Nella nostra traduzione da LifeSiteNews riprendiamo il caso di Renaissance catholique, un’associazione laica francese di cattolici, incriminata per reato di odio omofobico.
La causa: aver riportato in una sua pubblicazione una sintesi di una nota del 2003 della Congregazione per la Dottrina della Fede, presieduta all’epoca dal cardinale Joseph Ratzinger/poi Benedetto XVI. Tale reato è incluso nell'elenco dei crimini "razzisti" nel diritto penale francese che si occupa di reati mediatici. Renaissance catholique, nella Chiesa, ha ricevuto solidarietà solo da alcuni sacerdoti e da mons. Schneider.
Sulla questione di carattere generale ricordiamo diverse prese di posizioni del Card. Burke, di Mons. Schneider ed altri; ma voglio richiamare una solenne dichiarazione comprendente temi ancor più ampi: “La Chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità” (1 Tim 3, 15) Dichiarazione sulle verità riguardanti alcuni degli errori più comuni nella vita della Chiesa nel nostro tempo [qui]. Mentre, sul tema specifico: Professione delle verità immutabili sul matrimonio sacramentale [qui - qui - qui]
Gruppo cattolico in Francia citato in giudizio per aver pubblicato l’insegnamento della Chiesa sulle unioni civili omosessuali
Renaissance catholique, un’associazione laica francese di cattolici, è stata incriminata per reato di odio omofobico per aver riportato in una sua pubblicazione una sintesi di una nota del 2003 della Congregazione per la Dottrina della Fede, presieduta all’epoca dal cardinale Joseph Ratzinger, diventato poi papa Benedetto XVI.
Il fondatore e direttore, Jean-Pierre Maugendre, parla di questa amara esperienza nella seguente intervista rilasciata a Jeanne Smits, corrispondente da Parigi di Lifesitenews.
Come siete stati appena informati, Renaissance Catholique è stata incriminata, su richiesta di un’associazione chiamata “Stop Homophobie”, per “provocazione a discriminazione di un gruppo di persone a causa del loro orientamento sessuale”. Tuttavia, il testo incriminato non è nuovo – è stato pubblicato nel 2019 – e non è un testo originale della vostra associazione. Qual è esattamente la situazione?
Si tratta di un testo a doppio strato. L’intero testo si intitola “La Chiesa del Dio vivente – colonna e baluardo della verità”, un titolo tratto dalla Prima Lettera di San Paolo a Timoteo (3,15), ed è relativamente ampio poiché è lungo quattro pagine. Contiene una serie di richiami sul Credo, sulla legge di Dio, e infine sui sacramenti, e in particolare, nella parte che riguarda la legge di Dio, c’è una citazione riassuntiva di una dichiarazione della Congregazione per la Dottrina della Fede del 3 giugno 2003, che porta il titolo “Considerazioni sulle proposte di riconoscimento giuridico delle unioni tra persone omosessuali”, e oggetto della denuncia è questo estratto molto preciso e ben circoscritto, composto da sole quattro righe.
Quindi questa denuncia non è altro che una sfida all’insegnamento della Chiesa espresso in modo molto sobrio.
Sì, e vorrei sottoporle il brano in questione: “Il potere civile non può stabilire unioni civili o legali tra due persone dello stesso sesso che equiparino palesemente l’unione al matrimonio anche se tali unioni non ricevono il nome di matrimonio, poiché esse favorirebbero il peccato grave per le persone coinvolte e sarebbero causa di grave scandalo per gli altri.” Questo, dunque, è il testo incriminato che riassume un testo ufficiale del Magistero, poiché è un testo della Congregazione per la Dottrina della Fede; è in linea con l’insegnamento morale della Chiesa degli ultimi 2.000 anni. Quindi non c’è nulla di molto nuovo, in effetti.
Lei è a conoscenza delle ragioni addotte dall’associazione che le fa causa?
Ad oggi non sappiamo altro, poiché siamo stati convocati la settimana scorsa dal giudice istruttore con il nostro avvocato, Jérôme Triomphe, per un colloquio molto formale il cui obiettivo era di sapere, in occasione di questa azione penale contro di noi, se io fossi effettivamente il direttore della pubblicazione e la persona incaricata di mettere il testo in questione sul sito di Renaissance catholique. Ho riconosciuto i fatti? Sì, ho riconosciuto i fatti!
