Troppo ragionevole per chi da decenni monopolizza una narrazione ideologica e strumentale. Lo riprendo condividendo toto corde.
Non celebro il 25 aprile per sette motivi.
Uno, perché non è una festa inclusiva e nazionale, ma è sempre stata la festa delle bandiere rosse e del fossato d'odio tra due Italie.
Due, perché è una festa contro gli italiani del giorno prima, ovvero non considera che gli italiani fino all'ora erano stati, in larga parte fascisti o comunque non antifascisti e dunque istiga alla doppiezza, all'ipocrisia.
Tre, perché non rende onore al nemico, ma nega dignità e memoria a tutti coloro che hanno dato la vita per la patria, solo per la patria, pur sapendo che si trattava di una guerra perduta.
Quattro, perché l'antifascismo finisce quando finisce l'antagonista da cui prende il nome: il fascismo è morto e sepolto e non può sopravvivergli il suo antidoto, nato con l'esclusiva missione di abbatterlo.
Cinque, perché quando una festa aumenta l'enfasi con il passare degli anni anziché attenuarsi, come è legge naturale del tempo, allora regge all'ipocrisia faziosa e viene usata per altri scopi: ieri per colpire Silvio Berlusconi, oggi Matteo Salvini.
Sei, perché è solo celebrativa, a differenza delle altre ricorrenze nazionali, si pensi al 4 novembre in cui si ricordano infamie e dolori della Grande Guerra, invece nel 25 aprile è vietato ricordare le pagine sporche o sanguinarie che l'hanno accompagnata e distinguere tra chi combatteva per la libertà e chi voleva instaurare un'altra dittatura.
Sette, perché celebrando sempre e solo il 25 aprile, unica festa civile in Italia, si riduce la storia millenaria di una patria, di una nazione, ai suoi ultimi tempi feroci e divisi.
Troppo poco per l'Italia e per la sua antica civiltà.Marcello Veneziani - Da La Verità di mercoledì 24 aprile
Approvo
RispondiElimina25 APRILE: LA RESISTENZA 'GRIGIA'
RispondiEliminaOggi in tutte le città italiane sarà la narrazione di una parte della Resistenza italiana al nazi-fascismo.
Noi vogliamo memoria dei tanti che si batterono per la libertà e un futuro migliore, senza altri fini se non quello di servire...
Don Aldo Mei (Capannori, 3 marzo 1912 – Lucca, 4 agosto 1944) fu arrestato il 2 agosto 1944 subito dopo aver celebrato la Santa Messa nella chiesa di Fiano.
Processato con l’accusa di aver dato rifugio ad un ebreo e condannato a morte.
Fu giustiziato alle ore 22 del 4 agosto 1944, sotto gli spalti delle Mura di Lucca nei pressi di Porta Elisa: fu costretto a scavarsi la fossa e venne ucciso con 28 colpi di fucile.
Prima di essere fucilato, volle, come Cristo, perdonare e benedire i suoi assassini.
Le beatitudini (Mt 5):
dal Diario Spirituale di don Aldo Mei ritrovato nel 2012
«Beati pauperes spiritu, quoniam ipsorum est regnum caelorum».
Voglio essere pellegrino sulla terra - Tutto mi deve servire per raggiungere il mio termine Dio - la mia patria il cielo. Non amerò ne libri, ne vestimenti, ne comodi perché niente all’infuori del peccato è di mia assoluta proprietà.
«Beati mites, quoniam ipsi possidebunt terram».
Voglio usare bontà con tutti, ma specialmente con quelli che meno mi vanno a genio - Vigilerò sui sentimenti di gelosia per trasformarli in atti di cristiana carità.
«Beati, qui lugent, quoniam ipsi consalabuntur».
Voglio tenermi nell’abbiezione di tutti accettando serenamente e possibilmente con gioia le umiliazioni e ricordando di non avere niente che non abbia ricevuto e di essere da me solo fango - debolezza - miseria, Voglio corrispondere meglio che in passato al dono della Croce visibile.
«Beati, qui esuriunt et sitiunt iustitiam, quoniam ipsi saturabuntur».
Voglio in ogni evento vedere Dio – guardare a Lui, attendere tutto da Lui – Desidererò con frequenza il Paradiso dove saranno ricompensati i minimi dolori dell’esilio, cristianamente sopportati.
«Beati misericordes, quia ipsi misericordiam consequentur».
Voglio far scendere la divina misericordia su tante povere anime specie infedeli – con preghiera fervente e frequenti sacrifici – Dedico a ciò il sacrificio della attenzione e della diligenza nella scuola.
«Beati mundo corde, quoniam ipsi Deum videbunt».
Voglio essere tutto – solo – sempre di Dio – Quando dovrò lasciare il Seminario rinnoverò l’offerta di questa vita a Dio.
«Beati pacifici, quoniam filii Dei vocabuntur».
Voglio essere sempre calmo e tranquillo, soprattutto nelle circostanze più preoccupanti perché sempre fisso in Dio - In particolare voglio essere sereno e tranquillo nel resistere alle tentazioni dei sensi.
«Beati, qui persecutionem patiuntur propter iustitiam, quoniam ipsorum est regnum caelorum».
Voglio perseguitare me stesso reprimendo e sradicando le cattive inclinazioni specialmente la Superbia e l’Accidia – starò all’erta per cogliere ogni occasione di mortificazione – la mortificazione di fatti deve essere la mia penitenza.
Nell’esame particolare di ogni giorno vedrò la fermezza nel combattere l’accidia adoperandomi all’attuazione di questo programma che si riassume nel motto «Deus meus et omnia!»
«In nomime Domini». 29 ottobre 1932.
Ch. Aldo Mei
••dalla pagina "La Croce"••
Le rogazioni sono, nel cattolicesimo, preghiere, atti di penitenza e processioni propiziatorie sulla buona riuscita delle seminagioni. Hanno la finalità di attirare la benedizione divina sull'acqua, il lavoro dell'uomo e i frutti della terra.
