Nella nostra traduzione da OnePeterFive del 30 maggio scorso. Il discorso di mons. Schneider riportato di seguito, sintetizzato ora dall'articolista, risale al 2015; ma è sempre attuale, visto il tema, e ci fornisce numerosi elementi di edificazione. Ve lo propongo come ulteriore contributo dell'infaticabile pastorale itinerante di questo carissimo Pastore, nostro sicuro riferimento.
Il Vescovo Schneider: 10 elementi di rinnovamento della liturgia
di Steve Skojec
E perché parlo del mondo che verrà? Perché questo mistero fa per voi della terra un cielo. Aprite solo una volta le porte del cielo e osservate – no, non tanto quelle del cielo, bensì quelle del cielo dei cieli –: vedrete allora ciò di cui vi parlavo. Mostrerò a voi tutti che siete sulla terra la cosa più preziosa che vi si trova. Come ciò che è più glorioso all’interno dei palazzi reali non sono le mura né i tetti dorati, ma la persona del re che siede sul trono, così – allo stesso modo – nel cielo è il Corpo del Re, che non vi è concesso di vedere sulla terra. Non vi mostro angeli, né arcangeli, né i cieli, né i cieli dei cieli, ma lo stesso Signore e Padrone di essi. – San Giovanni Crisostomo, Omelie sulla prima lettera ai Corinzi, citate in Dominus Est dal Vescovo Athanasius Schneider, p. 34
Il 14 febbraio 2015, Athanasius Schneider, Vescovo di Astana, Kazakhstan, ha tenuto una conferenza a Washington col patrocinio del Paulus Institute. Nel suo discorso ha proposto azioni concrete – dieci elementi essenziali – che dovrebbero essere adottate per realizzare il rinnovamento liturgico. ... continua a leggere
Come partecipante, sono rimasto colpito ancora una volta dalla sollecitudine, dalla riverenza e dalla pietà di Sua Eccellenza per il culto cattolico. Visto il valore profondo delle riflessioni che ha condiviso, vorrei offrirvi il mio riassunto dei temi principali da lui trattati.
Il vescovo ha insegnato che sin dall’inizio dell’epoca apostolica la Chiesa ha sempre cercato di avere una sacra liturgia, e che è solo per mezzo dell’opera dello Spirito Santo che si può adorare veramente Cristo. I gesti esteriori che esprimono una riverenza interiore – inchini, genuflessioni, prostrazioni e simili – sono vitali nel contesto della liturgia. Sua Eccellenza ha citato gli scritti di San Giovanni Crisostomo sulla liturgia, concentrandosi in particolare su questo tema: la liturgia della Chiesa è una partecipazione alla liturgia celeste degli angeli e dev’essere modellata su di essa.
Il concetto di liturgia celeste e la nostra partecipazione ad essa nel Santo Sacrificio della messa offrono varie prospettive a quanti di noi possano essere tentati di dare per scontato l’incredibile miracolo che avviene in mezzo a noi. La verità è che ogni chiesa cattolica è in sé stessa un luogo in cui risiedono angeli, arcangeli, il Regno di Dio e la stessa Essenza Celeste di Dio. Se fossimo in qualche modo in grado di essere trasportati alla liturgia celeste, non oseremmo parlarne nemmeno a quanti conosciamo e amiamo. Quando ci troviamo all’interno di una chiesa dovremmo quindi parlare con riserbo e solo di cose sacre.
Nella Chiesa degli inizi, l’altare e gli altri oggetti sacri erano coperti da un velo come segno di rispetto per il sacro mistero in cui svolgevano un ruolo. Contrariamente alla credenza popolare attuale, non si celebrava la messa versus populum e non veniva data la comunione in mano. Il sacerdote e i fedeli erano orientati verso Dio nell’Est liturgico.
Quando celebriamo la liturgia, è Dio che deve essere posto al centro. Il Dio incarnato, Cristo. Nient’altro. Nemmeno il sacerdote che agisce per conto Suo.
Ridurre i segni e i gesti di adorazione impoverisce la liturgia. Ogni rinnovamento liturgico dovrà pertanto recuperarli e introdurre un carattere trascendente della liturgia terrestre che sia più cristocentrico e che ricordi di più la liturgia angelica.
Dieci elementi di rinnovamento
Il Vescovo Schneider ha presentato questi dieci punti di sviluppo che considera fondamentali per il rinnovamento liturgico (l’audio comincia al minuto 27):
- Il Tabernacolo, nel quale Gesù Cristo, Dio Incarnato, è realmente presente sotto le specie del pane, dovrebbe essere posto al centro del santuario, perché non vi è nessun altro oggetto su questa terra in cui Dio, l’Emmanuele, è così veridicamente presente e così vicino all’uomo come nel tabernacolo. Il tabernacolo è il segno e il ricettacolo della Presenza Reale di Cristo e dovrebbe pertanto trovarsi più vicino all’altare, costituendo con esso l’unico segno centrale a significare il mistero eucaristico. Pertanto, il Sacramento del Tabernacolo e il Sacrificio dell’Altare non dovrebbero essere separati o opposti, bensì trovarsi entrambi in una posizione centrale, vicini l’uno all’altro, nel santuario. Tutta l’attenzione di quanti entrano in chiesa dovrebbe rivolgersi spontaneamente al tabernacolo e all’altare.
