Un lettore segnala l'articolo che segue con questo commento: "Articolo molto interessante ... e soprattutto, per chi sa leggere tra le righe, anticipatore del futuro controllo sistematico della veloce diffusione in rete di tanta informazione a cui i cittadini non potrebbero accedere in poco tempo ! Del resto Fb ..Google ..ecc . che il mainstream credeva di poter usare a suo esclusivo vantaggio, in mano a persone comuni ma capaci di studio e ragionamento, sono diventati veicoli di tante verità occultate per decenni dai potentati e anche dai vertici clerico/vaticanensi..."
La direttiva dell’UE sul diritto d’autore è stata approvata dal Parlamento europeo con 348 voti a favore, 274 contrari e 36 astenuti. Una volta di più le istituzioni comunitarie si sono dimostrate nemiche della libertà concreta dei cittadini e spudorati servitori dei grandi gruppi di interesse. Non stupisce l’impegno dei grandi raggruppamenti politici – popolari, socialisti, liberali – a favore della nuova normativa, tanto meno l’unanime entusiasmo della cosiddetta “grande stampa”, i cui editori sono i maggiori beneficiari della nuova normativa. E’ bene rammentare che le direttive dell’UE non diventano subito legge degli Stati membri, ai quali è lasciato un tempo per adeguare le rispettive legislazioni. L’opposizione compatta alla direttiva di Lega e Cinque Stelle, oltre a quella di diversi esponenti di altro orientamento, lascia qualche debole spiraglio di speranza nel Parlamento italiano.
Ha ragione Julia Reda, deputata tedesca del movimento dei Pirati, animatrice dell’opposizione alla normativa, quando afferma che sono giorni oscuri per la libertà della rete. Cerchiamo dunque di orientarci nel labirinto di polemiche che hanno accompagnato il cammino della direttiva. L’obiettivo dichiarato, condivisibile, è quello di riformare e modernizzare le regole relative ai contenuti che circolano in rete soggetti a licenza (diritti d’autore, proprietà intellettuale, ecc.). La direttiva stabilisce una serie di misure il cui risultato sarà vietare, rendendole impossibili, alcune abitudini quotidiane degli internauti: condividere notizie sulle reti sociali o postare “memi”, i contenuti creati dagli utenti, se soggetti in tutto o in parte a licenze o diritti. La privatizzazione della rete a vantaggio di pochi grandi è cosa fatta, con tutte le conseguenze in termini di limitazione della libertà.
La polemica investe soprattutto due articoli. L’articolo 15 stabilisce il pagamento di una somma, già definita link tax, per poter condividere contenuti attraverso il collegamento ad altri siti. Si obbliga cioè a pagare per diffondere contenuti; il risultato sarà che non si potranno più mostrare gli estratti e moltissimi contenuti (e siti) o cesseranno di essere disponibili. Ancora più controverso è l’articolo 17, che obbliga i grandi media sociali (Twitter, Facebook, Instagram, Youtube) e i motori di ricerca a stabilire filtri per bloccare automaticamente tutto quanto è coperto da diritto d’autore. Secondo molti esperti, l’imposizione della link taxè assurda, specie se riferita al contenuto di mezzi di comunicazione, che in molti casi sono i maggiori interessati alla diffusione e condivisione delle loro notizie. Altri, come la Piattaforma in Difesa della Libertà di Espressione, sottolineano l’impatto negativo sul pluralismo informativo, oggi assicurato quasi esclusivamente dalla rete, per la dipendenza dell’intero sistema di comunicazione dalla cupole oligarchiche di potere.
I media interessati, a partire da Google, faranno largo ricorso ai cosiddetti “filtri di caricamento”, strumenti complessi assai costosi a disposizione di pochi, potenti software di intelligenza artificiale incaricati di ispezionare immense quantità di dati. Per quanto la normativa esenti dagli adempimenti i soggetti con modesto volume d’affari, ciò espellerà dal mercato chi non è in grado di svolgere i controlli prescritti. Rimarranno attivi, come in tutti gli altri settori economici, i colossi, alla faccia del totem della concorrenza e del libero mercato. Il rischio più evidente, già manifestatosi in numerosi episodi con protagonista Facebook, è che la censura – poiché di questo si tratta – sia realizzata non da soggetti umani, ma da algoritmi, equazioni e modelli matematici.
