È da sessant’anni che si continua a truffare la gente a furia di “progressisti” e “conservatori”, ora anche con questa bagarre per la santissima presa di posizione dell’Arcivescovo Carlo Maria Viganò, ma è ora di finirla con l’uso sleale e doloso di queste categorie tutte e solo politiche applicate alla Chiesa, società tutta e solo squisitamente religiosa!
È proprio ora di finirla, perché è solo un modo peccaminoso per nascondere il fatto che quel che si vuol far credere oro è letame e quel che si vuol far credere letame è oro. Una vera corbelleria.
Ma quando mai nel Terzo secolo si parlava di “progressisti” invece che di eretici ariani e di “conservatori” invece che di fedeli al Dogma?
E quando mai nel Sedicesimo secolo si parlava di “progressisti” invece che di eretici luteran-calvinisti e di “conservatori” invece che di fedeli alle leggi di Dio insegnate da santa Romana Chiesa?
Per dire.
P. S. Ah, dimenticavo:
La maxi-spallata di Mons. Viganò
Al maxi trappolone Roncalli-Ratzinger.
Basta quindi una buona volta con queste miserabili astuzie che stravolgono la realtà facendo passare per buoni gli eretici e per perfidi trogloditi i fermi e santi fedeli a Dio: i cosiddetti “progressisti” non sono altri che coloro che riassumono nella loro perversa dottrina il coacervo delle peggiori eresie confluite nel Modernismo; i cosiddetti “conservatori” sono invece solo i cristiani fedeli al Dogma e alla vera e santa liturgia pre-Montiniana a costo di inimicarsi il mondo, Papi compresi.
Anche nell’odierna vicenda in cui l’Arcivescovo Carlo Maria Viganò prende una forte e severa posizione riguardo al Concilio Vaticano II, in realtà l’unica posizione da prendere, egli non è il “conservatore”, ma è il cristiano fedele al Dogma, e i Papi che indissero, condussero e difesero e tutt’ora difendono quell’Assise perversa non sono i buoni e bravi “progressisti”, ma sono Papi del tutto infedeli al Dogma, nel loro caso precisamente Papi modernisti e neo-modernisti.
Sta il fatto che le categorie fasulle vanno rimpiazzate con le categorie vere, basta coi sotterfugi: agli eretici l’eresia, ai fedeli la fedeltà.
Le uniche categorie accettabili in una disputa dottrinale nella Chiesa cattolica di Roma sono quelle di “eretico” per chi non aderisce al Dogma e al Magistero pastorale che ad esso è strettamente connesso così come insegnato dal Magistero dogmatico, e di “cattolico” per chi vi aderisce.
Altre categorie non ve ne sono. E quelle usate sono solo bugiarderie.
Non solo: si smetta anche di parlare di “ermeneutica”, altro trabocchetto, quasi si penda tutti dalle labbra della Scuola di Francoforte come bravi scolaretti di Papa Ratzinger, che dell’ermeneutica e dello storicismo ha fatto le sue Polari, e si riprenda in mano la metafisica, la sola scienza cattolica, la sola metodologia concreta, la sola filosofia razionale, così finalmente tornando a toccare con mano, dopo quasi sessant’anni di buia notte ermeneutica e storicista la vera realtà della Chiesa, prima che sia invece l’odierna terribile realtà della Chiesa a farci sbattere la faccia contro di essa, ma allora sarà ormai troppo tardi.
Nessuno dei venti Concili ecumenici della Chiesa ha mai avuto bi-sogno che i documenti, i comandi e gli anatemi prodotti dovessero affrontare il setaccio di un’interpretazione: nessuno, perché il Dogma non lo consente, troppo chiaro per essere “interpretato”, checché ne dica il Cardinale Brandmüller.
E la si smetta poi una buona volta di parlare della tanto più farraginosa, implessa e contorta ermeneutica indicata da Papa Ratzinger nel più sciagurato che celebre suo Discorso alla Curia Romana del 22 dicembre 2005: « un’ermeneutica della riforma – chiosava in quelle sue considerazioni –, del rinnovamento nella continuità dell’unico soggetto Chiesa ».
Qualcuno regali e inviti a leggere al più presto al sempre più in pericolo augustissimo Autore di tanto contorcimento concettuale I vestiti nuovi dell’Imperatore, una bella fiaba di Andersen che potrà suggerirgli il motivo per fermarsi dal produrre da decenni, con insistenza degna di miglior causa, uno dopo l’altro, solo morbidi guanciali di piume utili soltanto ad appoggiare sereni il proprio capo tanto bisognoso di pace, i gomiti stanchi, e così dormire quieti sonni tra i frastuoni del mondo, alla faccia degli strafulmini di Ez 13,18, santa Parola di Dio.
La “ermeneutica della riforma nella continuità” è, scandendo i termini uno per uno: primo, solo un’interpretazione (= ermeneutica); secondo, di una discontinuità (= riforma); terzo, nell’ortodossia (= continuità).
Dunque è un’opinione, è un’ipotesi di lavoro, è nulla più che un parere intorno a un qualche concetto che vorrebbe essere in continuità col sano sviluppo del Dogma e contemporaneamente però, riformandolo, vorrebbe essere anche il suo opposto, e tutto ciò, ossia essere quello e il contrario di quello, senza però darlo minimamente a vedere, senza scoprire il conflitto, la contraddizione, la più stridente guerra all’ultima essenza tra le due cose.
