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giovedì 3 giugno 2021

Omelia per il Corpus Domini

Ravenna, San Vitale: Agnello mistico
Oggi celebriamo uno dei più grandi Misteri della fede, quello dell'Eucaristia, ovvero il Mistero del Corpo e Sangue di Cristo, donati a noi come Cibo e Bevanda spirituali. Dell'Eucaristia trattano le letture che abbiamo appena ascoltato.

Il Vangelo di oggi riporta il racconto della sua Istituzione, avvenuta durante l'Ultima Cena. Gesù, dopo aver reso grazie, spezzò il pane e lo diede ai suoi Discepoli, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo» (Mc 14,22). Poi prese il calice del vino, e disse: «Questo è il mio sangue dell'alleanza, che è versato per molti» (Mc 14,24). L'Ultima Cena è lo stesso sacrificio del Calvario: ciò che avvenne sacramentalmente durante quella Cena, si verificò di lì a pochi giorni sul Calvario, e si realizza ad ogni celebrazione della Santa Messa.

Questo è il Sacrificio della nuova ed eterna Alleanza, di cui parla la seconda lettura di oggi. L'Autore della Lettera agli Ebrei parla di questo Sacrificio che ci purifica dalle opere della morte (cf Eb 9,14) e ci dona l'eredità eterna (cf v. 15). Nell'Antico Testamento si sacrificavano animali e con il loro sangue si aspergeva il popolo. Questi sacrifici erano solamente figura del Sacrificio di Gesù, l'unico che ci purifica dai nostri peccati.

L'Eucaristia è stata definita come il Sacramento dell'amore. Gesù non poteva darci prova più grande del suo amore che donandosi a noi sotto le sembianze di un po' di pane e di un po' di vino. L'Eucaristia è Gesù vivo e vero, in Corpo, Sangue, Anima e Divinità. Tale mutazione di sostanza avviene durante la Santa Messa, quando il sacerdote, dopo aver invocato la discesa dello Spirito Santo sul pane e sul vino, pronuncia le parole della consacrazione, dicendo: «Questo è il mio Corpo... questo è il mio Sangue». In quel momento avviene il miracolo più grande che si possa immaginare: il pane e il vino diventano il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo. E Gesù, tutto intero, è presente in ogni frammento del Pane e in ogni goccia del Vino consacrato.

Più di mille anni fa, un sacerdote stava celebrando la Messa e, proprio al momento della consacrazione, fu colto dal dubbio se veramente il pane e il vino diventano il Corpo e il Sangue del Signore. Proprio allora, Dio volle dimostrare con un miracolo evidentissimo la verità di tale Dottrina, trasformando anche visibilmente il pane in Carne e il vino in Sangue. La cosa più strabiliante è che, a distanza di oltre mille anni, si possono ancora vedere questa Carne e questo Sangue che hanno le caratteristiche di una persona viva. Questo Miracolo Eucaristico è custodito a Lanciano, in Abruzzo, ed è sempre meta di numerosi pellegrinaggi.

L'Eucaristia ci rende una sola cosa con Gesù. Al momento della Comunione, Gesù viene nel nostro cuore e quello è il momento più bello e prezioso della nostra giornata. In quel momento, come insegnava san Giovanni Maria Vianney, noi e Gesù siamo come due candele che si fondono insieme e alimentano un'unica fiamma. In quel momento, la nostra preghiera si unisce a quella che Gesù rivolge incessantemente al Padre a nostro favore, e così possiamo ottenere le grazie più grandi.

Inoltre, l'Eucaristia ci rende una cosa sola anche tra di noi. Se noi tutti siamo uniti a Gesù ne consegue che, nel Signore, siamo una cosa sola. Per questo motivo, i cristiani di santa vita, anche se si vedono per la prima volta, si sentono uniti da un vincolo di carità ed è come se si fossero da sempre conosciuti. L'Eucaristia annulla le distanze: uniti a Gesù, saremo un cuore e un'anima sola.

Quanto triste è invece lo spettacolo di tanti cristiani che tra di loro non si sopportano e parlano male l'uno dell'altro! In questo modo, nella pratica, rinnegano la loro fede. In questa solennità siamo chiamati a fare un serio esame di coscienza su quella che è la nostra carità. Se amiamo l'Eucaristia, che è il Corpo di Cristo, non possiamo non amare i nostri fratelli, che formano il Corpo mistico di Cristo. Ogni volta che riceviamo Gesù, ogni volta che ci avviciniamo a Lui, presente nel Tabernacolo, noi ci rendiamo vicini a tutti fratelli, in modo particolare a quelli più cari al nostro cuore e a quelli più cari al Cuore di Gesù.