I professionisti del settore ammettono che le grandi corporazioni tecnologiche, i soliti Google, Facebook, Apple, faranno largo uso di quelli che chiamano “falsi positivi”, ovvero eserciteranno la massima censura al minimo dubbio per evitare cause e richieste di indennizzo. La direttiva riconosce una certa libertà nell’ambito di semplici citazioni, ma è ben difficile che le sfumature di giudizio raggiungano i modelli matematici, che finiranno per generare meccanismi automatici di blocco. La macchina ha un unico interesse, riconoscere il contenuto in cui compaiono estratti coperti da diritti. La normativa prevede che si possa ricorrere contro la censura “tecnologica”, ma indica come responsabili i gestori di servizi che permettono di condividere contenuti, obbligandoli di fatto a porre in essere filtri di cancellazione, cioè praticare una gigantesca censura. Solo la supervisione sarà di competenza umana, per cui l’esito è scontato: prima la chiusura, poi la richiesta di intervento su reclamo dell’utente “bannato”. Risultato, meno libertà, spazi chiusi per i “piccoli”, ostracismo agli oppositori.
I primi sondaggi d’opinione segnalano una forte irritazione, sette europei su dieci intervistati ritengono che il parlamento europeo abbia utilizzato la proprietà intellettuale come alibi per tagliare la libertà di espressione. Si sono mossi intellettuali, docenti, scienziati, cittadini comuni. Una lettera aperta è stata firmata da oltre centotrenta manager di primo piano, convinti che le nuove disposizioni finiranno per danneggiare l’economia. Tra loro, spicca il nome di David Kaye, relatore delle Nazioni Unite per la libertà di espressione. La verità è che il testo votato è un abile compromesso sulla nostra pelle tra i colossi digitali e le lobby dei titolari di diritti d’autore, licenze e proprietà intellettuale.
Solo in superficie la direttiva è contraria agli interessi dei giganti di Silicon Valley. Non dimentichiamo che alcune settimane fa è stata rinviata a data da destinarsi la questione dell’imposizione di una (modesta) tassa europea a loro carico, i maggiori elusori ed evasori fiscali del pianeta attraverso meccanismi di deterritorializzazione e creazione di caroselli di imprese e giri di fatturazione che impediscono il prelievo fiscale. L’esultanza per l’approvazione della direttiva di Antonio Tajani, il giornalista già portavoce berlusconiano assurto alla presidenza dell’europarlamento, dimostra l’asservimento delle maggiori forze politiche europee.
Certo, desta sorpresa l’inedita alleanza tra settori d’opinione pubblica non conformista e i signori del web, ma i fatti dimostrano che le nuove norme, oltre ad attaccare pesantemente la libertà d’espressione, quindi il pensiero critico, sono un nuovo mattone nell’edificazione di un mondo totalmente privatizzato, in cui ogni cosa, a partire dalla cultura, è sottomessa a un osceno diritto di proprietà sovraordinato a tutto. Non crediamo alla sincerità dell’opposizione alla direttiva di Google, Mozilla, Twitter e Wikipedia, ma non hanno torto gli animatori di XNet, piattaforma specializzata in diritti digitali, ad affermare che quello votato a Strasburgo è un testo tecnofobo, cucito su misura per i monopolisti del copyright, per di più non in grado di garantire il diritto degli autori a vivere degnamente del loro lavoro. La remunerazione, infatti, arriverà loro solo in scarsa misura, restando in capo agli editori, come osserva la delegazione della Lega all’Europarlamento.
Un portavoce di Twitter ha dichiarato: “manteniamo la nostra preoccupazione per le implicazioni della votazione sulla natura creativa, aperta, volta al dibattito, propria di Internet”. Da Google, la cui piattaforma Google News si nutre di collegamenti esterni, si dicono preoccupati per gli aspetti confusi del testo, destinati a generare infinite controversie giuridiche. Mozilla, creatrice del popolare browser multipiattaforma Firefox, dichiara apertamente che la norma serve a blindare i guadagni dei grandi titolari di diritti (editori, majors musicali), a detrimento del pubblico, con scarsa tutela per milioni di autori e piccole e medie imprese.
Il livello di pessimismo è grande, e riguarda sia l’impatto sugli utenti sia la pratica attuazione. E’ opinione corrente che l’articolato contenga contraddizioni palesi, alimentando una confusione tale da non poter fare previsioni, se non prendere atto che modificherà nel profondo il modo di vivere Internet. L’UE offre ai grandi motori di ricerca e alle reti sociali globali un nuovo potere e una grave responsabilità, in cambio di denaro da distribuire a editori, detentori di marchi, licenze e diritti d’autore, i loro grandi clienti pubblicitari. E’ una partita di giro, alla fine, in cui i grandi attori tecnologici ed economici se la cantano e se la suonano tra loro. Lottano per giganteschi profitti, come la raccolta pubblicitaria in rete, in mano per tre quarti a due soli soggetti, Google e Facebook, si scannano, o fingono di farlo, per la divisione della torta, ma il prodotto che vendono, una volta ancora, siamo noi, con fattura a nostro carico.
