“Quid ad vos de sacro cultu?”
Lettera dei Sinodo dei vescovi italiani alle autorità politiche sulla sospensione del pubblico Culto Divino
Che cosa importa a voi, autorità temporali, del sacro culto che quotidianamente, da migliaia di anni, ha luogo nelle chiese della dilettissima Italia? Chi vi ha attribuito una qualche potestà nel decidere se questo debba o non debba avere luogo? Né legge di Dio né legge umana. E quando pure una legge umana ciò si proponesse, noi, uniti al Santo Padre che di questa nazione è Primate e anzi da Lui sollecitati, solennemente affermiamo che tali norme sono invalide e dalla loro obbedienza, è sciolto ogni cattolico in comunione con la Sede Apostolica.
Falso, ingannevole è l’allegare motivi che pertengono la pubblica salute. Quando gli stati ancora non esistevano o quando presero a esistere spesso contro le libertà della Chiesa, solo quest’ultima, durante le epidemie più diverse, si fece carico, con i suoi vescovi, i suoi presbiteri, i suoi monaci, le sue suore, le sue confraternite, della pubblica salute specie degli ultimi e dei miseri.
Millenaria esperta di queste dolenti tragedie, la Chiesa avrebbe potuto e saputo regolare conveniente mente l’accesso alle chiese. Come e meglio di chi controlla l’ingresso nelle pubbliche rivendite di cibo.
Ma voi, pubbliche potestà, figlie di una visione materialistica e – sì, lo diciamo senza timore – demoniaca dell’uomo, ridotto alle sue necessità materiali, avete creduto che il pane quotidiano fosse più importante del Pane della Vita! Possa Dio perdonarvi se farete penitenza del vostro abominevole peccato.
Aperte restano dunque le chiese. E, anzi, in esse, per le intere ventiquattr’ore, si celebrerà l’Ufficio Divino, e non solo per evitare la calca ma per decuplicare le nostre preghiere verso Dio che ha giudicato questa generazione e, pesandola con sua infallibile bilancia, l’ha trovata scarsa.
E a tutti i cattolici diciamo: non abbiate paura di quanto cesare minaccia. Cesare passa. Dio rimane. Il giudizio di cesare è fallibile e provvisorio. Quello di Dio è vero e inappellabile, diritto come una spada a doppio taglio. Obbedite a Dio, non agli uomini! Obbedite ai suoi vescovi, non a transeunti, umane podestà, incerte sull’oggi e ignoranti del domani.
I vescovi d’Italia in comunione con la Sede di Pietro.
Possibile che sia vero? Quale sinodo dei Vescovi? Quale Santa Sede?
RispondiEliminaQuale Pontefice? Questo non è il parlare dei Parolin, Sodani e Kasper vari, e neppure di Bergoglio.
Abbiamo capito che siamo sotto anticristo e che stanno per metterci un microchip trasportabile con l'app per arrivare al microchip?
La salute dell’anima per cui la S. Messa è essenziale viene prima di quella del corpo e anche la sofferenza del corpo, offerta a Dio, può giovare a quella dell’anima.
RispondiEliminaAnonimo 20:30
RispondiEliminaPossibile che, oltre a non riconoscere l'ironia, non lo abbia capito dalla mia nota introduttiva?
"Nell’attuale atteggiamento della Chiesa nei confronti del dafarsi di fronte all’epidemia da coronavirus si nota in modo molto evidente la grande assenza della Dottrina sociale della Chiesa. Non sono al corrente di vescovi che abbiano parlato in questo senso. In generale si è auspicata una generica solidarietà e una generica speranza, sostenendo che “insieme ce la faremo”. Quando non si è continuato a riproporre i temi del riscaldamento globale, della tutela dell’ambiente e delle migrazioni che col coronavirus non hanno niente a che vedere. Alla loquacità su questi argomenti ormai piuttosto scontati in bocca ad ecclesiastici, ha corrisposto una pressoché totale afasia su cosa abbia da dire la Dottrina sociale della Chiesa sullo sconvolgimento prodotto dall’epidemia. Mentre chiudevano le chiese e si sopportava senza protestare le restrizioni governative e i soprusi delle forze dell’ordine, si mostrava anche un’assenza nell’uso della Dottrina sociale".
