Il nostro quotidiano bollettino di guerra, mentre continuiamo a camminare sulle rovine...
Cari fratelli e sorelle, la Curia romana non è un corpo staccato dalla realtà – anche se il rischio è sempre presente –, ma va concepita e vissuta nell’oggi del cammino percorso dagli uomini e dalle donne, nella logica del cambiamento d’epoca. La Curia romana non è un palazzo o un armadio pieno di vestiti da indossare per giustificare un cambiamento. La Curia romana è un corpo vivo, e lo è tanto più quanto più vive l’integralità del Vangelo. Il Cardinale Martini, nell’ultima intervista a pochi giorni della sua morte, disse parole che devono farci interrogare: «La Chiesa è rimasta indietro di duecento anni. Come mai non si scuote? Abbiamo paura? Paura invece di coraggio? Comunque la fede è il fondamento della Chiesa. La fede, la fiducia, il coraggio. […] Solo l’amore vince la stanchezza».Il Natale è la festa dell’amore di Dio per noi. L’amore divino che ispira, dirige e corregge il cambiamento e sconfigge la paura umana di lasciare il “sicuro” per rilanciarci nel “mistero”.
È la conclusione del discorso alla Curia per gli auguri di Natale.
È rimarchevole il fatto che il suo confratello gesuita abbia nominato Martini proprio in riferimento alla riforma della Curia inquadrata in una vera e propria rivoluzione della Chiesa, conforme alla visuale di Bergoglio, di Martini e di tutti i modernisti (compresi quelli avvicendatisi sul soglio petrino durante gli ultimi cinquantanni che corrisponde ad una chiesa che deve costantemente adeguarsi al mondo che cambia, dapprima avvenuta in maniera soft ed ora con grandi fughe in avanti.
Alcuni passaggi inquietanti
La Chiesa che si adegua al mondo. “Non siamo più nella cristianità”: una morte annunciata.
La Chiesa che si adegua al mondo. “Non siamo più nella cristianità”: una morte annunciata.
La Chiesa cattolica oggi “non è più l’unica che produce cultura, né la prima, né la più ascoltata. Abbiamo pertanto bisogno di un cambiamento di mentalità pastorale, che non vuol dire passare a una pastorale relativistica. Non siamo più in un regime di cristianità perché la fede – specialmente in Europa, ma pure in gran parte dell’Occidente – non costituisce più un presupposto ovvio del vivere comune, anzi spesso viene perfino negata, derisa, emarginata e ridicolizzata”.... Inoltre Bergoglio difende la riforma della Curia e avverte: “Necessario un cambio di paradigma nella missione”. Quando vennero istituite le Congregazioni per la Dottrina della Fede e per l’Evangelizzazione dei popoli “si era in un’epoca nella quale era più semplice distinguere tra due versanti abbastanza definiti: un mondo cristiano da una parte e un mondo ancora da evangelizzare dall’altra.
Adesso questa situazione non esiste più. Le popolazioni che non hanno ancora ricevuto l’annuncio del Vangelo non vivono affatto soltanto nei Continenti non occidentali, ma dimorano dappertutto, specialmente nelle enormi concentrazioni urbane che richiedono esse stesse una specifica pastorale. Nelle grandi città abbiamo bisogno di altre “mappe”, di altri paradigmi, che ci aiutino a riposizionare i nostri modi di pensare e i nostri atteggiamenti: fratelli e sorelle, non siamo nella cristianità, non più!
... occorre mettere in guardia dalla tentazione di assumere l’atteggiamento della rigidità. La rigidità che nasce dalla paura del cambiamento e finisce per disseminare di paletti e di ostacoli il terreno del bene comune, facendolo diventare un campo minato di incomunicabilità e di odio. Ricordiamo sempre che dietro ogni rigidità giace qualche squilibrio. La rigidità e lo squilibro si alimentano a vicenda in un circolo vizioso ed oggi questa tentazione della rigidità è diventata tanto attuale.
Una prima osservazione a caldo per sommi capi. Ma occorrerà esaminare l'intero discorso, complesso e infarcito di un linguaggio pirotecnico che giustifica la riforma con “grandi sfide” e “necessari equilibri” tirando in ballo persino la "conversione antropologica", dopo la "conversione pastorale" e la "conversione del papato" (Evangelii gaudium, 32) di cui ho parlato qui.
Viene reiterata l'affermazione che ciò che conta è che la Chiesa, e la Curia romana per prima, guardi all’umanità in cui tutti sono “figli di un unico Padre”. Questo non è vero, perché siamo tutti creature di Dio, ma figli di Dio sono solo i cristiani che, nel Battesimo, ricevono l'adozione a figli nel Figlio! [vedi]
E ci risiamo con la rigidità, con cui confonde e delegittima il rigore della chiara definizione del dogma, che rappresenta la Verità oggettiva, non evolutiva.