Da questa solennità, inoltre, deve scaturire il vivo desiderio di ricevere spesso la Comunione, in grazia di Dio, premettendo la Confessione se sulla coscienza abbiamo qualche grave peccato. La Comunione frequente è la grazia più bella con cui abbellire la nostra anima ed è la gioia più grande che possiamo dare al Cuore di Gesù.
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

26 commenti:

  1. MARTIROLOGIO ROMANO SECONDO IL CALENDARIO DEL VETUS ORDO

    CONOSCIAMO IL SANTO DEL GIORNO: FESTA DEL SANTISSIMO CORPO DI CRISTO

    Oggi 03 Giugno 2021 è la festa del Santissimo corpo di Gesù Cristo. « Così Dio amò il mondo, da darci il suo Figlio Unigenito». Queste mirabili parole le vediamo brillare sulla capanna dell'Infante di Betlemme ove Cristo nacque su di un giaciglio di foglie. Le vediamo impresse sulla povera casetta di Nazaret ove Gesù lavorò per amor nostro. Le vediamo là nel pretorio di Caifa, di Erode, di Pilato, ove l'innocente Gesù soffrì per amor
    nostro. Senza dubbio se Nostro Signore ci avesse amato soltanto fino alla croce, fino a dare la vita per noi, sarebbe già stata una prova di immenso amore, ma il Signore volle far più. Il Cuore di Gesù è Cuore divino, e Dio è eterno ed anche il suo amore non può morire: « Io sarò con voi sino alla consumazione dei secoli ».
    Ma in che modo, o Gesù, resterai con noi? Se tu stesso hai predetto la tua morte, la tua partenza da questa terra? Nella notte stessa nella quale uno dei suoi amici più intimi, un suo apostolo, Giuda, lo tradiva, nella notte in cui i suoi nemici aizzavano la plebe, radunavano falsi accusatori, armavano soldati per la sua cattura, mentre i Giudei gridavano : « Non deve regnare sopra di noi, è degno di morte... dobbiamo toglierlo dal mondo... », Gesù, là, nel Cenacolo, circondato dai suoi Apostoli dà una prova solenne di tutto il suo amore per gli uomini. « Non vi lascerò orfani, esclama, ma sarò sempre con voi ». Ancora una volta quel Cuore adorabile, pieno d'amore, si commuove, pensa alle anime che avranno bisogno di nutrimento spirituale; che avranno bisogno di Lui e della sua forza ed allora decide di darsi come cibo. Verso la metà della cena, prese
    il pane, alzò gli occhi al cielo, lo benedisse, lo spezzò e lo distribuì agli Apostoli dicendo: « Prendete e mangiate; questo è il mio Corpo ». Similmente fece del vino che distribuì dicendo: « Prendete e bevete,
    questo è il mio Sangue; ogni qualvolta farete questo, fatelo in mia memoria ». Ecco compiuta l'istituzione del Sacramento dell'amore, l'Eucarestia, il Sacramento che fa vivere in mezzo a noi Gesù, anche dopo la sua
    ascesa al cielo. I nemici uccisero Gesù, suscitarono persecuzioni di ogni genere, cercarono ogni mezzo per toglierlo di mezzo agli uomini, ma tutto fu inutile.

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  2. ....segue
    Cristiani, quante volte là da quel tabernacolo Gesù ci invita al banchetto divino! accostiamoci a lui. Rallegriamoci di essere nel numero dei fedeli convitati che il Padrone ha introdotto nella sua casa. Là dimenticheremo le nostre tristezze ed ascolteremo dal Cuore di Cristo i suoi divini consigli, là riceveremo la forza, il vigore per vincere i nostri nemici e camminare più speditamente per la via della virtù. Gesù Eucaristico, sole splendente ed ardente d'amore, brilla nella nostra mente, nel nostro cuore, nelle nostre famiglie, nel mondo intero, e facci amare Iddio sopra ogni cosa e il prossimo come noi medesimi!

