DON DOLINDO RUOTOLO
Dal 16 al 24 dicembre 1914 don Dolindo Ruotolo predicò la novena per il Santo Natale nella chiesa della Maddalena ai Cristallini (Napoli). Il presente libretto contiene gli appunti per la predicazione redatti da don Dolindo in questa circostanza
12×17 - 52pp.Per riceverlo contattaci
• email: apostolatostampa@casamarianaeditrice.it
• whatsapp: 3500894758
• tel.: 0825 444415
• http://www.casamarianaeditrice.it/
---->> Clicca sull'immagine per ingrandire
DOMENICA 12 DICEMBRE 2010
RispondiEliminaIl Papa: non è la violenta rivoluzione del mondo, non sono le grandi promesse che cambiano il mondo, ma è la silenziosa luce della verità, della bontà di Dio che è il segno della Sua presenza e ci dà la certezza che siamo amati fino in fondo e che non siamo dimenticati, non siamo un prodotto del caso, ma di una volontà di amore .
Non avevo letto la data. Per un attimo ho sperato.
EliminaSIA LODATO GESÙ CRISTO!
RispondiElimina"Il bue e l’asino del presepe non sono semplici prodotti della pietà e della fantasia, ma sono diventati ingredienti dell’evento natalizio a motivo della fede della Chiesa nell’unità dell’Antico e del Nuovo Testamento.
In Isaia leggiamo: “il bue conosce il proprietario e l’asino la greppia del padrone; ma Israele non conosce e il mio popolo non comprende”.
I padri della Chiesa videro in queste parole una profezia che fa riferimento al nuovo popolo di Dio, alla Chiesa composta di giudei e pagani. Davanti a Dio tutti gli uomini, giudei e pagani, erano come buoi ed asini, privi di intelligenza e conoscenza. Ma il Bambino nella mangiatoia ha aperto loro gli occhi, cosicché ora essi riconoscono la voce del proprietario, la voce del loro Signore.
Nelle rappresentazioni medioevali del Natale vediamo come i due animali abbiano quasi volti umani, come si inchinino consapevoli e rispettosi davanti al mistero del Bambino.
Ciò era perfettamente logico, perché essi avevano il valore di segno profetico dietro cui si nasconde il mistero della Chiesa, il nostro mistero, secondo il quale noi che di fronte all’eterno siamo buoi e asini, buoi e asini cui nella Notte Santa sono stati aperti gli occhi, si chè ora riconoscono nella mangiatoia il loro Signore.
Ma lo riconosciamo realmente? Quando collochiamo nel presepio il bue e l’asino, dobbiamo rammentarci tutte le parole di Isaia, che non sono solo vangelo - cioè promessa della futura conoscenza -, bensì anche giudizio sull’accecamento attuale. Il bue e l’asino riconoscono, ma “Israele non conosce e il mio popolo non comprende”.
Chi sono oggi il bue e l’asino, chi “il mio popolo” che non comprende? Da che cosa si riconoscono il bue e l’asino, da che cosa si riconosce “il mio popolo”?
Perché mai gli esseri privi di ragione riconoscono e la ragione è cieca?
Per trovare una risposta dobbiamo tornare ancora una volta con i Padri della Chiesa al primo Natale.
Chi non riconobbe? Chi riconobbe? E perché ciò si verificò?
./.
./.
RispondiEliminaOrbene, il primo a non riconoscere fu Erode.
Egli non comprese nulla quando gli parlarono del Bambino, anzi, fu ancora più accecato dalla sua sete di potere e dalla conseguente mania di persecuzione(Mt 2,3).
A non riconoscere fu poi “tutta Gerusalemme con lui” (ivi). A non riconoscere furono i dotti, i conoscitori delle Scritture, gli specialisti dell’interpretazione che conoscevano con esattezza il passo biblico giusto e tuttavia non compresero nulla (Mt 2,6).
A riconoscere furono invece “il bue e l’asino” - se paragonati con queste persone rinomate - i pastori, i magi, Maria e Giuseppe. Poteva mai essere diversamente? Nella stalla, dove è Lui, non abitano le persone raffinate, quelle che si sentono sapienti, lì sono di casa appunto il bue e l’asino.
E la nostra posizione qual è? Siamo tanto lontani dalla stalla appunto perché siamo troppo raffinati e intelligenti per questo?
Non ci perdiamo anche noi, troppo spesso, in una dotta esegesi biblica, nei tentativi di dimostrare l’inautenticità o l’autenticità storica di un certo passo, al punto da divenire ciechi nei confronti del Bambino e non percepire più nulla di Lui?
