Oggi, 2 Febbraio, il prof. Stefano Fontana avrebbe dovuto tenere una conferenza a Casa Cini, Ferrara : "La nuova chiesa di Karl Rahner, Il teologo che ha insegnato ad arrendersi al mondo".
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La sala conferenze era stata prenotata da circa 2 mesi con regolare conferma scritta via email; ma solo 4 giorni prima, la segreteria della struttura, di proprietà della diocesi di Ferrara, ha ritirato la disponibilità “per disposizioni superiori” e senza alcuna motivazione.
Vista l'importanza del tema, pubblichiamo ampi stralci della relazione che il professore avrebbe tenuto nell'occasione mancata.
(...) La Chiesa ha bisogno della teologia, perché da essa dipende la sua coerenza nella visione e nella trasmissione della verità rivelateci da Gesù Cristo. Queste infatti hanno bisogno prima di tutto di essere comprese e possono essere fedelmente trasmesse solo se vengono comprese rettamente e questa retta comprensione viene poi difesa (apologia). Per tutto questo la Chiesa ha bisogno della teologia. (...)
La Chiesa coltiva e tramanda un sapere – non una gnosi ma un sapere - e per questo ha bisogno della luce della teologia. La teologia, però, si avvale dello strumento della filosofia come ricordato anche dalla Fides et Ratio. Non è possibile fare teologia senza utilizzare la concettualità filosofica, e quando si pretendesse di prescindere da ciò si finirebbe ugualmente per utilizzare, anche all’insaputa, qualche filosofia. Da qui deriva la questione grave cui facevo riferimento: se vengono utilizzate filosofie incompatibili con la fede cristiana è possibile che la consapevolezza che la Chiesa ha di sé e delle verità rivelate e da trasmettere nella loro corretta comprensione cambino. E’ possibile una visione diversa delle verità del depositum fidei.
Ammettiamo che nei seminari si inizi ad insegnare filosofie sbagliate, o incomplete sul piano razionale e dannose per la fede sul piano teologico: ne deriverà che i seminaristi, che poi diventeranno sacerdoti e qualcuno di loro diventerà anche vescovo, vengano non formati ma deformati. Ammettiamo che questo fenomeno si allarghi a macchia d’olio e che salga ai vertici ecclesiastici… allora potremmo ritrovarci a credere in una Chiesa diversa, senza essercene nemmeno accorti, in modo graduale, per convinzione e non per costrizione, dall’interno della Chiesa e non dall’esterno. Potremmo non solo dimenticare ma anche dimenticare di esserci dimenticati. Potremmo essere condotti a credere in una religione nuova pensando di credere ancora in quella dei nostri genitori e degli apostoli. In questo caso nella Chiesa si potrebbe verificare una apostasia diffusa, silenziosa, convinta ma in modo inconsapevole, non avvertita.
Ciò che si proponeva il modernismo era in fondo proprio questo. Esso fu un fenomeno squisitamente filosofico, prima che teologico, che si proponeva di cambiare la Chiesa attraverso la Chiesa stessa, in modo consenziente e apparentemente innocuo, per una specie di evoluzione del pensiero teologico stesso. La rivelazione avverrebbe nell’autocoscienza credente dei fedeli e, cambiando la filosofia, questa autocoscienza credente si evolverà verso esiti nuovi. I credenti potranno credere senza più credere.
Facciamo il caso di alcuni tra i problemi più scottanti oggi nella Chiesa. Se si adopera la filosofia proposta dalla Fides et Ratio e, nella sostanza, da sempre utilizzata dalla Chiesa, vale a dire una filosofia capace di sguardo metafisico, il peccato è la morte dell’anima e non si può accedere alla Comunione in questo stato; l’adulterio è un atto intrinsecamente ingiusto e non ci sono situazioni che lo rendano accettabile agli occhi di Dio; la contraccezione è una forma di violenza che contraddice la finalità unitiva del matrimonio; l’omosessualità è contraria alla legge del Creatore e quindi non può essere riconosciuta dall’autorità politica né benedetta dalla Chiesa … e così via.