Ratzinger Ratzinger, quando la finirai di aggrovigliarti in gomitoli di bianche piume soavi solo per non vedere il sangue della Redenzione che ti scorre intorno, e così magari, alla fine, salvarti?
Si cita sempre quel fin troppo celebre Discorso alla Curia Romana, e anche osannandolo, perché nella sua semplicità – ermeneutica della continuità SÌ, ermeneutica della rottura NO –, parrebbe risolvere tutti i quanto mai annosi problemi nati e poi mai risolti del Vaticano II, ma non si va mai al fondo di quelle righe in cui il loro augustissimo Autore consente la realizzazione di un fatto gravissimo, tanto grave da tagliare alla radice tutta la potenza del celeberrimo schema che mette tutti nel sacco, continuità sì, rottura no, ermeneuticamente parlando, si capisce, cioè a dire sempre alla Rashomon, quel film di Kurosawa dove quattro ermeneuti interpretano lo stesso episodio arrivando a quattro conclusioni inconciliabili: l’interpretazione è la realtà.
Già, ma quale interpretazione? Perché mai quella del Papa dovrebbe essere più vera della mia, visto che non parla ex cathedra?
E questo è il punto. Ed è qui che gli eserciti si affrontano da ormai sessant’anni. Già: sempre camminando e combattendo su una coltre di foglie che nasconde alle soldataglie di Cardinali, Vescovi, Monsignori e semplici fedeli, “progressisti” o “Conservatori” che siano, la gran trappola che tutti li sprofonda nell’unica buca, acquiescenti essendo tutti al regime ereticale così ben insegnato, e dico “tutti” perché non c’è da parte di nessuno il rigetto pubblico richiesto e dovuto, tranne ora il suddetto Arcivescovo Carlo Maria Viganò.
Ma, dopo che lo stesso Amerio aveva segnalato nel suo Iota unum, e da qui poi ripetutamente il sottoscritto nei propri libri, che gli stessi neoterici non si facevano scrupolo di spiattellare la cosa senza pudore, v. padre Schillebeecks che scrive: « Nous l’exprimons d’une façon diplomatique, mais après le Concile nous tirerons les conclusions implicites » (p. EDWARD SCHILLEBEECKS op, su De Bazuin n. 16, 1965), perché mai, dicevo, tutti insistono ancora a non guardare in faccia la realtà, e a non farla finita con questo conciliare maxi-trappolone dell’ambiguità?
Esso è il truffaldino escamotage che chi scrive denuncia da decenni, raccomandato dal Cardinale Suenens all’accorto e fine grande orecchio del cosiddetto “Papa buono” Giovanni XXIII, che lo mise subito in atto fin dalla formale apertura del Concilio al grado meramente “pastorale”, e non affatto “dogmatico”, come avrebbe invece dovuto essere per la presenza del Papa, l’11 ottobre 1962: e l’escamotage è di non utilizzare mai il grado dogmatico di Magistero, ma sempre e solo il grado “pastorale”, così da non essere costretti a un insegnamento infallibile, che natura sua deve essere perfettamente vero e sicuro e, per la sua divina indefettibilità, non permette nessuna ambiguità – l’ambiguità è un difetto – nemmeno a volerla, e dunque nessuna “interpretazione”.
Il grado dogmatico, il grado massimo di insegnamento, detenuto solo dal Papa, o da un Concilio ma solo se unito al Papa, è il vero e unico Katéchon che può imbrigliare l’Anticristo. Il Katéchon è il Dogma.
Togliete il Dogma e liberate l’Anticristo.
E non c’è bisogno di toglierlo davvero, il Dogma: basta nasconderlo, come consigliò l’astuto Porporato francese al placido Papa bergamasco, e poi far finta che non ci sia, e usare il grado pastorale di Magistero con spericolatezza: come se questo grado pastorale non dipenda in tutto e per tutto e non abbia il preciso obbligo morale di essere sempre il più possibile coerente e il più esattamente conseguente al Dogma, come è stato sempre vissuto e di conseguenza attuato nei secoli dal santo Magistero della Chiesa.
Ecco: per liberare l’Anticristo è sufficiente questo svaporamento di fatto del Dogma, questo “non tenerne conto”, quest’astuta “dimenticanza”, chiamiamola così, che naturalmente è del tutto immorale, peccaminosa, basata su un machiavellismo elaborato sulla Parola di Dio.
Una regoletta semplice semplice. E ferrea: se p. es., il Papa convoca un Concilio cui toglie ogni possibilità di enunciare una locutio ex cathedra, p. es. prescrivendogli la forma di Magistero detta “pastorale”, le definizioni che quel Papa esporrà in quel Concilio “non correranno mai il rischio, chiamiamolo così, di essere infallibilmente vere”, ed è questo che il Card. Suenens e Papa Roncalli volevano centrare e di fatti centrarono: “Non essere costretti mai a dire verità infallibili, ma, al contrario, essere certi di poter dire sempre qualsiasi cosa, magari anche qualche eresia (purché non si veda, ma per questo basta equivocare sul linguaggio, grazie Schillebeecks), tanto: primo, il Papa non potrà mai essere accusato di eresia formale, cioè propriamente di eresia; secondo, non sarà mai intaccato il Dogma dell’infallibilità, il Dogma che ci garantisce proprio questo”.
