“Diversamente da Gerusalemme, ove in segno di penitenza e di lutto, durante la settimana quaresimale non si celebrava il divin Sacrificio, Roma non considerò come aliturgici che i soli due ultimi giorni di quaresima; tutti gli altri avevano i loro riti particolari, le loro processioni, i propri canti, cosicché, in armonia col carattere delle anafore eucaristiche latine, sembra che gli Occidentali, e Roma soprattutto, collo splendore della liturgia quaresimale abbiano voluto ubbidire fedelmente al comando del Salvatore, che ci esorta a dissimulare con modi festevoli il rigore della nostra penitenza.”
Esposizione del “Commento dogmatico” del tempo di Quaresima del P. D.C. Lefebvre O.S.B., tratto dal “Messale Romano”, rito dell’Ordo Vetus, edizione aggiornata al 1962
(stampato da : Edizioni S. Francesco di Sales, Priorato S. Carlo, Via Mazzini, 19, Montalenghe (TO); pp. 295-297.)
“Il tempo della Settuagesima [qui - qui] ci ricorda la necessità di unirci collo spirito di penitenza, all’opera redentrice del Messia. Il Tempo di Quaresima, col digiuno e le pratiche di penitenza, ci dà modo di associarsi ancor più strettamente ad essa. Ribelle a Dio, l’anima nostra è infatti diventata schiava del demonio, della carne e del mondo. In questo santo Tempo la Chiesa ci mostra Gesù nel deserto (1a Domenica di Quaresima) e nella sua vita pubblica, che combatte per liberarci dalla triplice catena dell’orgoglio, della lussuria e dell’avarizia che si attacca alle creature. E allorché Cristo ci avrà, con la sua dottrina e le sue sofferenze, strappati alla nostra cattività e resi alla libertà di figli di Dio, ci darà, a Pasqua, la vita divina che avevamo perduta. Perciò la liturgia quaresimale, così ricca degli insegnamenti del Maestro e dello spirito di penitenza del Redentore, serviva anticamente per istruire i Catecumeni e per suscitare la compunzione nei pubblici penitenti che aspiravano a risuscitare con Gesù, ricevendo, il Sabato Santo, i Sacramenti del Battesimo e della Penitenza. Sono questi i due pensieri che la Chiesa svilupperà durante tutta la Quaresima, mostrandoci nei Giudei infedeli, i peccati che non possono ritornare a Dio, se non associandosi al digiuno di Gesù (Vang. della 1a Dom.), e nei Gentili, chiamati in loro vece, gli effetti del Sacramento di rigenerazione (Vang. della 2a e 3a Dom.) e dell’Eucaristia nelle anime nostre (Vang. della 4a Domenica).
Eleemosyna – Ieiunium – Oratio – Abstinentia
Nell’Ufficio Divino [con la recita del Breviario] si seguono le letture dell’Antico Testamento. La prima Domenica di Quaresima l’immagine di Isacco è assorbita dal pensiero di Gesù nel deserto. Si è del resto già accennato al figlio di Abramo quando, nella Domenica precedente, la Chiesa ha parlato di questo gran patriarca. Nella seconda settimana di Quaresima la Liturgia legge la storia di Giacobbe che è la figura di Gesù Cristo e della sua Chiesa, che Dio protegge e benedice come fece per questo santo patriarca. Nella terza settimana di Quaresima, le letture dell’Ufficio trattano di Giuseppe e la Chiesa vede in lui la figura di Cristo e della Chiesa che hanno reso benefici per gli oltraggi e che brillano di speciale splendore per la loro vita purissima [qui]. Finalmente la quarta settimana di Quaresima è consacrata a Mosè che liberò il popolo di Dio e lo condusse verso la terra promessa, figura di quello che Gesù e la sua Chiesa fanno per le anime a Pasqua. “Al lume del Nuovo Testamento, dice la Liturgia, Dio spiega i miracoli compiuti nei primi tempi, mostrandoci nel Mar Rosso l’immagine del Sacro Fonte e nel popolo liberato dalla servitù dell’Egitto, la figura del popolo cristiano” [Oraz. Dopo la 2a Profezia nella Vigilia di Pentecoste]. Ci prepareremo così, come abbiamo già detto altrove, “a celebrare con la Chiesa il mistero pasquale nelle pagine dei due Testamenti che ci danno la piena intelligenza della grande misericordia di Dio.”[7a Oraz. del Sabato Santo].
