Nella nostra traduzione da LifeSiteNews 23 febbraio, apprendiamo che Il giudice Hayden, che ha accolto la richiesta dell’ospedale di staccare il respiratore al piccolo Alfie, per lasciarlo morire poiché affetto da rarissima malattia, nella sua sentenza, ha citato la lettera scritta dal papa a mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita il 7 novembre scorso, a margine di un convegno internazionale, il Meeting Regionale Europeo della “World Medical Association”, tenutosi in Vaticano proprio sul fine vita il 16 e 17 novembre 2017. E ora, il bimbo forse sarà lasciato morire (come già accaduto al piccolo Charlie) ma con una motivazione che è il risultato diretto di parole del papa, il quale non dovrebbe permettere che si usino le sue parole con tanta malizia.
Un giudice in Gran Bretagna ha giustificato la sua decisione di staccare il ventilatore ad un bambino, contro la volontà dei suoi genitori cattolici, citando un recente discorso controverso tenuto da Papa Francesco.
I genitori di Alfie Evans, un bambino di 21 mesi con una misteriosa malattia, il 20 febbraio scorso hanno ricevuto un colpo devastante dall'alta corte quando il giudice Anthony Hayden ha stabilito che il ventilatore del bambino deve essere spento.
Kate James, 20 anni, e Tom Evans, 21 anni, dal giugno 2017 stanno lottando nei confronti dell'ospedale pediatrico Alder Hey a Liverpool.
Dopo essere stato ricoverato in ospedale nel dicembre 2016, le condizioni del piccolo Alfie hanno iniziato a peggiorare e l'ospedale ha iniziato a fare pressione sui genitori per rimuovere il loro bambino dal supporto vitale.
Il giudice ha riconosciuto la fede cattolica dei genitori di Alfie, e a tal proposito ha detto che “è importante che queste credenze siano considerate nell’ampia gamma di fattori rilevanti” in relazione agli “interessi superiori” di Alfie. Il giudice Hayden ha poi citato la lettera aperta di papa Francesco del novembre 2017 alla Pontificia accademia per la vita come giustificazione per la rimozione forzata del sostegno vitale di Alfie. Egli ha detto:
“La posizione della Chiesa cattolica romana è talvolta rappresentata in modo impreciso nei casi relativi a queste difficili questioni etiche. Il documento di Mylonas è una lettera aperta, di Sua Santità Papa Francesco, al Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, datata novembre 2017. Nel suo messaggio, Papa Francesco ha chiesto "supplementi di saggezza " nel trovare un equilibrio tra gli sforzi medici per prolungare la vita e la decisione responsabile di mantenere il trattamento quando la morte diventa inevitabile. La sua lettera identifica che non adottare o sospendere misure sproporzionate può evitare un trattamento troppo zelante. Non vorrei presumere di aggiungere alcuna glossa ai seguenti estratti ...”.
La parte rilevante della lettera di Papa Francesco, usata dal giudice Hayden per giustificare la sua conclusione, parla della giustificazione morale alla sospensione del trattamento per la dignità del paziente. La lettera di Papa Francesco dice:
[inizio citazione] “Occorre quindi un supplemento di saggezza, perché oggi è più insidiosa la tentazione di insistere con trattamenti che producono potenti effetti sul corpo, ma talora non giovano al bene integrale della persona.
Il Papa Pio XII, in un memorabile discorso rivolto 60 anni fa ad anestesisti e rianimatori, affermò che non c’è obbligo di impiegare sempre tutti i mezzi terapeutici potenzialmente disponibili e che, in casi ben determinati, è lecito astenersene (cfr Acta Apostolicae Sedis XLIX [1957],1027-1033). È dunque moralmente lecito rinunciare all’applicazione di mezzi terapeutici, o sospenderli, quando il loro impiego non corrisponde a quel criterio etico e umanistico che verrà in seguito definito “proporzionalità delle cure” (cfr Congregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione sull’eutanasia, 5 maggio 1980, IV: Acta Apostolicae Sedis LXXII [1980], 542-552). L’aspetto peculiare di tale criterio è che prende in considerazione «il risultato che ci si può aspettare, tenuto conto delle condizioni dell’ammalato e delle sue forze fisiche e morali» (ibid.). Consente quindi di giungere a una decisione che si qualifica moralmente come rinuncia all’“accanimento terapeutico”.
