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lunedì 8 ottobre 2018

Opzione santità - don Elia

Sul tema precedenti articoli pubblicati: quiqui - qui - qui nei quali troverete anche molti interessanti link di riferimento. Qui il precedente dello stesso don Elia.

Quaerite Deum, et vivet anima vestra
(Cercate Dio e l’anima vostra vivrà; Sal 68, 33).

Confesso che non ho letto il libro e non vorrei quindi apparire come uno che sentenzia per partito preso, senza cognizione di causa. Ciononostante le mie antenne mi mettono in allarme per più d’un motivo.
Il primo riguarda chi l’ha pubblicato in Italia: una casa editrice, un tempo cattolica, che alcuni anni fa ha assunto come logo una falce rossa sormontata da una squadra. Se è vero – come è vero – che i simboli hanno un significato e che vengono scelti per precise ragioni, quello delle Edizioni San Paolo, che han lanciato il volume su larga scala, è quanto meno inquietante. Il secondo concerne le personalità che l’han presentato in diverse città italiane: nomi eccellenti dell’establishment vaticano, come Giovanni Maria Vian e Georg Gänswein [qui], che non son certo noti per lo spirito critico.

C’è poi il fatto che l’autore, incaricatosi di additarci una via d’uscita dal caos in cui ci troviamo, dopo essersi convertito, da protestante qual era, alla fede cattolica, è passato all’Ortodossia. Non ardisco certo violare la sua coscienza, tenuto conto del dramma interiore da lui vissuto a causa della prima crisi degli abusi del clero che la Chiesa ha attraversato nel suo Paese intorno all’anno 2000 e che lo ha portato a non sapere più di chi fidarsi, nel clima di omertà e menzogna che aveva contagiato la gerarchia locale. Tuttavia non può sfuggirmi l’evidente contraddizione di chi, avendo abbandonato la barca, vuole indicare a noi la maniera di salvarci rimanendoci dentro – ammesso che l’idea di comunità pionieristiche composte di eletti (che parrebbe germinata, in ultima analisi, sul sostrato del protestantesimo americano) non sia utopistica, in un contesto globalizzato.

Entrando nel merito della sua proposta, trovo un po’ ingenua la ripresa del luogo comune secondo cui la civiltà occidentale sarebbe rinata, sulle rovine dell’Impero Romano, per merito quasi esclusivo del monachesimo benedettino. Senza nulla togliere ai meriti immensi di san Benedetto, dobbiamo ricordare che la sua opera fu stroncata quasi sul nascere dall’invasione longobarda, a cui si deve la prima distruzione dell’abbazia di Montecassino (577), ricostruita solo a partire dal 718. Intanto dei monaci franchi avevano trasportato delle reliquie del Patriarca a Fleury, nel cuore della Gallia; fu là che il movimento monastico benedettino, sostenuto e promosso dai carolingi, cominciò a rifiorire e a diffondersi prodigiosamente in quello che, di lì a poco, sarebbe diventato il Sacro Romano Impero di Carlo Magno.

Più profondamente, l’idea di Rod Dreher, autore dell’Opzione Benedetto, rischia di prestarsi bene a una sottile strumentalizzazione (che spiegherebbe tanta attenzione per il libro proprio in quelli che non ci sono amici) da parte di chi sarebbe ben felice che la resistenza cattolica si neutralizzasse da sé rinchiudendosi in piccoli ghetti autarchici, contenta di poter finalmente fare ciò che le piace, ma al prezzo di estromettersi dall’agone della pubblica difesa della fede e morale cattolica, lasciando così campo libero ai rivoluzionari. Il metodo da loro adottato con la Messa tradizionale dovrebbe pur insegnarci qualcosa: non potendola proibire del tutto, ne tollerano l’esistenza in “riserve indiane” dal raggio d’azione ben circoscritto dalle quali possa diffondersi il meno possibile.

Quello della denuncia è un gramo mestiere che, oltretutto, pungola continuamente la coscienza di chi lo pratica con lo scrupolo di fare più male che bene, divulgando scandali e misfatti che non sollevan di certo lo spirito, ma rischiano al contrario di accrescere nei lettori sconforto e amarezza, anziché aiutarli a coltivare la speranza e a mantenere vivo l’impegno. Eppure non possiamo fare ai sovvertitori il favore che il nostro silenzio risulti una forma di resa o di acquiescenza; finché c’è anche una sola voce in opposizione, il sistema totalitario che ha occupato i vertici della Chiesa Cattolica non può illudersi di aver definitivamente vinto. L’importante è che il cuore del cristiano fedele, per quanto sia necessario esserne consapevoli per potersene difendere, non si lasci riempire dal marciume che ha sotto gli occhi, ma  riservi lo spazio migliore alla carità e alla preghiera.

La sfida più ardua – e l’unica vera via di salvezza – è la santità praticata giorno per giorno mediante una virtù che proprio le tremende circostanze in cui il Signore ha voluto farci vivere contribuiscono a rendere eroica. Probabilmente la Sua volontà adorabile ci vuole proprio così, disseminati in un ambiente ostile per mantenervi viva la Sua presenza e la Sua voce, che altrimenti rimarrebbero del tutto soffocate in una società divenuta peggiore di quella pagana dell’antichità, evangelizzata dagli Apostoli. Quella, per quanto corrotta nei costumi, conosceva comunque alti ideali morali, almeno in certe scuole filosofiche, come la stoica; la nostra sta cancellando dalle coscienze il concetto stesso di moralità; quella, pur immersa nei vizi più turpi, aspirava alla luce; la nostra, esaltando il vizio come un progresso, consacra le tenebre; quella, nonostante un’accanita resistenza politica, accolse la predicazione evangelica a partire dalle classi più alte; la nostra, soprattutto nei settori più colti, la disprezza con stomachevole arroganza, legittimata dalle fole moderniste.

Su una cosa Dreher ha ragione e mi trova pienamente d’accordo: sulla priorità della ricerca di Dio, del quaerere Deum. Ma chi vive nel mondo non può farlo alla maniera dei monaci, la cui vocazione è caratterizzata proprio dalla separazione da esso; il loro ritmo di vita cadenzato dalla preghiera è irrealizzabile per chi ha famiglia e lavoro. Indubbiamente dobbiamo imparare da loro a riservarci tempi e spazi inviolabili per pregare e meditare nel silenzio, onde poter ritornare alle occupazioni abituali e alle relazioni umane trasformati nell’intimo da un più profondo incontro con Dio; ma il luogo ordinario della crescita nell’unione con Lui, per i fedeli laici, è il loro ambiente di vita, dove portano quotidianamente la croce con fede e amore. Il Signore li aspetta lì, nascosto nelle pieghe di un’esistenza che, per tanti versi, è un vero e proprio martirio.