L'espressione basilare “cambio di paradigma” indica una rottura drammatica, improvvisa e inaspettata nella comprensione umana e quindi qualcosa come un nuovo inizio. Rottura da cosa lo sappiamo; ma rifiutiamo l' altrove che introduce, lontano da Cristo e dal suo insegnamento, infarcito di parole e concetti fumosi. Ricordo una significativa affermazione di George Weigel, noto anche come amico e biografo di Giovanni Paolo II, e rimando per gli approfondimenti al mio articolo: I “cambiamenti di paradigma” sono estranei alla Chiesa cattolica [qui]. In ogni caso la radice della distorsione è nello storicismo e nell'antropocentrismo introdotto dal concilio. Son cose dette, ripetute e approfondite in molte altre occasioni; ma cadute nel vuoto anche perché non riprese in un dibattito, tanto indispensabile quanto inesistente nella strana nuova chiesa-del-dialogo, che dialoga con tutti tranne che con la Tradizione e invece di argomentare affibbia etichette.
Ma è bene ricordare San Vincenzo da Lerino:
Viene reiterata l'affermazione che ciò che conta è che la Chiesa, e la Curia romana per prima, guardi all’umanità in cui tutti sono “figli di un unico Padre”. Questo non è vero, perché siamo tutti creature di Dio, ma figli di Dio sono solo i cristiani che, nel Battesimo, ricevono l'adozione a figli nel Figlio! [vedi]
E ci risiamo con la rigidità, con cui confonde e delegittima il rigore della chiara definizione del dogma, che rappresenta la Verità oggettiva, non evolutiva.
L'espressione basilare “cambio di paradigma” indica una rottura drammatica, improvvisa e inaspettata nella comprensione umana e quindi qualcosa come un nuovo inizio. Rottura da cosa lo sappiamo; ma rifiutiamo l' altrove che introduce, lontano da Cristo e dal suo insegnamento, infarcito di parole e concetti fumosi. Ricordo una significativa affermazione di George Weigel, noto anche come amico e biografo di Giovanni Paolo II, e rimando per gli approfondimenti al mio articolo: I “cambiamenti di paradigma” sono estranei alla Chiesa cattolica [qui]. In ogni caso la radice della distorsione è nello storicismo e nell'antropocentrismo introdotto dal concilio. Son cose dette, ripetute e approfondite in molte altre occasioni; ma cadute nel vuoto anche perché non riprese in un dibattito, tanto indispensabile quanto inesistente nella strana nuova chiesa-del-dialogo, che dialoga con tutti tranne che con la Tradizione e invece di argomentare affibbia etichette.
« […] l’evoluzione della comprensione del Vangelo nel corso dei secoli da parte della Chiesa non è una questione di “cambiamenti di paradigma”, o di rotture, o d’interruzioni radicali e nuovi inizi; è ciò che i teologi chiamano lo “sviluppo della dottrina”. E, come ci ha insegnato il Beato John Henry Newman, l’autentico sviluppo dottrinale è organico e in continuità con “la fede che è stata trasmessa ai credenti una volta per tutte” (Giuda 1,3). La Chiesa cattolica non provoca rotture: quella sperimentata 500 anni fa, ha prodotto risultati catastrofici per l'unità dei cristiani e per la causa di Cristo ».
“Nella Chiesa Cattolica bisogna avere la più grande cura nel ritenere ciò che è stato creduto dappertutto, sempre e da tutti. Questo è veramente e propriamente cattolico […] Pertanto, predicare ai cattolici qualcosa di diverso da ciò che hanno ricevuto non è mai stato lecito, non è lecito in alcun luogo e non sarà mai lecito; e anatemizzare coloro che annunziano qualcosa di diverso da ciò che hanno ricevuto è sempre stato necessario, è ovunque necessario e sarà sempre necessario”. (Commonitorium, Ench. Patr. 2168s).
* * *
L’ultimo discorso del papa ai cardinali ha un antefatto. Che doveva restare segreto
Sul discorso alla Curia del 21 dicembre cito un commento di Hermann Sta: "Queste allocuzioni "accusatorie" a fronte di schemi ideologici mi lasciano sempre interdetto. Non ne comprendo la dinamica. Non costruiscono consenso, non motivano. Non si sa a quale scopo sono ricordate idee strumentali che nulla hanno a che fare con la missione della Chiesa".
Sandro Magister [qui] si chiede chi abbia preso di mira (come d'abitudine) quest’anno il papa nel discorso alla Curia, la mattina di sabato 21 dicembre, di cui riporta i passi più pungenti.
