Aggiornamento: Mons. Negri ha voluto precisare che la sua adesione riguarda l’Appello del 5 maggio, non gli interventi sul concilio et alia.... [qui]
L'adesione di Mons. Luigi Negri e la risposta di mons. Carlo Maria Viganò.
Mons. Luigi Negri scrive a
Mons. Carlo Maria Viganò
Eccellenza Carissima,
man mano che le circostanze della vita tendono ad indicarci elementi di degrado sia nella vita ecclesiale che in quella sociale vorrei farle pervenire la mia adesione al suo messaggio che mi sembra abbia raccolto il cuore vivo della nostra esperienza ecclesiale. Questo cuore vivo dell’esperienza ecclesiale si connota sempre più per la quotidiana consapevolezza che il tempo che ci è dato fugge e che la nostra esistenza rimane fortemente condizionata dalla provvisorietà degli eventi e dei fatti.
Mi sembra che la Chiesa, a brani, secondo un ritmo spesso momentaneo, stia recuperando la coscienza della propria identità e il compito missionario che caratterizza la sua vita e la sua storia.
Noi sentiamo ogni giorno più viva la pressione degli eventi che chiedono di essere giudicati secondo la chiarezza della parola del Signore e vissuti come obbedienza alla Sua volontà. Di tutto questo siamo lieti, siamo lieti perché ci abbandoniamo ogni giorno al Signore con la consapevolezza profonda che la Sua presenza ci sostiene in ogni momento e che non esiste possibilità che la nostra esistenza sia scardinata dalla compagnia del Signore Gesù Cristo. La nostra forza è veramente l’abbandono della nostra vita alla Sua volontà e soprattutto il desiderio che la nostra vita viva la grande vibrazione della missione; che la nostra vita guardi al futuro come una realtà da investire ogni momento della consapevolezza della presenza di Cristo, chiedendo che questa presenza di Cristo corra ogni giorno l’avventura della missione. In questo e per questo la nostra vita si apre ogni mattino con un grande desiderio di sostenere la vita cristiana nostra e dei nostri fratelli uomini; si chiude ogni sera con la consapevolezza di aver contribuito poveramente, ma sempre sinceramente, al maturarsi della coscienza cristiana nel mondo.
Ci stringiamo a lei Eccellenza e vorremmo poter accompagnare come ultimi discepoli il suo passo sicuro sulla strada della verità, della bellezza e del bene. Il Signore renda la sua presenza nella Chiesa e fra gli uomini come una presenza carica di verità, di capacità di sacrificio e di volontà di bene verso tutti gli uomini; così ci sembra di corrispondere in modo povero, ma reale, al grande invito della liturgia di ogni momento, quello di non perdere il tempo ma restituirlo ogni giorno con piena volontà e con grande apertura al cuore stesso di Dio, perché nella vita di ogni giorno noi siamo proprio chiamati a sperimentare la grandezza di Dio e il desiderio di contribuire in qualche modo, realmente però, al farsi del Regno di Dio nel mondo.
Il Signore ci benedica e ci conforti nel cammino di ogni giorno.+Luigi Negri – Arcivescovo emerito di Ferrara – Comacchio
Milano, 16 giugno 2020
* * *
Mons. Carlo Maria Viganò scrive a Mons. Luigi NegriEccellenza Reverendissima,
ho letto con grande commozione le Sue parole, per me davvero toccanti. È una consolazione vedere che Vostra Eccellenza ha colto, con l’acume e la lucidità che sempre hanno contraddistinto il Suo giudizio, il cuore del problema.
Il tempo presente, specialmente per chi ha uno sguardo soprannaturale, ci riporta alle cose basilari della vita, alla semplicità del Bene e all’orrore del Male, alla necessità di scegliere lo schieramento nel quale combattere le nostre piccole e grandi battaglie quotidiane. Vi è chi vede in questo una banalizzazione, come se la chiarezza del Vangelo fosse ormai incapace di dare risposte esaurienti ad un’umanità complessa e articolata; eppure, mentre alcuni nostri confratelli Vescovi si preoccupano quasi ossessivamente per l’inclusività e la green theology auspicando il Nuovo Ordine Mondiale e una Casa comune per le religioni abramitiche, nel popolo e nei sacerdoti va facendosi spazio la persuasione di una lontananza dei propri Pastori – fortunatamente, non tutti – proprio nel momento dello scontro epocale.