Ma se si parte invece da una filosofia esistenzialista, allora il quadro cambia completamente: il peccato non è la morte dell’anima perché quello di anima è un concetto metafisico obsoleto; il peccato è un concetto ambiguo perché nell’esistenza concreta, date le molteplici interferenze subite, non si può mai sapere quando si è in stato di peccato; l’adulterio va giudicato nelle situazioni circostanziali e non in assoluto perché non esistono “i divorziati risposati” ma questo, quello, quell’altro divorziato risposato (come disse il cardinale Kasper ai Sinodali); la legge naturale fa seguito al concetto di “natura” che però è campato in aria dato che, esistenzialmente parlando, l’uomo è solo e tutto esistenza; un percorso di discernimento per i divorziati risposati diventa allora possibile anche con l’accesso all’Eucarestia pur rimanendo nella situazione di convivenza more uxorio, perché nell’esistenza tutto è reversibile ed è impossibile formulare giudizi su situazioni oggettive di peccato, dato che queste non esistono ma esistono solo storie personali da accompagnare una ad una senza giudicare. Come si vede, una diversa filosofia fa vedere le cose della morale e della fede in modo molto diverso. Cambiando la filosofia di approccio, cambiano anche la dogmatica e la morale.
Sono abbastanza sicuro che questo processo non solo è in corso ma anche che è molto avanzato. Mi tranquillizza il fatto che la Chiesa possiede risorse inimmaginabili da noi, però non riesco a non preoccuparmi per le conseguenze che questo processo comporta. Se mi guardo intorno devo riscontrare molti segnali di questo cambiamento. La pastorale è diventata dottrina più della dottrina: vengono sanzionati coloro che non si allineano alla pastorale e non coloro che non si allineano alla dottrina, che invece vengono premiati. Il magistero invece di confermare nella fede tende a seminare dubbi, con l’idea che un cattolicesimo non inquieto sia meritevole di sospetto. Su molti elementi tradizionali della dottrina sia dogmatica che morale si tergiversa, li si dimentica oppure li si contraddice: chi può parlare di principi non negoziabili oggi, dopo soli alcuni anni dalle “dimissioni” del Pontefice che ha coniato l’espressione? La Chiesa si apre al mondo, però anche con i pranzi in navata, con l’indifferenza rispetto alle collaborazioni con gruppi e singole personalità anticristiane (bisogna collaborare con tutti, si dice), con l’accettazione da parte di tanti dell’agenda radicale (chi avrebbe mai pensato che fosse ritenuto possibile essere cattolici e radicali nello stesso tempo?), mentre si assolutizzano temi discrezionali (come lo ius soli) e si relativizzano temi assoluti o quanto meno non li si presenta più come tali. Il come è diventato più importante del cosa: impegni pubblici dei fedeli per una buona causa vengono liquidati perché il modo non sarebbe dialogante ma “muscolare”. Influire sulle leggi tramite una presenza pubblica di fede sarebbe da considerarsi ideologico ed infatti nel nostro Paese sono state di recente approvate leggi profondamente ingiuste anche con il voto di parlamentari cattolici nel totale silenzio dei vertici ecclesiastici.
Bastino questi pochi cenni a mostrare che il processo di cui parlavamo sopra è in uno stadio piuttosto avanzato di sviluppo. Sono i segni della “Nuova Chiesa di Karl Rahner”. L’ingresso nella teologia cattolica di concetti filosofici con essa incompatibili ha molti profeti e padri, ma il principale è senz’altro il teologo tedesco Karl Rahner, morto nel 1984, che ha rinnovato totalmente la comprensione della fede cattolica e che ha influito enormemente sulla teologia contemporanea e sulla prassi ecclesiale in modo diretto e in modo indiretto tramite i suoi allievi e sostenitori – molti dei quali oggi vescovi e cardinali – e tramite le varie scuole filosofiche che si sono diramate dal suo pensiero. Per citare un fatto recente: il prof. don Maurizio Chiodi che qualche settimana fa ha sostenuto che la contraccezione in alcuni casi è persino doverosa, contrastando così la Humanae vitae di Paolo VI, di cui peraltro si sta programmando una revisione, ha fatto proprio riferimento alla “svolta antropologica” di Rahner. Già nel 1972 Rahner aveva avanzato molte delle pretese dell’attuale progressismo cattolico: parroci eletti dal basso, sacerdozio femminile, possibilità per un cattolico di votare a favore dell’aborto, preti sposati, non obbligatorietà del precetto festivo espresso in un Comandamento.
Cosa sta all’origine della svolta rahneriana? Sta l’accettazione della filosofia di Kant, di Hegel e di Heidegger soprattutto. Il punto fondamentale può essere espresso così: la rivelazione di Dio avviene in modo completamente storico e l’uomo la apprende da dentro la sua situazione storica ed esistenziale. Certamente anche la Chiesa ha sempre parlato di una storia della salvezza, Dio si rivela mediante eventi storici, compreso l’evento Gesù Cristo, ma in questo modo Dio rivela verità a-storiche, eterne, assolute, che non sono soggette al cambiamento storico dato che della sua parola nemmeno uno Iota passerà. L’uomo che ascolta il messaggio di Dio e che segue Gesù Cristo ha accesso all’immutabilità delle verità e delle realtà cui Dio ha voluto renderlo partecipe. Nella storia l’uomo ha accesso alla trascendenza, sia sul piano della conoscenza sia sul piano della vita di grazia. L’uomo è storico, ma non completamente, egli è “capace di Dio” e Dio lo conferma in questa sua capacità sollevandolo su un piano metafisico.
