttore di Micromega in molti modi, ad esempio ricordando il rilievo costituzionale del diritto all’obiezione di coscienza, oppure, scendendo sul terreno delle sue argomentazioni, rilevando che la pratica degli aborti non è la funzione propria del medico ginecologo (che è invece la cura delle patologie afferenti l’apparato genitale femminile) e che dunque il rifiuto a praticarli da parte dei ginecologi obiettori non è assimilabile al rifiuto di un ipotetico militare di carriera (ipotesi svolta come esempio da Flores d’Arcais) che rinnegasse l’uso delle armi, dove l’uso delle armi è il proprio del militare.
Piuttosto i medici obiettori sono assimilabili a quegli insegnanti che, innanzi alla pretesa d’un regime di trasformarli in indottrinatori della gioventù all’ideologia ufficiale, volessero continuare a insegnare lettere, storia, matematica, geografia, etc. ovvero ad essere insegnanti e non diventare propagatori dell’ideologia di partito. Oppure a quei medici che, di fronte a improprie richieste dello Stato (es. distinguere i pazienti per razza, applicare protocolli eugenetici e non di cura, ad esempio, finalizzati alla eliminazione di certi soggetti) volessero continuare ad essere medici e semplicemente medici, ovvero professionisti dediti alla cura del malato.
La professione del medico ginecologo consta nella cura delle malattie di un determinato apparato del corpo umano femminile e, dal momento che la gravidanza non è una malattia e l’aborto non è una cura, non nella pratica di ivg. La dignità della professione medica, così come la sua deontologia, anche ove non si volesse considerare la natura in se stessa criminale dell’aborto, imporrebbero ai medici il rifiuto di detta pratica. Non è quindi anti professionale, come sostiene Flores d’Arcais, il rifiuto, bensì lo è l’acconsentirvi trattandosi di una pratica che in nulla può essere definita come curativa e, dunque, estranea (in quanto omicidio, poi, contraria) alla ratio della professione medica.
Ciò detto, dobbiamo avere il coraggio di riconoscere la debolezza di una posizione pro-vita che facesse forza sul diritto all’obiezione di coscienza così come sancito dalla 194 o come emergente dal dettato costituzionale interpretato dalla giurisprudenza della Consulta. Debolezza non solo perché tale diritto sarebbe facilmente negabile da una iniziativa legislativa o da un nuovo pronunciamento della Corte Costituzionale, non solo perché i segni di un progressivo cedimento ed erosione ci sono già tutti (l’iniziativa della Regione Lazio è un esempio ma la negazione del diritto all’obiezione di coscienza potrebbe facilmente venire dalla giurisprudenza europea in materia di aborto, etc.) ma perché è la ratio dell’obiezione di coscienza così come intesa dal nostro vigente ordinamento ad essere in se stessa problematica. Lo dobbiamo dire, ammettendo così che molti, troppi impegnati nella battaglia per la vita si sono lasciati abbagliare, come allodole, dagli specchietti della 194 sino all’assurdo odierno di cattolici schierati a difensori della 194, impegnati a rivendicarne lo spirito e la piena attuazione.
L’errore è antico, essersi illusi, forse per spirito irenico, che bastasse il riconoscimento dell’obiezione di coscienza per rendere accettabile lo scandalo dell’omicidio di Stato a danno dei concepiti non ancora partoriti. Una simile logica è perversa e pervertitrice perché porta alla pacifica accettazione del male, ad un relativismo cinico. Che lo Stato uccida pure, che l’ospedale in cui lavoro uccida pure, che il collega con il quale lavoro gomito a gomito tutti i giorni uccida pure, purché non lo debba fare io. Ovviamente non intendiamo affermare che tale cinismo sia dei medici obiettori, piuttosto rileviamo che questa è la logica della 194 riguardo l’obiezione di coscienza.
Vi è in tutto ciò uno spaventoso e inaccettabile soggettivismo quasi che il bene e il male siano questione tutta individuale, di personale coerenza con una propria soggettiva convinzione. L’obiezione di coscienza è intesa come un diritto alla coerenza con la propria opinione, indifferentemente da quale sia questa opinione, dalla sua fondatezza o meno, dalla sua verità o falsità.