Per tutti i dettagli sul maxi-trappolone, visionare il mio All’attacco! Cristo vince, Edizioni Aurea Domus, Milano 2019, § 16, pp. 63-7, richiedibile anche a chi qui scrive.
Questo perverso meccanismo è il motore, il perno, la causa materiale ed efficiente, il genius absconditus dell’abnorme e vuota costruzione modernista che è diventata oggi la Chiesa, è il meccanismo senza il quale la Chiesa dunque non sarebbe la rovina preagonica che è, il Modernismo non sarebbe riuscito a scalzare dal Trono più alto la Verità, la Sposa di Cristo sarebbe oggi più splendida, santa e gloriosa che mai.
Eppure, malgrado ciò, di questo perverso congegno, che chi scrive ha riassunto nella formula di “Guerra delle due Forme”, parlandone e illustrandolo in tutte le lingue da più di dieci anni, nessuno ha mai discusso, nessuno lo ha mai neanche minimamente considerato, nessuno si è girato un attimo a guardarlo neanche nello specchietto retrovisore.
Oggi un Arcivescovo ha il coraggio di prendere le carte in mano, carte sopite da quasi sessant’anni di vergognose astuzie elaborate prima di tutto dai Pastori più alti e responsabili della Chiesa.
Oggi l’Arcivescovo Carlo Maria Viganò non ha timore di riconoscere che il Concilio Vaticano II va cancellato sia nella sua totalità che in ciascuna di tutte le mille ambiguità cui i suoi fautori ricorsero per far passare concetti che se esso fosse stato aperto nella dovuta forma dogmatica sarebbero stati non solo con forza rigettati, ma anche esplicitamente e ancor più duramente anatemizzati.
Basta con i maxi-trappoloni alla Roncalli-Ratzinger. E che la Chiesa riprenda la sua strada di unica Polare di divina salvezza stringendosi con forza e decisione assoluta alla ferma schiettezza del Dogma: « Il vostro parlare sia sì sì no no, il resto viene dal maligno » (Mt 5,13).
Oggi, tredicesimo anniversario del Summorum Pontificum.
RispondiEliminaPROGRESSISTI=ERETICI
RispondiEliminaCONSERVATORI=CATTOLICI
non esistono altre categorie
Nel IV sec.
Eliminaprogressisti = ariani
conservatori = semiariani
tradizionali = cattolici
Nel XXI sec.
idem mutatis mutandis
conciliaristi = eretici
Eliminaermeneuti della continuità = semieretici
lefebvriani = cattolici
sedevacantisti & neo-sedevacantisti = pseudocattolici
Cerco di descrivere la sensazione che provo leggendo.
RispondiEliminaSono d'accordo su quasi tutta la logica dell'articolo.
Ammiro la passione e comprendo i sinceri sentimenti che animano il Prof. Radaelli.
Ringrazio Dio per quel che Mons. Viganò trova la forza e la chiarezza di dire.
Però non posso non notare la grande differenza tra i due nel contenere la passione.
Ci ha provato anche Sandro Magister a far dire a Mons. Viganò quel che non ha mai pensato.
Intendo dire di Benedetto XVI.
Dire che il Concilio Vaticano II è stato manipolato e ha manipolato la Chiesa è una cosa.
Dire che il "trappolone" è sintetizzabile nel binomio Roncalli-Ratzinger è una sciocchezza.
Radaelli detesta Ratzinger, perdendo credibilità proprio mentre loda Viganò, che ce l'ha.
Non sono innamorato di Ratzinger ma della Verità. Chi non distingue confonde e si confonde.
La Verità ha il difetto di essere falsificabile. Però ha il pregio di essere la verità.
Invece il falso non è falsificabile, perché è già falso di suo.
La verità è che siamo povere e misere creature, amate da Dio, che è (Lui) la Verità.
Anche i più dotati di intelligenza possono commettere errori e rimanere ingannati.
La conversione consiste nell'accorgersene, ammettere umilmente lo sbaglio, confidare nella misericordia di Dio e venirne trasformati. Questo è gradito al Signore, e il Cielo festeggia con più gioia che per i novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione.
In Cielo c'è più gioia per l'umiltà di chi cerca di correggere il tiro, con coraggio.
Chi denuncia trappoloni, senza distinguere nei binomi che utilizza per identificarli, cova soprattutto molta rabbia -ripeto: giustificatissima-, ma viene meno una prerogativa che rende affidabile il pastore (Mons. Viganò) nel dire assai meglio le stesse cose, facendo tesoro innanzitutto della sapienza (il gusto delle cose di Dio) che viene dall'umiltà.
La quale umiltà è ciò che Viganò riconosce necessaria per superare il Vaticano Secondo.
Standing ovation per tralcio
RispondiEliminaOh mamma, che gragnuola di pietre!
RispondiEliminaE' l'equivalente della lapidazione di S.Stefano ..