Nella nuova prospettiva rahneriana non è più così. L’uomo è solo storia e Dio non si rivela con dei contenuti di verità metastorici, con una dottrina che rimanga immutata, rivelando dei dogmi che la Chiesa fissa in modo eternamente valido. Dio si rivela nell’apriori esistenziale in cui l’uomo si trova inserito. L’uomo è totalmente storico perché egli è dentro i problemi che si pone, ne fa parte, non vede dall’alto le cose ma dall’interno e quindi non ha uno sguardo disinteressato e oggettivo, ha sempre qualcosa alle spalle che orienta e relativizza la sua esistenza. Dio si rivela lì, nelle esperienze, nei fatti, negli incontri, nei processi, nei successi, nei problemi, nelle difficoltà che l’uomo incontra vivendo semplicemente da uomo accanto ad altri uomini.
La prima cosa da osservare è che Dio si rivela non nella Chiesa ma nel mondo. Anche nella Chiesa ma nel senso che anche essa è nel mondo. La storia della salvezza non comincia con Abramo, ossia con la storia sacra, ma è cominciata da subito nella storia dell’umanità ossia come storia profana. Non c’è differenza tra storia sacra e storia profana. La Chiesa non ha privilegi o primogeniture. Su molte questioni che interessano a Dio il mondo è più avanti della Chiesa e la Chiesa deve imparare dal mondo.
Il rapporto tra la Chiesa e il mondo cambia: la Chiesa non ha come compito di salvare il mondo e di infondergli qualcosa che essa sola ha, perché Dio si rivela ed è presente anche fuori della Chiesa, nell’esistenza in quanto tale, è presente prima che l’uomo faccia la scelta di credere o non credere. Dio è presente prima della scelta religiosa o della scelta atea, è presente prima della scelta per l’una o per l’altra religione. Non è la scelta religiosa che apre a Dio e non sono le scelte atee che chiudono a Dio. Il credente cammina insieme al non credente e ai credenti delle altre religioni perché Dio si rivela non enunciando dei contenuti nozionali, un Credo, Dio si rivela atematicamente a tutti gli uomini.
Nasce qui la nozione di “cristiani anonimi”. Dio si rivela non nelle risposte ma nelle domande. L’esistenza è questionabile e in questo questionare si rivela Dio in quanto nel questionare l’uomo fa esperienza di Dio, di qualcosa che non può essere chiuso in un concetto, in una definizione dogmatica, in una formula. La questionabilità è di tutti e quindi tutti sono cristiani anonimi, senza sapere di esserlo e senza chiamarsi così. La Chiesa deve essere aperta a tutti: ai credenti, agli atei, ai credenti nelle altre religioni, ai credenti in altre culture o in altri stili di vita, senza più barriere all’ingresso. Deve essere aperta a tutti non solo in senso pastorale ma in senso dottrinale. Il concetto di eresia sparisce e della Chiesa fanno parte tutti, anche quelli che negano Dio. La comunità cristiana è una comunità di uomini e niente di più.
Le cattedre dei non credenti, il sincretismo del dialogo interreligioso, l’idea che non ci debba più essere il regolare e il non regolare nella Chiesa, la prassi ormai abituale di mettere in questione tutto tranne la questionabilità, l’idea che la Chiesa docente debba imparare dalla Chiesa discente e che la Chiesa debba porsi solo in ascolto del mondo, la celebrazione della Pentecoste come “festa dei popoli” e non come festa del “Popolo nuovo” nutrito dallo Spirito Santo, la secolarizzazione delle liturgia … trovano in queste idee di Rahner la loro origine.
La rivelazione non è finita, ma è una continua evoluzione storica. I dogmi non sono verità universalmente e assolutamente vere fuori della situazione esistenziale in cui vengono compresi. E la comprensione del dogma fa parte del dogma stesso, perché l’uomo non conosce mai in modo assoluto, ma sempre conoscendo insieme all’oggetto anche se stesso come soggetto. Ecco perché oggi molti pensano che si debba interpretare il magistero precedente alla luce di quello più recente, che il Vaticano II imponga di rileggere tutta la tradizione cattolica alla luce della modernità, che l’ultimo pontificato sia la chiave di lettura di quelli precedenti. Nasce così una specie di “positivismo cattolico”: ogni evento ecclesiale o magisteriale, in quanto è l’ultimo, ha anche in sé la propria giustificazione ed è esso a gettare luce sulla tradizione e non viceversa. E’ evidente che in questo modo del dogma si dà una interpretazione storicistica ed evoluzionistica e che il concetto di tradizione viene completamente svuotato. Tutti siamo in cammino verso una religione sempre nuova, la categoria dei segni dei tempi diventa ambigua e fuorviante, le differenze tra le religioni sbiadiscono ed anche i confini tra fede ed ateismo.