Se proprio le circostanze ci costringeranno a farlo, ci ritireremo nei rifugi che la Provvidenza vorrà concederci, così come la comunità giudeo-cristiana, all’inizio della guerra che, nel 70, portò alla distruzione di Gerusalemme, si ritirò a Pella, nell’attuale Giordania, per non essere travolta con il popolo ribelle, che in quel modo cominciò a pagare il rifiuto del Messia e l’apostasia dal suo Dio. Pur tenendoci all’erta, tuttavia, non dobbiamo anticipare gli eventi con fughe in avanti che possono distoglierci dall’adempimento dei nostri doveri nel presente. E poi, vogliamo davvero lasciar andare la società alla deriva senza più alcun freno, per metterci al sicuro? E chi potremmo eventualmente portare con noi, del nostro entourage? Senza dubbio, solo chi sarebbe disposto a condividere la nostra scelta; ma vorremmo forse, se non obbligati, abbandonare gli altri al loro destino? O non dobbiamo piuttosto fare il possibile per strapparli alla corrente melmosa in cui sono immersi?

Le nostre decisioni e la nostra azione devono nascere dalla preghiera, in modo da essere ispirate dallo Spirito Santo piuttosto che dalla nostra impazienza e agitazione. Se solo ci raccogliamo un istante in noi stessi, nel santuario interiore in cui l’Onnipotente ha posto la Sua dimora, possiamo accorgerci di essere circondati dall’amore: il Signore Gesù, la Sua e nostra santissima Madre, san Giuseppe e san Michele con tutti gli Angeli e i Santi, i nostri cari che sono in Paradiso e le anime sante del Purgatorio… tutti, tutti, tutti sono con noi, ci assistono con il loro aiuto, ci sostengono con la loro intercessione, ci guidano con i moniti, l’esempio o il pentimento.

Un amore inimmaginabile, purissimo, disinteressato ci avvolge da ogni parte: perché non abbandonarci ad esso con la felicità di un bambino e l’ardore di un guerriero? Che cosa ci impedisce di inoltrarci in questo mondo celeste già accessibile a chi crede, assorbendone a poco a poco la forza, la nobiltà, la bellezza, la gioia e la pace? Che aspettiamo a impugnare, come cavalieri imbattibili, la spada della Parola sacra e dei Salmi, con cui respingere gli attacchi del mondo, della carne e del diavolo? Chi può toglierci il potere regale della castità, dell’umiltà, del sacrificio, se non siamo noi stessi a rinunciarvi? Se siamo disposti a perseverare sino alla fine, la vittoria è già nostra. Sia benedetto il nostro Dio!

36 commenti:

  1. un'articolo di Dreher sul suo passaggio all'Ortodossia.
    http://journeytoorthodoxy.com/2011/03/whats-so-appealing-about-orthodoxy/
    L'opzione Benedetto da quel che ne ho letto non mi sembra una via auspicabile per i cattolici. Mi interessa invece capire meglio quali sono le ragioni della rinascita della Chiesa Ortodossa in Russia dopo la fine del comunismo. Qualcuno può indicarmi del materiale anche in inglese e francese su questo argomento ?
    Non è vero che il cristianesimo è in crisi: i Pentecostali sono in aumento vertiginoso e la Chiesa Ortodossa nel mondo anglofono,Usa sopratutto, sta crescendo convertendo protestanti e cattolici delusi. Secondo me sarebbe importante capire come la Chiesa cattolica può far tesoro di quanto è accaduto in Russia dopo la fine dell'Urss. Il problema è che il clero alto e basso è cieco e sordo. come aumentare il numero delle Sante Messe VO, accompagnate da catechesi e da costituzione di comunità stabili di fedeli, quando la maggioranza dei vescovi sono ostili? Forse organizzando gruppi di preghiera visto che per quelli non c'è bisogno di preti e autorizzazioni del vescovo?

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  2. Non si capisce che costoro, sul serio, hanno rotto l'anima del prossimo. Non è metafora, allegoria, simbolo, battuta e/o altro, è la verità, tangibile con qualunque sensibilità spirituale, scarsa.

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  3. Stralcio interessante08 ottobre, 2018 11:31

    "Più profondamente, l’idea di Rod Dreher, autore dell’Opzione Benedetto, rischia di prestarsi bene a una sottile strumentalizzazione (che spiegherebbe tanta attenzione per il libro proprio in quelli che non ci sono amici) da parte di chi sarebbe ben felice che la resistenza cattolica si neutralizzasse da sé rinchiudendosi in piccoli ghetti autarchici, contenta di poter finalmente fare ciò che le piace, ma al prezzo di estromettersi dall’agone della pubblica difesa della fede e morale cattolica, lasciando così campo libero ai rivoluzionari. Il metodo da loro adottato con la Messa tradizionale dovrebbe pur insegnarci qualcosa: non potendola proibire del tutto, ne tollerano l’esistenza in “riserve indiane” dal raggio d’azione ben circoscritto dalle quali possa diffondersi il meno possibile."

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  4. Stralcio interessante08 ottobre, 2018 11:34

    "Probabilmente la Sua volontà adorabile ci vuole proprio così, disseminati in un ambiente ostile per mantenervi viva la Sua presenza e la Sua voce, che altrimenti rimarrebbero del tutto soffocate in una società divenuta peggiore di quella pagana dell’antichità, evangelizzata dagli Apostoli. Quella, per quanto corrotta nei costumi, conosceva comunque alti ideali morali, almeno in certe scuole filosofiche, come la stoica; la nostra sta cancellando dalle coscienze il concetto stesso di moralità; quella, pur immersa nei vizi più turpi, aspirava alla luce; la nostra, esaltando il vizio come un progresso, consacra le tenebre; quella, nonostante un’accanita resistenza politica, accolse la predicazione evangelica a partire dalle classi più alte; la nostra, soprattutto nei settori più colti, la disprezza con stomachevole arroganza, legittimata dalle fole moderniste."