"Non sono innamorato di Ratzinger ma della Verità."
RispondiEliminaTralcio dixit !!!
Sì ma... cosa sappiamo noi della Verità??! Solo che Dio è il nostro Creatore e Signore. Sugli esseri umani, io non so cosa pensare. Certo, la lunga sopravvivenza di Ratzinger nella sua Turris eburnea in Vaticano è misteriosa, forse finalizzata dalla Provvidenza a qualcosa di escatologico che non conosciamo... chissà. Preghiamo e recitiamo il Santo Rosario... il rischio di perderci è altissimo.
EliminaIo ho rigettato in toto il concilio vat.II, e Mons. Viganò non è il solo.... io da 30 anni, dicevo che la chiesa Cattolica era diventata l'antichiesa, un'altra chiesa non Cattolica ma pagana in tutti i sensi, e siamo dovuti arrivare a Bergoglio per dire che addirittura la Basilica di San Pietro deve essere riconsacrata da un vero Vescovo Cattolico..non è possibile che 3000 0 4000 vescovi non avevano capito nulla in quei primi due anni e negli anni successivi fino all'8 dicembre 1965 per poter non convalidare o addirittura annullare quell'assise pagana.. bastava leggere con attenzione tutti i documenti conciliari e capire che tutti quelli preparati dalla Curia erano stati gettati alle ortiche per capire... il fatto è che la Chiesa era già infestata sotto le pietre di vipere da molti decenni, e solo un Vescovo Cattolico o più di uno come Mons. Lefebvre o la famosa lettera dei Card. Bacci ed Ottaviani (che potevano aver fatto come MOnsignore e non l'hanno fatto) hanno alzato la voce, ma non sono stati ascoltati, anzi i Cardinali trattati da Montini come sappiamo.... bisognava arrivare alla gerarchia attuale, alla pachamama o ad Abu-Dabhi oppure ad Assisi per varie volte per capire che stavano insegnando da 60 anni una dottrina pagana e non eretica, ma pagana e stravolto il tutto, annullato il Sacrificio della Santa Messa, il Sacrificio della Croce per immettere una nuova tavola per la cena comunitaria e dire al popolo che tiutti sono sacerdoti e tutti possono salire sull'Altare oltrepassare le balaustre gettate alle ortiche e dare il Sacramento in mano a persone qualunque.. hanno annacquato il cervello di centinaia di milioni di persone che una volta erano Cattoliche e trasfomate non se se in protestanti o pagani.. oggi tutti si sentono il diritto di salire sull'altare,, mussulmani, buddisti, eretici e predicare quello che vogliono... ecco il concilio vat.II... -- ormai serve un atto di coraggio anche di pochi veri Cattolici e rinerlo invalido o concilio di un'altra Chiesa, affiancare Mons. Vigano' e chi a Lui si aggiunge con onestà dogmatica ed intellettuale e quando le autorità (che forse non sono mai state autorità) non fanno il, loro dovere di dire la VERITA' DI CRISTO, i fedeli dovrebbero sostituirsi a loro e dire che quel concilio è invalido e cancellarlo dicendo la Chiesa Cattolica ha avuto venti concili e dobbiamo continuare il Vat.I interrotto dalla presa di Roma .. ci vuole un vero Papa mandato dal Signore con l'aiuto dello Spirito Santo e rimettere tutto in ordine....io credo che tutti i Sacramenti sono validi ma solo ex opere operato.. perchè lo vuole Cristo nostro Signore....nessuno ha voluto dare aascolto a centinaia di testi che parlavano di quel concilio da annullare e che troppi hanno avuto paura di pronunciare quella parola annullamento....io non ho paura come non l'ha Monsignor Vigano' e chi lo affiancherà....
RispondiEliminaCome è potuto accadere che un tale gioco al massacro della Fede sia potuto durare per tanti decenni? Con qualche voce dissonante certo, certissimamente ricoperta dal frastuono del mondo che vuole la capitolazione della Chiesa senza condizioni. L'unica risposta trovata è 'l'ideologia'. Allora uno si chiede, come mai l'ideologia vince la Fede Cattolica?
RispondiEliminaMediamente l'ideologia prima mette contro qualcuno, un tempo, contro i genitori, gli insegnanti,i datori di lavoro,i governanti,i sacerdoti, poi nei fatti promette di dare e cerca di dare quello che genitori, insegnanti, datori di lavoro, governanti, sacerdoti non danno, in forza dei loro doveri verso l'educazione, l'insegnamento, il lavoro, la vita politico/sociale, la vita religiosa.
Questo dare incondizionato dell'ideologia lega a sè tutti i suoi seguaci con sempre nuovi diritti acquisiti attraverso l'ideologia appunto, libertà dai genitori, profitto scolastico senza studio, ascesa lavorativa senza merito, tutela politica in cambio del voto, assoluzione dai peccati in cambio dell'obolo.
L'ideologia usa come suo collante massimo la libertà sessuale garantita, in tutte le stravaganze ed abiezioni, ad ogni età, ad ogni condizione sociale. E' questa la grande forza su cui si regge l'ideologia, è questa la carota che fa sopportare il bastone dell'intruppamento a comando e dello svilimento di se tessi diventati figli degeneri, studenti degeneri, lavoratori degeneri, cittadini degeneri, fedeli degeneri.