E i cattolici, non tutti ma molti, ci sono cascati, in questa logica folle. Che poi, paradossalmente, è la stessa logica dei radicali nel loro sostenere aborto, eutanasia, etc. .. la logica dell’autodeterminazione individuale. L’obiezione di coscienza come sancita dall’ordinamento vigente è una particolare declinazione del principio di autodeterminazione, lo stesso invocato a fondamento dei pretesi diritti all’eutanasia, al suicidio (assistito), all’aborto (letto, peraltro, come autodeterminazione della donna), etc. Assente, completamente assente, il piano oggettivo della verità, del bene, della giustizia. Tutto è risolto nel “diritto” a disporre liberamente di sé, ad obbedire unicamente alla propria opinione: il nichilista lo eserciterà nel suicidio, il testimone di Geova (per citare un esempio svolto da Flores d’Arcais) nel rifiutare la trasfusione di sangue, il ginecologo pro-vita nel rifiutarsi di praticare aborti.
Ovviamente i ginecologi e gli infermieri fanno bene a esercitare l’obiezione di coscienza , lo scriviamo per non essere fraintesi. Ciò che contestiamo è la logica della 194 (obiezione di coscienza compresa) e non la sacrosanta e doverosa scelta pro-vita degli obiettori. La 194 è diabolica anche lì dove appare buona, ovvero dove concede il diritto all’obiezione di coscienza perché lo sancisce secondo la ratio liberal-radicale del principio di autodeterminazione individuale, del soggettivistico diritto alla coerenza con la propria opzione. Il rifiuto ad uccidere degli obiettori diventa una mera opzione soggettivamente scelta, parimenti opzione soggettivamente scelta è quella di uccidere dei non-obiettori. E a garantire il diritto della opzione pro-vita è la legge positiva dello Stato che introduce l’omicidio di Stato dei concepiti non ancora partoriti.
L’obiezione vera non è quella prevista dalla 194 ma quella classico-cristiana, quella che il professor Castellano ha denominato “obiezione della coscienza” (per distinguerla dalla “obiezione di coscienza” della vulgata contemporanea) ovvero il giudizio della ragione pratica che riconosce come male l’obbedienza ad una certa norma perché la norma stessa è riconosciuta come ingiusta. L’obiezione della coscienza non rivendica il diritto alla coerenza con una propria convinzione ma il dovere di disobbedire e resistere alla legge ingiusta, non si colloca nel soggettivo ma giudica la norma positiva alla luce di un ordine oggettivo di giustizia razionalmente conosciuto, non si chiude nel privato ma, dichiarando ingiusta la norma che disobbedisce, pone la questione sul piano pubblico del bene (comune) e della legittimità.
L’obiezione della coscienza è sempre una contestazione del potere che ha legiferato perché in se stessa afferma, mentre disobbedisce, l’illegittimità della norma contestata. L’obiezione della coscienza è sempre, se è vera obiezione, una sfida al potere ingiusto, un “Non ti è lecito!” (Mc 6, 18) detto in faccia allo Stato.
Si diceva che i cattolici, i pro-vita sono stati in molti abbagliati dagli specchietti per allodole della 194 e ora si giunge così al paradosso che, mentre i laicisti radicali culturalmente e legislativamente vincitori lavorano per modificare la 194 in senso peggiorativo, i cattolici se ne fanno difensori.
La militanza cattolica e pro-vita deve invece fuggire dalla trappola liberal-radicale, rifiutare la logica del principio di autodeterminazione (che sostanzia pure il principio dell’obiezione di coscienza intesa come diritto al coerenza con se stessi, con la propria opinione), esercitare la vera obiezione della coscienza ovvero disobbedire alla legge perché ingiusta, dichiararla ingiusta, dichiararla illegittima, riaffermare il principio razionale per il quale una legge ingiusta non è legge ma corruzione della legge e non obbliga proprio nessuno. Affermare con forza che una legge non è “che un comando della ragione ordinato al bene comune, promulgato da chi è incaricato di una collettività” (S. th. I-II, q. 90, a. 4), non un atto di volontà sovrana, e che dunque “la legge umana in tanto è tale in quanto è conforme alla retta ragione e quindi deriva dalla legge eterna. Quando invece una legge è in contrasto con la ragione, la si denomina legge iniqua; in tal caso però cessa di essere legge e diviene piuttosto un atto di violenza” (S. th. I-II, q. 93, a. 3, ad 2). Contestare, insomma, il positivismo giuridico e il convenzionalismo normativo, riaffermare il diritto naturale per non finire, come purtroppo oggi molti, a tentare di difendere la vita con i principi dei radicali e trovarsi poi quasi inavvertitamente a difendere i principi dei radicali mettendo tra parentesi la difesa della vita.
L’obiezione all’aborto deve essere contestazione di legittimità alla legge che lo consente, deve essere affermazione della verità che l’aborto è omicidio, che chi lo pratica non esercita una opzione tra opzioni ma si macchia di un orrendo delitto. In ultima analisi l’obiezione all’aborto non può essere irenica verso chi lo compie, verso lo Stato che lo consente e pratica, se vera obiezione è necessariamente denuncia di illegittimità e accusa.
