Il violento attacco in corso contro la nostra civiltà europea, greco-romana e cristiana da parte delle forze liberal, decostruzioniste, sostenute e incarnate dall’alleanza tra alta finanzia e una feroce ideologia della “correttezza politica” procede, con tappe progressive, su diversi fronti tra loro collegati: l’immigrazione/invasione che mira alla Grande Sostituzione dei Popoli; la distruzione sistematica della famiglia e della morale naturale attraverso il denatalismo, l’abortismo, l’omosessualismo e l’ideologia gender; il sovvertimento dottrinario e morale della Chiesa dal concilio in poi; la corruzione del linguaggio e l’introduzione di parole-truffa (come “razzismo”, “antirazzismo”, “omofobia” e molte altre ancora) imposte per impedire il libero pensiero (perché “si pensa con le parole”).
Ma tutto ciò non è sufficiente per l’obiettivo di distruzione finale della nostra civiltà. Per costruire una società-mondo fatta da consumatori-schiavi resi meticci, standardizzati nei pensieri, nei desideri e nelle azioni, dimentichi di ogni valore tradizionale e identitario, per la riuscita del più gigantesco e malvagio progetto di ingegneria sociale mai ideato, occorre distruggere sistematicamente, se necessario anche con la violenza e leggi liberticide, ogni retaggio culturale, storico, civile, obliterando la memoria e l’identità dei popoli.
Tremendamente emblematico è ciò che sta avvenendo nel mondo anglosassone, dove questo processo di cancellazione della memoria, della storia e della cultura occidentale è, forse, più avanzato. Negli Stati Uniti e in Gran Bretagna un variegato fronte autodefinitosi “antifa” e composto da antirazzisti, “paladini dei diritti civili”, nativisti, anticolonialisti, femministe e attivisti omosessualisti, leftist di ogni natura sta conducendo un sistematico kulturkampf, aggressivo e spesso violento, contro la memoria e la storia. Negli Stati ex-Confederati è in atto una sistematica, violenta distruzione di tutte le migliaia di monumenti che nel Sud commemorano i combattenti e gli eroi Confederati, monumenti considerati “retaggio razzista”. Statue che ricordano i caduti sudisti, il generale Lee, il generale Forrest, il generale Jackson e altri eroi della guerra degli Stati (come la chiamano al Sud) vengono distrutte, vandalizzate, rimosse.
Si tratta di atti violenti di attivisti liberal, di aderenti al movimento anti-bianco Black lives matter, dei gruppi di ultrasinistra e dei Social Justice Warriors, movimento marxista che raggruppa estremisti neri, gruppi LGTB, anarco-comunisti. Questi gruppi sono legati alla sinistra liberal del Partito Democratico e spesso finanziati dalla Open Society Foundation di George Soros. Inoltre, le demolizioni dei monumenti sudisti avvengono anche ad opera delle amministrazioni locali dominate da fanatici del politically correct. E quando, come a Charlottesville nel 2017, la popolazione si ribella alle distruzione e manifesta in difesa dei monumenti (in questa città della Virginia si trattava di una statua in onore del generale Lee), viene violentemente aggredita a sprangate dai facinorosi attivisti liberal e impedita di esprimere la sua opinione.
Gruppi di pressione di sinistra censiscono i monumenti storici sudisti da colpire e incitano alla loro distruzione. Questa isteria antirazzista non colpisce solo grandi città, ma anche località minori, cimiteri militari, scuole e università. In numerosi Stati la bandiera Confederata è stata posta fuori legge “su ordine” dei movimenti antirazzisti. È un gigantesco progetto di distruzione culturale dell’identità del Sud e dei suoi simboli, di diffamazione della sua memoria, di diffusione di falsità sulla sua storia, di odio e disprezzo delle sue radici, dei suoi valori, dei suoi eroi, che si accompagna a un continuo processo di “rieducazione culturale” antirazzista al quale i cittadini del Sud sono sottoposti fin dall’infanzia.
