In occasione dell'Assemblea della CEI, si è provato a colpire il motu proprio di Benedetto XVI. Le variazioni nella Chiesa cattolica nella Liturgia - e non solo; ma la Liturgia è culmen et fons - stanno raggiungendo livelli non più tollerabili. Per le riflessioni su questo tema vi ricordo la mia relazione: Il rito Romano Antico e l'applicazione del Summorum Pontificum al Convegno Internazionale su Vecchio e nuovo modernismo: le radici della crisi della Chiesa, Roma, 23 giugno 2018.
Ignorare che centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo sono ormai legate al messale antico e che attorno ad esso sono nate comunità e centinaia di vocazioni, vuol dire negare un pezzo di Chiesa viva e attiva.
In ogni caso, dopo il nuovo messale, continueremo a dire il Pater in latino e sottovoce, come anche il "non sum dignus". Anche perché, nel frattempo, pro multis rimane "per tutti" [qui - qui], la casa del centurione rimane "la tua mensa", e "qui tollit" rimane "Colui che toglie", invece che "prende su di sé", tutti errori da matita blu, che dimostrano che l'intento non era quello di migliorare la traduzione, ma di comportarsi come i protestanti e i testimoni di Geova: traduzioni arbitrarie per sostenere teologie rivoluzionarie. Si impone una resilienza sempre più tenace, nella consapevolezza di quanto sia deleteria la smania di cambiamenti continui, fondati sull’ideologia del provvisorio, della continua evoluzione che fa anche della liturgia un terreno di scontro ideologico per imporre ai fedeli le visuali sempre mutevoli dominanti nei vari momenti storici. [Temi ampiamente esaminati qui - qui - qui].
Riprendo da MiL il testo che trovate di seguito.
Ignorare che centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo sono ormai legate al messale antico e che attorno ad esso sono nate comunità e centinaia di vocazioni, vuol dire negare un pezzo di Chiesa viva e attiva.
In ogni caso, dopo il nuovo messale, continueremo a dire il Pater in latino e sottovoce, come anche il "non sum dignus". Anche perché, nel frattempo, pro multis rimane "per tutti" [qui - qui], la casa del centurione rimane "la tua mensa", e "qui tollit" rimane "Colui che toglie", invece che "prende su di sé", tutti errori da matita blu, che dimostrano che l'intento non era quello di migliorare la traduzione, ma di comportarsi come i protestanti e i testimoni di Geova: traduzioni arbitrarie per sostenere teologie rivoluzionarie. Si impone una resilienza sempre più tenace, nella consapevolezza di quanto sia deleteria la smania di cambiamenti continui, fondati sull’ideologia del provvisorio, della continua evoluzione che fa anche della liturgia un terreno di scontro ideologico per imporre ai fedeli le visuali sempre mutevoli dominanti nei vari momenti storici. [Temi ampiamente esaminati qui - qui - qui].
Riprendo da MiL il testo che trovate di seguito.
CEI: "Va abrogata la messa antica, papa Ratzinger ha sbagliato".
Mons. Redaelli, vescovo di Gorizia (che sappiamo avere conseguito la laurea in diritto canonico presso la Pontificia Università Gregoriana) ha asserito che il Messale Antico di Giovanni XXIII era stato abrogato da Paolo VI (e ciò contrariamente a quanto dichiarato da Benedetto XVI nel Motu Proprio) e che quindi il Summorum Pontificum, essendo errate le premesse giuridiche da cui muove i passi, è inefficace nella parte in cui afferma la continuazione di validità del messale antico e ne riconosce l'immutata vigenza ai giorni nostri. Per tale motivo, il motu proprio è un "non-sense" giuridico e la liturgia "tridentina" non è stata legittimamente ristabilita dal motu proprio e non può considerarsi liberalizzata.
Con la conseguenza, sperata dai vescovi più ostili, di una cancellazione totale e senza deroghe di tutti i centri messa nati e fioriti dopo il 14.09.2007
Con la conseguenza, sperata dai vescovi più ostili, di una cancellazione totale e senza deroghe di tutti i centri messa nati e fioriti dopo il 14.09.2007
Al che rispondiamo da giuristi professionisti, non semplici dottori in legge in tutt'altre faccende impegnati come l'Eccellenza: quand'anche fosse stata errata la premessa del motu proprio di una liturgia antica numquam abrogata (ed errata non era, come dimostra, a tacer d'altro, la preesistente facoltà di celebrarla con il regime dell'Indulto), il dato essenziale è che il Summorum Pontificum esprime una ratio legis inconfutabile: ossia che la forma straordinaria sia d'ora innanzi liberamente utilizzabile; sempre per le Messe private, e su richiesta di un gruppo stabile per quelle pubbliche. Sicché la critica di Mons. Redaelli, se pur fosse fondata (e non lo è), non avrebbe alcuna incidenza sul diritto canonico vigente dopo il 2007.
A quell'intervento da causidico si è affiancato quello ancor più ostile di Girardi, rettore dell'istituto di liturgia pastorale di Santa Giustina di Padova (uno degli epicentri delle aberrazioni postconciliari), imbottito della peggiore ideologia dello "aggiornamento".
Scevro di cognizioni giuridiche ma colmo di tracotanza liturgistica (la nota facezia che circola in Vaticano è che la differenza tra un liturgista e un terrorista è che con il secondo, di solito, si può trattare...), il Girardi ha spiegato che il Summorum Pontificum è pernicioso dal punto di vista della pastorale, poichè contrario alle indicazioni conciliari dei Padri che richiedevano (a suo dire) una modifica radicale all'antico messale. Il che per inciso non è per nulla vero, come dimostra la lettura della costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium, che ad esempio non prevede che il prete debba stare girato verso il popolo e al n. 36 prescrive categoricamente: «L'uso della lingua latina, salvo diritti particolari, sia conservato nei riti latini».
A dare manforte al liturgista hanno parlato anche un Vescovo pugliese e mons. Brambilla, vescovo di Novara, che seppur in maniera più elegante ha sferrato un colpo comunque duro contro il motu proprio.
Certo, dopo essersi preoccupati di cambiare le traduzioni inveterate del Gloria e del Padre Nostro, senza che nessuno ne sentisse la necessità (ah, ovviamente non è stato ancora modificato il "per voi e per tutti": quello sì palesemente in contrasto con la versione originale, ossia con le parole stesse di Nostro Signore che disse: "per voi e per molti"), perché mai le Loro Eccellenze dovrebbero perder tempo ad analizzare i veri motivi della grave crisi di fede in cui sta vivendo la Chiesa Italiana (fuga dai seminari, abbandono della tonaca di molti sacerdoti, crollo della pratica, episodi terribili di omosessualità e pederastia, altari delle teste mozze, crollo dell' 8xMille alla Chiesa Cattolica, solo per citare alcuni esempi)?