Ma prima da' notizia di un altro incontro avvenuto pochi giorni fa tra Francesco e i cardinali. Un incontro cominciato male e finito ancor peggio, di cui nessun organo d’informazione vaticano ha finora fatto parola. Eppure c’è stato. È avvenuto nella cappella vaticana di Santa Marta, la mattina di venerdì 13 dicembre, cinquantesimo anniversario della prima messa di Jorge Mario Bergoglio.
A proporre a papa Francesco di festeggiare questa ricorrenza con una messa da lui celebrata assieme ai cardinali residenti a Roma era stato qualche settimana prima il cardinale Angelo Sodano, nella sua qualità di decano del collegio cardinalizio. Francesco aveva risposto di no. Ma Sodano non si era arreso e grazie al cardinale Giovanni Battista Re, sottodecano del sacro collegio, nuovamente intervenuto sul papa, era alla fine riuscito a piegare la sua resistenza.
Nel diramare ai cardinali la lettera d’invito all’incontro, Sodano ha fatto cenno all’iniziale rifiuto opposto da Francesco. Il quale però ha attenuato solo di poco il suo moto di ripulsa. Il 13 dicembre la messa c’è stata, ma nel più assoluto silenzio da ambo le parti. Il papa non ha tenuto l’omelia e non ha detto una sola parola né prima né dopo il rito. E Sodano neppure ha potuto leggere l’indirizzo di augurio che aveva preparato, a nome non solo dei presenti ma dell’intero collegio cardinalizio. Terminata la messa Francesco ha rapidamente salutato a uno a uno i cardinali ed è andato via.
Nel pomeriggio, sia “L’Osservatore Romano” che “Vatican News” hanno pubblicato il messaggio augurale del cardinale Sodano. Ma senza dare notizia né fornire una sola immagine della messa celebrata col papa.
Questo, infatti, era l’ordine tassativo del pontefice: nessuna notizia e nessuna foto.
Inutile dire che i cardinali convenuti a Santa Marta sono rimasti molto colpiti dalla freddezza ostentata dal papa nei loro confronti. Una freddezza di cui non comprendevano la ragione.
Ed eccoci al discorso prenatalizio alla curia del 21 dicembre. Con l’antefatto che si è detto.
Lo stesso giorno, al discorso ha fatto seguito un "motu proprio" papale che ha dato notizia delle avvenute dimissioni di Sodano dalla carica di decano del collegio cardinalizio.
Corre voce che l'uscita di scena sia legata alla questione degli abusi. Ma ci sono voluti sei anni...
A proporre a papa Francesco di festeggiare questa ricorrenza con una messa da lui celebrata assieme ai cardinali residenti a Roma era stato qualche settimana prima il cardinale Angelo Sodano, nella sua qualità di decano del collegio cardinalizio. Francesco aveva risposto di no. Ma Sodano non si era arreso e grazie al cardinale Giovanni Battista Re, sottodecano del sacro collegio, nuovamente intervenuto sul papa, era alla fine riuscito a piegare la sua resistenza.
Nel diramare ai cardinali la lettera d’invito all’incontro, Sodano ha fatto cenno all’iniziale rifiuto opposto da Francesco. Il quale però ha attenuato solo di poco il suo moto di ripulsa. Il 13 dicembre la messa c’è stata, ma nel più assoluto silenzio da ambo le parti. Il papa non ha tenuto l’omelia e non ha detto una sola parola né prima né dopo il rito. E Sodano neppure ha potuto leggere l’indirizzo di augurio che aveva preparato, a nome non solo dei presenti ma dell’intero collegio cardinalizio. Terminata la messa Francesco ha rapidamente salutato a uno a uno i cardinali ed è andato via.
Nel pomeriggio, sia “L’Osservatore Romano” che “Vatican News” hanno pubblicato il messaggio augurale del cardinale Sodano. Ma senza dare notizia né fornire una sola immagine della messa celebrata col papa.
Questo, infatti, era l’ordine tassativo del pontefice: nessuna notizia e nessuna foto.
Inutile dire che i cardinali convenuti a Santa Marta sono rimasti molto colpiti dalla freddezza ostentata dal papa nei loro confronti. Una freddezza di cui non comprendevano la ragione.
Ed eccoci al discorso prenatalizio alla curia del 21 dicembre. Con l’antefatto che si è detto.
Lo stesso giorno, al discorso ha fatto seguito un "motu proprio" papale che ha dato notizia delle avvenute dimissioni di Sodano dalla carica di decano del collegio cardinalizio.
Corre voce che l'uscita di scena sia legata alla questione degli abusi. Ma ci sono voluti sei anni...