È una scelta che assume responsabilmente il limite della condizione umana mortale, nel momento in cui prende atto di non poterlo più contrastare. «Non si vuole così procurare la morte: si accetta di non poterla impedire», come specifica il Catechismo della Chiesa Cattolica (n. 2278). Questa differenza di prospettiva restituisce umanità all’accompagnamento del morire, senza aprire giustificazioni alla soppressione del vivere. Vediamo bene, infatti, che non attivare mezzi sproporzionati o sospenderne l’uso, equivale a evitare l’accanimento terapeutico, cioè compiere un’azione che ha un significato etico completamente diverso dall’eutanasia, che rimane sempre illecita, in quanto si propone di interrompere la vita, procurando la morte.
Certo, quando ci immergiamo nella concretezza delle congiunture drammatiche e nella pratica clinica, i fattori che entrano in gioco sono spesso difficili da valutare. Per stabilire se un intervento medico clinicamente appropriato sia effettivamente proporzionato non è sufficiente applicare in modo meccanico una regola generale. Occorre un attento discernimento, che consideri l’oggetto morale, le circostanze e le intenzioni dei soggetti coinvolti. La dimensione personale e relazionale della vita – e del morire stesso, che è pur sempre un momento estremo del vivere – deve avere, nella cura e nell’accompagnamento del malato, uno spazio adeguato alla dignità dell’essere umano”. [fine citazione -ndT]
Il giudice, per le sue decisioni, ha riflettuto sulle parti sopra evidenziate della lettera del papa come fondamento per la sua conclusione:
“Il supporto continuo della ventilazione, in circostanze che sono convinto sia inutile, ora compromette la dignità futura di Alfie e non rispetta la sua autonomia. Sono convinto del fatto che il supporto ventilatorio continuo non sia più nell’interesse di Alfie”.
Non è la prima volta che la lettera di Papa Francesco viene utilizzata per giustificare decisioni di autorità governativa di sospendere i trattamenti salva-vita. Proprio lo scorso dicembre, i sostenitori della lotta contro la legge sull'eutanasia in Italia hanno affermato che la lettera ha indebolito la decisione di alcuni politici cattolici di votare contro.
Citando le stesse parti della lettera di papa Francesco sopra evidenziate, il New York Times ha concluso che "Papa Francesco ha inaspettatamente rafforzato le prospettive del disegno di legge". L'articolo del Times ha aggiunto:
I sostenitori del disegno di legge hanno usato le parole del papa per respingere i critici cattolici, osservando che Francesco aveva semplicemente ribadito gli insegnamenti di vecchia data della Chiesa cattolica quando affermava che la sua dottrina sulla santità della vita non giustificava trattamenti medici troppo zelanti per prolungare artificialmente la vita.L'Evangelium Vitae (1995) di Giovanni Paolo II n. 65 ha definito:
Per eutanasia in senso vero e proprio si deve intendere un'azione o un'omissione che di natura sua e nelle intenzioni procura la morte, allo scopo di eliminare ogni dolore. «L'eutanasia si situa, dunque, al livello delle intenzioni e dei metodi usati».
Il Santo Padre ha poi spiegato che esiste una distinzione tra l'eutanasia, come l'aveva appena definita, e la decisione di rinunciare o interrompere ciò che ha definito "trattamento medico aggressivo". Ha detto:
Da essa va distinta la decisione di rinunciare al cosiddetto «accanimento terapeutico», ossia a certi interventi medici non più adeguati alla reale situazione del malato, perché ormai sproporzionati ai risultati che si potrebbero sperare o anche perché troppo gravosi per lui e per la sua famiglia. In queste situazioni, quando la morte si preannuncia imminente e inevitabile, si può in coscienza «rinunciare a trattamenti che procurerebbero soltanto un prolungamento precario e penoso della vita, senza tuttavia interrompere le cure normali dovute all'ammalato in simili casi».
Con questo in mente, Papa Giovanni Paolo II condanna fermamente l'eutanasia come un atto contrario alla legge naturale.
