Nella nostra traduzione dal CatholicNewsAgency un articolo che riporta le esatte parole di Padre José Granados, vicepreside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II in Roma.che afferma che l’identità della scuola è “seriamente minacciata”. Notevole la denuncia che esprime critiche e recriminazioni sulla rivoluzione operata; ma ci chiediamo: Cos'è "la verità dell'amore"? Cos'è, da dove viene e a dove porta "l'amore per l'amore umano"? Cos'è "il linguaggio del corpo nell'amore"? Purtroppo nelle osservazioni non c'è traccia delle teologia morale inopinatamente abolita che appare sostituita dal linguaggio immaginifico e non definitorio tipico dei 'moderni'. Ed è l'ennesima constatazione che siamo costretti a fare a tutte le recenti sia pur motivate critiche ai colpi di maglio di Bergoglio.
Città del Vaticano, 31 luglio 2019 (CNA) – Il Vicepreside del Pontificio Istituto Teologico ‘Giovanni Paolo II’ di Roma ha affermato che i cambiamenti cui la struttura gerarchica e i programmi accademici della scuola sono stati sottoposti rappresentano una seria minaccia alla sua identità e all’importante ministero pastorale che essa supporta.
“Mi sembra che l’identità dell’Istituto sia seriamente minacciata. È pertanto necessario presentare, con rispetto ma con chiarezza, i problemi oggettivi che i recenti cambiamenti implicano e mettere in guardia contro i pericoli cui la missione originaria dell’Istituto – che Papa Francesco ha chiaramente affermato di voler preservare, non solo come ricordo del passato ma precisamente come fonte di rinnovamento e come guida per l’accompagnamento della Chiesa alle famiglie – viene esposta”, ha affermato il 31 luglio il Padre José Granados, DCJM a Catholic News Agency.
Il sacerdote, che nel 2013 era stato nominato consulente della Congregazione per la Dottrina della Fede e nel 2018 consulente del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, ha espresso a Catholic News Agency la sua opinione su una lettera di recente pubblicazione [qui] firmata da più di 250 studenti ed ex-allievi dell’Istituto.
Gli studenti hanno espresso la loro preoccupazione suscitata dai nuovi statuti – o documenti governativi – dell’Istituto, dalla rimozione di alcuni membri della facoltà e a proposito del futuro dei loro studi presso l’Istituto.
I nuovi statuti sono stati sollecitati da Papa Francesco nel 2017, dopo che egli ha annunciato di voler ampliare l’ambito di studio dell’Istituto: il piano di studi della scuola di specializzazione, che fino ad ora si è concentrato sulla teologia del matrimonio e della famiglia, sarebbe stato cambiato per includervi le scienze sociali ed altri approcci finalizzati allo studio della famiglia. Dopo un lungo lavoro di stesura, i nuovi statuti sono stati approvati e pubblicati all’inizio di questo mese.
Granados ha dichiarato che da quando il papa ha annunciato i cambiamenti dell’Istituto nel 2017 “abbiamo lavorato incessantemente per il suo rinnovamento, come prescritto dal Santo Padre. Il desiderio del papa era quello di supportare l’Istituto, di espanderlo, di promuoverlo, come Monsignor Sequeri [il Preside dell’Istituto] ci ha detto all’inizio”.
Il sacerdote ha affermato che tanto lui quanto altri membri della facoltà sono rimasti sorpresi dalla bozza finale degli statuti, che molti hanno potuto visionare solamente in seguito alla sua approvazione da parte della Congregazione per l’Educazione Cattolica del Vaticano.
Granados ha dichiarato a Catholic News Agency che i nuovi statuti introducono molti cambiamenti significativi.
I nuovi statuti, ha detto, “riducono la presenza di professori nel consiglio di amministrazione dell’Istituto: gli insegnanti di ruolo ora hanno solo due rappresentanti, mentre prima partecipavano tutti, ognuno dalla sua cattedra. Ciò si estende all’intera vita accademica dell’Istituto: riduce il contributo collegiale dei professori di ruolo nell’approvazione delle tesi di dottorato o [nell’assistenza alla stesura] del piano di studi”.
“La nomina di nuovi professori”, ha aggiunto, “che è decisiva per la comunità accademica, si trova adesso sotto l’influenza diretta del Gran Cancelliere. Se si esamina attentamente la procedura, si può notare che sarà quasi impossibile che la facoltà possa opporsi a un candidato promosso dal Gran Cancelliere”.
