Un ennesimo importante intervento, tra i più autorevoli, su Traditionis Custodes. Il card. Walter Brandmüller, eminente storico della Chiesa, pubblicato su Kath.net l'intervento che riprendo di seguito nella traduzione di Stilum Curiae.
A differenza dei numerosi precedenti, viene considerato in maniera impeccabile l'elemento formale. Restano perplessità sulla relativa efficacia del rilievo in un contesto che ha fatto della dell'eresia dell'informe (per dirla con Mosebach) e dell'arbitrio la sua stella polare. Tuttavia irrobustisce le ali della nostra resistenza... Qui l'indice dei precedenti e correlati.
Il card. Brandmüller sul TC.
Una legge va accettata per essere valida.
Con il motu proprio Traditionis custodes, Papa Francesco ha praticamente scatenato un uragano che ha messo in subbuglio quei cattolici che si sentono attaccati al rito “tridentino” della messa rinverdito dal Summorum Pontificum di Benedetto XVI.
D’ora in poi – secondo la dichiarazione essenziale della Traditionis custodes – il Summorum Pontificum di Benedetto sarà in gran parte sospeso e la celebrazione della Santa Messa, con alcune eccezioni, sarà consentita solo secondo il Messale di Paolo VI.
Uno sguardo alla scena dei blogger e ad altri media rivela come la protesta mondiale sia scoppiata contro il documento, che è insolito nella forma e nel contenuto.
In contrasto con le proteste relative al contenuto della Traditionis custodes, occorre ora fare qui alcune riflessioni che si riferiscono a momenti fondamentali della legislazione ecclesiastica – a proposito della Traditionis custodes
.
Se la discussione sulla Traditionis custodes ha riguardato finora il contenuto legislativo del motu proprio, qui sarà considerato da un punto di vista formale come un testo giuridico.
Prima di tutto, bisogna notare che una legge non richiede un’accettazione speciale da parte degli interessati per acquisire forza vincolante.
Tuttavia, deve essere ricevuta da loro. La ricezione significa l’accettazione affermativa della legge nel senso di “farla propria”. Solo allora la legge acquista conferma e permanenza, come insegnava il “padre” del diritto canonico, Graziano († 1140), nel suo famoso Decretum. Ecco il testo originale:
“Leges instituuntur cum promulgantur. Firmantur cum moribus utentium approbantur. Sicut enim moribus utentium in contrariem nonnullae leges hodie abrogatae sunt, ita moribus utentium leges confirmantur” (c. 3 D. 4).(Le leggi sono istituite quando vengono promulgate. Si confermano quando sono avvalorate dal comportamento di chi le usa. Così infatti a causa del comportamento degli utenti in senso contrario, alcune leggi sono state abrogate, e così per il comportamento degli utenti le leggi vengono confermate).
Ciò significa, tuttavia, che perché una legge sia valida e vincolante, deve essere approvata da coloro a cui è rivolta. Così, d’altra parte, alcune leggi oggi sono abolite dalla non osservanza, così come, al contrario, le leggi sono confermate dal fatto che gli interessati le osservano.
In questo contesto, si può anche fare riferimento alla possibilità prevista dal diritto consuetudinario secondo cui un’obiezione giustificata contro una legge della Chiesa universale ha almeno inizialmente un effetto sospensivo. Ciò significa, tuttavia, che la legge non deve essere obbedita finché l’obiezione non è stata chiarita.
Bisogna anche ricordare che in caso di dubbio sul fatto che una legge sia vincolante, essa non lo è. Tali dubbi potrebbero, per esempio, essere dovuti a una formulazione inadeguata del testo della legge.
Qui diventa chiaro che le leggi e la comunità per la quale sono emanate sono legate l’una all’altra in modo quasi organico, nella misura in cui il bonum commune della comunità è il loro obiettivo.
In parole povere, tuttavia, questo significa che la validità di una legge dipende in ultima analisi dal consenso di coloro che ne sono colpiti. La legge deve servire il bene della comunità – e non viceversa la comunità la legge.
Le due cose non sono opposte, ma legate l’una all’altra, nessuna delle quali può esistere senza o contro l’altra.
Se una legge non viene o non viene più osservata dall’inizio o nel corso del tempo, perde la sua forza vincolante e diventa obsoleta.