- Durante la liturgia eucaristica – perlomeno durante la preghiera eucaristica –, quando Cristo, l’Agnello di Dio, è immolato, il volto del sacerdote non dovrebbe essere visibile ai fedeli. Persino i serafini si coprono il volto (Is 6, 2) quando adorano Dio. Il volto del sacerdote dovrebbe piuttosto essere rivolto alla croce, l’icona del Dio crocefisso.
- Durante la liturgia vi dovrebbe essere un maggior numero di segni di adorazione – specialmente genuflessioni –, in particolare ogni volta che il sacerdote tocca l’ostia consacrata.
- Il fedele che si appresta a ricevere l’Agnello di Dio nella Santa Comunione dovrebbe salutarLo e riceverLo con un atto di adorazione, inginocchiandosi. Quale momento della vita del fedele è più sacro di questo momento di incontro col Signore?
- Dovrebbe essere dato più spazio al silenzio durante la liturgia, specialmente nei momenti che esprimono più pienamente il mistero della redenzione. Specialmente quando il sacrificio della croce viene fatto presente durante la preghiera eucaristica.
- Dovrebbe esserci un maggior numero di segni esteriori che esprimano la dipendenza del sacerdote da Cristo, l’Alto Sacerdote, il che mostrerebbe in modo più chiaro che le parole che il sacerdote pronuncia (per es., “Dominus vobiscum”) e le benedizioni che porge ai fedeli dipendono e scaturiscono da Cristo, l’Alto Sacerdote, non da lui, persona privata. Non si dovrebbe dire “Vi saluto” o “Vi benedico”, ma “Io, il Signore vi saluto” e “Io, il Signore vi benedico”. Altri segni potrebbero essere (come lo sono stati per secoli) baciare l’altare prima di salutare i fedeli, per indicare che l’amore non scaturisce dal sacerdote ma dall’altare, e baciarlo di nuovo prima di benedire i fedeli (questa pratica è stata seguita per un millennio, ma disgraziatamente è stata abolita nel nuovo rito); inchinarsi di fronte alla croce posta sull’altare per indicare che Cristo è più importante del sacerdote. Nella liturgia del rito antico spesso un sacerdote, quando pronunciava il nome di Gesù, doveva girarsi verso la croce e inchinarsi per mostrare che l’attenzione doveva essere rivolta a Cristo, non a lui.
- Dovrebbero essere presenti ulteriori segni che esprimano l’impenetrabile mistero della redenzione, per esempio coprire con un velo gli oggetti liturgici, perché il coprire con un velo è un atto della liturgia degli angeli. Coprire con un velo il calice, il corporale, l’altare, le mani del vescovo quando celebra una solennità; coprire la patena col velo omerale; l’uso di balaustrate; il segno della croce da parte del sacerdote durante la preghiera eucaristica e dei fedeli in altri momenti della liturgia. Il segno della croce è un segno di benedizione. Nella liturgia antica, i fedeli lo facevano tre volte durante il Gloria, il Credo e il Sanctus. Queste sono espressioni del mistero.
- Vi dovrebbe essere un segno costante che esprima il mistero anche per mezzo del linguaggio umano, ossia, del latino, che è una lingua sacra il cui uso è prescritto dal Concilio Vaticano Secondo per la celebrazione di ogni santa messa. In ogni luogo del mondo una parte della preghiera eucaristica dovrebbe essere sempre detta in latino.
- Tutti coloro che svolgono un ruolo attivo all’interno della liturgia, come i lettori o quanti recitano la preghiera dei fedeli, dovrebbero essere sempre vestiti coi paramenti liturgici; e solo gli uomini, non le donne, dovrebbero svolgere tali ruoli perché sono servizi all’interno del santuario molto prossimi a quello del sacerdozio. Anche la lettura del lezionario fa parte di una liturgia che celebriamo per Cristo. Quindi solo uomini vestiti con paramenti sacri dovrebbero trovarsi nel santuario.
- La musica e le canzoni durante la liturgia dovrebbero riflettere in modo più fedele il loro carattere sacro e dovrebbero somigliare ai cori degli angeli, come il Sanctus, in modo tale che i fedeli siano in grado di cantare all’unisono con gli angeli. Non solo il Sanctus, ma l’intera santa messa. Sarebbe necessario che cuore, mente e voce del sacerdote e dei fedeli fossero rivolti al Signore, e che ciò si manifestasse per mezzo di segni e gesti esteriori.