L'urgenza del momento era, a quanto pare, scagliarsi contro la liturgia antica ed auspicarne la messa al bando.
C'è qualcosa di sinistramente psicopatico in tutto ciò ed è l'invidia del fallito: nel crollo delle proprie utopie, nel gelo dell'inverno in cui si è tramutata la radiosa 'primavera conciliare', è troppo doloroso guardare in faccia la realtà ed ammettere onestamente i propri errori. Meglio allora cercare di distruggere quel poco che ancora funziona, come lo zelo ed il decoro delle celebrazioni in rito antico e il fiorire delle vocazioni negli istituti religiosi tradizionali. Il caso dei Francescani dell'Immacolata e l'odio per la liturgia immemoriale sono un chiaro esempio di questa insana frenesia di naufraghi impazziti, che cercano di capottare le poche zattere che ancora galleggiano, anziché pensare a salirvi sopra o a costruirne di nuove.
Roberto ed Enrico
All’affievolimento della capacità di comprensione della natura immutabile della sacra liturgia (cfr. Sacrosanctum Concilium, cap. 1) hanno contribuito non solo l’ignoranza diffusa di essa nel clero e, di conseguenza, nei fedeli; ma vi ha contributo ancor più la sperimentazione, spasmodica e continua, delle c.d. emozioni-shock, come le definisce Michel Lacroix (Il culto dell’emozione, ed. Vita e pensiero, Milano, 2002), cioè le emozioni particolarmente intense e potenti (v., p. es., la liturgia dei gruppi carismatici), che, a lungo andare, anestetizzano la nostra capacità di partecipare in maniera oggettiva, esaltando il soggettivismo e le emozioni dell’individuo.
RispondiEliminaPer partecipare, e potremmo dire per comprendere ancor prima, in effetti, la Sacra Liturgia – dove l’attributo “sacra” indica la presenza divina – è necessario aver chiaro che il culto reso a Dio mette a tacere l’ego, al fine di raggiungere la Verità in esso racchiusa.
Nicola Bux
Ancora Nicola Bux:
RispondiElimina... è deleteria e deplorevole questa smania di cambiamento continuo, che appare sempre più essere un omaggio all’ideologia del provvisorio, della continua evoluzione, dell’usa e getta, ma anche, non lo si esclude, un modo per giustificare la ragion d’essere della creazione di commissioni.
La liturgia, quindi, non diventi e non sia un terreno di scontro ideologico, al fine di imporre ai fedeli i propri punti di vista ed i convincimenti dominanti in un certo momento storico!
Ci sentiamo di rivolgere ai vescovi, quindi, l’invito a considerare tutto questo al fine di non causare ulteriori tensioni e divisioni tra i fedeli.
Cosa rivela quanto questa smodata e frenetica attività di cambiamento che non risparmia nessun piano della visione cristiana? Se da un lato viene spacciata per un tentativo di maggiore fedeltà all'originale nella realtà si rivela come una gigantesca dimostrazione dello spirito di orgoglio e di presunzione che li fanno sentire superiori a tutto ciò che è stato loro consegnato, quasi fosse un qualcosa di precario e imperfetto (se non da respingere) che attendeva loro per raggiungere lo stato di definitiva perfezione, la pienezza del senso e della forma. È questo uno stato psicologico che già si rivelò durante il Concilio che ne costituì poi lo spirito: quello di "rinnovare", in realtà ritoccare o rifare tutto, mettendo mano su qualsiasi aspetto del cattolicesimo dalla Messa al catechismo, dalle vesti liturgiche al più piccolo dettaglio dottrinale. Non che non si possano toccare singoli aspetti sia della liturgia, della dottrina, della disciplina, dato che, nella reale libra dello sviluppo organico è della prudenza è ciò che è sempre accaduto nella Chiesa. È questa smania a malapena mascherata di toccare tutto e tutti insieme al Concilio per poi finire l'opera negli anni successivi e particolarmente nella nostra che rivela quello spirito di presunzione e di orgoglio e che già don Divo Barsotti rimproverò pesantemente ai vescovi protagonisti del Concilio.
RispondiEliminaPiero Mainardi
Il parroco dove io vivo usa "Agnello di Dio che porta su di sè i peccati del mondo"invece di "Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo"
RispondiEliminaIl mistero del "moto a luogo"...
RispondiEliminaIl cristianesimo è anzitutto l'incontro dell'uomo con il mistero divino che lo riguarda.
C'è il mistero della creazione, quello del peccato originale, quello dell'incarnazione, quello della redenzione, quello dei sacramenti e quello della vita eterna.
In questo intersecarsi di misteri, in un alternarsi di luce e di tenebra come di bene e di male, c'è anche il mistero del moto a luogo. E' quel tratto di cammino che c'è tra la prova (la tentazione) e il suo esito, nella volontà di Dio o nel peccato.
E' in quel moto a luogo che ci introduciamo ogni momento, con la permissione di Dio (che non ci abbandona mai) e l'insidia del diavolo che si serve della carne (che spinge in antitesi allo spirito) e del mondo, di cui è il principe.
Il diavolo, il maligno, dal quale ci libera proprio l'amore di Dio (un amore che ci assiste sempre, mentre impariamo a riconoscerlo, facendo la Sua volontà perché è il meglio per noi) è una creatura molto astuta, invidiosa, superba, menzognera ed omicida.
Nel moto a luogo tra la prova inevitabile e il suo esito, interviene l'assistenza amorevole, pietosa e misericordiosa di Dio.
Quel che (noi) combiniamo in quel tratto di strada è un po' lo stile di vita del cristiano: cioè l'insieme di una spiritualità (l'anima, il fondamento, la nostra ragion d'essere, chi siamo, il conoscimento di sé) e del fine che desideriamo raggiungere (l'Oltre, l'approdo) con in tutto quel che sta in mezzo tra l'inizio e l'Oltre.
Se tutta l'esistenza è un lungo moto a luogo e ogni singola tentazione è un moto a luogo circoscritto, ciò che chiediamo (certi di non essere mai abbandonati da Dio) è di non abbandonare noi Lui, cioè di non cadere nei trabocchetti e nelle trappole tese dall'insidioso nemico dell'anima.
C'è tutto un mondo spirituale che avvolge lo stile di vita del credente, preservandolo da farne una serie di frantumi, dissipati e distratti dalla preghiera che santifica il nome del Padre, ne fa la volontà e chiede pane soprannaturale e liberazione dal male, cioè di giungere all'essenziale, a colmare quel vuoto che ci risuona dentro per il peccato originale, un vuoto nell'anima che si colma solo con Dio e senza Dio ci precipita nel vuoto.