    ORIGINE DELLA FESTA

    La ricorrenza deve le sue radici nell'ambiente della Gallia belgica grazie alle rivelazioni della Beata Giuliana di Retìne priora nel Monastero di Monte Cornelio a Liegi che nel 1208 vide durante un'estasi il disco lunare risplendente di luce candida, deformato però da un lato da una linea rimasta in ombra: da Dio intese che quella visione significava la Chiesa del suo tempo, che ancora mancava di una solennità in onore del SS.
    Sacramento. Il direttore spirituale della beata, il Canonico di Liegi Giovanni di Lausanne, ottenuto il giudizio favorevole di parecchi teologi in merito alla suddetta visione, presentò al vescovo la richiesta di introdurre nella diocesi una festa in onore del Corpus Domini. La richiesta fu accolta nel 1246 e venne fissata la data del giovedì dopo l'ottava della Trinità.
    Tuttavia nel 1262 salì al soglio pontificio, col nome di Urbano IV, l'antico arcidiacono di Liegi e confidente della beata Giuliana, Giacomo Pantaleone. Ed è a Bolsena, proprio nel Viterbese, la terra dove è stata aperta la causa suddetta che in giugno, per tradizione si tiene la festa del Corpus Domini a ricordo di un particolare miracolo eucaristico avvenuto nel 1263.
    Si racconta che un prete boemo, in pellegrinaggio verso Roma, si fermò a dir messa a Bolsena ed al momento
    dell'Eucarestia, nello spezzare l'ostia consacrata, fu pervaso dal dubbio che essa contenesse veramente il corpo di Cristo. A fugare i suoi dubbi, dall'ostia uscirono allora alcune gocce di sangue che macchiarono il bianco corporale di lino liturgico e alcune pietre dell'altare tuttora custodite in preziose teche presso la basilica di Santa Cristina.
    Venuto a conoscenza dell'accaduto Papa Urbano IV istituì ufficialmente la festa del Corpus Domini estendendola dalla circoscrizione di Liegi a tutta la cristianità. La data della sua celebrazione fu fissata nel giovedì seguente la prima domenica dopo la Pentecoste (60 giorni dopo Pasqua). Così, l'11 Agosto 1264 il Papa promulgò la Bolla "Transiturus" che istituiva per tutta la cristianità la Festa del Corpus Domini dalla città che fino allora era stata infestata dai Patarini i quali negavano il Sacramento dell'Eucaristia.

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  3. "Figli prediletti, purtroppo in questi tempi la tenebra ha oscurato anche il Tabernacolo: attorno vi è tanto vuoto, tanta indifferenza, tanta negligenza. Ogni giorno aumentano i dubbi, le negazioni e i sacrilegi. Il Cuore Eucaristico di Gesù è nuovamente ferito dai suoi, nella sua Casa, nello stesso luogo ove ha posto la sua divina dimora fra voi."
    "... Fate argine al dilagare dei sacrilegi: mai come in questi tempi si fanno tante comunioni e in maniera tanto indegna".

    (14 giugno 1979, messaggio della Madonna a don Stefano Gobbi)

    PREGHIERA DI RIPARAZIONE

    «Mio Dio, io credo, adoro, spero e Ti amo. Ti chiedo perdono per quelli che non credono, non adorano, non sperano e non Ti amano».

    «Santissima Trinità, Padre e Figlio e Spirito Santo, io Ti adoro profondamente e Ti offro il Preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di nostro Signore Gesù Cristo, presente in tutti i Tabernacoli del mondo, in riparazione degli oltraggi, sacrilegi ed indifferenze con cui Egli stesso ê offeso. E per i meriti infiniti dei Suo Cuore Santissimo e dei Cuore Immacolato di Maria, Ti domando la conversione dei poveri peccatori».

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  4. https://www.youtube.com/watch?v=r3H5f7oePQE

    Pange linua gloriosi

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  5. “Le prove non sono esperimenti che Dio fa sulla mia fede o sul mio amore per saggiarne la qualità. Lui, questa, già la conosce; ero io che non la conoscevo. È piuttosto una chiamata in giudizio, dove Dio fa di noi gli imputati e al tempo stesso i testimoni e i giudici. Lui l’ha sempre saputo che il mio tempio era un castello di carte. L’unico modo per far sì che lo capissi anch’io era di buttarlo giù”.
    (C. S. Lewis, da “Diario di un dolore”)

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  6. Oggi è il giorno del Corpus Domini.
    Veramente il pane eucaristico è il corpo di Gesù Cristo, il Figlio di Dio.

