una capitolazione davanti alla modernità?
Il “cambio di paradigma” di Papa Francesco. Continuità o rottura nella missione della Chiesa? Bilancio quinquennale del suo pontificato. Questo il titolo del libro scritto dallo studioso José Antonio Ureta ed edito dall’Istituto Plinio Corrêa de Oliveira, che è stato presentato il 23 giugno a Roma, presso l’Hotel Massimo D’Azeglio, in occasione del congresso “Vecchio e nuovo modernismo: radici della crisi nella Chiesa”.
A cinque anni dall’elezione di Papa Francesco, l’autore traccia un bilancio di questo lustro alla luce del “cambiamento di paradigma”, concetto più volte utilizzato dallo stesso Pontefice e da alte autorità ecclesiastiche per indicare la volontà e la necessità di adattare radicalmente la dottrina, la disciplina e la struttura stessa della Chiesa ai bisogni e al sentire del mondo contemporaneo.
Lo studio offre una panoramica generale dei temi su cui si è concentrato finora il pontificato di Francesco e che più hanno suscitato scalpore tra i fedeli per la loro carica di innovazione rispetto ai papati precedenti. Non sembra esagerato supporre che probabilmente ad oggi non esiste un esame di questi cinque anni di Papa Bergoglio in una visione d’insieme così vasta.
Lo studio offre una panoramica generale dei temi su cui si è concentrato finora il pontificato di Francesco e che più hanno suscitato scalpore tra i fedeli per la loro carica di innovazione rispetto ai papati precedenti. Non sembra esagerato supporre che probabilmente ad oggi non esiste un esame di questi cinque anni di Papa Bergoglio in una visione d’insieme così vasta.
Il libro spazia dalla marginalizzazione riservata da Francesco ai valori non negoziabili (vita, famiglia, educazione) ai rapporti intrattenuti con regimi, movimenti ed esponenti di sinistra di tutto il mondo, dalla promozione dell’agenda ecologista e di quella immigrazionista sino alla predicazione di una morale soggettivista non più vincolata alle regole universali delle leggi divina e naturale.
Discepolo dell’intellettuale cattolico brasiliano Plinio Corrêa de Oliveira, nel suo studio e nei suoi intenti José Antonio Ureta si colloca sulla stessa scia del maestro, che nel 1974 pubblicò un Manifesto di resistenza alla Ostpolitik del Vaticano con i regimi comunisti.
L’autore individua come denominatore comune di tutte le scelte in cui l’attuale pontificato ha optato per il “cambiamento di paradigma” la volontà di un abbraccio totale e definitivo della Chiesa con la Modernità, intesa come secolare processo rivoluzionario anticristiano.
Di fronte ad una tale situazione di crisi, Ureta cerca di rispondere a domande sempre più pressanti nella coscienza di innumerevoli cattolici: è legittimo per i fedeli resistere in determinate circostanze all’autorità ecclesiastica, incluso a quella del Sommo Pontefice? È possibile che oggi ci troviamo in una situazione analoga a quella che portò l’Apostolo San Paolo a resistere al primo Papa (Gal 2,11)?
Evitando gli opposti estremismi del sedevacantismo e di una adesione cieca e assoluta che prescinde dall’uso della ragione, l’autore propone una via intermedia di resistenza a questo “cambiamento di paradigma”: mantenere integri i legami di fedeltà che uniscono i fedeli ai legittimi Pastori, ma allo stesso tempo prendere le misure prudenziali necessarie alla preservazione dell’integrità della propria fede evitando ad esempio la convivenza abituale con i prelati autodemolitori e portatori di questa nuova visione della Chiesa.
* * *
DICHIARAZIONE DELL’ISTITUTO PLINIO CORRÊA DE OLIVEIRA
resistere come insegna San Paolo
Quarantaquattro anni fa il pensatore cattolico brasiliano Plinio Corrêa de Oliveira sentì il dovere di prendere posizione pubblicamente di fronte alla détente della Santa Sede con i governi comunisti di allora. Lo fece con una dichiarazione che si intitolava La politica di distensione vaticana verso i governi comunisti: cessare la lotta o resistere? Era un momento culminante della Guerra Fredda, in cui l’ideologia rossa stava conquistando parti considerevoli del pianeta. Alla luce della storia, l’innalzarsi di quella voce di rispettosa resistenza all’autorità ecclesiastica costituì un gesto di grande chiaroveggenza.
