Aggiornamento 21/03: Mare alla Francia: Parigi fa marcia indietro. Caso chiuso? [qui] Anche i francesi ora si attengono ai vecchi confini, visto che l'accordo di Caen non è stato ratificato dal Parlamento italiano. Resta il mistero sul perché dell'accordo. Ma lo scalpore e le reazioni suscitate anche grazie alla rete devono aver avuto i loro effetti, anche se credo occorra non abbassare la guardia su possibili sviluppi riguardo alla Zona Economica Esclusiva.
Nel precedente articolo del 16 marzo [qui], che è stato un po' l'apri-pista delle mille voci che si sono replicate sul web e sulla stampa, lanciavamo l'allarme sulla cessione di alcune importantissime zone di mare a nord ovest e a nord est della Sardegna. Un danno immenso per le marinerie sarde e in parte anche per quelle liguri, che risulta incomprensibile e soprattutto inaccettabile. Dopo aver esaminato in molti suoi aspetti, anche nella nutrita e interessante discussione, una situazione che rischiava di passare sotto silenzio in un'aura di sconcertante segretezza, estraggo la seguente conclusione che ritengo debba essere fortemente affermata e tradotta in atti concreti
La situazione resta oscura e pasticciata - Giorgia Meloni deve insistere ( e non solo Lei!)
Il riferimento alla Zona Economica Esclusiva potrebbe chiarire la dichiarazione di Gentiloni, che non sono state cedute acque territoriali italiane, ma in senso negativo, a sfavore del nostro governo. Vediamo.
Il limite territoriale tradizionale è di 12 miglia (approssimativamente 20 e più km., portata massima delle artiglierie quando fu stabilito, tanto tempo fa). Il limite è considerato obsoleto da parte di molti Stati, perché essi tracciano delle Zone Economiche Esclusive anche molto ampie al di là di esso, ricche di pesci e/o giacimenti (vedi Turchia che ha bloccato la nostra nave a Cipro; vedi in passato Gheddafi contro di noi, etc). Allora: la Francia rivendica questa ZEE esclusiva e noi no, naturalmente. Noi siamo rimasti alle 12 miglia, almeno da quello che se ne sa. Le zone che l'accordo di Caen concedeva ai francesi probabilmente sono zone piuttosto ampie, al di là delle 12 miglia delle nostre acque territoriali tradizionali, zone finora considerate libere e nelle quali i nostri andavano a pescare anche loro. Per questo Gentiloni può dire, allora, che non sono state cedute acque territoriali italiane.
Ma, se la mia ricostruzione è esatta, la precisazione di Gentiloni non cava il ragno dal buco. Anzi. Resta il fatto che su ampie zone di acque che dovrebbero essere internazionali e sulle quali la pesca italiana e l'Italia vanta un diritto d'uso (se così posso dire) uguale a quello degli altri, l'Italia ha riconosciuto la sovranità di uno Stato straniero. Non sapendo noi tutti come stiano veramente le cose, dobbiamo comunque non dichiararci per nulla soddisfatti della garanzia data da Gentiloni. Pertanto, a mio avviso, Meloni dovrebbe insistere. In questo modo:
- Non si dichiara soddisfatta perché la cessione di sovranità riguarderebbe la ZEE che va ben al di là delle acque territoriale italiane.
- Il governo ha l'obbligo di far conoscere subito i dettagli dell'accordo all'opinione pubblica, comprese le eventuali concessioni francesi a nostro vantaggio (quali?). Venga Gentiloni in Parlamento a mostrare i dettagli, le cartine etc.
- L'accordo non è stato ratificato e quindi non dovrebbe entrare in vigore il 25 marzo. Tuttavia il governo deve chiarire subito se esiste via Bruxelles la possibilità che la Francia possa ugualmente far valere l'accordo unilateralmente, anche solo in via provvisoria; se cioè l'Italia ha ceduto in sede comunitaria un pezzo della sua sovranità, aderendo a procedure che possano far aggirare (via Ue, ripeto) l'ostacolo costituito dalla mancata ratifica formale di certi accordi. A me una cosa del genere non sembra possibile, ma con il "diritto comunitario", cioè con le normative dell'Unione europea e i mutamenti intervenuti nel concepire il diritto internazionale, tutto è possibile, oggi.
