Ancora sui negoziati Sino/Vaticani
Un sacerdote della Cina continentale ha condiviso le sue personali opinioni con dei laici, a proposito delle polemiche provocate dai negoziati tra Cina e Vaticano. Alcuni di essi mi hanno espresso il loro disagio e la loro perplessità. Visto che sono più vecchio di molti fedeli, sento il dovere di esprimere le mie posizioni; anche perché credo di avere il diritto di potermi difendere, viste le tante accuse di cui sono fatto segno.
Don Geng Zhanhe non vale più di me, per il titolo di cui si fregia di sacerdote "del Continente". È vero che ho lasciato il Continente prima della “liberazione” [comunista del 1949], ma le mie esperienze con le Chiese e le autorità governative del Continente accumulate tra 1989 e 1996 sono non meno ricche delle sue. Anche lui possiede delle conoscenze del mondo occidentale grazie a molti anni di studio, perciò possiamo discutere alla pari.
1. Don Geng afferma che è impossibile per gli ufficiali di curia non esser d'accordo con il papa, per il semplice fatto che sono stati scelti dal papa.
Prima di tutto, vorrei rispondere citando le esperienze che ho personalmente sofferto con la curia romana in questi anni.
Dopo il conclave [del 2005] papa Benedetto nominò prefetto di Propaganda Fide il cardinal Ivan Dias, il quale in passato aveva prestato servizio diplomatico per molti anni presso la segreteria di Stato, aveva coperto varie volte la carica di nunzio apostolico e aveva maturato esperienze pastorali nell’arcidiocesi di Bombay, insomma con un curriculum meraviglioso. Il fatto poi che era asiatico aveva rafforzato l’internazionalità della curia romana.
Purtroppo era anche allievo del cardinale Agostino Casaroli, ossessionato dalla Ostpolitik, una sorta di politica del compromesso. Anche l’allora sottosegretario della segreteria di Stato mons. Pietro Parolin era cresciuto alla scuola diplomatica di Casaroli. E sia l'uno che l'altro, Dias e Parolin, erano rimasti in perfetta sintonia nell’applicare l’Ostpolitik verso la Cina, facendo doppio gioco nei confronti delle indicazioni del papa Benedetto. Io, gran peccatore, una volta mi sono infuriato davanti a papa Benedetto, dicendogli: “Tu mi hai chiesto di aiutare la Chiesa del continente cinese, ma ho solo facoltà di parola, senza nessun potere concreto! Nessuno mi ascolta, perché non mi puoi dare una mano?” Egli mi rispose: “Non vorrei creare problemi”. Alla fine papa Benedetto ordinò di porre termine ai negoziati in corso. Il cardinale Ivan Dias si ritirò a 75 anni compiuti e Parolin fu trasferito altrove.
Con l'insediamento di papa Francesco, Parolin è ritornato a Roma, nominato segretario di Stato. Parolin si comporta in modo molto gentile, è dotato di un’arte diplomatica straordinaria. Tutti sono rimasti contenti di questa personalità. Ma egli continua ad essere ossessionato dall’Ostpolitik. Papa Francesco è ottimista e pieno di senso d’amore, desideroso di recarsi in Cina. Parolin gli offre la sua collaborazione ben volentieri, riferendogli le informazioni desiderate e risparmiandogli quelle preoccupanti, intanto però ha escluso il sottoscritto e l’arcivescovo Savio Hon – che siamo sia realistici che prudenti – dalla possibilità di dare qualsiasi contributo in proposito. Papa Francesco non ha mai avuto delle conoscenze dirette del partito comunista cinese e per giunta è male informato dalle persone che ha attorno. Queste persone vogliono far compromessi senza limiti, sono già disposti ad arrendersi completamente. Sulla base di quanto detto da papa Francesco al sottoscritto e all’arcivescovo Hon, egli non conosceva i dettagli del loro progetto. Qualora egli firmasse l'accordo da loro voluto, noi potremo soltanto accettarlo, senza protestare. Ma prima della eventuale firma, è nostro dovere far conoscere la verità delle cose, perché essi possano cambiare direzione ed evitare gravi pericoli per la Chiesa.