Tuttavia, gli attivisti anti-bianchi, spesso appoggiati dalla stampa mainstream, non vogliono fermarsi ai soli monumenti confederati: sono ormai innumerevoli gli attacchi ai monumenti dei “Padri della Patria”, come George Washington e Thomas Jefferson, considerati “schiavisti” e “colonialisti”. L’odio antifa viene addirittura “retrodatato” contro Cristoforo Colombo, considerato anch’egli “colonialista” e “suprematista”. In decine di Stati e di città USA, tra le quali Los Angeles, la festa del Columbus Day è stata abolita e sostituita con una “festa per gli indigeni americani”. Si moltiplicano gli atti vandalici contro le statue del navigatore genovese, come a Baltimora, dove il più antico monumento dedicato a Colombo negli USA, un obelisco del 1782, è stato gravemente danneggiato da attivisti antifa. A New York il sindaco di sinistra Bill De Blasio ha istituito una commissione per decidere la rimozione delle opere che possono “incitare all’odio”, tra cui il monumento a Cristoforo Colombo. Nell’Università di Notre Dame dell’Indiana la figura di Colombo è stata cancellata dagli affreschi che ornano i muri dell’Università.
L’isteria antirazzista e anticolonialista è arrivata al punto di ottenere che la municipalità di San Francisco rimuova un gruppo marmoreo che mostra un frate che si china su un indiano semisdraiato per benedirlo, simbolo della conversione al Cristianesimo delle tribù native. La scultura è stata dichiarata “razzista e irrispettosa” e addirittura “promotrice di genocidio”. La stessa follia antirazzista che a Pittsburgh, in Pennsylvania, ha determinato la rimozione della statua del musicista americano Stephen Foster, autore della famosissima canzone “Oh! Susanna”. La colpa della povera statua? Rappresentare un negro che suona il banjo seduto ai piedi del musicista.
Così come in USA vogliono distruggere i monumenti confederati storici, la stessa coalizione leftist di antifa, antirazzisti, femministi, nativisti vuole distruggere i monumenti “culturali” e identitari “dell’uomo bianco” nella storia, in letteratura, in linguistica, persino in geografia e nelle materie scientifiche. È quella che Renato Cristin definisce “de-identificazione” e Eric Emmour “de-culturazione”. Sempre Cristin ci ricorda che agli Europei e agli americani bianchi oggi viene imposto “di prostrarsi all’altro […]. E questa prostrazione deve essere a priori e va inculcata a tutti, in primo luogo ai giovani e persino ai bambini. Qualsiasi reazione a questa logica autodistruttiva va perseguita e se possibile punita.”.
Questo attacco sta avendo un picco di virulenza nel mondo delle Università anglosassoni, anche le più prestigiose: l’obiettivo, chiarissimo, è di obliterare, spesso anche con la violenza e l’intimidazione, la memoria culturale classica e la storia del mondo e forgiare una classe dirigente priva di radici, storia e identità, imponendo “sensi di colpa” a tutti gli studenti e docenti bianchi.
L’obiettivo del decostruzionismo leftist, antirazzista, femminista è di epurare tutti i corsi di studio dai nomi e dalle opere di quelli che, spregiativamente, chiamano DWEM (Dead White European Males, Uomini bianchi europei morti), per fare spazio a sconosciute autrici (e anche autori) purché di colore, lontani e avversari della cultura occidentale. Denuncia Giulio Meotti ne Il suicidio della cultura occidentale: “I multiculturalisti nell’accademia e nelle altre istituzioni culturali – musei, fondazioni, intrattenimento, giornalismo – denunciano l’Occidente come razzista, imperialista ed etnocentrico. Postulano un’infinita idealizzazione dell’altro, il clandestino, il rifugiato, la donna, l’omosessuale, il malato di mente, il bambino, l’animale”.
A Cambridge, femministe hanno ordinato che testi di Shakespeare vengano preceduti da una nota minacciosa: “contiene scene di violenza sessuale che potrebbero turbare”. A Oxford, studenti leftist vogliono imporre, in nome dell’anticolonialismo, l’eliminazione di una statua di Cecil Rhodes.
L’Istituto di Psichiatria e Neuroscienze del King’s College di Londra ha annunciato di voler rimuovere dall’atrio i ritratti dei suoi padri fondatori (ovviamente tutti bianchi), perché renderebbero l’ambiente “intimidatorio” per i non bianchi. Alla Soas, università di orientalistica sempre a Londra, collettivi studenteschi hanno manifestato perché filosofi come Platone, Cartesio e Kant vengano rimossi o drasticamente ridimensionati per sostituirli con “filosofi” africani o asiatici.
Il Dipartimento di Inglese dell’università di Yale ha ceduto alle imposizioni degli studenti di sinistra e antirazzisti e ha reso facoltativi lo studio di classici come Shakespeare, Chaucer o Milton. Così gli studenti potranno ora laurearsi in letteratura inglese senza aver mai letto questi giganti della letteratura anglosassone. In alternativa, possono però studiare autori extra-europei come il notissimo keniota Ngũgĩ wa Thiong’o.
