Mi perdonerete la lunghezza di questa riflessione, ma è necessario essere chiari contro i tipici slogan neocatecumenali che con acrobatici sofismi, giochi di parole, doppi sensi e altre furberie, cercano di giustificare la loro ingiustificabile mentalità da setta e relative conseguenze. La grave faccenda della "comunione neocatecumenale da asporto" richiede particolare attenzione, visto che costituisce un comodissimo "precedente" per i kikos per trattare il Santissimo Sacramento come una specie di "sacro snack take-away".
Premessa fondamentale: in qualità di cattolici sappiamo che il bene supremo di ogni anima è la salvezza (ogni singola anima dirà: "la mia salvezza"), e che gli strumenti che Nostro Signore si è degnato di donarci - una dottrina immutabile (poiché Dio è verità eterna) e i sette sacramenti (segni sensibili ed efficaci) - sono essenziali per la salvezza. Nostro Signore non ha mica operato per hobby o insegnato per sport.
Ogni fedele cattolico trema nel pensare alla questione "salvezza della mia anima", perché nonostante le migliori intenzioni e a causa dell'inclinazione al peccato quella salvezza è sempre a rischio (per dannarsi è sufficiente un solo peccato mortale). L'infinita misericordia di Dio non contraddice la Sua infinita giustizia, né la divina grazia può essere considerata una bacchetta magica che contraddice la libertà umana. Lo sapevano bene anzitutto i santi: don Bosco, ad esempio, dopo una vita da gigante della fede, nell'ultimo periodo della sua vita temette per la propria anima e chiese umilmente preghiere. (Diversissimo è il "pregatepermè" di Kiko Argüello, che va tradotto con "che io sia sempre al centro dei vostri pensieri!" Se Kiko avesse davvero a cuore la salvezza della sua anima, maledirebbe pubblicamente e risolutamente tutta la sua opera eretica denominata "Cammino", inclusi gli annessi e connessi liturgici, canori, pittorici, gadgettistici, immobiliari e finanziari, e abbraccerebbe esclusivamente la fede cattolica descritta dal Catechismo).
"Rito mistico" neocatecumenale del "tutti allo stesso coppone" |
Nella tradizione popolare cattolica era comune chiedere la grandissima grazia della "perseveranza finale", cioè la perseveranza nella fede durante la parte finale della propria vita. Ciò è non solo perfettamente ragionevole, ma è confermato dalla Chiesa e da diverse rivelazioni private. Si consideri ad esempio la pia pratica dei "primi venerdì del mese": chissà quante innumerevoli anime avrà "educato" a non addormentarsi sugli allori, preparandole attraverso quei segni sensibili ed efficaci così fondamentali per la salvezza, alimentando in loro quel sano timor di Dio che non è né paura, né comodo ottimismo, lavandoli dai loro peccati, nutrendoli col Pane di vita eterna.
Alla luce di ciò abbiamo constatato fin dall'inizio della crisi virus attualmente in corso, la deprecabile e dannosissima tiepidezza dell'autorità ecclesiale col suo “sciopero dei sacramenti” e la riduzione delle celebrazioni a "video su internet". Ora, pazienza se viene rinviata un'ordinazione diaconale o una confermazione, ma... confessione e comunione? Privare volontariamente i fedeli di tali sacramenti è stato un atto gravissimo, anche peggiore di tutti gli scandali ecclesiali già in corso: Nostro Signore, che aveva comandato «pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle» terrà drammaticamente conto di questo "anti-pascere", questo privare i fedeli del "pane di vita eterna" laddove le autorità civili hanno tranquillamente consentito - con ragionevoli precauzioni - di procurarsi il "pane di vita terrena" e pure le sigarette. Le precauzioni prese per supermercati e tabaccai, infatti, erano adatte anche per le Messe e le confessioni: ma la Conferenza Episcopale ha preferito "scioperare" fin da subito. Non è che qualche pecetta applicata qua e là cambi la situazione descritta: il sacro dovere degli uomini di Chiesa poteva proseguire senza quello scappare con tanto zelo e senza alcun contrasto con l'autorità civile. E invece hanno preferito affamare i fedeli togliendo loro il Pane di vita eterna e il Sacramento della riconciliazione, e perciò riceveranno inevitabilmente una terrificante "adeguata ricompensa", proporzionalmente alle proprie (gravissime, ricordiamolo) responsabilità.