Tutti sappiano che le indicazioni della curia romana non sono necessariamente approvate dal papa. I fratelli e le sorelle del continente cinese non si lamentino con il papa a causa di certe incomprensioni.
2. Don Geng afferma che non possiamo criticare l'accordo, perché noi non ne conosciamo i contenuti.
Certo non si possono rendere pubblici tutti i contenuti del negoziato. Ma come uno dei due cardinali cinesi, non avrei il diritto di conoscerne i contenuti? Di fatto, per interdirci il diritto di parola, la commissione della Santa Sede per la Chiesa in Cina non è stata più convocata e l’arcivescovo Hon è stato mandato in esilio.
Anche se non conosciamo i contenuti del negoziato, ora dovremmo solo stare ad aspettare mani in mano e potremmo fare delle critiche solo a fatto compiuto?
Molti contenuti del negoziato sono stati rivelati, e quindi possiamo senz’altro commentarli esprimendo le nostre opinioni.
Secondo don Geng, soltanto i teologi e i canonisti hanno facoltà di critica, dimenticando che ci sarebbero anche gli storici. Ma non sono i successori degli apostoli a guidare la Chiesa? Senza dubbio, i singoli vescovi e cardinali possono commettere errori, anche Parolin potrebbe sbagliare. In vicende del genere anche il papa potrebbe finire in errore. Nella storia, un papa ebbe bisogno di ascoltare una santa donna.
L’elezione "democratica" [di ogni nuovo vescovo] e poi la sua nomina da parte della illegittima conferenza episcopale cinese significano che sarà il governo a scegliere il vescovo. Quindi l'ultima parola riservata al papa non potrà salvare la sua funzione; la formalità di mantenere l’autorità pontificia nasconderà il fatto che si sarà consegnata la reale autorità di nominare i vescovi nelle mani di un governo ateo.
Se papa Francesco in un domani accettasse un accordo del genere, non potrei criticarlo anche se non ne capirò la decisione. Ma adesso, prima dell’eventuale firma, ho il dovere di parlare a voce alta secondo la mia coscienza, ho il dovere di ribadire che si tratta di un accordo cattivo.
3. Don Geng afferma che l'accordo va fatto senza indugio (un concordato cattivo sarebbe meglio di niente?)
Per quale motivo? Perché la Cina diventa sempre più forte e vi saranno sempre più conflitti con il mondo occidentale, e quindi vi saranno misure di controllo sempre più rigide all’interno della Cina. Siccome non possiamo rovesciare il potere politico, possiamo solo scendere a compromessi con esso.
Sarebbe opportuno lasciare analizzare a dei commentatori politici se la Cina sia forte o debole. È vero che rovesciare un potere politico non è né il nostro compito né il nostro programma, a parte la nostra capacità umana. Ma è un fatto sotto gli occhi di tutti che le misure di controllo all’interno della Cina sono diventate sempre più rigide.
I campi estivi di molte parrocchie sono già stati proibiti. La diocesi di Shanghai fu premiata dal governo dopo le manifestazioni popolari di Piazza Tienanmen avvenute nel 1989, perché il seminario di Sheshan (Shanghai) aveva proibito ai seminaristi di scendere in piazza, e di conseguenza i figli dei fedeli poterono essere battezzati e fare la prima comunione (gli ufficiali governativi sono legge a se stessi, perché possono autorizzare ciò che la legge proibisce e proibire ciò che la legge autorizza). Di recente si trovano cartelli sulle porte delle chiese con la scritta “Vietato ai minori”.
Far compromessi potrebbe alleviare i controlli governativi?
