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martedì 27 aprile 2021

Maccarese, alla processione di San Giorgio cartelli contro Papa Francesco “l’eretico”

La gravità di certi atti è tale da scontrarsi col sensum fidei dei piccoli. Anche se la fonte stigmatizza il comportamento dei fedeli, l'accaduto ne rivela il malessere e lo sconcerto.
Vedi : Il segno inquietante di un 'vuoto simbolico' dopo il culto della pachamama a San Pietro e l'indice degli articoli sul Sinodo per l'Amazzonia.

Fiumicino – “Viva San Giorgio al rogo la Pachamama con il suo falso Papa. Nel nome di Gesù, o San Giorgio, difendi Maccarese dal demonio”. 
[Vedi anche i manifesti: "Al rogo la Pachamama con il suo falso Papa": il riferimento è al Sinodo sull'Amazzonia del 2019 - cliccare sull'immagine per ingrandire]
Questa la scritta apparsa sui cartelli disseminati lungo il percorso della processione di San Giorgio, che la Chiesa ricorda ogni anno il 23 aprile, giorno – tra l’altro – dell’onomastico di Francesco, al secolo Jorge Mario Bergoglio. Fogli che hanno un chiaro riferimento a quanto accaduto nel 2019 durante la celebrazione del Sinodo per l’Amazzonia, svoltosi in Vaticano per volere di Papa Francesco, il quale fu accusato di eresia. [...] Fonte

15 commenti:

  1. No , la giustizia e' di Dio .
    Dobbiamo pregare e offrire sacrifici per quell'anima .
    Si fa il gioco di chi vuol minare l'autorita' del Papa ; dissentire su varie questioni va bene ma contribuire alle sassate al papato non mi trova d'accordo .

    5) La lotta per il corpo di Mose'
    Fra gli scritti della tradizione ebraica non canonica possiamo ricordare, oltre al "Libro dei Giubilei", trascritto nella comunità degli esseni, l'apocrifo "Ascensio Mosis".
    Alla seconda parte, non conservata, "l'Ascensione", si riferisce la neotestamentaria lettera di Giuda, nei versetti in cui narra l'episodio dove l'arcangelo Michele lotta con Satana per impossessarsi del corpo di Mosè.
    « L'arcangelo Michele quando in contesa, con il diavolo, disputava per il corpo di Mosè, non osò accusarlo con parole offensive, ma disse: "Ti condanni il Signore" »

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  2. "Donde provengono dunque le eresie? Dalla diversità degli animi, dei caratteri, dei temperamenti, e in definitiva dal fatto della libertà umana. La fede nella parola di Dio è libera. Dio non forza nessuno. Ma è inevitabile che la fede esiga da parte dell'uomo uno sforzo di sottomissione e di obbedienza. Questa obbedienza è una scelta. E il compito dell'eresia è di mettere in rilievo tale scelta."
    Le eresie non intaccano il libero arbitrio; ma l'integrità della fede di chi supera la prova rifulge di più chiara luce.
    Perciò S. Paolo ha potuto dire: "E' necessario che ci siano anche delle eresie, affinché tra voi si possano conoscere quelli di virtù provata" (1 Cor. 11, 19).

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  3. Dobbiamo pregare e offrire sacrifici per quell'anima .
    Si fa il gioco di chi vuol minare l'autorita' del Papa ; dissentire su varie questioni va bene ma contribuire alle sassate al papato non mi trova d'accordo .


    E' vero mi sono limitata alla cronaca e mi sono compiaciuta della consapevolezza più generalizzata vista, in positivo, come una sana reazione a eventi ormai intollerabili.
    Convengo sula necessità di non abbandonare la preghiera anche per chi occupa il soglio di Pietro in questo tempo così oscuro. E di non contribuire, con la poca accortezza (senza sufficientemente ribadirne la sacralità così deturpata), alla ormai avanzata diminutio del papato...

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  4. Più si è posti in alto, più grande è la responsabilità. E' da presuntuosi credere che comunque le proprie parole e azioni umane saranno giudicate dall'altezza del posto che si copre nella scala sociale e/o ecclesiale. La presunzione si accompagna sempre con l'ignoranza e l'ottusità. Se il popolo riconosce presunzione, ignoranza ed ottusità vuol dire che distingue, che è in grado di ben giudicare. Le sassate al papato non le ha tirate il popolo le ha tirate J.M.B insieme alla ghenga globalista a cui si è venduto.

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  5. Malessere per malessere, San Paolo ci invita a non dare scandalo ai più piccoli nella fede (anche se abbiamo ragione e non facciamo niente di male) in questo caso, augurare il rogo al Papa, quando può benissimo essere semplicemente ignorato, è decisamente fuori luogo, affatto cristiano e tantomeno cattolico.
    Alberto Lacchini

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  6. Augurare il rogo al Papa per le sue eresie non va bene, è sbagliato.

    Giusto. Ma perché è sbagliato?

    Perché si tratta del Papa? Perché il rogo era una pena troppo crudele?
    Per via della persona o per via della pena?
    Che non sia cattolico, non si può dire, visto che la condanna al rogo la Chiesa
    l'ha inflitta per secoli agli eretici irrecuperabili.
    Vogliamo dire che il diritto penale della Chiesa era sbagliato?

