Trovare la pace nella Messa in latino
Qualche mese fa, leggendo Silence, di Shūsaku Endō, alla fine del quarto capitolo ho scritto una lunga nota che esordiva così: “In questa parte, cominciamo a notare che la grazia si trova nel silenzio”.
Quando ero piccolo non ho mai sperimentato silenzio o compostezza nella Messa. Ero – e sono tuttora – affetto dal disturbo da deficit di attenzione. La mia famiglia ha praticato il culto per molto tempo nella palestra della scuola cattolica locale, tra gente accalcata su sedie pieghevoli, inginocchiandosi, alzandosi in piedi e osservando come la faccia di Padre Joe diventava viola durante l'omelia sulla compassione. Per me, la Messa era una prova di pazienza. Non vi potevo trovare mai quella pace di cui le suore ci parlavano nel CCD. [1] Anche se avevo appreso il significato di ogni parte della Messa, non riuscivo a concentrarmi su quanto stava accadendo di fronte a me. Leggevo in fretta il foglietto della Messa, sperando che il sacerdote parlasse con la stessa rapidità. La mia inquietudine non ha mai lasciato spazio sufficiente alla grazia per permetterle di entrare in me.
Quando avevo undici anni, venne aperta una nuova chiesa e lasciammo la palestra. Mi sono rimaste impresse due cose: la prima è che Gesù fu inchiodato alla croce dai polsi, cosa che uno dei sacerdoti spiegò essere storicamente attendibile perché le mani non avrebbero potuto sopportare il Suo peso e i chiodi le avrebbero lacerate; la seconda è un'anziana signora, fragile come il suo velo nero di pizzo, a fianco della quale sedevo un giorno. Lo giuro su Dio, aveva un messale, di cui io avevo sentito parlare ma che non avevo mai visto. Era in latino. Pensai immediatamente che si trattasse della donna più cattolica esistente al mondo.
Più tardi, da adulto, ho partecipato alla Messa a sprizzi e sprazzi, cercando sempre il servizio più breve. Io e mia moglie rimanemmo legati alla chiesa quel tanto che bastava affinché i nostri figli fossero battezzati e ricevessero la comunione, ma io stavo solo timbrando il cartellino. Così, cominciai a cercare di vivere e sperimentare la mia fede in altri modi, scimmiottando gli sforzi sociali della Chiesa. Divenni giornalista perché pensavo di poter aiutare il prossimo. Lessi Flannery O'Connor. E mi ricordai di quanto mi piacevano le lezioni di religione al liceo, soprattutto perché gli insegnanti ponevano l'accento più sulla morale che sulla teologia e mettevano in discussione il conformismo.
Successivamente, tre o quattro anni fa, per capriccio, partecipai alla messa in latino nella Cattedrale di St. Mary ad Austin, in Texas. Appena a un isolato di distanza dal Capitolio dello Stato del Texas, St. Mary è una chiesa modesta, con banchi di legno e un santuario appartato dalla congregazione. Sfogliai un libro azzurro col testo latino in una pagina e quello inglese nella pagina a fronte, con istruzioni sulla postura e illustrazioni ai margini.
Nonostante avessi frequentato la scuola cattolica e il CCD, fino ad allora non mi ero potuto rendere conto del fatto che la Novus Ordo non era semplicemente una traduzione fedele. Le letture in latino mi confondevano: per esempio, non riuscivo a capire esattamente quando avveniva la transustanziazione. Ma potevo accorgermi senza guardare la traduzione quando stavamo dicendo “Agnello di Dio” e le preghiere del Signore. Osservai quel modo così strano di compiere atti a me familiari. Il sacerdote ci dava le spalle. Ci inginocchiavamo per ricevere la comunione sulla lingua. Tutti quelli che facevano il servizio all'altare erano maschi. Mi inchinai di fronte al sacerdote durante l'inno di chiusura, con l'incenso ancora nelle narici. E poi feci una cosa che non avevo mai fatto dopo la Messa: mi sedetti sul banco e la sentii: la pace.
A partire da allora, molti eventi nella mia vita hanno cercato di perturbare quella pace. La mia carriera cominciò a stagnare, l'uragano Harvey distrusse la casa della mia infanzia mentre mia madre giaceva in un letto d'ospedale riprendendosi da un trapianto di polmoni – ma non si riprese mai. Eppure, quando vado a Messa a St. Mary con mia figlia, torno a casa con un senso di pace interiore.
Preoccupato dal fatto che la mera esistenza della Messa in latino possa condurre a un bi-ritualismo che scinderà la Chiesa, Massimo Faggioli ha scritto recentemente sul Commonweal [2] che “queste dispute hanno leso il senso della comunione tra i cattolici”. Può darsi che non abbia del tutto torto. A St. Mary tutti hanno accolto me e la mia famiglia con molto calore, però temono davvero che io possa andare all'inferno solo perché leggo il Commonweal. Dediti a una liturgia immutata durante i secoli, sembrano essere molto chiusi, quasi al punto di isolarsi. In passato, hanno persino avanzato la proposta di formare una propria parrocchia separata da St. Mary in cui la Messa sia celebrata solo in Latino. Ad alcuni fedeli di St. Mary, la Messa in latino sembra far parte di una più ampia ritirata dalla società moderna – ivi compreso il Vaticano II. Molte persone fanno educare i propri figli in casa, anche per quanto riguarda l'educazione religiosa. Alcuni si fanno un'ora di viaggio la settimana perché non trovano quel che cercano nelle loro parrocchie. Sembrano essere una comunità all'interno di una comunità, che crea muri, lo voglia o no.