Che questa Messa "silenziosa" e silenziata sia un segno che metta il collegio di fronte alle realtà dei fatti e sia chiamato alla non più eludibile necessità di prendersi le sue responsabilità?
RispondiEliminaNon si può più non vedere e non si può più essere più sordi di chi non vuole sentire. Ma un collegio a maggioranza neomodernista o perfino dalla teologia liquida, potrà essere in grado di cogliere fino in fondo la gravità delle affermazioni teologiche e delle scelte pastorali di questo papa? Ci sembra un collegio intimorito, pauroso e senza voce.
Meno male che c'è almeno mons. Viganò che lancia dei segnali precisi.
SIV
22 dicembre 7^ giorno
RispondiElimina“O REX gentium et desideratus earum,
lapis angularis qui facis utraque unum:
veni et salva hominem quem de limo formasti”.
O Re delle genti e da esse desiderato,
pietra angolare che fai dei due uno:
vieni, e salva l’uomo che hai formato dalla terra.
https://lanuovabq.it/it/operazione-due-papi-colpire-ratzinger-un-tanto-al-chilo
RispondiEliminaLa Bussola ha visto il film di Netflix "I due Papi". Vi risparmiamo la visione: ideologico, ridicolo e frutto di un'operazione un tanto al chilo in cui l'ossessione è dipingere Benedetto XVI come il vecchio e Papa Francesco come il Robin Hood della Chiesa. Tanto per farvi capire: a un certo punto fa capolino anche Bella ciao...
La solitudine dei tiranni deve essere terribile .
RispondiEliminaLa grande malattia dei modernisti duecentannindietro è la cecità legata inoltre all'incapacità di guardare dietro le apparenze.Il fatto che andiamo in aereo o sulla luna, che giriamo tatuati per essere al passo dei tempi, nulla toglie al fatto che siamo i bamba di sempre.
RispondiElimina“Lasciateli stare! Sono ciechi e guide di ciechi” (Matteo 15:1-2.10-14)
Ci dobbiamo unire a quella Carne non solo mediante l’amore, ma in modo reale: e questo avviene per mezzo del Cibo che ci ha donato, per dimostrarci l’amore Suo per noi in cui si unisce a noi e pone in noi il Suo Capo, in modo da formare una cosa sola come il corpo unito al capo.
RispondiElimina[…]
Egli si è dato a noi che Lo desideravamo, non solo per essere visto, ma toccato, mangiato, perché masticassimo la Sua Carne con i nostri denti, e ci unissimo intimamente con Lui in modo da soddisfare ogni desiderio. Ritorniamo allora da quella Mensa come leoni spiranti fuoco, incutendo terrore al diavolo.
[…]
Spesso i genitori affidano ad altri i loro figlioletti perché siano nutriti; io invece, Egli dice, non faccio così, ma vi nutro con le Mie Carni, offro Me stesso come vostro alimento.
[…]
Mi sono unito alla carne e al sangue per voi (nell’Incarnazione), ora di nuovo do a voi la stessa Carne e il Sangue per i quali sono divenuto vostro consanguineo.
(San Giovanni Crisostomo)
La Chiesa cattolica oggi non è più l’unica che produce cultura, né la prima, né la più ascoltata
RispondiEliminaL'abominio è alla ricerca di nuovi limiti ... Adesso viene fuori che la Chiesa deve produrre "cultura"!
Ogni giorno che passa aumenta il numero di preghiere che dovremmo recitare per quest'uomo così sfortunato...!
(Il problema è che ci vanno di mezzo milioni di fedeli)
'Non siamo più nella cristianità!'
RispondiElimina'La rigidità come squilibrio'
..........
È strabiliante come ogni santa volta quest'uomo riesca a dipingere minuziosamente se stesso!
Paolo VI e la Tradizione costitutiva
RispondiEliminaÉ volontà del Santo Padre che si dica più chiaramente e più esplicitamente della natura costitutiva della Tradizione, quale Fonte della Rivelazione. A tal fine lo stesso Sommo Pontefice si è benignato indicare la seguente citazione di S. Agostino: “Sunt multa quae universa tenet Ecclesia, et ob hoc ab Apostolis praecepta bene creduntur, quamquam scripta non reperiantur” (De baptismo contra Donatistas V,23,31 …).
- Lettera del Cardinal Pericle Felici al Cardinal Ottaviani (24.IX.1965), citazione in S. Lanzetta, Il Vaticano II. Un concilio pastorale, Siena 2014, Cantagalli, p. 246
L'inganno, vista anche l'ultima citazione, sta nella correttezza (allora più attenta) nei confronti della dottrina, smentita da una prassi sempre più trasformante de facto quanto affermato de iure.