In questi decenni nessuno ha mai contestato né la legittimità né il diritto che spetta ai fedeli cattolici di assumere una posizione simile, visto che, come recitava all’epoca la menzionata dichiarazione: “La Chiesa non è, la Chiesa non è mai stata, la Chiesa non sarà mai un tale carcere per le coscienze. Il vincolo di ubbidienza al Successore di Pietro, che mai romperemo, che amiamo dal più profondo della nostra anima, al quale tributiamo il meglio del nostro amore, questo vincolo noi lo baciamo nel momento in cui, macerati dal dolore, affermiamo la nostra posizione. E in ginocchio, fissando con venerazione la figura di S.S. Papa Paolo VI, noi gli manifestiamo tutta la nostra fedeltà. Con questo atto filiale diciamo al Pastore dei Pastori: la nostra anima è Vostra, la nostra vita è Vostra. Ordinateci ciò che desiderate. Solo non comandateci di incrociare le braccia di fronte al lupo rosso che attacca. A questo si oppone la nostra coscienza”.
Come discepoli del leader cattolico brasiliano che prendono a modello quello stesso spirito filiale e al contempo sincero e leale, i membri dell’Istituto Plinio Corrêa de Oliveira (IPCO) seguono con grande attenzione la vasta gamma di dichiarazioni e di fatti che hanno contraddistinto questi cinque anni di pontificato di Papa Francesco, alcuni dei quali hanno una portata ancor più significativa della Ostpolitik vaticana di quegli anni.
Nel presente contesto, l’IPCO ritiene necessario analizzare e discernere i limiti inerenti ai pronunciamenti non investiti della formula “ex cathedra” o che semplicemente non riguardano direttamente la Missione affidata da Nostro Signore ai suoi apostoli. Già la citata dichiarazione scritta nel 1974 evidenziava che l’assistenza garantita dallo Spirito Santo affinché il Papa possa parlare con il privilegio dell’infallibilità, ha confini ben definiti dal Concilio Vaticano I, fuori dei quali “in certe materie o circostanze la debolezza cui sono soggetti tutti gli uomini può influenzare e persino determinare (la) attuazione (del Papa)”.
È con questo decisivo presupposto che l’IPCO presenta oggi il libro del suo collaboratore José Antonio Ureta, intitolato “Il ‘cambio di paradigma’ di Papa Francesco. Rottura o continuità nella missione della Chiesa? Bilancio quinquennale del suo pontificato”.
Basato su un ricco apparato di fonti, lo studio constata come, nelle parole dello stesso Pontefice, si vanno facendo largo concetti quali “cambio di paradigma” e “rivoluzione culturale” per definire le profonde innovazioni che si stanno introducendo. Sulla scia di tali espressioni, alcuni teologi e pastori arrivano a sostenere la necessità di tornare a concepire in modo radicalmente nuovo la Chiesa nella sua struttura, nella sua dottrina, nella sua prassi pastorale e nel suo modo di rapportarsi con il mondo contemporaneo.
Ciò costituisce una sfida per la coscienza di un numero crescente di cattolici che intravedono nel “cambiamento di paradigma” una discontinuità con un magistero e una disciplina rimasti immutabili per secoli, il che li porta a domandarsi: è legittimo per i fedeli resistere in determinate circostanze all’autorità ecclesiastica, incluso a quella del Sommo Pontefice? È possibile che oggi ci troviamo in una situazione analoga a quella che portò l’Apostolo San Paolo a resistere al primo Papa (Gal 2,11)? Nelle pagine del libro, insieme ad una visione panoramica di cinque anni di pontificato, il lettore troverà risposte chiare e argomentate a queste domande, nell’ambito della dottrina e in quanto alla condotta da tenere.