Tra tutti gli ambiti che abbiamo esaminato, quello che forse risulta oggi più di spinta verso la “nuova Chiesa di Karl Rahner” è la priorità assunta dalla pastorale rispetto alla dottrina. E’ la conclusione di un lungo processo di pensiero che è cominciato molto tempo prima con la priorità dell’esistenza sull’essenza, e della volontà sull’intelletto. Un tempo si pensava che si agisse in base a ciò che si è (agere sequitur esse) e che si opera in base a ciò che si pensa. In seguito, invece, si è pensato che si è in base a cosa si fa e che si pensa in base a come si opera. E’ capitato così che la pastorale non è più intesa come applicazione della dottrina, ma diventa essa stessa fonte di dottrina. La prassi della Chiesa diventa prioritaria rispetto alla sua dottrina. I vescovi si intendono come pastori nel senso di curarsi delle pecore ma non più nel senso di proteggerle dai lupi. Spesso gli autori di scelte pastorali strane ed eccentriche sono presentati come profeti di una nuova dottrina. Se un sacerdote di strada dice eresie ma aiuta i tossicodipendenti è considerato da apprezzare. Il sacerdote che sta ore in confessionale e non ha fondato nessuna opera di assistenza sociale in convenzione col comune è considerato inattuale.
(...) L’esistenza non presenta elementi strutturali sempre uguali, ma una polvere di situazioni tutte diverse con cui bisogna entrare in rapporto individuale. Da qui l’emergenza del discernimento pastorale privo di categorie, cieco in un certo senso, perché proprio dalla prassi del discernimento emergerà qualche verità condivisa. Nella priorità della pastorale sulla dottrina si evidenzia come la Chiesa di Rahner sia veramente “nuova”, una neo-Chiesa che ha poco o nulla a che fare con la Chiesa. Si comprende così anche la divisione ormai endemica dentro la Chiesa, la incomprensione reciproca, a partire dal linguaggio adoperato. Su molte cose ormai non ci si capisce più.
Stefano Fontana
Pacatamente, in lungo ed in largo, questi sono i fatti, i detti ed i contraddetti; sarà difficile rimettere il treno sulle rotaie, la volontà ormai lassa scalpiterà, s'impennerà prima di ritrovare il gusto, il piacere, il senso della regola, senza tempo, che le consente di stare nello spazio e nell'Eterno ad un tempo. NSGC chiama per nome i suoi discepoli ed educa ognuno a separarsi dal mondo e dal suo principe, semplicemente, con il sì sì, no no. Così fumi,illusioni, dubbi, pretesti,scuse, menzogne spariscono. Tutti, semplicemente.
RispondiEliminaPrendo a prestito le note della nota teologa modenese, Caterina Caselli, per spiegare con lucida evidenza come mai "ordini superiori" impediscano di trattare certi argomenti.
RispondiEliminaLa verità mi fa male, lo so...
La verità mi fa male, lo sai!
Nessuno mi può giudicare, nemmeno tu
(la verità ti fa male, lo so)
Lo so che ho sbagliato una volta e non sbaglio più
(la verità ti fa male, lo so)
Dovresti pensare a me
e stare più attento a te
C'è già tanta gente che
ce la su con me, chi lo sa perché?
Ognuno ha il diritto di vivere come può
(la verità ti fa male, lo so)
Per questo una cosa mi piace e quell'altra no
(la verità ti fa male, lo so)
Se sono tornata a te,
ti basta sapere che
ho visto la differenza tra lui e te
ed ho scelto te
Se ho sbagliato un giorno ora capisco che
l'ho pagata cara la verità,
io ti chiedo scusa, e sai perché?
Sta di casa qui la felicità.
Molto, molto più di prima io t'amerò
in confronto all'altro sei meglio tu
e d'ora in avanti prometto che
quel che ho fatto un dì non farò mai più
Ognuno ha il diritto di vivere come può
(la verità ti fa male, lo so)
Per questo una cosa mi piace e quell'altra no
(la verità ti fa male, lo so)
Se sono tornata a te,
ti basta sapere che
ho visto la differenza tra lui e te
ed ho scelto te
Se ho sbagliato un giorno ora capisco che
l'ho pagata cara la verità,
io ti chiedo scusa, e sai perché?