Il silenzio di Berlusconi è deleterio: - il terzo partito del Centrodestra sarebbe dovuto intervenire nella polemica - e soprattutto far esplodere lo scandalo di questa trattativa mezza clandestina grazie al suo ancora robusto impero mediatico - penso soprattutto alle televisioni, che restano ancora, piaccia o meno, una via di diffusione primaria delle notizie. (Maria Guarini)
"Il silenzio di Berlusconi è deleterio"
RispondiEliminaBerlusconiè sotto schiaffo, pressato dalla contingenza finanziaria che mette in pericolo la proprietà del suo impero mediatico, proprio da parte transalpina. Disposto a qualunque compromesso, che egli anzi va ricercando soprattutto per quel che riguarda la formazione di un governo. Non è ahimè disponibile a farsi carico di alcuna azione a difesa dell'interesse nazionale se, come in questa fattispecie, essa va a confliggere col suo interesse particolare.
"dell'interesse nazionale se, come in questa fattispecie, essa va a confliggere col suo interesse particolare".
RispondiEliminaE' un'eredità pesante che ci trasciniamo dal 1990, con la Legge Mammì, fatta su misura, al pari di quelle frutto dei suoi governi appoggiati da troppe serve (tipo Fini, Casini & C.) e consorterie interessate e clientelari.
Roma - Giorgia Meloni non ci sta. E davanti alla possibilità che una parte del Mar di Sardegna e del Mar Ligure venga ceduta alla Francia, la leader di Fratelli d'Italia si prepara a dare battaglia con un esposto alla Procura di Roma presentato con Guido Crosetto contro il premier uscente Paolo Gentiloni per fare luce su questo trattato tra Italia e Francia che dovrebbe entrare in vigore il prossimo 25 marzo e che rischia di far perdere all'Italia ampie zone di un mare molto pescoso, oltre al diritto di sfruttamento di un importante giacimento di idrocarburi individuato di recente.
RispondiEliminaAl governo uscente la Meloni, che aveva già annunciato azioni durissime in ogni sede per scongiurare le conseguenze di questa vicenda dai contorni definiti «torbidi», intima di «agire immediatamente per interrompere la procedura unilaterale di ratifica attivata dalla Francia presso Bruxelles, che in caso di silenzio assenso da parte italiana conferirà de iure i tratti di mare in questione alla Francia arrecando un gravissimo danno ai nostri interessi nazionali». Dalla Farnesina arrivano rassicurazioni. Non ci sarebbe alcun pericolo di cessioni di acque territoriali perché «l'accordo bilaterale del marzo 2015 non è stato ratificato dall'Italia e non può pertanto produrre effetti giuridici». Ma a Fratelli d'Italia non basta, anzi la Meloni invoca l'intervento del presidente Sergio Mattarella «affinché questo trattato, che importa variazioni del territorio italiano, si sottoposto al voto di ratifica del Parlamento come previsto dall'articolo 80 della nostra Costituzione». Nell'esposto, che verrà sottoscritto da tutti i parlamentari di Fdi, si ipotizzano i reati di atti di ostilità e infedeltà contro lo Stato italiano. «Fratelli d'Italia - avverte la leader del partito - non permetterà a un governo delegittimato dal voto popolare di regalare a una nazione straniera una parte delle nostre acque territoriali».
Questo mentre nel mar Adriatico, il rigetto nei giorni scorsi da parte del Consiglio di Stato dei ricorsi delle Regioni Abruzzo e Puglia, ha di fatto dato il via libera alla ricerca di gas e petrolio in un'area di 30mila chilometri quadrati ad una società inglese. Insomma, noi le ricerche le andiamo a fare all'estero, ma lasciamo i nostri mari a disposizione degli stranieri.
http://m.ilgiornale.it/news/2018/03/19/mare-ceduto-alla-francia-fdi-denuncia-gentiloni/1506672/
Mi sembrava che questo fosse un sito in cui si affrontassero i problemi del post-concilio della Chiesa, ma pare che invece stia diventando un sito sponsor della Meloni. Prego chiarire. Grazie
RispondiEliminaNon offendiamoci se dicono che siamo camerieri, cioè signorsì!
RispondiElimina"... ha di fatto dato il via libera alla ricerca di gas e petrolio in un'area di 30mila chilometri quadrati ad una società inglese..."
Non solo siamo in terremoto perpetuo da anni ormai per le trivellazioni ma, neanche trivelliamo noi; noi diamo le concessioni. Complimenti. Aquile italiane.