Tanto l’autore del libro quanto l’IPCO che lo promuove vorrebbero in ogni caso formulare dette risposte in armonica continuità con le stesse parole che Plinio Corrêa de Oliveira aveva utilizzato nell’anno 1974: “Che fare? (…) Padri della Chiesa, Dottori, moralisti e canonisti - molti dei quali elevati agli onori degli altari - sostengono la legittimità della resistenza. Una resistenza che non è separazione, non è rivolta, non è acrimonia, non è irriverenza. Al contrario, è fedeltà, è unione, è amore, è sottomissione. (…) Nel senso in cui San Paolo resistette, il nostro stato è di resistenza. E in questo trova pace la nostra coscienza”.
San Paolo, 23 giugno 2018, vigilia della Festa di San Giovanni BattistaRappresentanza a Roma: via Savoia 80, 00198 - roma.ufficiotfp@gmail.com
La passione di Gesù
RispondiEliminaPenitenza di san Pietro dopo il peccato
- 27 giugno -
Punto V - La penitenza di san Pietro fu vera, sincera, come Dio la vuole perché gli sia accetta. Non si sa che cosa abbia detto questo grande penitente quando si pentì, ma si sa che versò molte lacrime, e queste hanno sempre una voce efficacissima al cospetto di Dio. Chiese col pianto perdono a Dio e l’ottenne meglio che se avesse fatto lunghe preghiere. Felici lacrime, che ebbero la virtù del battesimo perché furono ispirate da profondo dolore e da tenero amore!
Riflessione - Pietro non piange perché teme di essere deposto dalla dignità di capo della Chiesa o perché teme che gli sia tolto quel supremo potere conferitogli con le chiavi del Cielo. Non piange neppure perché si vede esposto alla minaccia del Salvatore, che sarà severo nel giorno del giudizio contro chiunque lo avrà rinnegato. Piange unicamente per la colpa che ha commesso, e non per la pena che ha meritato: il suo tormento è quello di essere stato ingrato verso il suo divino Maestro. Il suo dolore è perfetto. Anche noi dobbiamo procurare che il nostro sia tale per essere davvero penitenti.
Colloquio - So di aver peccato e di essermi poi pentito, ma di che natura sarà stato il mio pentimento? Quale dolore ho avuto dei miei peccati? Mio Dio, temo di essermi preoccupato soltanto della paura del tuo giudizio e dell’Inferno, e non di averti offeso. Non sento un dolore perfetto perché non ti amo abbastanza; se ti amassi sopra ogni cosa, come sarebbe mio dovere fare, quanta pena proverei sapendomi separato da te a causa delle mie mancanze! Salvatore divino, infiammami del tuo amore affinché, se dovessi peccare, il dolore per la mia caduta sia unicamente per averti offeso. Abbi pietà della mia anima peccatrice e, con la grazia che mi hai meritato con la tua santa Passione, fammi diventare un vero penitente.
Pratica - Con la meditazione e con la preghiera voglio penetrare sempre di più nella conoscenza e nell’amore di Dio, che mi faranno sentire cosa sia la vera contrizione, qualora io dovessi mancare gravemente.
"...Evitando gli opposti estremismi del sedevacantismo e di una adesione cieca e assoluta..."
RispondiEliminaNon so praticamente come si concretizza il sedevacantismo, so che è un pensiero confortevole come essere orfani è meglio che avere un padre violento che oltraggia la moglie e i figli.
Con tutto il rispetto di cui tanto si parla in pectore mi sento orfana.
Lo dico avendo saputo che Andrea Riccardi della Sant’Egidio (ministro del disumano governo Monti), dopo aver pranzato con l’orribile Macron, ha vaneggiato che la sconfitta del PD è la “sconfitta della Chiesa”, ed ha concluso: “C’è un voto cattolico che è andato alla Lega o a M5S: non dico che debbano essere scomunicati, ma il messaggio della Chiesa non ha avuto rilevanza per loro”.
RispondiEliminaAndrea Riccardi a destra(anche lui Legion d’Honneur).