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  5. 8 OTTOBRE.
    In particolare non tengo nulla a riprovare in te, all'infuori di questa agitazione alquanto amara in te, che non ti fa gustare tutta la dolcezza della croce.
    Emendati di questa e continua a fare come hai fatto sinora, che fai bene (Padre Pio - Epist. III, p. 447).

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  6. Su Vian e la San Paolo rassicuro: è solo un patetico tentativo di "ingabbiare" l'autore e di annacquare il messaggio apocalittico che sta dando. Ho potuto sperimentarlo assistendo alla presentazione che si è tenuta nella Diocesi di Genova:

    1. il moderatore ha subito messo in chiaro "niente tinte fosche" (ammazza niente tinte fosche... "nessuno vide arrivare l'alluvione");
    2. il prete che partecipava al dibattito, che presiede l'organismo delle cappellanie del lavoro, ha avanzato l'ardita tesi che tale entità sia già una "opzione Benedetto", ma non c'entra proprio niente;
    3. il laico che partecipava al dibattito era il locale presidente di Azione Cattolica e le banalità dette possono essere riassunte con "non pervenuto";
    4. ovviamente il tutto era già stato preparato (domande e risposte) e non è stata data facoltà ai presenti di porre domande.

    È un po' come dire "tranquilli, l'opzione Benedetto la stiamo già facendo": i trinariciuti se lo bevono, gli altri no. Quindi non è che il messaggio di Dreher è funzionale al gattopardismo alla rovescia (*) vaticanosecondista: è invece molto imbarazzante, ma l'autore è famoso e dilaga, per cui tentano pateticamente di portarlo sul proprio terreno.

    (*) Bellissima definizione di Luca del Pozzo in un recente articolo sul blog di Costanza Miriano: far finta di non cambiare niente per cambiare tutto. Io direi solo che "gattopardismo invertito" è ancora meglio.

    PS Non voglio millantare meriti non miei: anche il LGBTSJ dell'altro giorno l'ho copiato.

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  7. Premetto che sto leggendo il libro di Dreher e -fin dove ho letto- lo trovo molto equilibrato, perciò da difendere da pregiudizievoli etichette che lo vorrebbero ridurre a "ritirata", "riserva indiana" o a "scomparsa dall'agone".
    Se rischio c'è nell'Opzione, non è quello.

    E' inutile difendere lo stesso S. Benedetto da tale critica, poiché il suo lasciare la Roma depravata del suo tempo per fondare monasteri non impedì poi alla realtà di questa presenza di innervare positivamente tutto il territorio e la società che vi stava intorno, come illustrò Benedetto XVI in un memorabile discorso a Parigi (2008-College des Bernardins).

    Trovo però bellissimo lo stralcio di Don Elia già citato qui sopra, riferita alla volontà di Dio in tempi grami "Probabilmente la Sua volontà adorabile ci vuole proprio così, disseminati in un ambiente ostile per mantenervi viva la Sua presenza e la Sua voce..."
    L'opzione è dunque quella a) della ricerca di Dio b) della santità.
    La ricerca di Dio, Sommo Bene, fa sì che, immersi nella Sua bontà, noi per Grazia (e non per nostro fare) stando con Lui diventiamo come Lui. Uno stare e non un fare, un essere e non un avere (cose, ragione o meriti nel mondo). Noi siamo così "suoi" che non siamo più noi a vivere, ma Cristo in noi... C'è differenza con un protagonismo, pur ben intenzionato, che Gesù nel Getsemani invitò a non inorgoglire, intimando di riporre la propria spada.
    L'eroismo e la santità dei santi e dei martiri è tale perché trova spazio e trova pace in un'altra bellissima immagine proposta da Don Elia: un amore inimmaginabile, purissimo, disinteressato che ci avvolge da ogni parte: che compendia la felicità di un bambino e l’ardore di un guerriero! E' uno di quegli "impossibili" alla razionalità umana che trovano soluzione nel mistero della Grazia di Dio.

    Il rischio è questo: la consapevolezza del marciume ci toglie l'innocenza del bambino nel fidarsi del Padre e della Madre, ma allo stesso tempo non c'è soldato e guerriero più fedele alle consegne di che sta saldo in questa fiducia.

    Davvero provvidenziale l'intervento delle 11.38 che cita Padre Pio: "non tengo nulla a riprovare in te, all'infuori di questa agitazione alquanto amara in te, che non ti fa gustare tutta la dolcezza della croce.Emendati di questa e continua a fare come hai fatto sinora, che fai bene".
    Ecco la carità di Dio, che tutto sopporta. Ecco un aspetto della santità: emendarsi dalla rabbia che impedisce di gustare tutta la dolcezza della croce.

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  8. A Fabrizio

    "gattopardismo invertito" è da premio.

    Un caro saluto.

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  9. @Anonimo
    8 ottobre 2018 10:39

    Bergie & C. contemporanei ed anteriori.
    Anime asfaltate si aggirano sulla terra cercando fede, certezze, riposo, pace. Per costruire è necessario credere in Dio, Uno e Trino, è necessaria la pace del cuore,la pace sociale, la pace dei costumi, la pace delle idee ché possano trovare il loro approfondimento reciproco nel chiaro ed articolato confronto. Basta con la rivoluzione permanente che lascia dietro di sè solo rovine. Basta. Questo continuo affannarsi e correre dietro al nulla, non è divertente, non è sano, è vano. Basta, i folli si fermino e, se non sanno fare altro, li si aiuti a fermarsi.

    Caro Anonimo, le dirò che sono sempre stata interessa alla malattia mentale, come sorge, come si sviluppa, come la si può curare o almeno come circoscriverne i danni per il malato e per chi l'assiste. Non ho fatto studi specifici ma, ho osservato, come meglio ho potuto, là dove li si curavano con risultati più che buoni, ottimi a volte. Che cosa ho visto? Ho visto che dove un certo grado di integrazione, riusciva a contenere le manifestazioni abnormi, le regole di lavoro, di svago, di preghiera, di vita sociale erano non solo r i g o r o s e ma, anche seguite a p u n t i n o da tutti.

    Una vita ben regolata è santificante e curativa di per se stessa e lo è per tutti, anche per i sani. Ed è importante che i sani rimangano tali e non si ammalino perchè diventerebbero un peso per se stessi e per gli altri; senza regola e senza che nessuno ne proponga e ne imponga una anche il sano si ammala, nell'anima e/o nel corpo o in entrambi.