Sta di casa qui la felicità.
Nessuno mi può giudicare, nemmeno tu!
OT
RispondiEliminaEstratto da Ultimo articolo di oggi di mons Baronio, su opportune importune. Parole forti ma parole di Verità.
A riprova di ciò, ho riportato l’esempio recente - e a mio avviso analogo - di conduzione del Sinodo della Famiglia, citando la frase di Bergoglio riportata da mons. Forte, a proposito della necessità di creare le premesse, tali da autorizzare - pur con una forzatura - delle conclusioni non esplicitate chiaramente: «Se parliamo esplicitamente di comunione ai divorziati risposati, questi non sai che casino ci combinano. Allora non parliamone in modo diretto, tu fai in modo che ci siano le premesse, poi le conclusioni le trarrò io».
L’affermazione eversiva attribuita da mons. Forte a Bergoglio non solo non è mai stata smentita, ma anzi ha trovato puntuale attuazione dopo il Sinodo, con la promulgazione dell’Esortazione Apostolica Amoris lætitia e con la pubblicazione da parte di alcune Conferenze Episcopali di norme pratiche dichiaratamente basate sull’interpretazione di Amoris lætitia favorevole all’ammissione dei divorziati ai Sacramenti. Non solo: lo stesso Bergoglio ha fatto pubblicare sugli Acta tali interpretazioni, dichiarandone la corrispondenza con la mens dell’autore dell’Esortazione Apostolica.
Da questo episodio recente possiamo constatare alcuni fatti incontestabili:
1 - Bergoglio ha chiesto e ottenuto che venisse redatta una Relatio post disceptationem nella quale si facesse dire ai Padri Sinodali qualcosa che potesse essere da loro interpretato in senso ortodosso, e quindi fosse da essi approvato; ma che allo stesso tempo consentisse un’altra interpretazione successiva in senso eterodosso.
2 - L’Esortazione Apostolica è implicitamente coerente con questa seconda interpretazione eterodossa, non rispondente alla volontà e al voto dei Padri.
3 - Bergoglio ha fatto in modo che alcune Conferenze Episcopali rendessero chiara ed esplicita questa interpretazione e l’ha ratificata con un atto almeno apparentemente magisteriale, quale la pubblicazione negli Acta.
4 - Come risultato, il Papa ha presentato come volontà dei Padri Sinodali dei temi che essi non solo non avevano approvato, ma anzi contro cui si erano espressi a maggioranza.
Se ne deduce che Bergoglio, con un vero e proprio inganno, ha falsificato i risultati del Sinodo per farsi promotore di una modifica della discipina canonica in materia di ammissione dei concubinarj ai Sacramenti, la quale ha un’immediata ripercussione sulla dottrina cattolica.
I soggetti coinvolti in questa frode non sono periti o passacarte, ma lo stesso Pontefice ed importanti esponenti della Curia Romana e dell’Episcopato, appositamente designati da Bergoglio in seno al Sinodo. Le vittime sono quei Vescovi che hanno approvato un documento equivoco, cadendo in inganno per ingenuità o imperizia.
ha ritirato la disponibilità “per disposizioni superiori” e senza alcuna motivazione.
RispondiEliminaVigliacchi. Oltretutto, farlo a pochi giorni dall'evento vuol dire impedire agli organizzatori di trovare una sede alternativa. Poi sono quelli che si fanno belli con il "dialogo": razza di serpenti. E hanno pure il coraggio di affibbiare l'epiteto "ipocriti" agli altri.
Leggo su RossoPorpora:
I membri (laici e sacerdoti) dell’Associazione cremonese [‘Quaerere Deum’] hanno ben chiaro quanto detto da papa Ratzinger: si ritrovano insieme per condividere amicizie, preghiera, vita liturgica, formazione e hanno maturato con lucidità una sofferta consapevolezza dell’odierna situazione ecclesiale.
Ci hanno invitato per un incontro, cui hanno partecipato anche altri amici cattolici della diocesi, svoltosi in un ristorante all’ombra del Torrazzo e della splendida Cattedrale superbamente illuminati. Perché un ristorante? qualcuno si chiederà. Risposta ahimè non sorprendente: sarebbe stata ipotizzabile seriamente nell’attuale temperie ecclesiale la messa a disposizione di una sala parrocchiale o di un’associazione del giro?
Ecco, a questo punto per evitare sorprese dell'ultimo momento si evitino le strutture che dipendono dalla diocesi.