Chi sta in questa esperienza, con uno stile di vita sobrio (il contrario di "ebbro", mettendo ordine nel disordine e silenzio nel frastuono di mondo) non cade nella tentazione (questo il senso della preghiera al Padre rivolta da Gesù al Getsemani): vigilare e rivolgersi a Dio è il modo per non cadere nella tentazione, cioè nell'avere un esito contrario alla volontà di Dio nella prova, necessaria e permessa.
Chi non sa arrendersi a questo non capirà mai una Santa Messa e il valore di una liturgia, in qualsivoglia lingua. Saprà solo fare ideologia, addirittura arrivando ad utilizzare vocaboli figli di nessuna traduzione...
Chi è figlio di nessuno in senso spirituale, essendo ormai propenso a ragionare secondo il mondo (vade retro...) non riesce proprio a pregare il Padre nostro.
Chiede a un Padre, che non conosce, di non abbandonarlo alla tentazione, quasi che il problema fosse il Padre disattento e non quello che facciamo noi, nel moto a luogo, durante la prova che ci riguarda. Vegliate e pregate, dice Gesù, che del Padre se ne intende bene quando ci ha insegnato la preghiera che ci rende fratelli.
La virtù dell’uomo viene messa a prova dall’istigazione al male. SE egli RESISTE E NON ACCONSENTE alla tentazione, la sua virtù è grande. SE invece SOCCOMBE, la sua virtù è nulla.
RispondiEliminaSmettetela di parlar d' amore e di carita'.....I lupi hanno sbranato quasi tutte le pecore .
Ignorare che centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo sono ormai legate al messale antico e che attorno ad esso sono nate comunità e centinaia di vocazioni, vuol dire negare un pezzo di Chiesa viva e attiva.
RispondiEliminaE chi se ne frega?
Cosa si è fatto con le centinaia di migliaia di cinesi? Cosa si fa con i milioni di cattolici sparsi nel mondo che ancora credono nella dottrina, nelle devozioni, nei sacramenti e che chiedono risposte a proposizioni ambigue?
Non solo non si è più cattolici, non si è più cristiani se non si desidera il bene altrui ma solo portare avanti la propria agenda che di altruistico non ha più niente di concreto. Ma purtroppo è quel che sta capitando.
E' inutile continuare a stupirsi: i continui attacchi sono dovuti solo alla corrosione interna ad effetto dell'infiltrazione nemica. E questa è una tecnica largamente usata da grembiulini et similia. Non c'è quindi da stupirsi delle posizioni teologicamente sgangherate che via via vengono portate avanti perchè sono "ideologiche" nel senso di costruite ex post solo per finalità distruttive, armi non convenzionali per bombardare la sequela di N.S.G.C..
RispondiEliminaIn altre parola, ogni "anelito", "soffio dello spirito" ed ogni altro atteggiamento modernista è solo frutto di malafede, come il canto delle sirene.
E le corde con cui dovremmo tutti legarci all'albero maestro per resistere sono la Tradizione e la sana Dottrina, più semplicemente anche un buon vecchio Catechismo di San Pio X.
Non sarebbe male farne un lancio dai cieli come i volantini su Vienna.
@ Viandante: " Non solo non si è più cattolici, non si è più cristiani": come non condividere, quindi, l'opinione di cattolici come Marcello Veneziani, Francesco Lamendola, Luciano Pranzetti, per citare solo i nomi che mi vengono in mente, che hanno smascherato la falsa chiesa che ha eclissato la Chiesa Cattolica, sostituendosi ad essa per ingannare e depistare i fedeli, spingendoli verso l'apostasia ed il rinnegamento della Santa Tradizione Cattolica, secondo pilastro su cui poggia la rivelazione, oltre la Sacra Scrittura? Una falsa "chiesa<", quindi, guidata da falsi pastori, tutti dediti ad imporre le loro eresie, con le buone o con le cattive.
RispondiEliminaSe il Signore lo permettera' avra' i Suoi scopi
RispondiEliminaNon riesco a vedere l'errore in "togliere" come traduzione di "tollit". Qualcuno più ferrato in latino potrebbe spiegarmi?
RispondiEliminaTollit dal latino Tollo è legato all'altro verbo Fero,fers,tuli,latum, ferre, dove tuli e latum erano forme originariamente di Tollo passate poi a Fero.
EliminaFero-portare
Tollo-portare via, ma anche per traslato prendere su di se.
Vi chiedo un consiglio:
RispondiEliminami hanno suggerito l'acquisto di un testo, nell'ambito di un corso di aggiornamento: Mathias Auge', "Liturgia". Non vorrei spendere 20 euro per un testo inutile o fuorviante. Che mi dite?
L'Autore consigliato è allievo di Bugnini.
RispondiEliminaVedi:
http://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2010/09/liturgia-analisi-critiche-e.html
http://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2013/08/unaltra-risposta-padre-auge-sulla.html
N.S.G.C. non porta i peccati, li toglie in quanto li carica su se stesso come capro espiatorio per poi nel Sacrificio Supremo espiarli in luogo dei colpevoli, da Adamo ed Eva fino alla fine dei tempi.
RispondiEliminaIn questo schema si è fuori del tempo: col Sacramento della Confessione, ogni peccatore carica N.S.G.C. dei suoi peccati, peccati che Egli si "carica" ed espia nel Sacrificio della Passione e Morte per Croce, rinnovato incruentemente in ogni SS. Messa.
Il Sacerdote che ci assolve infatti, ci assolve in persona Christi.
E' quanto prescritto nell'Antico Testamento con i sacrifici sull'altare: in luogo del sacrificio del peccatore stesso, egli donava l'armento che veniva caricato del suo peccato così espiato per mezzo del sacrificio dell'armento.
Ed infatti con il Sacrificio Perfetto di N.S.G.C., non è più necessario alcun ulteriore sacrificio.
Premesso che a me frega niente, io lo recito sempre in latino in qualsiasi chiesa mi trovi, mi pare che sia frutto della smisurata voglia egotizzante di primeggiare su tutto e di cambiare tutto secondo i propri desiderata e non in ultimo ci trovo attacchi più o meno feroci ai precedenti pontefici, in specie quello tuttora vivente, che fu 'misericordiosamente' insultato fin dal primo discorso pro Kasper, da un articolo on line su Il giornale si parla della novità e ad un certo punto si dice che sia il prodromo ad una nuova messa ecumenica valida x protestanti e cattolici, che è il cavallo da battaglia di Kasper et similia da decenni. Vero, se il Signore permette tutto ciò, non possiamo sapere cosa stia davvero pensando, chi può preghi, gli altri restino in campana, anche i tiepidi non credenti agnostici, gli atei no, quelli hanno già la loro religione dogmatica,sono peggio dei fondamentalisti islamici. no comment.
RispondiElimina"Tollit" non significa "togliere" ma "prendere su di sé". Certo l'efficacia nell'espiare il peccato resta; ma si perde il senso ineludibile della modalità... che vale anche per ogni cristiano, alla sequela del suo Signore.
