Interessante il punto di vista della FSSPX. Vi leggo la conferma della mia accorata conclusione in occasione del nuovo recente allarme sul Rito antico, che riporto in nota(1) e della mia ricorrente affermazione, nelle varie occasioni contingenti, sui 'bachi' presenti nei documenti conciliari, diventati dapprima fessure ed ora una voragine... anche per effetto del totale rifiuto di dibattito nei confronti di un concilio nato come pastorale ma assurto a super-dogma intoccabile, tranne che in seguito ad una maggiore nuova consapevolezza e alle coraggiose prese di posizione di mons. Viganò ed agli interventi che hanno suscitato [qui]. Sulla complessità della situazione richiamo ad una sintesi [qui].
Il pontificato di papa Francesco ha visto aumentare costantemente il numero dei "conservatori".
Per "conservatori" dobbiamo intendere i cattolici che non sono pronti a svendere la fede cattolica, che sperano in un rinnovamento o in una fioritura della Chiesa in questo mondo secolarizzato e che sono sinceramente ansiosi di vedere il corpo mistico crescere attraverso nuove conversioni. In altre parole, quelli che hanno mantenuto lo spirito cattolico.
Ma questi conservatori vogliono allo stesso tempo seguire tutte le riforme generate dal Concilio Vaticano II. Il che sembrava loro possibile, con qualche aggiustamento, fino a papa Francesco.
Tuttavia, dall'inizio di quest'ultimo pontificato, e in particolare in alcune occasioni - come i due sinodi sulla famiglia [vedi], l'esortazione post-sinodale Amoris laetitia [vedi], il sinodo per l'Amazzonia e soprattutto il suo Instrumentum laboris [vedi], o il documento sulla Fratellanza umana [vedi] - i conservatori si sono sentiti sempre più in difficoltà.
Sono nate controversie sempre più frequenti, la cui origine va situandosi sempre più in alto nella gerarchia ecclesiastica: la contestazione di Amoris laetitia con varie petizioni, tra cui la famosa correctio filialis [qui], nonché con i dubia dei quattro cardinali [qui]; attacchi regolari contro documenti o atti romani portati da eminenze come i cardinali Müller, Brandmüller, Burke o Zen [qui], nonché da vescovi... [qui]
Questa contestazione è nuova. Di essa non c'è quasi traccia fino al 2013 e all'ascesa al trono di Pietro dell'attuale Sommo Pontefice. Quindi c'è un chiaro collegamento tra le due. E va aggiunto che questa contestazione assume talvolta forme severe in diversi cardinali e vescovi.
Tutto questo è segno del crescente disagio tra i "conservatori" sopra definiti. Lo si può descrivere con un'immagine: un uomo i cui due piedi si trovano su due diversi spuntoni di roccia sospesi sul vuoto. A causa dei movimenti del terreno, le due rocce tendono a separarsi. Arriva un momento in cui il massimo divario è quasi raggiunto.
Rimangono solo tre soluzioni: cadere perdendo supporto; rifugiarsi sulla roccia a destra; o raggiungere quella a sinistra. Niente è più scomodo di questo tipo di posizione.
Sfortunatamente, i conservatori irriducibili vogliono ancora credere che alla fine le rocce si uniranno e che non dovranno scegliere. Naturalmente, questa è una possibilità, se guardiamo al regno fisico. Una forza contraria può avvicinare le due rocce.
Ma nel campo delle idee, e specialmente nel campo della teologia, è una storia completamente diversa. Non c'è possibilità che l'errore si avvicini alla verità o viceversa. Voler mantenerli entrambi allo stesso tempo è una distorsione dell'intelligenza. E se si ha un minimo di integrità intellettuale, la violenza dell'allontanamento sembrerà sempre più intollerabile.
Infatti, a partire dal Concilio, il divario tra gli errori moderni e la Tradizione della Chiesa non ha fatto che allargarsi, con più o meno intensità a seconda della personalità dei papi che si sono succeduti sulla cattedra di Pietro. E, naturalmente, bisogna riconoscere che questo divario si è notevolmente ampliato dal 2013.