La Neochiesa, debole con mammona che la forgia e la guida, e forte contro la vera Chiesa di Cristo, parte proprio dall'Emilia Romagna, terra ormai liberata dagli ultimi vescovi fossili che credevano ancora in Cristo Dio. Neppure un cenno a Caffarra a pochi giorni dalla morte, anzi apposito e dissacrante tour alla Che Guevara organizzato in fretta e furia da "omissis". Anzi "conseguenze" che gli hanno spaccato il cuore. Così è diventato un vero problema mostrarsi cristiani a Bologna e dintorni e testimoniarlo pubblicamente. Ma non perchè questo sia stato vietato per evitare imbarazzi a chi non sopporta il Crocifisso, figuriamoci! Ormai, a livello planetario, se dici Bergoglio tutti fuggono e fanno l'opposto di ciò che dice..... ma per l'imbarazzo e la vergogna di poter di essere assimilati a lui ed ai suoi sfiatati tirapiedi vescovi emiliano romagnoli. TUTTI. Avevano perso il sonno per la paura di non arrivare primi ad interpretare, secondo bergoglio e compagnia eretica, l'Amoris letizia. Dei veri "eroi" della fede. Vergogna! Anzi Bergogna!
RispondiElimina1° Venerdì del mese : La Luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta.
RispondiEliminaLe tenebre dei nostri disgraziati giorni fanno di tutto per spegnere quella Luce .
https://www.veritatemincaritate.com/2018/02/davanti-a-gesu-ciascuno-deve-prendere-una-posizione/
RispondiEliminaIls aiment vraiment la liberté, ces évêques de la nouvelle Église ! De grands amis du "dialogue" et bla-bla-bla…
Sul web ricca scelta di spiegazioni riguardo alla candelora dal paganesimo, passando alle tradizioni popolari e culinarie, al Cristianesimo ed oltre. La più insidiosa quella della tradizione vivente cattolica; questa raccoglie il tutto storico in una narrazione, pretesa sintetica, che lascia dietro di sè impressioni evanescenti. Ben fatta, per carità, con adeguata colonna sonora, come la narrazione, ninnante.
RispondiEliminaL'erudizione vestita a festa, finto semplice, no, grazie. Non siamo in una gara di erudizione, no. Stiamo cercando di vivere nella Verità, sulla strada, di NSGC. Il resto usi e costumi pre-cristiani o sincretistici, cioè pagani, bastano due parole per segnalarli,chi vuole approfondirne l'antropologia culturale si muoverà, spontaneamente in questo senso, a parte.
Anonimo Cercansi candele ardenti della luce di Gesu' Cristo....
RispondiEliminaE difatti oggi si festeggia la Candelora: Lumen ad revelationem gentium
Un popolo ebete dinanzi a un sacrificio umano in rito satanico
RispondiEliminaIn pratica quanto accaduto a quella ragazza è un sacrificio umano. Avvenuto in Italia, nel 2018, per opera di risorse boldriniane e neoecclesiastiche.
sono a favore dell'invasione:
- tutti i partiti di sinistra, compresi, e, anzi, in primis, i 5 stelle;
- tutti i partiti di centro e ispirantesi alla Dc
- Forza Italia
- tutti i deputati che seguono la CEI et similia
- Tutte quelle forze politiche che non contrastano apertamente e chiarissimamente l'invasione.
Regolatevi di conseguenza. Se avete una coscienza.
Ma ormai dubito della coscienza di un popolo schiavo e drogato.
sono convinto che molti non cambierebbero idea nemmno se capitasse alle loro figlie: direbbero che è colpa nostra... Non li abbiamo integrati...
Pensate bene cosa fare.
Cosa avrebbero fatto i nostri antenati al nostro posto? Ma loro erano liberi.
(Massimo Viglione)
Viglione parla così perché, oltre al caso singolo, di un'efferatezza senza pari, sta diffondendosi un caos generalizzato, un degrado sociale, morale, culturale, antropologico causato da una invasione che chi è al potere non si sogna di arginare.
RispondiEliminaE ormai abbiamo superato i livelli di guardia....
Via la parola «figli», plurale maschile e quindi discriminante per tutte le cittadine. Il Senato del Canada ha approvato l’1 febbraio la legge per cambiare l’inno nazionale
RispondiEliminaFERMATE IL MONDO, VOGLIO SCENDERE. Sono tutti impazziti. Qui siamo ben oltre alle follie comuniste. Quando dico che il pensiero liberal è un nuovo totalitarismo, mi riferisco a questo. Sono talmente fanaticamente ideologizzati che nemmeno si rendono conto di quanto siano grottescamente, sinistramente ridicoli.
Lo scritto del prof Fontana è eccellente e chiarificatore.
RispondiEliminaTanto veritiero da essere vigliaccamente censurato, come ben evidenziato da Fabrizio Giudici, con un colpo basso disgustoso.
