L’“opzione Benedetto” non è solo quella illustrata da Rod Dreher [qui - qui] per descrivere un nuovo modo di vivere cristiano nell’Occidente secolarizzato (The Benedict Option: A Strategy for Christians in a Post-Christian Nation, Blackstone Audiobooks 2017); può essere anche intesa come la exit strategy dalla crisi, di coloro che contrappongono Benedetto XVI, “vero Papa”, a Francesco, “falso papa”.
I sostenitori di questa tesi, diffusa a bassa voce in alcuni ambienti ecclesiastici romani, sono convinti che il modo migliore di sbarazzarsi di papa Francesco sia quello di dimostrare che Jorge Mario Bergoglio non è Papa, a causa dell’invalidità della sua elezione e/o della modalità delle dimissioni di Benedetto XVI, il quale non avrebbe mai rinunciato al Papato.
Questa posizione si basa soprattutto sull’opera del prof. Valerio Gigliotti La tiara deposta (Olschki, Firenze 2013), il cui ultimo capitolo è dedicato a La ‘renuntatio mystica’ di Benedetto XVI: Diritto e teologia a servizio del popolo di Dio (pp. 387-432). Secondo Gigliotti, «il dato più sorprendente e veramente innovativo è offerto dalla prospettiva di fondo che innerva tutto il percorso delle dimissioni di papa Benedetto XVI: una dimensione che trasla l’istituto della renuntiatio dal piano giuridico di abbandono della potestas regendi et gubernandi Ecclesiae a quello mistico del servizio alla Chiesa, al popolo di Dio, nella dimensione orante e silenziosa del ritiro dal mondo» (p. 403). La strada per una suggestiva, ma infondata, scorciatoia canonica, per eludere i problemi dottrinali, è aperta.
Il prof. don Roberto Regoli, nel suo libro Oltre la crisi della Chiesa. Il pontificato di Benedetto XVI (Lindau, Torino 2016) ha rilanciato la tesi di Gigliotti e nella presentazione del libro di don Regoli, svoltasi nel 2016 nell’aula magna della Università Gregoriana, mons. Georg Gänswein ha affermato che papa Ratzinger ha trasformato il concetto di “ministero petrino” [qui - osservazioni qui].
«Egli ha lasciato il Soglio pontificio e tuttavia, con il passo dell’11 febbraio 2013, non ha affatto abbandonato questo ministero. Egli ha invece integrato l’ufficio personale con una dimensione collegiale e sinodale, quasi un ministero in comune. (…) Dall’elezione del suo successore Francesco, il 13 marzo 2013, non vi sono dunque due papi, ma de facto un ministero allargato con un membro attivo e un membro contemplativo. Per questo Benedetto XVI non ha rinunciato né al suo nome, né alla talare bianca. Per questo l’appellativo corretto con il quale rivolgerglisi ancora oggi è “Santità”; e per questo, inoltre, egli non si è ritirato in un monastero isolato, ma all’interno del Vaticano – come se avesse fatto solo un passo di lato per fare spazio al suo successore e a una nuova tappa nella storia del papato».
Tra le migliori opere che confutano questo tentativo di ridefinizione del Primato pontificio c’è un accurato saggio del cardinale Walter Brandmüller dal titolo Renuntiatio Papae. Alcune riflessioni storico-canonistiche (“Archivio Giuridico”, 3-4 (2016), pp. 655- 674) e un esaustivo libro della professoressa di Bologna, Geraldina Boni, Sopra una rinuncia. La decisione di papa Benedetto XVI e il diritto (Bononia University Press, Bologna 2015).
Quando Gigliotti scrive che,
che «con l’irruzione nella storia della Chiesa, dopo sei secoli, di una nuova renuntiatio, Benedetto XVI, come già Celestino V, imprime un significato nuovo al gesto della rinuncia papale, subordinando la potestas al servitium e rendendo, sul modello patristico, l’ufficio papale più ministerium che dominium» (La Tiara deposta, p. XXXVII), la professoressa Boni osserva che questa affermazione «potrebbe prestarsi a letture artificiosamente ancipiti del munus petrino, ma invero di ogni munus ecclesiale» (Sopra una rinuncia, p. 190), così come l’altra affermazione di Gigliotti secondo cui «la storia della rinuncia della tiara è quindi sì storia di un abbandono del potere ma è anche e soprattutto storia dell’esercizio di una volontà che proprio nella sua massima declinazione negativa (non volo, ab-renuntio) esprime l’essenza cristocentrica e potestativa del ministero petrino» (La tiara deposta, p. XL).