Non viviamo anche noi troppo in “Gerusalemme”, nel palazzo, racchiusi in noi, nella nostra autonomia, nella nostra paura di persecuzione, sì da non riuscire più a percepire di notte la voce degli angeli, unirci ad essa e adorare il Bambino?
In questa notte i volti del bue e dell’asino ci rivolgono perciò questa domanda: il mio popolo non comprende: comprendi tu la voce del tuo Signore?
Quando collochiamo le statuine nel presepio, dovremmo pregare Dio di concedere al nostro cuore quella semplicità che riconosce nel Bambino il Signore, come fece una volta San Francesco a Greccio. Allora potrebbe succedere anche a noi quanto Tommaso da Celano, quasi con le stesse parole di San Luca relative ai pastori del primo Natale (Lc 2,20), dice dei partecipanti alla Messa di mezzanotte di Greccio: tutti se ne tornarono a casa pieni di gioia."
Joseph Ratzinger, "Immagini di speranza: Le feste cristiane in compagnia del Papa".
La “Chiesa sull’Isola” più Piccola al Mondo in Russia
RispondiEliminahttps://www.vanillamagazine.it/la-chiesa-sull-isola-piu-piccola-al-mondo-in-russia/
Oggi sarò molto antipatico e politicamente scorretto. Molti si chiedono perché, dinnanzi alla falsa chiesa di Bergoglio, preti, vescovi e cardinale, se ne stanno zitti zitti. La provocazione è : se chi come Ratzinger, se ne sta muto in pantofole a godersi la pensione, perché mai un parroco dovrebbe rischiare di perdere parrocchia e stipendio?
RispondiEliminaTRE MASSIME FONDAMENTALI
RispondiElimina1. La vita passa.
La fanciullezza è già passata; la gioventù e la virilità forse sono già trascorse; quanto mi rimane di vita? Forse un terzo, due terzi di vita sono già trascorsi; forse tengo già un piede nella fossa; ed io come impiego quel po' di vita che mi rimane? Ogni giorno mi fugge di mano, si dilegua come nebbia al sole; l'ora passata non ritorna più, ed io perché non me ne curo? Perché dico sempre: Domani mi convertirò, mi emenderò, mi farò santo? E se il domani non vi fosse più per me?
2. La morte viene.
Quando meno te lo aspetti, quando più ti pare improbabile, in mezzo ai più fioriti progetti, la morte ti sta dietro le spalle, spia i tuoi passi; in un istante non ci sei più! Invano la fuggi; Invano ti industri ad evitare ogni pericolo per la tua sanità; invano t'affatichi a vivere lunghi anni; la morte non fa anticamera, vibra il colpo, e tutto per te è finito. Come ci pensi? Come ti ci prepari? Oggi può giungere; sei tu tranquillo di coscienza?
3. L'eternità mi aspetta.
Ecco il mare che ingoia ogni fiume, l'eternità... Lascio una vita breve, per gettarmi in una vita eterna, senza fine, senza cambiare, senza uscirne mai più. I giorni del dolore paiono lunghi; interminabili sono per il languente le notti; e se mi aspetta l'eternità dell'Inferno?... Che spavento! Sempre soffrire, sempre... Che fai per fuggire un castigo così orrendo? Non vorrai abbracciare la penitenza per giungere all'Eternità beata?
PRATICA: Rifletti spesso: La vita passa, la morte viene, l'eternità mi aspetta!
Quanto più ti allontani dalle cose terrene, tanto più ti accosti a quelle celesti e trovi di più in Dio.
RispondiEliminaI - Chi saprà morire a tutto, avrà la vita in tutto.
2 - Allontanati dal male, compi il bene e cerca la pace.
3 - Chi si lamenta o mormora non è perfetto, anzi neppure buon cristiano.
4- E' umile colui che si nasconde nel proprio nulla e si abbandona in Dio.
5 - E' mansueto chi sa sopportare il prossimo e se stesso.
6 - Se vuoi esser perfetto, vendi la tua volontà e dàlla ai poveri di spirito, vieni a Cristo nella mansuetudine ed umiltà e seguilo fino al Calvario e al sepolcro.
7 - Chi si fida di se stesso, è peggiore del demonio.
8 - Chi non ama il prossimo, odia Dio.
9 - Chi opera con tiepidezza, è prossimo a cadere.
10 - Chi fugge l'orazione, fugge tutto ciò che è buono.
11 - E' meglio vincersi nella lingua che digiunare a pane e acqua.
12 - E' meglio soffrire per Dio che far miracoli.
S.Giovanni della Croce