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  7. Tale mutazione di sostanza avviene durante la Santa Messa, quando il sacerdote, dopo aver invocato la discesa dello Spirito Santo sul pane e sul vino, pronuncia le parole della consacrazione, dicendo: «Questo è il mio Corpo... questo è il mio Sangue».

    L'articolo è fatto bene, e sottolinea in modo perfetto il fine santificante e 'sociale' della Santa Comunione e la necessità di riceverla degnamente, in contrasto a tanti che la ricevono quasi per devozione privata e senza preparazione e ringraziamento
    Ma quando leggo questa frase capisco che l'autore conosce solo le nuove Preghiere Eucaristiche del Novus Ordo, le uniche ad avere un'epiclesi dello Spirito Santo prima del Racconto della Cena.
    Il Canone Romano, che ha due epiclesi non pneumatologiche prima e dopo di esso (Quam oblationem e Supplices), è a lui sconosciuto, o al massimo lo conosce solo nella traduzione italiana che perverte il Quam oblationem per farlo assomigliare alle altre epiclesi
    Non parliamo poi della anafore orientali...

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  8. In principio...03 giugno, 2021 10:23

    Sunday Mass: 11:30 AM EASTERN TIME (ET)
    https://www.youtube.com/watch?v=abDr4Ol9uQQ

    ICKSP - Per chi non puo' recarsi in Chiesa.
    Era in streaming tre ore fa ( ma per Dio il tempo e' Lui)

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  9. Roma, presso San Pietro, il 25 maggio 1899, anno XXII del nostro pontificato

    Formula di consacrazione da recitarsi al sacratissimo Cuore di Gesù

    O Gesù dolcissimo, o redentore del genere umano, riguardate a noi umilmente prostesi dinanzi al vostro altare.
    Noi siamo vostri, e vostri vogliamo essere; e per poter vivere a voi più strettamente congiunti, ecco che ognuno di noi oggi si consacra al vostro sacratissimo Cuore.
    Molti purtroppo non vi conobbero mai; molti, disprezzando i vostri comandamenti, vi ripudiarono.
    O benignissimo Gesù, abbiate misericordia e degli uni e degli altri; e tutti quanti attirate al vostro Cuore santissimo.
    O Signore, siate il re non solo dei fedeli che non si allontanarono mai da voi, ma anche di quei figli prodighi che vi abbandonarono; fate che questi quanto prima ritornino alla casa paterna, per non morire di miseria e di fame.
    Siate il re di coloro che vivono nell’inganno dell’errore o per discordia da voi separati: richiamateli al porto della verità e all’unità della fede, affinchè in breve si faccia un solo ovile sotto un solo pastore.
    Siate il re finalmente di tutti quelli che sono avvolti nelle superstizioni del gentilesimo, e non ricusate di trarli dalle tenebre al lume e al regno di Dio.
    Largite, o Signore, incolumità e libertà sicura alla vostra chiesa, largite a tutti i popoli la tranquillità dell’ordine: fate che da un capo all’altro della terra risuoni quest’unica voce: sia lode a quel Cuore divino da cui venne la nostra salute; a lui si canti gloria e onore nei secoli.
    Così sia.

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    1. Questa è una versione mutilata della supplica per la conversione degli ebrei

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  10. Coerenza:
    quando la chiesa spinse per il riconoscimento delle radici cattoliche della ue e la ue si voltò dall'altra parte, allora la chiesa, se fosse stata Chiesa, avrebbe dovuto parlar chiaro e stigmatizzare severamente una costruzione umana che volutamente nasceva rigettando Dio, Uno e Trino. La chiesa allora non ebbe, perché più non aveva da tempo né mai più ha avuto, la presenza dello Spirito Santo per dire: "Guai a voi!" .
    Per fare la liberale, quella di larghe vedute, col mondo ha mostrato urbi et orbi che il Signore Gesù Cristo per essa veniva dopo il mondo. Questa omissione delle radici cattoliche passate sotto silenzio, che essa non ha condannato tuonando, è un fatto gravissimo, direi che contiene, ormai evidentemente, un'implicita maledizione sulla ue e sulla chiesa modernista /vaticansecondista.

    N.B. Il termine cattolico è usato come sintesi del lascito di Irsraele e della cultura greco/romana ed è inoltre speranza nel ritorno di chi si allontanò.