RispondiEliminaWeekend davvero psichedelico quanto a dichiarazioni ecclesiastiche...
RispondiElimina"Sandro Magister si chiede chi abbia preso di mira (come d'abitudine) quest’anno il papa nel discorso alla Curia, la mattina di sabato 21 dicembre."
RispondiEliminaOhibò. Magister non conosceva (o finge di non conoscere) la pratica gesuitica del farti la "predica contro" durante la celebrazione eucaristica. Cosicché tutti gli astanti sappiano che lui ce l'ha con te, anche se non ti nomina. E per di più avviene durante la celebrazione eucaristica, in modo da colpire meglio chi ha una coscienza. Colpirne uno per intimidarne cento. Il gesuitismo è un distillato del modernismo.
Robespierre nel suo ultimo discorso adotto il sistema di sparare nel mucchio senza dire quale era il bersaglio delle sue invettive. Robespierre era un tiranno ,un dittatore che si era macchiato di orrendi delitti.
RispondiEliminaIn quale "mistero" vuole portare ? Nella logica del cambiamento dell'epoca ma contro il cambiamento coi vestiti nell'armadio? Dopo la rivoluzione francese nella Chiesa, citata da Ratzinger come metafora del concilio, e ritenuta non sufficientemente applicata dal fu Martini, quali vestiti può farsi confezionare ?.... al pari delle pachamame e del priapo….Nuova era, pure in loco già annunciano tal notizia...
RispondiEliminaQuale sarebbe la svolta epocale?
RispondiEliminaPapa Francesco nel suo recente discorso alla Curia Romana, ha detto che stiamo andando incontro a una «svolta epocale». Sono parole grosse, certo interessanti, ma che pongono degli interrogativi: quali i termini di questa svolta? Quale il programma? Quali i fini? Quali gli obbiettivi? Quali i contenuti? Quali i metodi? Quali le tappe della sua realizzazione? Da dove o da chi trarre ispirazione?
Il Papa si sente il promotore o il protagonista di una svolta epocale? Possiamo credergli. Tuttavia, per rendersi credibile, dovrebbe spiegarsi meglio, e rispondere a tutti i suddetti e i seguenti interrogativi ed obiezioni, magari con un’enciclica di 200 pagine.
Sorgono infatti delle perplessità. Le ambizioni di Papa Francesco non sembrano eccessive? In che consisterebbe esattamente questa svolta epocale? Francesco dovrebbe aprire un’intera epoca storica? Ne è proprio sicuro? Dunque l’epoca presente è finita? E come lo sa? Da che cosa lo ricava?
Quali sono i caratteri dell’epoca presente ormai superati, morti o finiti, così che ci sia bisogno di inaugurare una nuova epoca? Siamo sicuri che la presente sia finita? E se invece non fossero prossime la stessa fine del mondo e la Parusia, come alcuni pensano? Cosa ne sappiamo di quando tornerà il Signore? Non potrebbe tornare anche domani? Non è forse in atto nella Chiesa un’impressionante apostasia?
Continua a leggere:
https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/quale-sarebbe-la-svolta-epocale.html
https://padrecavalcoli.blogspot.com/2019/12/quale-sarebbe-la-svolta-epocale.html
Bergoglio ci avverte che stiamo andando incontro ad una svolta epocale? Ma certo, ci di sa dedicando anima e corpo, non un accanimento degno di miglior causa. Per chi non avesse ancora capito la svolta epocale è quella verso il NWO, il governo mondiale della massoneria satanista, con a fianco la religione unica mondiale, perseguita da Bergoglio. Un cesaropapismo diabolico; la terza bestia sarà l'Anticristo, a cui Bergoglio tiene caldo il posto, avendogli lasciato il palazzo apostolico. Regno Sociale di Satana? Ma il Signore aveva altri progetti...
Elimina“Non siamo più nella cristianità”
RispondiEliminaBisognerebbe parlare solo per se stessi. Nessuna difficoltà a credere che lui non lo sia più, anzi che non sia mai stato nella ma, che sempre sia stato fuori la cristianità. Quello che stupisce è la consistenza della faccia. Un vecchio amico definendo i sinistri diceva che mentono a testa alta. Questo è uno di quei casi. Solo un mentitore seriale può sparare parole a casaccio pretendendo che siano accolte come verità rivelata. A lui personalmente.