“La perdita della collegialità è sconcertante, perché un istituto interdisciplinare caratterizzato dallo studio dello stesso tema – il matrimonio e la famiglia – dal punto di vista delle varie discipline, necessita il contributo di tutti gli insegnanti a partire dalle loro cattedre, tanto per la valutazione dei curriculum, come per l’approvazione delle tesi dottorali o per l’elezione di nuovi membri della facoltà, fatto che dovrebbe essere riconosciuto come diritto negli statuti, poiché si tratta di un punto vitale dell’istituzione”.
“Inoltre, nei nuovi statuti c’è un cambiamento decisivo: la drastica riduzione della teologia morale”, ha aggiunto Granados.
“Nella dichiarazione ufficiale dell’Istituto emessa il 29 luglio si afferma che la teologia morale trova una nuova posizione e si sottolinea che vi sono due cattedre di morale: da una parte la morale dell’amore e del matrimonio, dall’altra l’etica della vita. Quel che non viene espresso è che nei vecchi statuti esistevano già due cattedre che coprivano questi temi (una cattedra di morale speciale, per il matrimonio e la famiglia, e una di bioetica). E non si dice nemmeno che nel nuovo piano di studi la morale matrimoniale […] ha solo tre crediti, la metà di quelli di tutte le altre cattedre”.
“Quindi, l’insegnamento della morale è stato ridotto della metà, e non solo: i professori che la insegnavano – Melina, Noriega e, per la bioetica, Maria Luisa Di Pietro – sono stati cacciati via.
La recente rimozione di membri della facoltà “di grande importanza nella storia dell’Istituto […] ci ha lasciati attoniti”, ha aggiunto Granados.
Monsignor Livio Melina, che a lungo ha servito l'Istituto come Preside, è stato informato questo mese che la sua posizione all’interno della scuola è stata eliminata.
A proposito della rimozione di Melina, Granados ha dichiarato: “È particolarmente preoccupante la soppressione della cattedra di teologia morale fondamentale che era tenuta da Monsognor Melina. Questa cattedra è stata in vigore per 38 anni, e vi ha insegnato anche il Cardinal Caffarra. Considerando il fatto che Wojtila era un teologo morale e che aveva affidato la cattedra al primo presidente dell’Istituto, possiamo affermare che essa è fondamentale per il lavoro dell’Istituto stesso”.
“È una cattedra decisiva. Se i fondamenti della morale sono sconosciuti o vengono posti al posto sbagliato, la morale matrimoniale rimane in sospeso”.
“Il modo in cui si comprende [l’enciclica del 1993] Veritatis splendor forgerà il modo in cui si concepiscono temi morali particolari come per esempio la morale sulla contraccezione o sugli atti sessuali al di fuori del matrimonio”, ha affermato Granados.
“Ciò forgia anche l’approccio alla grandezza della vocazione a cui Dio chiama l’uomo e alla dignità della misericordia con cui Dio rigenera l’uomo in Cristo in modo tale che egli possa operare il bene e vivere una vita grande e bella”.
Il sacerdote ha ricordato che l’allora Cardinal Ratzinger aveva elogiato il ruolo dell’Istituto nello sviluppo della teologia morale fondamentale e che – contrariamente agli statuti recentemente approvati – una versione del 2011 degli statuti dell’Istituto affermava che la teologia morale fondamentale dovrebbe essere uno degli obiettivi principali della scuola.
Il 29 luglio, un comunicato stampa dell’Istituto ha dichiarato che la cattedra di teologia morale fondamentale è stata eliminata perché questa materia si studia nel “primo ciclo”, ossia il programma di studi teologici richiesto per l’ammissione agli studi post-laurea nelle facoltà pontificie”.
Granados ha definito questa spiegazione “priva di logica”.
“Tra le cattedre ci sono almeno altre due materie (antropologia teologica, teologia fondamentale) offerte nel primo ciclo che non sembrano creare problemi. Inoltre, si sa che la cattedra di una materia di natura generale, quando quest’ultima è insegnata a un livello più alto, non si limita alla ripetizione di quanto si è appreso nel primo ciclo, bensì approfondisce diversi aspetti, come si può notare esaminando i corsi offerti da Melina negli ultimi anni. Melina ha approfondito aspetti concreti della teologia morale fondamentale per illuminare i temi della morale matrimoniale, della sessualità e della famiglia”.