Emblematico quanto accaduto all’Evergreen State College (USA). Studenti e docenti di sinistra avevano imposto al college di bandire dall’ateneo, per un giorno, tutti i bianchi. Un biologo, tra l’altro con credenziali di sinistra, Bret Weinstein, si permise di esprimere il suo dissenso. Nel campus scoppiò una rivolta che impose alcuni giorni di chiusura dell’ateneo. Per le violente minacce degli attivisti antirazzisti Weinstein e sua moglie (anche lei docente nel college), non difesi dall’ateneo, furono costretti alle dimissioni. In altre università anglosassoni gruppi di studenti hanno chiesto di censurare testi come Le Metamorfosi di Ovidio (per violenza sessuale) o Il Grande Gatsby (per antifemminismo)
All’Università di Manchester, un murale con la poesia If di Rudyard Kipling, una delle più belle mai scritte e che Montanelli definì un breviario dello stoicismo moderno, è stato cancellato da attivisti radical e coperta da una poesia di una sconosciutissima “poetessa” militante in gruppo antirazzista afro-americano. L’accusa a Kipling? Ancora una volta, quella di essere razzista e colonialista, per i suoi racconti e l’opera in cui parlava del “fardello dell’uomo bianco”.
D’altronde questo attacco all’identità e alla storia non trova come unico ambito la sola università. Nel marzo del 2012 un’organizzazione non governativa per i diritti umani, Gherush92, ha chiesto, assieme ad alcuni membri del Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite di bandire la Divina Commedia dai programmi scolastici perché “offensiva” nei confronti dell’islam.
È un continuo attacco all’Arte, alla Bellezza, alla Classicità. La direzione del Manchester Art Gallery ha deciso di ritirare un quadro di scuola preraffaellita, di John W. Waterhouse, che rappresenta un episodio mitologico, Ila e le Ninfe, queste ultime ritratte a seno scoperto. Persino le relative cartoline sono state ritirate dal bookshop. Ecco motivo ufficiale, in nome del femminismo: il ritratto “rappresenta giovani donne nude, presumibilmente minorenni, che attirano un ragazzo”. L’ipocrisia della curatrice del museo, Clare Ganneway, è giunta al punto di negare che si sia trattato di una censura. Il museo, ha dichiarato con sprezzo del ridicolo, voleva “suscitare un dibattito”.
In effetti lo spazio del quadro è stato sostituito da un pannello sul quale i visitatori possono lasciare i loro commenti sulla decisione del museo, spazio che è stato prontamente riempito con proteste e contumelie per i responsabili. La stessa curatrice ha poi commentato come “infelice” la sala (titolata In Pursuit of Beauty, in cerca della Bellezza) dove era esposto il quadro: “perché rappresenta solo opere di artisti maschi che usano il corpo femminile come elemento decorativo passivo”.
Il mondo letterario, di Hollywood e dello spettacolo in genere è ormai preda della più rigida e censoria politically correctness: negli USA, la Association for library service to children, ha deciso di cambiare il nome di un suo premio letterario rimuovendo dallo stesso il nome di Laura Ingalls Wilder, brillante scrittrice nata nel 1867 e autrice del capolavoro per l’infanzia Little house on the prairie, da cui venne tratta la fortunatissima serie televisiva (continuamente riproposta anche oggi) La casa nella prateria. Il motivo? La Ingall è stata accusata di avere avuto sentimenti razzistici. Nella solita, ipocrita “lingua di legno” l’associazione dei librai americani così ha giustificato la delirante decisione: “Le opere di Laura Ingalls spesso mettono in risalto sentimenti anti indiani e anti neri. L’Alsc riconosce che il lavoro della Signora Wilder non è universalmente accettato”.
Questo attacco alla memoria e alla storia non ha solo il barbarico scopo di distruggere la nostra civiltà, ma anche quello, nichilistico e infero, di sostituirla con il nulla e con il caos, con il brutto e l’informe; perché senza memoria non ci può essere alcuna civiltà. Senza passato non c’è futuro, senza memoria non c’è progetto. Ce lo ricorda uno dei più illustri archeologici italiani, Andrea Carandini: “Recenti studi hanno dimostrato che pensare il futuro diventa impossibile senza la memoria del passato, perché i circuiti della mente che permettono di veleggiare tra i ricordi sono gli stessi che dipingono gli scenari del domani”.
