24 aprile 1915, 105 anni fa: a Istanbul, la fu Costantinopoli, nella notte e da lì poi nei giorni a seguire vengono arrestati e uccisi tutti i membri dell'elitè armena, secolare e religiosa, ortodossa e cattolica, intellettuale ed ecclesiastica e commerciale; nemmeno membri del parlamento vennero risparmiati.
I sopravvissuti di questo primo massacro vennero deportati in Anatolia e da lì a morire nel deserto arabo e siriano, dove poi saranno raggiunti, con le infernali "marce della morte", dalla maggioranza degli abitanti armeni della Sublime Porta.
Approfittando della Grande Guerra, scoppiata da un anno, l'Impero Ottomano vuole eliminare, una volta per tutte, quella grande e fiera minoranza cristiana che non era mai riuscita a dominare e a tenere sotto controllo.
A seguito degli stupri, delle esecuzioni di massa, delle deportazioni, della fame, della sete e della stanchezza insorte nelle marce forzate, moriranno almeno 1,5 milioni di armeni, su di un totale che abitava nei territori dell'Impero Ottomano che variava da 1,845.000 a 2.100.000 persone di etnia armena; il genocidio armeno, iniziato negli ultimi anni del XIX secolo e proseguito anche fino agli anni '20 del XX secolo, vide anche assiri e greci, altre popolazioni cristiane dell'Impero Ottomano, come vittime, mentre vide i curdi come concarnefici accanto ai turchi, prima che anch'essi divenissero ulteriori vittime della macelleria turca, ancora oggi.
La parola "genocidio" fu creata proprio per descrivere il massacro sistematico degli armeni, e fu utilizzata anni dopo per descrivere il massacro sistematico degli ebrei ad opera del Terzo Reich.
Gli armeni che sopravvissero alle infernali marce della morte sulle montagne armene e nel deserto arabo, trovarono rifugio in Siria, dove vennero accolti generosamente dalla popolazione locale, tanto cristiana quanto musulmana; i loro discendenti vivono lì ancora oggi, e proprio in questi ultimi anni di guerra civile siriana eterodiretta anche dalla Turchia hanno di nuovo perso la loro pace: gli armeni di Siria sono stati tra i primi ad essere perseguitati, uccisi e cacciati dai miliziani islamisti armati appunto, tra gli altri, anche dalla Turchia.
Anche a causa dell'epidemia, probabilmente nessuno, o forse pochi, ricorderanno questi fatti e queste vittime innocenti, del passato come anche di oggi, anche perchè gli armeni non hanno mai preteso risarcimenti, non hanno mai usato la loro tragedia per fare lobbying o per giustificare la loro politica estera, ma hanno sempre e solo chiesto giustizia e pace... a loro, che pur dopo atroci sofferenze e soprattutto dopo decenni di oblio e silenzio, hanno raggiunto la pace celeste, eterna memoria! (Roberto De Albentiis)
Giusto ricordare anche il massacro dei greci, del quale si accenna nell'articolo. Quello degli elleni è un altro Olocausto dimenticato (o mai ricordato). Il progetto di una completa “turchizzazione” etnica della Turchia (ricordiamo che, solo agli inizi del secolo scorso, i “non turchi”, greci, armeni, europei in genere erano la metà della popolazione di Costantinopoli) venne completato nel 1923, quando un milione di greci dovette abbandonare, a seguito della pulizia etnica turca, i millenari insediamenti storici in Ionia, in Asia Minore, come a Smirne. E’ stato calcolato che, nelle guerre e nelle persecuzioni, un numero calcolabile tra i 750.000 e 900.000 greci venne ucciso per mano turca solo tra il 1914 e il 1922. Molti di più se consideriamo anche le guerre di liberazione della Grecia nell'800. Solo nell'isola di Chio, furono più di 20.000 i civili massacrati dagli ottomani e molti di più fatti schiavi. Nel Ponto, regione dell’Asia Minore affacciata sul Mar Nero, furono 360.000 i greci, che da tempo immemorabile lì vivevano, ad essere uccisi dai turchi.