Granados ha sottolineato che nei precedenti 38 anni in cui la materia è stata insegnata all’Istituto ‘Giovanni Paolo II’, il fatto che si offrisse il suo insegnamento non aveva mai suscitato problemi.
“La ragione che è stata data può essere interpretata solo come uno specchietto per le allodole. Qual è la ragione triste ma vera? Non è forse il fatto che Melina […] sia rimasto fedele alla Humanae vitae e alla Veritatis splendor, e che la cattedra sia stata eliminata per eliminare Melina?”.
Granados ha anche parlato della rimozione del Padre José Noriega, DCJM, detentore della cattedra di teologia morale speciale presso l’Istituto.
Il 29 luglio l’Istituto ha dichiarato che Noriega era stato rimosso perché la sua posizione di superiore nella sua piccola comunità religiosa era “incompatibile” con le sue funzioni di professore, ed era quindi proibita dal diritto canonico.
Il diritto canonico “proibisce solamente l’assunzione di due cariche incompatibili. […] Le cariche in questione in questo caso sono veramente incompatibili, se si considera che la comunità religiosa di Noriega ha solo 24 membri permanenti? La risposta richiede un’esame prudente. E le due persone che avevano la responsabilità su questa questione – vale a dire i due precedenti presidenti dell’Istituto, Melina e Sequeri – non hanno giudicato incompatibili le due responsabilità, dato che hanno permesso a Noriega di insegnare per 12 anni e che la sua carica di superiore era pubblica e ben nota”, ha dichiarato Granados a CNA.
“Inoltre, il Padre Noriega lascerà la sua posizione di superiore generale tra cinque mesi, cosa che [il Gran Cancelliere dell’Istituto,] l’Arcivescovo Paglia e Monsignor Sequeri sapevano già”.
“Se il vero problema è quello dell’incompatibilità ma il suo lavoro è apprezzato, perché non trovano una soluzione nelle regole della curia, per esempio un permesso di sei mesi, eliminando così il problema? Se non lo fanno, quale altra spiegazione rimane se non il fatto che questa sia una scusa per poter eliminare la cattedra dell’amore e del matrimonio e per potersi sbarazzare della persona incaricata delle pubblicazioni dell’Istituto, e tutto ciò perché Noriega è favorevole alla Humanae vitae e alla Veritatis splendor?”.
“Si tratta di due casi molto seri trattandosi di un’istituzione accademica. L’insegnamento di questi professori presentava forse problemi dottrinali? Come possono testimoniare gli studenti, e come rivelerebbe un’analisi dei loro scritti, essi hanno sempre osservato un estremo rispetto per il Magistero, ivi compreso, ovviamente, quello di Papa Francesco”.
“La spiegazione dell’insegnamento del papa in continuità coi pontefici anteriori non è qualcosa di fondamentale per qualsiasi ermeneutica cattolica, ma è promossa dallo stesso papa. E in ogni caso, se nonostante tutto qualcuno ritenesse che nei loro insegnamenti vi siano problemi dottrinali, perché non vengono giudicati e non si dà loro la possibilità di difendersi?”, si è chiesto Granados.
“Ebbene, se verrà permesso questo abuso, la libertà accademica di tutti gli insegnanti sarà minacciata. Siamo tutti di fronte allo stesso problema: ci si potrebbe espellere non perché neghiamo la dottrina della fede – il che sarebbe giusto – ma perché seguiamo linee teologiche che non sono di gradimento delle autorità accademiche. Da questo punto di vista tutti noi detentori di una cattedra universitaria possiamo dire: ‘Io sono Melina e Noriega’”.
“Dovremmo sentirci tutti allarmati da questo esercizio di potere arbitrario sulla natura del lavoro universitario: la discussione argomentativa nella ricerca comune della verità. E cosa si opinerebbe di questo modo di procedere nelle comunità accademiche europee?”, chiede il sacerdote.
Granados ha espresso la sua preoccupazione per il fatto che l’offerta di corsi a molti membri polacchi della facoltà verrà limitata, una decisione che – ha dichiarato – indebolirà i legami dell’università col papa polacco San Giovanni Paolo II. Egli ha anche censurato la rimozione della Professoressa Maria Luisa Di Pietro, il cui approccio alla bioetica – ha detto – somigliava molto a quello di Giovanni Paolo II. Granados ha anche sottolineato che verrà offerta una quantità minore di corsi sull’antropologia dell’amore, una materia importante per l’ultimo papa, e ha confidato che Stanislaw Grygiel, amico personale di Giovanni Paolo II che detiene la cattedra universitaria su Wojtyla, è stato informato del fatto che non darà regolarmente lezioni nell’Istituto.