RispondiEliminaL'unica cosa da abrogare sono i vescovi come Redaelli.
RispondiEliminaComunque la questione del Motu proprio Summorum Pontificum è in realtà una questione secondaria.
Per quel che mi riguarda, ad esempio, non ho certo aspettato la sua promulgazione per iniziare a celebrare la S. Messa Romana antica (ho iniziato nel 1992).
Anche qualora lo abrogassero, non potrebbero in alcun modo abrogare il diritto di ogni sacerdote di celebrare in quel Rito, vista l'impossibilità morale di farlo nel rito filoprotestante bugninian-montiniano.
Per quanto riguarda poi la smania di innovazione e di cambiamenti: ma questa è appunto la caratteristica dei modernisti, che coerenti con le loro idee vogliono adattare fede, morale, diritto e liturgia alle esigenze della loro 'coscienza' espresse in un dato momento storico. Per un modernista - vecchio, nuovo o terminale - tutto è in costante evoluzione e può anche evolversi in contraddizione con quanto sempre creduto e praticato nella Chiesa.
Non c'è da meravigliarsi, anzi preparatevi ad una successiva edizione del messale bugninian-montiniano con ancora maggiori cambiamenti, in una folle corsa senza fine.
I modernisti hanno, secondo il detto popolare, il fuoco (dell'inferno) sotto i piedi...
RispondiEliminaOT. Molto importante e molto urgente : "Global compact: il piano ONU per invadere l'Italia con gli immigrati da dicembre 2018"
https://www.youtube.com/watch?time_continue=862&v=eUCo2FwNTSE
Ma non si può ribaltare la tesi del vescovo di Gorizia facendo presente che San Pio V nella Quo Primum lanciò l'anatema contro chi avesse tentato di stravolgere la liturgia, e quindi semmai in torto è Paolo VI, non Ratzinger?
RispondiEliminaQuella sopra è una domanda, da parte di un non addetto ai lavori. Segue invece ora una constatazione, che tutti i nodi vengono al pettine. Che ci sia una tensione logica, o meglio una contraddizione tra l'operato di Paolo VI e la tesi di BXVI che sostiene che il VO non è mai stato abolito è roba che ho letto da tempo, dunque è un tema di discussione datato. Eppure non ho mai visto approfondimenti e chi ha voluto "smussare gli angoli" per salvare capra e cavoli, come al solito, ha voluto sostenere che in realtà Paolo VI non aveva avuto intenzione di abrogare niente. Sia come sia, nessuno ha affrontato il problema sino alla radice e ora ci si ritorce contro. Una delle lezioni che ho imparato in decenni di vita e di carriera, cioè che i problemi ignorati prima o poi ti tendono un agguato, mi pare valga anche per le cose di Chiesa.
Comunque: scusate la durezza, ma su questo argomento Ratzinger non può tacere. Nei mesi scorsi, lo sappiamo da comunicazioni private poi rese pubbliche, ha ribattuto alle critiche che certi gli hanno mosso, come il card. Brandmueller. Ha risposto facendo presente di non gradire la critica all'operato del suo pontificato. Bene, questa che viene da Gorizia e Novara è una critica ben più pesante ed espressa in contesto non privato. Non vedo come possa lasciare cadere la cosa.
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RispondiElimina@ Catholicus
RispondiEliminaVeneziani non è credente. Si veda l'intervista a Alessandro Gnocchi.
Se c’è una crisi che le contiene e, a mio avviso, le spiega tutte è quella della chiesa cattolica. Tu, da non credente, sei un critico che guarda con attenzione e con dolore quanto sta accadendo. Quali sono gli aspetti che ti inquietano di più?
La crisi religiosa, cristiana e cattolica, non nasce certo nei nostri anni; diciamo però che col pontificato di Papa Bergoglio assume una dimensione più grave perché, da un verso, la risposta cattolica sembra essere un tentativo di inseguire il proprio tempo e di assecondarne anche gli aspetti più contraddittori; dall’altro, il suo successo mediatico e tra gli atei non si converte in un risveglio religioso, ma in una specie di onda “simpatica” per un personaggio e per una chiesa che somiglia sempre più a una Ong.
https://www.riscossacristiana.it/zona-franca-marcello-veneziani-intervistato-da-alessandro-gnocchi/
Sia per il Concilio che per tutto il post che ne è scaturito, resta sempre valido l’assioma di Romano Amerio:
RispondiElimina«... L’abbandono della dottrina non viene ovviamente professato come tale, ma proposto come una variazione della disciplina e non del dogma e come una soluzione pastorale ...».
All'anonimo delle 13:41. Ma "caricarsi" è proprio più affine al "portar su di sé" che altri stanno sostenendo. D'altronde se è vero - sempre proseguendo con il suo intervento - che Cristo li toglie dai peccatori che si pentono, i peccati non vengono tolti dai peccatori che non si pentono ("a coloro a cui non li rimetterete, resteranno non rimessi"). Ora, è più che evidente che stanno cercando di ingannare i fedeli e interpretare in senso eretico il valore del Sacrificio di Cristo, come se ormai tutti gli uomini fossero salvati indipendentemente dalla propria conversione; dunque, se "portare su di sé" è una traduzione letterale valida, questa mi pare priva di equivoci, mentre "togliere" è interpretabile in modo assai equivoco.
RispondiEliminaE NON CI INDURRE IN TENTAZIONE
RispondiEliminaNel suo "Gesù di Nazareth", Benedetto XVI interpreta così la frase "Con essa diciamo a Dio: "So che ho bisogno di prove affinché la mia natura si purifichi. Se tu decidi di sottopormi a queste prove, se – come nel caso di Giobbe – dai un po’ di mano libera al Maligno, allora pensa, per favore, alla misura limitata delle mie forze. Non credermi troppo capace. Non tracciare ampi i confini entro i quali posso essere tentato, e siimi vicino con la tua mano protettrice quando la prova diventa troppo ardua per me".
E prosegue "In questo senso san Cipriano ha interpretato la domanda. Dice: quando chiediamo "e non c’indurre in tentazione", esprimiamo la consapevolezza "che il nemico non può fare niente contro di noi se prima non gli è stato permesso da Dio; così che ogni nostro timore e devozione e culto si rivolgano a Dio, dal momento che nelle nostre tentazioni niente è lecito al Maligno, se non gliene vien data di là la facoltà".
E ancora "Nella preghiera che esprimiamo con la sesta domanda del Padre nostro deve così essere racchiusa, da un lato, la disponibilità a prendere su di noi il peso della prova commisurata alle nostre forze; dall’altro, appunto, la domanda che Dio non ci addossi più di quanto siamo in grado di sopportare; che non ci lasci cadere dalle sue mani".
Inoltre "Pronunciamo questa richiesta nella fiduciosa certezza per la quale san Paolo ci ha donato le parole: "Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze, ma con la tentazione vi darà anche la via d’uscita e la forza per sopportarla".