Direi che la Meloni non c'entra, ovvero c'entra se purtroppo rimane l'unica che in questo caso fa il proprio mestiere e protesta. Per cui il punto da chiarire è piuttosto la questione in sé dell'accordo. Be', io direi: in particolare, la cosa potrebbe anche esulare dalle questioni cattoliche, ma è l'ennesimo episodio di cedimento indegno della sovranità nazionale, e questa c'entra con l'essere cattolici, secondo me.
RispondiEliminaAnonimo 21:09
RispondiEliminaCrede che l'essere credenti possa escludere l'essere cittadini che difendono la loro Patria, la loro identità e un futuro diverso dalla cloaca massima nella quale ci stanno tenendo?
Riguardo alla Meloni, al momento è uno dei pochi politici che portano avanti idee (e speriamo fatti) condivisibli. E questo è il quanto!
[Ettore Gotti Tedeschi] Le quattro fasi del declino italiano
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=Xnxa4xded6M
La spartizione del cadavere .
RispondiEliminaAll'anonimo che non vede il nesso tra religione e politica
Come ha ribadito Mic, non si tratta di fare gli "sponsors" di Meloni. Ne dobbiamo apprezzare
l'iniziativa perché l'u n i c a mirante a difendere i legittimi interessi dell'Italia, ancora una volta messi in pericolo dalla desistenza dei nostri governanti.
I problemi del Postconcilio non sono solo teologici e morali. Sono anche politici. E in modo assai grave. Ci si è forse dimenticati dell'incredibile viaggio di Bergoglio a Lampedusa? A mostrare il suo sviscerato appoggio all'invasione musulmana? E'stato un gesto politico (e "religioso" ma nel senso dell'aggiornamento) senza precedenti. E forse mai, nella storia della Chiesa, si è vista una Gerarchia più politicizzata di quella del Postconcilio. Di cosa si occupano in prevalenza le Conferenze Episcopali? Non per nulla, in testi del Vaticano II come la Lumen Gentium e la Gaudium et spes già si teorizza l'unificazione del genere umano, il mondialismo all'insegna dell'emancipazione dei popoli, insomma una forma sotto traccia di teologia della liberazione, condita ovviamente con le opportune salse umanitarie. Questa mistura, Papa Francesco la distribuisce quasi giornalmente alle folle, in modo addirittura ossessivo, maniacale.
La Gerarchia postconciliaire ha trasformato la religione in politica rivoluzinaria, fondata sull'avversione per l'Europa, l'Italia e l'uomo bianco, tutta tesa al superamento delle nazioni e degli Stati, non alla loro conversione a Cristo; superamento ossia annientamento in nome di una "religione" dell'umanità del tutto politica e anticristiana, ora includente anche la Rivoluzione Sessuale [sic]. Questa è la situazione, in breve. E non dovremmo tentare, per quel poco che possiamo, di richiamare l'attenzione dei cattolici sui pochi tentativi politici di opporsi al disastro?
La politicizzazione del cattolicesimo è cominciata con Paolo VI. Di teologia e diritto canonico non doveva saper molto. In compenso conosceva bene certa cultura francese contemporanea e autori venati d'eresia come de Lubac. Accogliendo le istanze della nouvelle théologie, riformò subito la Curia spostandone il centro di gravità dall'odiato (dai neomodernisti) Sant'Uffizio alla Segreteria di Stato ossia sostituendo al nucleo teologico, religioso della Curia quello politico, diplomatico, mondanizzante. I risultati li abbiamo visti tutti.
Fu una delle sue maggiori colpe, inferiore solo alla distruzione della Liturgia della Chiesa. Colpe non compensate dalla sua tardiva condanna degli anticoncezionali.
PP
A quanto pare il trattato di Caen, firmato da gentiloni senza che nessuno in Italia sapesse nulla, permette alla Francia di estendere le proprie acque territoriali da dodici miglia fino a quaranta, in alcune zone cibo a duecento miglia!
RispondiEliminaAcque che, da internazionali, diventerebbero così francesi.
Questa condizione, tra l'altro, impedirebbe la pesca da parte di operatori italiani in quelle acque, che diventerebbero di esclusiva pertinenza francese, con grave danno economico al comparto della pesca italiano.
Ma perché, allora, gentiloni firma un accordo così punitivo, antieconomico e dannoso per l'economia italiana e ad esclusivo interesse francese?
Perché non se ne sa nulla fino all'incidente del peschereccio italiano sequestrato dalla guardia costiera francese?