    Ogni regola oggi è stata bandita e tutti ci siamo aggravati nei nostri mali, la finzione primeggia in ogni parola, in ogni comportamento ma, la finzione, cioè l'ipocrisia, è veleno per l'anima e subito dopo lo diviene in una qualche forma anche per il corpo. Come veleno è il peccato, questo deve essere detto. Peccato che spesso non colpisce il diretto portatore ma, il prossimo che lo vede, ne viene a sapere, ne viene istigato e finisce con il farlo proprio, e con il rimanerne schiacciato.

    Tutti possiamo essere terapeuti od untori. Oggi è la seconda scelta ad essere la più praticata e finanche consigliata, specie servendosi della finta misericordia e sottacendo le regole per una vita spirituale e fisica santa e sana.I più sani rimasti oggi sono, al meglio, senza vigore.

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  10. In effetti di "san Marino" e "montecarli" ce ne sono già a iosa, non è il caso di aumentarli. Si è già confusi a sufficienza e senza trovare risposte vere in alcuna res-privata. Concordo con don Elia.

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  11. Historia magistra09 ottobre, 2018 10:25

    Sto leggendo in un saggio storico le reazioni dei contemporanei in Occidente alla caduta di Acri nelle quali si stigmatizzano i comportamenti degli acritani (mollezza, lussuria esasperata, l'essere immersi in un'atmosfera di piacere che rendeva indifferenti e non reattivi anche rispetto alle minacce o addirittura ai rovesci dei vicini ad opera dei musulmani, gli interessi personali e di gruppo anteposti a tutto, divisioni per interessi e per orgoglio tra i difensori o meglio in questo caso tra gli abitanti cristiani di ciò che rimaneva della Terrasanta, città marinare, nobiltà e ordini cavallereschi), cui corrispondono altrettanti spregevoli comportamenti nella Cristianità occidentale (soprattutto le divisioni politiche e di interesse tra i grandi Regni e anche la distorsione delle decime per la crociata da parte della Chiesa per finanziare la causa angioina contro quella aragonese) mi rendo sempre più conto è il grado profondo dell'evangelizzazione a difendere la fede e la civiltà. E purtroppo non si può non osservare che nel riscontro concreto dei fatti anche i secoli di Cristianità questa evangelizzazione fu abbastanza superficiale. Certamente esiste una differenza qualitativa e quantitativa a loro vantaggio rispetto ai nostri tempi: una buona parte dei cristiani medievali sapeva fare i conti con Dio e con la morte, almeno in extremis (la difesa di Acri e le stesse disfatte alle crociate, dimostra ciò) a differenza nostra che abbiamo solamente l'unico vantaggio di poter meditare proprio sulle loro sciagure aggiundovi le nostre. Meditazione che se ben compiuta, proprio nella dimensione della profondità, non può non fruttificare, pur nella consapevolezza che si tratta di un'operazione che solo un'infima minoranza di cristiani è oggi in grado di compiere.
    Proprio mentre stavo leggendo questo libro mi sono imbattuto in una felicissima espressione di Aldo Maria Valli che riassume plasticamente il mio pensiero sulla crisi odierna nella Chiesa e cioè che più che cercare una via d'uscita nella storia (comunque fondamentale riferimento) occorre trovarla nella santità.
    Piero Mainardi su Fb

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  12. [...] Ammesso che vi sia mai stato, è finito il tempo di cercare o creare piccole riserve, anche con la buona intenzione di conservarvi la fede. Questi ambienti finiscono sempre per essere luoghi in cui prevale la necessità di “fare”, perché bisogna dimostrare al mondo la propria esistenza: ma il mondo, per concedere la sua considerazione, pretende che si facciano solo cose che è in grado di comprendere. Inoltre, inesorabilmente, questi luoghi diventano piccoli luoghi di un piccolo potere che finiscono sempre per “fare” cose comprensibili al grande potere in un rapporto a conflittualità limitata. Si potrà anche ottenere un po’ di successo e di visibilità, ma niente di più.

    Solo la santità è eversiva rispetto a questo ordine infernale nel quale siamo immersi. Non so se sono arrivato a queste conclusioni perché sono malato, sono stanco, sto invecchiando e, mentre ti sto rispondendo, i dolori si fanno sentire. Ma ti assicuro che questa debolezza purifica, permette di vedere chiaramente e rende molto liberi. Alla fine di tutto se ho un insegnamento che penso di poter trasmettere a coloro ai quali voglio bene, a cominciare dai miei figli, è quello che ho appreso da Padre Pio: fate i buoni cristiani.
    https://www.aldomariavalli.it/2018/10/09/per-purificare-la-chiesa-non-serve-la-macchina-del-tempo-ma-la-santita/

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  13. «Ex umbris et imaginibus in veritatem»

    Il 9 ottobre 1845 John Henry Newman, abiurava l'eresia anglicana e riceveva il battesimo nella unica e vera Chiesa di Cristo, la Cattolica Apostolica Romana.

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  14. Santa Maria, Madre di Dio, conservami un cuore di fanciullo, puro e limpido come acqua di sorgente. Ottienimi un cuore semplice che non ripieghi ad assaporare le proprie tristezze: un cuore magnanimo nel donarsi, facile alla compassione; un cuore fedele e generoso, che non dimentichi alcun bene e non serbi rancore di alcun male. Formami un cuore dolce e umile che ami senza esigere di essere riamato; un cuore grande e indomabile così che nessuna ingratitudine lo possa chiudere e nessuna indifferenza lo possa stancare; un cuore tormentato dalla gloria di Gesù Cristo, ferito dal Suo grande amore con una piaga che non rimargini se non in Cielo. (P. Grandmaison)

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  15. Non avendo letto il libro, mi astengo prudentemente dal criticarlo, in bene o in male, se l'autore è rimasto scandalizzato dal comportamento dei sacerdoti USA e siamo al 2.000, che dovrei dire io, adolescente colpito in pieno dalla s-pretizzazione post '68 che da 'ste parti è stata devastante? Me ne sono andato, punto, mai mi è passato per la mente di correre dagli ortodossi, con tutto il rispetto.Pessimo cattolico, lo so, ma altri tipi di cristianesimo non mi interessano, mi basta la variegata distribuzione di credenze della mia famiglia e avanza di tutto e di più. Quando, e se lo leggerò, dirò la mia opinione per il poco che può contare, al momento osservo lo svolgersi dei fatti, a proposito è uscito il nuovo libro del vdr Ave Maria, dal titolo si sa già tutto, poi se uno vuol farsi altro male, può sempre guardare sulla tv di stato(SCV) la serie di interviste concesse da sua bianchitudine cui non farebbe male un vero ritiro silenzioso per un bel po' di tempo. Lupus et Agnus

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  16. Povero John Henry Newman, se avesse ascoltato questo dialogo tra un fedele cattolico ed un prete modernista (falso prete, come una moneta da 3 euro) non so cosa avrebbe pensato : http://www.corsiadeiservi.it/it/default1.asp?page_id=1848

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  17. Maria, molto bello l'articolo di Aldo Maria Valli sul libro di Gnocchi!