In un altro commento avevo sottolineato come l'osservanza abituale, naturale, del sesto comandamento è quella che completa la piena padronanza di se stessi, non so dire come ma, la piena libertà sessuale personale scalza la padronanza di se stessi che viene trasferita a chi quella libertà ha inculcato, favorito, incoraggiato. I favoreggiatori di questa libertà sessuale diventano quindi padroni della volontà ceduta in pieno al sesto nelle sue voglie.
Ed è così che i portabandiera dell'ideologia si ritrovano sempre sostenuti da chi in quell'ambito ha tolto lor ogni morso.
Ipotizzo che le infiltrazioni nella Chiesa abbiano iniziato dal sesto, sottolineando che era una sciocchezza non osservarlo,poi aperta questa porta le altre si sono spalancate da sole. Anche il modernismo stesso con le sue sviolinate sul sentimento potrebbe avere avuto questa come principale concausa.
Ed ecco che la chiesa diventa sempre più molle, non le interessa più che l'essere umano, saldo in se stesso, guardi negli occhi come amico NSGC suo amico, le interessa sentirsi al riparo tra i suoi simili come lei peccatori; così verosimilmente arriva la misericordia tutta umana, della mano che lava l'altra e tutte e due lavano il viso...del corpo, non certo dell'anima e dello spirito, sempre più sporchi, più grinzosi, più ipocriti, più ambigui, più falsi.
Bergamo, Roncalli;
RispondiEliminaBrescia, Montini.
Non è facile mandar via il cattivo suggeritore che ci seduce con questi assurdi pensieri. Ultimi Papi Italiani, prima di un Papa che ebbe troncato il suo Magistero.
Mah! Ironie della storia? Cosa ci attende?
certo per cambiare dobbiamo distruggere decine di generazioni che andranno tutte all'inferno, per non dire a voce alta come diceva San Paolo """GRIDATELO DAI TETTI"""" si bisogna gridare dai tetti,,,,, e Mons. Viganò sta gridando dai tetti come faceva Mons. Lefebvre..... ma sembra che molti abbiano paura di indicare i lupi.....
RispondiEliminaL’Immacolata sola deve istruire ciascuno di noi in ogni istante, deve condurci, trasformarci in se stessa, in modo che non siamo più noi a vivere, ma Ella in noi, così come Gesù vive in Lei e il Padre nel Figlio. SK 656
RispondiEliminaSan Massimiliano Maria Kolbe
@ Anonimo
RispondiElimina7 luglio 2020 11:21
Se così fosse capisco l'uso del termine porno/teologia usato su un numero di 'Sì sì, no no' letto qualche giorno fa. Appena ritrovo citazione, copio estremi per verifica personale.
@ Ireneo
RispondiElimina7 luglio 2020 11:41
Un amico di gioventù mi riferì questo detto popolare: ' O turista che da Brescia passi stringi il cxl e allunga i passi!'
Il fatto è che Tralcio, tutte le volte che difende Ratzinger, pur credendo di difendere la verità, non entra mai e poi mai nel merito.
RispondiEliminaCi propina sempre la storia della "conversione" di Ratzinger senza portare mai uno straccio di prova.
Viceversa c'è ne sono molte contro di lui.
Le riassumo rapidamente :
1) Ratzinger ha sempre affermato di non essere cambiato
2) ha affermato che non era più tempo di giuramento antimodernista
3) ha affermato che sull'ecumenismo (falso) non si torna indietro
4) ha affermato che che crediamo nello stesso Dio degli ebrei e dei mussulmani
5) ha affermato che gli ebrei non hanno bisogno di convertirsi a Cristo (salvezza parallele).
6). Ha proseguito negli sciagurati incontri di Assisi
Tutto questo sino alla fine del suo magistero, aggiungendo la gentile concessione del rito antico, ma solo come forma straordinaria e, dunque, di fatto, legittimando lo sciagurato nuovo rito.
No, Radaelli non odia Ratzinger, odia la menzogna!
Antonio
P. S. Non mi aspetto confutazioni nel merito, come al solito...
"La “ermeneutica della riforma nella continuità” è, scandendo i termini uno per uno: primo, solo un’interpretazione (= ermeneutica); secondo, di una discontinuità (= riforma); terzo, nell’ortodossia (= continuità)".
RispondiEliminaQuesta ermeneutica è la continuazione di quanto diceva l'allora cardinale Ratzinger nel libro “Principles of Catholic Theology, p. 391” dopo parlare di “continuo processo di decadenza, avvenuto fondamentalmente sulla base
delle richieste del Concilio, e che quindi ha screditato il Concilio agli occhi di molte persone” ha detto:
“Questo vuol dire che il Concilio in se debba essere revocato? Certamente no. Vuole solo dire che la vera accettazione del Concilio non è in realtà mai veramente cominciata. Ciò che ha rovinato la Chiesa dopo il Concilio non è stato il Concilio stesso, ma il rifiuto di accettarlo… l’obiettivo quindi non è quello di sopprimere il Concilio, bensì di scoprire il vero concilio e di approfondirne le sue vere intenzioni alla luce dell’esperienza corrente””.
