Un'altra pagina che ci aiuta ad approfondire il tema della Riparazione. In vista del 3 giugno, che si è rivelata una contingenza favorevole sotto l'aspetto dell'aiutarci ad approfondire certi aspetti dell'autentica cattolicità.
Partecipazione alla morte di Cristo
La partecipazione attiva alla Messa è, sì, rispondere al Sacerdote, alzarsi quando si legge il Vangelo, ma questa è una partecipazione attiva al rito, non ancora al mistero. Invece noi possiamo partecipare al mistero anche quando non siamo presenti alla Messa. La partecipazione al mistero si realizza in una morte che ci associa alla Morte del Cristo, in una morte che fa presente in noi la sua Morte come atto di amore, di offerta, di redenzione.
Nel rito orientale della Messa, viene posto sopra l’altare un pane benedetto – non consacrato – di cui si fanno nove parti; e queste parti rappresentano tutto il popolo fedele: i defunti, i santi del Cielo, tutti i cristiani, anche i peccatori. Il pane è un simbolo reale: ogni cristiano è una vittima posta sull’altare, e vi dimora come Gesù, per essere offerto, immolato a Dio per il bene di tutti. È questa la nostra Messa. Tutta la nostra vita è partecipazione al Sacrificio di Cristo. ... continua a leggere
Si può vivere in casa nostra la vita nascosta di Gesù, o quella pubblica nell’apostolato cristiano, o la sua missione di taumaturgo nell’esercizio delle professioni, ma tutti dobbiamo vivere la nostra vita come ostie. Lo dice S. Paolo nella Lettera ai Romani: « Vi esorto, in nome della misericordia di Dio, affinché vogliate offrire a guisa di culto spirituale, e quindi gradito a Dio, i vostri corpi, come vittima vivente e santa ». Lo ripete nella Lettera agli Efesini: « Siate imitatori di Dio come figli carissimi; come Gesù morì vittima di soave odore, così offrite voi stessi a Dio ». È questa la vita cristiana. Non si può eliminare questa concezione della vita cristiana che è essenziale al nostro essere in Cristo: siamo vittime.
Il Battesimo ci ha consacrati a Dio. Essere consacrati vuoi dire essere riservati, messi da parte. I contadini mettono da parte le bestie riservate al macello: così la consacrazione ci risèrva: siamo separati dall’umanità, ma lo siamo per l’umanità; siamo messi da parte per essere immolati per il bene degli uomini. Chi compirà il nostro sacrificio? Colui che operò il sacrificio di Gesù. Per lo Spirito Santo egli si offrì al Padre: lo immolò soltanto il suo amore. Anche in noi la sofferenza e la morte saranno partecipazione alla Morte di Cristo, se saranno la prova che in noi vive l’amore.
La vita presente è per tutti un morire: che sia per noi un morire per amore! Offriamoci per il bene dei fratelli; offriamo la nostra sofferenza, le nostre lacrime, la nostra povertà, ciò che ci umilia, tutta la nostra vita …
O Signore, come siamo contenti di poter soffrire per dimostrare il nostro amore per Te! Ti offriamo il nostro corpo, la nostra anima, il nostro sangue, tutto, e vogliamo che il nostro dono sia salvezza per tutti.
Certo, sappiamo che il nostro dono non vale; ma è grande se lo uniamo all’offerta del Cristo. Noi siamo sull’altare proprio per questo: perché la nostra offerta non sia separata da quella del tuo Figlio! Quale immagine del Cristo più bella, più vera, del cristiano? Si può pensare che una statua, un dipinto sia un’immagine più vera di quello che è l’uomo che ha ricevuto la mattina la S. Comunione? La Comunione non ci trasforma nel Cristo? Non fa presente Gesù nella nostra vita, non fa vivere Cristo in noi? Pensiamo che la fede cristiana, l’unione intima con Gesù Salvatore, ci debba dispensare dalla sofferenza. A che serve esser cristiani, a cosa serve il pregare (dicono tanti) se dobbiamo soffrire come gli altri, se siamo sottoposti come gli altri alla morte? Non é come gli altri, ma come Gesù.
La nostra fede ci serve a soffrire di più, non certo a preservarci dal dolore, perché deve far presente in noi la Passione stessa del Cristo: non la sofferenza che è dovuta per i nostri peccati, ma la sofferenza che è dovuta a tutta quanta l’umanità, perché è questa sofferenza che Gesù ha preso sopra di sé. Nella misura in cui tu vivi nel Cristo, non vivi più soltanto il tuo dolore, ma vivi il dolore del mondo; tu non assumi soltanto il peso dei tuoi peccati, tu assumi il peso del peccato del mondo, per esserne a tua volta schiacciato.