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  11. Teofilo Tridentino03 giugno, 2021 12:04

    INTROITUS
    Ps 80:17. - Cibávit eos ex ádipe fruménti, allelúja: et de petra, melle saturávit eos, allelúja, allelúja, allelúja. ~~ Ps 80:2 - Exsultáte Deo, adjutóri nostro: jubiláte Deo Jacob. ~~ Glória ~~ Cibávit eos ex ádipe fruménti, allelúja: et de petra, melle saturávit eos, allelúja, allelúja, allelúja
    Ps 80:17. - Li ha nutriti col fiore del frumento, alleluia: e li ha saziati col miele scaturito dalla roccia, alleluia, alleluia, alleluia. ~~ Ps 80:2 - Esultate in Dio nostro aiuto: rallegratevi nel Dio di Giacobbe. ~~ Gloria ~~ Li ha nutriti col fiore del frumento, alleluia: e li ha saziati col miele scaturito dalla roccia, alleluia, alleluia, alleluia.
    Gloria
    ORATIO
    Orémus.
    Deus, qui nobis sub Sacraménto mirábili passiónis tuæ memóriam reliquísti: tríbue, quaesumus, ita nos Córporis et Sánguinis tui sacra mystéria venerári; ut redemptiónis tuæ fructum in nobis júgiter sentiámus: Qui vivis et regnas cum Deo Patre, in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
    Preghiamo.
    O Dio, che nell’ammirabile Sacramento ci lasciasti la memoria della tua Passione: concedici, Te ne preghiamo, di venerare i sacri misteri del tuo Corpo e del tuo Sangue così da sperimentare sempre in noi il frutto della tua redenzione: Tu che sei Dio, e vivi e regni con Dio Padre in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

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  12. SEQUENTIA
    Lauda, Sion, Salvatórem,
    lauda ducem et pastórem
    in hymnis et cánticis.
    Quantum potes, tantum aude:
    quia major omni laude,
    nec laudáre súfficis.
    Laudis thema speciális,
    panis vivus et vitális
    hódie propónitur.
    Quem in sacræ mensa cenæ
    turbæ fratrum duodénæ
    datum non ambígitur.
    Sit laus plena, sit sonóra,
    sit jucúnda, sit decóra
    mentis jubilátio.
    Dies enim sollémnis agitur,
    in qua mensæ prima recólitur
    hujus institútio.
    In hac mensa novi Regis,
    novum Pascha novæ legis
    Phase vetus términat.
    Vetustátem nóvitas,
    umbram fugat véritas,
    noctem lux elíminat.
    Quod in coena Christus gessit,
    faciéndum hoc expréssit
    in sui memóriam.
    Docti sacris institútis,
    panem, vinum in salútis
    consecrámus hóstiam.
    Dogma datur Christiánis,
    quod in carnem transit panis
    et vinum in sánguinem.
    Quod non capis, quod non vides,
    animosa fírmat fides,
    præter rerum órdinem.
    Sub divérsis speciébus,
    signis tantum, et non rebus,
    latent res exímiæ.
    Caro cibus, sanguis potus:
    manet tamen Christus totus
    sub utráque spécie.
    A suménte non concísus,
    non confráctus, non divísus:
    ínteger accípitur.
    Sumit unus, sumunt mille:
    quantum isti, tantum ille:
    nec sumptus consúmitur.
    Sumunt boni, sumunt mali
    sorte tamen inæquáli,
    vitæ vel intéritus.
    Mors est malis, vita bonis:
    vide, paris sumptiónis
    quam sit dispar éxitus.
    Fracto demum sacraménto,
    ne vacílles, sed meménto,
    tantum esse sub fragménto,
    quantum toto tégitur.
    Nulla rei fit scissúra:
    signi tantum fit fractúra:
    qua nec status nec statúra
    signáti minúitur.
    Ecce panis Angelórum,
    factus cibus viatórum:
    vere panis filiórum,
    non mitténdus cánibus.
    In figúris præsignátur,
    cum Isaac immolátur:
    agnus paschæ deputátur:
    datur manna pátribus.
    Bone pastor, panis vere,
    Jesu, nostri miserére:
    tu nos pasce, nos tuére:
    tu nos bona fac vidére
    in terra vivéntium.
    Tu, qui cuncta scis et vales:
    qui nos pascis hic mortáles:
    tuos ibi commensáles,
    coherédes et sodáles
    fac sanctórum cívium.
    Amen. Allelúja.