Don Samuele Cecotti
Grazie, don Cecotti, per aver inquadrato il discorso nel suo giusto alveo...
RispondiEliminaGiuramento di Ippocrate (pare certo non preceda il IV secolo a.C.)
RispondiElimina« Giuro per Apollo medico e Asclepio e Igea e Panacea e per tutti gli dei e per tutte le dee, chiamandoli a testimoni, che eseguirò, secondo le forze e il mio giudizio, questo giuramento e questo impegno scritto:
di stimare il mio maestro di questa arte come mio padre e di vivere insieme a lui e di soccorrerlo se ha bisogno e che considererò i suoi figli come fratelli e insegnerò quest'arte, se essi desiderano apprenderla, senza richiedere compensi né patti scritti; di rendere partecipi dei precetti e degli insegnamenti orali e di ogni altra dottrina i miei figli e i figli del mio maestro e gli allievi legati da un contratto e vincolati dal giuramento del medico, ma nessun altro.
Regolerò il tenore di vita per il bene dei malati secondo le mie forze e il mio giudizio; mi asterrò dal recar danno e offesa.
Non somministrerò ad alcuno, neppure se richiesto, un farmaco mortale, né suggerirò un tale consiglio; similmente a nessuna donna io darò un medicinale abortivo.
Con innocenza e purezza io custodirò la mia vita e la mia arte.
Non opererò coloro che soffrono del male della pietra, ma mi rivolgerò a coloro che sono esperti di questa attività.
In qualsiasi casa andrò, io vi entrerò per il sollievo dei malati, e mi asterrò da ogni offesa e danno volontario, e fra l'altro da ogni azione corruttrice sul corpo delle donne e degli uomini, liberi e schiavi.
Ciò che io possa vedere o sentire durante il mio esercizio o anche fuori dell'esercizio sulla vita degli uomini, tacerò ciò che non è necessario sia divulgato, ritenendo come un segreto cose simili.
E a me, dunque, che adempio un tale giuramento e non lo calpesto, sia concesso di godere della vita e dell'arte, onorato degli uomini tutti per sempre; mi accada il contrario se lo violo e se spergiuro. »
Volevo fare un intervento che comprende i 2 interessanti post, a me è stato detto che il giuramento di Ippocrate non si fa più, quindi è già un passo avanti per la 'libera' professione, ci sono antiabortisti in ospedale e abortisti in esclusive cliniche private, ne conosco tanti, l'inganno della 194 verrà ripetuto con la prossima legge sul DAT, la dottoressa DeMari è encomiabile, anche perché fatta oggetto di odiose campagne diffamatorie e di insulti in diretta quando partecipa a forum mediatici. In Spagna, ex cattolicissima, la potentissima lega LGBTG, che dispone anche di un comando di poliziotti arcobaleno per la difesa dell'omofobia-gender et alia,ha fatto circolare per le strade di Madrid un pullman con su scritto La bambina ha il pene il bambino la vulva, ebbene un gruppo di cattolici ha a sua volta messo su un autobus le cose come natura comanda, il bus è stato sequestrato, sono in atto processi per le vie legali in Spagna e poi a Strasburgo,una noterella, il nostro ambasciatore in Spagna è 'felicemente sposato' con un catalano e ha sponsorizzato in pieno la linea della sindaco di Madrid, anticattolica, atea, comunista da far impallidire la Pasionaria, cioè, chi sta messo peggio in questo cesso europeo non saprei dirlo......tiremm'innanz. Lupus et Agbus.
RispondiEliminaMonsignor Negri dice che ci sarebbe "la mano di Obama dietro le dimissioni di Benedetto XVI". L'ex arcivescovo di Ferrara parla di un "complotto americano" contro il Papa. Plausibile?