L’uomo dovrebbe superare il dolore dopo aver vinto in sé il peccato: proprio allora, invece, incomincia per lui il vero martirio.
Nella mistica di S. Giovanni della Croce sembrerebbe che l’uomo, giunto all’unione trasformante, non dovesse più soffrire, ma S. Giovanni della Croce nelle sue opere non ci dà nemmeno la prova di quello che fu la sua esperienza interiore. Neppure S. Giovanni della Croce, una volta giunto all’unione trasformante, conobbe la gioia. Egli giunse all’unione trasformante nel carcere di Toledo; ma dopo il carcere di Toledo, Dio preparò per lui un abisso ancor più grande di sofferenza: l’abbandono da parte dei suoi fratelli, il tentativo di cacciarlo dall’Ordine, la morte. La sofferenza di S. Giovanni della Croce non terminò con l’unione trasformante: è con l’unione trasformante piuttosto che egli divenne capace di partecipare in un modo più intimo e vero alla Passione stessa di Gesù, che è Passione redentrice. La passione di S. Giovanni della Croce, gli meritò di essere il padre dell’Ordine: tutto l’Ordine vivrà nella sua passione. Come dalla Passione del Cristo è nata la Chiesa, così dalla passione dei santi si rinnova la Chiesa e nasce e vive ogni famiglia religiosa.
Così S. Teresa di Gesù Bambino. Sembra che ella sia giunta all’unione trasformante nel tempo in cui si offrì all’Amore misericordioso; se leggiamo la sua vita vedremo che è proprio da allora che la investe il massimo della sofferenza e delle tribolazioni interiori. Invece di liberarsi dalla sofferenza, proprio allora ella ottiene di divenire la più grande santa dei tempi moderni, assumendo tutto il peso del peccato umano per esserne come schiacciata, spezzata. L’Umanità di Gesù non sopportò il peso del dolore umano ed egli è morto sulla Croce: come potrebbe l’uomo, nella misura in cui fa suo il dolore del Cristo, reggere a tale peso?
La perfezione cristiana termina nella morte, non tuttavia in un’estasi di amore, come aveva scritto S. Giovanni della Croce; ma nell’agonia pura e semplice, nella desolazione dello spirito, nel sentimento dell’abbandono del Padre, perché così è morto Gesù e così deve morire chi a lui più si avvicina.
Questa la vera vita eucaristica. La Comunione non ti promette la dolcezza dell’estasi: Gesù si comunica all’uomo per imprimere in lui il suo Volto divino, affinché egli divenga la vera « icona » del Cristo, la vera immagine di Gesù. Presente realmente, ma misteriosamente nascosto nell’Eucarestia, Egli vuole rivelarsi in noi, vuoi farsi presente e visibile agli uomini nella nostra medesima vita, nel nostro medesimo corpo.
Noi non riceveremo le stigmate. Ma partecipando al suo mistero, dovremo esprimere chiaramente la nostra assimilazione a Cristo così che anche il corpo divenga veramente una immagine di Gesù. La vera immagine di Gesù è il santo: non scolpita o dipinta dalla mano dell’uomo, ma dallo Spirito Santo.
La mistica cristiana non è una mistica dell’Uno, un puro affondare dell’anima nella luce di Dio, un puro perdersi dell’uomo nella luce infinita: è un’assimilazione a Cristo. La nostra unione, la nostra unità con Dio, esige prima di tutto la nostra unità con tutta quanta l’umanità sofferente e peccatrice, nella nostra trasformazione in Cristo.
Gesù fa presente in te la sua Passione in un modo visibile e tu partecipi al mistero della sua riparazione. Quello che è nascosto nell’Eucarestia, nel santo diviene palese; quello che nell’Eucarestia è nascosto deve vivere in te.
Gesù si comunica a te, per vivere pienamente in te, per passare di nuovo dal mistero (non dalla realtà, perché la realtà è già tutta nel mistero) alla visibilità; per introdursi dal mistero nella vita del tempo. Attraverso la partecipazione al Mistero eucaristico, l’atto della Morte del Cristo entra nel tempo e nello spazio, diviene la vita di ogni uomo, la vita anche del mondo. (Da La mistica della riparazione di Don Divo Barsotti)
Segnalo di Don Divo Barsotti l'opera "Mistici russi".
