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venerdì 19 aprile 2019

Pio Esercizio in onore delle tre ore di agonia di Nostro Signore Gesù Cristo

Con rescritto del 26 Agosto 1814 Pio VII ha concesso in perpetuo a tutti i fedeli l’indulgenza di 300 giorni applicabile anche alle anime del Purgatorio ogni volta che devotamente praticheranno il seguente devoto esercizio in memoria dell’agonia di nostro Signore Gesù Cristo.
Deus in adiutorium meum intende. Domine ad adiuvandum me festina.
Gloria Patri et Filio, etc.
Parole di Gesù dette dalla Croce:

PRIMA PAROLA
Padre, perdona loro, perché non sanno ciò che fanno.
Adoramus, te Christe, et benedicimus tibi.
Quia per sanctam Crucem tuam redemisti mundum.

Caro Gesù, che per mio amore agonizzate sulla croce al fine di pagare con le vostre pene il debito dei miei peccati, ed aprite la vostra divina bocca per ottenermene il perdono dall’eterna giustizia, abbiate pietà di tutti i fedeli agonizzanti e di me quando sarò in quell’estremo; e per i meriti del vostro preziosissimo sangue sparso per la nostra salvezza, dateci dolore così vivo delle nostre colpe che ci faccia spirare le anime nostre nel seno della vostra infinita misericordia.
Tre Gloria Patri, etc.
Miserere nostri, Domine, miserere nostri.
Mio Dio. credo in voi, spero in voi, amo voi, e mi pento d’avervi offeso co’ miei peccati.
SECONDA PAROLA
Oggi sarai con me in Paradiso.
Adoramus, te Christe, et benedicimus tibi.
Quia per sanctam Crucem tuam redemisti mundum.

Caro Gesù, che per mio amore agonizzate sulla croce, e che con tanta prontezza e tanta liberalità corrispondete alla fede del buon ladro, che in mezzo alle vostre umiliazioni vi riconosce come figlio di Dio, e lo assicurate del paradiso, abbiate pietà di tutti i fedeli agonizzanti e di me quando sarò in quell’estremo; e per meriti del vostro preziosissimo sangue ravvivate nel nostro spirito una fede così ferma e così costante che non vacilli a qualunque suggestione del demonio, affinché anche noi ne otteniamo il premio del santo paradiso.

Tre Gloria Patri, etc.
Miserere nostri, Domine, miserere nostri.
Mio Dio. credo in voi, spero in voi, amo voi, e mi pento d’avervi offeso co’ miei peccati.

TERZA PAROLA
Ecco la tua Madre: Ecco il tuo Figlio.
Adoramus, te Christe, et benedicimus tibi.
Quia per sanctam Crucem tuam redemisti mundum.

Caro Gesù, che per mio amore agonizzate sulla croce e dimenticando i vostri patimenti ci lasciate in pegno dell’amor vostro la Madre santissima addolorata, affinché col suo mezzo possiamo con più fiducia ricorrere a voi nei nostri maggiori bisogni, abbiate pietà di tutti i fedeli agonizzanti e di me quando sarò in quell’estremo; e per l’interno martirio di cosi cara madre avvivate nel nostro cuore una ferma speranza nei meriti infiniti del vostro preziosissimo sangue, acciò possiamo evitare l’eterna condanna che ci siamo meritati coi nostri peccati.
Tre Gloria Patri, etc.
Miserere nostri, Domine, miserere nostri.
Mio Dio. credo in voi, spero in voi, amo voi, e mi pento d’avervi offeso co’ miei peccati.
QUARTA PAROLA
Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Adoramus, te Christe, et benedicimus tibi.
Quia per sanctam Crucem tuam redemisti mundum.