RispondiEliminaAncora nel 1974, truppe turche invasero la pacifica Repubblica di Cipro, dove solo il 18% della popolazione era turco. Tutta la parte nord di Cipro cadde nelle mani degli invasori turchi, che cacciarono i 200.000 greci che vi vivevano. Venne insediato un governo fantoccio, mai riconosciuto dalla comunità internazionale e migliaia e migliaia di contadini dell’Anatolia vennero deportati a Cipro per “ripopolare” l’area invasa. Oggi, nella città cipriota di Famagosta, che vide il martirio di Marcantonio Bragadin per mano turca, la stupenda cattedrale gotica di San Nicola, costruita dai francesi all'epoca del regno della dinastia dei Lusignano, è stata trasformata in moschea, con il minareto in una delle torri della facciata. E' l'immagine del futuro dell'Europa, se non ci ribelleremo seriamente contro l'immigrazione afro-musulmana.
Silente
https://www.youtube.com/watch?v=uDwC4-gCzm0
RispondiEliminaPer favore, non pubblicate links senza l'indicazione dell'oggetto
EliminaPubblicità progresso
RispondiEliminahttps://voxnews.info/2020/04/24/imam-donne-devono-leccare-pustole-sanguinolenti-dei-mariti-e-non-basta-video/
Fare memoria è l'essere stesso dell'umano, tuttavia già dai tempi della Rivoluzione Francese gli eventi storici subiscono una torsione che ne occulta i carnefici e le loro manovre. Chi prese il potere nell'Impero Ottomano, fu il movimento dei Giovani Turchi che prese il potere proprio nel fatale 2015 ed avviò il genocidi.
RispondiEliminaGiovani Turchi, vi ricorda qualcosa? Giovane Italia, per esempio?
Le menti genocide hanno sempre le stesse radici, d'altronde non vi pare strano che l'Impero Ottomano negli ultimi 2 secoli tollerante verso le minoranze proprio al suo spirare abbia compiuto questi orrendi massacri? Pensateci un po', qualche anno dopo i bolscevichi fecero la stessa ecatombe in Russia, anche lì milioni di cristiani ortodossi assassinati.
L'odio per le comunità cristiane ha ovunque la stessa radice, Ottocento, Novecento o Terzo Millennio.
https://www.youtube.com/watch?v=uDwC4-gCzm0
RispondiEliminaIls sont tombés
Ils sont tombés, sans trop savoir pourquoi
Hommes, femmes, et enfants qui ne voulaient que vivre
Avec des gestes lourds comme des hommes ivres
Mutilés, massacrés, les yeux ouverts d’effroi.
Ils sont tombés en invoquant leur Dieu
Au seuil de leur église ou au pas de leur porte
En troupeau de désert, titubant, en cohorte
Terrassés par la soif, la faim, le fer, le feu.
Nul n’éleva la voix dans un monde euphorique
Tandis que croupissait un peuple dans son sang
L’Europe découvrait le jazz et sa musique
Les plaintes des trompettes couvraient les cris d’enfants.
Ils sont tombés pudiquement, sans bruit,
Par milliers, par millions, sans que le monde bouge,
Devenant un instant, minuscules fleurs rouges
Recouverts par un vent de sable et puis d’oubli.
Ils sont tombés, les yeux pleins de soleil,
Comme un oiseau qu’en vol une balle fracasse
Pour mourir n’importe où et sans laisser de traces,
Ignorés, oubliés dans leur dernier sommeil.
Ils sont tombés en croyant, ingénus,
Que leurs enfants pourraient continuer leur enfance,
Qu’un jour ils fouleraient des terres d’espérance
Dans des pays ouverts d’hommes aux mains tendues.
Moi je suis de ce peuple qui dort sans sépulture
Qui choisit de mourir sans abdiquer sa foi,
Qui n’a jamais baisser la tête sous l’injure,
Qui survit malgré tout et qui ne se plaint pas.