Il vantaggio di questa situazione è stato quello di mostrare più chiaramente che le posizioni "tradizionaliste", che hanno sfidato il Concilio da quando si è tenuto, poggiano su solide basi. Questo la linea conservatrice è obbligata, volente o nolente, a riconoscerlo.
Inoltre, e forse è ancor più difficile ammetterlo, senza questa fermezza dottrinale, i conservatori sarebbero stati a lungo impotenti e costretti a mettersi in riga. Perché se alcuni pilastri rimangono - se, per fare un esempio, la Messa tradizionale può essere celebrata oggi con una certa libertà - è proprio grazie alla tenacia di chi rifiuta ogni compromesso con l'errore.
È quindi profondamente incoerente affermare e ripetere che questa tenacia è un'irrazionale testardaggine o una disobbedienza ostinata.
Altrettanto incoerente è, come fanno molti conservatori che temono di essere scambiati per estremisti, relegare "fuori dalla Chiesa", con uno schiocco di dita, chi mantiene senza compromessi la Tradizione.
C'è solo un modo veramente efficace e intellettualmente soddisfacente per uscire da una posizione così imbarazzante e deludente: prendere schiettamente una posizione e dichiararsi incondizionatamente per Gesù Cristo. Si rende così - e questo è ciò che conta - un grande servizio alla Chiesa.
Non sono le petizioni e le richieste di spiegazioni a far avanzare le cose, ma la professione pubblica di fede, accompagnata dagli atti che ne derivano.
Con lo scisma tedesco pronto a consumarsi e la crescente messa in discussione dei fondamenti stessi della vita morale, la difesa integrale della fede è sempre più urgente. Presto non ci sarà nemmeno spazio per mettere il piede sulla roccia del Concilio... - Fonte
____________________________1. Alla fine non ci sono suppliche che tengano e non basta tuonare dalle cattedre mediatiche. La nostra fede e il retto culto dovuto a Dio vanno affermati pubblicamente con tutto il clamore e l'autorevolezza che meritano. Noi ci siamo. Quis custodiet ipsos custodes?.
# Concilio superdogma
RispondiEliminaNon si può negare che il concilio abbia segnato uno spartiacque, che ha segnato una rottura, nonostante la tanto sbandierata 'continuità'....
MARTIROLOGIO ROMANO SECONDO IL CALENDARIO DEL VETUS ORDO
RispondiEliminaCONOSCIAMO IL SANTO DEL GIORNO: SS. TRINITA’
Oggi 30 maggio 2021 è la domenica della SS. Trinità. La Chiesa, dopo aver stabilite diverse feste che onorano le singole Persone della Santissima Trinità, ne fissò pure una in onore delle Tre Persone. Questa festa fu istituita nei primi secoli del Medio Evo per opera specialmente dei monaci che cominciarono a celebrarla nei loro monasteri. Di qui si estese man mano alle singole diocesi e finalmente all'intera Chiesa Romana per opera di Papa Giovanni XXII che nel 1314 la dichiarava festa universale, fissandola la prima domenica dopo Pentecoste. « Abbiamo visto, dice il Guéranger, gli Apostoli il di della Pentecoste ricevere lo Spirito Santo, e fedeli all'ordine del loro Divino Maestro, mettersi in viaggio per andare ad ammaestrare le nazioni nel nome della Santissima Trinità. Era dunque conveniente che la festa di Dio Uno e Trino seguisse immediatamente la Pentecoste cui si connette con misterioso vincolo ». La festa della Trinità è una festa cara e gradita a tutti i cristiani perché ricorda il più grande mistero della nostra religione: « Un Dio solo in tre persone uguali e distinte »; questo dogma che è il grande oggetto della nostra adorazione in vita, sarà poi la nostra eterna felicità in cielo. La Messa ed il Breviario sono un continuo sueccedersi di invocazioni alla Santissima Trinità. Così tutti i Sacramenti portano la medesima invocazione. L'intenzione quindi della Chiesa nell'avere tutta impregnata la Sacra Liturgia del nome della Santissima Trinità è di far vivere nelle menti dei fedeli questo mistero e di far rinnovare in essi i sentimenti di una profonda adorazione, di una umile riconoscenza verso le Tre