Il testo incriminato parla del peccato grave dell’omosessualità, che non è un segreto poiché la Chiesa lo insegna da 2000 anni. In questo caso si ha l’impressione che “Stop Homophobie” confonda legge morale e legge civile, cioè che incolpi la Chiesa per aver indicato che la tal cosa è un peccato. È chiaro che non vogliono che la Chiesa presenti il suo insegnamento morale, ma inversamente, “Stop Homopobie” non sta invocando una specie di contro-moralità, una contro-religione?
Chiaramente sarà questa la questione fondamentale affrontata in questo processo: La Chiesa ha ancora la libertà di avere un insegnamento morale che non sia modellato sulla legislazione civile? La Chiesa ha ancora, e avrà in futuro, il diritto di dire che l’aborto, per usare l’espressione usata dal Concilio Vaticano II, è un “crimine abominevole”? Nella società secolarizzata in cui ci troviamo oggi, il fatto che le autorità politiche identifichino totalmente la legge civile con la legge morale (nel senso che si ritiene che ciò che è permesso dalla legge civile sia morale, e che ciò che è proibito dalla legge civile sia immorale), permette alla Chiesa di esprimere pubblicamente il suo insegnamento morale anche se talvolta è in contrasto con la legge civile?
Questo in effetti completa un discorso che esiste fin dai tempi dell’ex presidente francese Jacques Chirac, che sosteneva che non potesse esistere una legge morale che avesse la precedenza sulla legge civile. Si trattava dell’aborto, ma altri hanno detto la stessa cosa in altri contesti.
Certo, e bisogna sempre ricordare che questa dichiarazione del presidente Jacques Chirac è arrivata pochi giorni dopo la pubblicazione dell’enciclica Evangelium vitae, e questa negazione, questo rifiuto dell’insegnamento dell’Evangelium vitae da parte del presidente della Repubblica non era una coincidenza, perché nell’enciclica Giovanni Paolo II ci ricordava che la legge morale sta al di sopra dei movimenti di opinione e del pubblico sentire.
Visto che stiamo parlando della libertà della Chiesa, non è la prima volta che la Chiesa si trova di fronte a una sorta di censura da parte dei poteri civili. Oggi pensiamo alla Cina, ma ci sono stati altri casi.
In effetti, ho in mente che il Concordato di Bologna del 1516, che regolava le relazioni tra Chiesa e Stato da Francesco I in poi, cioè sotto la Monarchia francese e fino alla Costituzione civile del clero, prevedeva che gli atti della Santa Sede non sarebbero stati diffusi in Francia se non con il consenso del re e dei parlamenti. Per questo motivo, la condanna del giansenismo, con la Bolla Unigenitus, e i decreti di applicazione del Concilio di Trento non arrivarono in Francia, perché i parlamenti vi si opposero. Quindi si tratta di una vecchia tradizione, direi la tradizione gallicana. I sostenitori di “Stop Homophobie” potrebbero essere sorpresi, ma sono in linea con questa tradizione gallicana dei poteri politici in Francia che non accettano che un’autorità spirituale, in questo caso la Chiesa, possa passare sopra le loro teste e intervenire direttamente attraverso i fedeli cattolici.
Come lei ha sottolineato, è l’approccio della Congregazione per la Dottrina della Fede che viene incriminato. Si tratta di una chiara censura di ciò che dice la Chiesa. Ma molto recentemente, l’anno scorso, si è detto che il Papa ha mostrato una sorta di indulgenza, o addirittura che ha promosso le unioni civili per gli omosessuali. Potrebbe darsi che l’atteggiamento del Papa abbia facilitato i passi di “Stop Homophobie”?