Alla luce di quanto sopra posso solo osservare che il "non abbandonarmi" equivale al "siimi vicino [....] quando la prova diventa troppo ardua per me". Questo non vuol dire presumere che Dio possa stare lontano da me, ma evidenziare ancora di più il proprio limite per cui posso non essere in grado di sopportare una prova (tentazione) troppo ardua. E per questo Gli chiedo di starmi vicino, cioè di non starmi lontano, cioè di non abbandonarmi. Annoto inoltre che la discussione su questa parte della preghiera, nasce da un errore di traduzione che si sarebbe verificato nei confronti del verbo greco eisphérô, che letteralmente significherebbe "far entrare".
@ Anonimo
RispondiElimina16 novembre 2018 12:03
Forse il Signore sta aspettando di essere imitato da noi:
"Gesù entrò nel tempio e scacciò tutti quelli che vi trovò a comperare e a vendere; rovesciò i tavoli dei cambia valute e le sedie dei venditori di colombe..." (Matteo 21, 12)
"...Ed entrato nel tempio, si mise a cacciare quelli che vendevano e compravano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambia valute e le sedie dei venditori di colombe..." (Marco 11, 15)
Con l'aggravante che ora nel tempio si ha la compra-vendita di carne umana e la svendita della Sua Parola.
Scusate se insisto, e lo scrivo in particolare per i miei confratelli che avessero dubbi: non è assolutamente necessario, in qualunque caso, alcun Motu proprio per celebrare legittimamente nel Rito Romano antico, e neppure è necessario per forza appoggiarsi alla Bolla Quo primum tempore di San Pio V: è sufficiente l'impossibilità morale di celebrare nel rito del Novus ordo, visto il suo evidente carattere ambiguo e filoprotestante, impossibilità che rende pienamente lecita la celebrazione nel Vetus ordo Missae (altrimenti si arriverebbe alla conclusione assurda di non poter celebrare la S. Messa).
RispondiEliminaE non ci indurre in tentazione ... "E non permettere che per la nostra infedeltà alle tue grazie noi soccombiamo alle tentazioni del mondo e della carne, ma liberaci dal male che è il peccato, dal male della pena temporale e della pena eterna da noi meritata" (San Luigi Maria Grignion de Montfort, "Il segreto ammirabile del Santo Rosario")
RispondiEliminaNon per volerci fare del male ma per vedere la (misera) realtà italiana vi segnalo un discorso (o meglio uno sproloquio) del Metropolita ortodosso d'Italia Gennadios rinvenibile in questo link:
RispondiEliminahttp://www.ortodossia.it/w/index.php?option=com_content&view=article&id=1082:2014-12-12-16-28-13&catid=24:documenti&lang=it
Qui Bergoglio è definito figura "simpaticissima", i suoi discorsi sono qualificati addirittura come "sublimi" (?!?), il Fanar è definito "sommo vertice dell'Ortodossia" grazie al "Patriarca dell'Ortodossia" (dunque nell'Ortodossia questi signori pensano di far entrare un principio personalistico!).
È senz'altro un discorso encomiastico in cui l'abilità lambitoria non è minore all'abilità di lanciare spropositi e gran quantità di aggettivi fuori posto.
È pure animato da uno sfrenato ecumenismo, come quando invita al dialogo con i mussulmani e da particolare livore verso chi mantiene le tradizioni che io trovo nella seguente espressione (per giunta mal scritta): " Oggi esistono piccoli e grandi persecutori del Cristianesimo, significativi e insignificanti ".
Il personaggio - che non sa neppure scrivere in italiano dopo 50 anni di presenza in Italia -, se la prende ancora con i tradizionalisti dicendo che non ci si deve chiudere in se stessi (che sia contro chi si isola da queste e altre eresie?).
Particolarmente inquietante è, poi, quando dice che il Fanar è il centro dell' "evoluzione ecclesiastica".
Che questo indichi che oramai il Fanar sta divenendo come il Cattolicesimo (modernista) in costante evoluzione? Temo proprio di sì!
Questi ortodossi (del patriarcato ecumenico) sono in salsa modernista e si accompagnano con il mondo modernista cattolico da cui prendono lezione ed esempio.
La Cei cambia il "PadreNostro"? No!!!
RispondiEliminaLa modifica risale al 2008 per volere di Papa Benedetto XVI
La traduzione della Conferenza Episcopale Italiana pubblicata nel 2008 dalla Libreria Editrice Vaticana, con il placet di Benedetto XVI, che venne autorizzata la tanto discussa modifica della Scrittura.
La scelta del Consiglio permanente è stata quella di intervenire solo dove fosse assolutamente necessario per la correttezza della traduzione, spiegò mons. Giuseppe Betori, l’allora segretario della Cei.
Prima. Anche Gesù Cristo è stato indotto in tentazione da satana dopo in 40 giorni trascorsi nel deserto prima della vita pubblica. Gesù decise che la tentazione era necessaria soprattutto per dare esempio di come si vince. Seconda. La vita eterna, dopo la cacciata dal Paradiso terrestre, bisogna volerla, e conquistarla qui, in vita terrena. Cosicché la tentazione è indispensabile per fare la scelta necessaria. E perciò può essere proprio “indotta” da Dio, per rafforzare la fede e permetterci di scegliere.
RispondiEliminahttp://www.marcotosatti.com/2018/11/16/pezzo-grosso-e-il-padre-nostro-una-spinta-verso-la-teologia-di-rahner-ma-ce-nera-proprio-bisogno/
https://www.uccronline.it/2018/08/15/il-papa-riscrive-il-padre-nostro-no-la-modifica-sulla-tentazione-risale-al-2008/
RispondiEliminaLa Sacra Bibbia - versione ufficiale CEI 2008 -
http://www.preghiamo.org/download/bibbia/la-sacra-bibbia.pdf
Agnello dì Dio che prendi su di te i peccati del mondo - perdonaci, Signore
RispondiEliminaAgnello di Dio che prendi su di te i peccati del mondo - esaudiscici, Signore
Agnello di Dio che prendi su di te i peccati del mondo - abbi pietà di noi
Cuore di Gesù che bruci di amore per noi: infiamma il cuore nostro d'amore per te
PREGHIAMO
Dio onnipotente ed eterno, volgi lo sguardo al Cuore del Tuo dilettissimo Figlio ed alle lodi ed alle soddisfazioni che egli a Te dà per i peccatori. E, a coloro che domandano la Tua misericordia, perdona nel nome del Tuo Figlio Gesù. Egli che, Dio, vive e regna con Te in unità con lo Spirito Santo, Dio, nei secoli dei secoli. Amen.
Padre nostro, che sei nei cieli,
sia santificato il Tuo nome,
venga il Tuo regno,
sia fatta la Tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male.