Credono nella presenza reale di Nostro Signore
(infatti non sono neocatecumenali)Ma non è di questo di cui intendiamo parlare qui: conosciamo già le polemiche in corso e abbiamo fatto tali precisazioni esclusivamente per completare il quadro, per mostrare che i fedeli cattolici stanno subendo un'ingiustizia da parte della gerarchia ecclesiale, e che su tale ingiustizia i kikos hanno prevedibilmente costruito la loro solita furbata che insulta il Santissimo Sacramento (come loro solito) pur di ubbidire alle ridicole direttive del santone Kiko Argüello e agli squinternati insegnamenti suoi e della defunta santona Carmen Hernández. I cattolici ricevono un danno dai loro stessi pastori, e i kikos lo adoperano come alibi per banalizzare ulteriormente il Sacramento. I cattolici desiderano legittimamente accedere alla Confessione e alla Comunione, e il sommo SanKiko comanda la "Comunione da asporto con consegna a domicilio" per i suoi adepti (alla confessione non ci pensa poiché la considera del tutto facoltativa). I kikos vogliono sempre sembrare più speciali dei "cristiani della domenica", e per aggiungere al danno la beffa, blaterano che "è un'eccezione che Dio fa con noi".
Ora, se consideriamo la mentalità che il Cammino induce ai suoi adepti, notiamo infatti che:
Imbambolati alla "Comunione" in attesa che scatti il segnale kikiano del "manducate tutti insieme adesso!" |
- nel Cammino, la salvezza non è una questione personale tra la singola anima e il Signore, ma un'attività "piccola-comunitaria" in senso neocatecumenale. Ti dicono che "il Signore salva a grappoli", col sottinteso che se la tua comunità neocatecumenale "fa bene il Cammino" (cioè molla il malloppo e marca presenza alle "convivenze" ed esegue tutti i bislacchi riti mistici inventati da Kiko e Carmen), allora ti salvi. Sottinteso: non è la tua conversione, né la perseveranza nella vera fede e nell'assiduità personale ai sacramenti, ma solo l'esecuzione, da parte tua e della tua comunità neocat, di tutte le pianificate attività kikiste-carmeniste;
- nel Cammino, la vita morale non è una questione personale (combattere la propria inclinazione al male mediante il compiere buone opere, rialzarsi al più presto quando si cade, fuggire le tentazioni e le occasioni di peccato, accostarsi frequentemente a confessione e comunione con le dovute disposizioni, ecc.) ma è un recitare la parte dei "salvati", con il comodissimo alibi preconfezionato secondo cui "quando il Signore ti toglie le mani dalla testa ne combini di tutti i colori". Più sei ipocrita e meglio ti riesce di fare il Cammino: Kiko blatera che "l'uomo non può non peccare", e perciò finisci gradualmente per approfittarne per peccare; Kiko insinua che la confessione dei peccati mortali sarebbe facoltativa e rinviabile a piacere, e perciò finisci gradualmente per considerarla un gesto "bello" ma da fare solo quando "hai tempo" o quando te lo comandano (cioè non più un gesto essenziale per la tua salvezza, ma solo un'attività religiosa altisonante, magari nelle "penitenziali" del Cammino perché così darai a vedere di aver marcato presenza);
- nel Cammino, la celebrazione dei sacramenti è un affare esclusivamente interno alla setta e di natura prettamente scenografica. (tant'è che in questo tempo di crisi si sono moltiplicate le indicazioni kikiane su cosa mandare in onda su internet). «Un'eccezione che Dio sta facendo con noi»: il "sacro snack" consegnato "a domicilio" ai privilegiati, la comunione obbligatoria anche agli atei... Il tipico "camminante", se proprio andava talvolta in parrocchia o in santuario, lo faceva non per curare la propria anima ma solo per farsi notare nel marcare presenza, per avere qualcosa da vantare durante le conversazioni coi "non credenti in Kiko": chi ci andasse per alimentare la propria fede, infatti, viene subito etichettato dai cosiddetti "catechisti" un religioso naturale, uno attaccato a forme antiquate o superflue, quando non un superbo perché toglie tempo al Cammino. Il tipico "camminante" il sabato sera non può dire "mi sento poco bene, stasera resto a casa e a Messa ci vado domani", poiché lo stesso Kiko dice che "la Messa della parrocchia vale 20, quella del Cammino vale 100";
- nel Cammino c'è un accento esasperato sulla "testimonianza" (cioè proclamare la propria identità, perfino i bambini a scuola) a scapito della conoscenza delle verità di fede (indispensabile ad ogni cristiano, secondo le proprie capacità intellettuali), che viene considerata dai cosiddetti "catechisti" peggio che fumo negli occhi perché le verità di fede contraddicono clamorosamente le gigantesche fandonie raccontate dagli eretici Kiko e Carmen per tutta una vita. Per di più, alla luce della convinzione che "Kiko ha ragione anche quando ha torto", persino i kikos che per un motivo o l'altro vengono spediti a studiare teologia, piegano le verità di fede per adeguarle alle panzane di Kiko e Carmen (in una sorta di bispensiero orwelliano: si consideri ad esempio un esimio presbikiko che, in un incontro di formazione per sacerdoti, andò blaterando che Nostro Signore sarebbe stato un peccatore che avrebbe "fatto esperienza di perdono del Padre").