Eppure, la Messa in latino ha un ruolo speciale per me. Non credo che sia il futuro della Chiesa, anche se ho notato che i banchi sono pieni di membri della generazione X [3] con i loro figli. (Mia figlia, che ha nove anni, ha partecipato a più Messe in latino che in inglese.) La Messa in inglese è troppo semplicista; la scarsa familiarita della Messa in latino esige da parte mia la quiete della mente, concentrazione, e un modo di prendermi cura della mia fede che la Messa in inglese non mi richiede. Non ho una fede salda e i miei dubbi suscitano molte domande. La messa in Latino mi introduce al silenzio che mi permette di trovare le risposte. - Fonte
[Traduzione a cura di Chiesa e Post-concilio]
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[1] Confraternity of Christian Doctrine, un programma cattolico di educazione religiosa per i bambini negli USA [N.d.T.].
[2] Il Commonweal è un periodico cattolico americano progressista pubblicato e gestito da laici [N.d.T.].
[3] L'espressione generazione X si riferisce in genere alle persone nate dopo la generazione del baby boom, ossia tra la metà degli anni Sessanta e il 1979 [N.d.T.].
"La testimonianza è un pezzettino di morte per Cristo, ogni testimonianza".
RispondiElimina(Luigi Giussani)
Ed è sempre tempo di martirio.
"Dare la vita per l'opera di un Altro", goccia a goccia, giorno dopo giorno, istante per istante: "non sono più io che vivo".
E il tempo diventa un cammino di compimento, arduo e lieto.
Nella pazienza.
Perché ci si consuma e la consumazione inesorabile della vita diventa sacrificio consapevole e genera speranza. Anche quando non ne vedessimo l'esito.
C'è chi semina e chi miete.
A qualcuno poi è chiesto tutto in un istante.
E quell'istante fa fiorire il deserto del mondo.
Franca Negri
Esiste un vescovo...
RispondiEliminahttp://lanuovabq.it/it/vescovo-di-imola-messa-di-riparazione-per-il-gay-pride
La manifestazione di sabato 21 luglio ha visto sfilare dalla stazione di Imola a piazza Matteotti un corteo di donne, uomini e alcuni bambini che hanno inneggiato alla libertà di espressione sessuale. Tra i cartelli spiccava la bandiera arcobaleno con la scritta Pace. Molti slogan lanciati hanno contraddetto quella scritta: incitazioni a odiare una forza politica, insulti alle forze dell’ordine, ripetute luride bestemmie in piazza Matteotti.
La Diocesi di Imola deplora con forza il comportamento di chi in nome della libertà calpesta la libertà degli altri, offendendoli nelle loro convinzioni più profonde.
I cattolici non temono le offese e pregano per i loro offensori, ma non accettano di confondere la libertà con la prepotenza e l’arroganza.
Andrea Ferri - Portavoce della Diocesi di Imola
Domenica 29 luglio alle 10.30 si terrà una messa di riparazione nella chiesa del Suffragio di Imola, celebrata da don Giuseppe Giacomelli."
Il nemico del cristianesimo non è Matteo Salvini, come insinua Famiglia cristiana. Il nemico la Chiesa ce l'ha in casa ed è la politica laicista di Papa Francesco. Questo elemento, unito all'invasione islamica e al materialismo ateo, spiega Marcello Veneziani sul Tempo, è il grande pericolo della nostra cultura occidentale, del nostro mondo.
RispondiEliminaGli islamici avvertono quella cristiana come una religione declinante e vogliono sottometterla. L'ateismo "vuol cancellare ogni traccia di spiritualità e di presenza religiosa dall'orizzonte pubblico per ridurre l' uomo alle sue voglie e al suo egoismo". Mentre Bergoglio e i suoi sostenitori, è la dura accusa di Veneziani, vogliono "ridurre la civiltà cristiana a luogo d'accoglienza e corridoio umanitario", un tappeto rosso all'immigrazione che non può che far "perdere ogni traccia vivente di cristianità". Si tratta di una minaccia interna, un "cavallo di Troia nel cuore della civiltà cristiana". Lo specchio di tutto questo è Famiglia Cristiana, "ridotta ormai a setta estremista e fanatica del bergoglismo, chi si appella alla cristianità, alla famiglia, alla religione, ai rosari e ai crocifissi. Con l'ipocrisia aggiunta che dopo aver sbattuto Satana in copertina, con tanto di foto e di nome, dicono che non è un attacco personale ma una difesa del Vangelo da chi lo rinnega". "Se davvero avessero voluto denunciare la perversione del Vangelo - provoca Veneziani - avrebbero dovuto dedicare quella copertina e il suo Vade Retro a quel prete colto in flagrante mentre abusava di una bambina. E non si tratta, come è noto, di un caso isolato".
Marcello Veneziani