“Fatte queste distinzioni, in conformità con il Magistero dei miei Predecessori e in comunione con i Vescovi della Chiesa cattolica, confermo che l'eutanasia è una grave violazione della Legge di Dio, in quanto uccisione deliberata moralmente inaccettabile di una persona umana. Tale dottrina è fondata sulla legge naturale e sulla Parola di Dio scritta, è trasmessa dalla Tradizione della Chiesa ed insegnata dal Magistero ordinario e universale”. [grassetto aggiunto]
Anche se questo può sembrare simile a quello che Papa Francesco ha scritto nella sua lettera alla Pontificia Accademia per la Vita, e potrebbe sembrar giustificare le decisioni prese dal giudice nel caso del piccolo Alfie e dai legislatori in Italia, è di vitale importanza notare che anche il Papa Giovanni Paolo II distingue ulteriormente tra "cure mediche" e mezzi naturali per preservare la vita. In un Discorso ai medici, a Roma nel 2004:
“In particolare, vorrei sottolineare come la somministrazione di acqua e cibo, anche quando avvenisse per vie artificiali, rappresenti sempre un mezzo naturale di conservazione della vita, non un atto medico. Il suo uso pertanto sarà da considerarsi, in linea di principio, ordinario e proporzionato, e come tale moralmente obbligatorio, nella misura in cui e fino a quando esso dimostra di raggiungere la sua finalità propria, che nella fattispecie consiste nel procurare nutrimento al paziente e lenimento delle sofferenze”. (grassetto aggiunto)Anche se Papa Giovanni Paolo II non menzionava la ventilazione per aiutare i polmoni a mantenere il flusso di ossigeno, la somministrazione di un ventilatore non è più invasiva o ingombrante dei mezzi artificiali per fornire nutrimento e acqua.
Il dott. Paul Byrne, ex presidente dell'Associazione medica cattolica e co-inventore dei primi ventilatori neonatali, ha detto a LifeSiteNews:
"Un ventilatore muove l'aria nella trachea e nelle vie aeree maggiori. Supporta la respirazione solo in una persona vivente. L'ossigeno passa dai polmoni al sangue, quindi viene fatto circolare in tutte le cellule, i tessuti e gli organi, quindi il biossido di carbonio viene raccolto e riportato ai polmoni per essere espirato. La respirazione si verifica solo quando è presente la vita. Il ventilatore per respirare è analogo a un tubo di alimentazione. Questi tubi sono di supporto alla vita solo in una persona vivente. Togliere il ventilatore da Alfie significherebbe infliggergli la morte".
Nella dichiarazione di Giovanni Paolo II ai medici, è chiaro che l'argomento che egli fornisce per ciò che costituisce l'eutanasia per omissione si applicherebbe anche all'utilizzo di un ventilatore:
L'obbligo di fornire "cure ordinarie dovute ai malati in questi casi" (1) include, in effetti, l'uso di nutrizione e idratazione (2). La valutazione delle probabilità, fondata su scarse speranze di recupero quando lo stato vegetativo si prolunga oltre un anno, non può giustificare eticamente la cessazione o l'interruzione di cure minime per il paziente, inclusa la nutrizione e l'idratazione. La morte per fame o disidratazione è, infatti, l'unico risultato possibile a causa del loro ritiro. In questo senso finisce per diventare, se fatta consapevolmente e volontariamente, vera e propria eutanasia per omissione.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica è chiaro sui confini dell'autorità civile. Al n. 2235 afferma: “Nessuno può comandare o istituire ciò che è contrario alla dignità delle persone e alla legge naturale”. Come stabilito da Papa Giovanni Paolo II, l'eutanasia include l'omissione volontaria della fornitura dei bisogni fondamentali per il sostentamento della vita, egli condanna l'eutanasia come un crimine contro la legge naturale. Ma attraverso il mandato giudiziario, il giudice Hayden ha disposto che una necessità fondamentale per il sostentamento della vita umana fosse rimossa da un bambino innocente, contro i desideri espressi dei suoi genitori.
Il fatto è che la fornitura di un ventilatore non è complicata o eccessivamente onerosa, e i genitori avevano abbastanza sostegno finanziario per portare a casa il loro bambino in modo che potessero prendersi cura di lui autonomamente. Le richieste dei genitori di portare a casa il loro bambino sono state tutte negate.
Purtroppo, oltre a dare ai legislatori cattolici in Italia una copertura morale per il passaggio della legislazione pro-eutanasia, le dichiarazioni di Papa Francesco hanno ora aiutato un'autorità statale a prevalere sui diritti e sui desideri dei genitori di prendersi cura del loro figlio. E ora, un bambino sta per morire come risultato diretto.
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
Prepariamoci per quando avremo un altro papa e vedremo altri giudici pronti a citare il Bergoglio.
RispondiEliminaIntanto, dalla tifoseria papista - magari quella che si diede da fare per il piccolo Charlie - non si leva nemmeno un timido belato.
Intendo dire che il successore di Bergoglio dovrà instancabilmente, continuamente e pedissequamente rettificare tutte le vaccate gesuitiche proclamate in questi cinque anni. Non basterà voltare pagina e sperare che tutti (specialmente i nemici della Chiesa) magicamente dimentichino le bergoglionerie.