L'autonominata "iniziatrice" dà l'esempio della "comunione seduti" maneggiando il "coppone" kikiano |
Alla luce di questi soli quattro punti, diventa chiaro anche il motivo per cui tante anime hanno sofferto nel fare il Cammino e, uscendone, hanno finalmente cominciato a vivere serenamente la vera fede, quel «giogo dolce, carico leggero» (cfr. Mt 11,30), anziché i fardelli imposti dai cosiddetti "catechisti", fardelli che costoro non osano toccare neppure con un dito (cfr. Mt 23,4).
Questo è il motivo per cui noi cattolici siamo addolorati per la negata possibilità di ricevere i sacramenti, e vediamo ancor più la Grande Pagliacciata Ipocrita Neocatecumenale con le sue messinscene su internet e l'ennesima riduzione del Santissimo Sacramento a sacro "snack" consegnabile a domicilio.
I capibastone della setta neocat si stanno dimenando per mantenere serrati i ranghi. Sono atterriti di perdere il controllo della situazione. Li compiango. Non potendo convocarli più non possono contarli. Neanche attraverso i responsabili delle comunità. Per questo li tengono impegnati continuamente in attesa di rimetterli a marciare "un-dué, un-dué!"
"Segni dei tempi":
BRAVO! Monseigneur. L’injustice doit être combattue avec ducourage, de la volonté et de l’équité. ....”Monseigneur Robert Le Gall estime qu’il est temps d’autoriser la reprise des messes « sous certaines conditions » au nom du respect de la liberté des cultes. ..”
RispondiEliminahttps://www.francebleu.fr/infos/societe/coronavirus-l-archeveque-de-toulouse-demande-la-reprise-des-messes-des-le-11-mai-1587654581
Tantissimi cattolici sarebbero stati felicissimi di ricevere a casa un sacerdote con la Comunione e magari anche la possibilità di confessarsi. Ma ciò non era garantito in tempi normali (dove al più la Comunione te la recapitava un diacono o un "ministro straordinario": era già raro vedere preti che facessero il loro dovere di preti), figurarsi in tempi di crisi dove l'Ordine dall'Alto è: gli spettacoli (inclusi quelli religiosi come Messa e confessioni) sono sospesi.
RispondiEliminaIn questi tempi di crisi il popolo cattolico è praticamente rimasto senza confessione da un mese e mezzo oltre che senza Comunione. "Arrangiatevi con Youtube", vi hanno detto, "Ubbidite! avete già le dirette streaming!", vi dicono gli aguzzini che vi stanno affamando. Come se pensassero - scusate la volgarità - "ehi, se vuoi rimanere incinta ti basterà guardare un video porno".
In questo scenario, in cui i pastori si sono comportati da ladri e briganti (absit iniuria verbis: il pastore pasce il gregge, il ladro e brigante affama e rovina il gregge), è lecito andare a comprare le sigarette ma non è lecito celebrare un sacramento. Quando impazzava la peste bubbonica - che uccise un terzo della popolazione europea: un terzo della popolazione, mica lo zerovirgola degli infetti - i sacerdoti erano in prima linea a garantire i sacramenti a tutti, specialmente ai moribondi e agli infettati. Felici i tempi in cui il clero credeva talmente tanto nell'Eucarestia e nella salvezza, da infischiarsene dei rischi dell'andare amministrando assoluzioni e comunioni.