Qui non aveva un "Concilio dei Padri" e altro "Concilio dei mass media", come non aveva l'interpretazione del Concilio alla luce della tradizione...
Il branno del Prof. Radaelli:
RispondiElimina"La“ermeneutica della riforma nella continuità” è, scandendo i termini uno per uno: primo, solo un’interpretazione (= ermeneutica); secondo, di una discontinuità (= riforma); terzo, nell’ortodossia (= continuità)".
Ricorda il cardinale Giuseppe Siri:
"RENOVATIO — Possiamo dire che esiste una tecnica per sostituire alla verità l’opinione, per porre il gusto dell’opinabile al posto del desiderio del vero?
SIRI — Tale tecnica esiste ed è collaudatissima: basta dare un’occhiata all’attuale pubblicistica religiosa, letteraria, filosofica. Si tratta di esprimere opinioni così cautamente formulate che non si possa capire qual è la tesi dell’autore: o meglio ancora: in modo che dottrine intellettualmente contraddittorie vengano giustapposte l’un l’altra, come se fossero tra di loro compatibili.
Ritorniamo allo slogan della morte di Dio. Se si dicesse negazione di Dio, tutti capirebbero. Ma ci troviamo di fronte a un’operazione molto sofisticata, che vuol dare l’impressione di salvare la più distillata e preziosa quintessenza dell’idea di Dio pur nella sua «identificazione» con la realtà profonda dell’uomo. Prendiamo un’altra frase famosa: «Quando Dio vuole essere non Dio, l’uomo nasce». Cosa vuol dire questa frase di un leader massimo delle attuali opinioni teologiche? Rigorosamente parlando, nulla. Essa certo non vale l’espressione dell’uomo «immagine di Dio». Ma dà l’impressione di nascondere qualche misterioso segreto sui rapporti tra divino ed umano che la dottrina della creazione sembra tenere velato e inespresso.
Abbiamo scelto esempi di livello sofisticato. Ma poi potremmo continuare con questa teologia piena di aria fritta. È una manipolazione del linguaggio in modo che si alluda ad eldoradi nascosti del pensiero invece di esprimere chiari e distinti concetti. Restiamo sul campo teologico. Qui abbiamo diffuso a livello universale le espressioni di conservatore e di progressista. Chi è conservatore? Colui che è contro i progressisti. Chi è progressista? Colui che è contro i conservatori". La dittatura dell'opinione: colloquio con il Card. Siri
Colloquio con il Card. Giuseppe Siri [Da «Renovatio», VI (1970), fasc. 4, pp. 477-490] - https://www.corsiadeiservi.it/it/default1.asp?page_id=1215
https://digilander.libero.it/Terra_Nostra/DoppiaMessaNera.pdf
RispondiEliminaEgregio Sig. Antonio, non posso confutare nel merito chi non si prende il merito di osservare una banalissima differenza, non da poco, che ho già cercato di far notare.
RispondiEliminaChe è la seguente: il Prof. Radaelli scrive con acrimonia contro la persona di Joseph Ratzinger, mentre -guarda un po'- Mons. Viganò usa anche una riflessione di Benedetto XVI (1997) per dire che il Vaticano Secondo non è invalido, ma è stato manipolato. Vedasi:
http://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2020/07/arcivescovo-vigano-non-credo-che-il.html
Questa stessa logica (non "invalido", ma "manipolato") è una differenza non da poco.
Perché prima di capire che è tutto sbagliato, chi c'era dentro deve rendersi conto che è stato manipolato. C'erano due ruoli possibili per i convertiti: manipolatore deliberato o manipolato in buona fede. Chi lo ammettesse, in entrambi i casi, abbisogna di umiltà.
Qui, me lo lasci dire, "l'umile operaio della vigna" è molto credibile, da una vita, perché non ha mai fatto pesare le molte ragioni che aveva e che ha rispetto a molti che non sarebbero in grado di sostenerne lo spessore del teologare. Infatti è proprio di chi è umile il poter accettare di aver sbagliato, anche rivestendo ruoli importantissimi, senza mai rispondere "lei non sa chi sono io".
Credo di poter dire che a Dio questo piace, mentre è molto più rischio di orgoglio il vanto di chi può dire "visto che avevo ragione io?", pur avendo effettivamente ragione.
In aggiunta, lo stesso Mons. Viganò (nella circostanza particolarmente assistito dalla Grazia mai cerchiobottista), argomenta in risposta a Sandro Magister che Benedetto XVI è artefice di "una moderata rilettura critica del Concilio", definita "lodevole passato recente" che è poi ciò che io chiamo conversione, dal momento che il giovane teologo di Tubinga la pensava diversamente. Vedasi:
http://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2020/07/magister-pubblica-una-lettera-di-vigano.html#more
Al Prof. Radaelli purtroppo manca, a mio avviso, la capacità di vedere la differenza, perché vuole che Joseph Ratzinger passi dall'immaginifica ordalia divina sapendo già come finirà. Domanda: e se poi l'esito non fosse quello dato per scontato? O decide lui per Dio?