Persone. Verso il Padre, come principio di tutto ciò che è, Padre di un Figlio eterno e con sostanziale a Lui, Padre che col Figlio è principio dello Spirito Santo. Verso il Figlio, generato ab aeterno dal Padre, incarnatosi, morto sulla croce per la salvezza degli uomini. Verso lo Spirito Santo, come amore eterno e sostanziale del Padre e del Figlio dai quali procede, e da Essi dato alla Chiesa, che santifica, vivifica, mediante la carità che si diffonde nei nostri cuori. Nessun altro mistero è tanto ricordato nella Liturgia come questo. Nei Sacramenti che sono i principali mezzi della grazia si fa menzione della Santissima Trinità. Nel Battesimo, il bambino viene battezzato nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo. Nella Cresima si ha la formula: « Ti segno col segno della croce, ti confermo col crisma della salute nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo ». Dopo la distribuzione della Santissima Eucarestia il sacerdote benedice nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo. Al confessionale il sacerdote comincia colla benedizione e dà l'assoluzione nel nome della Santissima Trinità. Soventissimo invocato, nel Sacramento dell'Ordine. Nel matrimonio il sacerdote congiunge gli sposi nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo. In tutti gli inni, in tutti i salmi, in tutte le preghiere della Messa son ricordate le Tre Persone: è una lode perenne che si dà alla Santissima Trinità.
CONSACRAZIONE ALLA SS. TRINITÀ
RispondiEliminaO Trinità divina, Padre, Figlio e Spirito Santo, presente e operante nella Chiesa e nella profondità della mia anima,
io ti adoro, ti ringrazio, ti amo!
E per le mani di Maria santissima Madre mia,
a te offro, dono, consacro tutto me stesso, per la vita e per l’eternità.
A te, Padre celeste, mi offro, dono e consacro come figlio.
A te, Gesù Maestro, mi offro, dono e consacro come fratello e discepolo.
A te, Spirito Santo, mi offro, dono e consacro come “tempio vivo” per essere consacrato e santificato.
O Maria, Madre della Chiesa e Madre mia, tu che sei nella Trinità divina, insegnami a vivere, per mezzo della liturgia e dei sacramenti, in comunione sempre più intima con le tre divine Persone, affinché tutta la mia vita sia un «gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo».
Amen.
Beato Giacomo Alberione
Oggi la Chiesa festeggia la Santissima Trinità.
RispondiEliminaE' un mistero assoluto: Dio Uno e Trino.
E' un dogma di fede: per quanto la ragione si sforzi, ogni "spiegazione" rimane incerta.
Tra le Tre Persone divine ci sono relazioni precise, di generazione e di processione.
La chiesa odierna non sa che farsene dei dogmi, delle definizioni, in definitiva del mistero.
Allo Spirito Santo non sa che attribuire l'essere un amore di relazione tra Padre e Figlio.
Alla fede nell'Unico Redentore preferisce una "fede" omnicomprensiva di ogni "idea su Dio".
Insomma, oggi per quella chiesa lì che festa è?
Ma per la Chiesa, la Sposa di Gesù Cristo che ha rivelato il dogma, accipicchia che festa!
https://gloria.tv/post/4XeMttJAb6UxC1vVMKLrCbPxR
RispondiEliminaSUMMIT DI VENEZIA 2021 CON MONS. CARLO MARIA VIGANO' Domenica 30 Maggio h. 14,00
Secondo il filosofo Enrico Maria Radaelli, sarebbero ben 17 le tesi eterodosse (eretiche) contenute in "Introduzione al cristianeismo", il più noto libro di Joseph Ratzinger- Benedetto XVI.
RispondiEliminaE' anche possibile che il Radaelli, discepelo del grande Romano Amerio, esageri per severità il numero delle deviazioni dottrinali compiute dal teologo-pontefice bavarese. Quello che è certo è che Bendetto XVI non è mai stato uomo di dotrina impeccabile, per quanto le sue devianze possano apparire oggi acqua di rose rispetto alle mostruosità bergogliane. E per quanto la sua raffinatezza filosofica e teologica lo ingigantisca di fronte alla somma ignoranza dell'argentino. Ma un male minore resta un male. E non potrà mai diventare un bene, se non molto relativo.