Ma questo è il sistema e dobbiamo abituarci, vorrà dire che ci faremo le ossa resistenti.
In sostanza, una filosofia che prevale sulla teologia e la fede, svuotandola di significato dall'interno.
Tra le tantissime riflessioni e argomentazioni illuminanti, mi ha colpito questa:
"Il magistero invece di confermare nella fede tende a seminare dubbi, con l’idea che un cattolicesimo non inquieto sia meritevole di sospetto".
Lo disse chiaramente Bergoglio.
Ovvio che il clero formato in questo modo a "pane e Rhaner", non abbia alcun problema a riabilitare la massoneria, ingiustamente anatemizzata da una Chiesa troppo rigida e divisiva.
Quindi ad iscriversi alla massoneria, vista come amica.
Quindi a perseguitare i cattolici devoti al quella dottrina divisiva e accettare le stimolanti diretti e della massoneria e degli americani.
Una spaccatura interna che ha il grande pregio di separare chi segue Cristo,come insegnato dalla tradizione bimillenaria della Santa Romana Chiesa - con tutta la responsabilità davanti a Dio e con tutta la bella e piacevole fatica che cio' comporta - e coloro che lo vogliono conciliare con l'inconciliabile.
Il Signore, consentendo gli sviluppi di questa neo-chiesa, consente anche, nel contempo, la sua depurazione, una cernita e un castigo.
Notare anche il solito inganno semantico. Il termine "inquieto" viene usato da Sant'Agostino in questo contesto:
RispondiElimina“Ci hai fatti per Te e inquieto è il nostro cuore finché non riposa in te”
Cioè l'inquietudine è la consapevolezza di essere "fuori posto" nel mondo, in cui ci troviamo per via del peccato originale che ci ha separati da Dio, e che questa tensione può essere solo risolta in Cristo; con la certezza che Dio c'è, ci dà la sua Grazia, mantiene le sue promesse, eccetera. Ora invece il termine "inquieto" viene usato per indicare il presunto ruolo positivo del dubbio e l'incertezza. Eh.... e qui ci sarebbe da citare Radaelli...
Ebbè, si capisce perché abbiano voluto censurare questo evento!!
RispondiEliminaComunque il testo qui riprodotto è veramente meritevole e andrebbe letto e meditato a sorsi perché ben smaschera tanti luoghi divenuti comuni che apparentemente sembrano innocui, invece capovolgono completamente il senso delle cose. Come leggevo altrove:
Rahner, per esempio, è abilissimo nel conservare pressoché inalterato il linguaggio cattolico, salvo poi a dare alle parole significati immanentistici, gnostici, idealisti, kantiani, heideggeriani o quant'altro.(...) Così per esempio si continua a parlare di "Dio", della "verità", della "libertà", della "fede", della "carità", della "grazia", del "soprannaturale", della "persona", della "Chiesa" e via discorrendo, ma il significato non è più quello cattolico.
Ma questo ancora non basta: il piano di distruzione prevede anche la soppressione di parole che non si riesce a riciclare, come per esempio "predestinazione", "eletto", "purgatorio", "inferno", "merito", "premio", "castigo", "transustanziazione", "espiazione", "riparazione", "immolazione", "ascetica" e così via.
E come detto sopra da altri, quando non si hanno più gli strumenti adeguati per discutere, tutto si accetta passivamente e passivamente però si cambia. Il cattolicesimo è mutato, non è più tale.
Per quel poco che ho letto, anche una minima conoscenza della filosofia dell'essere di San Tommaso, con le sue definizioni di "atto" e "potenza", di "essere" ed "essenza" ecc., ci potrebbe fornire le armi per impostare una difesa. No, il cattolicesimo, o quel che ne resta è sguarnito. E anche ciò che di apparentemente sano è rimasto se non si china a meditare, pregare e studiare, sarà facilmente messo all'angolo.
Comunque la cosa che personalmente più mi colpisce nel pensiero presentato in questo articolo è la totale mancanza dell'idea o del concetto di grazia: questo è naturalismo allo stato puro!
E mi torna alla mente quando, ancora ragazzo, negli anni 70-80 alle lezioni di religione o anche in altre materie si continuava a parlare di superstizione. Per la grazia non c'era più posto e per la preghiera neppure...
Rainer, il gesuita che ha insegnato alla Chiesa a prostituirsi al mondo.
RispondiEliminaDella serie:
se li conosci li eviti...
*
EliminaRahner, ...
Il teologo non dovrebbe essere innanzitutto un filosofo specializzato in Dio, bensì un innamorato di Dio, in relazione con Lui, dotato degli strumenti filosofici per descrivere quanto capisce.