Il Tempo di Quaresima è una specie di grande ritiro fatto dai cristiani di tutto il mondo che si preparano alla Pasqua, e chiuso con la Confessione e la Comunione pasquale. Come Gesù, ritiratosi dal mondo, ha pregato e digiunato durante quaranta giorni, e ci ha insegnato, con la sua vita di apostolato, come morire a noi stessi, così la Chiesa, durante questa santa Quarantena, ci predica la morte in noi dell’uomo peccatore. Questa morte si manifesterà nell’ anima nostra per mezzo della lotta contro l’orgoglio e l’amor proprio, con uno spirito di preghiera e una assidua meditazione della parola di Dio: nei nostri corpi col digiuno, l’astinenza e la mortificazione dei sensi. E finalmente si manifesterà in tutta la nostra vita con un maggior distacco dai piaceri e dai beni del secolo, che ci farà esser più larghi nell’elemosina [“Chi non può digiunare deve supplirvi con più abbondanti elemosine, in modo da riscattare con queste i peccati che non può guarire col digiuno”, Serm. quaresimale di S. Cesario di Arles, AD 542 – citazione in nota nel testo] – e ci farà astenere dalle feste mondane. Il digiuno quaresimale, infatti, altro non deve essere che l’espressione dei sentimenti di penitenza di cui è penetrata l’anima nostra, tanto più occupata delle cose di Dio, quanto più rinunzia ai piaceri dei sensi. Così per i cuori generosi, questo “tempo favorevole” [Epistola della 1a Dom. di Quaresima] è una sorgente di santa gioia come dimostra ovunque la liturgia di Quaresima.
Eleemosyna – Ieiunium – Oratio – Abstinentia
Questo lavoro di purificazione vien fatto sotto la direzione della Chiesa che unisce i nostri patimenti a quelli di Cristo: i pusillanimi entrano coraggiosamente in lizza appoggiandosi alla grazia di Gesù che non fa loro difetto [Orazione del Mercoledì delle Ceneri, Concedi, p. 307 del MR]; i forti non si inorgogliscono della loro osservanza, perché sanno che solo la Passione di Gesù li fa salvi e che soltanto “partecipandovi con la loro pazienza se ne applicano i frutti” [Prologo della Regola di S. Benedetto e Postocom. Della 1a Dom. di Quaresima].
“L’osservanza della Quaresima, dice Papa Benedetto XIV, è il vincolo della nostra Milizia: per mezzo di questa distinguiamo i nemici della Croce di Gesù Cristo; per mezzo suo allontaniamo dal nostro capo i castighi della collera di Dio; con essa, protetti dal celeste soccorso durante il giorno, ci fortifichiamo contro i principi delle tenebre. Se questa osservanza viene a rilassarsi è a tutto detrimento della gloria di Dio, a disdoro della religione cattolica, a pericolo delle anime cristiane; e senza alcun dubbio, questa negligenza diviene fonte di disgrazie per i popoli, di disastri nei pubblici affari e di infortuni in quelli privati.” [Enciclica Non ambigimus del 29 maggio 1741].
« Le jour de l’annonce de mon départ, le Pape émérite Benoît XVI m’a envoyé l’édition française de ses œuvres sur la liturgie. J’y ai vu une invitation de la Providence à continuer ce travail pour une liturgie qui remette Dieu au cœur de la vie de l’Eglise. » Il Foglio, 10 mars.