RispondiEliminaConcordo e penso spesso a questo. Il papa successivo, se davvero legato al Magistero, dovrà davvero temere dei lupi. Avrà un compito immane, paragonabile alla Passione di Nostro Signore. Si sono creati dei precedenti e si sono fondati dei capisaldi difficili da rimuovere.
Eliminahttps://www.radiospada.org/2018/02/la-morte-cerebrale-un-concetto-ormai-superato/
RispondiEliminaLa morte cerebrale: un concetto ormai superato
di jeannedarc il 23 febbraio 2018Nessun commento
"...L’occasione è un meeting internazionale che si è svolto a Milano il 2 febbraio scorso sui disordini della coscienza, organizzato dalla Fondazione Irccs Istituto Neurologico Carlo Besta.
La neurologa Marino si occupa da diversi anni di scandagliare i residui più nascosti della coscienza attraverso le tecniche di neuroimaging e di studiare le reazioni del cervello stimolato da suoni, odori ed immagini. Ai pazienti apparentemente privi di contatto con il mondo esterno e immobili da mesi o anni nel loro letto, spiega nell’intervista la ricercatrice, somministriamo stimoli di ogni genere, soprattutto grazie alla fondamentale collaborazione dei familiari. Mentre ciò avviene, attraverso la risonanza magnetica funzionale possiamo vedere se si attivano le aree del cervello del paziente.
Abbiamo così studiato 27 persone con diagnosi di minima coscienza e 23 in stato vegetativo, e tra questi ultimi ben 10 sono passati ad uno stato di minima coscienza. Pertanto, ribadisce la neurologa, la parola irreversibile applicata ai disturbi della coscienza, stato vegetativo compreso, non è più utilizzabile.
Del resto, pochi mesi fa la rivista Current Biology ha reso noto un importante esperimento scientifico condotto dalla neuroscienziata italiana Angela Sirigu, la quale è riuscita a recuperare la coscienza di un paziente in stato vegetativo attraverso una serie protratta nel tempo di elettrostimolazioni del nervo vago. Secondo la comunità scientifica, almeno il 40 per cento delle diagnosi di stato vegetativo risultano errate, ma la particolarità del caso del paziente sottoposto all’esperimento della Sirigu riguarda il fatto che la certezza della diagnosi sembrava fuori discussione, dal momento che egli non aveva più alcun contatto con il mondo esterno da 15 anni e la sua condizione sembrava effettivamente irreversibile...In effetti, il criterio ultimo sulla base di cui, oggi, si decide la sorte degli esseri umani è meramente utilitaristico e prevede la distinzione del tutto arbitraria tra vite degne e indegne di essere vissute, tra esistenze utili e inutili (a qualcosa o qualcuno). Anche la donazione degli organi non sfugge al medesimo principio filosofico che sottende le altre condotte contro la vita, e in più poggia totalmente sul criterio antiscientifico della morte cerebrale. Si potrebbe obiettare che essa permette però di salvare vite umane altrimenti destinate a morte certa. Ma a quale costo? Quante sono le persone a cui sono stati espiantati gli organi che, se lasciate vivere, avrebbero potuto risvegliarsi o migliorare le loro condizioni di vita? E soprattutto, quanti di questi pazienti erano profondamente coscienti ma impossibilitati a comunicare?
Tutte domande a cui non è possibile dare una risposta sicura. Quel che è certo è che la battaglia in difesa della vita e contro la cultura della morte non può essere condotta in maniera parziale, ossia condannando talune pratiche e al contempo elogiandone oppure non condannandone altre, che soggiacciono ai medesimi criteri antiumani ed antiscientifici propagandati dalla modernità. "
Fonte: Corrispondenza Romana
In Cina il governo può appoggiarsi al Papa per mettere le mani sui cattolici che non accettano ingerenze politiche nelle nomine episcopali.
RispondiEliminaNel Regno Unito un giudice si appella al Papa per screditare i cattolici pro life.
In Italia il laicismo più becero (da Scalfari alla Bonino) vanta simpatie da parte del Papa.
E così via...
Ora so che tu temi Dio. Così l'angelo del Signore ad Abramo (prima lettura odierna).
Gesù nel Pantheon non ci entra: entrato Lui, fuori tutti gli altri.
Gesù non è un Dio che si adegua all'andazzo, buono per tutte le stagioni.
Avvezzi ad ogni compromesso per piacere al mondo...