Comunque questa è una grandissima lezione sul paradigma del male che...non cambia mai. Questo è un gigantesco specchio in cui i cattolici sono invitati specchiarsi. E specchiandosi a pentirsi e chiedere perdono.
anonimo 18,06. A me preoccupa anche che questa nuova era della LORO fede sia sbandierata anche , in stretta connessione temporale, in parrocchia: cambiamento fin dall'inizio dicembre, quindi in anticipo perfino su Bergoglio, nuova era della LORO fede il giorno stesso in cui al vertice iniziavano il sinodo pagano amazzonico. Questo è ancora più preoccupante perché denuncia che "la NUOVA svolta epocale della LORO fede" è sponsorizzata dall'alto prima ancora che venga pronunciata dal vertice, ovvero che trattasi di programma vaticano smistato in diocesi e parrocchie parte di un disegno preciso contro Cristo.
RispondiEliminaUn Papa REALISTA? Ma quando mai! Francesco è un Papa che prende fischi per fiaschi!
RispondiEliminaSiamo indietro di 200 anni? Ma la Chiesa di oggi è molto diversa di quella di 200 anni fa!
Se in Europa non ci sono più cristiani (a parte qualcuno), per il Papa sarebbe colpa di chi è rigido e non di chi ha svenduto la fede?
E vorrebbe accelerare questa disgregazione?
Ma si rende conto di quello che dice? Mi chiedo come sta a livello psicologico!
Caro papa Bergoglio, a proposito di 'cambiamentI d'epoca':
RispondiElimina"Dopo l'era del finito e l'umanesimo antropocentrico della civiltà moderna, deve nascere e nascerà l'era dell'Incarnazione e il suo nuovo umanesimo cristocentrico... alla personalità di tipo medioevale e a quella dell'uomo moderno, deve succedere e succederà la personalità cristiana, modellata sul tipo di Cristo, uomo e Dio ad un tempo."
(beato don Carlo Gnocchi)
Auguri per un AUTENTICO Santo Natale di Nostro Signore Gesù Cristo!
P.S.: Ringrazi pure i 'rigidi' (per nulla affatto squilibrati) credenti cattolici che - a dispetto di TUTTO - si ostinano ancora a chiamarLa papa... Anzi, ringrazi il Signore e Nostra Signora Corredentrice.
Sia chiaro: rispetto il Papa e prego per lui ogni giorno.
RispondiEliminaSemplicemente NON CAPISCO.
Dica CHIARAMENTE come vuole la Chiesa.
RIGIDITA' cosa significa? Chi sono i RIGIDI secondo lui?
Per me rigido è chi ha una mente ideologizzata, incapace di cambiare le idee anche quando si dimostrano sbagliate. La rigidità è un problema psicologico o di ostinazione.
Non c'entra la fede! Non c'entrano i dogmi, che, invece, sono da difendere fin nelle virgole!
Col massimo rispetto: dica chiaramente cosa intende per rigidità, come vuole la Chiesa, faccia esempi, in modo che chi non capisce quello che vuole dire, possa capire.
Basterebbe che rispondesse a qualche "dubia" che da tante parti si manifestano...
Non capisco perché, pur parlando di tutto e su tutto, non risponde
È UN NATALE DI ATTACCHI ALLA FEDE CATTOLICA. MA IL DISSACRATORE PIU DEVASTANTE È BERGOGLIO. - Lo Straniero
RispondiEliminaNon avevo ancora visto QUI questa celebrazione della Pachamama in San Pietro, con Bergoglio, davanti all’altare, il 4 ottobre scorso, in apertura del Sinodo sull’Amazzonia. Si resta allibiti. Capisco perché si parla di profanazione idolatrica e di necessità di riconsacrare la basilica di San Pietro. Forse non sarà “l’abominio della desolazione nel luogo santo” (Mt 24,15) profetizzato da Gesù, ma di certo suscita molta inquietudine.
È un Natale triste per i cristiani se si pensa alle tante “dissacrazioni” di questi giorni che non sarebbero permesse verso nessun’altra religione. Basta qualche titolo.
Due settimane fa il party bolognese intitolato “Immacolata con(trac)cezione”. Il “Giornale” titolava: “Collettivi choc: veglia blasfema. La Madonna circondata da preservativi”.
Dieci giorni fa c’è il caso del poster di Roma su cui Vittorio Feltri, indignato, ha scritto parole di fuoco. Titolo del “Tempo”: “Gesù eccitato con un bambino. Bufera sul Macro per un manifesto blasfemo. La denuncia di Fratelli d’Italia: vergogna, la Raggi intervenga”.
C’è pure dell’altro. Giovedì il “Messaggero” titola su “Netflix, la satira con Gesù gay. Fratelli d’Italia chiede di ritirare il film”.
In tutti questi casi a protestare non è il Vaticano, né la Cei, ma sono i partiti del centrodestra, insieme ai cattolici (lasciati soli dai pastori) e a qualche giornalista di buon senso. Infine qualche ecclesiastico pronuncia delle timide e insipide parole.