È vero: il tempo ci sfugge di mano, Eccellenza, e con esso si sbriciolano i castelli di sabbia della retorica quasi iniziatica di chi nella provvisorietà del tempo e nella fragilità del contingente ha voluto costruire il proprio successo. Vi è qualcosa di inesorabile, in quanto accade oggi: i miraggi effimeri che avrebbero dovuto sostituirsi alle verità eterne ci appaiono, alla cruda luce della realtà, nel loro squallore artefatto e posticcio, nella loro ontologica e inesorabile falsità. Ci scopriamo bambini, secondo le parole di Nostro Signore; riconosciamo quasi istintivamente i buoni e i cattivi, il premio e la pena, il merito e la colpa. Ma si può considerare banale la serenità del fanciullo che riposa sul petto della madre, la fiducia fiera del bambino che si aggrappa alla mano del padre?
Quante parole fatue ci sono state dette, quanti palliativi inutili ci sono stati propinati, pensando che la Parola eterna del Padre fosse inadeguata, che occorresse aggiornarla per renderla più seducente alle sorde orecchie del mondo! Eppure sarebbe bastato farla nostra, quella Parola, per non aver bisogno d’altro. Se finora ci siamo lasciati confondere dallo strepito del secolo, ora possiamo abbandonarci con fiducia filiale e lasciarci guidare, perché riconosciamo la voce del divino Pastore e Lo seguiamo dove Egli ci vuole condurre. Anche quando altri, che pure dovrebbero parlare, tacciono.
La nostra povertà non è di ostacolo, ma anzi di aiuto in questi frangenti: quanto più saremo umili, tanto più risplenderà la maestria dell’Artista che ci impugna come uno strumento nelle Sue abili mani, come la penna con cui lo Scrivano verga sapientemente la pagina.
Chiedo a Vostra Eccellenza di pregare perché tutti noi, che nella pienezza del Sacerdozio il Signore chiama non servi ma amici, riusciamo a renderci docili strumenti della Sua Grazia, riscoprendo la semplicità divina della Fede che Egli ci ha comandato di predicare a tutte le genti. Tutto ciò che per orgoglio vi aggiungeremo di nostro è un penoso orpello di cui dobbiamo imparare a disfarci sin d’ora, se non vogliamo che lo facciano le fiamme del Purgatorio, nelle quali le nostre poche pagliuzze d’oro saranno purificate dalle scorie per renderci degni della visione beatifica. Non sprechiamo i giorni preziosi nei quali la malattia e la vecchiaia ci danno l’opportunità di espiare le nostre e le altrui colpe: sono giorni benedetti che possiamo offrire alla Maestà di Dio per la Chiesa e i suoi Ministri.
Riceva, Eccellenza Carissima, l’espressione della mia profonda gratitudine per le Sue ispirate parole, con l’assicurazione del mio ricordo nel Santo Sacrificio dell’Altare. E preghi per me.
Nunc dimittis servum Tuum,Domine, secundum verbum Tuum in pace…
+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo
17 Giugno 2020
Sono sorpreso, ma se questa lettera significa piena adesione alle tesi di mons. Viganò me ne compiaccio.
RispondiEliminaHo sempre pensato che mons. Negri fosse un rappresentante del"terzo partito", quello presieduto da Ratzinger , per intenderci.
Mi fa molto piacere constatare che diverse coscienze, anche ai vertici della gerarchica, si stanno risvegliando.
Erano necessarie la fede e il coraggio di pochi, come mons. Viganò, al resto pensa il Signore.
Antonio
Parole vibranti e piene di Verità.
RispondiEliminaMolto bella la lettera di Mons. Negri, nella quale si riconoscono echi giussaniani... ma soprattutto edificante e confortante per molti fedeli la sua adesione. Oltretutto ha saputo suscitare da parte di mons. Viganò una risposta che accende luci sempre ulteriori....
E dopo la recente delusione da parte di Sarah ora c'è una bella sorpresa da parte di Mons. Luigi Negri!