Non per niente finirà in croce, mandatoci da chi credeva di conoscere Dio e la legge.
La Dominus Iesus vale ancora ed è chiara.
Oggi pare che contorcendosi in discorsi vaghi il Pantheon possa valere per tutti.
Chi non distingue confonde... Per distinguere bisogna distinguersi.
Servono scelte differenti dal mondo, come Abramo. Per avere l'obbedienza della fede ci vuole innanzitutto fede:
Credo e mi fido. In tutto.
E a chi piace invece confondere, dicendo di "non esagerare"?
Lo sappiamo bene.
Salendo su certi carri e cavalli l'angelo non potrà dirci: "Ora so che tu temi Dio".
Ora, io non ho una responsabilità paragonabile a quella di un papa, ma se nel mio piccolo "manipolassero", "usassero" un mio scritto od affermazione per uccidere un innocente, tremerei di terrore. Mi affretterei a dissociarmi pubblicamente sentendomi quasi responsabile, e questo lo dico senza spirito critico predefinito verso papa Francesco, ma in coscienza.
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RispondiEliminaGiusi Quaranta
25 febbraio alle ore 14:31
ALFIE. SPERIAMO CHE IL VATICANO DICA FORTE E CHIARO: NON LO UCCIDETE. MA SE LO FATE, NON SIA IN MIO NOME.
di Marco Tosatti
Non e' per Bergoglio, non e' contro Bergoglio: e' Laodicea Aargh.
RispondiEliminaIl problema non è che vi sia chi usa le affermazioni del *papa* per legittimare l’omicidio eugenetico, ma che le affermazioni del *papa* siano così deliberatamente equivoche da prestarsi ad un’interpretazione simile. Sfido chiunque a fare altrettanto con una frase qualsiasi di Pio XII. L’equivocità deliberata è tipica di chi non solo non vuole insegnare la Verità ricevuta da Cristo, ma al contrario cerca di insinuare l’errore. E questo è uno solo dei moltissimi casi sotto gli occhi di tutti.
RispondiEliminaCesare Baronio su stilum
@ Marcello
RispondiEliminaSi sono creati dei precedenti e dei capisaldi da rimuove...
Marcello capisco quello che vuoi dire. Certo, se si vuole continuare sulla linea della ermeneutica della continuità...allora i problemi ci saranno ecome per il prossimo papa. Ma se volesse il prox papa, fosse veramente fedele al Magistero di sempre, avrebbe una arma semplice per liberarsi di tutti i nemici con chiarezza. Un nuovo sillabò e la scomunica di tutti quelli che professano Verità contrarie alla fede. Al tempo dichiarare eretici tutti coloro che a vario titolo all'interno della Chiesa hanno contributo a spargere eresie o a favorirle.
Speriamo che il Vaticano dica, con chiarezza e ad alta voce: non uccidete Alfie, ma se lo fate, non sia in mio nome.
RispondiEliminaAppello al papa perchè intervenga
RispondiEliminahttps://m.facebook.com/story.php?story_fbid=1787672351537220&id=1785326571771798
Il fatto è decisivo per capire cosa pensa il papa veramente in materia di eutanasia.
RispondiEliminaDi norma, usa affermazioni ambigue e tace, non risponde a chi chiede chiarimenti.
Non interviene in situazioni simili a questa per chiarire la sua posizione.
Soprattutto se farlo comporta inimicizie fa parte dei media e della opinione pubblica prevalente.
Insomma lancia la pietra e nasconde la mano, comportamento opposto alla morale cattolica.
È una prova decisiva:
Se tacerà, acconsentirà e vorrà dire chiaramente che il giudice ha interpretato bene il suo pensiero.
@ Aloisius...
RispondiElimina...per capire cosa pensa il Papa....perchè non lo avete capito ancora??? Mi fate ridere....ancora a cercare prove decisive quando ne abbiamo già avute tante...povera Chiesa Cattolica..ridotta ad uno sparuto gruppo di fedeli...