La «renuntiatio mystica» di Benedetto, secondo Gigliotti, «fonda il nuovo status del papa dimissionario» (p. 414). Egli «non è più giuridicamente il sommo pontefice, ma al contempo non può più essere il cardinale entrato in conclave, deve assumere un nuovo ‘status’ giuridico e personale al contempo, un ‘terzo corpo’ che integri i tria corpora papae. E’ quanto ha compiuto Benedetto XVI, inaugurando così una possibilità di evoluzione della felicissima intuizione di Ernst Kantorowicz dei due corpi del re ripresa da Agostino Paravicini Bagliani ne Il corpo del papa» (La tiara deposta, pp. 403-404).
Giustamente il card. Brandmüller giudica incomprensibile il concetto di una renuntiatio mystica e il tentativo di stabilire una specie di parallelismo contemporaneo di un papa regnante e di un papa orante. «Per motivare tale dualismo si è fatto riferimento a quell’idea elaborata da Kantorowicz in The King’s two bodies per distinguere la persona pubblica del re dalla sua persona privata. Ma, in ogni modo, Kantorowicz parlò di due aspetti di una sola persona fisica. Un papato ‘bicipite’ sarebbe una mostruosità» (Renuntiatio Papae, p. 660).
Per quanto riguarda poi i dubbi sull’elezione di papa Francesco, le costituzioni canoniche in vigore, nota Geraldina Boni, non sanzionano con l’invalidità l’elezione simoniaca e neppure l’elezione frutto di patteggiamenti, accordi, promesse od altri impegni di qualsiasi genere fra cardinali, nulli ed invalidi,come la possibile pianificazione dell’elezione di Bergoglio descritta da Austen Ivereigh nel volume The Great Reformer. Francis and the Making of a Radical Pope (Henry Holt and Company, New York 2014).
La canonistica ha costantemente insegnato che la pacifica “universalis ecclesiae adhaesio” è segno ed effetto infallibile di un’elezione valida e di un papato legittimo e l’adesione a papa Francesco del popolo di Dio non è stata finora messa in dubbio da nessuno dei cardinali che hanno partecipato al Conclave.
Quanto scrive la docente dell’Università di Bologna collima con quanto osservano John Salza e Robert Riscoe, sulla base dei più autorevoli teologi e canonisti (http://www.trueorfalsepope.com/p/is-francis-or-benedict-true-pope.html). La accettazione di un Papa della Chiesa universale è un segno infallibile della sua legittimità, e “sana in radice” ogni difetto della elezione papale (ad esempio, macchinazioni illegali, cospirazioni etc.).
Il problema su cui ci auguriamo si apra il dibattito è un altro. Cinque anni di pontificato sono sufficienti per un bilancio complessivo. Se è vero che il Papa è, innanzitutto, colui che governa la Chiesa, sarebbe necessario un esame approfondito del pontificato bergogliano, per mettere in rilievo tutte le ombre dottrinali e pastorali del suo ministero.
In sei anni di governo, san Pio V (1566-1572) stroncò l’eresia in Italia, riformò la Chiesa in capite et membris, restaurò la dottrina e la liturgia, con il Catechismo Tridentino e la Messa, promosse la Lega cristiana contro i Turchi e salvò la Civiltà Cristiana a Lepanto, tanto che dom Guéranger poté scrivere: «L’opera di san Pio V per la rigenerazione del costume cristiano, per fissare la disciplina del concilio di Trento, per la pubblicazione del Breviario e del Messale sottoposti a riforma, ha fatto del suo pontificato, durato sei anni, una delle epoche maggiormente feconde della storia della Chiesa».
Quali sono i frutti per la Chiesa dei cinque anni di pontificato di papa Francesco? E’ da questa riflessione che bisognerebbe partire, interpellando soprattutto i cardinali, che del Papa sono i primi collaboratori, e dunque i diretti corresponsabili del suo governo, almeno fino a quando non se ne dissoceranno pubblicamente. (Roberto de Mattei - Fonte)
Dies Irae, dies illa
RispondiEliminasolvet saeclum in favilla:
teste David cum Sybilla.
Quantus tremor est futurus,
quando iudex est venturus,
cuncta stricte discussurus.
Tuba, mirum spargens sonum
per sepulcra regionum
coget omnes ante thronum.
Mors stupebit et natura,
cum resurget creatura,
iudicanti responsura.
Liber scriptus proferetur,
in quo totum continetur,
unde mundus iudicetur.
Iudex ergo cum sedebit,
quidquid latet, apparebit:
nil inultum remanebit.
Quid sum miser tunc dicturus?
Quem patronum rogaturus,
cum vix iustus sit securus?