E' quindi evidente che non potrà certo essere il "conservatorismo" ratzingeriano a risolvere la crisi del cattolicesimo, alla quale esso stesso contribuì. Perchè la prima causa della voragine che sta divorando la Chiesa è la crisi di fede dei suoi membri. E la fede non è un semplice atteggiamento emotivo, ma possiede anche un contenuto dottrinale. Non c'è vera fede se non si sa in cosa credere. La debolezza dottrinale (per usare un eufemismo) della Chiesa conciliare è la prima causa della sua crisi. E la Chiesa sopravviverà ai suoi vertici impazziti soltanto nella misura in cui conserverà la sua dottrina di sempre.
Martino Mora
Luca Poli:
RispondiEliminaQuel libro ha (mal)formato generazioni di seminaristi, e lungi dall'essere mai stato ritrattato, è stato anzi rieditato dopo la sua elevazione al Soglio. Con una introduzione dell'autore in cui dice che può essere tranquillamente riproposto.
Si può ironizzare quante si vuole sui conservatori , ma di fatto rappresentano l'unica vera opposizione alle derive di questo pontificato. Un pontificato voluto per azzerare il tentativo di Benedetto XVI di leggere il concilio alla luce della tradizione ed eliminare le contraddizioni del postconcilio. Tutte le volte che questa opposizione si è palesata un certo mondo tradizionalista ha reagito facendo spallucce ed anzi compiancendosi dell'accelerazione imposta da Bergoglio. Anche adesso , di fronte alla vera o presunta intenzione di cancellare il Summorum Pontificum , il solito club di sedevacantisti, cultori di Radaelli , radiospadisti non trova di meglio che guardare la pagliuzza inesistente e ingoiare il cammello. E quindi Muller , Sarah , ora Woelki sarebbero tutti impegnati in acrobazie impossibili. Ma se sono impossibili e così minoritarie come mai sono fatte oggetto di censura e allontanamento sistematico da parte del custode della 'Chiesa in uscita' e della sua claque di adoratori? Risposte troppo banali per l'elitè impegnata a cercare gli errori di Ratzinger del 1968. Se non che nessuno si aspettava che il tedesco fosse ancorà lì con la sua muta presenza a testimoniare la miseria di quanti vogliono ridurre a incidente di percorso l'unica vera possibilità avuta in tempi recenti dal cattolicesimo per uscire dalla palude nella quale progressisti e sedevacantisti convivono allegramente.
RispondiEliminaSono d'accordo al 100%. Il fuoco amico contro Ratzinger è ingeneroso e incomprensibile. L'ermeneutica della continuità è l'unica chiave disponibile per ricondurre i testi del CVII, i testi non le provocazioni o le sparate mediatiche, alla continuità della tradizione. Sono loro, i progressisti a viaggiare verso lo scisma e ad entrarci. Noi non dobbiamo fare come loro.
EliminaChe i conservatori rappresentino un limite alle assurdità odierne non ci piove. Ma non basta una diga costellata di buchi per arginare una piena... c'è anche altto da aggiungere e lo aggiungerò...
RispondiEliminaConcordo al 100% con Angheran 70. La via dell'ermeneutica della continuità è l'unica soluzione, che Ratzinger ha indicato per evitare gli scismi. Se continuiamo sulla strada di criticare senza appello tutto quello che è accaduto dopo Pio XII allora si cade nel sedevacantismo. Bisogna essere anche un po' furbi e aspettare che siano gli altri, se continuano con le forzature, a finire nello scisma e non anticiparlo noi.
RispondiElimina
RispondiEliminaSul ruolo e la personalità di Ratzinger continua l'equivoco
I c.d. "conservatori" sono troppo spesso cattolici che hanno paura di andare al fondo delle questioni. Sempre allineati e coperti su quello che dice il papa, anche se appare manifestamente eterodosso. Al fondo temo ci sia l'amore per il quieto vivere anche se oggi tale "quieto vivere" significa accettare di vivere con tutti i vizi e le aberrazioni della società contemporanea, facendo finta che non esistano o che non si tratti di vizi né di peccati.