Non vengono cedute acque italiane ma si acconsente che acque internazionali, quindi accessibili a tutti, divengano di esclusiva proprietà dello stato francese.
Acque antistanti le coste sarde, per cui i pescatori sardi vedrebbero gravemente compromessa la loro attività.
Per non parlare di possibili giacimenti sottomarini di gas naturale in tali aree marittime per cui, attraverso l'accordo sarebbero anch'essi di esclusiva pertinenza francese.
La Francia ha diritto a richiedere aree ZEE, questo non significa che tale diritto debba essergli riconosciuto a fronte di un gravissimo danno diretto da parte di un paese frontaliero, in questo caso l'Italia.
Secondo: ma in questo trattato si parla esplicitamente di area ZEE italiana?
A me non risulta.
C'è solo un miserabile pezzettino di mare dalle parti dell'isola d'Elba, insignificante da ogni punto di vista, altri che "possibile, futura area ZEE".
Questo accordo è altamente dannoso per l'Italia, perfino umiliante se non vergognoso.
La dittatura UE invoca la censura e la chiama DIBATTITO EQUO.
RispondiElimina"Con le prossime elezioni europee che si avvicinano, serve con urgenza una discussione sul ruolo che i social media svolgono nel discorso politico e dobbiamo vedere quali misure i social media stanno adottando per assicurare un dibattito equo ed imparziale"
L’Ammiraglio Giuseppe De Giorgi ci spiega la colossale truffa ai danni degli Italiani della cessione alla Francia di ricchissime porzioni di mare voluta da Renzi e sottoscritta da Gentiloni, con la complicità dell’omertà dei media...
RispondiEliminaCessioni alla Francia, ammiraglio De Giorgi: l’Italia ha rinunciato a porzioni di mare
Non tutti lo sanno ma con un accordo firmato a Caen nel marzo 2015 tra Italia e Francia, erano stati revisionati i nostri confini marittimi. L’accordo, derivante da un negoziato cominciato nel 2006 e terminato 6 anni più tardi secondo il ministero degli Esteri sarebbe stato “necessario al fine di definire i confini marittimi alla luce delle norme della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982, che supera la Convenzione per la delimitazione delle zone di pesca nella baia di Mentone del 18 giugno 1892, convenzione che ha valore consuetudinario, in quanto applicata e mai ratificata, ai fini di colmare un vuoto giuridico”.
L’Italia avrebbe quindi rinunciato ad alcune porzioni di mare del mar Ligure ed al tratto compreso tra nord Sardegna ed arcipelago toscano. L’accordo era passato piuttosto inosservato fino a quando nel gennaio 2016 il peschereccio italiano Mina era stato fermato dalla gendarmeria marittima francese e scortato fino al porto di Nizza, con l’accusa di praticare la pesca del gambero in acque francesi. Solo con il pagamento di una cauzione di 8300 euro era stato rilasciato. Dunque quelli che sembravano essere acque italiane erano diventate francesi.
L’episodio dunque fece deflagrare la questione dei confini e di porzioni di mare cedute alla Francia. Piuttosto indispettito dalla vicenda l’assessore regionale alla pesca della Liguria Stefano Mai aveva dichiarato: “il sequestro del peschereccio Mina ha posto l’attenzione sull’urgenza di arrivare all’elaborazione di un piano di gestione della pesca al gambero rosso condiviso tra Italia e Francia, sul modello di quanto abbiamo elaborato con successo sul rossetto. Lo strumento più praticabile e che porterebbe a una soluzione definitiva di un annoso problema di pesca nelle acque al confine è la stesura di un piano delle risorse condivise, previsto dal regolamento mediterraneo. La pesca al gambero rosso è un target strategico per la Liguria che vogliamo tutelare arrivando a una soluzione definitiva che faccia uscire i nostri pescatori da un’incertezza normativa che dura ormai da troppi anni. Il trattato sul nuovo confine marino si è rivelato fortemente penalizzante per l’Italia”.