Scusate il fuori tema, ma non troppo...ho letto poco fa, ma è sparito subito,che "i cattolici" chiedono al Santo Padre di " levare la santità" a Giovanni Paolo II perché ha proposto la Madonna come modello per le donne. Dopo aver letto ieri le considerazioni di Jeanne Smits sul documento introduttivo al Sinodo dell' Amazzonia, mi chiedo se non siamo entrati nella fase finale dell' attacco distruttivo della Chiesa Cattolica Apostolica Romana. O sono impazzita io ?
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RispondiEliminaNelle librerie universiarie americane succede (dicono) che impiegati non accettano in omaggio belle edizioni di spartiti di Bach o di Mozart,
con relativa letteratura al seguito, perché si tratta di "antichi e deceduti uomini
bianchi", autori dunque privi di interesse.
Questa barbarie culturale viene tuttavia dall'interno, è la degenerazioen ultima del neo-illumnismo che imperversa da decenni nella cultura occidentale "bianca" e anche nella Chiesa cattolica.
I più razzisti sembrano oggi i "suprematisti neri", che considerano un loro diritto occupare l'Europa e l'Italia. Ci considerano una razza inferiore, da sottomettere, aiutati in questo dalla loro mentalità islamica. Razzismo etnico e a sfondo religioso si mescolano nella loro testa. Seguono a ruota gli arabi e tutto il resto del mondo musulmano.
Finchè non si apre la crisi nella Chiesa cattolica l'andazzo attuale non muterà. Crisi istituzionale, voglio dire: messa sotto accusa di Bergoglio per eresia manifesta (da ultimo con la dichiarazione di Abu Dahbi), denuncia pubblica degli errori del Vaticano II, alla base delle eresie propalate da Bergoglio e da quelli venuti prima di lui.
Z.
Lunedì 4 marzo, come ho già riferito, sono stato processato dall' Ordine dei giornalisti della Lombardia per aver scritto un articolo poco simpatizzante nei confronti degli islamici, specialmente terroristi e violenti di ogni genere. A giorni mi arriverà la sentenza in cui si dirà che ho offeso la dignità di un popolo e di una religione, quando invece personalmente ce l' ho soltanto con gli assassini e chi trasforma la fede in un alibi per commettere delitti.
RispondiEliminaMa questi sono dettagli irrilevanti per il lettore, al quale voglio solo far notare che, mentre perseguitano un cronista perché afferma la verità, in Iran è stata inflitta una pena detentiva di 38 anni, con l' aggiunta di 148 frustate, alla signora Nasrin Sotoudeh, 55 anni, avvocato di grido e difensore strenuo delle donne iraniane, dei loro diritti umani, di cui lo Stato musulmano se ne infischia ritenendoli capricci femminili.
La vicenda dell' eroica professionista è emblematica di una situazione la cui gravità sfugge solamente agli imbecilli che tutelano l' inciviltà orrenda di un Paese - la ex Persia - col quale l' Italia ha intessuto rapporti commerciali intensi, fottendosene di trattare affari con un regime privo di un minimo di moralità. La stampa nostrana più sensibile, per esempio il Corriere della Sera, ha riservato meritoriamente mezza pagina alla vergognosa vicenda, tuttavia la categoria alla quale non mi onoro di appartenere non ha sprecato una parola contro la condanna di Nasrin che grida vendetta. Non un comunicato, non una frase solidale nei riguardi della vittima, zero. Però processa me in quanto sul mio quotidiano ho espresso riprovazione verso una cultura, quella musulmana, che permette scempi del tipo che ho narrato in queste poche righe. Mi auguro che i guru dell' Albo prendano atto della realtà emergente dalla citata storia iraniana per farsi un esame di coscienza, ammesso ne abbiano una.
Vittorio Feltri
È giunta l'ora per tutti di cambiare testa: dobbiamo abbandonare la discussione sulla tecnica ed affrontare quella sui nostri obiettivi. Cosa vogliamo? Dove vogliamo davvero andare? Se diamo priorità a questa domanda, avremo non solo una nuova Economia Umanistica, ma anche una Medicina Umanistica, una Ingegneria Umanistica... e forse finalmente diventeremo Uomini! TOrna Valerio Malvezzi su Byoblu, intervistato da Claudio Messora: https://www.byoblu.com/2019/03/13/la-fine-dellera-della-tecnica-valerio-malvezzi/
RispondiEliminahttps://scenarieconomici.it/uno-spettacolo-pietoso-video-di-borghi-a-otto-e-mezzo-commento-di-marco-santero-integrato-da-noi-da-ascoltare/
RispondiEliminaFosse solo l'ex Persia, ma degli emiri del Golfo davanti a cui ci siamo, tutti, stesi a tappetino, che dire? Adesso arrivano Cina ed India, in 2 la metà e forse più dell'intera popolazione mondiale, altra proscinesi e attenti, i paesi summenzionati dispongono, nessuno escluso, di armamentari nucleari e chimici da far impallidire perfino i trumponi USA, definiti tigre di carta senza denti, meditare, meditare........