RispondiEliminaSi distinguono in "maggiori" nella giornata del 25 aprile
Manipolazione intimidatoria, chi parlerà nella storia di questo elemento che nasce da piccole e sparse bugie, ipocrisie da niente, eppoi pian piano si ingrossa, senza darlo a vedere, fino ad imprigionare la mente di moltitudini di uomini? Uomini 'di cultura', moderni. Questo fino a ieri e per quello che ci riguarda. Oggi dobbiamo mettere a frutto i nostri dolori ed aiutare chi, proprio oggi, è manipolato senza neanche avvertirlo, capirlo. L'altro ieri ho scritto un commento dove sostenevo l'ignoranza in cui vengono tenuti i kamikaze, ieri esce fuori il profilo dei kamikaze dello Sri-lanka ed il pensiero, come ho scritto, è volato a Regeni. Prima constatazione, siamo davanti a due tipi di manipolazione, una più naif quella per gli sprovveduti, l'altra quella quasi impossibile da riconoscere. In quella naif metto ormai tutti mass-media, molto influente, pesante sì, ma in qualche modo in via di essere superata. Rimane quest'altra, quella dedicata agli 'evoluti', ben educati, ben custoditi fin da piccoli, ben istruiti. Di questa seconda manipolazione non abbiamo traccia, non sappiamo di cosa si tratti, tale che possa agire in maniera profonda e continuativa da mettere il manipolato, pur colto, quindi intellettualmente smaliziato, come strumento assassino o da assassinare, in mani altrui. Deve essere una manipolazione ancora più sottile di quella subliminale ma, tanto precisa e chiara da non dare adito a dubbi, per chi la riceve, intorno alla sua giustezza. Di chi, di cosa si può essere tanto sicuri, se non di quello che noi stessi proviamo o meglio pensiamo? (A Pasqua, in particolare, ripetiamo a voce alta le promesse battesimali, dicendo 'rinuncio'; ogni sera il cattolico è tenuto a ripercorrere la giornata appena trascorsa con l'esame di coscienza del suo operato (pensieri parole opere ed omissioni). Questo per sottolineare che, mediamente il cattolico dovrebbe essere avvezzo a distinguere quello che è suo da quello che non è suo: quali sono i suoi pensieri, quali le sue parole...Certamente esistono molti cosiddetti cattolici che delle promesse battesimali e dell'esame di coscienza serale se ne fanno un baffo, altrimenti non saremmo a questi punti.) Per tornare a noi il nostro compito ora è scoprire se questi kamikaze sono guidati con auricolari, cioè con mezzi meccanici o se attraverso pensieri, che gemmano nella loro testa, con chiarezza verbale, che pensieri loro non sono, che parole loro non sono. Credo che per far tana a questo, se questo come credo è vero, dobbiamo tenere bene a mente il discernimento degli spiriti a cui siamo invitati e consolidarci nella certezza che se non stai con NSGC sei esposto grandemente al Nemico, che si fa servo di chi a lui si è votato nei fatti, anche se le sue parole esteriori sono molto accoglienti. Quindi questi ragazzi, chiamiamoli Erasmus, rischiano di cadere in questa rete manipolatoria che usa la loro mente come portaerei che li guida verso missioni micidiali. Questa è la mia ipotesi, come avvenga non so, credo, a naso, attraverso il sistema nevoso. Non so.
RispondiEliminaOtto, perché sono anti-antifascista.
RispondiElimina(Don Aldo Mei, tanto per chiarire, fu fucilato dalle SS... Dopo che sono stato tuo alleato e, da un giorno all'altro, diventi mio nemico, "posso essere un po' in****ato?", direbbe il Marchese del Grillo)
Come possiamo parlare di Resistenza se non resistiamo ai nuovi invasori?
RispondiEliminaQuando ci libereremo dai giornaloni e politicanti asserviti alla magistratura?
RispondiEliminaCLAMOROSO SCOOP La Verità: “FALSA L’INTERCETTAZIONE CONTRO SIRI”
Non c'è traccia della frase incriminata nelle registrazioni
Se è vero, sarà un boomerang nei conftonti dei 5stelle che hanno creato il dossier
https://www.facebook.com/followourladyoflourdes/videos/1244846195664999/UzpfSTEwMDAxMjY4MjE1NDcyMDpWSzoxOTIyNzc1NDUxMTYwMTA0/
RispondiEliminaSend your Prayer directly to the Holy Grotto!
RispondiEliminaLa Resistenza come mito politico da superare, finalmente
Giuste le osservazioni di Marcello Veneziani. Si possono aggiungere altre considerazioni.
Come mito politico-militare la Resistenza è stata da ultimo "demitizzata" da Giampaolo Pansa, nei suoi numerosi libri che hanno dato voce anche ai vinti di allora e in sostanza impostato un incisivo discorso revisionista. Oltre ad aver richiamato all'attenzione la crudeltà con la quale fu impostata la lotta partigiana in special modo dai comunisti (nota da sempre ma sempre volutamente sottaciuta), Pansa, lui stesso in gioventù un estimatore della Resistenza, ha anche messo in luce le falsificazioni storiche che l'hanno accompagnata, a cominciare da quella della "guerra di popolo".
Le cifre dei caduti dalle organizzazioni ufficiali (ma di parte) ancor oggi non sono attendibili. Le formazioni partigiane avevano un armamento composito da fanteria leggera, nell'ottica alleata dovevano limitarsi ad azioni di sabotaggio e disturbo (e, forse, anche a provocare una guerra civile - a base di terrorismo, rapine, imboscate - per indebolire ancor più l'Italia). Stava a loro esser capaci di diventare una forza tale da incidere sulla strategia tedesca. Non ci riuscirono mai. Nazisti e fascisti reagirono sempre con rastrellamenti, che eliminarono le sacche partigiane strategicamente pericolose. Le 'Repubbliche partigiane' durarono poco e furono eliminate dalle camicie nere.
La Resistenza avrebbe dovuto avere un carattere prevalentemente militare ed esser diretta soprattutto contro i tedeschi, per diventare importante sul piano strategico. Invece le fu impresso un carattere soprattutto terroristico e fu diretta soprattutto contro i fascisti, l'avversario più debole, oggetto, a guerra finita, di spaventosi massacri, per fermare i quali gli Alleati nulla fecero. I comunisti compivano attentati efferati con lo scopo di provocare odiose rappresaglie, cosa che avvenne più volte e a volte in modo bestiale (come è noto) da parte dei tedeschi.
Va respinta la falsità della lotta di popolo per una democrazia di tipo socialista, quando il movimento partigiano, per sua stessa natura, constava di poche decine di migliaia di elementi attivi, lasciati gonfiare enormemente dai comunisti negli ultimi giorni di guerra, a vittoria alleata ormai acquisita, per ragioni di calcolo politico.
E meritano rispetto tutti gli italiani, fascisti e antifascisti, che, dopo il crollo dell'8 sett. 43, si sono battuti per l'onore della Patria e salvare quel poco che si poteva ancora salvare, trovandosi per una maligna sventura più grande di loro, da due parti opposte della barricata.
La festa nazionale dovrebbe essere il 4 novembre, il 25 aprile, festa di S. Marco, se lo si vuole conservare, dovrebbe essere una sorta di giornata di espiazione, per tutte le guerre civili che hanno insanguinato l'Italia, per tutti i peccati del popolo.
Policratico
Gli studenti in sciopero 'tradizionale' durante il periodo antifascista (1945-2018).
RispondiEliminaHo sempre sostenuto che, in un crescendo continuo, dietro agli studenti, scalmanati, qualche insegnante, qualche bidello manovrasse. Ma, bidello ed insegnanti non mettono a rischio il pane quotidiano se il preside non è 'tacitamente' con loro. Tanto meno il preside non mette a repentaglio pane quotidiano e companatico quotidiano, se non ha l'assenso più in alto. Così salendo, gradino su gradino, si arriva ai vertici della squola di ogni disordine e degrado. Lo sciopero tradizionale istituzionalizzato è stato parte integrante della infarinatura narrativo-fancazzista-pretesa'storica' sulla simil resistenza, sul simil '68, che genitori, insegnanti, personale tecnico ed ausiliario, presidi, provveditori, ministri hanno voluto trasmettere ai figli, ai figli dei figli e ai figli dei figli dei figli...
Sulla vicenda Siri, da leggere:
RispondiEliminahttps://www.maurizioblondet.it/il-messaggio-del-procuratore/
RispondiElimina"dopo che sono stato tuo alleato, da un giorno all'altro diventi mio nemico..."
MA LE COSE NON SONO ANDATE COSI', anche se questa è l'interpretazione che al momento si poteva dare ai fatti. E che poi è rimasta.