RispondiEliminaSembra che quando non si ha più una posizione/carriera da difendere si sia molto più fervorosi nel difendere la verità.
''Sembra che quando non si ha più una posizione/carriera da difendere si sia molto più fervorosi nel difendere la verità.''
RispondiEliminaA pensar male si fa peccato, ma spesso...
si ma la lettera di Mons Negri si riferisce all’appello di maggio non all’intervento sul Concilio Vaticano II...
RispondiEliminahttps://www.marcotosatti.com/2020/06/30/vigano-negri-la-lettera-si-riferisce-allappello-del-5-maggio/
Mons. Negri ha precisato che il sostegno a Viganò si riferiva alla lettera del 5 maggio,non al testo sul CVII.
RispondiEliminahttps://www.marcotosatti.com/2020/06/30/vigano-negri-la-lettera-si-riferisce-allappello-del-5-maggio/
Ai peli nell'uovo del commento 20,07 io rispondo che prendere posizione pubblica a favore della linea di Mons.Viganò oggi è cosa buona. Non penso che chi ha il coraggio di tale verità possa tirarsi indietro, OGGI.
RispondiEliminaAvevo notato che mons. Negri non nomina il concilio. Ma mi ero astenuta per non stare a trovare sempre il pelo nell'uovo.... E tuttavia è un fatto. Tanto più se lo si sottolinea...
RispondiElimina
RispondiEliminaIl Concilio resta un tabù, questa è la verità.
Anche tra i laici fedeli alla Tradizione quanti sostengono apertamente mons. Viganò?
Celebri siti e blog cattolici latitano, in questo senso.
Bisogna comunque mantenere aperta la discussione, iniziata da mons. Viganò,
contando sul fatto che una parte (si spera consistente) del clero condivide l'impostazione di mons. Viganò, anche se non esce allo scoperto, in attesa di tempi migliori.
Mi sembra chiaro che se ha scritto una breve comunicazione per precisare vuol dire che non desidera essere associato alla discussione sul CVII. Almeno per ora e almeno per quanto riguarda la posizione di Viganò.
RispondiEliminaIo francamente non mi faccio più molte illusioni: salvo poche eccezioni (come Viganò) non credo che i vescovi della generazione post-conciliare avranno mai il coraggio di rivedere le proprie posizioni. Bisognerà aspettare la prossima generazione.
Confesso che non avevo capito, infatti mi ero sorpreso. Ora i conti, purtroppo, tornano maggiormente.
RispondiEliminaNon capisco come si possa definire pelo nell'uovo l'adesione o meno al Concilio.
È la questione fondamentale del tempo presente e, per inciso, la stessa ragion d'essere di questo blog, sin dal titolo.
La bella lettera rimane, ma le cose cambiano.
Antonio
Benché Negri abbia i suoi meriti (ad esempio è uno dei rari vescovi contemporanei che ha avuto il fegato di parlare contro la massoneria), ha perso la mia fiducia da un po' di anni, da quando ne notai la presbiopia spirituale, per usare un termine molto ma molto eufemistico. Complimenti comunque per la volontà di salire sul carro del vincitore (nel senso che mons. Viganò è attualmente vincitore dal punto di vista della franchezza nel riaffermare la verità, cioè che il re è nudo e che il Concilio è una cagata pazzesca), ma fino a ieri Negri era un arci-fedelissimo del Concilio e persino del Bergoglio, per il quale dovette cospargersi il capo di cenere perchè in un Eurostar, al telefonino, si era lasciato andare ad espressioni non proprio bergoglione, mentre un giornalista avidamente origliava e prendeva appunti.
RispondiEliminaDunque l'omelia feriale che infligge a mons. Viganò - zeppa di buzz-word cielline sulla vibrazione, sull'avventura, sulla letizia - vale solo come vicinanza gratuita a quest'ultimo. Che non è poco, visti i tempi, certo, e consente a Viganò di ribadire la posta in gioco e la nudità del re nudo. Negri fu quello che mandò congratulazioni a Benedetto XVI per aver promulgato il Summorum Pontificum, e poi se ne infischiò sonoramente (dopotutto è sempre stato piuttosto insensibile alla liturgia e alle vocazioni); per questo penso che la sullodata omelia valga solo perché gli altri oltre quattromila vescovi nel mondo, salvo rarissime eccezioni, clamorosamente tacciono, timorosi di dir qualcosa di cattolico o di anti-bergoglione.