Ils sont tombés pour entrer dans la nuit
Eternelle des temps, au bout de leur courage
La mort les a frappés sans demander leur âge
Puisqu’ils étaient fautifs d’être enfants d’Arménie.
Sono caduti
Sono caduti, senza sapere veramente il perché
Uomini, donne e bambini che volevano solo vivere
con gesti pesanti come gli uomini ubriachi
mutilati, massacrati, con gli occhi spalancati dallo spavento.
Sono caduti invocando Iddio
sulla soglia della Chiesa o della loro porta
a greggi da deserto, titubando, a coorti
stremati dalla sete, la fame, il ferro, il fuoco.
Nessuno alzo’ la voce in un mondo euforico
mentre un popolo ristagnava nel proprio sangue
L’Europa scopriva il jazz con la sua musica
i lamenti delle trombe coprivano le grida dei fanciulli.
Sono caduti pudichi, senza rumore,
a migliaia, a milioni, senza che nessuno si muovesse,
diventando per un istante, minuscoli fiori rossi
ricoperti da un vento di sabbia e di oblio.
Sono caduti, con gli occhi pieni di sole,
come un uccello che una pallottola trafigge in volo
per morire in un qualunque posto e senza lasciare nessuna traccia
ignorati, dimenticati nel loro ultimo sonno.
Sono caduti credendo con ingenuità
che l’infanzia dei propri figli sarebbe potuta continuare,
che un giorno avrebbero calcato terre di speranza
in paesi aperti di uomini dalle mani tese.
Io sono di questo popolo che dorme senza sepoltura
che sceglie di morire senza abdicare la propria fede,
che non ha mai abbassato la testa sotto l’ingiuria,
che sopravvive nonostante tutto e non si lamenta.
Sono caduti per entrare nella notte
eterna dei tempi, agli estremi del loro coraggio
la morte li ha colpiti senza chiedere loro l’età
poiché erano colpevoli di essere figli di Armenia.
C. AZNAVOUR
Difficile commentare i genocidi. Silenziosi per giunta. Che cosa pensare? Certamente non che gli uomini sono bestie. No, le bestie son guidate dall'istinto che può anche addolcirsi davanti all'uomo inerme, umile, buono. Qui siamo in un altro ambito diverso da quello bestiale e da quello umano; qui siamo in un ambito squisitamente spirituale demoniaco, cioè quando l'essere umano si consegna anima e corpo al Demonio. Questa consegna di sé al Demonio, significa che si lascia al Demonio ogni potere sulla propria mente, sul proprio sentimento, sulla propria volontà, diventando suoi schiavi, mentre il Demonio diventa il proprio padrone, il proprio signore. A questa consegna consegue che le potenze umane volere, sentire, pensare vengono stravolte, non solo genericamente imbestialite ma, sostanzialmente distorte, stravolte, letteralmente possedute dai demoni. Solo apparentemente uno ha davanti un essere umano,realmente si ha davanti un demone incarnato in un essere umano votato al male, alla violenza, all'odio, alla morte. Ogni volta che accadono tragedie simili è l'invidia di Caino che alza la mano su Abele, è l'invidia dei sacerdoti e degli anziani che chiede a Pilato la morte di Gesù Cristo. E' sempre il demone dell'invidia che chiede la distruzione, la morte del Vero, del Buono, del Bello. Il demone dell'invidia è sempre in cerca della Vita da soffocare, da distruggere. Anche oggi il demone dell'invidia colpisce ancora e non si accontenta di belle parole, di atti di sottomissioni, non basta al demone dell'invidia irridere chi invidia, vuole la distruzione totale di ciò che non possiede, né può possedere infatti non le appartiene, né mai le apparterrà perché appartiene al regno della Vita, della Luce, dell'Amore, mentre l'invidia appartiene al regno della morte, delle tenebre, dell'odio. Anche noi, in piccolo, ancora oggi, siamo oggetto di invidia altrui. Il demone dell'invidia si nutre solo del sangue di chi è da lei invidiato.