Come il segretario di Stato vaticano, anche don Geng ha espresso la sua comprensione alle comunità clandestine dicendo che “le comunità clandestine finora esistono, ma lo spazio che ancora hanno non ci sarà più, devono farsi legittimare quanto prima, chiedendo il riconoscimento di Pechino”.
Anche don Geng è consapevole che le comunità clandestine hanno ora uno spazio che non ci sarà più nel prossimo futuro. Forse alcuni fedeli di Hong Kong non sanno che in certe zone all’interno della Cina le comunità clandestine possiedono delle chiese e perfino delle grandi cattedrali, e le autorità governative non le hanno demolite. In alcune città, numerosi fedeli partecipano alle messe celebrate nelle case da sacerdoti clandestini, anche se i vicini lo sanno ma non l’hanno voluto denunciare, e nessuno risulta arrestato. Ma ora le situazioni stanno cambiando. Alcuni sacerdoti clandestini hanno avvertito i fedeli di non andare più alle loro messe, perché dal 1 febbraio le autorità governative hanno minacciato di applicare dei regolamenti restrittivi nei confronti delle religioni, col rischio che i fedeli siano arrestati.
Perché le autorità governative hanno tollerato attività religiose clandestine per così lungo tempo, ma ora vogliono applicare strettamente la legge? Perché la stessa Santa Sede sta aiutando le autorità di governo a far così. Come dire che chi non segue l’ordine del governo di obbedire alle Chiese ufficiali non segue neppure il papa.
Mi domando: con i compromessi che cosa si potrebbe ottenere? In che cosa consisterebbe la legittimazione delle Chiese clandestine? Che significa il riconoscimento di Pechino? Sarebbe la liberazione delle attività religiose? Tutte queste ipotesi sarebbero prodotti di pura fantasia? Riconoscere il titolo dei vescovi clandestini e chiedere loro di entrare nella così detta conferenza episcopale non equivale a metterli in una gabbia solo un po' più grande? È questa la libertà che si vuole? Un accordo cattivo potrebbe esser meglio di niente?
Don Geng ha dichiarato che se non si raggiungesse un accordo, il governo nominerebbe sempre più vescovi illegittimi con le procedure autonome, e quindi la Chiesa in Cina diverrebbe scismatica.
Ma la Chiesa cinese controllata dal governo in modo indipendente dalla Santa Sede non è già scismatica? Lo sarà solo con un numero accresciuto di vescovi illegittimi? Non lo sarebbe ancor di più se il papa volesse benedire i vescovi scelti dal governo e la Chiesa controllata dal governo?
4. La teoria di don Geng del "sacrificio" mi risulta semplicemente terrificante (non direi ridicola, perché non potrei mai riderci sopra).
Egli ha affermato che “certo non è giusto sacrificare due vescovi in comunione con il papa e chiedere loro di lasciare il posto a vescovi illegittimi e scomunicati”, aggiungendo con franchezza che “in futuro ai vescovi clandestini sarà chiesto di sacrificarsi”, ma “non fu giusto neppure che il Padre chiese al Figlio di morire crocifisso. Il principio supremo della Chiesa non è la giustizia, ma l’amore. A motivo dell’amore, si potrebbe sacrificare la giustizia”.
Ahi! Ma che teologia è? Se i nostri seminaristi salesiani ricevessero una formazione analoga dai loro docenti, io che proprio non voglio vedere un loro "sacrificio" di questo tipo, dovrei pregare il mio superiore provinciale di far andar via tutti i nostri ragazzi da quel seminario.
Don Geng non ha mai letto l’enciclica di papa Benedetto? La giustizia è il minimo che la carità richiede. La carità deve esser praticata nella verità, che è fondamento della carità. Senza la verità, la carità sarebbe un sacchetto vuoto, il quale si potrebbe riempire di tutto: di aborto, eutanasia, abiura religiosa. È vero che il Padre sacrificò il Figlio, ma fu l’uomo a crocifiggerlo. Gesù disse a Pilato: “Chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande”. Tutti quanti lo fecero morire peccarono. Certo Cristo poté perdonare loro, ma essi non diventarono apostoli.