Il sacerdote ha aggiunto che gli studenti e la facoltà sono preoccupati dalle future nomine di professori che verranno presto effettuate.
“Secondo alcune voci che circolano verrà a insegnare il Professor Maurizio Chiodi, che è aperto nei confronti della legittimità della contraccezione e ritiene che gli atti omosessuali siano ‘accettabili’ in alcune situazioni. Se verranno promossi nuovi professori di ruolo con le stesse idee, senza seguire le procedure normali, facendosi scudo di un’‘urgenza’ della quale non viene fornita alcuna ragione, si creerà una grande tensione all’interno dell’Istituto”, ha dichiarato Granados.
“Coi poteri che il Gran Cancelliere detiene attualmente e con le intenzioni che tradisce facendo fuori Melina e Noriega, passerà poco tempo prima che egli sostituisca l’intero staff di insegnanti con un altro completamente alieno alla visione di San Giovanni Paolo II. Per il grande papa polacco, al centro di tutto vi era sempre la fedeltà della Chiesa alla Carne del Cristo, che assume in Sé il progetto del Creatore e in tal modo può guarire le ferite e le fragilità dell’uomo”, ha aggiunto.
Granados ha dichiarato a Christian News Agency che “gli studenti si sono resi conto dei gravi problemi di cui ho parlato”. A proposito di una lettera inviata dagli studenti a Paglia e Sequeri il 25 luglio, egli ha affermato che “con la loro azione comune, rispettosa e coraggiosa, i nostri studenti testimoniano il loro apprezzamento per l’Istituto, perché hanno trovato in esso una comunità di insegnanti e alunni in cui venivano sollevate grandi questioni e si poteva cercare la verità dell’amore”.
“Così, si erano aperti per loro orizzonti di grandezza e di fecondità nel loro ministero pastorale con le famiglie. La lettera spiega il suo intento e include le ragioni per il timore che l’identità che San Giovanni Paolo II voleva imprimere all’Istituto da lui fondato e affidato alla protezione della Vergine di Fátima non sarà preservata”.
Nonostante queste preoccupazioni, Granados ha dichiarato a Christian News Agency di ritenere ancora possibile che gli amministratori dell’Istituto comprendano la visione di Papa Francesco di un approccio fruttuoso e collaborativo per il rinnovamento dell’Istituto.
“Ho lavorato per tre anni per questo obiettivo insieme a Monsignor Sequeri, che può testimoniare le nostre relazioni cordiali e fruttuose. Avevamo trovato un approccio al rinnovamento che rispettasse la missione dell’Istituto, per una nuova fecondità che includesse il retaggio dei nostri fondatori e la ricca tradizione cattolica. Monsignor Sequeri mi ha assicurato molte volte che non dovevamo temere le voci di licenziamenti, e che il lavoro collegiale degli insegnanti sarebbe stato rispettato”.
“Ma alla fine, in modo inspiegabile, di sorpresa, è successo il contrario, con grave pregiudizio per l’Istituto, per gli insegnanti e per gli studenti. È possibile ritornare a quel cammino costruttivo? L’Arcivescovo Paglia e Monsignor Sequeri sanno che gli insegnanti e gli studenti lo desiderano, come hanno già dimostrato. Ma è necessario rintracciare i passi falsi. Il primo ostacolo si potrà rimuovere reintegrando nella facoltà gli insegnanti rimossi. Non si costruisce nulla di solido sulla rimozione iniqua di colleghi stimati in tutta la comunità accademica, non solo all’interno dell’Istituto, ma nell’intero mondo universitario cattolico”, ha aggiunto.
Granados ha poi affermato di sperare che si possa effettuare un rinnovamento più fecondo, poiché crede che la missione dell’Istituto ‘Giovanni Paolo II’ sia importante per la missione della Chiesa.
“Giovanni Paolo II ha avuto una grande intuizione che è sorta dall’esperienza della sua vita. ‘Quando ero un giovane sacerdote’, ha scritto, ‘ho imparato ad amare l’amore umano’. È stato il suo lavoro con le giovani coppie che gli ha permesso di scoprire che la famiglia è il cammino della Chiesa, perché è in essa che si coltivano le esperienze fondamentali che Cristo ha assunto, redento e portato a compimento”.