Comunque il "numquam abrogatam" cozza con le parole e con i fatti susseguitisi dal novembre 1969 al 1978 per quanto riguarda Montini, con speciale menzione della Allocuzione al Concistoro Segreto del 24 maggio 1976.
RispondiEliminaGiuliano Zoroddu su Fb
Mathias Augé, Liturgia:
RispondiElimina"L'Autore consigliato è allievo di Bugnini".
Ecco, sospettavo qualcosa del genere. Grazie del cortese chiarimento. Gradita l'indicazione di un testo alternativo; tanto per stare al passo. Tanto io non darò esami. Non mi faranno dire quello che vogliono loro.
In materia ecclesiologica suggeriscono Marcello Semeraro, Mistero, comunione e missione. Ma in questo caso conosco bene l'autore.
Benedetto XVI ampiamente risponde nel Gesù di Nazaret
RispondiEliminahttps://www.cantualeantonianum.com/2017/12/non-ci-indurre-in-tentazione-papa.html
RESISTIAMO... NON POSSONO IMPORRE IL CAMBIAMENTO, NON FATEVI FREGARE....
RispondiEliminaQuanto sta accadendo fu già denunciato da Leone XIII prima, da Pio XII e da Benedetto XVI poi come “archeologismo esegetico della Scrittura” nel Documento Verbum Domini, dove leggiamo:
“San Girolamo ricorda che non possiamo mai da soli leggere la Scrittura.
Troviamo troppe porte chiuse e scivoliamo facilmente nell’errore… Un’autentica interpretazione della Bibbia deve essere sempre in armonica concordanza con la fede della Chiesa cattolica. Così san Girolamo si rivolgeva ad un sacerdote: «Rimani fermamente attaccato alla dottrina tradizionale che ti è stata insegnata, affinché tu possa esortare secondo la sana dottrina e confutare coloro che la contraddicono».” (n.30)
Dorotea Lancellotti
Comunque Papa e vescovi, senza rendersene conto e loro malgrado, stanno lavorando meglio di chiunque altro per riportare un bel po' di cattolici sulla via della Tradizione in un una rinnovata e più profonda consapevolezza e conoscenza di ciò che comporta la propria professione di fede.
RispondiElimina"Meno messe, più Parola": è la ricetta "ambro-luterana"
RispondiEliminahttp://www.lanuovabq.it/it/meno-messe-piu-parola-e-la-ricetta-ambro-luterana
Articolo del 2017, ma purtroppo rivela l'andazzo...
Mio buon amico del 16 novembre 2018 19:18 ,
RispondiEliminami hai fatto ridere perche' agli esami di stato per ......... ci fu suggerito di imparare due versioni delle vaccinazioni da proferire a seconda dell'esaminatore dell'ufficio di Igiene che ci fosse toccato in sorte .
Nel tuo caso penso che ti convenga , con somma umilta' , affidarti a chi ti consigliera' per il meglio .
Dio ti protegga .
Qui il mio commento:
RispondiEliminahttps://opportuneimportune.blogspot.com/2018/11/ignavia-liturgica-breve-osservazione.html
http://www.lanuovabq.it/it/uno-spettro-si-aggira-per-la-chiesa-la-gnosi
RispondiEliminaIntanto 6 uomini hanno fatto causa per abusi sessuali alla conferenza dei vescovi americani e al Vaticano.
RispondiEliminahttp://cal-catholic.com/vatican-u-s-bishops-sued-by-six-men-over-allegations-of-sex-abuse/
Nota Breibart che in passato il Vaticano si difendeva dicendo che i vescovi sono autonomi. Pero` Roma (ossia Francesco) ha ordinato ai vescovi di non votare misure per affrontare la crisi, la scusa perde credibilita`. Insomma, la classica zappa sui piedi.
https://www.breitbart.com/faith/2018/11/15/pope-francis-undermines-vatican-diplomatic-immunity-with-usccb-intervention/
"Domine, non sum dignus ut intres sub tectum meum..." = "Signore, non son degno di partecipare alla tua mensa..."
RispondiEliminaSe al liceo avessi tradotto così, mi davano un bel 2
"Si stanno facendo troppi cambiamenti nella Chiesa che disorientano e angosciano. Lo vediamo nella modifica del Padre Nostro (che anch'io continuerò a recitare come prima), ma anche a messa. Ognuno si comporta come meglio crede. Invece l'unità del rito esprime l'unità della Chiesa."
RispondiEliminaStefano Fontana
@ CNSP : personalmente, a messa io continuo a recitare la vera formula, forte e chiaro, di modo che i vicini di banco mi odano ("Signore, non son degno che Tu entri nella mia casa, ma dì soltanto una parola e l'anima mia sarà guarita"); allo stesso modo mi comporto per altre parti della messa (rispondendo in latino od in italiano), figurarsi se cambio le parole del Pater o dell'Ave ... quando smetteranno di consacrare l'Ostia non ci andrò più; credo però che a messa blasfema, apertamente satanica, non durerà a lungo, così come non dureranno a lungo questi impostori ipocriti e ingannatori del gregge di Cristo.
RispondiEliminaAbbandono del latino, la lingua sacra; altare non più rivolto ad Deum ma verso il popolo; delocalizzazione del tabernacolo; offuscamento del significato di sacrificio nella liturgia; introduzione di musiche mondane; partecipazione intesa più come manifestazione esteriore che come atto di adorazione, azione della comunità piuttosto che di Cristo. Ne è derivata una graduale desacralizzazione del rito, ha banalizzato e ridotto la dimensione simbolica del rito sacro, porta aperta sul divino, e lo ha esposto ad ogni sorta di abuso liturgico. E la situazione è ingravescente...
RispondiElimina
RispondiElimina"Non ci indurre in tentazione". Un'interpretazione a favore della dizione tradizionale
Un calvinista direbbe che è Dio ad indurci in tentazione nel senso che Egli vuole che
noi si sia indotti in tentazione perché vuole che pecchino coloro che ha destinato alla perdizione. Interpretazione sicuramente eretica. Ma osserviamo attentamente.
Chi ci "induce in tentazione" è il diavolo, non Dio. Allora perché la preghiera si esprime in modo che sembra sia Dio stesso ad indurci in tentazione?
E' una domanda che mi sono posto spesso. Innanzitutto, come leggere il testo?
Penso vada letto unitamente alla frase successiva. Perciò: "Non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen". Importante mi sembra il "ma". Che è qui pienamente avversativo.
Possibile interpretazione: "non volerci sottoporre alla tentazione (e quindi indurre ad essa) ma liberaci da essa ossia dal male che con essa ci investe".