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RispondiEliminaSecondo i giornali della Corsica l’accordo di Caen prevedeva una sorta di scambio territoriale: l’Italia avrebbe ceduto la “Fossa del cimitero” nelle acque di Ospedaletti in provincia di Imperia ottenendo in cambio alcune secche tra Corsica, Capraia ed Elba. Proprio la Fossa del cimitero è un tratto di mare molto ricco dal punto di vista della pesca, con una vivace presenza proprio di gamberoni rossi. Mentre in Italia l’accordo non è stato mai ratificato, in Francia sembrava essere di dominio pubblico tanto che la gendarmeria marittima era subito intervenuta pochi mesi dopo l’accordo fermando il peschereccio Mina. Due mesi dopo il fermo del peschereccio erano però arrivate le scuse: la dogana francese aveva contestato per errore il mancato rispetto del trattato del 21 marzo 2015, visto che non era mai stato ratificato dal Parlamento italiano.
La Farnesina, pressata da interrogazioni parlamentari e dagli allarmi lanciati sulla cessione di mare da parte dell’Italia, nel febbraio 2016 aveva provato a fare chiarezza: “Considerata la sua natura, l’Accordo di Caen è sottoposto a ratifica parlamentare e, pertanto, non è ancora in vigore. Per quanto riguarda, in particolare, i contenuti dell’Accordo, il tracciato di delimitazione delle acque territoriali e delle restanti zone marittime riflette i criteri stabiliti dall’UNCLOS, primo fra tutti il principio della linea mediana di equidistanza. Nel corso dei negoziati che hanno portato alla firma dell’Accordo, la parte italiana ha ottenuto di mantenere immutata la definizione di linea retta di base per l’arcipelago toscano, già fissata dall’Italia per la delimitazione del mare territoriale nel 1977. Inoltre, per il mare territoriale tra Corsica e Sardegna, è stato completamente salvaguardato l’accordo del 1986, inclusa la zona di pesca congiunta. Anche per quanto riguarda il confine del mare territoriale tra Italia e Francia nel Mar Ligure, in assenza di un precedente accordo di delimitazione, l’Accordo di Caen segue il principio dell’equidistanza come previsto dall’UNCLOS”. Un accordo non solo non ratificato ma che sembrava aver suggerito ad Italia e Francia di aprire un nuovo negoziato per rivederne in contenuti.
Ad oggi i confini tra acque italiane e francesi rimangono incerti. Una recente sentenza del tribunale di Imperia ha assolto un pescatore dall’accusa di avere sconfinato in acque francesi. Il tribunale ha infatti dichiarato non valido anche il trattato di Mentone del 1892 che regolava i confini tra riviera ligure e Costa Azzurra, anche in questo caso per la mancata ratifica del Parlamento. Un precedente che farà giurisprudenza viste le numerose contestazioni rivolte dalla gendarmeria marittima francese ai pescherecci sanremesi. Certo è che il tema della territorializzazione dell’alto mare da parte degli stati rivieraschi è di fondamentale importanza per l’Italia sia sotto l’aspetto della sua valorizzazione economica sia della sua protezione dallo sfruttamento eccessivo e indiscriminato.
L’Italia è stata sinora assente nell’area internazionale per quanto riguarda la politica marittima, non solo in ottica Difesa, ambito paradossalmente sempre più esercitocentrico a dispetto degli accadimenti mediterranei, ma in tutte le sue più ampie declinazioni. Il mutilateralismo come sempre rifugio anestetico dalle nostre repsonsabilità si traduce nel piegarsi alla volontà non solo della Francia, ma anche della Grecia e dei paesi della riva opposta dell’Adriatico che si avvantaggiano della nostra pavidità e indifferenza.
Ammiraglio Giuseppe De Giorgi
http://www.imolaoggi.it/2018/03/19/cessioni-alla-francia-ammiraglio-de-giorgi-litalia-ha-rinunciato-a-porzioni-di-mare/
Ammiraglio Giuseppe De Giorgi
RispondiEliminaOK. Ma restano tutti da chiarire i problemi legati alla alla Zona Economica Esclusiva et alia...
Per chi volesse leggere il testo del trattato di Caen :
RispondiEliminahttp://www.guardiavecchia.net/wp-content/uploads/2016/02/accordo-pesca-bocche.pdf
https://www.maurizioblondet.it/sarkozy-arresto-gentiloni/
RispondiElimina@mic
RispondiEliminaCrede che l'essere credenti possa escludere l'essere cittadini che difendono la loro Patria, la loro identità e un futuro diverso dalla cloaca massima nella quale ci stanno tenendo?
Non rigiriamo la frittata. Non ho detto quello. Ho detto che la questione corsica e la Meloni non c'entrano nulla con un sito che si chiama Chiesa e postconcilio. L'articolo puó anche essere condivisibile, ma è semplicemente fuori tema con questo sito.