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  13. ... segue
    Loda, o Sion, il Salvatore,
    loda il capo e il pastore,
    con inni e cantici.
    Quanto puoi, tanto inneggia:
    ché è superiore a ogni lode,
    né basta il lodarlo.
    Il pane vivo e vitale
    è il tema di lode speciale,
    che oggi si propone.
    Che nella mensa della sacra cena,
    fu distribuito ai dodici fratelli,
    è indubbio.
    Sia lode piena, sia sonora,
    sia giocondo e degno
    il giubilo della mente.
    Poiché si celebra il giorno solenne,
    in cui in primis fu istituito
    questo banchetto.
    In questa mensa del nuovo Re,
    la nuova Pasqua della nuova legge
    estingue l’antica.
    Il nuovo rito allontana l’antico,
    la verità l’ombra,
    la luce elimina la notte.
    Ciò che Cristo fece nella cena,
    ordinò che venisse fatto
    in memoria di sé.
    Istruiti dalle sacre leggi,
    consacriamo nell’ostia di salvezza
    il pane e il vino.
    Ai Cristiani è dato il dogma:
    che il pane si muta in carne,
    e il vino in sangue.
    Ciò che non capisci, ciò che non vedi,
    lo afferma pronta la fede,
    oltre l’ordine naturale.
    Sotto specie diverse,
    che son solo segni e non sostanze,
    si celano realtà sublimi.
    La carne è cibo, il sangue bevanda,
    ma Cristo è intero
    sotto l’una e l’altra specie.
    Da chi lo assume, non viene tagliato,
    spezzato, diviso:
    ma preso integralmente.
    Lo assuma uno, lo assumano in mille:
    quanto riceve l’uno tanto gli altri:
    né una volta ricevuto viene consumato.
    Lo assumono i buoni e i cattivi:
    ma con diversa sorte
    di vita e di morte.
    Pei cattivi è morte, pei buoni vita:
    oh che diverso ésito
    ha una stessa assunzione.
    Spezzato poi il Sacramento,
    non temere, ma ricorda
    che tanto è nel frammento
    quanto nel tutto.
    Non v’è alcuna separazione:
    solo un’apparente frattura,
    né vengono diminuiti stato
    e grandezza del simboleggiato.
    Ecco il pane degli Angeli,
    fatto cibo dei viandanti:
    in vero il pane dei figli
    non è da gettare ai cani.
    Prefigurato
    con l’immolazione di Isacco,
    col sacrificio dell’Agnello Pasquale,
    e con la manna donata ai padri.
    Buon pastore, pane vero,
    o Gesù, abbi pietà di noi:
    Tu ci pasci, ci difendi:
    fai a noi vedere il bene
    nella terra dei viventi.
    Tu che tutto sai e tutto puoi:
    che ci pasci, qui, mortali:
    fa che siamo tuoi commensali,
    coeredi e compagni dei santi del cielo.
    Amen. Alleluia.

    https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2014/11/sequentia-lauda-sion-salvatorem.html

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  14. Per anima errante 10:18

    L'accento sulla epiclesi lo avevo notato anch'io che non manco di solito di sottolineare come le parole della formula consacratoria siano pronunciate dal sacerdote in persona Christi. E dunque come non pensare che le parole del Verbo (nel quale peraltro sono compresenti il Padre e lo Spirito Santo) non producano contestualmente ciò che significano?

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  15. Teofilo Tridentino03 giugno, 2021 14:10

    La più piena e più grande testimonianza di sottomissione e di amore, ovvero l'atto di consacrazione dell'umanità al Cuore di Gesù, è del tutto appropriata a Gesù Cristo, poiché egli stesso è il principe e il signore supremo.



    Ovviamente il suo impero non si estende solo alle nazioni che portano il titolo di cattoliche, o solo a coloro che, essendo stati battezzati, appartengono alla Chiesa secondo la legge, anche se l'errore delle loro opinioni li ha allontanati da essa, o se il dissenso li separa dalla carità; ma abbraccia anche tutti coloro che sono considerati al di fuori della fede cristiana, così che, rigorosamente parlando, è l'intera umanità ad essere soggetta alla potenza di Gesù Cristo.