“Giovanni Paolo II aveva compreso che per recuperare queste esperienze originali, la cui perdita è la grande miseria dell’uomo di oggi, è necessario mettere in luce la verità dell’amore. Egli fondò l’Istituto come comunità accademica dedita alla ricerca di questa verità dell’amore basata sul piano di Dio per il matrimonio e per la famiglia”.
“Poiché la luce per le nostre tenebre non sorge principalmente da un’analisi dei problemi dell’uomo, bensì dal considerare qualcosa di più originale: il dono che Dio ha dato all’uomo e alla Chiesa in ogni matrimonio e in ogni famiglia. Qui è inclusa l’intuizione della misericordia, che Papa Francesco ha promosso così tanto: il primo atto di misericordia di Dio nei confronti dell’uomo è stato quello di dargli una famiglia e di salvare la famiglia, perché da lì è possibile ricostruire l’intero soggetto umano e restaurare la capacità di agire”, ha aggiunto Granados.
“È proprio a questo punto che si vede anche l’importanza della morale, che l’Istituto ha coltivato alla luce dell’amore, come un modo di portare a compimento la nostra vocazione all’amore e come capacità di costruire una vita bella e piena. Dato che in questo cammino d’amore è necessario recuperare il linguaggio del corpo, Giovanni Paolo II ha affidato all’Istituto la sua catechesi sull’amore umano, in cui egli ha delineato una teologia del corpo che ha continuato a svilupparsi in questi ultimi anni con grande fecondità”.
Nella “teologia del corpo”, ha affermato Granados, Papa San Giovanni Paolo II “ci chiama a rileggere attentamente il linguaggio del corpo, un linguaggio inscritto dentro di noi dal Creatore, e che si basa sulla differenza sessuale dell’uomo e della donna aperti alla vita. A partire da questa visione antropologica unitaria una facoltà è stata coltivata e arricchita, diffusa in tutti i continenti, in diversi settori, in modo che lo studio di ogni disciplina arricchisca gli altri, evitando la frammentazione che è così tipica del lavoro universitario odierno. La brusca rottura che osserviamo in questi giorni diluisce la memoria di questa tradizione vivente, che è preservata specialmente nella gente, e mette in pericolo questo ricco retaggio”, ha concluso il sacerdote.
“Il lavoro e i frutti dell’Istituto sono stati ingenti e si possono vedere nel gran numero di studenti formati (sacerdoti, laici, famiglie) che sono attivi nell’insegnamento e nella cura pastorale delle famiglie, di conferenze a cui tanti specialisti di tante discipline sono stati invitati, di illuminanti pubblicazioni per i ministeri pastorali, di iniziative pastorali concrete per aiutare le famiglie portando, come il Buon Samaritano, olio per le loro ferite e il vino della gioia della loro vocazione all’amore”.
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
Mons. Melina:
RispondiEliminaAmoris laetitia. Una interpretazione legittima, coerente, feconda
Monsignor Melina, già preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia, recensisce un vademecum sull’esortazione del Papa
https://www.tempi.it/amoris-laetitia-una-interpretazione-legittima-coerente-feconda/
Capite, a che punto siamo?
Il vero problema è il concilio. Bergoglio non è che l'ultimo atto. rovinoso, di una rivoluzione innescata da allora. E oggi diventa più difficile discernere il grano dal loglio....
RispondiEliminanon mi stupisce quel che ha detto allora mons. Melina (ha fatto il cerchiobottista).... e nonostante è stato defenestrato perché, ormai, la continuità storicista del soggetto chiesa (in luogo dell'oggetto Rivelazione) rende possibile oltrepassare persino Giovanni Paolo II e il suo personalismo della "teologia del corpo".
RispondiEliminaQui c'è Paglia e il nuovo che avanza:
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=CmdX89lmQOQ&feature=youtu.be
Duomo Terni,opera commissionata dal vescovo Paglia spiegata dall'autore: 'Gay e trans si salvano'
A proposito del commento di Melina su Amoris confusio ... due cose:
RispondiEliminaa) Caffarra si sarà rivoltato nella tomba a sentirlo e
b) come disse per un altro contesto il grande Josè Mourinho ... si tratta di prostituzione morale.