Nessun riguardo, da parte loro, per i nostri interessi e per il diritto a sapere, diffondere, produrre contenuti, cioè idee, conoscenza, cultura. Entro certi limiti possiamo comprenderlo, sono privati dediti unicamente al profitto. Ciò che maggiormante indigna è il servile atteggiamento di chi, il dannoso parlamento europeo, diventato organo interno delle grandi lobby, dovrebbe rappresentare la voce dei popoli, l’interesse generale, la dimensione pubblica. C’è solo da sperare nella capacità di mobilitazione popolare – che procede principalmente dalla Rete! – e nel castigo degli elettori alle forza politiche “di sistema” alle elezioni europee del 26 maggio, tale da rimettere in forse la direttiva. A livello italiano, conforta la presa di posizione governativa, da verificare quando la norma dovrà diventare legge dello Stato, ma colpisce negativamente il voto europeo favorevole pressoché unanime dei deputati di sinistra, solo a chiacchiere sensibili al tema della libertà dei cittadini.
La vigilanza deve essere massima, unita all’informazione più puntuale, assicurata – finché sarà possibile – da quei settori della Rete il cui bavaglio è l’obiettivo finale dei grandi centri di potere. Di certo, dal 26 marzo 2019 mezzo miliardo di europei sono meno liberi e hanno perduto parte del diritto a un’informazione libera. In compenso, sono più forti le oligarchie, specialmente i grandi gruppi editoriali, costola delle cupole di potere, e l’industria culturale orientata al profitto. Quanto ai giganti della tecnologia, continueranno a esercitare il loro monopolio, pagando qualcosa ai titolari di diritti di proprietà intellettuale. Faranno il lavoro sporco del potere, decideranno per tutti e continueranno a non pagare le tasse. Il conto, come sempre, quello economico e quello della minore libertà, dell’informazione censurata, delle idee vietate dagli strozzini postmoderni, è a carico dei popoli e dei cittadini. - Fonte
Tajani... Ecco, casomai ci fosse ancora qualcuno confuso che pensa di votare Forza Italia...
RispondiElimina"Bene la riforma sui pignoramenti delle prime case". L'Eurogruppo incassa l'agognata legge e concede un miliardo ad Atene
RispondiEliminaFabrizio Giudici e chi si dovrebbe votare secondo te?
RispondiEliminaSe De Benedetti ordina e mercenari obbediscono siamo alla solita sete .....?
RispondiEliminahttps://www.maurizioblondet.it/europeisti-i-nazisti-siete-voi-ve-lo-spiega-lafd/
Portatori del vero regresso, oggi, sono quelli che si ritengono al passo dei tempi. Il dispotismo, che si supponeva lasciato alle spalle, sta divorando la nostra civiltà sotto le mentite spoglie delle libertà fallaci, strozzine, corruttrici, tecnologiche. I traditori al comando sono i primi manipolati strumenti della manipolazione dei loro stessi popoli. L'unica vera alternativa in cui credo è la crescita individuale del Cristiano, del Cattolico, attraverso quella Vita e Verità, che solo la Via Cattolica è stata in grado di mostrare e far percorrere alla Civiltà Europea. Ora è il tempo per noi laici, senza riferimenti religiosi, senza riferimenti politici di puntare tutto, per e con Amore Sincero, su NSGC. Senza compromesso alcuno. Ognuno di noi è solo. NSGC è nostro scudo, nostro conforto, nostro unico aiuto.
