CORREGGIO. Da medico specializzato in pneumologia a sacerdote e ritorno. È il percorso che don Alberto Debbi, 43 anni, ordinato nel dicembre dell’anno scorso, oggi vice parroco nella chiesa di San Quirino a Correggio, dove si occupa dei giovani, sta per compiere.
Il sacerdote, infatti, appenderà, per un periodo, la tonaca al chiodo, per indossare nuovamente il camice di medico. Da domani, don Alberto prenderà servizio al centro Covid-19 dell’ospedale di Sassuolo – presidio dove ha lavorato dal 2007 al 2013, anno nel quale ha iniziato gli studi sacerdotali – per aiutare i colleghi pneumologi a sconfiggere questo male sconosciuto.
«C’è bisogno, in questo momento come non mai, di mettere a disposizione tutto ciò che si ha – spiega don Alberto – io sono un medico specializzato nella branca della quale ora si ha particolare necessità e certo non posso tirarmi indietro».
Don Alberto si è offerto volontario telefonando agli ex colleghi «che, devo dire, sono stati felicissimi del mio rientro e anzi si sono dati da fare perché questo accadesse». Dai giovani e dalla preghiera, alle corsie dell’ospedale, alla sofferenza, ai turni di lavoro che non finiscono mai. «Il turbinio di emozioni, in queste ore, è grande – confessa – e non nascondo di avere una certa preoccupazione a riprendere in mano una professione che non pratico più da diversi anni. Ma sono fiducioso di poter essere di aiuto, una volta eliminato quello stato di ruggine che per forza di cose si è formato».
Un saluto particolare don Alberto lo ha dedicato ai suoi ragazzi: «Vi chiedo una preghiera personale – ha scritto in un messaggio che ha fatto il giro, in queste ore, di decine di chat – perché da mercoledì ricomincerò il mio mestiere. Penso che in questo periodo difficile e di sofferenza sia anche questo un modo per mettersi a disposizione con tutte le conoscenze che abbiamo. Quella del medico è una parte ancora viva in me e ora più che mai mi spinge a donarmi».
Don Alberto, che ha ringraziato vescovo e parroco di San Quirino per il via libera a riprendere la professione, non ha alcuna intenzione di “abbandonare” giovani e parrocchiani: «Sarò meno raggiungibile, certamente – conclude – ma ho il cellulare e utilizzerò i social per comunicare con loro. E quando potrò, dirò messa e pregherò». Fino a quando l’emergenza coron
avirus sarà finita e don Alberto potrà tornare nella sua chiesa.
Cristina Orsini - Fonte
Sembra una storia uscita da un romanzo di Archibald Joseph Cronin.
RispondiEliminaSacerdote e medico, Medico e sacerdote, un mix vicino alle stelle. Grazie Signore!
OT
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=SpQsMnmxMCo
LA FINE DEL GLOBALISMO E IL RITORNO AGLI STATI SOVRANI - Arnaldo Vitangeli
Carissimo don Alberto, grazie per la tua coraggiosa scelta!
RispondiEliminaDio e Maria Santissima ti proteggano!
Per un Cattolico non è aut Fidel aut Ratio, ma et Fides et Ratio.
RispondiEliminaGrazie, Don !
Attualmente ,come prete ,è molto più importante che sia in ospedale ,anzi direi che è fondamentale. Un prete fra la gente che soffre e muore è prezioso per la sua sola presenza. I giovani (?) possono aspettare e se e ribadisco se vogliono veramente diventare dei buoni cristiani hanno tutto il tempo per farlo.Auguri don Alberto e che il Signore ti protegga.
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