Che Dio voglia sottoporci alle tentazioni e quindi "indurci ad esse" per metterci alla prova, risulta dalla Scrittura. Vedi l'episodio di Abramo ed Isacco. Vedi la confessione di san Paolo nella II ai Corinti, nel famoso passo, dopo aver parlato delle grandi visioni ultraterrene che gli erano state comunicate, in rapimento sino al terzo cielo, in cui dice:
"Anzi, affinché la grandezza delle rivelazioni non mi facesse insuperbire, mi è stata messa nella carne una spina, un angelo di satana, incaricato di schiaffeggiarmi, perché non mi insuperbisca. Tre volte, riguardo a questo, pregai il Signore, perché lo allontanasse da me, ma egli mi ha risposto: "Ti basti la mia grazia, perché la mia potenza trionfa nella debolezza" (2 Cor 12, 7-9).
Dunque: Dio aveva messo nella carne di san Paolo un angelo di Satana incaricato di schiaffeggiarlo" con tremende tentazioni, soprattutto carnali, si suppone, ma non solo. Dio voleva dunque che san Paolo fosse "indotto in tentazione" ma per metterlo alla prova e rafforzarlo nella fede e nelle opere, poiché senza lotta contro se stessi non si è ben accetti a Dio e non si entra nel Regno dei Cieli.
Il parallelo con il testo paolino spiega appieno il versetto del Padre Nostro? Mi sembra di sì, in questo senso: anche san Paolo chiedeva di non esser "indotto in tentazione" da Dio tramite il demonio, cioè di non esser provato in quel terribile modo, ma la risposta di Dio era, se ho ben inteso, che la tentazione sarebbe comunque sempre venuta in modo che lui, dalla sua "debolezza" di tentato fosse indotto ad uscirne lottando contro se stesso e sopratutto invocando la Grazia, cioè l'aiuto determinante del Signore.
(E se, non resistendo alla tentazione, cado nel peccato, quale che sia, allora Dio ha voluto che io peccassi? No, ha voluto che fossi tentato non che peccassi, se ho peccato è perché non ho saputo resistere come avrei dovuto).
PP
Papa che vai, Padre Nostro che trovi. Per non dire poi delle parole degli interpreti riportate, delle diverse case editrici, degli anni di pubblicazione, delle versioni pro e di quelle contro questa o quella interpretazione...diabolico!
RispondiEliminaQuesta versione era quella conosciuta in tutto l'orbe cattolico e lo è ancora e presto tornerà ad esserlo per tutti:
Pater Noster qui es in cælis:
sanctificetur nomen tuum;
adveniat regnum tuum;
fiat voluntas tua,
sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum cotidianum
da nobis hodie;
et dimítte nobis debita nostra,
sicut et nos dimittimus
debitoribus nostris;
et ne nos inducas in tentationem,
sed libera nos a malo.
Amen.
Testo greco per i grecisti:
Πάτερ ἡμῶν ὁ ἐν τοῖς οὐρανοῖς
ἁγιασθήτω τὸ ὄνομά σου·
ἐλθέτω ἡ βασιλεία σου·
γενηθήτω τὸ θέλημά σου,
ὡς ἐν οὐρανῷ καὶ ἐπὶ τῆς γῆς·
τὸν ἄρτον ἡμῶν τὸν ἐπιούσιον δὸς ἡμῖν σήμερον·
καὶ ἄφες ἡμῖν τὰ ὀφειλήματα ἡμῶν,
ὡς καὶ ἡμεῖς ἀφίεμεν τοῖς ὀφειλέταις ἡμῶν·
καὶ μὴ εἰσενέγκῃς ἡμᾶς εἰς πειρασμόν,
ἀλλὰ ῥῦσαι ἡμᾶς ἀπὸ τοῦ πονηροῦ.
[Ὅτι σοῦ ἐστιν ἡ βασιλεία καὶ ἡ δύναμις καὶ ἡ δόξα εἰς τοὺς αἰῶνας·]
ἀμήν.
A proposito del vescovo Redaelli che si è scagliato contro il Summorum Pontificum:
RispondiEliminaè il medesimo tizio che l'anno scorso ha accettato tranquillamente le dimissioni di un suo parroco il quale trovava giustamente impossible continuare il suo ministero in una parrocchia in cui agiva un capo-scout 'sposato' con un consigliere comunale in un 'matrimonio' omosessuale ratificato in Comune.
Il capo-scout in questione è rimasto invece tranquillamente in parrocchia, né sembra che Redaelli abbia avuto qualcosa da ridire.
Così, tanto per inquadrare il tipo episcopale, in cui l'odio per la S. Messa della Tradizione va di pari passo con l'immoralità più sfacciata.
Le preghiere ritradotte e i limiti della riforma liturgica
RispondiEliminahttps://campariedemaistre.blogspot.com/2018/11/le-preghiere-ritradotte-e-i-limiti.html
Perole di un canonista riportate da Tosatti:
RispondiElimina"C’è veramente da chiedersi se questi signori (vescovi CEI) che campano grazie ai soldi dei cittadini italiani che ancora finanziano l’8 per mille non abbiano altro a cui pensare, se non a limitare il diritto della gente comune di pregare Dio come gli fa più piacere. Invece di ringraziare a mattino, mezzogiorno e sera che c’è ancora qualcuno che a messa ci vuole andare, si mettono ad arzigogolare per trovare il modo di impedirglielo. Se poi questo viene da diocesi dove si vogliono abolire parrocchie, creare le “collaborazioni pastorali” perché mancano i preti e non ci sono vocazioni, che dire? Che forse il vescovo farebbe meglio a porsi domande, prima di andare a occuparsi di chi straordinariamente in chiesa ci va. Nonostante certi Pastori. Come quel Prefetto di Congregazione che si diceva preoccupato perché molti candidati al seminario sembravano tradizionali, rigidi…
Veramente quem deus vult perdere, prius dementat. A meno che non sia un’astuta manovra ecumenica per far diventare tutti ortodossi, o lefevbriani. Ne sanno veramente una più del diavolo, questi prelati."
Gran afluencia de fieles en la primera Misa tradicional celebrada en la diócesis de Huelva (Palos de la Frontera). Capilla de la Virgen del Carmen.
RispondiElimina""http://www.lanuovabq.it/it/a-messa-senza-il-prete-ferrara-provincia-damazzonia
RispondiEliminaLa diocesi di Ferrara annuncia che, visto il numero decrescente dei sacerdoti, alla Messa domenicale si potranno sostituire altri tipi di celebrazioni. Così, al criterio, da sempre usato dalla Chiesa, dell'impossibilità di partecipare alla Messa, si sta sotituendo quello della comodità, comunicando ai fedeli che la celebrazione dell’Eucaristia è fondamentale ma non tanto da richiedere un viaggio di una decina di minuti. Una mossa che anticipa l'esito del prossimo sinodo sull'Amazzonia?""
Ma non è proprio a Ferrara che il vedvobo Perego (il filo-islamico) ha tolto una Chiesa ai sacerdoti di Familia Christi?