RispondiEliminaPeccato il resto
“Io contro Francesco? Sciocchezze. Al Papa si obbedisce”. Intervista al cardinale Robert Sarah
Il rapporto con il Pontefice e la verità sul libro scritto con Benedetto XVI. Il Sinodo tedesco e il rischio di un'apostasia silenziosa
https://www.ilfoglio.it/chiesa/2021/03/10/news/-io-contro-francesco-sciocchezze-al-papa-si-obbedisce-intervista-al-cardinale-robert-sarah-2003111/
Oggi inizia la novena a san Giuseppe
RispondiEliminaPrimo giorno
Nel nome del Padre e dei Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
1. O S. Giuseppe, mio protettore ed avvocato, a Te ricorro, affinché m'implori la grazia, per la quale mi vedi gemere e supplicare davanti a te. E' vero che i presenti dispiaceri e le amarezze che sono forse il giusto castigo dei miei peccati. Riconoscendomi colpevole, dovrò per questo perdere la speranza di essere aiutato dal Signore? "Ah! No!" - mi risponde la tua grande devota Santa Teresa — "No certo, o poveri peccatori. Rivolgetevi in qualunque bisogno, per grave che sia, alla efficace intercessione dei Patriarca San Giuseppe; andate con vera fede da Lui e resterete certamente esauditi nelle vostre domande". Con tanta fiducia, mi presento, quindi, davanti a Te e imploro misericordia e pietà. Deh!, per quanto puoi, o San Giuseppe prestami soccorso nelle mie tribolazioni. Supplisci alla mia mancanza e, potente come sei, fa che, ottenuta per la tua pia intercessione la grazia che imploro, possa ritornare al tuo altare per renderti l'omaggio della mia riconoscenza.
Pater, Ave, Gloria
2. Non dimenticare, o misericordioso S. Giuseppe, che nessuna persona al mondo, per grande peccatrice che, fosse, è ricorsa a Te, rimanendo delusa nella fede e nella speranza in Te riposte. Quante grazie e favori hai ottenuto agli afflitti! Ammalati, oppressi, calunniati, traditi, abbandonati, ricorrendo alla tua protezione sono stati esauditi. Deh! non permettere, o gran Santo che io abbia ad essere il solo, fra tanti, a rimanere privo dei tuo conforto. Mostrati buono e generoso anche verso di me, ed io, ringraziandoti, esalterò in Te la bontà e la misericordia dei Signore.
Parte, Ave, Gloria
3. O eccelso Capo della Sacra Famiglia, io ti venero profondamente e di cuore t'invoco. Agli afflitti, che ti hanno pregato prima di me, hai concesso conforto e pace, grazie e favori. Degnati quindi di consolare anche l'animo mio addolorato, che non trova riposo in mezzo alle ingiustizie da cui è oppresso. Tu, o sapientissimo Santo, vedi in Dio tutti i miei bisogni prima ancora che io te li esponga con la mia preghiera. Tu dunque sai benissimo quanto mi è necessaria la grazia che ti domando. Nessun cuore umano mi può consolare; da Te spero d'essere confortato, da Te, o glorioso Santo. Se mi concedi la grazia che con tanta insistenza io domando, prometto di diffondere la devozione verso di Te, di aiutare e sostenere le opere che, nel tuo Nome, sorgono a sollievo di tanti infelici e dei poveri morenti. O S. Giuseppe, consolatore degli afflitti, abbi pietà dei mio dolore.
Parte, Ave, Gloria
1° giorno – San Giuseppe modello di fede – 10 marzo
RispondiEliminaPreghiamo:
San Giuseppe, in questo giorno guardiamo a te come modello di fede. Tu hai accolto la presenza di Dio nella tua vita. Sulla sua parola ti sei impegnato nel mistero più impenetrabile, quello dell’incarnazione del Figlio di Dio. La tua Vergine Sposa ha concepito senza intervento umano: è nato un bimbo che è Dio; tu l’hai adorato e protetto. Tutto ciò è sconvolgente e, senza la fede, sarebbe stato un mistero impossibile.
Ma tu sapevi che quando Dio parla all’uomo, non lo inganna. Ecco perché, senza discutere, senza fare domande, sei andato avanti, felice di camminare nella luce, perché Dio era là.
È in questa direzione che hai impegnato la tua vita con quella di Maria, obbedendo così alla sua volontà, aprendo nello stesso tempo la via alla realizzazione della salvezza degli uomini.
Ora noi pure desideriamo aderire a questa fede che è stata la tua, affinché Dio abiti in noi e affinché siamo fedeli alla sua volontà. A volte vacilliamo nella nostra vita cristiana. Crediamo in Dio, in Cristo, nella Chiesa, ma spesso viviamo ai margini della nostra fede.
La fede ha guidato tutta la tua vita; fa’ che essa diventi per noi la luce che continuamente ci attira, la guida alle nostre azioni quotidiane. Attraverso la fede, sentiamo sempre la mano di Dio negli avvenimenti della nostra vita, affinché possiamo partecipare così alla sua opera di giustizia, di pace, di amore.
Amen.