RispondiEliminaA proposito di Antonio Tajani, qui citato, ex giornalista de il Giornale, ex portavoce di Berlusconi, ex deputato europeo assurto, per logiche spartitorie e volontà del Cavaliere (non aveva di meglio?) a presidente di un Parlamento Europeo che conta come il due di picche, che, ovunque sia, pare capitato lì per caso, che, se interpellato, pare dire: "ma parli proprio con me?", bene di costui possiamo ricordare che, di fronte agli insulti quotidiani rivolti all'Italia degli Junker, dei Dombrovskis, degli Oettinger, dei Vestager, commissari europei non eletti da nessuno ed espressione della peggiore oligarchia mai comparsa nel nostro continente, non ha mai avuto il coraggio di replicare in difesa del suo paese? Oettinger in particolare affermò, con una minaccia mafiosa: "I mercati insegneranno agli italiani come votare". Tajani, lo sventurato, non rispose. Così come non lo fece Forza Italia, partito organico, complice e sodale rispetto all'Unione Europea che la maggioranza degli europei considera, se non proprio un'associazione a delinquere, una fonte inarrestabile di guai, di fastidi, di costi, di limitazione alla libertà d'espressione, di favoreggiamento dell'invasione afro-musulmana, di impedimento all'affermazione delle nostre radici greco-romane-cristiane.
RispondiEliminaSilente
Oltre a Google e Facebook, attenzione ad Amazon, che da qualche tempo sta eliminando dal suo catalogo ogni libro non gradito a (((certa parte))). Chi ha già certi libri in formato onlne (Kindle) li trasferisca in pdf al computer, perchè Amazon, oltre a non renderli più disponibili, potrebbe cancellarli anche se già acquistati e scaricati.
RispondiEliminaPS: meno male che per certi libri esistono più versioni scaricabili, anche gratis, non Kindle.
@Lucano
RispondiEliminaPer me Lega o FdI.
Anche per me, sono entrambi defensori degli italiani, della civiltà cristiana, ultima spiaggia per non lasciate i nostri figli in balia degli orchi (modernisti e progressisti, politici e finti religiosi).
EliminaForza Nuova, i motivi centrali, per me sono:
RispondiElimina1)Roberto Fiore è monogamo, segno di saldezza e stabilità interiore;
2)Roberto Fiore ha molti figli, accettazione di quello che il Signore manda;
3)Non so se lui e la moglie avessero del loro su cui vivere, anche se l'hanno avuto e non avendo sempre vissuto in Italia e avendo dovuto far fronte alla famiglia in crescita, entrambi hanno dimostrato, nei fatti, competenze economiche, sul campo, straordinarie, che per me valgono lauree, specializzazioni e master.
4)Durante il Convegno a Verona, qualcuno ha fatto qualche domanda ad un figlio di R.Fiore, Alessandro, se non ricordo male, ottima impressione, ben educato, semplice, schietto. Quindi ben educato.
Irina,
RispondiEliminaconordo con te. Speriamo si presentino in tutte le circoscrizioni.
RR
"Questa ideologia dell’europeismo ha una visione della persona e della vita sociale non condivisibile dal punto di vista della Dottrina sociale della Chiesa. Si tratta di una ideologia che non viene proposta ma per molti versi imposta da un apparato – potremmo dire con Gramsci da un “blocco storico” – sovranazionale".
RispondiEliminaMons. Giampaolo Crepaldi
Le elezioni si avvicinano e credo che sia opportuno preparare un appello di preghiera, così come abbiamo fatto l'altra volta. Tuttavia, vorrei sapere prima se qualcuno si sta già muovendo in questa direzione, per evitare doppioni, nel qual caso mi fermo.
RispondiEliminaSe non c'è niente in cantiere, l'idea è quella di replicare quanto fatto l'anno scorso: un breve manifesto su santorosarioperlitalia.net con il testo delle intenzioni e l'invito a ciascuno di organizzarsi. Sappiamo che più di così non si può fare. Ho iniziato a buttare giù qualcosa, prendendo spunto da recenti estratti del libro del card. Sarah e, da stamattina, anche parti dell'ottimo discorso di mons. Crepaldi. L'idea è di pubblicarlo per lunedì prossimo, in modo che questa volta ci sia un po' più di tempo per diffonderlo.
RispondiEliminaForza Nuova difende la famiglia naturale e combatte l'aborto.
Però resta una formazione di estrema destra.
Non è dall'estrema destra che può venire la rinascita
del nostro Paese.
La rinascita del nostro paese verrà da un concorso di forze diverse, autentiche, Italiane d.o.c., 'una' coscienza morale...un giorno, chissà!
RispondiEliminaQuando ero piccola, ricordavo ieri sera, diverse signore si chiamavano Italia, Itala. Questa mattina leggendo le notizie ho poi letto di Caio Giulio Cesare Mussolini. Altri sentimenti, storici, taciti auspici, forze di stirpe, come fate madrine, inserite nel nome di una bambina, di un bambino. Affinché ricordi e tacitamente porti altri a ricordare.
Caro Fabrizio, penso che sia il caso che tu proceda. Come al solito ci raccorderemo....
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