RispondiEliminaPresentazione:
È una antologia di quattro mistici russi, in un periodo che va dal XVIII al XX sec. Sono riportati scritti di S. Serafino di Sarov, Macario di Optina, Giovanni di Kronstadt e Silvano del Monte Athos, tutti di grande bellezza e interesse. Il traduttore e curatore dell'opera è il celeberrimo Divo Barsotti, che scrive: "La bellezza di questi testi è veramente impressionante. La parola è ritornata pura come cristallo; non nasconde, non altera nulla, rivela un'anima che è diventata tutta luce, tutta semplicità, tutta purezza, tutto amore."
La Santa Messa è l'attualizzazione sacramentale del sacrificio di Cristo in croce.
RispondiEliminaChi c'era sotto la croce a veder morire il figlio? Maria.
Maria sta lì, senza parole, facendo anche proprio quel sacrificio.
Lei è la donna in cui prende vita, prende forma, la misericordia divina riversata per il perdono dei peccati: lei, senza peccato, raccoglie la misericordia meritataci dal sacrificio del Figlio innocente, per la salvezza delle anime dei peccatori.
La donna immacolata, madre di Dio in Gesù, Verbo incarnato, diventa madre della misericordia.
Accetta di farsi vittima con Cristo vittima, facendo la volontà del Padre.
E'la piena di grazia, dunque è colei in cui lo Spirito convince il mondo sulla verità di Gesù.
Il giorno della Pentecoste la Madonna riceve lo Spirito santo: ce l'ha già, ma lo accoglie.
Anche Gesù, che è Dio, accolse lo Spirito il giorno del battesimo al Giordano.
Lo Spirito santo non è mai "troppo" e non "prende il posto" di Dio dove c'è Dio.
Lo Spirito santo non "sostituisce" Gesù, nè sconfessa Maria immacolata qual piena di grazia.
Lo Spirito santo dice che Gesù è la verità.
Maria dice di Gesù: fate tutto quello che vi dirà".
Gesù dice di fare ciò che il Padre gli ha detto di fare.
Non è che adesso arriviamo noi a cambiare le carte in tavola, perchè lo Spirito santo ci avrebbe autorizzati a qualche aggiustamento in corso d'opera...
E magari il blasfemo che dice che Gesù si sarebbe fatto da parte (due mila anni fa, dopo appena tre anni di vita pubblica) per darci lo Spirito, non capisce che invece Gesù, asceso al Cielo, si è fatto da parte come corpo (dunque visibile da noi, da "esterno") per restare ancora realmente carne e sangue, nella Messa, ma stavolta per abitarci internamente, cioè dove diventiamo, SE lo diventiamo, tempio dello Spirito santo: visibile a quegli occhi!
E poi il blasfemo può sostenere che non è certo quel che Gesù avrebbe detto, per cui oggi a contare è ciò che dice la Chiesa, a maggioranza, dopo lunghe e sinodali assise.
Lo stesso blasfemo può sostenere che il maligno è un solo simbolo per i guasti della libertà dell'uomo.
Chi ci accusa è proprio lui, il cornuto. Chi dice menzogne è proprio lui. Chi uccide è sempre lui.
Ma la Madonna, che è piena di grazia, che accoglie la misericordia e ce ne fa dono, che accoglie lo Spirito e ce lo trasmette, da madre, a Pentecoste, lo fa scappare.
La bestia la odia, quella donna, ma è Lei, la madre di misericordia, a mediare ogni grazia, la più grande delle quali è il perdono dei peccati, che ci libera dal potere del maligno.
http://muniatintrantes.blogspot.it/2017/06/processione-pietra-di-scandalo.html
RispondiElimina"... Offriamoci per il bene dei fratelli; offriamo la nostra sofferenza, le nostre lacrime, la nostra povertà, ciò che ci umilia, tutta la nostra vita..." …
RispondiEliminaQuesti fratelli, questi fratelli...
La verita' contro la menzogna , la vita e la morte a duello...
RispondiEliminahttps://business.facebook.com/radiospadasocial/
Con il Santo Battesimo l’anima dell’uomo è strappata al dominio di satana e riconquistata a Cristo. Tuttavia, il diavolo non si dà per vinto e cerca in tutti i modi di riacquistare quell’anima, lungo il corso della sua vita terrena, servendosi di tante esche insidiose che toccano la psiche umana per inclinarla al peccato.
di Padre Angelomaria Lozzer, FI
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