Rex tremendae maiestatis,
qui salvandos salvas gratis,
salva me, fons pietatis.
Recordare, Iesu pie,
quod sum causa tuae viae
ne me perdas illa die.
Quaerens me, sedisti lassus,
redemisti Crucem passus:
tantus labor non sit cassus.
Iuste iudex ultionis,
donum fac remissionis
ante diem rationis.
Ingemisco, tamquam reus,
culpa rubet vultus meus
supplicanti parce, Deus.
Qui Mariam absolvisti,[1]
et latronem exaudisti,
mihi quoque spem dedisti.
Preces meae non sunt dignae,
sed tu bonus fac benigne,
ne perenni cremer igne.
Inter oves locum praesta,
et ab haedis me sequestra,
statuens in parte dextra.
Confutatis maledictis,
flammis acribus addictis,
voca me cum benedictis.
Oro supplex et acclinis,
cor contritum quasi cinis:
gere curam mei finis.
Lacrimosa dies illa,
qua resurget ex favilla
Judicandus homo reus.
huic ergo parce, Deus:
Pie Jesu Domine,
dona eis requiem.
Giorno dell'ira, quel giorno che
dissolverà il mondo terreno in cenere
come annunciato da Davide e dalla Sibilla.
Quanto terrore verrà
quando il giudice giungerà
a giudicare severamente ogni cosa.
La tromba diffondendo un suono mirabile
tra i sepolcri del mondo
spingerà tutti davanti al trono.
La Morte e la Natura si stupiranno
quando risorgerà ogni creatura
per rispondere al giudice.
Sarà presentato il libro scritto
nel quale è contenuto tutto,
dal quale si giudicherà il mondo.
E dunque quando il giudice si siederà,
ogni cosa nascosta sarà svelata,
niente rimarrà invendicato.
In quel momento che potrò dire io, misero,
chi chiamerò a difendermi,
quando a malapena il giusto potrà dirsi al sicuro?
Re di tremendo potere,
tu che salvi per grazia chi è da salvare,
salva me, fonte di pietà.
Ricorda, o pio Gesù,
che io sono la causa del tuo viaggio;
non lasciare che quel giorno io sia perduto.
Cercandomi ti sedesti stanco,
mi hai redento con il supplizio della Croce:
che tanto sforzo non sia vano!
Giusto giudice di retribuzione,
concedi il dono del perdono
prima del giorno della resa dei conti.
Comincio a gemere come un colpevole,
per la colpa è rosso il mio volto;
risparmia chi ti supplica, o Dio.
Tu che perdonasti Maria di Magdala,[2]
tu che esaudisti il buon ladrone,
anche a me hai dato speranza.
Le mie preghiere non sono degne;
ma tu, buon Dio, con benignità fa'
che io non sia arso dal fuoco eterno.
Assicurami un posto fra le pecorelle,
e tienimi lontano dai caproni,
ponendomi alla tua destra.
Una volta smascherati i malvagi,
condannati alle fiamme feroci,
chiamami tra i benedetti.
Prego supplice e in ginocchio,
il cuore contrito, come ridotto a cenere,
prenditi cura del mio destino.
Giorno di lacrime, quello,
quando risorgerà dalla cenere
Il peccatore per essere giudicato.
perdonalo, o Dio:
Pio Signore Gesù,
dona a loro la pace.
Va bene tutto, anche se questo è solo un punto di vista. Nè tantomeno ciò che ha affermato il Segretario di BXVI è Verbo....ma, come ho detto anche personalmente al prof de Mattei, è una fortissima forzatura, pro domo sua, quella di dire:"La canonistica ha costantemente insegnato che la pacifica “universalis ecclesiae adhaesio” è segno ed effetto infallibile di un’elezione valida e di un papato legittimo e l’adesione a papa Francesco del popolo di Dio non è stata finora messa in dubbio da nessuno dei cardinali che hanno partecipato al Conclave". Scusate, ma chi se ne importa se i cardinali tacciono o hanno taciuto...., tutti presi dal loro ruolo, sono timorosi...spauriti, pulcini bagnati...indossano indegnamente (almeno fino ad ora è per quello che ci hanno fatto vedere) la porpora....non è vero che Bergoglio è universalmente riconosciuto dalla Chiesa Cattolica, della quale anche i sacerdoti ed i laici sono Membra Vive. Moltissimi non lo hanno riconosciuto, ne contestano la legittimità e l'autorità, e non sono in comunione con lui. Pertanto, ancora una volta, desidero dire al Prof. De Mattei, e a chi sposa questa sua tesi, che essa è una affermazione non corretta e che una eventuale lezione invalida di Bergoglio non è stata affatto sanata. Sul Papato poi si potrebbe riflettere ulteriormente....sul perchè BXVI abbia compiuto questo gesto con queste modalità dirompenti...forse che abbia volutamentente invalidare l'elezione al soglio di Bergoglio al fine di proteggere l'infallibilità della Chiesa ed il Papato stesso? Oppure ha voluto di proposito "abolire il Papato" sempre al fine di tutelare Chiesa e Papato da Bergoglio e di successori che verranno? Ed infine, forse occorrerebbe riflettere su una terza ipotesi: che nessuno dei due, Bergoglio è BXVI siano più papi. A tal riguardo, è suggestivo ed interessante riflettere sulla ultima profezia ( di quattro, delle quali le altre tre tutte avverate) dell'ultimo gran maestro templare, Jaques de Molay, il disse che 700 anni dalla sua morte il Papato avrebbe cessato di esistere. I 700 anni sono caduti proprio nell'anno della rinuncia "strana" "anomala" di BXVI e nella comparsa di Bergoglio. Il tempo svelerà ogni cosa, nel frattempo, in coscienza, davanti a Dio e agli uomini, io continuo, a prescindere da quello che vescovi e cardinali dicono e fanno, a non essere in comunione con Bergoglio è a non riconoscergli su di me alcuna autorità. Sia Lodato Gesù Cristo.