Caro Gesù che per mio amore agonizzate sulla croce e che, aggiungendosi patimenti a patimenti, oltre tanti dolori nel corpo, soffriste con invincibile pazienza la più penosa afflizione di spirito per l’abbandono dell’eterno vostro Padre abbiate pietà di tutti i fedeli agonizzanti e di me quando sarò nell’estremo; e per i meriti del vostro preziosissimo sangue dateci grazia di soffrire con pazienza i dolori e le angustie della nostra agonia, affinché unendo alle nostre le vostre pene possiamo poi essere partecipi della vostra gloria per tutta l’eternità.
Tre Gloria Patri, etc.
Miserere nostri, Domine, miserere nostri.
Mio Dio. credo in voi, spero in voi, amo voi, e mi pento d’avervi offeso co’ miei peccati.
QUINTA PAROLA
Ho sete.
Adoramus, te Christe, et benedicimus tibi.
Quia per sanctam Crucem tuam redemisti mundum.

Caro Gesù, che per mio amore agonizzate sulla croce e che, non sazio ancora di tanti obbrobrii e patimenti, vorreste soffrirne anche di più, purché tutti gli uomini si salvassero; mostrando così che tutto il torrente della vostra passione non è bastante ad estinguere la sete del vostro cuore amoroso, abbiate pietà di tutti i fedeli agonizzanti e di me quando sarò in quell’estremo; e per i meriti del vostro preziosissimo sangue accendete tanto fuoco di carità nel nostro cuore che lo faccia languire di desiderio di unirsi a voi per tutta l’eternità.
Tre Gloria Patri, etc.
Miserere nostri, Domine, miserere nostri.
Mio Dio. credo in voi, spero in voi, amo voi, e mi pento d’avervi offeso co’ miei peccati.
SESTA PAROLA
Tutto è compiuto.
Adoramus, te Christe, et benedicimus tibi.
Quia per sanctam Crucem tuam redemisti mundum.

Caro Gesù, che per mio amore agonizzate sulla croce e da questa cattedra di verità annunziate di aver compiuto l’opera della nostra redenzione, con cui da figli d’ira e di perdizione siamo divenuti figli di Dio ed eredi del paradiso; abbiate pietà di tutti i fedeli agonizzanti e di me quando sarò in quell’estremo; e per i meriti del vostro preziosissimo sangue distaccateci interamente dal mondo e da noi medesimi; e nel punto di nostra agonia dateci grazia di offrirvi di cuore il sacrificio della nostra vita in espiazione dei nostri peccati.
Tre Gloria Patri, etc.
Miserere nostri, Domine, miserere nostri.
Mio Dio. credo in voi, spero in voi, amo voi, e mi pento d’avervi offeso co’ miei peccati.
SETTIMA PAROLA
Padre, nelle vostre mani raccomando lo spirito mio.
Adoramus, te Christe, et benedicimus tibi.
Quia per sanctam Crucem tuam redemisti mundum.

Caro Gesù, che per mio amore agonizzate sulla croce e che a compimento di sì gran sacrificio accettate la volontà dell’eterno Padre con rassegnare nelle sue mani il vostro spirito, per poi chinare il capo e morire, abbiate pietà di tutti i fedeli agonizzanti e di me quando sarò in quell’estremo; e per i meriti del vostro preziosissimo sangue dateci nella nostra agonia una perfetta uniformità al vostro divin volere, onde siamo pronti a vivere o a morire come più piacerà a voi; né altro bramiamo che il perfetto adempimento in noi della vostra adorabile volontà.
Tre Gloria Patri, etc.
Miserere nostri, Domine, miserere nostri.
Mio Dio. credo in voi, spero in voi, amo voi, e mi pento d’avervi offeso co’ miei peccati.
PREGHIERA ALLA VERGINE ADDOLORATA
Madre santissima addolorata, per l’intenso martirio che soffriste ai piedi della croce nelle tre ore di agonia di Gesù, degnatevi di assistere tutti noi, che siamo figli de’ vostri dolori, nella nostra agonia, affinché con la vostra intercessione possiamo dal letto della morte passare a farvi corona nel santo paradiso.
Tre Ave Maria, etc.
Maria Mater gratiæ,
Mater Misericordiæ,
Tu nos ab hoste protege,
Et mortis hora suscipe.
A subitanea et improvvisa morte.
Libera nos Domine.
Ab insidiis Diaboli.
Libera nos Domine.
A morte perpetua.
Libera nos Domine.
OREMUS Deus, qui ad humani generis salutem in dolorosissima Filii tui morte exemplum et subsidium constituisti; concede quæsumus, ut in extremo mortis nostræ periculo tantæ charitatis effectum consequi et ipsius Redemptoris gloriæ. Per eundem Christum etc. Amen.