Quanti di loro, quando si sono trovati in casa un figlio o una figlia gay, dopo aver all'inizio tentato di opporsi, hanno alla fine accettato il fatto, visto che dopotutto neanche la Chiesa li condanna più? Ma in questo caso hanno almeno l'attenuante del tradimento aperto della Gerarchia nei confronti dell'etica cattolica (Se lo dice il Papa, che non si deve giudicare, che volete da me? - Non pensano a quello che il Signore vuole da loro e del quale chiederà conto appena muoiono).
Ma ancor prima di Bergoglio quanti genitori cattolici non accettavano che figli e figlie studenti di liceo avessero rapporti sessuali, anche in casa, sotto il loro tetto? INsomma, quanti non accettavano già la corruzione dei costumi dilagante, anche non praticandola e pur non approvandola?
Il ruolo negativo di Ratzinger è consistito nel lavorare all'intorbidamento della dottrina di sempre della Chiesa, già da quando era uno dei periti più giovani al Concilio, dove svolse un ruolo di piccola eminenza grigia in quanto segretario del potente cardinale Frings, uno dei capi dello schieramento neomodernista.
Ma, si dirà, tutti possono fare errori in gioventù, l'importante è poi riconoscerli, cambiare strada. Ma questo Ratzinger non l'ha mai fatto. Nelle Opere Complete, curate dal cardinale Mueller, tutto viene ristampato inalterato, anche la sua tesi di dottorato in teologia, che il suo relatore non voleva approvare, perché afflitta da prospettive eterodosse. In una notte, ha raccontato, dovette riscrivere alcune parti. Ma credo che abbia poi ripubblicato l'originale.
Tutto è relativo a questo mondo, si giudica sempre per comparazione. Ratzinger sembra eccelso rispetto a Bergoglio, e lo è - ma solo rispetto a Bergoglio, un prelato di una incredibile rozzezza culturale, che sta procedendo spavaldamente alla demolizione di quanto restava della Chiesa, con particolare accanimento contro la morale cristiana.
In se stesso, Ratzinger, che si è dimesso quando ancora era perfettamente in grado di governare, a ben vedere, mostra diverse ombre, sia sul piano della preparazione che del comportamento. Una personalità enigmatica, come fa da ultimo apparire anche la stranissima costruzione della figura del Papa Emerito, che speriamo scompaia con lui, una volta passato al Giudizio.
“Non è più Chiesa se non è maestra; e se non corregge non è maestra. Insegnare implica anche correggere, perché la verità non si porge agli uomini senza respingere gli errori.”
RispondiEliminaCardinale Alfredo Ottaviani
Per Rosminianus e Anonimo 21:35 sulla cosiddetta tanto sbandierata continuità
RispondiEliminaCiò che accade è il frutto maturo del concilio, considerato come evento che fa da spartiacque tra due ecclesiologie per effetto del prevalere della “scuola renana”, portatrice della nouvelle théologie, su quella “romana”, custode della tradizione viva perché portatrice dell’Eterno nel tempo, non certo 'fissista' come pretendono e non vivente in senso storicista. (La cosiddetta “tradizione vivente” è oggi intesa tale in senso storicista e quindi mutevole a seconda dei tempi e non “vivente”, nel senso di portatrice della fecondità di Colui che la anima e che la Chiesa è chiamata a inverare e trasmettere nel tempo, nell’oggi di ogni generazione. Il cambiamento paradigmatico trasferisce al soggetto Chiesa e al suo divenire nella storia la continuità che appartiene all’oggetto Rivelazione contenuto e trasmesso dal dogma. In tal modo viene conferita al magistero una prerogativa che non gli è propria: quella di essere sempre riferito al “presente”, con tutta la mutevolezza e la precarietà proprie del divenire, mentre la sua peculiarità è quella di essere, nel contempo, passato e presente, portando il germe del futuro escatologico). Ed è ciò che ha aperto le porte agli ideologi attuali e a tutti i novatori che stanno rispolverando la TdL ed altro, con annessi e connessi, che portano alle estreme conseguenze la pastorale ateoretica scissa dalla dottrina.