Tra queste eccezioni si segnala mons. Williamson, il vescovo sbattuto fuori dalla FSSPX per motivi principalmente d'immagine sui media, che ha dichiarato il suo sostegno a mons. Viganò e, una settimana prima, anche a mons. Schneider (alla faccia di chi aveva sempre malignamente descritto mons. Williamson come uno dei tanti irremovibili "ho-ragione-solo-io").
È ormai chiaro che Pietro è troppo impegnato a compiacere i circoncisi, e Paolo gli sta resistendo in faccia. Viganò e Schneider, ormai due paria nell'episcopato mondiale, sono loro malgrado pilastri di speranza per noialtri che abbiamo speso energie e tempo per assecondare una gerarchia ecclesiale che va sbandando da oltre mezzo secolo.
p.s.: leggo solo ora che l'omelia riguardava l'appello del 6 maggio. Come volevasi dimostrare.
In questo ha ragione Mic, nella lettera ci sono echi giussaniani...
RispondiEliminaAntonio
Nella edizione Cantagalli della 'Pascendi' del 2007 la premessa è di Luigi Negri. L'ho riletta.
RispondiEliminaCapisco che molti consacrati si siano trovati tra l'incudine della 'Pascendi' ed il martello dei 'grandi teologi' non ultimo J.R.
Rileggerò la premessa, ove J.R. è citato, cercando di leggere l'implicito se capisco dov'è.
Mi convinco che tutto questo bailamme è gnostico/esoterico di provenienza massonico ed ebraica.
I consacrati sono stati perduti dalla superbia che li ha corrotti con l'esoterismo pasticciato poi con l'erotismo e chi più ne ha, più ne metta.
Corrotti da tutto quel bagaglio della gnosi spuria(vedi don Ennio Innocenti) nella quale si sono invischiati non pochi intellettuali di tutti i secoli. E nel '900 con il modernismo è entrata alla grande nella chiesa cattolica.
Comunicato
RispondiEliminaIn merito alla lettera di mons.Negri a mons.Viganò si precisa che essa riguarda l’Appello da questi diramato il 5 maggio, non l’intervento sul concilio pubblicato il 27 giugno scorso.
Scusate, io non vedo alcuna firma.
Il comunicato sembra anonimo.
Ha scritto direttamente a Tosatti, è sufficiente la parola di Tosatti.
RispondiElimina
RispondiEliminaColpisce la diffeenza di stile nelle due Epistole. Con tendenza alla vaghezza, retorica e all'ampollosità, anche se abbastanza contenuta, quella di mons. Negri, che al dunque
contiene pochi riferimenti concreti, pochi elementi di fatto e in sostanza pochi concetti.
Semplice e lineare quella di mons. Viganò, piena di riferimenti concreti alla presente crisi della Chiesa, chiarissima in quello che vuole dire. Uno stile conciso e nello stesso tempo anche elegante.
Due mondi. La lettera di mons. Negri dà anche l'impressione del "vorrei ma non posso".
Comunque, nel clima attuale sempre più pesante, va bene anche questa adesione prudente.
Anche se si dissocia dalla condanna al Concilio, l'adesione al Messaggio al mondo non va bene ai poteri dominanti: si sa che la condanna al Concilio è implicita nel Messagio al Mondo. Essa costituisce ora il Leit-motiv delle iniziative pastorali di mons. Viganò.
"Carissimo dott. Marco Tosatti
RispondiEliminaA seguito della pubblicazione della lettere Negri/Viganò sia sul sito di monsignore sia sul suo Stilum Curie si sono, a causa della sovrapposizione di altri interventi di mons. Viganò, creati alcuni equivoci che vorremmo chiarire con il comunicato che segue:"
Chi è l'autore di questa lettera che esordisce con "carissimo dott. Marco Tosatti"?
Colpisce la diffeenza di stile nelle due Epistole.