    Riconosciamo pure che il grido "il Papa eretico al rogo!" sia da condannare,
    Mic ha fatto comnunque bene a documentarlo come stato d'animo giustamente
    esasperato di una parte dei fedeli.
    Che Bergoglio professi eresie è comunque impossibile negarlo, se si vuole
    mantenere la verità sempre insegnata. Che si possa "semplicemente ignorare" un Papa che sta sistematicamente e pubblicamente demolendo la dottrina e la morale cristiane, nemmeno appare possibile
    e neppure giusto. Anche il timore di denunciare le sue eresie per quello che sono, abbiamo?
    Anche paura di chiedere che qualche presule coraggioso provochi finalmente un "incidente di Antiochia"?
    I "roghi", intanto, li accendono gli altri, il fronte sempre più ampio ed articolato dei nemici della Chiesa, sempre più audaci, di fronte alla nostra timidezza e al tradimento che serpeggia (o imperversa?) dentro la Chiesa. Sono i roghi che stanno distruggendo le nostre chiese. Per ora. Per ora solo le chiese.
    T.

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  7. Grazie T., hai espresso tutto quello che penso anch'io!

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  8. condivido con T.
    Credo tuttavia che sia più scandalo per i "piccoli" non fare doverose critiche alle aberrazioni cui ci troviamo ogni giorno di fronte per un malinteso senso di rispetto dell'istituzione, quando è proprio chi detiene il potere che la mina. Naturalmente sempre evitando toni estremi e linguaggi inappropriati.
    gabri

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  9. Lo scrivo dichiarandomene lontanamente interprete, però bisogna dirlo.

    Gesù, rivolto a più di un mistico, mostra dispiacere per chi dice, pensa e fa il male: non solo il male che compie in proprio, ma anche quello che pensa dell’oggettivo commettere il male da parte di altri. Giudicare brutta un’azione brutta non è mancanza di carità. Ma la maldicenza su chi la compie sì.

    In questo caso il male non è non aver detto il vero (purtroppo), ma nel non aver amato il cosiddetto nemico, quasi gongolando che perda l’anima e tirando già noi le somme sul suo destino al posto di Dio.

    Il disastro è che il peccato che commette quell’anima e che tanto male fa ad altri che ne restano coinvolti ha come effetto collaterale di far peccare anche noi: qui Satana fa veramente un bottino grosso. Perché può essere un peccato anche il nostro dire? Lo è se ci allontana dal Bene, cioè dal Cuore di Gesù. Lo è se trasuda il peggiore dei peccati agli occhi di Dio: l’orgoglio. Anche l’orgoglio di essere dei veri cristiani…

    Insomma c’è il rischio che il tralcio si allarghi un tantinello e parli a nome di tutta la Vite. Il peccato qui è di non fidarci abbastanza della Provvidenza che permette che certe croci avvengano e pensare di poter fare meglio noi -creature- con la protesta (e la maledizione) che Lui -Dio- con la mitezza.

    La Parola di Dio è chiara nel maledire l’uomo che confida nell’uomo: Dio non voglia che siamo noi! I peccati della lingua (della comunicazione) non si fermano alla menzogna (ottavo comandamento), ma si concretizzano già nella maldicenza e l’ingiuria, persino nella derisione… se più dell’ironia traspare il livore.

    Tutto questo non significa approvare il male, non riconoscerlo e dirlo il male o far finta di nulla. Il fatto è che non lo si combatte così! Al massimo possiamo sfogarci un po’, e ci sta, per carità non facciamone un dramma… Basta che lo ammettiamo, che non ci lasciamo avvelenare del tutto nel sentirci nel giusto. Gesù dice a chi si pone così: se ammettete d’essere malati passi, ma siccome dite di vedere…

    L’Agnello di Dio è colui che toglie il peccato del mondo. Non ne aggiunge uno, ma toglie i precedenti. Gesù l’ha fatto consegnandosi in espiazione, dalla croce, non in altro modo. Bisogna operare la carità.

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    1. Grazie per questa bella riflessione. Mi mette in crisi ma penso di averne bisogno.

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  10. Se cambierà direzione, la prossima volta gli offriranno dolci e Cinque Terre Schiacchetrà.
    Per questa volta, va bene cosi!

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  11. Santuario Madonna dei Boschi
    https://www.youtube.com/watch?v=9fRByJij1Gc
    Omelia della S. Messa del 27 aprile 2021, Festa della B.V. Maria del Buon Consiglio, tenuta da P. Gabriele Maria Pellettieri, FI.

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  12. Qui non si tratta di giudicare superbamente persone che commettono il male. Qui si tratta di lasciar passare insegnamenti erronei o incompleti. Se si pone l'accento ad es. sull'infinita Misericordia di Dio e non altrettanto sulla necessità del pentimento e della conversione, ecco dove potrebbe esserci lo scandalo dei piccoli ed è doveroso per chi ha a cuore la salvezza delle anime ristabilire la verità. Non si tratta di orgoglio ma di carità.
    gabri

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  13. Senza giudicare le intenzioni ed il cuore di nessuno, un dato è certo, l'operazione Covid-19 partì proprio nell'Ottobre 2019 con la "simulazione" Event 201 ed i giochi militari di Wuhan , zeppi di atleti che lamentarono strane polmoniti. In perfetta coincidenza con l'ingresso della Pachamama a San Pietro. Un caso o un rito? L'abominio della desolazione stare nel luogo santo? Chissà.

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