Già pronto a vibrare scomuniche e ad una nuova inquisizione, a giudicare le coscienze, questo spaventoso esponente dell’oligarchia parassitaria che ci opprime, in nome della “carità” nella nuova versione di Bergoglio.
Papa Soros Primo, Papa Kalergi, è in prima linea, ad accusarci – lui il mentitore malvagio, lui lo spietato – di mancanza di carità. E lo fa – cosa specialmente vergognosa per un prelato – con gli argomenti economicisti usati dalle centrali globaliste: l’accoglienza di 500 mila giovani stranieri l’anno è necessaria per contrastare la denatalità (che loro stessi hanno favorito), altrimenti cala il Pil, si sviluppa “un vuoto demografico”, disse in una intervista a La Croix..
L’anno scorso si è pubblicamente scagliato contro quei cattolici, a suo dire razzisti e xenofobi, che si oppongono alla marea dell’immigrazione di massa invocando – e lo disse con schifo e disprezzo – “ un non meglio specificato “dovere morale” di conservare l’identità culturale e religiosa originaria».
Trovo questa frase scandalosa, in un prelato, per il suo estremo materialismo. Come se gli esseri umani non fossero altro che il loro DNA, mescolabile per coito ed anche per stupro delle donne europee, l’importante è “ringiovanire il sangue”. Come se l’Europa fosse un allevamento di vacche.
https://www.maurizioblondet.it/la-carita-di-bergoglio-ovvero-il-regno-della-quantita/
Ogni volta che penso a questo pontificato ( nel suo insieme ) mi viene in mente la parola "grembiule".
Tanto che mi urta pensare alla Madonna come la donna col grembiule..! Eppure esiste un dipinto con questo titolo :
https://www.google.it/search?q=il+dipinto+della+%C2%ABMadonna+del+Grembiule%C2%BB&tbm=isch&source=iu&ictx=1&fir=pgDHZ_hUexfjJM%253A%252CgylZYwL8OnfjwM%252C_&usg=__sBx4y3G-6T2c0k_ZqhwSYXDF_hU%3D&sa=X&ved=0ahUKEwi-keuqrvPbAhXP2aQKHecqAt8Q9QEIKzAB#imgrc=pgDHZ_hUexfjJM:
Ogni giorno di piu' stupisco come questo soggetto sia riuscito a penetrare nei gangli vitali della Chiesa e ad alimentare il fumo che gia' vi era penetrato ma che era trattenuto , ad essere diventato punto di riferimento come e quanto il Papa . Se il Papa Precedente non si fosse dimesso avremmo avuto bello chiaro il quadro della situazione ? Quadro che gia' era in essere ma manteneva ancora un minimo di pudore , non era così platealmente sfacciato .
RispondiEliminaMa quando è cominciato il "cambio di paradigma" nella Chiesa visibile? In realtà dura dal Concilio
Limitarlo allo sconcertante pontificato del presente e regnante Pontefice mi sembra alquanto riduttivo. Il "paradigma" è mutato all'epoca del Concilio Vaticano II, conclusosi, come tutti sanno, con l'elogio dell'uomo moderno da parte di Paolo VI, che presentava il Concilio come l'espressione di un nuovo "umanesimo", quello della Chiesa che ora si apriva al "dialogo" con i valori della modernità, laica e miscredente, invece di continuare a tentare di convertirla a Cristo, come suo dovere. Se questo non è un "cambio di paradigma"...
I risultati di questa non cattolica impostazione li tocchiamo tutti con mano e da tanti anni. Tra essi risultati c'è anche l'ulteriore decadenza del papato, esteriore e interiore; decadenza che con Papa Francesco sembra voler toccare il fondo.
Ma non parliamo di un "nuovo paradigma" come se con gli altri Papi del Concilio e del Post Concilio il "paradigma" autenticamente cattolico fosse stato mantenuto.
Questo sarebbe un discorso oggettivamente da "normalisti", che piacerebbe solo a chi non si vuol render conto di quanto fosse già mutato il "paradigma" con Papi come GP II e Benedetto XVI. Già durante il Concilio ci trovavamo nella situazione che provocò la giusta reazione di s.Paolo ad Antiochia e per errori molto più gravi.