Anonimo,
RispondiEliminaEvidentemente lei non conosce questo blog. L'articolo non è il primo né sarà l'ultimo a trattare di temi politici...
E il motivo per cui c'entrano, oltre che nel senso chiaro della mia affermazione, è ben spiegato nel commento delle 10:28
Chissà perché ci sono persone che tornano ostinatamente sulle loro affermazioni senza ascoltare né eventualmente confutare nel merito le ragioni che vengono loro addotte....
Cecità o provocazione ideologica?
Qui l'intervento di Salvini:
RispondiEliminaNegli ultimi giorni di vita del governo Gentiloni, arriva silenzioso un ultimo colpo di coda che bastona il nostro Paese a favore dei vicini francesi?
https://www.diariodelweb.it/italia/articolo/?nid=20180317-495941
Conclude Salvini nel suo lodevole e opportuno intervento: "dal ministero degli Esteri italiano sottolineano che "a breve si terranno consultazioni bilaterali previste a scadenze regolari dalla normativa UE al solo fine di migliorare e armonizzare la gestione delle risorse marine tra i Paesi confinanti, nel quadro del diritto esistente". Beh, è proprio questo che temiamo. Vedete di cosa si tratta e non fatevi prendere per i fondelli da Gentiloni, dalla Francia e dal diritto europeo, da cui abbiamo preso fin troppi schiaffoni!
L'ho già scritto nella pagina ad hoc...
Cara Maria, tempo fa osai predire che la gerarchia ecclesiastica avendo voluto agire politicamente, politicamente sarebbe stata colpita! Anzi potrebbe anche perire politicamente: basterà toglierle l'otto per mille!
RispondiEliminaAggiungo due brani di una mia riflessione: "Mai come in questi nostri tempi il Vaticano è fuori da ogni grazia di Dio!"
"Da quello che succintamente finora abbiamo argomentato, risulta evidente che la Chiesa di Cristo è stata sempre osteggiata fin dalla sua istituzione. Però, abbiamo anche evidenziato come i suoi nemici, che nei due millenni trascorsi hanno tentato di abbatterla con ogni mezzo e da ogni fronte, hanno sempre fallito, perchè la roccia del papato era inespugnabile dall'esterno. Fallita la prima tattica di lotta, avendo compreso che la durata secolare della Chiesa cattolica sta nell'unità della sua dottrina, sempre soggetta all'autorità del Papa, alla quale tutti i cattolici sempre chinano "rispettosamente la fronte" "in ossequio della fede", l'aggregato delle innumerevoli sette protestanti, tutte discordi fra loro, e concordi solo nel protestare contro l'autorità della Chiesa emanata da Dio, ne elaborò segretamente una nuova. Seguirono cioè quella stessa maniera di operare dei rivoluzionari di tutte le classi, di tutti i tempi e di tutti i paesi, tattica di lotta, il cui successo era stato dimostrato ampiamente nelle rivoluzioni che hanno insanguinato il suolo europeo! Infiltrarsi pazientemente nella gerarchia ecclesiastica, conquistare alla causa i prelati corrotti, annientare quelli fedeli e alla fine insediare sul seggio petrino un papa luterano, che, proprio in forza della sua autorità, avrebbe scardinata la dottrina e destrutturata pezzo dopo pezzo la Chiesa cattolica, fino alla sua totale demolizione"
"La degenerazione clericale, di cui l'apostasia dei gesuiti e di una crescente parte della gerarchia ecclesiastica ne rappresenta il segno più eclatante, ha potuto progredire fino a raggiungere l'acme attuale solo dal momento in cui Giovanni XXIII è intervenuto personalmente a spalancare le già socchiuse porte della Chiesa al mondo moderno. A tal riguardo è opportuno far rilevare che fu proprio l'intervento di papa Roncalli a far virare la prua della barca di Pietro repentinamente nella direzione dell'aggiornamento religioso e politico ai tempi moderni, giustificando questo giro di boa in nome della pace nel mondo, la cui realizzazione richiedeva alla Chiesa Cattolica l'apertura irenica a quella parte del mondo che era, e comunque restava, convintamente anticattolica. Va precisato infatti che, in quel tempo, il mondo cattolico era ancora del tutto contrario a recepire questa prospettiva politica di apertura agli storici nemici del cattolicesimo, soprattutto quelli politici, i marxisti in prima fila.