RispondiEliminama chi se ne importa se i cardinali tacciono o hanno taciuto....
RispondiEliminaAlex, quando si dice sopra che "è segno ed effetto infallibile di un’elezione valida", evidentemente si intende che questo avviene a prescindere dalle motivazioni contingenti per cui la contestazione non è avvenuta: così come uno potrebbe sostenere che Bergoglio non scriverà mai niente ex-cathedra per sue convinzioni personali, ma è il modo con cui lo Spirito Santo impedisce che un Papa metta eresie nero su bianco; eccetera.
Con questo non sto sostenendo che Geraldina Boni ha certamente ragione: non lo faccio perché non ne ho gli strumenti; sto solo facendo presente che quello che sostiene non viene scalfito da questioni contingenti.
Ovviamente sono curioso anch'io di sapere se è possibile che qualche cardinale cambi idea, diciamo così, "a scoppio ritardato" (e se è mai successo in passato), così come di capire tutta una serie di cose strane che giustamente citi, perché non tornano.
Sulla questione di Ivereigh ho qualche dubbio: le norme canoniche in vigore non prevedono la scomunica latae sententiae per chi programma l'elezione di un futuro pontefice con il precedente ancora regnante?
Lascerei però perdere le "profezie" di De Molay, che oltretutto non si sa se siano autentiche o attribuite posteriormente.
Sinceramente, anche io ho dei dubbi sulla tesi riproposta dal prof De Mattei si Corrispondenza Romana. Tra l'altro P.Siano ha sollevato, a mio parere,anche un altra questione relativa al fatto che Bergoglio sosteneva tesi eretiche già prima di essere eletto. È possibile, mi chiedo,eleggere un cardinale che sostiene tesi eretiche? È legittimo?
RispondiEliminaDi più non dico, ma i dubbi restano.
Cosa vuol dire sanare in radice, che in caso di tacito consenso un antipapa cessa di essere tale?
Mi sembra strano,francamente.
I canonisti citati da De Mattei non hanno preso minimamente in considerazione la tesi di P.Siano.
Antonio
RispondiEliminaMa dài, anche le cosiddette "profezie" dei Templari, adesso.
Non c'è abbastanza confusione in giro?
RispondiEliminaRéquisitoire sans appel possible d'Antonio Socci :
https://www.antoniosocci.com/cinque-anni-bergoglio-appunti-sul-naufragio/?
Il dit tout haut ce que, pour ma part, j'ai toujours pensé (depuis le sinistre "Buona sera" substituant délibérément le "Sia lodato Gesù Cristo") : que ce type est un fils de l'Enfer. Une des figures de l'Antéchrist.
Bah, parafrasando il Duca di Mantova nel "Rigoletto":
RispondiElimina"Questo o quello per me pari son".
@Anonimo 10:19
RispondiEliminaOvviamente non ci basiamo su profezie..a maggior ragione se non attendibili...è stato detto ..è stato usato infatti il termine "suggestivo"
Ciò che si voleva suggerire come ipotesi, tra le tante, era quella della fine del Papato (al di là delle profezie) ipotesi questa che non mi pare alcuno abbia ancora preso in considerazione,mese non per accusare BXVI di averlo volutamente dimidiare o distruggere con il suo "Papato emerito".... si voleva suggerire un'altra possibile chiave di lettura e cioè il venire meno del Papato con le dimissioni di BXVI, non per distruggere la Chiesa ma come estrema opzione per salvare la Chiesa è il Papato come Istituzioni e preservarle intatte da ciò che sarebbe arrivato subito dopo....