L’apparato clericale non ha tempo di difendere Gesù Cristo, la Madonna e la fede dei semplici cattolici da queste operazioni perché oggi è tutto impegnato nella glorificazione del papa argentino, ormai un prodotto mediatico mondano celebrato dalla cultura laicista.
Perfino con il film di Netflix “I due papi” in cui – superando di molto il ridicolo – si rappresenta Benedetto XVI come un papa che bramava la leadership e Bergoglio come uno che l’ha ottenuta senza averla mai cercata: basta una minima conoscenza della realtà per sapere che è vero l’esatto contrario, infatti Ratzinger è colui che si è dimesso, mentre Bergoglio si è arrabattato per anni per scalare i vertici (perfino venendo meno al voto dei gesuiti).
Ma – tornando a quelle “provocazioni” contro il cattolicesimo – non stupisce solo la latitanza del mondo clericale. C’è di peggio.
Lo stesso magistero di Bergoglio è costellato di esternazioni e gesti che lasciano sconcertati i fedeli, come quando esibì la falce e martello con crocifisso annesso, dono del boliviano Morales.
....segue
RispondiEliminaO quando disse che, nell’episodio dell’adultera, “Gesù fa un po’ lo scemo” (16 giugno 2016) o quando, il 16 maggio 2013, negò il miracolo della moltiplicazione dei pani fatto da Gesù (“Non si moltiplicarono. No, non è la verità”) o quanto (il 21 dicembre 2018) negò di fatto il dogma dell’Immacolata concezione di Maria.
Scandalo ha suscitato il caso del recente Sinodo dell’Amazzonia quando – scrive Corrispondenza romana – “il 4 ottobre Papa Francesco ha partecipato ad un atto di adorazione della dea pagana Pachamama nei Giardini Vaticani”, provocando la “protesta di cento studiosi” i quali hanno sottoscritto un documento che esordiva così: “Noi sottoscritti chierici, studiosi e intellettuali cattolici, protestiamo e condanniamo gli atti sacrileghi e superstiziosi commessi da Papa Francesco”.
La serie sarebbe lunga. In queste settimane di attesa del Natale ce ne sono state altre. Il 12 dicembre scorso, per esempio, Bergoglio ha affermato che la Madonna “si è meticciata” e addirittura “ha ‘meticciato’ Dio”.
L’evidente volontà di strumentalizzare politicamente Dio e la Madre di Dio per legittimare la sua discutibilissima idea delle migrazioni potrebbe essere accostata – per profondità di pensiero – all’affermazione del vignettista Vauro per il quale “Gesù è palestinese” (Vauro poi ha voluto bersagliare anche il povero Babbo Natale con parole incredibili).
Ma l’affermazione di Bergoglio su “Dio meticciato”, che lui lo sappia o no, ricade anche – ha osservato il professor De Mattei – “nell’eresia di Eutiche (378-454)”.
Del resto la sua volontà di usare i simboli sacri per propagandare le sue idee politiche è evidente in molti suoi gesti. In questi giorni, per esempio, ha annunciato su Twitter di aver “deciso di esporre questo giubbotto salvagente, ‘crocifisso’”, per pretendere porti spalancati a migrazioni di massa.
Si può star sicuri che – come in passato – anche quest’anno non esiterà a strumentalizzare politicamente il Natale per propagandare l’idea – cara ai potenti della globalizzazione – di una tempesta migratoria generale.
Del resto nel suo establishment si cerca di dargli man forte “riscrivendo” perfino la Bibbia. E’ di questi giorni il volume della Pontifcia Accademia Biblica “Che cosa è l’uomo?” dove – scrive il sito cattolico “La Bussola quotidiana” – si “sostiene che Sodoma sarebbe stata distrutta non per gli atti omosessuali degli abitanti, ma per la loro mancanza di ospitalità. L’ossessione immigrazionista diventa criterio esegetico del testo sacro”.
In pratica Sodoma fu punita da Dio perché votava Salvini e Meloni. Del resto il gesuita padre Sorge, confratello e grande sostenitore di Bergoglio, è arrivato a identificare “il pesce delle piazze di oggi (le ‘sardine’) ” con quel simbolo cristologico che fu “il pesce dei primi cristiani (IXTHYS)”, da cui si deduce che il governatore emiliano Bonaccini, a sostegno del quale sono nate le sardine, deve essere identificato con Gesù Cristo.
La confusione di sacro e profano va ben oltre il ridicolo nel mondo clericale. Dunque c’è poco da scandalizzarsi delle dissacrazioni laiciste.
Il presidente emerito del Senato Marcello Pera, un intellettuale laico, ha dichiarato in una intervista: “Questo pontificato è uno scandalo in senso biblico, disorienta e fa cadere i fedeli, non porta frutti, anzi li fa diminuire… Per quello che riguarda i fondamenti della fede cattolica, questo pontificato è un oltraggio alla ragione”.