... segue
RispondiEliminaMentre, infatti, i teologi "di periferia" si schieravano per l'apertura politica ai partiti della sinistra marxista, dal 1953 al 1961 le autorità ecclesiastiche vi opposero un veto ufficiale con diffide contenute in documenti ufficiali, così come avvenne a Venezia nel 1956 per abbattere la giunta di centro-sinistra, nonostante che l'episcopato e la Curia fosse contraria. In questa vicenda, incontriamo il cardinale Roncalli, il quale con la lettera 'Richiami e incitamenti' condannò "la pertinacia" di coloro che sostenevano "ad ogni costo la cosiddetta apertura a sinistra, contro la posizione netta presa dalle più autorevoli gerarchie della Chiesa", preoccupate delle "infiltrazioni marxiste fra le file dei cattolici".
Nel 1958, Pio XII moriva e "gli succedeva proprio il cardinale Roncalli, papa Giovanni XXIII, il quale inizialmente si rinchiuse in una neutralità di fronte agli sviluppi della politica italiana, il che giocò nell'immediato a favore dell'ala più reazionaria dell'episcopato italiano, di gran lunga la più numerosa. Ma il Roncalli, ancor di più come papa, "propendeva in favore di una cauta svolta politica", ed attendeva che, premuto dalla più vivace iniziativa dei novatori, sostenuti palesemente dai gesuiti milanesi, l'episcopato italiano s'andasse convincendo della necessità di aprirsi ai partiti marxisti. Il placet papale a questa apertura venne infine con l'Enciclica Mater et Magistra "sui recenti sviluppi della questione sociale" del luglio 1961, la quale conteneva "una nuova formulazione della dottrina sociale", sulla cui base divengono lecite ed attuabili per le forze cattoliche molte cose che fino a qualche tempo fa potevano essere considerate pericolose azioni sovversive.
Bisognerà però attendere l'apertura del Concilio Vaticano secondo per avere da parte di Giovanni XXIII la proclamazione di quel profondo mutamento nella politica internazionale, che la Chiesa effettivamente intraprese successivamente, ma che i gesuiti, assurti ex novo a difensori "delle più profonde aspirazioni popolari", avevano richiesto in anticipo, non curandosi più dell'inconciliabilità della dottrina sociale della Chiesa "con ogni altra ideologia", in special modo il materialismo ateo marxista."
Nel 1958, Pio XII moriva e "gli succedeva proprio il cardinale Roncalli, papa Giovanni XXIII, il quale inizialmente si rinchiuse in una neutralità di fronte agli sviluppi della politica italiana, il che giocò nell'immediato a favore dell'ala più reazionaria dell'episcopato italiano, di gran lunga la più numerosa. Ma il Roncalli, ancor di più come papa, "propendeva in favore di una cauta svolta politica", ed attendeva che, premuto dalla più vivace iniziativa dei novatori, sostenuti palesemente dai gesuiti milanesi, l'episcopato italiano s'andasse convincendo della necessità di aprirsi ai partiti marxisti. Il placet papale a questa apertura venne infine con l'Enciclica Mater et Magistra "sui recenti sviluppi della questione sociale" del luglio 1961, la quale conteneva "una nuova formulazione della dottrina sociale", sulla cui base divengono lecite ed attuabili per le forze cattoliche molte cose che fino a qualche tempo fa potevano essere considerate pericolose azioni sovversive.
Bisognerà però attendere l'apertura del Concilio Vaticano secondo per avere da parte di Giovanni XXIII la proclamazione di quel profondo mutamento nella politica internazionale, che la Chiesa effettivamente intraprese successivamente, ma che i gesuiti, assurti ex novo a difensori "delle più profonde aspirazioni popolari", avevano richiesto in anticipo, non curandosi più dell'inconciliabilità della dottrina sociale della Chiesa "con ogni altra ideologia", in special modo il materialismo ateo marxista."
Sarkozy in arresto (e Gentiloni, quando?)
RispondiEliminaMaurizio Blondet 20 marzo 2018 16 commenti
https://www.maurizioblondet.it/sarkozy-arresto-gentiloni/#disqus_thread
COMUNQUE ORA ALLA 7 MENTANA.... DOPO ALZATA DI SCUDI ANCHE NEI NETWORK, IL TRATTATO NON SARA' FIRMATO. SPERIAMO NON SIA UNA FAKENEWS, HANNO FATTO BENE I PESCATORI SARDI A STARE CON LE BARCHE NELLA ZONA...