RispondiEliminaCome è stato detto, si riconosce l'influsso del Gius. E questo nel bene e nel male; nel desiderio di ortodossia tipico dei ciellini sani e nell'impossibilità (o almeno nella difficoltà) di superare un limite mentale riguardante il CVII, perché tutto il movimento nacque nel clima culturale del Concilio. Dunque prendere le distanze dal CVII sarebbe un po' prendere le distanze dalle proprie origini. Comprendo bene quanto sia difficile, anche se l'emergenza che stiamo vivendo dovrebbe spingere a fare analisi oggettive. Per questo dico che sono scettico sulle attuali generazioni di episcopi.
Radio Spada definisce neofiti i nuovi critici del concilio sulla scia delle recenti discussioni e ricorda 7 regole:
RispondiElimina....
“Benvenuti nel club, ma occhio alle regole di base!“, per evitare di uscirne più fessi di quando si è entrati.
1. La battaglia non è facile. Quindi occhio a pensare che la sola comprensione del problema possa bastare. Di intellettualoni che avevano capito tutto e sono finiti (migliore delle ipotesi) in un solipsismo distruttivo o (peggiore delle ipotesi) totalmente fuori strada, ne abbiamo visti tanti.
2. Attenzione a fissarsi su un aspetto dei problemi compresi e non sulla totalità. Si tratta della trappola classica in cui si tende a cadere. “Ho capito la crisi della Chiesa ma a me interessa la Liturgia“, quanti con questo intento son finiti a servire una volta al mese la Messa Tridentina del mercoledì pomeriggio, preceduta dalla messa degli scout e seguita dal corso parrocchiale di yoga.
3. Attenzione a spersonalizzare troppo. Tenendo fermo che nessuno può giudicare le intenzioni di nessun altro, va chiarito che le idee son portate dalle persone. Se avete capito che Assisi 2011 e l’ermeneutica della continuità sono inganni e avete paura di fare il nome di Ratzinger, rischiate di sviare il prossimo e voi stessi. Chi prende in mano un libro di quell’autore deve sapere che è potenzialmente a rischio.
4. Attenzione ai sentimentalismi. “Sì, ho capito dove sta il problema ma il mio parroco è tanto buono, poi mi ha battezzato 50 anni fa e dice il Pater in latino“, ecco benissimo, offritegli un caffè e un catechismo di San Pio X, magari un Tridente Antimodernista, ma occhio a non adagiarvi sul Pater in latino, perché se detto prima dell’incontro ecumenico col pope della chiesa rumena, non basta.
5. Attenzione agli orticelli (e dal canto opposto all’entrismo). Tentazione comodissima è quella dell’orticello, opportunamente dogmatizzato. “Ho trovato il tal prete, è duro, tenace, ha idee chiare, tutto il resto fa schifo“. Si tratta della trappola settaria, causa da 60 anni della balcanizzazione del mondo della Tradizione. Una balcanizzazione (o meglio: orticellizzazione) in cui, con la scusa di aver capito tutto, ci si massacra (a volte con modi non proprio evangelici) tra mezzi scismi, autocefalie improvvisate e fiumi di chiacchiere. Quanto all’entrismo, valga quanto detto negli altri punti.
6. Attenzione agli apparizionismi e ai complottismi un tanto al chilo. In tempi di caos le soluzioni facili e brevi sono una grande tentazione. “Come usciremo da questa crisi? Al tale è apparso un santo, dice che va fatto così, così e così“. Negli ultimi 60 anni non sono mancati fenomeni di questo tipo: massima prudenza, in particolare in considerazione del fatto che la sola autorità che può giudicar è sostanzialmente eclissata. In particolare se vedete esibizionismi, protagonismi, logorrea… alla larga! Una buona sintesi, per quanto insufficiente in mancanza di autorità, è qui: Quando il demonio fa pregare: le 11 regole per discernere segni, locuzioni e fatti straordinari Altra “via breve” è quella dei complottismi un tanto al chilo, che finiscono per squalificare ogni discorso sui veri complotti.
7. Occhio all’ego. La superbia è stato il primo peccato commesso e rimane il primo ostacolo a ogni bene. In questa battaglia la presunzione rispetto a chi “non ha capito”, gli egoismi, le piccole e grandi code di pavone, sono nemici insidiosissimi