Secondo il Vecchio Testamento, chi uccise i setti figli di quella povera donna? Fu la mamma stessa o furono altri?
Adesso non è il governo ateo a costringere i due vescovi a ritirarsi, ma è la Santa Sede a farlo.
È stato pubblicato su siti web cinesi che “il nostro nemico non ci ha fatto morire nonostante il lungo tempo di sofferenza, ma ora il nostro papa ci chiede di morire. Ebbene, siamo pronti a morire”.
Don Geng non sa distinguere tra la svendita abietta e la sopraffazione sofferente, il suicidio volontario e la ferita subita, la resa sfacciata e il fallimento infelice. Che tristezza!
Cardinale Giuseppe ZenPredecessore del predecessore del vescovo di Hong Kong
OT. Il sig. Schönborn ha fatto quello che avrebbe fatto un "gay militante", criticando il suo confratello Mons. Laun, che aveva paragonato le relazioni omosex ai campi di concentramento.
RispondiEliminaParola del rinomato psicologo olandese Gerard van den Aardweg.
Ricordo che Schönborn è stato ed è considerato tuttora il principale interprete dell'insegnamento di Ratzinger
https://www.lifesitenews.com/opinion/cardinal-schoenborns-support-for-the-gay-agenda-is-what-made-him-attack-thi
L'Austria, la Germania, la Cina... realtà ecclesiali in grande sofferenza come il resto dell'orbe cattolico.
RispondiEliminaUna crisi che si rispecchia nella politica.
If the Bishops of the Catholic Church do not publicly reprimand and censure Pope Francis for his daily scandals, they will lose all the moral authority in the eyes of the Faithful! — Its been way to long already!
RispondiEliminaSegnalo
RispondiEliminahttp://www.ilgiornale.it/news/politica/venezuela-anche-fede-fame-chiese-senza-pi-ostie-n-vino-1499331.html
Se fosse vero, ci sarebbe da chiedersi come fa il clero ad essere così profondamente da celebrare delle "messe" TOTALMENTE INVALIDE
Dear Mic,
RispondiEliminaThis agreement it's not only a suicide. It's much more! It's a betrayal!
Estimada Mic,
RispondiEliminaNo puedo olvidar las dos herejías que Bergoglio dijo contra mi Mamá y Madre de Dios, 20 de diciembre de 2013 y 29 de mayo de 2015, herejías de las que ni se ha arrepentido ni se arrepentirá: yo no olvido a los traidores como el.
No puedo comprender come vosotros tan facil olvidate todas las herejias que el dijo. No se puede. No se puede.
https://proeliumlucis.wordpress.com/2017/11/29/il-papato-terminera-a-700-anni-dalla-mia-morte-le-4-profezie-di-jacques-de-molay-lultimo-templare/
RispondiEliminaSul Venezuela, la notizia pare vera, ma con qualche esagerazione del Giornale. Questo è l'articolo brasiliano a cui si riferisce:
RispondiEliminahttp://internacional.estadao.com.br/noticias/geral,igrejas-da-venezuela-nao-tem-hostia-para-comunhao,70002205423
Il portoghese del testo mi pare abbastanza comprensibile: vengono confermate le gravi difficoltà, però non si menziona né il pane secco né l'acqua al posto del vino; invece si dice che stanno ricorrendo agli aiuti di diocesi vicine e un po' meno sfortunate, alcune di paesi confinanti che non hanno il problema; il che fa capire che - comunque tra mille difficoltà - le materie prime per il momento si trovano. Almeno così capisco io.
Caro anonimo delle 13:20. Grazie per averci ricordato il Gran Maestro templare morto martire. La sua quarta profezia, come le altre tre, si è realizzata nel 2013. Grazie alle dimissioni/non dimissioni del Papa Emerito. Il Papato è finito. Oggi abbiamo due vescovi vestiti di bianco, ed uno di questi sta facendo molti guai....