L'Italia si arrese incondizionatamente agli Alleati, non passò dalla loro parte. La cosa del resto non era contemplata, non avevano bisogno delle nostre forze armate ormai al lumicino dopo tre anni e rotti di durissima guerra mondiale, non ci volevano. Quindi, non ci fu nessun tradimento in questo senso. Tradimento ci fu nel trattare segretamente col nemico, ma per arrendersi non per passare dalla sua parte. Del resto, Hitler (piano Achse) aveva fatto arrivare il contingente tedesco in Italia a ben 17 divisioni, dopo il 25 luglio, progettando di rovesciare la monarchia e di instaurare un governo italiano a lui fedele. L'armistizio gli fece anticipare l'esecuzione del piano di qualche giorno.
I tedeschi la sera stessa dell'8 sett. ci aggredirono proditoriamente e in modo spesso brutale. La colpa del re e di Badoglio fu di aver organizzato la resa in modo così barbino: il re doveva restare a Roma, parlare alla nazione, resistere ai tedeschi, salvare l'onore insomma.
E la dichiarazione di guerra ai tedeschi? Era legittima, dopo l'assalto tedesco. Ma il re e Badoglio non ne volvano sapere. Eravamo senza Stato, senza esercito, sotto la dura occupazioen militare angloamericana. Avvenne dopo 35 giorni dall'8 sett., per le pressioni degli Alleati. Per motivi politici e di propaganda. Al Nord era nata la RSI e gli Alleati pensarono di aver bisogno di un simulacro di Stato ital. che a sua volta si schierava. Ma non fummo mai considerati alleati, solo "nemici cobelligeranti" (BBC), sempre maltrattati e male armati, appena sopportati. Prova: nel 1947 ci fu imposto un Trattato di Pace estremamenbte punitivo, come se fossimo sempre (appunto) rimasti nemici. Non si volle tener nessun conto del nostro contributo alla Campagna d'Italia, anche se per forza di cose modesto.
Tutti gli alleati di Hitler trattarono sottobanco per uscire dalla guerra e salvarsi, Finlandia, Romania e Bulgaria dichiararono poi guerra a Hitler, combattendo coi Russi.
Nemmeno loro furono considerate alleate ma nemiche cobelligeranti. L'Ungheria tentò a svincolarsi ma non ci riuscì. Stalin però concesse ad ognuna di loro qualcosa, mentre a noi
non fu concesso niente, volevano toglierci anche l'Alto Adige per darlo all'Austria, che aveva entusiasticamente appoggiato Hitler, austriaco di nascita.
PP
Finchè lasceremo la legalità del komunismo e le associazioni false di un falsa libertà, e non mettiamo davvero sulle piazze come nel 68 fecero i rivoluzionari rossi, e non diciamo tutte le angherie di migliaia di persone uccise nei villaggi, nei paesi - i Salvo d'Aquisto - i carabinieri, o tutti gli altri italiani uccisi a freddo sulle piazze da quei falsi (che metterli fuori legge sarebbe solo una bazzecola - e negli stati seri i fuorilegge si sa come li trattano guarda in in Cina, in URSS, e USA )non la faranno finita - questa gente la fà finita solo quando vengono portati all'isola.... quanti sacerdoti hanno ucciso? quanti religiosi??? quel ragazzino con la talare solo perchè era un futuro sacerdote... al mio paese nel 45, i comunisti locaLi aveva stabilito im pali e gli alberi dove impiccare i preti locali, i più fervidi religiosi ed i democristiani.... ognuno aveva un palo ed albero assegnato .... questi soni ancora oggi i komunisti e i falsi partigiani che oggi avrebbero almenom cento anni ----- la memoria è che ci hanno liberato gli Anglo/americani i polacchi ed i russi.... poi Tito voleva metterci sotto la dittatura sovietica ---- leggete cosa è avvenuto dopo con le foibe ed altro e negli a<nni 50 tutta l'Istria la Dalmazia e Trieste - e ricordiamo come nelle romagne hanno accolto quelli che scappavano dalle loro terre con una scarpa ed una ciabatta..... quello che aveva fatto uno dei capi komunisti del sistema sovietico..... i komunisti e le ass. false partigiani e rossi di qualunque genere dovrebbero ...... in faccia da soli.
RispondiEliminaD'accordo con Veneziani. Poi, altro punto 8.
RispondiElimina"liberazione" da che, se ci siamo poi consegnati all'eurodittatura, e perso ogni sovranità nazionale, monetaria, politica, amministrativa. E anche religiosa, ora dobbiamo dire che sono tutte belle, tutte uguali, tutte volute da Dio e tutte con lo stesso luminoso frutto storico.
E mi vengono a parlare di "liberazione".
Manco le guerre d'indipendenza precedenti hanno più senso d'esser ricordate, dopo l'autoconsegna nostra e dei nostri averi all'UE.
Ce ne vorrebbero di nuove, di "liberazioni". Oltre che definire quella ricordata oggi come tale è storicamente improprio, e lascia veramente di stucco.
Io non credo che ci sia da festeggiare il 25 aprile 1945. Certo la guerra per noi era finita quel giorno ma molti italiani invece di trovare la pace piombarono in un incubo tremendo e ci rimisero la vita.Perchè i nostri "liberatori" dopo quella data non consegnarono le armi e continuarono, in molte zone del nord , ad ammazzare,violentare e derubare fino all'autunno di quell'anno ed anche dopo.Certo i primi giorni furono tremendi in Piemonte,Lombardia,Veneto ed Emilia Romagna si facevano le cose in grande ,con centinaia di uccisioni per volta, ma anche a distanza di mesi molti furono sequestrati ed uccisi senza pietà.Grazie a Pansa il velo sulla resistenza è stato squarciato ma c'è un altro scrittore che ha fatto una ricerca capillare sull'argomento cercando i documenti negli archivi e nei tribunali ed intervistando i partigiani ancora viventi fingendosi un loro ammiratore.Si tratta di Gianfranco Stella che ha scritto sull'argomento alcuni libri ricchi di nomi,fatti ,date , località e particolari da far venire i brividi.I suoi libri sono da leggere e da meditare altroché gli stereotipi sui buoni tutti da una parte ed i cattivi tutti dall'altra.
RispondiEliminahttps://www.riscossacristiana.it/25-aprile-liberiamo-la-liberazione-di-mario-bozzi-sentieri/
RispondiElimina25 aprile: liberiamo la “Liberazione” – di Mario Bozzi Sentieri
By Redazione On 25 Aprile 2019 · Add Comment
Di retorica si può morire. A confermarcelo l’enfasi che continua ad avvolgere la data del 25 aprile, la fatidica giornata della “Liberazione”. Tanta dolciastra ricorrenza è evidentemente tutta interna all’uso strumentale dell’appuntamento, utilizzato, mai come quest’anno, per evidenti finalità politiche...
MA LE COSE NON SONO A DATE COSÌ... :D :D :D
RispondiEliminaIl 13 ottobre 1943, per mano del diplomatico Giacomo Paulucci di Calboli, il governo Badoglio dichiarò guerra alla Germania.
"Quella che dovrebbe essere una celebrazione condivisa, da tempo si è trasformata in una liturgia ideologica, divisiva, di cui si è appropriata una parte politica"
RispondiEliminaSono un docente liceale. Mentre ben pochi colleghi mi hanno fatto e contraccambiato gli auguri, una settimana fa, per la Santa Pasqua di Nostro Signore, oggi chat e casella di posta letteralmente saturate dagli auguri per il 25 aprile. Ho ricevuto anche alcuni post sconcertanti in cui con tono quasi intimidatorio si
RispondiElimina"invitava" ad ascoltare Radio24 per l'intervento di una persona che non nomino, ma che non é né del mio credo politico, né religioso. Abbiamo buttato a mare il meglio di noi per abbracciare il peggio degli altri. Congratulazioni, si fa per dire, a questo infelice paese di voltagabbana.