Antonio Socci
Da “Libero”, 22 dicembre 2019
Bravissimo, Socci!
RispondiElimina
RispondiEliminaL'ultimo discorso di Robespierre
Sparò nel mucchio, senza fare i nomi o farli capire, dei prossimi ghigliottinati.
In tal modo terrorizzò tutti e diede coraggio ad alcuni, il coraggio della disperazione,
che in breve tempo
organizzarono il complotto che lo avrebbe fatto cadere.
IL Paese era anche stufo del terrore giacobino.
«La Chiesa è rimasta indietro di duecento anni. Come mai non si scuote? Abbiamo paura? Paura invece di coraggio? Comunque la fede è il fondamento della Chiesa. La fede, la fiducia, il coraggio. […] Solo l’amore vince la stanchezza».
RispondiEliminaLa frase più vieta e rozza che un prelato progressista abbia potuto dire. Un concetto da agit prop leninista anni ’80. Essere “indietro” in fatti di fede e spiritualità è l’accusa ideologica di rara stupidità . Perché non “indietro di mille anni?”. O di duemila, magari? No, Martini come Bergoglio o i suoi adepti, hanno ancora sul gozzo il “rifiuto della modernità” di Pio Nono e Pio decimo.
M.B.
Martino Mora:
RispondiElimina"La Chiesa è rimasta indietro di ducento anni". Bergoglio ripete una delle famose frasi del suo mentore, il defunto cardinale Carlo Maria Martini.
"Indietro" rispetto a chi? O a cosa? Indietro rispetto al protestantesimo? All'illuminismo? Alla massoneria? Alla Rivoluzione francese? Al liberalismo? Al socialismo? Alla Rivoluzione sessuale? Sarebbe molto interessante chiederlo a Bergoglio, dato che Martini non può più rispondere.
Per la Chiesa non è questione di essere "indietro" o "avanti". La Chiesa infatti vive nella storia, ma non si confonde mai del tutto con la storia. L'Eterno si è rivelato nella storia, ma esso non è la storia. Il riferimento della Chiesa è l'Eterno, e non si può essere "indietro" rispetto all'Eterno. Le parole di Martini e di Bergoglio sono le parole di chierici subalterni al mondo.
RispondiEliminaBuon articolo di Socci. Però sui pesanti attacchi di mons. Schneider e, per ben due
volte, di mons. Viganò al Concilio e ai suoi errori quali casua profonda degli attuali
mali, nulla dice, a quanto se ne sa.
Forse non se ne è accorto.
Finora Socci è stato sempre notoriamente ostile ad aprire un discorso critico sul Concilio.
Dopo gli interventi dirompenti dei due eminenti prelati, potrebbe perlomeno porsi il problema se essi abbiano o meno ragione.
"La Chiesa cattolica oggi “non è più l’unica che produce cultura, né la prima, né la più ascoltata".
RispondiEliminaDavanti a tutto che abbiamo visto negli ultimi 60 anni, credo che non se può dire che la Chiesa produce cultura. La mentalità dell'aggiornamento ha fatto la Chiesa diventare un'assimilatrice di culture moderne. È giustamente per questo che Bergoglio può riesumare l'eretico cardinale Martini. Dire che "La Chiesa è rimasta indietro da duecento anni". Questo vuoi dire che ci sono duecento anni di cultura da assimilare? Infatti non siamo più nella cristianità, ma questo non è il problema, il problema é se siamo ancora in una Chiesa almeno cristiana. Se resta qualcosa di cristiano nella Chiesa, con queste riforme, tutto scomparirà. Almeno fino a Pio XII, la Chiesa aveva una cultura e il ruolo dell'autorità era quello di conservarla. Le sue produzione culturale erano fatte in continuità con la Tradizione apostolica. Quello che che vediamo negli ultimi 60 anni è un enorme vuoto culturale nella Chiesa. La cosa è tanto grave che al cattolicesimo di Bergoglio, independente dei suoi discorsi contro il proselitismo, è qualcosa impossibile da qualcuno se convertire, perché è una vera e propria aberrazione.
""Indietro" rispetto a chi? O a cosa? Indietro rispetto al protestantesimo? All'illuminismo? Alla massoneria? Alla Rivoluzione francese? Al liberalismo? Al socialismo? Alla Rivoluzione sessuale? Sarebbe molto interessante chiederlo a Bergoglio, dato che Martini non può più rispondere".
RispondiEliminaAnonimo,
Credo che sia in relazione al mondo moderno. La Chiesa per i progressite/modernistas è il corpo del mondo, l'umanita.