Il duplice papato, con la presenza contemporanea di un papa emerito e di un papa operativo, presenta due aspetti : un aspetto diacronico e uno sincronico che si completano e si chiariscono a vicenda.
RispondiEliminaDal punto di vista diacronico possiamo dire che Francesco ha ereditato, ma non condiviso con Benedetto, la pesante eredità di una chiesa in crisi. Benedetto, con le sue dimissioni, ha implicitamente dichiarato di non avere le forze necessarie a riformare la chiesa mentre Francesco, come un bauscia -ghe pensi mi-, ha ritenuto di averle. E già questo è un elemento di discontinuità tra i due papi. E qui l’analisi sarebbe lunga, perché coinvolge anche un diverso credo nella potenza e nell’effetto dello Spirito Santo sulla storia umana personale e collettiva.
Dal punto di vista sincronico, bisognerebbe essere ciechi per non vedere che Benedetto e Francesco, al di là di un’amicizia formale, procedono indipendentemente ognuno per la propria strada e che ogni tentativo di gabbare la nostra buonafede, facendoci credere che i due si amano e che vi sia continuità e uniformità di pensiero fra di loro, e’ in partenza destinato a fallire.
RispondiEliminaIl duplice papato con un papa operativo ed uno emerito
In realtà n o n e s i s t e per il semplice motivo che l'autoproclamatosi "papa emerito" non è più papa, avendo abdicato con tutti i crismi di sua libera volontà (salvo prova contraria, che però non è stata finora prodotta, dopo 5 anni).
Il "papa emerito" è una costruzione soggettiva di JR, che egli ha prediposto quando era ancora papa, ragion per cui nessuno si è opposto. Una stranezza, che non ha rilevanza dal punto di vista del diritto della Chiesa, così come non ce l'ha la "renuntiatio mystica", figura che avrebbe giustamente lasciato di sasso il cardinale Brandmueller. Anche questa figura è solo una personale affettazione di JR, il modo nel quale lui dice di vivere la sua spontanea messa in pensione. Naturalmente, ogni ecclesiastico, una volta ritiratosi dal governo attivo della Chiesa può dedicarsi alla vita contemplativa o supposta tale. Così per il papa. Ma non ha senso pretendere che siffatta "vita contemplativa" sia la continuazione del munus petrino in altra forma, "mistica" appunto, come se ci potesse essere ora un "papato allargato" grazie a due soggetti, uno effettivamente in carica, l'altro "contemplativo". Cose da pazzi. In ogni caso, non ha senso, dal momento che il munus petrino non è una carica contemplativa, consiste unicamene nel governo effettivo della Chiesa universale, in solitudine ("Pasci i miei agnelli", cioè governa tu la mia Chiesa, da me fondata).
Come diceva l'empio Machiavelli, gli Stati non si governano con i Paternostri. Ce l'aveva con l'ingenuità dimostrata da Savonarola. Ma aggiungo, nemmeno la Chiesa si governa con i Paternostri. Nel senso che, oltre ai Paternostri, occorre una effettiva attività di governo, religiosa, politica, ecclesiastica, amministrativa, etc., attività che inoltre riguarda un'istituzione addirittura mondiale, estremamente complessa e spesso difficile.
PP
RispondiEliminahttp://www.canoneoccidentale.it/nascantur-in-admiratione/
L’Abbazia di Nostra Signora di Clear Creek è una comunità benedettina appartenente alla Congregazione Solesmense. Fondata nel 1999 dall’Abbazia di Nostra Signora di Fontgombault, che si trova in Francia, ha sede nella diocesi di Tulsa, nell’Oklahoma, USA. Nel 2000 è stata eretta a priorato e nel 2010 è diventata un’abbazia. Attualmente la comunità conta 50 monaci. Il motto dell’abbazia è Ecce, fiat. La comunità segue la forma extraordinaria del rito romano e l’ufficio e la Messa sono cantati in gregoriano.
.....
L’abbazia di Clear Creek ha una storia particolarmente interessante perché riunisce alcuni elementi su cui andiamo a riflettere da tempo: la trasmissione della tradizione culturale occidentale, la vita monastica, la liturgia tradizionale, il nascere di comunità di famiglie che si coagulano attorno a un forte desiderio di vita buona. È un po’ la prova, o la speranza, che dalle stesse buone radici possa ancora una volta sorgere un albero che dà gli stessi buoni frutti.