RispondiEliminaIl teologo non dovrebbe avere la voglia di capire-tutto e nemmeno il tarlo di interrogarsi compiacendosi delle proprie domande, in una sorta di soliloquio dotto e saputo. Invece il teologo è chi scopre e sperimenta l'esistenza di un Oltre sè che gli si rivela.
Il teologo non dovrebbe perciò usare il proprio bagaglio di schemi mentali, ma dovrebbe saper accogliere razionalmente la grazia che lo raggiunge. L'intelletto non è l'intelligenza. La sapienza e la scienza sono doni dello Spirito, fatta di esperienza e di realtà, non la ragione astratta e una conoscenza teoretica mentre si vive d'altro (vizi inclusi).
San Paolo era un teologo? San Giovanni evangelista era un teologo? Certamente sì, eppure, leggendo la lettera ai Romani (capitolo 12) troviamo: "Per la grazia che mi è stata concessa, io dico a ciascuno di voi: non valutatevi più di quanto è conveniente valutarsi, ma valutatevi in maniera da avere di voi una giusta valutazione, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato... Abbiamo pertanto doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi. Chi ha il dono della profezia la eserciti secondo la misura della fede; chi ha un ministero attenda al ministero; chi l'insegnamento, all'insegnamento; chi l'esortazione, all'esortazione. Chi dà, lo faccia con semplicità; chi presiede, lo faccia con diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia. La carità non abbia finzioni: fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene...
Il teologo è un "investito" dalla grazia di Dio, per il bene comune. Ma lo è per esperienza o per visione, non per ragionamento. Il ragionamento caso mai ne consegue, come Maria che meditava ogni cosa nel proprio cuore. San Tommaso d'Aquino fu appunto santo e mistico, un contemplativo.
Rahner e tutti il teologare moderno c'entra qualcosa con questo? No.
Sono dei filosofi che ragionano a partire da loro stessi, dubitando di tutto fuorché di se stessi e mossi da un anelito ideale, idealistico, ideologico volto a ridurre la realtà a questi schemi. Proprio perché si sentono nella scatola non sanno che restare là dentro, il loro io, incapaci di ogni rivelazione di Dio che giudicherebbero un loro prodotto o comunque si sentirebbero sempre in diritto di rielaborare a piacimento. Dio, in un certo senso, sono proprio loro.
Anche l'operatore di misericordia è un investito dalla grazia e non un primattore del proprio agire. Ma oggi invece il teologare li presenta come volitivi artefici dell'essere solidali, nella qual cosa essi stessi sono la grazia che dovrebbero aver ricevuto, sentendosene non raggiunti, ma produttori per gli altri, rendendo culto all'uomo che servono, mentre Dio quasi non serve, se non come scusa per fare altro.
La Chiesa non ha affatto bisogno di questi teologi e in vece li fa studiare nei seminari. Inutile dire di chi sia opera un tale inganno. E se oggi di Rahner non si può parlar in modo critico, significa che l'autorità difende l'inganno da ogni tentativo di indagine.
La Chiesa non avrebbe bisogno nemmeno di volontari e operatori sociali, ma con un teologume di supporto rahnerianamente inteso costoro sono il prodotto della teologia che svuota i seminari e ancor peggio concorre a una cultura che sta distruggendo lo stesso genere umano.
https://www.ncronline.org/news/accountability/pope-francis-received-sex-abuse-victims-letter-contradicting-denial
RispondiEliminahttps://apnews.com/07e48f9e01c54ec496397f68bea5d30a/AP-Exclusive:-Despite-denial,-Pope-got-abuse-victim's-letter?utm_campaign=SocialFlow&utm_source=Twitter&utm_medium=AP
E' stato un lavoro di gruppo, non solo Rahner. Un gruppo coeso, in qualche modo. I famosi pochi che trascinano tutti.Dietro questa distruzione sistematica non era presente però, solo voglia di rivoluzione al passo con i tempi, era presente, a parer mio, il manzoniano 'odio inveterato'. Non capisco però, perchè, a causa di chi e di che, esistesse questo odio condiviso da pochi 'scelti' verso la Chiesa. A meno che non siano stati cripto protestanti, o cripto chissà, che si son fatti preti cattolici per mostrare a se stessi ed al mondo che con il loro 'sapere' avrebbero potuto mandare la vecchia Chiesa a rotoli, come poi sono riusciti. Qualsiasi tipo di infiltrazione, massonica, comunista o boh, non regge per tanto tempo se, dietro le quinte non c'è qualcosa che tiene. Questo qualcosa, a parer mio, o è stato l'odio o l'erotismo estremo omo/etero.
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