RispondiElimina
RispondiEliminaMettere sullo stesso piano la mazziniana Giovane Italia e i Giovani Turchi è semplicemente allucinante. MOstra a qual punto (di non ritorno) sia giunta l'ignoranza della storia, in aggiunta all'odio ideologico.
I Turchi negano ancor oggi il genocidio armeno. Come alibi per la deportazione degli Armeni (dicono per giustificarsi che i morti sono dovuti alla deportazione) usano questo argomento:
Nel primo anno di guerra la loro offensiva nel Caucaso fallì miseramente. Le controffensive russe inflissero loro cocenti batoste. A queste battaglie parteciparono anche corpi di irregolari armeni, armati dai russi. Da qui la necessità di deportare tutti gli armeni, dicono
Anche i greci commisero atrocità nei confronti dei turchi, ma quelle turche le oltrepassarono ampiamente.
Per 24 aprile 2020 16:21
RispondiEliminaChi e' colui , Lutero 2 la vendetta ?
"Sono trascorsi più di cento anni dall'inizio dello Aghet. Gli armeni esistono ancora. Hanno resistito all'indicibile brutalità del loro sterminio. Hanno fronteggiato e sfidato gli arsenali del negazionismo turco. Non diverranno ciò che auspicano coloro che non vogliono che gli armeni esistano. Non si piegheranno mai alle macchinazioni dei loro odiatori. Gli armeni sono, e io per prima li onoro. Zartir lao mernèm kezi (Svegliati, figlio mio, io muoio per te)".
RispondiElimina(Siobhan Nash-Marshall, I peccati dei padri - Negazionismo turco e genocidio armeno, Guerini 2018, pp. 257-8)
Mettere sullo stesso piano la mazziniana Giovane Italia e i Giovani Turchi è semplicemente allucinante.
RispondiEliminaI Giovani Turchi stessi si proclamavamo mazziniani.
Mazzini non ha disdegnato il terrorismo.
Cavour, se avesse potuto, lo avrebbe fatto vclenteri impiccare.
Garibaldi, se, da una parte, se ne servì, dall'latra passò una vita a cercare di prenderne le distanze.
Sapete cosa si dice che ci sia all'origine della parola "MAFIA"?!?
Mazzini Autorizza Furti, Incendi Ammazzamenti. Fatto sta che, negli anni immediatamente precedenti il 1860, Mazzini, con delle lettere di presentazione delle società segrete di mezzo mondo, si recò in Sicilia, per preparare la strada ai Mille.
Nell'iniziazione del nuovo picciotto, viene invocata due "Trinità": una composta da Mazzini; Garibladi e Lamarmora e l'altra dai mitici "Padri Fondatori" i nobili cavalieri catalani del XIV Secolo Osso, Santosso e Mallosso (o Calcagnosso, secondo altre versioni).
RispondiEliminaIL famoso romanzo di Franz Werfel sul genocidio armeno.
Sul genocidio armeno un romanzo diventato un classico l'ha scritto Franz Werfel, ebreo praghese di cultura tedesca, figlio di un commerciante, 1890-1945, morto in esilio in California.
Si tratta di: "I quaranta giorni del Mussa Dagh", I 40 giorni del Monte di Mosè, edito da Corbaccio, 1997 (e prima credo da Mondadori). L'originale è del 1933. Personalità di spicco del mondo letterario viennese del primo dopoguerra, Werfel fu attratto dal cattolicesimo e sembra si sia alla fine convertito. Ha scritto un'opera considerata classica anche su Bernadette Soubirous: "The Song of Bernadette", tr. ing. Mayflower, 1977.
Gli venne da scrivere sulla tragedia armena quando nel 1929 trovandosi a Damasco vide dei fanciulli profughi mutilati ed affamti che lavoravano in una fabbrica locale di tappeti. Erano fanciulli armeni. Il libro narra, allargandola a dimensione di epopea, la storia di alcune migliaia di combattenti armeni, asserragliati con le famiglie sulle montagne sopra Antiochia, che resistono eroicamente per poter esser salvati via mare.