Senza dubbio, poiché oggi il minimo che si possa dire è che c’è una grande confusione nella Chiesa su questioni dottrinali, morali e liturgiche, e anche se il Papa può dire il contrario, il mondo in cui ci troviamo è tale che un certo numero di osservazioni ambigue che egli fa vengono usate nel senso di rottura con la Tradizione della Chiesa. Il Sommo Pontefice ha introdotto due novità: Prima di tutto, parla molto a braccio: in aereo, durante gli incontri con i giornalisti, ecc. L’altra novità [di fatto in auge dal post-concilio: fu introdotta da Giovanni Paolo I, mentre già Giovanni XXIII la usava solo nei discorsi formali -ndT] si vede, per esempio, nell’enciclica Fratelli tutti [vedi], quando invece di: “Sogniamo” il papa usa il pronome personale “io”. In passato i papi non usavano il pronome personale “Io”, usavano il pronome “Noi”, che non era tanto un plurale maiestatis quanto il significato visibile di: “Noi, successore di Pietro, in continuità apostolica, con l’assistenza dello Spirito Santo, questo è ciò che vi dichiariamo”, che ovviamente dava un’autorità alle parole che Papa Francesco non ha quando dice: “Io sogno”. I suoi sogni sono molto interessanti, certo, ma non hanno l’autorità di un Papa che, con l’aiuto dello Spirito Santo, si colloca nella continuità della Chiesa bimillenaria. Siamo davvero passati ad un’altra modalità di comunicazione che da un lato è profondo fattore di confusione e, dall’altro, permette l’utilizzo da parte dei nemici della Chiesa delle ambiguità così create.
In Francia si sono tenuti processi analoghi, dove i politici Christine Boutin e Christian Vanneste sono stati perseguiti per dichiarazioni similari, e sono stati infine scagionati, spesso dopo un procedimento molto lungo. Secondo lei, che senso ha questo “accanimento giudiziario”, se così posso chiamarlo? Si sa che i processi sono costosi e richiedono molto tempo: Quale potrebbe essere lo scopo, con così poche possibilità di successo?
Credo che sia molto chiaro l'obiettivo di inibire ogni parola non conforme, di intimidire i vescovi, i preti, i laici – poiché in realtà non facciamo altro che ritrasmettere l’insegnamento che la Chiesa ci ha dato – in modo che non osino più affermare le cose con chiarezza. Come lei ha detto, oltre allo stigma per la reputazione nei media, questi processi comportano spese pesanti, e penso che l’obiettivo oggi sia quello di intimidire un certo numero di vescovi, sacerdoti, laici, che lasceranno cadere le questioni e taceranno per evitare clamori. Sì, credo che siamo di fronte ad una strategia di intimidazione.
Renaissance catholique ha dato notizia di questa causa mercoledì pomeriggio, avete ricevuto qualche sostegno da allora?
Ho ricevuto l’appoggio di alcuni amici sacerdoti e di Mons. Schneider, Vescovo Ausiliare di Astana, Kazakistan. Per il momento non ho ricevuto altre reazioni ecclesiastiche, ma hanno reagito alcune associazioni o personalità. Penso ad Alain Escada per Civitas, a Constance Prazel per Liberté politique, al nostro amico Jean-Yves Le Gallou, a Gabrielle Cluzel per Boulevard Voltaire, e poi alle parole molto comprensive e calde di Guillaume de Thieulloy al “Salon beige”. Credo che tutto sia grazia, e se questo può aiutare a risvegliare le coscienze, ben venga... La questione fondamentale è quella della libertà della Chiesa, poiché siamo solo alla fine della catena. Il testo che viene messo in discussione non è mio, non sono io l’autore, non sono io lo scrittore, non sono io l’ispiratore, sono solo un semplice laico che ritrasmette a chi vuole ascoltarlo ciò che la Chiesa gli ha trasmesso.
Per concludere, vorrei tornare per qualche istante all’associazione che la persegue. Il comunicato stampa di Renaissance catholique spiega che questa associazione ha ricevuto delle sovvenzioni pubbliche; inoltre, lei ricorda che “Stop Homophobie” interviene ufficialmente nelle scuole superiori e nei luoghi di lavoro. Possiamo dire che è la voce morale della religione laica?
