Ho avuto occasione di incontrare Souad Sbai e conoscere il suo impegno. Lotta da laica; ma val la pena ascoltarla: è di cultura araba e, oltre che per l'emancipazione femminile in quel contesto misogino, si batte anche per la libertà religiosa. Vedi precedenti contributi della leghista marocchina: «Moschea a Firenze su terreni della Curia: come farsi male» [qui]; «Capodanno a Berlino. Gabbie per proteggere le donne dai profughi» [qui]; «Vi spiego perché le vostre figlie avranno il velo» [qui].
Erdogan invade la Siria per schiacciare i curdi, bombarda Afrin, fa una strage. Ma ecco che in suo aiuto arriva: la contraerea mediatica. I media maistream sembrano infatti impegnati a parlare solo di Ghouta, dove i cattivi, chi bombarda, sono Assad e la Russia. Ed Erdogan va avanti indisturbato.
In una nota saga cinematografica si avverte di non sottovalutare mai il potere del Lato Oscuro. Quando si vede all'opera la grancassa mediatica del mainstream nazionale e internazionale su determinate vicende torna in mente quella citazione, avvertendo chi legge o vede di non sottovalutare mai la potenza del pensiero unico.
Perché ancora una volta, come in Iraq, Egitto, Libia e mille altre il potere della coartazione delle menti ad una verità manipolata prende forma insieme alle bombe che cadono sui curdi e sui siriani, ad Afrin come Ghouta, sobborgo di Damasco. Funziona così, in poche parole; la Turchia di Erdogan non ha mai fatto mistero di voler estirpare i curdi con ogni mezzo e con ogni probabilità durante le prime fasi della guerra siriana qualcuno gli promette che sarà così. Allora cambia atteggiamento e smette (alla luce del sole) di finanziare e sostenere gli pseudo-ribelli siriani che altro non sono se non terroristi jihadisti al soldo dei fratelli musulmani. Assad vince sostanzialmente la guerra ma il problema curdo rimane e per Ankara le promesse si mantengono. La situazione cambia ma il Qatar rimane sulla sua posizione, nel frattempo spalleggiato da Teheran. Ankara allora, fiutando che la questione si mette male prende l'iniziativa e con una facilità sconcertante attacca l'enclave curda di Afrin scatenando la reazione di Assad e di Putin, che da tempo hanno intuito la mossa. Milizie governative siriane entrano nell'enclave e la Turchia inizia a bombardare, uccidendo centinaia di civili, fra cui un numero imprecisato di bambini.
Ed ecco che al momento giusto arriva in soccorso la contraerea mediatica del pensiero unico, il mainstream che tutto vede quando fa comodo e che nulla vede quando farebbe scandalo. Chi uccide civili e bambini inermi per gli zelanti cantori della verità rivelata? Russia e Siria, ovviamente. Perché il fatto che Erdogan abbia sostanzialmente portato guerra ad un popolo che da tempo sogna di spazzare via non si può dire, che le bombe turche uccidono non si può dire. Mica ci si può permettere di denunciare che il Sultano dopo aver incontrato il Papa massacra civili innocenti? Eh no, non va bene. E allora perché non rinfrescare la tecnica della menzogna sistematica? Del tipo degli attacchi chimici di Assad (che poi i depositi di armi chimiche erano dei ribelli, per dire). O magari della falsa foto di corpi massacrati spacciati per siriani uccisi dal regime mentre l'immagine era dei tempi della seconda guerra in Iraq. Tutto questo mentre in Italia il dibattito surreale è su fascismo e antifascismo.
Ci tengono occupati mentre si consuma una strage da parte di un dittatore. Il bello però è che se i media mainstream sdraiati di fronte al potere del momento non dicono e non mostrano ciò che dovrebbero, il libero pensiero inizia ad annotare gli assenti ingiustificati in questa vicenda; il Papa che poco tempo fa incontrava Erdogan, la Croce Rossa che tace, l'Onu che forse se non parla è meglio. Sull'Unione Europea e sulla sua alta rappresentante la signora Mogherini meglio tacere, per non disturbare le corrispondenze d'amorosi sensi con Teheran.
Souad Sbai - Fonte
... Ma è padre Amer Kasser a mettere in guardia l’Occidente: “Solamente ieri ci sono stati 13 morti e 75 feriti a Damasco. Nella Ghouta orientale ci sono tanti gruppi jihadisti. Tutti i media parlano di ciò che succede lì e nessuno di ciò che sta accadendo qui. A colpirci sono quelli che voi chiamate ribelli e che pensate siano angeli venuti dal cielo. Per i vostri media è solo il regime ad uccidere i civili. Le nostre zone, quelle cristiane, si trovano in prima linea e i colpi dei mortai jihadisti colpiscono le nostre chiese. Poche settimane fa una ragazza di 15 anni è stata uccisa mentre usciva da scuola e una sua amica ha perso una gamba”.