Vorrei in ogni caso ricordare che pastorale significa “tradurre” la dottrina in prassi non apportare modifiche alla dottrina e neppure servirsi della prassi per scavalcarla.
Sono in diversi, a riaffermare la verità (i cardinali Burke e mons. Schneider, per citare i più illustri ma senza mai mettere in discussione il concilio), ed ora l'arcivescovo Viganò che ben illustra le radici della crisi); ma di fatto continua ad accadere che nessuno opponga ai fatti altri fatti e non solo parole.
"... ma di fatto continua ad accadere che nessuno opponga ai fatti altri fatti e non solo parole."
RispondiEliminaMons. Viganò la sua faccia e le sue parole le sta mettendo senza risparmio e le mani se le è ben che sporcate, mentre bracciata dopo bracciata va controcorrente e piccoli pesci, di giorno in giorno più numerosi, lo seguono fiduciosi entro la sua scia d'acqua.
Opporre "ai fatti altri fatti e non solo parole".
RispondiEliminaMic, io sono d'accordo con gran parte delle tue analisi. Però mi sapresti dire quali "fatti" dovrebbero essere opposti? Dichiarare il Concilio eretico? Dichiarare eretico il papa? A me pare che l'unico ad essere legittimato a produrre fatti di questo tipo sia il Padre Eterno e che la situazione in cui noi ci troviamo sia unica dal pdv storico e storicamente non risolvibile. Dare addosso a Ratzinger, che è quello che ha cercato di fare il possibile per evitare scismi, è la strategia del capro espiatorio, troppo facile per essere una soluzione.
Due osservazioni per Rosminianus:
RispondiEliminaPer fatti intendo qualcosa di più concreto ed incisivo, rispetto ai pur importanti interventi mediatici. Mi sono chiesta più volte se non avrebbe un impatto più efficace sull'inesorabile deriva un gruppo ben compaginato di pastori che con la loro autorevolezza formulassero una correctio canonica, che avrei visto imprescindibile dopo la pachamama et similia e non ultimo il rischio per il rito apostolico, che penso sia uno spartiacque imprescindibile...
Timore di scomunica e di scisma? Ma la preoccupazione più grande dovrebbe essere per la salus animarum gravemente compromessa...
Ebbene, se pensiamo a mons. Lefebvre e mons. de Castro Mayer, i risultati in termini di salvaguardia della dottrina, dell'eucaristia e del sacedozio sono qui...
Quanto a Ratzinger, personalmente ho gioito della sua elezione, l'ho molto ammirato e gustato diversi suoi insegnamenti ed ho sofferto per le feroci ingiuste critiche di cui è stato fatto oggetto da parte dei progressisti... Ma quando mi sono imbattuta nelle ambiguità e 'variazioni' ben evidenziate e confutate argomentando in base al magistero perenne, non ho mai pensato che una rispettosa critica significasse "dargli addosso". Certo un altro conto è certa apologetica scomposta; ma questa non appartiene né a me né agli studiosi con cui mi confronto né ai lettori più assidui di questo blog.
D'accordo sulla sostanza. Quanto ai dettagli, di natura non teologica quanto pratica: i dubia e la successiva correctio sono fatti definitivi. Se li ignorano e vanno avanti verso il baratro è loro responsabilità. Lo scisma lo facciano loro, non noi!
EliminaSu Ratzinger: il pelo e contropelo che molti studiosi, che leggo qui, gli stanno facendo, se lo facessero a Pio XII, nemmeno lui ne uscirebbe indenne e nemmeno gli altri santi papi di tutti i secoli. Qui c'è un pregiudizio politico su Ratzinger: che sia per forza un modernista, seppure moderato, ma pur sempre modernista. E questo, absit iniuria, è un errore di prospettiva. I furmatari dei dubia erano tutti ratzingeriani. Detto questo, ti ringrazio per il tuo blog, molto ben informato e curato.