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  18. Bravo Tralcio, la santità!
    Ecco ciò che risolve tante nostre discussioni sul cosa fare o non fare.
    La santità! La santità abbraccia ogni nostra attività (interiore ed esteriore) ponendoci tutti nella giusta prospettiva.

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  19. Una notuncola, uscendo da santamarta il vdr è caduto rovinosamente al suolo, non si sa se inciampando o cosa, secondo il portavoce sta bene, nulla di che; a proposito della ferula father Z.ha postato sul suo blog la foto della ragazza che ha donato l'orrido arnese, inquadrando il polso dx, si vede che indossa un braccialetto rosso con strani nodi che secondo il suddetto Zuhlsdorf sarebbero wicca.......io ve la do come l'ho letta, ai posteri.....

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  20. a viandante, consiglio la lettura dei 2 articoli di Gnocchi del romanzo infernale (gli ultimi 2 su riscossa cristiana e dovrebbe esserci un seguito perché gli altarini da scoprire sono maggiori) per scoprire che Pio XI e Benedetto XV erano gay, (ancora non lo sapevo questo), e il figlio spirituale di padre Pio lo scriveva. E per apprendere che il 29 giugno 1963 qualcuno intronizzò Satana in vaticano, qualcuno pure gay, Paolo VI. Notizie vecchie e risapute queste. Quanto al predecessore era sulla stessa linea. Ottima la sottolineatura di Mic.

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  21. “Solo la santità è eversiva rispetto a questo ordine infernale nel quale siamo immersi”
    «Dopo la mia morte farò di più» (Padre Pio)

    Non so se questo commento verrà pubblicato; in caso negativo avrò ricordato a me stesso. Ma comunque repetita iuvant:

    Padre Pio a padre Agostino

    J.M.J.F.

    Pietrelcina, 7 aprile 1913
    Mio carissimo padre,

    venerdì mattina¹ ero ancora a letto, quando mi apparve Gesù. Era tutto malconcio e sfigurato. Egli mi mostrò una grande moltitudine di sacerdoti regolari e secolari, fra i quali diversi dignitari ecclesiastici; di questi, chi stava celebrando, chi si stava parando e chi si stava svestendo delle sacre vesti. La vista di Gesù in angustie mi dava molta pena, perciò volli domandargli perché soffrisse tanto. Nessuna risposta n’ebbi. Però il suo sguardo si riportò verso quei sacerdoti; ma poco dopo, quasi inorridito e come se fosse stanco di guardare, ritirò lo sguardo ed allorché lo rialzò verso di me, con grande mio orrore, osservai due lagrime che gli solcavano le gote. Si allontanò da quella turba di sacerdoti con una grande espressione di disgusto sul volto, gridando: “Macellai!” E rivolto a me disse: “Figlio mio, non credere che la mia agonia sia stata di tre ore, no; io sarò per cagione delle anime da me più beneficate, in agonia sino alla fine del mondo. Durante il tempo della mia agonia, figlio mio, non bisogna dormire. L’anima mia va in cerca di qualche goccia di pietà umana, ma ohimè mi lasciano solo sotto il peso della indifferenza. L’ingratitudine ed il sonno dei miei ministri mi rendono più gravosa l’agonia. Ohimè come corrispondono male al mio amore! Ciò che più mi affligge è che costoro al loro indifferentismo, aggiungono il loro disprezzo, l’incredulità. Quante volte ero lì per lì per fulminarli, se non ne fossi stato trattenuto dagli angioli e dalle anime di me innamorate... Scrivi al padre tuo e narragli ciò che hai visto ed hai sentito da me questa mattina. Digli che mostrasse la tua lettera al padre provinciale...”. Gesù continuò ancora, ma quello che disse non potrò giammai rivelarlo a creatura alcuna in questo mondo.

    Questa apparizione mi cagionò tale dolore nel corpo, ma più ancora nell’anima, che per tutta la giornata fui prostrato ed avrei creduto di morirne se il dolcissimo Gesù non mi avesse già rivelato...²

    Gesù purtroppo ha ragione di lamentasi della nostra ingratitudine! Quanti disgraziati nostri fratelli corrispondono all’amore di Gesù col buttarsi a braccia aperte nell’infame setta della massoneria! Preghiamo per costoro acciocché il Signore illumini le loro menti e tocchi loro il cuore. Fate coraggio al nostro padre provinciale, che copioso soccorso di celesti favori ne riceverà dal Signore. Il bene della nostra madre provincia deve essere la sua continua aspirazione. A questo devono tendere tutti i suoi sforzi. A questo fine devono essere indirizzate le nostre preghiere, tutti a ciò siamo tenuti. Nel riordinamento della provincia non potranno mancare al provinciale le difficoltà, le molestie, le fatiche; si guardi però dal perdersi d’animo, il pietoso Gesù lo sosterrà nell’impresa. La guerra di quei cosacci si va sempre più intensificando, ma non li temerò coll’aiuto di Dio. Per evitare i sudori avrei bisogno per quest’estate di un abito di panno assai leggiero, se il padre provinciale me lo provvederà gliene sarò grato. Salutatemi il padre provinciale e ringraziatelo per me dell’applicazioni.
    Fra Pio


    ***
    note:

    ¹ Il 28 marzo 1913 (venerdì dopo Pasqua, che quell’anno cadeva il 23 marzo, NdR).
    ² I puntini sono del padre Pio. Non è possibile determinare quale sia stato l’oggetto di questa rivelazione (nota del testo originale).