PP
Concordo in pieno! Il cambio di paradigma non è Bergoglio, ma il CVII!!
EliminaNota a margine :
RispondiEliminaE' del tutto crollato anche il protocollo , siamo ai bacetti , alle carezze , ognuno si presenta così come si trova senza piu' formalita' alcuna . Darebbe Macron il bacetto e la carezza ad Elisabetta ? Mattarella si farebbe sbaciucchiare ?
Non si salva neanche la forma
Con tutto il rispetto di cui tanto si parla in pectore mi sento orfana.
RispondiEliminaE non sei l'unica, Irina. Io mi sento cosi dall'1 febbraio 2013.
E so bene cos'intendi, quando scrivi che è meglio essere orfani che avere una padre disgraziato.
Ma il potere temporale dei papi è finito, non lo sapevi?
Elimina
RispondiEliminaCaresser Bergoglio… Pouah !
D'autres lui lèchent les pompes…
Tous les goûts sont dans la nature, même ceux-là…
RispondiEliminaAndrea Riccardi ou le pharisaïsme triomphant. Stupéfiante illustration, même physique, de Saint Luc 18, 11-12…
RispondiEliminaBlondet, hoje, absolutamente notável. De ler e meditar.
https://www.maurizioblondet.it/la-carita-di-bergoglio-ovvero-il-regno-della-quantita/
RispondiEliminaMa sul tema dell'articolo interviene qualcuno?
Pagliuzza e trave. E tu sei intervenuto? E comunque appare la palissiana che la Chiesa e dico Chiesa e non chiesa (quella ereditata da Francesco I, dal concilio giammai della Chiesa, ad oggi) è orfana del successore di Pietro e Vicario di Cristo che ha voluto la Chiesa Una Santa Cattolica Apostolica Romana! Non perché siamo in Sede vacante ma semplicemente perché siamo in uno stato di prova mai verificatosi fino ad ora. Una riflessione sul sedevacantismo. Perché demonizzare questo concetto? Anche quando muore il Papa la sede è vacante, dunque si è in stato di sedevacantismo. E siccome Dio è fuori dal tempo, chi siamo noi per giudicare il tempo che intercorre tra Pio XII e il Papa che deve regnare?
EliminaDei "cambi di paradigma" si è già parlato anche qui, commentando questo articolo del card. Muller:
RispondiEliminahttps://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2018/02/possono-esserci-cambiamenti-di.html
Beh, intanto il Riccardi ha fatto arrivare un aereo carico di profughi tra l'altro bellissimi e regali di aspetto, altroché in fuga, (ma da che?) che verranno accolti, pardon mantenuti a sbafo da parrocchie cattonulliste cioè......sinceramente dovessi fare un bilancio di questi 5 anni e passa di tirannia dispotica e mediatica, direi che il tremendo brivido gelato lungo la schiena di quella piovosissima sera di marzo all'uscita in loggia di cotal meraviglia,si è rivelato in pieno per quel che è, una catastrofe, ho cessato di seguirlo, guardarlo, ancor meno di ascoltarlo, purtroppo al mondo di oggi puoi fuggire dalla tv ma non da tutti i media, orfano dolente e a volte sconfortato, con piccoli accenni di avvilimento. Attendo in riva al fosso, panta rei......Lupus et Agnus.
RispondiEliminaPerfettamente in sintonia con il prof. Pasqualucci che, giustamente, batte sempre lo stesso tasto, come faccio anche io, nel mio piccolo.
RispondiEliminaÈ un discorso che fa fatica a passare anche nel nostro ambito.
Meglio avete uno zio cattivo che generazioni di avi cattivi...
Ma questo, piaccia no alle anime belle, è il fulcro del discorso, senza il quale si capisce poco dell'attuale crisi (apostasia).
Il vero e disastroso cambio di paradigma consiste nella svolta antropocentrica del concilio,ovvero la religione dell'uomo esaltata dal prossimo santo(ad ottobre) Paolo VI.