Nell'anno di disgrazia 2020, invece, alla sola notizia della pandemia, i pastori sono scappati tanto velocemente da far sembrare il maresciallo Badoglio un campione di coraggio e di lealtà. (Dopotutto siamo l'unica nazione che festeggia il giorno in cui venne invasa da una nazione nemica)
E il clero si è altrettanto velocemente adeguato: hanno tutti paura del delatore, non tanto quello ateo e anticlericale, ma il confratello invidioso, il curiale vendicativo, il vescovo meschino. Popolo cattolico ridotto alla fame (sacramentalmente e un po' anche materialmente), e pretonzoli che addirittura si lamentano che il gregge si lamenta che nessun pastore lo pasce.
E dato che piove sempre sul bagnato, la setta neocatecumenale - un capolavoro di modernismo in salsa cafonesca -, cosa fa? La "comunione da asporto". Dato che nella loro pseudoteologia il Santissimo Sacramento è una specie di "sacro snack" di unità fraterna (tant'è che nelle loro celebrazioni aspettavano che scattasse il segnale convenuto per poi fare la Comunione "tutti insieme contemporaneamente al celebrante"), allora si sono organizzati con dei propri rider per consegnare il venerdì o sabato santo, a domicilio ai propri VIP, le particole consacrate per la Comunione a Pasqua, da far distribuire al Padre di Famiglia durante l'apposito rituale "via internet" oppure "Messa del Catecumeno" (che nel loro gergo significa pseudocelebrazione alla carlona e senza sacerdote). I vescovi fingono di non essersene accorti, o di non saperlo.
Non so se è chiaro: noi cattolici desideriamo fare la Comunione, qualche setta modernista si ingegna per ridurla a "pizza da asporto" da conservare in casa in attesa della celebrazione pasquale "del Padre di Famiglia", per poi fare la Comunione senza essersi confessati - come da miglior tradizione neocatecumenale, che ha banalizzato e reso "evento comunitario" il sacramento della Riconciliazione. E sì che la gerarchia postconciliare non ha mai preso seri provvedimenti contro la setta di Kiko Argüello e Carmen Hernández, nonostante la setta non avesse mai mancato di dimostrare le proprie eresie e il proprio bislacco atteggiamento (per dirla metaforicamente) di fronte al Santissimo Sacramento.
In qualità di cattolici c'è anche da temere che i pasticci neocatecumenali (come i focolai di infezione dovuti alle ridicole carnevalate liturgiche del Cammino tra cui l'abbeverarsi tutti allo stesso "coppone). Certi giornalisti, infatti, come nel caso del focolaio neocatecumenale di infezione Covid-19, non hanno saputo distinguere la setta dalla Chiesa (se l'autorità della Chiesa non condanna la setta, come faranno a distinguere l'una dall'altra?).
RispondiEliminaChi non avesse mai sentito nominare il Cammino, vi riconoscerà comunque le bizzarrie dell'epoca postconciliare. In particolare il credere che la liturgia sia una specie di "spettacolino" autogestito che bisogna far "riuscire bene" a suon di canti, segni, grattugiate di chitarrella, rendere protagonista il popolino... Tant'è che ancor prima di finire di usare un'espressione come «assistere alla Messa» già ti hanno etichettato "lefebvriano".
Uno "spettacolino", in quanto tale, in tempi di crisi virus merita di essere soppresso. Siamo solo noi cattolici a credere che la Messa - il sacrificio dell'altare - non è uno spettacolino. Un "sacro snack di unità fraterna" non è mica un sacramento, quindi può essere rinviato a data da destinarsi; siamo solo noi cattolici a credere nella presenza reale di Nostro Signore nel Santissimo Sacramento (altro che "snack"!). Una seduta dallo psicologo fai-da-te può essere rinviata senza problemi, mica era un rimettere i peccati (cioè un incalcolabile beneficio per l'anima)!
Sinceramente non ho capito nulla di questo post. Tema interessante, ma sarebbe da sviluppare su stringenti elementi fattuali e canonici.
RispondiEliminain attesa della celebrazione pasquale "del Padre di Famiglia..
RispondiEliminaIn perfetta aderenza al seder ebraico che è il loro vero modello...
a me pare che non sia una cosa proposta solo da questi neocatecumenali o come si chiamano. nella mia diocesi hanno proposto questo:
Eliminahttps://liturgia.chiesadibologna.it/home-page/spiritualita-liturgica/il-giorno-del-signore-al-tempo-dellepidemia/triduo-pasquale-in-famiglia/
non mi sembrano più alieni di tutto questo postconcilio che ci pervade.
cosa sta succedendo? in questo documento che vi indico ho letto cose davvero particolari, proprio da seder ebraico.