    (1ª parte - segue)

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  22. (2ª parte)

    Nota bene:

    I curatori dell’Epistolario, i padri Alessandro da Ripabottoni, Melchiorre da Pobladura e, in maniera minore, Gerardo Di Flumeri, non è che non conoscessero il contenuto di ciò che è indicato coi puntini di sospensione, ma hanno dovuto controllarsi entro un preciso limite, ritenendo quel contenuto, per una serie di ragioni, impubblicabile. Come scrisse, in altra opera, lo stesso padre Alessandro, «gli archivi non svelano i loro segreti tutto in una volta» (Padre Pio da Pietrelcina. Un Cireneo per tutti, Foggia 1974, “Premessa”, p. XIV). Le ricerche di Brunatto, ora parzialmente divulgate per la prima volta da uno scrittore piuttosto noto come Gnocchi integravano, almeno in parte, quell’autocensura.

    Possedendo io una copia di questo libro introvabile, scritto nel 1933 da Emanuele Brunatto, sotto lo pseudonimo di John Willoughby, Gli anticristi nella chiesa di Cristo, posso confermare che si tratta di un dossier fin troppo documentato – lo è anche il Libro Bianco del 1963 –, esibendo esso documenti veri e propri, tali da distruggere molte carriere ben avviate. Diciamo pure un “rapporto Viganò” ante litteram.


    Nella vicenda di Padre Pio la censura si è data sempre molto da fare: si dovrebbe rendere noto che, ad esempio, non vennero mai inserite nell’Epistolario le lettere del Frate ai suoi direttori del periodo 1904-1910, allorquando faceva la spola tra Pietrelcina e i conventi della provincia preferita da Cristo (vd. Epist., lettera del 29/04/1919). Scrive difatti padre Fernando da Riese Pio X, nel suo “normalista” e accomodante Crocifisso senza croce:

    «Padre Pio, il discepolo che (padre Benedetto) aveva guidato nello spirito con autorità e competenza per dodici anni, 1910-1922, carichi di fenomeni mistici» (p. 341, 8ª ed., S. Giovanni Rotondo 2007).

    E in nota specificava:

    «cfr. le 103 lettere da lui scritte (da padre Benedetto) a Padre Pio dal 2 gennaio 1910 al 10 aprile 1922» (ivi, n. 73).


    Ma lo stesso padre Benedetto aveva invece lasciato scritto chiaramente:

    «(Fra Pio) fu in questo Convento (S. Marco la Catola) nove mesi a studiare Filosofia (autunno 1905/primavera 1906) e secondo l’uso di allora dipendeva da me nella Direzione spirituale; e da quel tempo volle che io o nelle occasioni di incontro, o per lettera non gli negassi l’accennata Direzione».

    [Lettera al Ministro generale dei Cappuccini padre Pacifico Carletti da Seggiano (13 settembre 1911), in R. Fabiano, Una biografia di Padre Pio incompiuta e il suo autore, in «Studi su Padre Pio» (dicembre 2002), p. 397].

    (segue 3ª parte)

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  23. (3ª parte, finale)


    E allora: che fine hanno fatto le altre lettere!? Che cosa contengono di così scomodo?


    D’altronde, è tanto vero che queste lettere esistono, che una parte di esse, non comprese nell’Epistolario ufficiale, è stata pubblicata, anche se in numero ristretto, nella più recente edizione del famoso Diario dell’altro direttore spirituale del futuro Santo, padre Agostino da S. Marco in Lamis (4ª ed., S. Giovanni Rotondo 2012, pp. 317-328, lettere a Fra Pio dal 27 maggio al 14 ottobre 1909).

    Venne fatta sparire nel “pozzo nero” degli Archivi vaticani anche la Cronologia della vita di Fra Pio, tenuta dal sunnominato padre Benedetto – pubblicata qua e là a brandelli –, che nel 1922 sarebbe stato esonerato da quel delicatissimo incarico. Esiste (o esisteva) una massa enorme di documenti, in parte distrutta ma in parte ancora inedita, il cui contenuto aiuterebbe a fare chiarezza, anche da un punto di vista più elevato – volendo, anche teologico –, sul momento attuale.


    Il saggio di Gnocchi s’intitola significativamente ”Padre Pio crocifisso dalla chiesa degli anticristi”. La sintesi è efficace e ci è di ausilio per cominciare a riconoscere verso quale direzione ci stiamo incamminando. D’altronde, ricordo a me stesso che la prima biografia del Frate, quella seria e faticosa (890 pagine l’edizione a stampa), composta con perizia e passione sui documenti e incontrando i testimoni, poi scopiazzata da tutti gli scrittori successivi – religiosi e laici –, commissionata al suddetto padre Alessandro da Ripabottoni per l’avvio del processo canonico, ma poi rifiutata dagli stessi committenti (si rivolsero poi al sunnominato cappuccino veneto; vd. supra), avrebbe dovuto intitolarsi Padre Pio da Pietrelcina. In lui la Passione di Gesù (si tratta di una mia piccola scoperta fatta in una certa biblioteca). Ci furono, a stesura ultimata, enormi pressioni sia per far mutare il titolo, che evidentemente aveva troppe relazioni con quello che era il contenuto dei tre puntini di sospensione – infine esso cambiò in Padre Pio da Pietrelcina. Un cireneo per tutti –, ma soprattutto per purgarla di altre parti. Esiste però la traccia di tutto questo: chi cerca, trova …


    È dunque sempre più vero che “solo la santità è eversiva rispetto a questo ordine infernale nel quale siamo immersi”, nel quale i “macellai” parrebbero aver preso un buon vantaggio, tale da farci presagire il peggio. Non esistono altri rimedi efficaci. E poi: «Dopo la mia morte farò di più». Mica per finta!


    Grazie per l’attenzione e la pazienza.


    P.S.-Debbo ad Alberindo Grimani alcune preziose informazioni ricevute tempo fa privatamente.

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  24. In merito all'ultimo articolo di Alessandro Gnocchi per me sarebbe molto utile che qualcuno, lui o qualcun altro, rendesse pubbliche le sue fonti ovvero gli scritti di Brunatto. In questo modo chi ha le competenze necessarie potrebbe fare una ricostruzione degli eventi raccontati da Gnocchi molto più ampia e dettagliata. è evidente che un singolo articolo non consente l'approfondimento di questioni così delicate. Comunque Gnocchi secondo me va ringraziato per il suo preziosissimo lavoro.