Oggi, al cimitero di Genova il rappresentante di un'altra religione alla commemorazione del 25 aprile ha dichiarato a voce alta il proprio credo ed i principi ispiratori che lo guidano. Benissimo; vorrei però poterlo fare anch'io con il mio. Ma noi Cattolici siamo ormai per il mondo solo degli "adoratori di Pasqua".
RispondiElimina
RispondiEliminaIl 13 ott. 43 Badoglio dichiarò guerra alla Germania
Appunto, come ho detto nel mio intervento, ben 35 giorni dopo l'aggressione tedesca dell'8 e 9 sett., già programmata da tempo. Per far le cose a modo, Hitler avrebbe dovuto dichiarare guerra all'Italia, anche quasi contestualmente. Ma dichiarare guerra non era nello stile di Hitler. Solo agli USA dovette dichararla, dopo che Mussolini, per assurda fedeltà all'alleato giapponese, l'aveva appena dichiarata anche lui, quattro giorni dopo Pearl Harbour.
Il re e Badoglio avrebbero dovuto dichiarar guerra alla Germania subito, anche per una questione di dignità, pur non avendo forze a disposizione per opporsi al ben più forte esercito tedesco.
Per i tedeschi, già arrendersi unilateralmente per uscire dalla guerra era tradimento. Ma
questo è sbagliato e anche ipocrita. Dopo la guerra, nel Diario della Wehrmacht, l'esercito nazista, si è trovato scritto che era del tutto comprensibile che l'Italia volesse arrendersi, a quel punto: aveva dato tutto, militarmente parlando, ed era quasi completamente esaurita. Questa la vera opinione dello Stato Maggiore Tedesco, privata.
Il fatto è che la resa fu gestita nel modo peggiore, anche se la situazione era indubbiamente disperata, visto anche l'atteggiamento alleato: voi dovete solo arrendervi incondizionatamente, senza discussioni e consegnare quella che resta della flotta. Come disse poi il generale Utili, uno dei protagonisti della faticosissima rinascita delle nostre forze armate, sarebbe stato anzi meglio annnunciare pubblicamente poco dopo la caduta del Fascismo che la guerra era perduta e che volevamo arrenderci, invitando i tedeschi a ritirarsi pacificamente e mettendosi simultaneamente in stato di allerta difensiva contro di loro. Ci avrebbero aggredito lo stesso, forse, anche per ragioni strettamente militari, ma almeno avremmo salvato la reputazione e molto probabilmente non ci sarebbe stata la successiva guerra civile.
PP
25 aprile: l'esumazione dell'antico mantra della resistenza con pertini & co. si rimpasta con il nuovo dei migranti con bergolio co. e rende la digestione più acida che mai!
RispondiEliminaLiberazione? E le truppe AFI?
RispondiEliminaCome diceva il Poeta? Ah, già:
"Il forte si mesce col vinto nemico,
col novo signore rimane l’antico;
l’un popolo e l’altro sul collo vi sta.
Dividono i servi, dividon gli armenti;
si posano insieme sui campi cruenti
d’un volgo disperso che nome non ha."
Mi unisco a Josh. In effetti il fascismo e Mussolini hanno portato un paese allo sfascio:morti, lutti, distruzioni. La complicità dei Savoia è storia ed il resto ha segnato questa nazione. Poi ci sono i danni indiretti che ancora oggi paghiamo: il dramma degli esuli di Istria e Dalmazia con le foibe e l'odio in patria, la schiavitù americana (ma su quello poca scelta e comunque meglio loro che i rossi), la presenza ancora oggi di una ideologia area e anticristica come il socialismo e il comunismo, ma peggio di tutto il fascismo ha causato la nascita di una repubblica che si è data una costituzione contro Cristo e la Vera Fede, che ha aperto le porte al pluralismo religioso ed ha consentito che lo specioso crimine dell'aborto venisse legalizzato.
RispondiEliminaIl fascismo, con i suoi patti, ha narcotizzato la chiesa che non è più baluardo contro il mondo e il suo Principe. Umanamente parlando la nostra nazione si ammala il giorno della marcia su Roma, muore l'8 settembre 1943, il 25 aprile ne vengono svolte le esequie ed il 2 giugno si mette la tomba sotto strati di cemento per la costruzione del nuovo stato. Questo è il mio pensiero, e per l'articolo 3 della tanto odiata carta nessuno può dirmi che non posso pensare ciò. Ma date a Cesare ciò che è di Cesare...
@PP
RispondiEliminaSì, ma non è ancora chiaro quante volte Badoglio abbia fatto colazione con latte e biscotti...
Ma che c'entra tutta questa pappardella con la sua affermazione MA LE COSE NON SONO ANDATE COSÌ a negare quanto da me affermato e cioè che il giorno prima erano alleati, il giorno dopo (trentacinque, contento?) erano nemici...
Avevano ragione, i tedeschi, ad essere un po' in****ati, o no?!
RispondiElimina# Lister
Secondo lei, il giorno dopo o 35 giorni dopo è la stessa cosa? Nel frattempo non era successo niente?
Il giorno dopo l'8 sett. non eravamo nemici dei tedeschi, ci eravamo arresi senza condizioni e non avevamo più niente, né Stato né esercito, con il territorio occupato da due eserciti nemici contrapposti. Se non fosse nata sotto impulso di Hitler la R.S.I. il re e Badoglio non avrebbero mai dichiarato guerra alla Germania, a loro volta sotto impulso degli Alleati, per ragioni di propaganda politica. Il giorno dopo, eravamo vittime dei tedeschi non loro nemici. Loro ci trattarono da nemici, assalendoci a tradimento, ma noi non eravamo passati dall'altra parte, ci eravamo arresi e basta. IL re era rifugiato presso gli Alleati (Brindisi era l'unica parte d'Italia non ancora occupata da nessuno) e sembrava che fosse passato dall'altra parte. In realtà, era crollato tutto e nessuno sapeva esattamente cosa fare.
Avevano ragione ad esser arrabbiati? Non direi, dato che in guerra ci avevano slealmente trascinato loro, pur sapendo che l'Italia non era preparata a una guerra del genere. E difatti Mussolini, sbagliando, vi entrò con una dichiarazione di guerra "telefonata" ai franco-britannici, di facciata, solo politica (restando sulla difensiva su tutti i fronti) convinto o sperando che ormai Hitler fosse sazio e pronto a discutere le condizioni di pace. Il c.d. Patto d'Acciaio era difensivo. Hitler a sorpresa fece il patto di non aggressione con Stalin e poi attaccò la Polonia fabbricando provocazioni polacche di frontiera che non c'erano state.
I vertici italiani avevano sempre privatamente detto ai tedeschi che non sarebbero stati pronti ad una eventuale guerra europea prima del 1943, guerra che non avevano comunque alcun interesse a fare (si veda l'ultima entrata nei Diari di Ciano). PP
RispondiEliminaLa fantastoria di qualche "tradizionalista"
-- Il fascismo ha causato la nascita di una repubblica atea... Non si vede come "la causa" della Repubblica atea sia riconducibile al fascismo,visto che l'antifascismo costituisce l'essenza stessa di questa Repubblica.