Vi è molto da riflettere a tal proposito. Ciascuno di questi dieci punti mi sembra indispensabile per la nostra ricerca di un culto veramente devoto all’interno delle nostre chiese. Nessuno di questi segni è incompatibile con l’antica liturgia della Chiesa né – ciò che è forse ancor più importante – con la liturgia che avevano in mente i Padri Conciliari nella Sacrosantum Concilium.
Sarebbe una portentosa benedizione se un numero maggiore di vescovi adottasse questi dieci punti come linee guida essenziali per la liturgia nelle loro diocesi. Vi incoraggio a inoltrarli ai vostri vescovi perché li prendano in considerazione. Nelle domande e risposte, che ho deciso di non trascrivere per via della loro lunghezza, ci sono altri tesori. (Se siete interessati all’audio completo della conferenza, vedete qui.) [Qui il video dell'intervista rilasciata nella stessa occasione]
Ho avuto anche l’opportunità di incontrare rapidamente il vescovo alla fine della sua conferenza. Quando l’ho ringraziato per la sua guida in un’epoca in cui sembra che molti dei nostri pastori non parlino con voce chiara per difendere gli insegnamenti della Chiesa, mi ha risposto: “Siete voi che dovete farlo. Voi, i fedeli, le vostre famiglie. Dovete essere santi. Dovete insegnare la fede ai vostri figli. Dovete ispirare i sacerdoti”. Sul tema delle vocazioni, ha affermato che dobbiamo offrire i nostri figli a Dio se desideriamo che ricevano la chiamata. Sembrerebbe che per mezzo di questo suggerimento – insieme ai consigli concreti che il vescovo aveva dato in precedenza nel suo articolo pubblicato questo stesso anno – egli esorti noi laici a inaugurare una rivoluzione della santità se vogliamo essere spettatori della riforma della Chiesa.
Mi sa che è meglio se cominciamo subito.
OT
RispondiEliminaLeggete cosa ha pubblicato oggi Tosatti sul generale dei gesuiti. Da brividi.
Grazie della segnalazione. L'ho ripreso e programmato per domani. Siamo affollati di argomenti...
RispondiElimina@Alessandro Mirabelli 2 giugno 2017 11:32: appena letto prima di vedere la sua segnalazione. E' vero: da brividi. E questa volta il registratore c'è. Per il resto aspettiamo l'articolo di Mic però scommettiamo che come per tutto il resto anche con un discreto petardo del genere i normalisti diranno che è normale, i cattoprogressiti diranno che è progresso e tutti gli altri staranno zitti e allineati e tutto continuerà come prima?
RispondiEliminaMiles
OT ma urgente: nonostante il fatto che andremo a elezioni anticipate dopo l'estate, il governo e il pd non mollano l'osso e pare stiano accelerando per fare approvare lo ius soli prima dello scioglimento delle camere. Chissà perché la stessa fretta e urgenza non l'hanno avuta nei casi più stringenti e drammatici che riguardavano (e continuano a riguardare i cittadini italiani), tipo dare case subito ai terremotati che invece stanno ancora aspettando e in più chi è ospitato nelle strutture alberghiere della Costa marchigiana tra poco dovrà sgombrare per l'inizio della stagione balneare
RispondiEliminahttp://www.ilgiornale.it/news/politica/ius-soli-delrio-torna-carica-cittadinanza-figli-immigrati-1404750.html
Preghiamo amici... per non trovarci molto peggio di Francia, Inghilterra, Olanda Belgio dove interi quartieri o addirittura paesi e cittadine sono in mano agli immigrati islamici di prima e seconda generazione e spesso sono fucine pure di estremismi
Ot i migranti portano solo ricchezza... parola del delfino spagnolo di Soro!
RispondiEliminahttp://www.ilgiornale.it/news/politica/luomo-soros-i-migranti-tesoro-miliardo-allanno-portarli-qui-1404656.html
di bene in meglio:
RispondiEliminaL’esortazione apostolica di Papa Francesco sulla famiglia, «Amoris laetitia», «è un capolavoro», «non è un documento opinabile» ed è «magistero»: lo ha detto il cardinale Gualtiero Bassetti nella prima conferenza stampa, a Roma, da nuovo presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), (ex vescovo di Perugia).
http://www.lamadredellachiesa.it/ecco-chi-e-il-nuovo-presidente-della-conferenza-episcopale-italiana/
RispondiEliminaIl generale dei Gesuiti, vendutosi evidentemente l'anima al nemico, afferma nell'intervista ripresa in sintesi da Tosatti che il Diavolo è un simbolo, non una forza reale, un'entità spirituale effettivamente esistente, dedita al Male, perché angelo decaduto (come ha sempre insegnato la Chiesa). Dice poi anche cose molto ambigue sull'omosessualità e sul ruolo delle donne nella Chiesa, da ampliarsi naturalmente.
Questo "generale" afferma tranquillamente e pubblicamente da tempo cose del tutto contrarie agli articoli di fede. Possibile che tra i vescovi e i cardinali, ma anche tra i semplici sacerdoti, non vi sia nessuno che abbia il coraggio di riprenderlo pubblicamente?
Se non ora, quando...?
PP