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  25. L'articolo di Valli è molto bello.
    Una cosa mi ha lasciato perplesso ed è una dichiarazione di Gnocchi:
    "Tra i vizi della Chiesa cattolica c’è quello del formalismo legato a un eccesso di mentalità giuridica. Basta enunciare correttamente la lettera per salvare qualsiasi pratica. In questo modo siamo arrivati, e non da un secolo, a una Chiesa fondata sul diritto canonico invece che sul Vangelo".

    è veramente così? Mi piacerebbe sentire l'opinione su questo del Prof. Pasqualucci e di altri commentatori del blog. Io non sono in grado di rispondere da a questa domanda, però mi pare che una Chiesa fondata sull'arbitrio e la liquidazione stalinista dei dissidenti come quella di Bergoglio sia molto peggiore. Vedi per esempio i casi Francescani dell'Immacolata e Ordine di Malta.

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  26. Grazie Anonimo. Difatti uno l'ho già letto e ne sono uscite diverse cose che non sapevo nemmeno io, in parte legate anche alla mia diocesi.

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  27. L'intervista a Gnocchi è interessantissima e piena di spunti. Ci sono però anche cose da chiarire. Una è la domanda che si è posto l'anonimo delle 07:18. Intanto perché leggo una contraddizione: ok a legare il "formalismo legato a un eccesso di mentalità giuridica" alla paradossale Chiesa "fondata sul diritto canonico". Ma la domanda era sulla dottrina, non sul diritto canonico. Ora, se siamo tutti d'accordo che la radice di tutto è la santità, come si raggiunge? Con l'imitazione e la comunione con Cristo. Ma chi è Cristo? Come distinguere il Cristo vero dai tanti anticristi? Non vedo come fare a meno della dottrina per dare una risposta.

    Inoltre, apprendo dagli ultimi documenti pubblicati da Gnocchi che li pontificato di BXV era fortemente corrotto. Ma non è certo stato il primo: per capire il grado di corruzione della corte papalina nel Rinascimento è sufficiente guardare qualche collezione d'arte cardinalizia. Quella corruzione si tirò addosso Lutero e il Sacco di Roma, ma non sconfinò sul piano dottrinale e, anzi, non impedì a molti santi di indire il Concilio di Trento. Dunque, non posso non convincermi che siamo saliti di grado nell'intensità della corruzione come mai nella Storia proprio perché si è compiuto il salto nell'ambito dottrinale: ed è stata la saldatura tra corrotti e modernisti (inclusi i neo- e i post-).

    Infine, c'è "fare" e "fare". La spiegazione di Gnocchi è efficacissima nel spiegare il crollo che praticamente tutte le congreghe cattoliche stanno avendo, a partire dai proprio leader (tutti che corrono a farsi un selfie con Francesco). Però Brunatto non "fece"? Non si può certamente ascrivere tutto il suo comportamento alla sola preghiera. Fece cose, eccome. Così come mons. Viganò oggi. Così come lo stesso Gnocchi sta facendo, dopo aver pregato e portato la sua personale Croce.

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  28. Anonimo 7:08 ”In merito all'ultimo articolo di Alessandro Gnocchi per me sarebbe molto utile che qualcuno, lui o qualcun altro, rendesse pubbliche le sue fonti ovvero gli scritti di Brunatto.”

    [da J. WILLOUGHBY (pseudon. E. Brunatto), Gli anticristi nella Chiesa di Cristo, ed. Aldana 1933]

    Premessa - questo libro è diviso in due parti: la prima “I Fatti”, la seconda “I Documenti”. Qui di seguito, il cap. VII della prima parte, relativa a mons. Camillo Caccia Dominioni, in seguito creato cardinale nel concistoro del 16 dicembre 1935 da Pio XI. L’alto prelato – per capirci – che dalla Loggia (quella buona) annunciò al mondo: «Habemus Papam! … cardinalem Pacelli» (mi dispiace per lui) e, qualche giorno dopo, gl’impose la tiara sul capo.

    https://imgur.com/a/0tlAp2f

    (Spero che il servizio di hosting immagini funzioni).

    Tengo a precisare che la copia qui presentata è censurata nei nomi, mentre riporta tutti i fatti. Che si tratti di mons. Camillo Caccia Dominioni, lo si desume facilmente da ciò che, nel suo “Romanzo infernale”, Alessandro Gnocchi rende di pubblico dominio, avendo egli presso di sé – devo pensare – la copia del libro senza censure.

    https://www.riscossacristiana.it/padre-pio-anticristi-romanzo-infernale-di-alessandro-gnocchi/


    Io, che non mi chiamo Gnocchi, ho potuto procurarmi solo questa versione, mentre ho quella integrale, in francese, del “Libro Bianco” (seconda persecuzione). Se qualche volenteroso volesse insistere, si potrebbe in teoria rivolgere al sunnominato Direttore dell’Archivio Brunatto. Non so francamente cosa risponderebbe.

    In ogni caso, non avendo io la mentalità del questurino come Brunatto, ho trovato la lettura di queste pagine non particolarmente interessante. A me premerebbe molto di più leggere quel che scrisse il giovane Fra Pio da Pietrelcina al suo direttore spirituale padre Benedetto Nardella da San Marco in Lamis dall’autunno 1905 alla fine del 1909. Ho dimostrato nel commento precedente che queste lettere esistono. Che le tirino fuori i Cappuccini della provincia di Sant’Angelo, visto il clima, mi pare molto improbabile, a meno che non si trovi ancora tra di loro qualche coraggioso religioso, come lo furono i padri citati nei commenti precedenti. Confido piuttosto nel sostegno celeste dello stesso Padre Pio: che dia una mano, dall’alto, a chi lo merita.

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  29. Church Militant rivela quale potrebbe essere la strategia della Santa Sede per insabbiare il caso Mc Carrick, spostando tutta la colpa su GPII e tirando fuori vecchi pettegolezzi in modo strumentale:

    https://www.churchmilitant.com/news/article/vatican-rigging-the-mccarrick-investigation

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  30. Domanda: ma le censure da chi sono state poste?

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  31. Domanda: ma le censure da chi sono state poste?

    Dall'Archivio Brunatto, certamente.