-- Dire che risolvendo la Questione Romana con i Patti Lateranensi, "il fascismo ha narcotizzato la Chiesa che non è più il baluardo etc." appare del tutto incomprensibile.
La Chiesa si è "narcotizzata" da sola, con le false dottrine della nuova teologia nate da dentro, dalla perdita della fede, da un insieme di fattori culturali e religiosi negativi alitanti nella Chiesa da secoli, ora combattuti e vinti ora riemergenti e momentaneamente prevalenti. IL fascismo ha anzi restituito alla Chiesa nel temporale lo spazio e il prestigio che le spettavano, liquidando l'eredità negativa del Risorgimento, quella rappresentata dalla componente anticlericale e massonica. Piaccia o meno, i Patti Lateranensi sono una delle cose positive e durature che il fascismo ha fatto, (come la bonifica dell'Agro Pontino), sotto la spinta personale di Mussolini, l'ex-mangiapreti romagnolo. Ma a certi "tradizionalisti" manca il coraggio intellettuale di riconoscerlo. Anche per loro, come per tanto antifascismo "ufficiale" e di carriera, il fascismo è una sorta di "malattia morale" che avrebbe causato tutti i mali d'Italia.
Forse sarebbe opportuno leggere o rileggere Renzo De Felice.
PP
Post che attribuiscono unilateralmente tutti i mali al fascismo non vengono pubblicati. Darebbero adito a discussioni inutilmente sfiancanti.
RispondiEliminaCerti metodi, lo squadrismo e compagnia bella del "neri" (come li chiamate) di certo non possono essere ignorati né approvati; ma lo stesso vale per le efferatezze dei "rossi" che la grancassa mediatica ignora totalmente...
"Così la democrazia muore: per abuso di se stessa. E prima che nel sangue nel ridicolo"
RispondiElimina"Quando la città retta a democrazia si ubriaca di libertà confondendola con la licenza, con l’aiuto di cattivi coppieri costretti a comprarsi l’immunità con dosi sempre massicce d’indulgenza verso ogni sorta di illegalità e di soperchieria; quando questa città si copre di fango accettando di farsi serva di uomini di fango per potere continuare a vivere e ad ingrassare nel fango; quando il padre si abbassa al livello del figlio e si mette, bamboleggiando, a copiarlo perché ha paura del figlio; quando il figlio si mette alla pari del padre e, lungi da rispettarlo, impara a disprezzarlo per la sua pavidità; quando il cittadino accetta che, di dovunque venga, chiunque gli capiti in casa, possa acquistarvi gli stessi diritti di chi l’ha costruita e ci è nato; quando i capi tollerano tutto questo per guadagnare voti e consensi in nome di una libertà che divora e corrompe ogni regola ed ordine; c’è da meravigliarsi che l’arbitrio si estenda a tutto e che dappertutto nasca l’anarchia e penetri nelle dimore private e perfino nelle stalle?
In un ambiente siffatto, in cui il maestro teme ed adula gli scolari e gli scolari non tengono in alcun conto i maestri; in cui tutto si mescola e si confonde; in cui chi comanda finge, per comandare sempre di più, di mettersi al servizio di chi è comandato e ne lusinga, per sfruttarli, tutti i vizi; in cui i rapporti tra gli uni e gli altri sono regolati soltanto dalle reciproche convenienze nelle reciproche tolleranze; in cui la demagogia dell’uguaglianza rende impraticabile qualsiasi selezione, ed anzi costringe tutti a misurare il passo delle gambe su chi le ha più corte; in cui l’unico rimedio contro il favoritismo consiste nella molteplicità e moltiplicazione dei favori; in cui tutto è concesso a tutti in modo che tutti ne diventino complici; in un ambiente siffatto, quando raggiunge il culmine dell’anarchia e nessuno è più sicuro di nulla e nessuno è più padrone di qualcosa perché tutti lo sono, anche del suo letto e della sua madia a parità di diritti con lui e i rifiuti si ammonticchiano per le strade perché nessuno può comandare a nessuno di sgombrarli; in un ambiente siffatto, dico, pensi tu che il cittadino accorrerebbe a difendere la libertà, quella libertà, dal pericolo dell’autoritarismo?
Ecco, secondo me, come nascono le dittature. Esse hanno due madri.
Una è l’oligarchia quando degenera, per le sue lotte interne, in satrapia. L’altra è la democrazia quando, per sete di libertà e per l’inettitudine dei suoi capi, precipita nella corruzione e nella paralisi.
Allora la gente si separa da coloro cui fa la colpa di averla condotta a tale disastro e si prepara a rinnegarla prima coi sarcasmi, poi con la violenza che della dittatura è pronuba e levatrice.
Così la democrazia muore: per abuso di se stessa.
E prima che nel sangue, nel ridicolo".
Platone, La Repubblica capitolo VIII.
Atene, 370 a.C.
"Post che attribuiscono unilateralmente tutti i mali al fascismo non vengono pubblicati..."
RispondiEliminaSì, mic, però sarebbe salutare, per costoro, conoscere quanto di buono ha fatto il Fascismo visto che hanno la mente offuscata da 74 anni di propaganda negativa.
Sarebbe interessante, per tutti, trovare -nel mondo, nella Storia intera- un Governo che abbia saputo fare in 20 anni ciò che ha saputo fare il Governo di Mussolini.
http://centoopere.blogspot.com
@ anonimo 13,48 (un nick no, eh?)
RispondiElimina370 a.C.???
No, no: Platone l'ha scritto qualche giorno fa... :)
RispondiEliminaUn giudizio di Pio XII sul fascismo
Un giudizio privato equlibrato di Pio XII sul fascismo si trova in una biografia di Luca
Pietromarchi, importante funzionario degli Affari Esteri sotto Mussolini, persona molto
stimata. La biografia è recensita da F. Perfetti nel n. 2, 2018, di Nuova Storia Contemporanea, Seconda Serie, p. 252.
PIetromarchi, tra il 42 e il 43 ebbe colloqui con Montini e con il Papa per ragioni del suo ufficio - si occupava di armistizi e di territori occupati, cercando, al tempo, di sottrarre cittadini italiani ed ebrei ai nazisti (e la cosa non era certo ignota a Mussolini) - durante i quali riportò questo giudizio di Papa Pacelli, che il recensore definisce chissà perché "singolare", quando appare invece abbastanza obiettivo.
"Pietromarchi appuntò un singolare giudizio di Pio XII sul fascismo: -"Ero in Germania, mi dice il Papa, quando il fascismo giunse al potere. Avevo la sensazione da lì che il Paese stesse sull'orlo dell'abisso. Il fascismo lo ha salvato [dal bolscevismo]. Ha fatto poi tante buone cose per la famiglia e per la scuola. E poi la Conciliazione. Già, quando parlo della famiglia e della scuola intendo nel quadro della Conciliazione". Un giudizio che il diplomatico, ormai su posizioni antitedesche, condivise ma precisando, rivolto al Pontefice: "il fascismo è stato un movimento originale e costruttivo fino al momento degli accordi con la Germania". Sono parole rivelatrici di un sentimento ormai largamente diffuso anche in certi ambienti fascisti".
Come movimento storico il fascismo non è sempre stato il medesimo. Si è evoluto e poi involuto, venendo poi travolto con l'Italia nel colossale e spietato scontro di grandi potenze, dal quale Mussolini non è riuscito a star fuori. Gli errori e le cose cattive, accanto ad altre minori, sono stati soprattutto due: le leggi razziali, che introducevano un regime di discriminazione razziale, contrario agli ideali originari del fascismo, e la "fondazione dell'Impero".