RispondiEliminaper ostacolare questo accordo basterebbe sussurrare falsamente all'orecchio bergogliano che la chiesa governativa cinese celebra la Messa di Sempre... quella è l'unica cosa che con certezza escluderebbe qualunque compromesso. se vuoi screditare qualcuno agli occhi dei novatori è sufficiente vociferare che quel tale conosca il latino...
RispondiElimina(tengo a precisare di aver accostato 2 argomenti con un briciolo di ironia, che spero mi perdonerete...purtroppo mi è rimasta solo l'ironia).
Un eventuale accordo servirebbe tra le altre cose...a smantellare quella fede ante-concilio rimasta colì...
EliminaBergoglio ha come modello non Nostro Signore, ma i suoi confratelli gesuiti. Se Cristo considerava gli scribi ed i farisei degli ipocriti da evitare, non così il più illustre dei missionari gesiti cioè Matteo Ricci che fece tutto il possibile per riuscire ad entrare nelle grazie dell'Imperatore cinese.
RispondiEliminaSeguendo questo modello è inevitabile per Bergoglio e Parolin cercare un accordo con il governo cinese, non pensando a quanto pensino gli esponenti di questo governo, ovvero ad una politica di potenza. Entrambi Bergoglio e Parolin navigano nel mare gesuita : bergoglio è gesuite fin dal suo ingresso nell'ordine, mentre Parolin è arrivato a Roma, qualche anno dopo la sua ordinazione, inviato dal Vescovo della sua Diocesi per studiare. Ha così frequentato sia la Gregoriana che la scuola dei Nunzi ecclesiastici. Mentre il curriculum studi di Ratzinger non credo sia stato influenzato dai gesuiti.
Ratzinger si è lasciato convincere dal nostro amico cardinale Zen, e ha spedito Parolin lontano . Non appena è stato eletto Bergoglio Parolin ha fatto il suo ritorno trionfante alla Segreteria di Stato, come capo. All'epoca sembrava quasi che Bergoglio con la sua nomina avesse messo fine ad una ingiustizia.
@ Matteo.
RispondiEliminaFino a pochi anni fa era così. Il pimo CD di liturgia tridentina che ho comprato era in vendita in un centro New Age. Si trattava della registrazione semi-clandestina che un viaggiatore aveva realizzato nella Cattedrale di Pechino. Non solo. Degli amici di un prete deceduto qualche anno fa, che vivevano a Londra, pur di NON andare al N.O., andavano a Messa in una cappella gestita da preti della Chiesa Patriottica Cinese. C'è stata una fase di "passaggio", in cui i preti "patriottici" hanno cominciato ad affiancare al latino, anche celebrazioni (sempre tridentine) in cinese ieratico, secondo la traduzione parziale della Messa, fatta nel '500 da Matteo Ricci. Traduzione mai esplicitamente né condannata, né approvata da Roma. Oggi qualche prete più "tradizionalista" si regola ancora più o meno così, ma, ufficialmente (benedetta in ciò dal Vaticano, OVVIAMENTE) la Chiesa Patriottica ha adottato il N.O. in cinese. Penso in Cinese mandarino, visto che le differenze tra le varie forme di ciò che noi chiamiano Cinese parlato, sono più grandi di quelle che ci sono tra il Sardo ed il Lappone.
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/?topic=03/04/09/3080386
RispondiEliminaForse sul carattere del bambino e del giovanetto molta influenza ha avuto la nonna sindacalista di cui mi e' sembrato che parli spesso ? Racconta allo stesso modo del padre e/o della madre o prevalentemente della nonna ?
Preghiamo per lui .
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2018/03/03/il-vaticano-sinchina-e-la-cina-ringrazia-cosi/
RispondiEliminaXINJIANG. CROCI, CUPOLE, STATUE DISTRUTTE: LA NUOVA RIVOLUZIONE CULTURALE "SINICIZZATA"
di Bernardo Cervellera