Ecco cosa pensa il tuo papa...per me solo signor Bergoglio. Le parole di papa Francesco sono ufficiali a chiusura degli Esercizi spirituali quaresimali per la Curia, e dicono esplicitamente:
“Grazie per averci ricordato che la Chiesa non è una gabbia per lo Spirito Santo, che lo Spirito vola anche fuori e lavora fuori. E con le citazioni e le cose che Lei ci ha detto ci ha fatto vedere come lavora nei non credenti, nei “pagani”, nelle persone di altre confessioni religiose: è universale, è lo Spirito di Dio, che è per tutti…”
Apparentemente la frase è innocua, è lo stile dei Modernisti, il metodo di dire ciò che è vero, inserendo però ciò che è pericolosamente un abuso. Infatti che lo Spirito Santo agisce ed opera anche “fuori della Chiesa” è un dato talmente oggettivo e vero che troviamo molti riferimenti tra i Santi e lo stesso Magistero della Chiesa. Ma ciò che si nasconde è che l’opera dello Spirito Santo non è separata dal Padre e dal Figlio, e non agisce in modo schizofrenico, non agisce “contro” la Chiesa del passato o il concilio di Trento… non fa dei “non credenti o dei pagani” dei cristiani inconsapevoli come afferma il gesuita eretico Karl Rahner nel suo “cristianesimo anonimo”.
Restando fermi alle parole del Papa registriamo un suono anomalo. C’è infatti LA CONFERMA del successore di Pietro non alla Fede in Gesù Cristo come e quale è il suo ruolo e compito, ma una sorta di conferma “alle altre confessioni” insinuando che esse stanno bene come stanno perché LI’ OPERA LO SPIRITO SANTO. Auguri...tenetevi bello stretto questo eresiarca...
La responsabilità di questo poveruomo vestito di bianco è già gravissima e resterà tale sia che dica qualcosa sia che taccia, come fa di solito su tutto ciò che può infastidire i poteri mondiali che lo supportano. Ha avuto, e forse ha ancora, la presunzione di poter contrattare tutto, anche la vita. Ed ora risponderà per l'appoggio alla Bonino e a Napolitano,per l'approvazione dei dat e per ciò che sta accadendo "sperimentalmente" in molti ospedali Europei ed Italiani. Certamente ogni ora che passa trasforma la responsabilità oggettiva in esplicito avvallo. Ho cestinato Bergoglio fin dal buonasera dal balcone. Eppure faccio veramente fatica a crederci... Però: sostegno a suore abortiste, a circoli paracomunisti, lgbt in ruoli chiave della Chiesa, eretici a guidare testate cattoliche, pastorale sodomitica, blasfemia su NSGC in Avvenire. Soprattutto: in piedi, da pari a pari, di fronte al Santissimo. Effettivamente potrebbe anche tacere. Credo però che stavolta, la misura sia veramente colma e il suo destino sarà quello di un pastore di struzzi del Paraguai o di qualche suo amico dittatore comunista sudamericano.
RispondiEliminahttps://cronicasdepapafrancisco.com/2018/02/26/le-parole-della-chiesa-vera-sono-vita-e-non-morte-ignavia-del-vaticano/
RispondiEliminama voi che dite "il prossimo papa dovrà fare questo e quest'altro" davvero credete che verrà eletto Pio XIII della fiction? Signori, basta sognare a occhi aperti... il prossimo papa sarà un Francesco II
RispondiEliminama voi che dite "il prossimo papa dovrà fare questo e quest'altro" davvero credete che verrà eletto Pio XIII della fiction? Signori, basta sognare a occhi aperti... il prossimo papa sarà un Francesco II
RispondiEliminaQuanti con la palla di cristallo... Se non sarà IL prossimo, sarà UN prossimo. E comunque, allora, cosa propone?
Marco Tosatti Cari amici e nemici di Stilum Curiae, nei giorni scorsi su un sito para-vaticano è apparso un articolo in cui si raccontava di come il Pontefice regnante fosse impegnato nella ristrutturazione delle finanze vaticane e dell’Istituto per le Opere di Religione (IOR) in particolare. Ora ci sembra di poter dire che dopo il coinvolgimento personale e diretto di papa Bergoglio prima in quel pasticciaccio brutto dell’Ordine di Malta, che, come sappiamo, profumava di soldi più che di santità, e la straordinaria richiesta alla Papal Foundation di 25 milioni di dollari per l’IDI, travolto da inchieste giudiziarie e tracolli finanziari, forse sarebbe più saggio anche per musici di corte non arpeggiare più di tanto su questi argomenti.
RispondiEliminahttp://www.marcotosatti.com/2018/02/27/pezzo-grosso-il-problema-numero-uno-delle-finanze-vaticane-ior-compreso-si-chiama-papa-bergoglio/
Giudici, si potrebbe cominciare con la famosa correzione annunciata più di un anno fa...
RispondiEliminala famosa correzione annunciata
RispondiEliminaNon vedo l'ora. Ma non è una cosa che possiamo fare noi (laici).