RispondiElimina[..]
Ma il prete è chiaro: “L’esercito deve liberare la Ghouta perché non è la prima volta che i ribelli ci costringono a fermare ogni attività in città. Quante volte i ribelli hanno provato ad entrare a Damasco? È dovere del governo siriano, come ha spiegato il rappresentante all’Onu Bashar Jaafari, fermare gli islamisti: ‘Se avete un parco nel centro di Parigi che è pieno di jihadisti, cosa fai?’ Tutti parlano dei 400mila civili della Ghouta, ma nessuno parla degli 8 milioni di cittadini a Damasco. L’esercito deve difendere i nostri figli”.
http://www.occhidellaguerra.it/ghouta-ribelli-cristiani/
Come a Raqqa. Quella fu descritta come una “guerra di liberazione”, perché lì c’era l’Isis. Quella di Ghouta, dove ci sono miliziani jihadisti del tutto simili all’Isis (cambiano solo le sigle), che hanno agito in parallelo all’Agenzia del Terrore per la causa del regime-change siriano, invece è un guerra di oppressione. Potenza degli aggettivi.
RispondiEliminaIl voltastomaco massimo quando si provano i muscoli sui deboli e sugli inermi.
RispondiEliminaL'umanesimo ateo uccide l'altro essere umano, meglio se bambino, vecchio, donna. Che coraggio, che muscoli, che tempra di combattente; i colletti bianchi guardano altrove compunti nella loro viltà. Gli angeli scrivono, ogni giorno ed ogni notte, quello che è stato pensato, fatto, detto, omesso da ognuno. La giustizia degli uomini fa ridere, quella di NSGC non ride. E' misericordiosa perché giusta ed onnisciente. Nessuno potrà nascondersi mentendo.
In un discorso tenuto ieri nella provincia di Kahramanmaraş Erdogan ha mostrato una bambina di 5 anni in uniforme dicendo che è pronta ad affrontare il martirio e che sarà sepolta con la bandiera turca che porta nella sua tasca.
RispondiEliminaPer non parlare dell'abominio delle spose-bambine.
E questa dovrebbe essere la nuova Europa?
I miei genitori e parenti erano tutti musulmani. Nel mio Paese i seguaci dell'islam sono l'80 per cento della popolazione. Mio padre aveva sposato tre mogli: io sono figlio della terza e in totale siamo otto fratelli. Tre sono diventati cattolici, con tutta la famiglia, dopo la mia conversione. Frequentavo le scuole cattoliche perché in Indonesia sono le migliori - spiega -. Un giorno chiesi a un professore il significato della croce. Lui mi rispose: "È un segno d'amore. Il legno verticale è segno dell'amore di Dio, quello orizzontale è segno dell'amore del prossimo. Per questo Gesù è morto in croce, per amore dì Dio e per amore di tutti gli uomini: cristiani, musulmani, buddisti, induisti, animisti. Per tutto il mondo". Avevo 16anni e rimasi molto impressionato. Se questo è vero, mi dicevo, Gesù è proprio bravo. Nacque così il desiderio dì saperne di più. Iniziai cosi a leggere la Bibbia, in particolare il Vangelo di Giovanni. Mi colpirono i versetti 9 e 13 del capitolo quindicesimo - continua -, in cui Gesù dice: "Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi " e "Nessuno ha un amore più grande di questo, dare la sua vita per i suoi amici". Capii che la parola chiave della vita cristiana è amore: scoprire un Dio amore, che ti fa amare tutti i fratelli (fra John Paul Tarigan, francescano indonesiano)
RispondiEliminaCHIAMARE LE COSE CON IL LORO NOME. QUESTO E' L'INIZIO DELLA PACE. LETTERA APERTA DELLE MONACHE TRAPPISTE SIRIANE.
RispondiElimina"Del resto, chi parla di una interessata riverenza della Chiesa siriana verso il presidente Assad come di una difesa degli interessi miopi dei cristiani, dimostra di non conoscere la Siria, perché in questa terra cristiani e musulmani vivono insieme. E’ stata solo questa guerra a ferire in molte parti la convivenza, ma nelle zone messe in sicurezza dall’esercito ( a differenza di quelle controllate dagli 'altri') si vive ancora insieme. Con profonde ferite da ricucire, oggi purtroppo anche con molta fatica a perdonare, ma comunque insieme. E il bene è il bene per tutti: ne sono testimonianza le tante opere di carità, soccorso, sviluppo gestite da cristiani e musulmani insieme.
Certo, questo lo sa chi qui ci vive, pur in mezzo a tante contraddizioni, non chi scrive da dietro una scrivania, con tanti stereotipi di opposizione tra cristiani e musulmani.
http://oraprosiria.blogspot.it/2018/03/lettera-aperta-delle-monache-siriane.html