Per onore dell'onestà, dubito molto che il sopra citato libro abbia cresciuto generazioni di seminaristi, dato che era bandito da molti seminari in Germania, e soprattutto in Italia, dove Rahner e Kung regnavano incontrastati, e questo me l'ha confermato il mio parroco, è giusto fare delle critiche, ma c'è modo e modo, Ratzinger è stato massacrato dal primo all'ultimo giorno del suo pontificato, e dov'era allora Viganò? Perché parla solo adesso? Ormai è troppo tardi e solo l'intervento del Padrone della Vigna potrà rimettere le cose al loro posto, nell'attesa preghiamo ché non sappiamo né il giorno né l'ora.
RispondiElimina
RispondiElimina"il contropelo, se lo facessero a Pio XII, nemmeno lui ne uscirebbe indenne.."
Affermazione priva di senso. Quali sarebbero le ambiguità e gli errori professati da Pio XII?
Tanto per fare un esempio: nella Humani generis ha condannato, pur senza nominarli, i vari del Lubac in circolazione, protagonisti dell'emergente "nuova teologia". Ha mostrato quanto fossero erronee le posizioni da loro sostenute.
Ebbene, di costoro Ratzinger non è stato un ammiratore? Dispiace farlo rilevare ma si tratta di un fatto grave, sarebbe ipocrita nasconderlo. Nella sua prima Enciclica, Spe Salvi, Ratzinger si richiama all'autorità di de Lubac (messo all'indice, silenziato da Pio XII ovvero dal Sant'Uffizio sotto di lui) per riproporre la tesi della salvezza offerta dal Cristianesimo quale salvezza comunitaria, di contro al supposto "individualismo" della concezione tradizionale, anteriore. Si tratta di autentiche eresie, in senso materiale, o no? Tant'è vero che nella stessa Encliclica il concetto del giudizio finale non ne esce chiaramente definito. Tutt'altro.
E questi sono aspetti dottrinali importanti, anche lui ha fatto la sua parte nell'oscurare il concetto della salvezza, del giudizio individuale dopo la morte di ciascuno, insomma la dottrina dei Novissimi (e del peccato originale), ridotta a brandelli dal Vaticano II in poi.
Se poi non lo vogliamo capire che questi aspetti dottrinali sono essenziali per una religione rivelata direttamente da Dio tramite Gesù Cristo NS, allora dove vogliamo andare?
Senza l'autentica e ortodossa fede non si pratica nemmeno la vera morale cristiana.
Riflettiamo su come San Paolo insista accoratamente con i suoi discepoli (vescovi, sacerdoti) sulla necessità di mantenere intatta e pura la dottrina rivelata. E cerchiamo di trarne le dovute conseguenze.
T.
Piuttosto ho letto che è in corso una modifica al CIC. Qualcuno sa in che senso?
RispondiEliminaSpe salvi non è la prima enciclica di Benedetto 16°, la prima fu Deus caritas est. Leggete quanto scrivete.
RispondiElimina
RispondiEliminaSpe Salvi non è la prima enciclica..
Grazie della precisazione. La memoria a volte fa cilecca.
Comunque, prima o seconda enciclica,
i termini della questione non cambiano.
Dovunque le abbia sostenute, certe tesi,
ereticali sono e restano.
T.
PS [vado a pescare la prima enciclica sullo scaffale e
trovo sottolineato il suo eleogio di GPII, per il suo
ecumenismo, mirante, scrive, "a collaborare con le Org
caritative di queste Chiese e Comunità [non cattoliche],
poiché noi tutti siamo mossi dalla medesima motivazione
fondamentale e abbiamo davanti agli occhi il medesimo
scopo: un vero umanesimo, che riconosce nell'uomo l'immagine
di Dio e vuole aiutarlo a realizzare una vita conforme
a questa dignità. L'Enc Ut unum sint [di GPII] poi ancora
una volta ha sottolineato che, per uno sviluppo del mondo
verso il meglio, è necessaria la voce comune dei cristiani,
il loro impegno "per il rispetto dei diritti e dei bisogni di
tutti, specie dei poveri, degli umiliati e degli indifesi."
Vorrei qui esprimere la mia gioia per il fatto che questo
desiderio abbia trovato in tutto il mondo una larga eco in
numerose iniziative [ecumeniche]." (p. 70, ed. Libr. Editr.
Vaticana).
Sono parole che si commentano, anzi si condannao da sole.
O no?]