Infine, il suo riassunto in sei punti è, se lo lasci dire, assai incompleto in ciò che non dice e molto tendenzioso su quello che afferma. Lei è libero di pensarla così, però le consiglio un inibitore della pompa protonica prima di riflessioni pensate di pancia.
Spero di essere stato esauriente. Se così non fosse, le chiedo scusa.
Una cosa in comune ce l'abbiamo: odiamo entrambi la menzogna.
E' già tanto, coi tempi che corrono. E' anch'essa una differenza -dal mondo- da cogliere.
https://www.liberoquotidiano.it/news/italia/23616123/papa-francesco-socci-hong-kong-cina-angelus-passaggio-sparito.html
RispondiEliminaPapa Francesco, Socci e l'auto-censura in Vaticano: il passaggio sparito su Cina e Hong Kong nell'Angelus
Che I 6 punti siano incompleti ne convengo, infatti era una estrema sintesi,ci sarebbe molto di più da dire.
RispondiEliminaTendenzioso proprio no, giacché non mi sono inventato nulla.
Rispetto ai suoi predecessori, in relazione a quei 6 punti, Ratzinger non differisce sostanzialmente in nulla, é solo più sofisticato (da sofisma), perché teologo sicuramente più preparato.
La moderata critica del Concilio é fuffa, personalmente non so cosa farmene, é il tipico atteggiamento dei "semiariani" di tutti i tempi.
Per quanto riguarda l'ermeneutica della riforma dell'unico soggetto Chiesa, faccio mio il giudizio di Fantozzi sulla famosa corazzata...
Antonio
Condivido l'opinione di Antonio e leggo che mons.Viganò non tifa Ratzinger, questo dalla letterale lettura di quanto scrive, una parziale modifica di posizioni molto errate di gioventù infatti non significa una redenzione. Una minore quantità di errori non fa verità. Diventa solo ancor più pericoloso il veleno diluito meglio. E questo veleno diluito è citato se si legge.
RispondiEliminaCome sempre in piena sintonia con il sig. Antonio. Quanto a tralcio direi che egli non fa i conti con ciò che accadrà. Mons Viganò ha solo bisogno di continuare lungo la strada della riscoperta della verità. Poi per lui sarà inevitabile aderire alla linea del prof radaelli sul conto dell emerito. Chi ancora oggi lo difende di fronte alle pesanti ambiguità che lo contraddistinguono è evidentemente dalla parte dei semi modernisti.
RispondiEliminaAmen.
RispondiElimina
RispondiElimina"..condivido il giudizio di Fantozzi sulla famosa corazzata"
Giusto. Per esser precisi: il giudizio di Fantozzi sul film celebrante l'ammutinamento avvenuto sulla corazzata (cor. Potemkin, nella rivoluzione del 1905, a Odessa), film continuamente ripetuto nei centri culturali, sino a farlo uscire dalle orecchie.
IL giudizio fantozziano, continuando ad esprimerci alla maniera sanguigna e sboccata del popolo, può applicarsi anche a tutta la faccenda del "papato emerito" ossia "allargato", una cosa patetica e allucinante, che mostra tutto il degrado intellettuale cui è giunta la Gerarchia (e i fedeli che continuano a prender sul serio questo vaudeville teologico).
Finalmente parole sagge! Dal canto mio, nella mia città tanti anni fa un vescovo tuonava contro le donne in pantaloni... per i gonzi!!! Nel frattempo, i suoi parenti in città hanno occupato i primi posti nelle Amministrazioni... come hai ragione, caro Anonimo! Da più di 50 anni ci beviamo tutto.
EliminaPer molto tempo si è respirato un clima in cui sembrava che non ci si potesse interrogare sul "concilio" ma solo sul post-concilio, come se i problemi fossero stati di interpretazione (questa restrizione mentale, per forza di cose, forse trasparve anche, comprensibilmente, nella scelta del nome di questo stesso blog). Bene che in queste ore pare finalmente che qualche nodo si sciolga. Adesso il rischio è di non approfittare di ciò a pieno, rimanendo nella esitazione di voler sempre comunque discernere delle particolari supposte eresie del concilio...come a volerne però comunque salvare un fondo, invece, sempre da recuperare! Dando, ancora poi la colpa al fantomatico postconcilio di non aver dunque operato da subito un analogo discernimento: perché, una presunzione di tal segno resta comunque sempre l'altro lato della medaglia della pretesa di un'ermeneutica di continuità nell'unico soggetto chiesa...Perciò, sarebbe per intanto proficuo a nostro modesto avviso ora sospenderlo, l'accanimento di giudizio verso chi si è trovato come Ratzinger a dover gestire situazioni senza precedenti, e piuttosto essere di più allora impietosi rispetto alle tante lacune e incertezze che nel pre-concilio hanno reso possibile che si verificasse lo svolgimento dell'assise sinodale per come infine avvenne. Questo però, ci rendiamo conto, non deve mai poi significare che se ne volesse quasi spostare il problema, a cadere dalla padella nella brace! Dio ci guardi. Il punto è focalizzare l'interrogativo sull'evento decisivo come, ci sembra, stia facendo mons. Viganò, quindi smettendo pure di usare allora l'alibi del povero postconcilio ma, e senza neanche infierire sulle premesse ben invece preconciliari che per se stesse anzi non avrebbero tuttavia rappresentato, poi alcun dramma. Per quanto però pur ne resta, ormai anche e palese, che, proprio non avendocelo a ipostatizzare "il Concilio" a soggetto-chiesa come che di suo se ne fosse stato un santo Spirito, ecco che nemmeno potremo però imputarglieli a colpa "soggettiva" immediata i famigerati "frutti del concilio", quanto che invece dovremmo anzi risalire con sufficiente adesso chiarezza alle responsabilità le quali esse sì, almeno omissivamente, ve ne presiedettero a che tale evento si potesse fattivamente dapprima consumare per poi dar quindi luogo a quei "suoi" variegati frutti.