Come mai Werfel scrisse anche sulla vicenda di Bernadette? Si trovava già esule in Francia quando nel 1940 fu invasa dai nazisti. Finì per nascondersi proprio a Lourdes, non lontana del confine spagnolo. Qui venne a conoscenza nei dettagli dei fatti miracolosi accaduti, comprese le proprietà della famosa piscina. Fece il voto di scriverci un romanzo, se fosse riuscito a salvarsi, cosa che gli riuscì, approdando in America dopo molte tribolazioni.
Fu la sua ultima opera, credo, un grosso romanzo di 446 pagine in edizione tascabile. I Quaranti giorni è di 918 pagine, in ottavo.
H.
“Armenia is dying, but it will survive. The little blood that is left is precious blood that will give birth to a heroic generation. A nation that does not want to die, does not die”.
RispondiEliminaAnatole France
(French author, 1916)
RispondiEliminaMazzini e i Giovani Turchi
"Il primo gruppo di opposizione organizzato [contro il Sultano] fu formato nel 1889 - il centenario, come ha notato uno storico turco, della Riv. Francese. I suoi fondatori erano quattro studenti di medicina [...] La nuova associazione crebbe rapidamente, acquisendo aderenti fra i giovania delle scuole civili, militari, navali, mediche e di altro tipo di alto livello di Istanbul. Come i loro predecessori, i Giovani Ottomani del 1865, questi nuovi cospiratori sembra abbiano preso a loro modello i Carbonari italiani, costituendosi in cellule contraddistinte da un numero, nelle quali un nummero veniva dato anche a ciascun membro. Temo [uno dei fondatori] il primo membro della prima cellula era 1/1.
Grazie all'Ufficio Postale di Galata, i cospiratori riuscivano a mantenere contatti con Parigi, dove nel frattempo si era costituito il primo gruppo in esilio. Un piccolo gruppo di ottomani liberali era vissuto lì sin da quando il Sultano aveva chiuso il Parlamento e uno di loro, precedente membro del disciolto Parlamento, un libanese Maronita, aveva fondato un giornale, in Francia, chiamandolo 'La Jeune Turquie'. Il nome era senza dubbio una consapevole evocazione del ricordo dei Giovani Ottomani esuli degli anni attorno al 1860"
(Bernard Lewis, The Emergence of Modern Turkey, OUP, 1968, pp. 196-197).
I Giovani Ottomani del 1865, sui cui inizi si sa poco, si erano ispirati ai Carbonari e a una società segreta polacca: "sembra che avessero adottato un programma simile a quello dei Carbonari" (op. cit., pp. 152-3). Le società segrete che utilizzavano il "giovane" c'erano ovunque in Europa (Giovane Francia, Giovane Germania, ivi, p. 135). I Carbonari volevano in primo luogo la costituzione e riforme ammnistrative e sociali, uno Stato moderno,come programma, che però non escludeva complotti, colpi di mano e ribellioni.
Culturalmente, i Giovani Turchi erano di formazione francese, positivista, scientista. Molti erano militari, volevano uno Stato moderno (op. cit., p. 198).
Mazzini e Garibaldi erano popolari in tutta l'Europa balcanica allora, soprattutto Garibaldi.
Mazzini era un patriota rivoluzionario, un ideologo e anche pensatore politico di una certa originalità, che ammetteva l'uso della forza (per una giusta causa); non era però un genocida né un ladro. Né un "terrorista". Organizzava soprattutto insurrezioni, quasi sempre in modo maldestro. Quello che dicono i mafiosi nelle loro iniziazioni conta quanto il due di coppe.
24 aprile 2020, 105° anniversario del genocidio armeno: lo sterminio di 1.500.000 cristiani dimenticato dai professionisti della memoria.
RispondiEliminaPer coloro che sono venuti dopo di me.