RispondiEliminaStefano Fontana
Quanto avrei voluto sentire queste parole!!!!!!!
RispondiEliminaGianniz, uno dei miei interlocutori preferiti al tempo dei miei esordi sulla Rete (nei lontani anni '90). È la stessa persona?
RispondiEliminaQuelle, e non altre, sono le parole della vera Chiesa e anch'io avrei voluto tanto sentirle, anche se nel cuore non ce ne portiamo altre. Ci avrebbero rinfrancato il cuore e lo spirito!
RispondiEliminaHo trovato davvero geniale l'amico che le ha vergate!
Purtroppo abbiamo dovuto constatare la devianza della Chiesa dai principi sacrosanti appena timidamente accennati solo da qualche coraggioso prelato che però, alla fine, preferisce farsi i fatti suoi e aggregarsi al gregge che è diretto verso il precipizio come la mandria di porci nel paese dei gerasani dopo che i diavoli, dal corpo dell'indemoniato, furono in essi trasferiti da Gesù. La Chiesa va verso il burrone e purtroppo i moderni seminari formano solo religiosi orientati in maniera progressista, materialista e subito secolarizzati.
RispondiEliminaRicordate il recente fatto narrato dalle cronache riguardanti il prete, mi pare calabrese, il quale avendo celebrato la messa a porte aperte gli si era riempita la chiesa di fedeli durante la funzione. Quando poi era stato intervistato dalla TV pubblica, per dare conto di quella che veniva presentata come una sciagurata faccenda, lo stesso prete si giustificava affermando che non era colpa Sua e che non si aspettava un effetto simile, il tutto con mille scuse, con voce tremolante e con atteggiamento implorante alla stregua di un novello pavido don Abbondio. Questo è l'atteggiamento generalizzato di che invece è deputato, per divina disposizione, alla cura delle anime e alla guida del gregge del quale un giorno dovrà rendere conto del perché è stato portato sull'orlo del precipizio, verso la dannazione anziché la salvezza eterna. Non penso che varrà la giustificazione di aver dovuto seguire le linee guida della curia vaticana.
Ad iniziare dai discepoli e Apostoli di Gesù, sono stati compiuti miracoli prodigiosi in ogni tempo, contro ogni evento naturale e qualsivoglia cataclisma epidemico fino al secolo scorso ad opera di ferventi seguaci di Cristo. Sapete indicarmi, oggi, se qualche Vescovo, che per istituzione divina, rappresentano gli Apostoli, sono capaci di fare un solo miracolo. Eppure i loro primordiali precursori di miracoli ne compivano in abbondanza. I 77 discepoli inviati da Gesù tornarono esaltati narrando dei miracoli che avevano compiuto nel nome di Cristo: guarigioni, conversioni, risurrezioni fisiche e spirituali. Oggi, neanche uno dei vescovi può provare anche solo a pensare di essere in grado di compiere, non dico una resurrezione dalla morte per corona-virus, ma una semplice guarigione dalla malattia avendo loro stessi timore che stendendo le mani, come facevano gli apostoli e i Santi nei secoli addietro, quasi tutti gli riderebbero in faccia. Questo non sarebbe bello per la loro reputazione e figura ecclesiastica faticosamente conquistata compiacendosi tutti i giorni delle devianti affermazioni vaticane. Mi fermo qui. Troppe sarebbero le cose da dire.
Eppure i loro primordiali precursori di miracoli ne compivano in abbondanza.
RispondiEliminaI miracoli non li hanno mai compiuti e non li compiono i santi ma il Signore, grazie alla loro intercessione!