    Infatti colui che è l'Unigenito di Dio Padre, e che ha la sua stessa sostanza, "splendore della gloria e figura della sua sostanza" (Eb 1,3), ha necessariamente tutto in comune con il Padre, e perciò anche potere sovrano su tutte le cose.

    Ma soprattutto dobbiamo considerare ciò che Gesù, con le sue parole, ha affermato della propria potenza. Al proconsole romano che lo interrogava: "Sei dunque re?" Egli risponde senza esitazione: "Tu lo dici, io sono re" (Gv 18,37). E la grandezza di questa potenza e l'universalità di questo regno sono confermate ancora più chiaramente da queste parole agli apostoli: "Ogni potere mi è stato dato in cielo e in terra" (Mt 28,18). Ne consegue necessariamente che il suo potere è sovrano, assoluto, non soggetto alla volontà di nessuno, per cui nulla gli è uguale o gli è simile; e poiché gli è dato sul cielo e sulla terra, il cielo e la terra devono essergli soggetti.

    Leone XIII, Lettera Enciclica Annum sacrum, 25 maggio 1899.

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  16. Anche in tutta Europa eccetto l'Italia, il Corpus Domini si festeggia oggi

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  17. Come oggi c'era una solenne processione eucaristica a Roma, da san Giovanni in Laterano a santa Maria Maggiore, con il Papa e con tutto il Clero.
    Chissà perché papa Francesco non l'ha voluta più!

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  18. Mi sono sempre chiesto il motivo per cui nella S. Messa NO si invoca il Padre perchè mandi lo Spirito Santo affinchè i doni del pane e del vino divengano il Corpo ed il Sangue di Cristo, dato che nel Vetus Ordo questa invocazione manca. Se nell'Ultima Cena e sul Calvario l'Offerta del proprio Corpo e Sangue è stata fatta da Gesù, Verbo fattosi carne, qual è il senso di presentare al Padre un Sacrificio per permettere il quale lo invochiamo di operare, per mezzo dello Spirito Santo, la transustanziazione? Ma non dovrebbe essere opera del Signore Gesù offrirsi sua sponte al Padre in Sacrificio? ..............non so se ho scritto cose sensate ma questa domanda mi frulla in testa e vedo che anche qualcun altro se la pone.

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  19. Ireneo, riprendo quello che avevo risposto sopra

    L'accento sulla epiclesi lo avevo notato anch'io che non manco di solito di sottolineare come le parole della formula consacratoria siano pronunciate dal sacerdote in persona Christi. E dunque come non pensare che le parole del Verbo (nel quale peraltro sono compresenti il Padre e lo Spirito Santo) non producano contestualmente ciò che significano?

    E aggiungo

    La considerazione basilare, che annichilisce ogni ulteriore panegirico sulla dimensione pneumatologica dell'Eucaristia nel NO è la semplice considerazione che non è l'invocazione dell'Assemblea allo Spirito Santo che transustanzia il Pane nel Corpo di Cristo e il Vino nel Sangue Suo; ma sono le Parole della Consacrazione che il Signore ci ha consegnato e che il Sacerdote pronuncia in persona Christi. E quelle Parole realizzano ciò che significano perché sono pronunciate dal Verbo Incarnato, Colui "per mezzo del quale tutte le cose sono state create", Colui nel quale sono consustanzialmente Presenti il Padre e lo Spirito Santo. Di cos'altro c'è bisogno?

    Purtroppo l'antropocentrismo che ha portato all'esaltazione dell'Assemblea al posto del Sommo Sacerdote Santificatore, ha perduto completamente il senso della Soprannaturalità dell'evento che si "attua" nel Rito che, se è Actio Christi e anche della Chiesa in quanto suo Mistico Corpo, viene snaturato quando questa si sostituisce e non si 'incorpora' a Cristo.

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  20. Il Regno e poi la Repubblica Italiana riconobbero, fino agli anni '70, gli effetti civili della festa di precetto del Corpus Domini, il cui vero giorno è oggi, giovedì, e non la Domenica; tale data è stata scelta unicamente per ragioni economiche e pastorali, ma di per sè la vera data, tanto ecclesiastica quanto civile, è e rimane al giovedì, anche come segno della signoria di Cristo su tutte le cose.
    In molti altri Paesi, invece, la festa del Corpus Domini è rimasta al giovedì, e come tale speriamo torni in Italia; è stato curioso dover spiegare ad amici stranieri che proprio in Italia, legalmente, tale festa è stata soppressa (e da parte di governanti sedicenti cattolici...)
    Roberto De Albentiis

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  21. Anch'io penso che questo bravo sacerdote non abbia presente la liturgia latina, perché cita a proposito della Consacrazione la formula " il sangue che è versato per molti" mentre "effundetur" è futuro. Nelle parole di Gesù che seguono l'uso del futuro - semplice e anteriore- è significativo.
    "Hoc quotienscumque feceritis, in mei memoriam facietis." Nel N. O. la traduzione suona: "Fate questo in memoria di me".
    Ogni volta che partecipo alla Messa in latino ci rifletto.