Stiamo forse diventando noi "alieni"?
il Concilio Vaticano II sta portando conseguenze tali da far somigliare la Chiesa ad una confraternita evangelica?
non capisco. fra l'altro questa cosa di pregare su internet si sta diffondendo anche in molti altri gruppi di preghiera. a quando anche le confessioni online?
non c'è mai evento o occasione che ci riporti a prima del Concilio, ma sempre un passo più in là.
Tema interessante, ma sarebbe da sviluppare su stringenti elementi fattuali e canonici.
RispondiEliminaBasta andare sul sito di riferimento di cui è stato dato il link.
Capisco la distrazione di chi sente parlare solo raramente del Cammino Neocatecumenale (tale cosca si guarda bene dal mettersi sotto i riflettori), su questioni che interesseranno invece a chi ci ha avuto a che fare anche soltanto indirettamente.
RispondiEliminaIl principio è che il condannare le eresie implica sempre l'affermare la verità. Il far rilevare gli errori del Cammino è utilissimo a comprendere qualcuno dei tumori spirituali che stanno rovinando da decenni l'intera Chiesa.
Uno di questi tumori è l'erroneo convincimento che la liturgia sarebbe non "l'unico culto a Dio gradito", ma uno spettacolino autogestito che deve "riuscire", che deve essere "partecipato", in cui ognuno dei presenti deve dare il suo "contributo", che deve sembrare televisivamente "ben riuscito", cioè con una buona regìa e ben sceneggiato (secondo i canoni di RadioMaria e di TV2000 e del vostro stanco parroco conciliare di periferia).
Nella setta neocatecumenale tale errore è stato portato a conseguenze estreme: il sacerdote vi è figura pressoché solo ornamentale, i kikos ne farebbero volentieri a meno - se non fosse che così facendo dimostrerebbero una volta e per tutte che non sono mai stati cattolici nemmeno per sbaglio. Vi vigono in esclusiva i drappeggi disegnati dal fondatore Kiko, i canti composti da Kiko, le cosiddette "icone" dipinte da Kiko, le kikonorme kikoliturgiche, suppellettili disegnate da Kiko, gadget e arredi preferiti da Kiko (come i tappeti e le immancabili seggiole pieghevoli e il tavolinetto-mensa smontabile), paramenti kikizzati e crocifissi kikiani, eccetera. È un vero e proprio kikospettacolo kikolatra. Una volta che passa l'idea che la liturgia vada "abbellita" (sottinteso: con riempitivi estrosi), compare ineluttabilmente qualche vitello d'oro da adorare. E compaiono gli annessi e connessi - come la riduzione del Santissimo Sacramento a "pizza da asporto".
Ma sì: quante volte abbiamo visto nelle parrocchie "liturgie personalizzate" di certi movimenti ecclesiali o di certi gruppi di laici autoimpegnati a dettar legge al parroco? Ad imporre orride immagini sacre per "valorizzarle"? A fare lo show dei Lettori e delle Lettrici, come se il presbiterio fosse un palcoscenico o una passerella? Ad esibirsi in omelie improvvisate, talvolta persino dall'ambone? Questo succede non solo quando il parroco è "inquinato", ma anche quando è debole - cioè quando "da solo" celebra in maniera molto differente rispetto a quando è "col popolo".
Vedete, il modo di celebrare la liturgia inevitabilmente mostra il modo di vivere la fede. Per esempio: se credi fermamente nella presenza reale, ti genufletterai e inginocchierai anche se "non ti vede nessuno", e troverai naturale e giusto ricevere la Comunione in ginocchio e alla bocca. Invece, se per te quello è poco più di un Sacro Biscottino, troverai fastidioso e ingiusto inginocchiarti (facendo al limite "l'inchino ipocrita" se qualcuno è lì presente che ti vede), ed al momento della Comunione andrai a prenderti a mano la tua porzione rispettando civilmente la fila, in piedi (con la scusa ipocrita che quella è la "postura dei salvati") e, se sei neocatecumenale, ti siederai con la porzione senza mangiarla finché non scatta il segnale convenuto.