Sì, ed è veramente la lotta del vaso di coccio contro quelli di ferro o, piuttosto, preferirei dire di Davide contro Golia. “Stop Homophobie” riceve delle sovvenzioni, come dimostrano le informazioni dal sito ufficiale della regione Ile-de-France, presieduta oggi da Valérie Pécresse, sotto il titolo, “La lotta contro l’omofobia, una priorità per la nostra regione solidale.” Vengono presentate un certo numero di iniziative, insieme ai nomi delle associazioni sostenute, in particolare attraverso il finanziamento: L’associazione “Stop Homophobie” è una di queste. Quindi siamo davvero di fronte a qualcosa di molto ufficiale, che corrisponde allo spirito dei tempi e al sentire generale dei poteri. È un elemento di un sistema che cerca di imporre una certa forma di pensiero unico.
Infine, come vi si può aiutare?
Credo che ci siano tre modi per aiutarci. Prima di tutto, con la preghiera per noi, perché ci aiuti a rimanere in pace, in serenità, per combattere energicamente la buona battaglia; perché illumini i giudici orientandoli ad un giudizio a noi favorevole. Il secondo modo per aiutarci è far conoscere il testo, il testo completo “La Chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità”: Penso che tutti coloro che leggeranno questo testo saranno colpiti dal messaggio di fede che viene dato dai due cardinali e dai tre vescovi che lo hanno firmato. Aiuta anche a far conoscere le nostre attività, perché al di là di queste manovre intimidatorie, se noi sparissimo certamente ne gioirebbe un certo numero di persone. Infine, tutto questo comporta ansietà, preoccupazioni e spese, quindi è possibile aiutarci anche finanziariamente a portare avanti questa lotta, che è una lotta per la Chiesa, per la libertà della Chiesa – non è qualcosa che facciamo per noi stessi. Credo che in questo processo non sia tanto importante Renaissance catholique, quanto la libertà della Chiesa: nel 2011, la Chiesa ha ancora la libertà di far conoscere pubblicamente il messaggio che è stato suo per duemila anni?
Quando tutto sembrerà perduto Dio interverrà...disse Maria.Direi che ci siam giunti.
RispondiEliminaQuesti sono i frutti di 60 anni di cretinismo dialogista
RispondiElimina“L'Occidente vive una folle decadenza”. Un brano del nuovo libro del filosofo francese Michel Onfray: "Dove un primo ministro è attaccato per aver detto ‘grazie a Dio’, le femministe chiedono la vasectomia per gli uomini, Greta è proclamata ‘successore di Gesù' e tagliagole sono presentati come povere vittime dai giornalisti parigini...Siamo nel Basso Impero della nostra civiltà al collasso".
RispondiElimina"Ci chiamano stupratori fascisti islamofobi". L’intervista a Klaus Kinzler, l’accademico sotto scorta in Francia per le critiche all'Islam politico all’università. "Una minoranza criminale di sinistra ha deciso che alcuni argomenti sono tabù e hanno imposto il terrore intellettuale per chi non si adegua"
RispondiEliminaLeggo che in Francia molti vorrebbero, in nome della subcultura detta cancel culture, dimenticare Napoleone Bonaparte, liquidato come un misogino e schiavista. Ora, quale che sia il giudizio che vogliamo dare di Napoleone, è semplicemente una follia quella che sta alla base della barbarie della cosiddetta cancel culture, sintomo di quel groviglio imperdonabile di ignoranza e nichilismo che attanaglia la nostra miserrima epoca. Il passato non si cancella: occorre sempre ricordarlo, anche nei suoi errori, non foss'altro che con lo scopo di non ripeterli. L'errore, sciocco e superficiale, della orripilante cancel culture, abietto fenomeno di completamento del relativismo nichilista della civiltà del capitale, è a un tempo morale e teoretico: morale, perché, come già dicevo, il passato va ricordato e non cancellato, perché è una miniera di insegnamenti nel bene e nel male; teoretico, poiché il presente, deve essere chiaro, non ha alcun diritto imperialistico di occupare il passato e di imporre retrospettivamente ad esso le proprie categorie. La cancel culture deve, di conseguenza, essere osteggiata, anzitutto con la forza della ragione. Lo dobbiamo, anzitutto, alla nostra storia.
RispondiElimina