RispondiEliminaHo detto una cosa diversa da mettere sullo stesso piano Giovani Turchi e Giovane Italia.
Ho detto che la matrice è comune. A tutti i movimenti rivoluzionari degli ultimi 300 anni.
La matrice sono le Costituzioni di Anderson del 1717.
Sono stato più chiaro?
Potrei scendere in ulteriori particolari.
Comunque fa piacere sentirsi dare dell'ignorante, Socrate per esempio si definiva un da ignorante. Sa quante cose, pure essendo un appassionato di storia da piccolo ed avendo letto centinaia di libri, ignoravo fino a 15 anni fa? Continuo ad aggiornarmi.
RispondiEliminaL'insinuazione era: La Giovane Italia vista l'assonanza con i Giovani turchi,
era un movimento criminale come quello dei Giovani Turchi, artefici del
genocidio armeno. Vedi poi le accuse a Mazzini di essere assassino e ladro.
Questa era l'impressione del lettore.
Ora, suggerire un parallelo del genere, legittima l'accusa di ignoranza
di quello che veramente è stato il mazzinianesimo. E qui non si tratta
di essere pro o contro Mazzini, ma di rispettare le reciproche distanze,
nei fenomini storici. Sulla dura repressione del brigantaggio-guerriglia nel Sud
dopo il 1860, Mazzini che disse, approvò forse?
Che poi t u t t i i movimenti rivoluzionari degli ultimi 300 anni siano il frutto
delle Costituzioni di Anderson, ossia della Massoneria, questa è la solita, superficiale
tesi dei "complottisti" ad oltranza, con i quali è inutile discutere, trattandosi
di una vera e propria f e d e .
Mi scusi, Anonimo 00.38, ma perché 'legittimare accuse di ignoranza'?
RispondiEliminaAmmesso e non concesso che qualcuno ignori qualcosa e scriva cose sbagliate, basta chiarire, correggere, confrontarsi nel merito, su fatti od opinioni, senza accusare e umiliare pubblicamente, anche se siamo anonimi.
Non c'è motivo. E soprattutto siamo cristiani.
RispondiEliminaL'oggetto della disputa era il parallelo tra Giovane Italia mazziniana
e Giovani Turchi, con le conseguenti accuse a Mazzini di essere un
assassino, con implicazioni genocidarie, e ladro, sorta di
icona dei mafiosi. Accuse pazzesche, che fanno
pensare ad una radicale "mancanza di conoscenza" (diciamolo così) del fenomeno
mazziniano e che dimostrano un approccio poco "cristiano" a questi
temi, se vogliamo tirare in ballo il modo "cristiano" di affronarli.
siamo alla solita inversione. sarebbe poco "cristiano" e magari complottista portare a conoscenza le trame vere del grande rivoluzionario deista. Il quale, da Londra, mandava a morire in giro in Europa, decine di Giovani Infatuati. sarebbe poco "cristiano" e magari complottista ricordare i suoi legami con i banchieri anticristiani, le affinità e le corrispondenze con i massimi capi, Pike et alii. Lasciate perdere…
RispondiEliminaIreneo nella sostanza ha ragione da vendere e non risponderò ai soliti difensori della innocuità della Massoneria. Non è più tempo per loro, la realtà supera l’immaginazione, con la civiltà nostra ormai in pericolo di crollare. Se la chiesa tace, parleranno le pietre.
OS
RispondiEliminaIl carattere poco "cristiano" era riferito al modo di esprimersi, di trattare la
discussione.
Il ritratto di Mazzini dei tradizionalisti prende alcuni tratti negativi di Mazzini
per farne una caricatura.
Mazzini ha anche rischiato di persona: fu in galera, ebbe condanne a morte, nella
Repubblica romana del 49 si espose in primo piano, rischiando il capestro.
Ammetteva l'uso della forza per una causa che lui (assieme ad altri) riteneva giusta, la liberazione dell'Italia dal dominio straniero e l'unità della stessa. Per traversarla
si dovevano passare otto dogane.