Non chiamateci lamentosi per aver ricordato l'evidenza. Quando un bambino piccolo piange, sta segnalando alla madre "qualcosa che non va", che solo la madre può capire e risolvere. Se la madre ignora o disprezza quel pianto ("sei troppo lamentoso!") non sta compiendo il suo dovere di madre. I pastori di santa madre Chiesa che prima affamano i figli e poi disprezzano il lamento dei figli, non stanno compiendo la missione di santa madre Chiesa.
Sull'eucaristia neocatecumenale qui
RispondiEliminahttp://www.internetica.it/neocatecumenali/Eucaristia.html
Vedi anche, sulla giudaizzazione del cristianesimo
RispondiEliminahttps://neocatecumenali.blogspot.com/2014/11/il-cammino-e-la-giudaizzazione-del.html
E ancora
https://neocatecumenali.blogspot.com/2010/07/coshanno-fatto-dellagnello-di-dio-di.html
La differenza vera, qualitativa è tra la S. Messa di sempre e le "messe" postconciliari ("normali", neopentecostali, neocatecumenali eccetera). In fondo, da un punto di vista della perversione liturgica e del colpevole, voluto tradimento dottrinale, tra le pagliacciate necat e quelle della "messa" normale che subiamo nelle nostre parrocchie c'è solo una differenza di grado, non di natura.
RispondiEliminaSilente
Anche io a noto una narrazione del fatto per "praticoni" o cmq rivolta ad un gruppo/fazione che abitualmente si scontra su certi temi. Sono andato sulla pagina, ha il medesimo difetto di tante pagine antimoderniste o sedicenti tali, rivolte ad un ristretto numero di abitue', con un linguaggio proprio, temi costantemente riassenblati. È un vizio di tante pagine anche con ottime intenzioni, danno solitamente il risultato di non fare capire nulla al lettore e anzi instillare curiosità (anche simpatia) per il gruppo/setta/teologio/eretico tuot court.
RispondiElimina"un vizio di tante pagine anche con ottime intenzioni, danno solitamente il risultato di non fare capire nulla al lettore e anzi instillare curiosità (anche simpatia) per il gruppo/setta/teologio/eretico tuot court."
RispondiEliminaLa pagina l'ho consultata anch'io e la mia valutazione è totalmente diversa. Questa mi sembra una forma di propaganda mescherata per la setta...
In questo periodo di detenzione domiciliare e di latitanza della Chiesa che si è arresa ai diktat laicisti vietando le messe, ho assistito, la domenica, alle S. Messe in streaming della Fraternità S. Pio X, pur consapevole del valore puramente devozionale di tale "partecipazione". In tempi normali, cercavo di assistere alla S. Messa di sempre, pur trovandomi obbligato, talvolta, alla messa nella mia parrocchia, con tristezza, sofferenza e purtroppo anche fastidio. Ora, se dovessero finalmente concedere di nuovo la libertà di culto, ora conculcata, considero con molta preoccupazione l'eventualità di dover assistere, per motivi diversi, alla messa conciliar-modernista. L'idea di prediche in-significanti, superficiali, spesso politicizzate a sinistra e al contempo lunghissime, mal pronunciate, di canti senili banali, spesso accompagnati da strumenti incongrui come chitarre e tamburelli, di ragazzotte travestite da chierichetti, di "preghiere dei fedeli" da brividi (il riferimento alla cosiddetta "accoglienza" è d'obbligo) l'odiosissimo "scambiatevi il segno della pace" con relative transumanze e con il vecchietto che, anche se ti metti in fondo alla chiesa e ti mimetizzi con l'ultima colonna, ti punta con sorriso ebete per dimostrarti che lui ti vuole bene (ma la cosa non è reciproca, Dio mi perdoni), della comunione in mano (figuriamoci dopo il coronavirus) e questo per fermarsi alla parte superficiale, perché la critica alla liturgia modernista dovrebbe essere ben nota qui, beh, tutto questo, dicevo, mi terrorizza. Certo, cercherò di andare alla vera S. Messa, ma non sempre è possibile. E allora, so già come andrà a finire: arriverò in ritardo, a metà o fine predica e, per il resto della messa, salvo che all'Elevazione, penserò ai fatti miei e alla fine metterò in atto tutte le tattiche elusive per evitare la stretta di mano (che sicuramente verrà ripristinata) del suddetto vecchietto. Ma, almeno, non potremmo tornare al saluto romano?
RispondiEliminaSilente