Della sciagurata ideologia "imperiale" il Manifesto di Verona della RSI fece almeno in parte giustizia affermando che, in politica estera, bisognava "valorizzare, a beneficio dei popoli europei e di quelli autoctoni, le risorse naturali dell'Africa, nel rispetto assoluto di quei popoli, in specie mussulmani, che, come l'Egitto, sono già civilmente e nuclearmente organizzati"(art. 8, c).
PP
Maggio è alle porte. Il nostro compito di Cattolici è liberare il Vaticano, con esso la Chiesa tutta che lo significa, dai giuda, sotto qualsiasi veste si siano annidati in esso. A questo fine propongo, nel mese Mariano, un rosario quotidiano, in ginocchio, dalle 22 alle 23 secondo i propri meridiani, concluso con il Salve Regina e la preghiera a San Michele, per la liberazione della Chiesa Cattolica.
RispondiEliminaSe la proposta è raccolta dalla redazione, sarebbe bene che gli oranti firmassero l'impegno preso, in qualsiasi parte del mondo si trovano.
La Vergine Santa versa lacrime di sangue che veda la nostra Fede, la nostra buona volontà e le mostri entrambe al Signore nostro Gesù Cristo.
La pagina più comica dell'epica del 25 aprile fu quella dell'Insurrezione generale. Come scrisse Montanelli, vi fu l' insurrezione generale quando non vi era già più nessuno contro cui insorgere.
RispondiEliminaComplimenti agli antifascisti di maniera, da osteria e da centri sociali che sono stati in grado di trasformare il 25 aprile in una buffonata irresistibilmente comica. Non mi riferisco solo a quanto è avvenuto a Milano: in tutta Italia la festa della Liberazione dal duce e dei suoi manipoli è stata una occasione volgare per denigrare Salvini, facendolo passare pubblicamente come un pericoloso gerarca. Una operazione stolta organizzata dalla sinistra più becera incapace di leggere correttamente la realtà e buona a nulla, come si evince dallo stato comatoso in cui si è ridotta.
RispondiEliminaMatteo issato al vertice di una presunta dittatura di stampo mussoliniano è peggio di una forzatura: è un imbroglio che non funziona ai fini di prendere in giro il popolo italiano, il quale nutre nei confronti del leader leghista una fiducia illimitata. Non è un caso che il capo del Carroccio sia in testa a qualsiasi sondaggio che misuri attualmente il gradimento degli uomini politici in vista.
Leggi anche: E ti pareva? "Certo che sì". Boldrini partigianissima, come si presenta in studio il 25 aprile: il "dettaglio"
Di Maio è in rotta di collisione col proprio elettorato, le sue preferenze calano vistosamente ogni dì. Il Pd, con il povero Zingaretti al comando, è asfittico.
L' unico che guadagni consensi a vista d'occhio è Salvini. Il motivo del suo successo non è difficile scoprirlo. Egli interpreta il sentimento della gente, che non è certo fascista, ignorando totalmente la tradizione ducesca, lo spirito che animava le camicie nere e l' intera paccottiglia ideologica che sosteneva la necessità di "dissetare" i rari contestatori con bottiglie di olio di ricino. Alberto da Giussano non ha mai usato il manganello e attribuirgli l' idea di mortificare con la violenza gli avversari è da manicomio.
La storia del fascismo è stata tragica, mentre quella degli antifascisti sfiora il ridicolo, specialmente ora che gli squadristi, quanto i partigiani, sono sepolti al cimitero ed è impresa velleitaria tentare di farli risorgere nella speranza vana di riempire le piazze e svuotare le urne piene di voti a favore di Matteo.
I riti ripetitivi e noiosi del 25 aprile affidati ai compagni non servono a resuscitare i morti del secolo scorso. Salvini vincerà le elezioni perché tiene l'orecchio vicino alla base, mentre i suoi competitori inseguono i fantasmi di un'epoca remota che non vale neanche la pena di rammentare.
di Vittorio Feltri
Si presenta come una lettera aperta al presidente Sergio Mattarella l’editoriale di Vittorio Feltri oggi su Libero. Il giornalista dice la sua sul tema fascismo-comunismo e lo fa da “semplice cronista” che ha “leggiucchiato” di storia.
RispondiEliminaNon è vero – argomenta Feltri – che il fascismo non fece mai cose buone come vorrebbe Mattarella, poiché “l’avvento delle camicie nere ha impedito il trionfo del bolscevismo e non mi pare che le bandiere rosse fossero migliori delle prime”. Il comunismo è stato una “sciagura”, continua Feltri, ma una sciagura rimossa. “Non c’è nessuno, nemmeno il capo dello Stato, che ne rammenti le stragi, gli atti contro l’umanità, le soperchierie. Tutti zitti e ancora ossequiosi nei confronti delle dittature rosse, quasi fossero state qualcosa di salvifico e degno di lode”. Il fascismo non va assolto, precisa infine, ma gli accadimenti di Ungheria e Cecoslovacchia non possono essere archiviati “sotto la voce di piccoli incidenti di percorso” per non dire delle “schifezze dei gulag” e delle “prodezze di Togliatti a riguardo degli alpini nostrani”.
Risultato? “I marxisti continuano ad essere apprezzati e i camerati sputacchiati”. Si liquidano i repubblichini e si tollerano i compagni: un pensiero “distorto” basato su falsità storiche inaccettabili. “Ci dispiace – è il finale di Feltri – che persino un uomo probo della statura di Mattarella si adegui all’andazzo e avalli la tesi dei progressisti di nome e non di fatto, gente faziosa e priva di giudizio”.
https://www.secoloditalia.it/2019/04/vittorio-feltri-contro-mattarella-perche-non-dice-che-i-rossi-sono-peggio-dei-neri/
Personalmente, vivo in un ambiente lavorativo con colleghi rossi al 90 per cento. Un parere diverso non è tollerato, e si da per scontato che tutti siano estremisti di sinistra di default. Trovo che questo sia intollerabile, ingiusto ed antidemocratico, con buona pace di Mattarella, Grasso, Boldrini e Santoro, si, proprio quello del "il parrucchiere mi ha fatto biondo per errore".
EliminaMa quale insurrezione generale?
RispondiEliminaAlla luce delle puntuali ed asfissianti polemiche sul 25 aprile, mi sono convinto che la "partigianeria" resistenziale è purtroppo una malattia infettiva endemica. Occorre sterilizzare le sorgenti di infezione, fra cui ci metterei Federico Chabod, storico e partigiano, di cui avevo recentemente riletto alcune pagine de "L'Italia contemporanea (1918-1948)".
A riguardo della "resistenza", mi ha disturbato il suo evidente rammarico di "antifascista" nel dovere constatare che l'insurrezione partigiana non fu per niente generale, ma per grazia divina interessò solamente un terzo dell'Italia!
In seguito agli avvenimenti dell'8 settembre e dei giorni seguenti, l'Italia si trovò tagliata in due. Gli Alleati dal novembre-dicembre 1943 fino al maggio 1944 furono fermi su quella che i Tedeschi chiamarono la 'linea Gustav'. Le forze alleate si rimisero in movimento solo nel maggio 1944. Marciarono su Roma, vi entrarono e proseguirono verso la Toscana. In agosto, anche Firenze fu a sua volta liberata. L'avanzata poi subì un arresto sulla cosiddetta 'linea gotica'. Soltanto nell'aprile 1945, gli Alleati penetrarono in Val Padana.