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  22. Che il Corpus Domini si festeggi in tutta Europa, eccetto l'Italia, è alquanto dubbio.

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  23. Non è affatto dubbio se penso alla Francia e alla Spagna, sul resto mi fido.

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  24. Anonimo 10:29 Osservazione giusta

    Abbiamo a che fare con una delle tante traduzioni farlocche (ma non credo ingenue...) più volte sottolineate.

    Nelle parole della consacrazione della grande preghiera eucaristica NO non si percepisce la gravità teologica della traduzione italiana, che ha reso con due participi passati ciò che nel testo latino è fedelmente al futuro:
    – corpo “offerto in sacrificio” al posto di “tradetur”, “che sarà consegnato”;
    – e sangue “versato” al posto di “effundetur”, “che sarà versato”.

    Ne va della comprensione stessa della messa e del suo rapporto con l’ultima cena e con la passione, morte e risurrezione di Cristo.
    In realtà è proprio quel futuro che ci aiuta a comprendere il rapporto tra eucaristia e Pasqua: gli apostoli, nell’ultima cena parteciparono realmente alla Pasqua di Gesù, prima che avvenisse storicamente, esattamente come noi oggi vi partecipiamo dopo che è avvenuta.
    L’eucaristia non è memoriale dell’ultima cena, con enfatizzazione del “banchetto”, ma della passione, morte e risurrezione del Signore, attraverso il rito compiuto da Gesù nell’ultima cena con la transustanziazione del pane e del vino. (Ricordo che benedice la quarta coppa, l'ultima, quella che nella cena pasquale ebraica designa il vino dei tempi messianici che è il Suo Sangue preziosissimo! Si può dedurre dal fatto che la formula consacratoria dice: "alla fine della cena prese il calice.../ Simili modo postquam coenatum est, accipiens et hunc praeclarum Calicem...) e mi accorgo che anche questo manca nelle nuove preghiere eucaristiche NO!

    L’eucaristia spezza la barriera del tempo cronologico, e ci rende partecipi “qui e ora” del mistero pasquale.
    Se un fedele avesse dei dubbi su quel futuro, sarebbe un'occasione preziosissima di catechesi semplice e persuasiva sul significato del sacramento.

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  25. Quello che di dogmatico c'è nel concilio è solo il ribadire alcune verità sempre professate dalla Chiesa. Ma intorno ad esse ci sono affermazioni che cozzano con la Tradizione. Un Magistero solenne infallibile non può contenere errori. A Lumen gentium proclamata i membri del Coetus internationalis Patruum andarono da Paolo VI e gli fecero presente il gravissimo errore sul duplice potere supremo, Papa e Concilio. Paolo VI ebbe a dire che era stato ingannato e chiamò il card. Ottaviani e gli chiese di redigere quella che fu poi la Nota Praevia, che metteva le cose a posto. Può un documento dogmatico esser modificato dopo la sua proclamazione con approvazione pontificia? E dov'era lo Spirito Santo? Il fatto è che si chiama dogmatica una costituzione che affronta argomenti dottrinali ma in modo discorsivo e non assertivo, con canoni e condanna degli errori contrari. Errori si trovano anche altrove (Dei Verbum dove si riduce alla sola "salutare" l'inerranza assoluta della Sara Scrittura, per non parlare delle autentiche eresie, ad es., della Nostra aetate ma non solo.
    Solenne il magistero del Vaticano II perché di un concilio universale, nella forma esteriore. ma non solenne per l'affermazione della verità e della condanna delle dottrine erronee. come sempre sono stati i grandi concili dogmatici. Pastorale che a volte tocca e storpia la retta dottrina, e la pastorale non può esser dogmatica in quanto muta nel tempo e nello spazio. Lo confermano i testi di mons. Brunero Gherardini.

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