Si termini con recitare le tre giaculatorie:
Gesù, Giuseppe Maria, vi dono il cuore e l’anima mia.
Gesù, Giuseppe, e Maria, assistetemi nell’ultima agonia.
Gesù, Giuseppe e Maria, spiri in pace con voi l’anima mia.
Lo stesso Sommo Pontefice Pio VII concede 300 giorni a chi recita le dette tre giaculatorie, applicabile anche ai fedeli defunti.

7 commenti:

  1. TI ADORO O CROCE SANTA

    Ti adoro, o Croce Santa,
    che fosti ornata del Cor­po Sacratissimo del mio Signore,
    coperta e tinta del suo Preziosissimo Sangue.
    Ti adoro, mio Dio, posto in croce per me.
    Ti adoro, o Croce Santa,
    per amore di Colui che è il mio Signore. Amen.
    (Recitata 33 volte il Venerdì Santo, libera 33 Anime del Purgatorio.
    Recitata 50 volte ogni venerdì, ne libera 5. )
    Venne confermata dai Papi Adriano VI, Gregorio XIII e Paolo VI).

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  2. "La memoria della Passione santissima di Gesù Cristo è la porta che conduce le anime nostre all'intima unione con Dio, all'interiore raccoglimento, alla più sublime contemplazione. Bisogna imprimerla nei nostri cuori, lasciarci penetrare dalle sue pene amarissime, poiché per queste s'accende in noi l'amor di Dio e ci si immerge nell'abisso della Divinità." (S.Paolo della Croce, Lettere).

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  3. I Sacri Cuori di Gesu' e di Maria ci custodiscano e ci benedicano .
    Se i nostri commenti porteranno anche una sola persona a confessarsi e a far risorgere Gesu' nel suo cuore , ne sara' valsa la pena .

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  4. Caro Gesù, che per mio amore agonizzate sulla croce...
    Madre santissima addolorata, per l’intenso martirio che soffriste a piè della croce...

    ro Gesù, che per mio amore agonizzate sulla croce...
    Ieri il vangelo di S. Giovanni ci ha fatto rivivere l'istituzione della SS.ma Eucaristia nella sua essenza: (Gesù) "li amò fino alla fine". Fino alla consumazione totale.

    Gesù sa di dover lasciare questo mondo. Vi si è incarnato e l'ha evangelizzato.
    Le tenebre tuttavia non l'hanno accolto. Il mondo di tenebra scaccia la luce.
    Il mondo non la sopporta, perché ne resta smascherato nella falsità, anche nell'illuminare.

    Gesù lascia i suoi, noi, ma anche in quel momento Lui pensa a noi.
    Ed ecco come riesce a far in modo che il distacco non sia privo della Sua presenza.
    Il frutto perfetto del Sacro Cuore del Verbo Incarnato è l'Eucaristia.

    La Ss.ma Eucaristia è la sostanza vivificante con la quale Gesù amante sostiene l'amato.
    San Giovanni in quel "li amò fino alla fine" riconosce l'essenza del cuore di Gesù.
    L'istituzione della SS.ma Eucaristia non è descritta dal "modo", ma dal "che cos'è":
    è un amore senza limiti che si dona fino a nutrire di sé coloro che ama.

    Solo l'Eucaristia nutre di se stessa chi se ne ciba: nutre del corpo, del sangue, dell'anima e della divinità di Gesù realmente presente. Ogni Santa Messa ripresenta la stessa consumazione totale e lo stesso intento del Sacro Cuore di Cristo! Ogni Santa Messa è un miracolo eucaristico. Dio si fa cibo e bevanda. Gli operai della messe diventano spighe che macinate diventano l'unico pane. L'operaio della vigna diventa grappolo di vite che spremuta è l'unico vino. Nel cuore di Cristo la SS.ma Eucaristia è tutto questo.