Alessandro Mirabelli
RispondiEliminaNon è passata inosservata la lunga intervista concessa alla Catholic News Agency dal vicepreside del Pontificio Istituto teologico Giovanni Paolo II per le Scienze del matrimonio e della famiglia, padre José Granados. Con le sue dichiarazioni, il sacerdote prende apertamente una posizione allarmata e critica “dall’interno” nei confronti dei cambiamenti introdotti nell’Istituto fondato nel 1982 per volontà del Papa polacco e da questi affidato direttamente a Carlo Caffarra.
A guidare la riforma in atto è monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la vita e la famiglia, scelto da papa Francesco come gran cancelliere dell’Istituto. Ebbene, Granados di fatto accredita, sebbene utilizzando sempre toni rispettosi, le interpretazioni di alcuni giornali (vedi per esempio il Foglio) che sono arrivati a parlare addirittura di un tentativo di cancellazione del pensiero di Wojtyla sulla famiglia e di «epurazione» dei professori fedeli al magistero del Papa santo.
Granados, che oltre a essere vicepreside dell’Istituto Giovanni Paolo II è anche consultore della Congregazione per la dottrina della fede dal 2013 e dal 2018 del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, sembra essersi deciso a parlare in seguito all’uscita, lunedì 29 luglio, del comunicato stampa con cui l’Istituto ha provato a smentire alcune notizie e ricostruzioni polemiche apparse in diverse testate.
.....
https://www.tempi.it/che-cosa-e-a-rischio-davvero-nello-scontro-sullistituto-giovanni-paolo-ii/
«Lo sviluppo della dottrina può certamente avvenire a condizione che non significhi negazione o contraddizione con quanto il Magistero ha insegnato prima: eodem sensu, eademque substantia (Vaticano I). La coerenza vitale con la Tradizione, senza aggiunte spurie e senza perdita di elementi essenziali, è una condizione per lo sviluppo organico, come insegnò il beato John Henry Newman. Altrimenti, cadiamo nel modernismo, che pretende di trasformare la dottrina dall’interno, adattando le sue formule alla coscienza e all’esperienza religiosa dei tempi. Fu proprio Paolo VI, in un’udienza del 19 gennaio 1972, a denunciare la sopravvivenza del modernismo, che “sotto altri nomi è ancora presente“, perché è espressione di una serie di errori che potrebbero “rovinare totalmente la nostra concezione della vita e della storia”».
RispondiElimina(Livio Melina, National Catholic Register, 20 luglio 2018)
QUEL CONCLAVE DEL 2013...
RispondiElimina"Il Foreign Office britannico potrebbe aver avuto un ruolo importante nell’elezione di papa Francesco. È quanto sostiene Catherine Pepinster, ex caporedattore del settimanale cattolico britannico The Tablet, in un libro nel quale, sulla base di numerose interviste con figure chiave come il cardinale Cormac Murphy-O’Connor e l’allora ambasciatore britannico presso la Santa Sede Nigel Baker, afferma che l’Inghilterra ha svolto 'un ruolo cruciale' nell’elezione del papa argentino 'destinato a scuotere la Chiesa cattolica'".
...CHE ELESSE UN GESUITA AL SOGLIO DI PIETRO, EVENTO SENZA PRECEDENTI!
https://www.aldomariavalli.it/2019/08/02/il-conclave-del-2013-un-colpo-di-stato-made-in-great-britain/amp/
RispondiEliminaSì, la radice del problema sta nel concilio Vat. 2, ma qui siamo in piena dittatura! Fatta e finita.
RispondiEliminaSequeri, il preside, è l'autore di quelle orride canzonette anni '70 che ancora oggi si cantano nelle parrocchie?
RispondiElimina"E' necessario resistere, forti nella fede, all'errore, anche quando si manifesta sotto l'apparenza di pietà, per potere abbracciare gli erranti nella carità del Signore, professando la verità nella carità".
RispondiEliminaJoseph Ratzinger
la Tradizione della Chiesa non nasce dopo 3 secoli o 10 secoli di storia della Chiesa - ma che è nella stessa Tradizione che sono Scritti i Vangeli stessi. Scrittura e Sacra Tradizione - da distinguere da una autorevole tradizione ecclesiastica o culturale che può essere prudentemente sviluppata - sono l'unica Rivelazione divina che ci è stata data - e non sono separabili tra loro né gerarchizzabili (questa è una espressione che lo stesso Concilio Vaticano II ha mantenuto nei sui Documenti ufficiali). Purtroppo la Chiesa di oggi è come la moglie di Lot ... un piede in cento scarpe e così lascia tutti insoddisfatti ... e divenine una statua di sale senza alcun sapore di sale ... rdv
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