Chabot ammette dunque che vi furono tre Italie: "una Italia del Sud, subito occupata dagli alleati, un'Italia centrale sotto il dominio tedesco fino all'estate 1944, e un'Italia del Nord che, sino a tutto l'aprile 1945, sarà teatro della lotta contro i Tedeschi e contro i fascisti della repubblica di Salò."
"L'Italia meridionale, perciò, non conoscerà - non potrà conoscere - nè la guerra partigiana, nè i veri compiti di liberazione nazionale." "Si costituiscono, è vero, dei Comitati di liberazione nazionale, ma essi si formano quando ormai non c'è più nessuna lotta da condurre."
Se il Sud ebbe un governo regolare e fu risparmiato dall'esperienza partigiana, anche Roma, a parte varie azioni di sabotaggio e il funesto attentato in via Rasella, ne fu salva! Infatti, Chabot constata che "la forza che più impressiona l'opinione pubblica non è certo quella del Comitato di liberazione, bensì il Vaticano, il papa". "All'indomani della liberazione di Roma, la popolazione della capitale si precipita in piazza San Pietro per acclamare il Santo Padre ed esprimergli la sua riconoscenza."
Nell'Italia centrale, bisogna arrivare a Firenze per vedere finalmente nell'agosto 1944 dei partigiani attaccare le truppe tedesche. "A Firenze si verifica dunque l'insurrezione popolare che abbiamo già vista (eccezionalmente) a Napoli, e che era mancata a Roma"!
Federico Chabod (Aosta, 23 febbraio 1901 – Roma, 14 luglio 1960) è stato uno storico, alpinista e politico italiano, patrocinatore della causa valdostana.
RispondiEliminaCompiuti gli studi secondari al Regio Ginnasio e Liceo d'Aosta, frequentò la facoltà di Lettere dell'Università di Torino, dove si laureò nel 1923 con Pietro Egidi e Gaetano Salvemini con una tesi su Niccolò Machiavelli da cui scaturì nel 1924 un saggio intitolato Introduzione al 'Principe'.
Dopo la laurea, frequentò i seminari di Friedrich Meinecke all'Università di Berlino e avviò la sistematica esplorazione dell'archivio spagnolo di Simancas da cui nacquero gli studi sul Ducato di Milano nell'età di Carlo V e di Filippo II. Dal 1928 iniziò la collaborazione con l'Enciclopedia Italiana per la quale scrisse numerosi articoli sull'Europa dal Rinascimento all'Illuminismo.
Prestò, come la grande maggioranza dei docenti universitari, il giuramento di fedeltà al fascismo.[1]
Esponente del pensiero laico e anticlericale[2], nel 1934 iniziò la sua carriera universitaria alla facoltà di Scienze politiche dell'Università di Perugia per passare poi, nel 1938, alla facoltà di Lettere dell'Università di Milano. Nel 1936 progettò una storia della politica estera italiana dal 1861 al 1914 alla quale lavorò fino al 1951. Vicino al Partito d'Azione, partecipò alla resistenza in Valle d'Aosta, prese parte alla stesura della Dichiarazione di Chivasso e divenne in seguito primo presidente del Consiglio della Valle, contribuendo ad assicurarle la condizione di regione a statuto speciale. Chabod si distinse anche nella lotta contro un'eventuale annessione della Valle d'Aosta alla Francia.
Nel 1946 fu chiamato alla facoltà di Lettere dell'Università di Roma e, lo stesso anno, alla direzione dell'Istituto Italiano per gli Studi Storici fondato da Benedetto Croce. Fu direttore della Rivista storica italiana e della Scuola di storia moderna e contemporanea dell'Università di Roma, membro dell'Accademia nazionale dei Lincei, della British Academy, dottore honoris causa all'Università di Oxford e di Granada, presidente della Società internazionale degli storici. Morì a causa di un male incurabile a Roma il 14 luglio 1960[3].
Gli è intitolata la Biblioteca di Storia moderna e contemporanea dell'Università La Sapienza a Roma.
http://www.fondazionefedericochabod.eu/biografia_ampliata.htm
RispondiEliminaBiografia di molto ampliata.Tempo fa avevo letto una sua biografia in rete diversa da quelle che sto leggendo ora. Evidentemente anche i morti li si tira per la giacchetta se, quando e nel modo in cui serve. Il povero Chabod se è morto senza aver varcato la soglia della vecchiaia, a mio parere, è perché il periodo storico in cui è vissuto ha consumato tutte le sue forze volte a cercare la coscienza morale della sua piccola patria la Valle d'Aosta, della sua grande patria l'Italia e della patria delle nazioni l'Europa.
RispondiEliminaNon mettiamo Federico Chabod nel mucchio
Lo scritto 'L'Italia Contemporanea. 1918-1949', Einaudi, 1961, raccoglie postume 12 lezioni tenute da Chabod all'Università di Parigi nel gennaio 1950. E' uno scritto fortemente datato dal clima del tempo, nel quale si sente l'interpretazione della storia contemporanea data dagli azionisti. Il Partito d'Azione si collocava tra liberalismo e socialismo, illudendosi di poter coniugare riforme sociali di sinistra e democrazia borghese di tipo progressista. Chabod si dimostra qui prigioniero del mito della Insurrezione rivoluzionaria di tipo democratico, fabbricato soprattutto dai comunisti.
A prescindere dal calcolo politico comunista, c'era in molti esponenti della Resistenza il desiderio comprensibile di dimostrare che la Restistenza era stata capace di abbattere alla fine i tedeschi, con l'insurrezione popolare. Ma le cose non andarono così.
L'insurrezione si manifestò d o p o che la Linea Gotica era stata sfondata dagli Alleati già da almeno quattro giorni e tedeschi e fascisti si stavano ritirando in massa e nel caos, incalzati dallo strapotere militare alleato. I tedeschi cercavano di raggiungere la catena alpina. L'insurrezione, più che azione di popolo, fu il venir allo scoperto delle forze partigiane, che prendevano possesso delle città (liberando, oltre ai politici, anche i criminali comuni) mentre venivano evacuate dai nazi-fascisti. Contemporaneamente, essa dava inizio alla caccia indiscriminata al fascista e assimilati, durata mesi.
In alcuni casi i partigiani impedirono ai tedeschi in ritirata di distruggere importanti impianti. In certi casi i partigiani non comunisti si servirono anche di elementi fascisti (p.e. la Osoppo) per impedire i sabotaggi dei tedeschi e/o l'avanzata degli sloveni. La Wehrmacht aveva minato il porto di Genova ma fu la X Mas sua alleata ad impederle di farlo saltare in aria.
L'errore sta in questo: far credere che l'insurrezione (previamente autorizzata dagli Alleati) avesse cacciato i tedeschi prima degli Alleati. No: i tedeschi se ne stavano già fuggendo per conto loro e segretamente avevano già trattato la resa, senza nemmeno avvisare Mussolini. In diverse zone, quando i partigiani tentarono di opporsi con la forza ai tedeschi che se ne andavano, questi ultimi reagirono con la consueta letale efficienza, infliggendo dure perdite e aprendosi la via senza problemi.
A Firenze non ci fu nessuna vera insurrezione. Pansa ha documentato che i fascisti si lasciarono dietro nuclei di cecchini, volontari, tra cui anche givani donne, che impegnarono seriamente per giorni alleati e soprattutto partigiani, cui fu delegato il lavoro di "bonifica". Questi tiratori scelti fecero tutti una brutta fine, ovviamente, ne parla anche Malaparte ne "La pelle", mi pare.