RispondiElimina"Il complotto appare essere americano solo perché loro hanno avuto la guida del Nuovo Ordine Mondiale. Vede, il complotto, se così possiamo chiamarlo, fu mirato a cercar di risolvere alcuni problemi causati dal fallimento del famoso Nuovo Ordine Mondiale degli anni ’70, gnostico neomalthusiano e ambientalista. Questo progetto di Nuovo Ordine, dichiaratamente, si prefiggeva (tra le varie cose) la relativizzazione delle fedi religiose più dogmatiche e manifestamente dimostrò di avversare tanto la fede cattolica da far dichiarare pubblicamente - e dai massimi responsabili Onu, Oms... - che l’etica cristiana non poteva più esser applicata e che si doveva esigere il sincretismo religioso per creare una nuova religione universale (anche grazie ai processi di immigrazione). Addirittura il Presidente Usa, Obama appunto, personalmente nel 2009 dichiarò che, essendo la salute benessere psico-bio-sociale, si doveva dare via libera ad aborto senza restrizioni, eutanasia grazie a limitazione delle cure, negazione al diritto di coscienza. Ebbene non è difficile comprendere che, in questo contesto di avversione alla fede cattolica, il Papa, massima autorità morale al mondo potesse diventare oggetto di attenzione sulla sua disponibilità o meno a voler “capire le esigenze del mondo globale”. Ora, Papa Benedetto XVI insisteva invece nel riproporre il problema antropologico secondo la visione cattolica (ergo l’uomo creatura di Dio-Creatore), combatteva il relativismo portando Dio al centro del dibattito culturale soprattutto azzerando le distanze fra fede e ragione e affermava l’esigenza di tornare ad evangelizzare, spiegando che il fallimento della civiltà occidentale era dovuto al rifiuto del cattolicesimo, etc. Come non meravigliarsi che un tale Papa restauratore non dovesse esser considerato “fuori gioco”? Un famoso filosofo laicista scrisse come riporta il Fatto Quotidiano del 26 novembre 2009: “Quando la Chiesa del silenzio prenderà la parola, la “reconquista” di Ratzinger si dissolverà, come all’alba i sogni e i vampiri”.
Se gli americani fossero stati capaci di far dimettere un Papa, potrebbero aver avuto la forza di farne eleggere un altro di loro gradimento?
"Gli americani son stati capaci di “licenziare” Clinton/Obama e far nominare Trump. Mi vien da pensare che abbiano grandi capacità reattive… Un giorno mi piacerebbe spiegare al Papa la mia esperienza vaticana con ambienti americani lì, direttamente ed indirettamente, influenti. Tornando però a Monsignor Negri, io penso che sia difficilmente comprensibile che si possa decidere di non valorizzare più un sacerdote del valore suo. Non è a me neppure tanto comprensibile come persone come lui e i 4 cardinali che hanno espresso i Dubia, dimostrando solo quanto amano la Chiesa, possano venir ignorati e messi da parte. Non lo trovo solo incomprensibile, ma anche imprudente, perché in tal modo ci si priva della loro competenza, che non mi pare sia tanto facilmente surrogabile. Monsignor Negri, che vorrà certo continuare a servire la Chiesa, lo farà con molti cattolici di valore che gli sono vicino. E’ un peccato che gli attuali vertici della Chiesa vicino al Papa, rischino di privarsi del suo amorevole e prestigioso aiuto, competenza, energia. Qualcuno ieri suggeriva che si potrebbe pensare di affidare a Monsignor Negri la Comunità di Bose, al fine di “valorizzarla”, come è già stato fatto con i Francescani dell’Immacolata".
La sua rimozione e le dimissioni di Ratzinger potrebbero esser collegate ?
RispondiElimina"Come potrei saperlo? Certo Negri era “figlio spirituale" prediletto di Ratzinger, certo con una personalità ed un temperamento straordinariamente forte, tipico di grandi personalità “sante” nella storia della Chiesa. Mi dicono peraltro che, prescindendo da tutto ciò, siamo solo agli inizi dell’attacco alla nostra santa Chiesa. Ma posso anche assicurarle che la Chiesa verrà difesa fino al martirio da persone proprio come monsignor Negri. Questa è la differenza tra un sant’uomo come lui e i tanti “leccacalzini “ imperanti".
(Gotti Tedeschi a Intelligonews)
grazie, Don Cecotti.
RispondiEliminaquesto è parlare secondo ragione e secondo la fede.
percorriamo con letizia la strada del ritorno al reale e del ritorno a Dio, non vi è verità al di fuori di essa, solo autoaffermazione e infine rivolta contro l'essere e contro la vita
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/vicenza-18enne-si-sente-male-scuola-aborto-quarta-volta-1372733.html
RispondiEliminaFigli troppo amati ? Figli coccolati ? Figli non amati ? Figli amati in modo discontinuo ? Figli abbandonati a se' stessi ? Figli che sembrerebbero preparati ad affrontare la vita e che danno prova di essere impreparati ? Cosa e' mancato ? Serve la educazione sessuale ? Oppure servirebbe tornare ad insegnare il valore della vita , dell'essere stati scelti da Dio , della castita'? Perche' Dio ha istituito un sacramento ( il matrimonio ) , all'interno del quale ha permesso all'uomo e alla donna di essere una cosa sola , al fine di contribuire a portarGli nuove anime ?