    Se siamo lontani dal cogliere il palpito di quel cuore, allora saremo freddi e indifferenti anche con la Ss.ma Eucaristia. Solo chi si ciba di amore per Gesù può cibarsi di Eucaristia. Gli altri tradiscono: anche a Giuda i piedi vengono lavati, ma il suo cuore è lontano. Non si nutre di quell'amore, anzi lo (s)vende. Il segreto è "li amò sino alla fine", niente di meno di questo. Non si dice per dirlo, ma lo si vive per capirlo.

    Io prima di cibarmi del Suo amore per me, posso nutrirmi del mio amore per Lui?

    E' l'esame di coscienza che dovrebbe precedere ogni nostra SS.ma Eucaristia.
    C'è una sproporzione incommensurabile tra i due amori, eppure anche se è necessaria, chiede anche di misurare il mio amore per Gesù, non solo il Suo per me.

    Caro Gesù, che per mio amore agonizzate sulla croce...
    Madre santissima addolorata, per l’intenso martirio che soffriste a piè della croce...

    C'è tantissimo amore... "Fino alla fine". Del Figlio e anche della Madre.

    Non c'è un amante senza un amato. Per essere raggiunto da un amore così, un amore che mi nutre e mi vivifica, bisogna intanto averne il gusto. Bisogna averne l'intenzione. Siamo come l'incubatrice, come il nido che lo accoglie. Poi, raggiunti, l'Amore di Cristo fa il resto. Ma senza il mio piccolo amore per lui, quell'Amore non ha corpo ove stare, ove crescere, ove vivificare. Cerchiamo di essere all'altezza della nostra vocazione.
    Cerchiamo di essere capaci di "comunicarci" con la SS.ma Eucaristia.
    "Li amò fino alla fine".



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  5. VEXILLA REGIS
    Venanzio Fortunato, Vescovo di Poitiers e poeta (530 - 609)

    Vexilla regis prodeunt, fulget Crucis mysterium, quo carne carnis conditor suspensus est patibulo. Quo vulneratus insuper, mucrone diro lanceae, ut nos lavaret crimine, manavit unda et sanguine. Arbor decora et fulgida, ornata regis purpura, electa digno stipite tam sancta membra tangere. Beata cuius brachiis, saecli pependit pretium statera facta est corporis, praedam tulitque tartari. Salve ara, salve victima, de passionis gloria, qua vita mortem pertulit et morte vitam reddidit. O Crux, ave, spes unica, hoc passionis tempore, piis adauge gratiam, reisque dele crimina. Te fons salutis Trinitas, collaudet omnis Spiritus, quos per Crucis mysterium, salvas fove per saecula. Amen.

    Avanza il vessillo del Re, risplende il mistero della Croce, sulla quale Gesù, nostra vita, subì la morte e con la morte ci ridonò la vita. Dopo essere stato ferito dalla punta crudele di una empia lancia, per lavarci dal peccato stillò acqua e sangue. O luminoso Albero tinto di regia porpora, tra tutti eletto a reggere le sante membra di Cristo. Beata Croce splendida innalzi il Re dei secoli con il suo sangue prezioso ci riscattò dal male. Altare e tu, vittima, salve! È gloria la morte cruenta, la vita che soffre la morte, con la morte la vita ci dona. Salve o Croce, unica speranza, in questo tempo della passione, accresci la grazia ai giusti e cancella le colpe ai peccatori. O altissima Trinità celeste, Ti lodi ogni spirito, proteggi sempre quelli che hai salvato con il mistero della Croce. Amen.

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  6. LE SETTE PAROLE DI GESÙ SULLA CROCE
    Meditazione di Mons. Fulton Sheen