Antonio
OT:
RispondiEliminahttp://m.dagospia.com/bergoglio-licenzia-tutti-dai-gesuiti-ai-salesiani-ecco-tutti-quelli-allontanati-dal-papa-176295
Fregati sotto il banco ! Vi insegno il mio modo di lavorare?
RispondiEliminahttps://onepeterfive.com/german-bishops-publish-intercommunion-handout-with-a-rhetorical-trick/
Anche i preti danno spettacolo ?
RispondiEliminaDon Aldo Antonelli, prete abruzzese e penna freelance dell’Huffington Post, è stato intervistata dal programma di Radio 24, La Zanzara, dove si è prodigato in una spassionata invettiva contro il leader della Lega.
http://www.ilgiornale.it/news/politica/prete-contro-salvini-fascista-e-razzista-deve-scomparire-1545944.html
Questo non dipende da nessun Vescovo ?
sono scandalizzata dai comportamenti come dagli scritti di Bergoglio insieme a tanti altri figli di Santa Romana Chiesa, come sono scandalizzata dal CVII e dalla riforma liturgica montiniana. Seguo la Santa Messa nel Rito Tridentino e affido l'anima mia a Gesù e Maria Madre di Dio e Madre Nostra. Maria Grazia Miccheli
RispondiElimina"prete-contro-Salvini-fascista-e-razzista-deve-scomparire"-: penso che a scomparire, presto saranno i pretacci come lui, servi della massoneria, cioè del demonio e dei suoi plenipotenziari terrestri (Macron è sicuramente uno di loro, come la Merkel, Obama, i Clinton, ecc.). Fa schifo solo il leggere le loro frignacce, ma teniamo duro, la maggioranza degli italiani è con Salvini e Di Maio, questi traditori di Cristo non li vuole più. Che vadano a quel paese, per non dir peggio (e che non mi vengano dinanzi, non so se saprei trattenermi!).
RispondiElimina
RispondiEliminaUn esempio concreto di "cambio di paradigma" fatto da Paolo VI
Prima ancora che finisse il Concilio, se non erro, quel Papa mise mano alla riforma della Curia. Da sempre l'istituzione fondamentale della Curia era rappresentata dal Sant'Uffizio, che vegliava sulla purezza dottrinale. E questo era logico, dato il fine sovrannaturale, religioso della Chiesa: l'esatta custodia del Deposito della Fede, la condanna degli errori e delle eresie, questo era il compito fondamentale. Il Sant'Uffizio, presieduto dal card. Ottaviani era logicamente odiato dai "nuovi teologi", alcuni dei quali da esso censurati e silenziati. Erano condanne lievi, a ben vedere, e nessuno dei "condannati" ha mai fatto ammenda. Aspettavano il loro momento, che è venuto con il Concilio o meglio con un Papa come Giovanni XXIII, che li ha colpevolmente fatti entrare nelle Commissioni come periti, senza mai costringerli ad una preventiva abiura dei loro errori.
Il concetto essenziale della riforma montiniana si può riassumere in questo modo: il centro di gravità della Curia veniva spostato dal S. Uffizio alla Segreteria di Stato, dalla teologia alla diplomazia e alla politica. Ciò si confaceva anche al sentire di Paolo VI, per vocazione un politico e non un teologo. Era un ulteriore passo verso la mondanizzazione della missione della Chiesa.
Vi sono stati in passato grandi Papi, come Pio XII, che venivano dalla diplomazia. Ma Pio XII aveva anche una grande preparazione teologica. Non era un "politico" ma un uomo di grande fede.
Nei suoi ultimi post, "7 cielo" nota come Papa Francesco si serva soprattutto di collaboratori che vengono dal servizio diplomatico pontificio, ristrutturato secondo modalità che in parte sfuggono. E'una logica conseguenza del pluridecennale prevalere della Segreteria di Stato. Tal prevalere può esser osteggiato e fatto diminuire da un Papa, ma non potrà esser eliminato finché non si ritornerà a mettere la prospettiva religiosa al centro degli interessi della Curia, riducendo l'importanza della Segreteria di Stato e ridando alla Congregazione per la Dottrina della Fede (all'ex S. Uffizio) il ruolo centrale che le spetta.