Riporto im brano di un nostro articolo:
[...] Dopo avergli inflitto una visita apostolica immeritata (visto che non è emerso nessuno dei delitti che richiederebbe una visita apostolica!), dopo aver tolto a tre dei Sacerdoti lo stipendio che vorrebbero dar loro i fedeli tramite l'8xmille, dopo che hanno speso tutto il loro denaro per ristrutturare i locali dove abitano! e dopo che S.E.R. Mons. Negri aveva decretato di poter servire loro il Santuario almeno per 20 anni!... il vescovo, senza nessuna pietà e considerazione per loro e per il Popolo di Dio, che reclama i suoi bisogni e i suoi diritti, a discapito anche di quanto insegna San Paolino di Nola che dice "...di obbedire alla Voce del Gregge", oppone ragioni che lascio giudicare a voi se veramente sono secondo Giustizia e Carità! [...]
http://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2018/06/ricevo-dagli-amici-di-ferrara-e.html
E qui
http://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2018/06/il-congedo-dalla-basilica-di-santa.html
Gian Carlo Perego , conosciamolo meglio .
RispondiEliminahttps://it.wikipedia.org/wiki/Gian_Carlo_Perego
L'8 dicembre 2017, solennità dell'Immacolata Concezione di Maria, consegna all'arcidiocesi la lettera pastorale Immagini di Chiesa, avviando una riforma della chiesa di Ferrara-Comacchio alla luce dell'esortazione apostolica Evangelii gaudium.
http://www.caritasfe.it/images/Immagini-di-Chiesa.pdf
https://agensir.it/quotidiano/2017/12/22/diocesi-mons-perego-ferrara-comacchio-prima-lettera-pastorale-intitolata-immagini-di-chiesa/
Personalmente ritengo che sia prematuro mandare in seminario un bambino di 11 anni ( per tante ragioni ).
Dovrebbero entrare in seminario dopo i 21 anni , dopo aver ponderato bene il passo , dopo essere passati al vaglio del neuropsichiatra , dopo aver ben compreso che si va ad abbracciare La Croce .
Ho notato che nella mia citta' quasi tutti i vescovi di nuova nomina hanno come tratto comune l'essere transitati in caritas , che sia considerato merito ?
RispondiEliminaIndipendentemente dalle premesse (che comunque non sono sbagliate), ciò che il Papa asserisce essere in vigore vige e ciò che asserisce essere abrogato non vige più. Questo in virtù della potestà petrina che è suprema, piena, immediata e universale. Il messale del 1962, dunque, vige perché così ha stabilito Benedetto XVI nel Summorum Pontificum.
RispondiElimina《C'è qualcosa di sinistramente psicopatico in tutto ciò ed è l'invidia del fallito: nel crollo delle proprie utopie, nel gelo dell'inverno in cui si è tramutata la radiosa 'primavera conciliare', è troppo doloroso guardare in faccia la realtà ed ammettere onestamente i propri errori.》 [dall'articolo postato]
Ciò che comunque è errato è la premessa da cui muoveva Ratzinger e cioè che il rito non fosse mai stato abrogato. Sarebbe stato più logico dire "non proibito" o, ancora meglio, dire che era stato abrogato e che Ratzinger, nella sua volontà sovrana, lo ripristinava. Non ci sarebbe stato alcuno scandalo in ciò. E sarebbe stato onesto.
RispondiEliminaFrancesco Patruno
Forse conoscendo tutti i lupi ha dovuto muoversi così perche' non gli annullassero il giorno dopo pure quello ? Gotti Tedeschi nominato il giorno prima ed esautorato subito il giorno dopo ? Il terzo segreto di Fatima versione Pontefice (in divenire), il terzo segreto di Fatima versione del.... parlante con tanto di ricostruzione e doppia busta ? Almeno almeno metti la Croce sull'altare perche' alla consacrazione tutti ministro e fedeli guardino a Cristo . No . Almeno almeno ripristinate la Comunione in ginocchio . No . Almeno almeno che la somministrino solo i consacrati . No . Almeno almeno collaborate ? No. Dopo 40 anni le situazioni si sono cristallizzate , che puoi fare ? La rivoluzione di ottobre ? Chissa' com'e' fare il Papa ?
RispondiEliminaVignetta di Giovannino Guareschi dopo la traduzione della Messa nel 1965: due vecchiette assistono al rito e quando il celebrante esclama "Il Signore sia con voi" una bisbiglia all'altra "Vuol dire Dominus vobiscum".
RispondiEliminaSentite, ho già detto come stanno le cose dal punto di vista pratico: nessun bisogno del Summorum Pontificum per celebrare lecitamente in Rito Romano antico.
RispondiEliminaPerò siccome vedo che gli interventi si susseguono con parecchie imprecisioni, aggiungo che dal punto di vista giuridico-liturgico il Rito antico non è stato mai abrogato. E questo per un fatto tanto banale quanto evidente, cioè perché non è abrogabile. Neppure un Papa ha il potere di abrogare un Rito che ci è stato trasmesso dall'antichità per la via della Tradizione.
Questo è quanto decise la famosa Commissione cardinalizia incaricata da Giovanni Paolo II di esprimersi su questa questione negli anni '80.
Per chi non conoscesse i fatti, aggiungo un link ad un articolo dove il Cardinale Stickler, che era stato uno dei membri di quella Commissione, ricordava e riassumeva quanto avvenuto:
http://www.unavox.it/Documenti/doc0115.htm
"Il caso dei Francescani dell'Immacolata e l'odio per la liturgia immemoriale sono un chiaro esempio di questa insana frenesia di naufraghi impazziti, che cercano di capottare le poche zattere che ancora galleggiano, anziché pensare a salirvi sopra o a costruirne di nuove."
RispondiEliminaPerché è nato il Novus Horror da celebrare preferibilmente in lingua locale (esiste anche la versione in latino)? Perché la gente non seguiva più la Messa, perché bisogna adeguare il linguaggio anche liturgico ai tempi? E allora le chiese cattoliche ed ortodosse orientali con l'immutata Divina Liturgia orientale? No. La Messa cattolica doveva andare incontro alle celebrazioni protestanti e il nuovo messale farà un ulteriore passo in quella direzione. Alla fine potranno fare una celebrazione del tutto invalida, ma assieme ai protestanti, sperando così di riempire le chiese sempre più vuote. Peccato che le celebrazioni cattoliche sian sempre più sciatte, mentre quelle protestanti, seppur invalide, sono sovente più decorose. Pensiamo ai cori con schitarre vs. certi cori protestanti. Per cui è facile i protestanti non andranno alle celebrazioni miste. Il fallimento totale li attende, ma proseguono con immutata testardaggine. Almeno in qualcosa sono immutabili. I modernisti.
RispondiEliminahttps://pro-tridentina-malta.blogspot.com/2018/11/breaking-news-summorum-pontificum-will.html
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