Come partigiano Chabod, a suo tempo fascista come quasi tutti, salvò assieme a Passerin d'Inrtreves la Valle d'Aosta all'Italia, conservandola con lo statuto della regione speciale. Al tempo non c'era altra via, le mene di De Gaulle erano pressanti e godevano di forti appoggi locali, anche tra il clero. De Gaulle aveva fatto occupare la Valle a guerra praticamente finita e ne fu cacciato con le spicce dal pres. americano Truman. Tedeschi e forze della RSI tennero le Alpi occ. sino alla fine, impedendo ai gollisti di dilagare in Piemonte, nonostante l'attività partigiana alle loro spalle.
Chabod resta comunque un grande storico. A parte i suoi studi su Machivelli, sull'idea di nazione etc, andrebbe riletto il suo: 'Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896", I vol, unico uscito, Laterza, 1951, pp. 712. PP
Detto con altre parole ed esteso agli imitatori.
RispondiEliminaGiorni fa avevo scritto che i modernisti frasetta dopo frasetta hanno smontato il, Magistero, la Dottrina, la Tradizione, cioè nei loro scritti hanno posto o tolto, piano piano, delle piccole interpolazioni, piccoli incisi. Questo metodo sinistro è stato subito imitato dai cavalieri pieni di vento. E non solo allora ma, anche ora. La chiesa anche quando sbaglia,insegna. Quindi, attenti, in tutto quello che viene stampato, ristampato, si rischia di trovarsi davanti ad un autore di cui si è certi e invece...no, è cambiato. Qualcosa, non si capisce dove, è cambiata. La redazione ha fatto piccole sostituzioni per adattare il testo all'oggi. Certo non tutte le redazioni ma, non poche lo fanno. A sinistra, oppure per compiacere il potere sinistro. Lo stanno facendo anche con la Bibbia e vogliono farlo anche con la traduzione, questa volta, del Padre Nostro.
RispondiEliminaFrasetta dopo frasetta...
I modernisti, come bachi, appunto..Giusto. Ma i Vangeli sono stati "tagliati" in ben ventidue punti. La cosa è stata ricordata da Romano Amerio in Iota Unum nel par. 288 dedicato a "Bibbia e liturgia". Cito:
"...Peraltro la prova perentoria che la Scrittura è difficile e non universalmente divulgabile [come si pretende oggi, alla maniera di Lutero], è data paradossalmente dalla presente riforma medesima. Essa invero ha fatto nei testi biblici quello che fu fatto per i classici latini nelle edizioni espurgate ad usum Delphini, ma che non fu mai osato per il sacro testo. La riforma ha infatti stralciato dai Salmi cosiddetti imprecatorii i versicoli che sembravano incompatibili colle vedute ireniche del Concilio, mutilando il sacro testo e sottraendolo per così dire furtivamente alla cognizione di tutti, chierici e laici. Ha inoltre espunto interi versicoli dai testi del Vangelo nelle Messe in 22 punti che toccano il giudizio finale, la condanna del mondo, il peccato".
E qui Amerio cita in nota la fonte da cui ha tratto la notizia. "Vedi lo studio di R. Kaschewski in "Una voce Korrespondenz", 1982, n. 2/3."
Bisognerebbe avere la pazienza di leggersi questo studio e rendere di pubblico dominio i tagli, mettendoli a confronto con i testi originali. In ogni caso, la Messa NO si serve anche di testi sacri manipolati, a quanto pare.
PP
Devo entrare nel merito? Farei volentieri a meno però mi tocca, in ricordo dei confratelli di don Gioba ammazzati dai partigiani di «Bella ciao». La canzone ha una genesi incerta, non se ne conosce nemmeno l'autore, si sa soltanto che cominciò a echeggiare intorno al 1944, non certo sul Garda bresciano ma sull'Appennino emiliano. «Questo è il fiore del partigiano/ morto per la libertà»: versi menzogneri, visto che a cantarli erano i partigiani comunisti della Divisione Modena, combattenti per un'altra tirannia, non per la libertà. Probabilmente cantavano «Bella ciao» i sedicenti liberatori che in quel periodo proprio in Emilia uccisero innumerevoli preti o futuri preti come il seminarista Rolando Rivi, appena quattordicenne, colpevole di continuare a portare l'abito talare.
RispondiElimina(Camillo Langone)
RispondiEliminaAGGIUNTA. Siamo passati ad una altro argomento, sulla liturgia,
Nel frattempo sono andato (finalmente) a cercare questo testo del prof. Kaschewski. L'ho trovato solo nella edizione tedesca di Una Voce. Korrepondenz. de. Sulla home-page si clicca su Archiv e appaiono quasi tutte le annate della rivista, in tanti rettangolini. Si clicca su 1982 2/3, e compare un numero di 104 pagine. Lo studio del prof. K. occupa 26 pagine. L'ho scaricato sperando di potermelo leggere con calma. Se qualcuno lo volesse studiare e magari tradurre, penso farebbe opera benemerita. Mic potrebbe scriverci un'introduzione.
E'un documento impressionante, a dir poco. Non ci sono solo le 22 manipolazioni dei Vangeli.
C'è con grande acribia l'elenco dei passi saltati cioè non tradotti, delle parole omesse, delle parole tradotte male (p.e. si nota una sorta idiosincrasia per la parola: "sacramento" sostituito spesso con altre; "sacra communio" che diventa "santa Cena"; la "celestis vitae" che diventa la "nuova vita"; il passo: "gratiae tuae dona multiplica" che viene semplicemente omesso, etc etc).
Passi dei Vangeli presenti nella liturgia OV ed eliminati in quella NO, solo alcuni dei 22:
1. Ammonimento sui falsi profeti (Matt 7, 15-20). 2. "I Figli del Regno verranno gettati nelle tenebre dove vi sarà pianto e stridor di denti"(Matt 8,1-13). 3. L'invettiva di Gesù contro i Giudei uccisori dei profeti. Scomparso l'intero passo: "Perciò, ecco, io vi mando profeti e savi e Scribi, ma di questi alcuni li ucciderete e li metterete in croce, altri li flagellerete nelle vostre sinagoghe, e li perseguiterete di città in città, di modo che ricada sopra di voi tutto il sangue innocente sparso sulla terra [...] IN verità vi dico: tutto ciò accadrà in questa generazione. Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti etc. - Matt 23, 34-39". (Tra l'altro questa tremenda invettiva del Signore sembra concludersi in modo da lasciar intravedere la conversione finale di Israele, dopo molti castighi: "...Ecco, la vostra casa vi sarà lasciata deserta; poiché io vi dico: non mi vedrete più, finchè non diciate: Benedetto colui che viene nel nome del Signore!").
4. Luca 18, 31-43, con la profezia della passione, pure scomparso. 5. Omesso anche il passo di Giov 4, 46-53, che testimonia la guarigione del figlio di un dignitario di corte a Cafarnao (XX Domenica dopo Pentecoste)...
Tutto questo l'ho riportato velocemente solo per dare un'idea. Il fatto è comunque indubitabile: i Testi Sacri utilizzati nella liturgia NO sono stati sottoposti ad un ampio
lavoro di "redazione" per così dire al fine di esprimere per l'appunto una liturgia intrisa dell'irenismo tipico dell'attuale "ecumenismo", in "dialogo" sincretistico con tutte le altre religioni.
PP