RispondiEliminahttp://www.lecronachelucane.it/2018/03/20/la-francia-costretta-a-fare-retromarcia-ritirate-le-carte-dalla-procedura-francese/
RispondiEliminahttp://www.lanuovabq.it/it/sarkozy-e-la-menzogna-delle-primavere-arabe
RispondiEliminaLNBQ,Souad Sbai,L'EX PRESIDENTE FERMATO
Sarkozy e la menzogna delle primavere arabe
EDITORIALI21-03-2018
Fra i mentitori seriali di quel disgraziato 2011 e di oggi c’è senza alcun dubbio l’ex presidente francese Nicolas Sarkozy che prima di far volare i caccia transalpini a bombardare la Libia qualche anno prima, secondo le indagini della giustizia francese che lo ha posto in stato di fermo, si era fatto ‘’oliare’’ la campagna elettorale con i bei milioni proprio di Muammar Gheddafi. Perché si preferì permettere l’eliminazione fisica di Gheddafi? Chi temeva per le sue rivelazioni? Chi aveva a cuore che lui e il suo bagaglio di rivelazioni non emergessero?
https://alfredodecclesia.blogspot.it/2018/03/cessione-dei-mari-francia-costretta.html
RispondiEliminaL’articolo dovrebbe, speriamo, chiarire definitivamente come siano andate le cose. Di sicuro Gentiloni ha firmato. La domanda è: se la nostra è una Repubblica Parlamentare perché Gentiloni ha firmato prima della decisione del parlamento?
RispondiEliminahttps://www.ilfattoquotidiano.it/premium/articoli/caen-laccordo-ripudiato-la-disputa-italia-francia/
Mare alla Francia: Parigi fa marcia indietro. Caso chiuso?
RispondiEliminaAnche i francesi ora si attengono ai vecchi confini, visto che l'accordo di Caen non è stato ratificato dal Parlamento italiano. Resta il mistero sul perché dell'accordo
LA MANCATA RATIFICA ITALIANA – Come segnalato dalla Farnesina, il Parlamento italiano non ha ratificato il trattato, che non avrebbe dunque potuto avere validità. Tuttavia alcuni episodi recenti – come il sequestro di un peschereccio ligure – hanno fatto capire che la Francia aveva iniziato a scrutare le mappe coi confini previsti dal nuovo accordo, tanto da far muovere i pescatori liguri insieme a quelli sardi.
PARIGI FA MARCIA INDIETRO – Dopo le prime mosse ‘aggressive’, martedì Parigi ha fatto marcia indietro: il termine indicato del 25 marzo, come informa l’ambasciata di Francia a Roma, “riguarda semplicemente ‘una consultazione pubblica nel quadro della concertazione preparatoria di un documento strategico”. Ma soprattutto i francesi hanno ammesso di aver sbagliato ad interpretare le mappe secondo un accordo non ratificato, e dichiarato che i confini torneranno ad essere quelli vecchi.
IL MISTERO SULLA TRATTATIVA – Caso chiuso dunque? Sembrerebbe di sì, anche se non è detto che la Francia possa avviare nuove azioni unilaterali. Perché all’interno dell’Ue esistono vincoli pesantissimi sui conti pubblici, ma in politica estera soprattutto continuano a prevalere gli interessi nazionali. Un uomo di acclarata esperienza sul campo come il generale ex Nato Giuseppe Morabito ha raccontato pochi giorni fa, nell’ambito di un convegno sul Medio Oriente, come soltanto quindici giorni dopo il ritiro dell’ambasciatore in Egitto da parte italiana per il caso Regeni, il Presidente francese Macron si sia presentato da Al Sisi con una dozzina di facoltosi imnprenditori francesi per accaparrarsi le aree di interesse strategico eventualmente mollate dall’Italia.
Ma soprattutto, anche se il caso in questione andasse in archivio, come sembra, resta un dubbio irrisolto: perché è stato siglato quell’accordo? Ed è una questione che non riguarda solo gli ultimi governi di centrosinistra, giacché le trattative iniziaronom addirittura nel lontano 2006. C’è sotto altro che l’opinione pubblica non può o non deve sapere?
https://quifinanza.it/soldi/mare-alla-francia-parigi-fa-marcia-indietro-caso-chiuso/178668/
Le prime abitazioni intorno alla Senna furono costruite dai soldati dell'Impero Romano.
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