Povere creature ( entrambi )a cui e' mancato l'insegnamento del vero amore , che consiste nell'amare Dio attraverso l'uno e attraverso l'altra .
In argomentazioni come quelle esposte da Paolo Flores d’Arcais non c'è né capo né coda nemmeno dal punto di vista logico "minimio", ossia dal punto di vista della coerenza, che è, appunto, il requisito minimo, ma non sufficiente, della verità.
RispondiEliminaSe infatti si parte da una posizione di relativismo etico basato sul soggettivismo individualistico di stampo libertario (sia esso di origine liberale o socialista nel significato gramsciano del dissolvimento morale perfettamente analizzato e denunciato da Augusto Del Noce), posizione che in sé non è auto-contraddittoria (perché l'affermazione: "non esiste differenza universalmente valida tra bene e male morale" non è affermazione in sé contraddittoria), si cade però immediatamente nella contraddizione più assoluta, appena si pretenda in un qualunque modo di rendere stabile e universale (obbligante per chi non lo condivida), ossia assoluto (anche solo temporaneamente), un qualsiasi principio etico (e di conseguenza una qualsiasi legge positiva); soprattutto quando ci si trovi di fronte a due affermazioni etiche antitetiche provenienti da distinti soggetti.
In altre parole il soggettivismo etico relativista porta all'indecidibilità assoluta in campo morale (se si vuole rimanere almeno coerenti con le proprie premesse relativiste), ossia porta all'asino di Buridano, morto di fame, perché posto di fronte a due mucchi di fieno esattamente identici, tra i quali non c'era motivo di preferenza. E dunque ogni forzatura e imposizione nei confronti di una qualsiasi coscienza dissenziente è semplicemente priva di senso e auto-contraddittoria in tale contesto relativista. Per questo Paolo Flores d’Arcais, in quanto negatore del principio di non contraddizione (dato che pretenderebbe di svolgere ragionamenti moralmente obbliganti, che portino addirittura a dover rinunciare alla specializzazione in ginecologia per chi non è abortista come lui), è condannato al puro paralogismo, che si trasforma in pura coercizione (priva di ogni possibilità di rendersi spiegabile) sul piano della prassi politica.
Questa è la contraddizione di fondo, nulla togliendo alle corrette osservazioni esposte nell'articolo di mic.
@ lupus et agnus
RispondiEliminaGiuramento moderno
Il giuramento, nella forma qui sotto riportata, è stato deliberato dal comitato centrale della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri il 23 marzo 2007[1]. La versione precedente risaliva al 1998[2].
« Consapevole dell'importanza e della solennità dell'atto che compio e dell'impegno che assumo, giuro:
di esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento rifuggendo da ogni indebito condizionamento;
di perseguire la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell'uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costante impegno scientifico, culturale e sociale, ogni mio atto professionale;
di curare ogni paziente con eguale scrupolo e impegno, prescindendo da etnia, religione, nazionalità, condizione sociale e ideologia politica e promuovendo l'eliminazione di ogni forma di discriminazione in campo sanitario;
di non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di una persona;
di astenermi da ogni accanimento diagnostico e terapeutico;
di promuovere l'alleanza terapeutica con il paziente fondata sulla fiducia e sulla reciproca informazione, nel rispetto e condivisione dei principi a cui si ispira l'arte medica;
di attenermi nella mia attività ai principi etici della solidarietà umana contro i quali, nel rispetto della vita e della persona, non utilizzerò mai le mie conoscenze;
di mettere le mie conoscenze a disposizione del progresso della medicina;
di affidare la mia reputazione professionale esclusivamente alla mia competenza e alle mie doti morali;
di evitare, anche al di fuori dell'esercizio professionale, ogni atto e comportamento che possano ledere il decoro e la dignità della professione;
di rispettare i colleghi anche in caso di contrasto di opinioni;
di rispettare e facilitare il diritto alla libera scelta del medico;
di prestare assistenza d'urgenza a chi ne abbisogni e di mettermi, in caso di pubblica calamità, a disposizione dell'autorità competente;
di osservare il segreto professionale e di tutelare la riservatezza su tutto ciò che mi è confidato, che vedo o che ho veduto, inteso o intuito nell'esercizio della mia professione o in ragione del mio stato;
di prestare, in scienza e coscienza, la mia opera, con diligenza, perizia e prudenza e secondo equità, osservando le norme deontologiche che regolano l'esercizio della medicina e quelle giuridiche che non risultino in contrasto con gli scopi della mia professione. »