RispondiEliminaMa questo non significa affatto voler "difendere" Benedetto xvi: possiamo e dobbiamo restare sgomenti davanti alle ambiguità sulla dottrina del limbo o sulla concezione storicista di una Rivelazione continua. Ma significa non di meno smetterla adesso di farne un capro espiatorio e persino forse riconoscere che potrebbe aver anzi vissuto la condizione di "vittima eccellente" della prima ora dell'evento conciliare che fu in corso.
Lo dico a me stesso, cerchiamo, di restare qui umili: come qualcuno sopra ricordava, davvero ci serve per superare (o, come direbbe Viganò, per dimenticare) questo ormai vecchio concilio.
ore 20,02, il problema della sua tesi è duplice, uno Ratzinger fu un teologo modernista al concilio, due fu un erede di un non concilio e fu anche un applicatore di quel concilio. Fu un frutto sì ma anche un piantatore del seme.
RispondiEliminaIl Papa emerito fu inizialmente un piantatore (cito l'anonimo delle 23,23) entusiasta di quel seme conciliare che tanti danni avrebbe arrecato alla Chiesa. A sua discolpa va detto che dopo i primi entusiasmi si diede molto da fare per evitarne gli effetti più nefasti.Considerando la sua giovane età questo non è un merito di poco conto.Sarebbe interessante inoltre sapere quale fu il ruolo che giocò durante il CV2 il card Frings suo diretto superiore .Comunque è inutile stare a rivangare il passato ,quasi tutti coloro che parteciparono al concilio son morti o sono ormai vecchissimi e fuori dai giochi.Prima di discutere la figura di Benedetto è giusto aspettare qualche anno, tanto per avere le idee più chiare. E non dimentichiamo mai che quando fu eletto l'alternativa era fra lui e Bergoglio.Quindi…..
RispondiEliminaEsistono articoli su articoli, in particolare su Sì sì, No no, che hanno seguito la vita di J.R. sempre denunciandone l'ambiguità. Si possono leggere, volendo documentarsi. Non si tratta di rinvangare, ma di portare alla luce un sistema che ancora tiene e determina la vita della chiesa fu cattolica. J.M.B. è personaggio di secondo piano tra i molti che danno corpo alle scene di massa. Mentre sono poche le acrobatiche teste del bi/ pensiero illusionista.
RispondiEliminaLA STRANA TEOLOGIA DI RATZINGER
RispondiEliminahttp://www.doncurzionitoglia.com/strana_teologia.htm
RATZINGER : UN ENIGMA RISOLTO
http://www.doncurzionitoglia.com/Ratzinger_enigma_risolto.htm
"E non c’è bisogno di toglierlo davvero, il Dogma: basta nasconderlo, come consigliò l’astuto Porporato francese al placido Papa bergamasco,…" – penso che Radaelli allude al card. Suenens, che però era belga, non francese.
RispondiEliminaSchillebeeckx – si scrive con la x finale.
ringrazio il caro E.M. Radaelli per questo articolo.
Il 30% dei cattolici romani in Germania sta pianificando di lasciare la Chiesa, secondo un sondaggio commissionato dal quotidiano Die Tagespost dell'istituto demoscopico del console INSA
RispondiEliminaSe i dati recentemente pubblicati sull'emorragia dei cattolici romani che hanno lasciato la Chiesa cattolica romana in Germania l'anno scorso non fossero abbastanza allarmanti, ora Die Tagespost pubblica un nuovo sondaggio secondo il quale la percentuale di cattolici che sta pensando di fare lo stesso passo sarebbe pari al 30%, quasi un terzo del totale.
Ma a margine del dato allarmante, la cosa più curiosa forse è, che il pensiero di lasciare la Chiesa cattolica romana predomina maggiormente tra coloro che hanno più di 60 anni, cioè quelli che hanno vissuto lo shock del cambiamento provocato dal Concilio Vaticano II. Questi cattolici romani anziani sono insoddisfatto con il fatto che non vengano onorate tutte le promesse del cosiddetto "spirito del Concilio" e il “cammino sinodale” ora intrapreso dalla Chiesa cattolica romana in Germania è in parte una risposta a tale richiesta? O è esattamente il contrario e si sono stancati di aspettare una reazione che non solo non arriva, ma non si vede da nessuna parte, ovviamente non nel pontificato di Papa Francesco?
E non è che aderiscono alla Chiesa luterana, poiché la percentuale dei luterani che pensano di lasciare non è molto inferiore, appena sotto un quarto, pari al 24% (Fonte: Infovaticana.com, 9 luglio 2020).