PP
Continuando con questo ragionamento si può auspicare anche il ritorno del potere temporale della Chiesa.
EliminaMaria Grazia, concordo pienamente con lei, al 100%, Da anni (ormai più di una dozzina) vado ripetendo che il CV II è farina del diavolo, manovrato e diretto da gente che si era messa al servizio del diavolo non del Signore. Il post concilio, salvo rare eccezioni, ne è stato la logica conseguenza. Se oggi a capo della barca di Pietro è stato messo Bergoglio (sappiamo bene da chi, non certo dallo Spirito Santo!) è solo perché Ratzinger non dava più affidamento di portare a termine velocemente l'opera di demolizione completa della Chiesa Cattolica. Satana deve sapere di avere poco tempo a sua disposizione, per questo si scatena e fa scatenare i suoi accoliti infiltrati nella Chiesa (o comunque da lui cooptati). La battaglia finale sarà dura, apocalittica, sia a livello politico che religioso (entrambi i campi sono nelle mire di Satana, che non tollera voci contrarie e che ha ispirato la pagliacciata della misericordia bergogliana, falsa che più falsa e ipocrita non si può).
RispondiEliminaAnche io ho sempre pensato che il CVII fosse farina del diavolo e non ho smesso di soffrire per il rito in volgare. Seguo la Santa Messa in latino.
RispondiEliminaSono convinta che sia in corso una accelerazione della aggressione diabolica a Santa Romana Chiesa utilizzando anche il bildenberger Bergoglio.
Sappiamo da Gesù che portas inferi non prevalebunt e dobbiamo contribuire alla buona battaglia con tutto il cuore dando la nostra testimonianza.
VI È UNA CONSIDERAZIONE (RAPIDISSIMA...DI DUE TRE PAROLE) NEL VOLUME DI J.A.URETA, "IL CAMBIO DI PARADIGMA" DI BERGOGLIO CHE ANDREBBE MOLTO APPREZZATA DAI CATTOLICI: quando l'argentino parla in difesa della vita "lo fa fuori contesto", e, dunque non lo fa - da GESUITA
RispondiEliminahttp://www.aldomariavalli.it/2018/06/29/il-cambio-di-paradigma-e-la-sua-vera-portata/
RispondiEliminaSecondo me siamo arrivati al mistero d'iniquità.
RispondiEliminaLa domanda è: chi serve Bergoglio?
La risposta potrebbe essere che l'opera di demolizione della Santa Chiesa di Cristo è arrivata al drammatico punto in cui dobbiamo ricordarci che Gesù stesso ha detto che chi non è con Lui è contro di Lui. In questo giorno dedicato al Preziosissimo Sangue di Gesù chiediamo a Lui di ispirarci nella sequela e di salvare la Sua Santa Chiesa.
Forse è il momento di denunciare lo scisma modernista di cui Bergoglio si presenta ogni giorno di più come campione dimostrandosi anche seguace della teologia della liberazione.
Quante volte ha invitato finora Maduro l'assassino comunista in Vaticano?
il Vaticano è ancora la Sede del Vicario di Cristo o è diventato un nido di vipere?
Maria Grazia Miccheli
Il potere temporale dei papi è finito nel 1870.
RispondiEliminaNon mi interessa nulla del papa re che fu.
Quanto a me io prego e vivo nella Chiesa di Cristo. Quella di Bergoglio è la falsa chiesa delle visioni della Beata Caterina Emmerich che sta cercando di sostituirsi alla Santa Chiesa da quando i modernisti con Roncalli hanno occupato il Vaticano.
IL Papa è il Vicario di Cristo e deve custodire e guidare la Santa Chiesa secondo Magistero, sana dottrina e tradizione. Dei politicanti neomondialisti servi della massoneria filo comunisti e seguaci della teologia della liberazione me ne frego.
https://moimunanblog.files.wordpress.com/2018/07/anathema-sit-bergoglio-italiano.pdf
RispondiEliminahttp://saint-remi.fr/fr/35-livres#/filtre_auteur-miles_christi