    La Settima Parola

    Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito.
    Quando Adamo fu cacciato dal paradiso terrestre, dopo essergli stato imposto il castigo del lavoro, vagava in cerca del cibo che doveva guadagnarsi con il sudore della fronte. Durante la sua ricerca, inciampò sul corpo senza vita di suo figlio Abele. Allora lo sollevò, se lo mise sulle spalle e lo depose sulle ginocchia di Eva. Per quanto Adamo ed Eva parlassero al figlio Abele, questi non rispondeva. Non era mai stato così silenzioso in tutta la sua vita. Alzarono allora la sua mano, ma questa ricadde inerte sul grembo della madre. Non aveva mai fatto così il ragazzo. Lo guardarono negli occhi: erano freddi, vitrei, misteriosamente elusivi. I genitori non lo avevano mai visto così passivamente insensibile. Allora si chiesero cosa fosse successo, ma non sapevano darsi alcuna risposta. Ricordarono poi le parole: «Dall’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti» (Gn 2,17). Quella di Abele fu la prima morte nel mondo.
    I secoli trascorsero nell’irrefrenabile ruota del tempo e il nuovo Abele, Cristo, viene ora condannato a morte dai suoi fratelli della razza di Caino, accecati dalla gelosia. La vita emersa dalle profondità infinite ora si prepara a ritornare a casa. La sua sesta parola era stata retrospettiva: «Tutto è stato compiuto. Ho finito l’opera che il Padre mi aveva dato». In cambio, la sua settima e ultima parola è rivolta verso il futuro: «Nelle tue mani consegno il mio spirito». La sesta parola era per il mondo, la settima era invece per il Padre. La sesta parola era un addio al mondo, la settima segna il suo ingresso nel paradiso. Come quei grandi pianeti che giungono al termine della loro orbita dopo molto tempo e, iniziando nuovamente il loro percorso, sembrano voler salutare colui che ha loro tracciato il cammino, così Gesù, che era venuto dal cielo, ha ora terminato il suo lavoro, ha cioè completato il suo percorso, e ritornando al Padre, che aveva tracciato il cammino della grande opera redentrice, lo saluta dicendo: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito».

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  7. ...segue

    Il figliol prodigo ritorna alla casa del Padre. Non è infatti Gesù come il figliol prodigo? Trentatré anni prima aveva lasciato la casa del Padre suo celeste per andare in un lontano paese, che è il nostro mondo. Allora iniziò a spendere le sue risorse spirituali e lasciare che altri ne usufruissero, disperdendo con infinita prodigalità le ricchezze divine della sua potenza e sapienza, distribuendo con liberalità divina il dono del perdono e della misericordia. In questa sua ultima ora, tutte le sue sostanze vengono dissipate tra i peccatori, donando per la redenzione del mondo fino all’ultima goccia del suo sangue. Non c’è nulla di cui egli possa nutrirsi ora, ad eccezione del guscio della derisione e dell’aceto dell’aspra ingratitudine umana. Ora, però, si prepara a ritornare alla casa del Padre e quando è ancora a una certa distanza, può già vedere il suo volto. Allora prorompe con la sua ultima e perfetta preghiera dal pulpito della croce: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito».
    Intanto Maria è lì, ai piedi della croce. Fra poco il nuovo Abele, ucciso dai suoi fratelli, sarà calato giù dal patibolo della salvezza e adagiato sulle ginocchia della nuova Eva. Sarà la morte della Morte! Quando il tragico momento arriverà, a Maria, che ora piange, sembrerà di essere ritornata a Betlemme. Il capo incoronato di spine che non sapeva dove coricarsi ad eccezione del cuscino della croce, sembrerà, nella visione offuscata di Maria, quella testolina che una volta accostava al suo seno, quando stavano a Betlemme. Quegli occhi, al cui affievolirsi addirittura il sole e la luna si erano oscurati, saranno per lei quegli occhietti che la guardavano tra la paglia di una mangiatoia. I piedi inerti, forati dai chiodi, saranno per lei ancora una volta quelli del bambino ai quali furono deposti oro, incenso e mirra. Le labbra, ora riarse e arrossate dal sangue, torneranno a essere per lei quelle labbrucce rubiconde che, tempo addietro, in quella lontana Betlemme, si erano nutrite dell’eucaristia del suo corpo. Le mani, che ora non potevano più portare nulla, ad eccezione di una piaga, le sembreranno di nuovo le piccole mani del fanciullo che a Betlemme non arrivavano a toccare il muso delle vacche.
    L’abbraccio ai piedi della croce sembra l’abbraccio al lato della mangiatoia . In quella triste ora della morte, che spesso ci fa pensare alla nascita, sembrerà a Maria di ritornare di nuovo a Betlemme.

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