RispondiEliminaOggi il papa ha parlato di una cosa strana, cioè "una memoria del futuro che ci porta sempre avanti", e mi sono anche chiesta cosa mai volesse dire. Dopo aver letto questo articolo mi sembra di poter intendere proprio questo: il distruggere ciò che è stato,il "materiale" con cui si è costruita la nostra vita individuale e collettiva e creare una memoria del futuro artefatta, ideologica, picconando ciò che ricorda la realtà ma non piace. E' una reazione infantile, pericolosa in un adulto, ma quando da un individuo questo diventa il comportamento di una collettività organizzata o si trova il modo di stroncarla o questa porta non alla "memoria del futuro",non avanti, bensì alla follia.
RispondiElimina@ Valeria,
RispondiEliminase ho capito bene questa è la memoria ideologica che nei fatti stiamo vivendo da secoli, molti libri di storia hanno questo taglio ideologico o nel migliore dei casi personale; difficilmente si trova una visione di insieme che dia una panoramica delle correnti di pensiero che hanno dato forma ad un'epoca.
Ultimissimo esempio il caso di Tajani, pochi giorni fa, quando ha detto che Mussolini aveva fatto anche delle cose buone. Non si può dire, perchè tutto il periodo è sotto tutela della dimenticanza di Stato e del giudizio negativo globale che l'accompagna. Così facendo, a breve tutti penseranno, diranno che il famoso ventennio è stato cattivo in toto.
Ma quello che importa è che loro, così facendo, si precludono la possibilità di esercitare il giudizio, cioè la possibilità di guardare il panorama intero con le sue sfumature. Questo non esercitare il giudizio porta ad una incapacità di giudicare, in modo autonomo, anche sbagliando sul momento qui e là. Quindi porta ad un'atrofia del giudizio. E questo è quello che desidera qualsiasi totalitarismo, cioé che il giudizio venga dato dal potere. Questo solo è il giudizio giusto.
In genere il passato ha sbagliato quasi tutto, tranne la Resistenza e il CVII, e con questi valori fondanti mentali, sentimentali, volitivi vai verso il futuro, radioso perché ancora non c'è. Il vero pericolo lo corrono loro, infatti se uno non si è masticato, ben bene,il proprio passato nel suo bene e nel suo male, entrambi nella loro verità e non nella loro lettura ideologica, è destinato a ripeterlo, quindi sono loro nei fatti che rischiano di essere oggi e/o domani i nuovi fascisti.
Costoro con impronta 'avanti popolo' son quelli che disdegnano poi il pensiero, l'esame di coscienza. Lo rigettano. I 'non ci pensare', li conosco, discretamente. Quindi per concludere, in genere l'uomo è portato a non voler fare un esame approfondito neanche della sua vita, perché faticoso e doloroso, si appoggia al pensiero generale, che è sempre omissivo ed è contro qualcuno, un altro che che non è lui, né il suo interlocutore.
Ultimissima, Di Maio ha detto che a Verona si trattano argomenti da Medioevo. Il caso ha voluto che da qualche decina di giorni io stia leggendo dei libri di storia, quindi questa affermazione mi ha colpita. Ma perché questa parola ha assunto un significato così deteriore? Illuminazione, perché è contro la Chiesa, che fu. In realtà il Medioevo è stato il periodo in cui religione, cultura, potere , economia sono andati insieme in equilibrio, insieme prendendosi cura dello spirito, dell'anima, del corpo degli esseri umani e curando amorevolmente la natura.
Ma ancora una volta l'essere umano ha voluto emanciparsi. E' andato avanti, sempre più senza la Chiesa, volutamente dimenticando e volendo dimenticare quanto era medievale, appunto. Ed è stato un lungo percorso in massima parte di corruzione continua, fino a diventare la chiesa corrotta come e più del mondo. Personalmente sono certa che non siamo andati avanti poi di tanto, non è e non sarà un aereo a farci progredire, né renderanno l'essere umano migliore i buchi al naso.
Quindi ricordiamo gli errori, per non ripeterli e il bene compiuto, per renderlo migliore. Sono certa che questa è la strada.
Quindi ricordiamo gli errori, per non ripeterli e il bene compiuto, per renderlo migliore. Sono certa che questa è la strada.
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