    Il libro parte dai canonici di San Giovanni Rotondo, si allarga all'arcivescovo di Manfredonia Gagliardi, per poi salire sempre più, fino ad arrivare alla corte papale. Per quanto riguarda i due Pontefici menzionati, Benedetto XV e Pio XI, a me non pare che Brunatto porti prove inoppugnabili circa il loro essere omosessuali "praticanti", come qualcuno ha sostenuto; egli, in questo caso, si limita a descrivere un ambiente e, casomoai, come nel caso di Benedetto XV, parla di quella spia austro-ungarica - Gerlach se non ricordo male -, che sarebbe stato il suo "favorito"; non mi sembra che sia sufficiente a dimostare alcunché (o forse Brunatto non ha voluto osare tanto); nel caso di de Samper,Caccia Dominioni e altri è diverso: è tutto piuttosto ben documentato.

    Se vuole approfondire, qui c'è tutta la parte ancora online, non censurata, relativa ai persecutori più prossimi del Padre:

    http://www.emanuelebrunatto.it/archivio/Anticristi%20censurato/album/index.html

    Qui una introduzione:

    http://www.emanuelebrunatto.it/archivio/Anticristi%20censurato/anti%20cri.htm

    Per ogni altra esigenza credo necessario contattare il dr. Alberindo Grimani (ha un profilo Facebook), attuale direttore dell'Archivio.

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  32. L'accusa di omosessualità più o meno "praticata" a Benedetto XV e a Pio XI
    è senz'altro superficiale e non sorretta da alcun vero elemento di fatto.
    Che poi, in base (si opina) ad una precisa documentazione,
    ci fossero alcuni prelati corrotti nella corte pontificia è un
    altro paio di maniche. Ma ciò non dimostra che quei Papi fossero anche
    loro corrotti e in qual particolare senso.
    Bisognerebbe evitare di fare di ogni erba un fascio, con il risultato
    di arrivare a seppellire il papato in quanto tale sotto un mare di fango.
    Benedetto XV fu personalità complessa. Molto colto, di carattere introverso e irascibile,
    dicono le cronache, afflitto anche da un fisico così minuto che lo faceva quasi
    passare inosservato, dicono. Ma questi sono aspetti secondari.
    Sbagliò a non continuare la lotta a fondo contro i modernisti, anche se forse
    l'ambiente si era stancato del clima instauratosi, che sembrava a molti (forse
    non a torto) di "caccia alle streghe". E'anche vero che i modernisti principali erano stati
    cacciati e la dottrina riaffermata in documenti importanti.
    Non sbagliò nell'affrontare il dramma della I gm. Non si limitò a
    denunciare "l'inutile strage". Si adoperò attivamente anche per far arrivare
    le Potenze ad una pace di compromesso. Inutili i suoi insistiti tentativi di
    convincere l'imperatore austriaco (Carlo, a noi fortemente ostile) a concedere
    all'Italia il Trentino,ai primi del '18, nel quadro delle iniziative segrete
    americane e britanniche per indurre l'Austria-U.a una pace separata, conclusesi
    nel nulla. Di Benedetto XV resta una bella Enciclica su Dante.
    Organizzò un servizio di assistenza della Chiesa a feriti e prigionieri, durante
    la GG, piuttosto efficace.

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  33. @fabrizio giudici

    Se mi fa avere un indirizzo e-mail, le potrò dare alcune informazioni utili per procurarsi sia "gli anticristi nella Chiesa di Cristo" sia il Libro Bianco "Padre Pio". Buon pomeriggio

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  34. Credo sia utile aggiungere, ai miei precedenti commenti, che Benedetto XV non fu mai ostile a Padre Pio. Nell’aprile del 1921 egli emise un giudizio positivo sulla persona, seppure in via confidenziale, discorrendo con un vescovo che aveva fatto visita al Cappuccino:

    «Verdaderamente el padre Pio es un hombre extraordinario, de los que Dios manda de cuando in cuando a la tierra para convertir los hombres»

    Fonti: G. Festa, Misteri di Scienza e luci di Fede, rist. Roma 1949², p. 304
    https://www.vocedipadrepio.com/wp-content/uploads/2009_4_ita_3.pdf

    Aggiungiamo anche che Benedetto XV fu l’unico Pontefice che Padre Pio ebbe modo di vedere da vicino – per intenderci, non in bilocazione – nel corso del suo unico viaggio a Roma, e precisamente il giovedì 17 maggio 1917, nel quale ricorreva la solennità dell’Ascensione del Signore.

    Ancora Benedetto XV, il 29 settembre 1919, inviò a Padre Pio la Benedizione Apostolica, richiesta dal guardiano del convento padre Paolino da Casacalenda. Leggiamo – che coincidenza! – che latore dell’atto papale fu quel mons. Riccardo de Samper, Praefectus cubiculi secreti Pontificis che abbiamo incontrato qualche commento fa.

    https://imgur.com/a/3GRZB5t

    Fonte: P. Paolino da Casacalenda, Le mie memorie intorno al Padre Pio, Foggia 1978, p. 177

    Quanto a Pio XI, com’è noto egli aveva una speciale idiosincrasia per mistici e veggenti, tanto da sbottare con quella frase sull’Apparizione della Madonna alla Cova da Iria:
    “Dicono che sono il Vicario di Tuo Figlio: se hai qualcosa da dirmi, dilla a me direttamente….”

    https://gloria.tv/article/8tJ7mnvRgvyN2Dn8gFc1rRLjn

    Egli, pur influenzato negativamente dal suo amico padre Gemelli, che sul caso “stigmate” stilò un rapporto pesantemente diffamatorio, senza peraltro aver potuto vedere quelle sacre piaghe, ascoltò però anche altre voci, e alla fine sarebbe stato proprio lui – questo Pontefice “scettico” – l’oggetto di un clamoroso caso di bilocazione del Cappuccino garganico, nel contesto della suprema decisione che lo riguardava:

    ”Santità, per il bene della Chiesa, non permettete questo …”

    Fonte: https://padrepiopietr.wordpress.com/2016/08/01/in-bilocazione-davanti-a-pio-xi/

    Insomma, la Chiesa in quegli anni non era governata da persone “equivoche”. Non esageriamo. È piuttosto vero, anche per quel che riguarda quegli anni, ciò che lo stesso Padre Pio confidò una volta a un sacerdote:

    «Coraggio, coraggio, coraggio! perché la Chiesa è già invasa dalla Massoneria … La Massoneria è già arrivata alle pantofole del Papa»

    Vale per la Massoneria. Vale, ancor di più, per altre devianze. Ma sono fatti stranoti da secoli.

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