I "giovani infatuati" che andavano a morire combattevano per un ideale, che era
quello della libertà della Patria e del riscatto civile e morale dell'Italia,
avvilita dalle potenze straniere e dalla secolare decadenza interna.
Quest'ideale appare oggi incomprensibile. Certo i giovani mazziniani erano
in genere anticlericali e alcuni anche contrari alla religione. Questa la loro
colpa. Vedevano la religione e lo Stato della Chiesa come un ostacolo alla
rinascita della Patria. Errore per la religione, non per lo Stato della Chiesa,
avendo il Papato sempre avversato un'Italia unita o anche federata sotto uno
Stato egemone, un'Italia che lo Stato della Chiesa tagliava a ragion veduta in due.
Su quest'ultimo punto concordavano anche cattolici come Manzoni e altri.
Massoni anche loro?
RispondiEliminaSu quest'ultimo punto concordavano anche cattolici come Manzoni e altri.
Massoni anche loro?
Se non di grembiulino, certamente di forma mentis!
del riscatto civile e morale dell'Italia,
avvilita dalle potenze straniere e dalla secolare decadenza interna Risponda ad una domanda, per favore:
In quell'Italia,avvilita dalle potenze straniere e dalla secolare decadenza interna, era più facile salvarsi l'anima rispetto a quelle Italie che sono venute dopo?
Se la risposta è sì, era preferibile quella situazione .
https://www.radiospada.org/2020/04/dal-risorgimento-anticattolico-al-nulla-odierno-il-destino-dellitalia-di-m-viglione/
Per traversarla
RispondiEliminasi dovevano passare otto dogane.
a) si poteva risolvere diversamnte;
b) almeno le merci locali erano protette .
RispondiEliminahttps://www.radiospada.org/2020/04/dal-risorgimento-anticattolico-al-nulla-odierno-il-destino-dellitalia-di-m-viglione/
Massimo Viglione non ha certo bisogno di presentazioni. Ricercatore e docente universitario legato al mondo cattolico “tradizionalista”, ha scritto numerosi saggi a carattere storiografico. I suoi testi, dedicati a temi non convenzionali, “scomodi”, di cui pochi hanno il coraggio di parlare, sono ben confezionati e accattivanti, contraddistinti da una prosa che non annoia mai.
Il destino dell’Italia (Edizioni Radio Spada, 2016) si situa nel medesimo solco. Il libro parla di quella Rivoluzione che ha ****distrutto la vera Italia per costruirne una radicalmente nuova, massonica e anticattolica****. Dal Risorgimento fino alla Seconda Repubblica si è infatti assistito a un processo di pervertimento dell’identità nazionale, a un «fare gli italiani» che non ha generato altro se non nuovi scontri e miserie. Al cattolicesimo, collante di una Penisola [...] il movimento unitario ha voluto forzatamente sostituire un culto della Patria di chiara derivazione giacobina, il quale, col passare dei decenni, ha condotto l’Italia nelle grinfie del mondialismo globalizzante, senza Dio né identità. Ciò è ancora più inquietante se si pensa che gli italiani sono stati per moltissimo tempo i protagonisti della civiltà umana.
Il saggio Il destino dell’Italia si presenta quindi come un’accattivante e originale storia delle idee. Viglione amplia l’orizzonte d’indagine – in libri simili solitamente ridotto al solo Ottocento – per rintracciare i germi della Rivoluzione italiana anche nel XX e nel XXI secolo. Nulla si tace, ad esempio, di quel «secondo Risorgimento» che fu il Fascismo, o della galoppante laicizzazione della Penisola a cui la Democrazia Cristiana, satura di modernismo, diede paradossalmente un contributo determinante. Mai come in quest’opera emerge così chiaramente quella sottile linea che unisce logicamente tanti punti dell’epopea nazionale e che svela una “controstoria” d’Italia a dir poco inquietante.
>>> Il destino dell’Italia. Dalla Rivoluzione unitarista al dissolvimento odierno. Per capire e reagire <<<