Questo – e questo va sottolineato con forza – vale naturalmente solo per le leggi puramente ecclesiastiche, ma in nessun caso per quelle basate sulla legge divina o naturale.
Come esempio di una lex mere ecclesiastica, si consideri la costituzione apostolica Veterum sapientia di Papa Giovanni XXIII del 22 febbraio 1962, con la quale il Papa prescriveva il latino per l’insegnamento universitario, tra le altre cose.
Giovane neolaureato che ero, ho reagito solo scuotendo la testa. Beh, il latino era la norma all’Università Gregoriana di Roma, e questo aveva un buon senso vista la babele di lingue tra gli studenti, che venivano da tutti i continenti. Ma che le lezioni di Cicerone, Virgilio e Lattanzio fossero comprese è fonte di dubbio. E ora: la storia della chiesa, anche dei tempi moderni, in latino? Con tutto l’amore professato per la lingua dei romani – come potrebbe funzionare?
E così è rimasto. Veterum sapientia fu a malapena stampata e presto dimenticata. Ma ciò che questa fine ingloriosa di una costituzione apostolica significò per il prestigio dell’autorità papale divenne evidente solo cinque anni dopo, quando l’enciclica Humanae vitae di Paolo VI fu quasi annegata tra le proteste del mondo occidentale.
Fatto, dunque, amici, e pazienza. Mai lo zelo non illuminato ha servito la pace, il bene comune. Fu San John Henry Newman che, citando il grande Agostino, ci ricordò: “Securus iudicat orbis terrarum”. Nel frattempo, facciamo attenzione al nostro linguaggio. Il “disarmo verbale” è già stato chiamato così. In parole più pie: nessuna violazione dell’amore fraterno (e recentemente sororale)!
Ora – di nuovo sul serio: che idea grottesca che il mistero stesso dell’amore diventi un pomo della discordia. Di nuovo, citiamo Sant’Agostino, che chiamava la Santa Eucaristia il legame d’amore e di pace che racchiude il capo e i membri della Chiesa. Non sarebbe un più grande trionfo dell’inferno se questo legame si rompesse di nuovo, come è successo molte volte in passato. E il mondo sogghignerebbe: “Guarda come si amano!”.
Lo scopo è proprio quello di una pacifica e ordinata disapplicazione. Irrazionalità e violenza sono le peggiori nemiche di un testo legislativo.
RispondiEliminaP.s.: si consiglia simpaticamente a Stilum Curiae di cambiare traduttore.
Si veda anche qui un riscontro statistico
RispondiEliminahttps://vigiliaealexandrinae.blogspot.com/2021/07/il-bollettino-mondiale-di-traditionis.html?spref=fb&fbclid=IwAR0wV_ztDT_q_bbp1G5YyeFot0Ihk_7tDIdJDG4uF2wh9VHZSaVzVDhfgaI
Il link sfrondato
RispondiEliminahttps://vigiliaealexandrinae.blogspot.com/2021/07/il-bollettino-mondiale-di-traditionis.html
Credo che "giovane medico" sia un'errata traduzione e significhi "giovane neolaureato".
RispondiEliminagiovannini
Se applicassere lo stesso principio su casti connibii od humanae vitae?
RispondiEliminaDovremmo abrogarle immediatamente. La legge morale e la legge positiva non trovano certo la loro vis obligandi nell'accettazione degli utenti...sarebbe un' imperdonabile scivolone verso l'anarchia soggettività.
Messe conventuelle à l'Abbaye Sainte-Madeleine du Barroux
RispondiEliminaMesse du bienheureux Urbain II, pape
https://www.youtube.com/watch?v=mEyaocLiMgY
Bergoglio con TC ha inteso far morire il “mondo della Tradizione” e invece ha dato il via alla Resistenza Cattolica.
RispondiEliminaMi permetto di far notare, riallacciandomi - forse - al commento di Vigiliae Alexandrinae, che il senso della frase su Cicerone, Virgilio e Lattanzio andrebbe reso in italiano al passivo come di seguito: "Ma che le lezioni di C., V, e L. sarebbero state comprese è fonte di dubbio".
RispondiEliminaFaccio riferimento ad una traduzione inglese, non sapendo tradurre direttamente dal tedesco, ma - comunque - ad nasum - mi pare che la prima renda correttamente il senso dell'originale.
https://www.pillarcatholic.com/p/traditionis-custodes-and-unhelpful
RispondiEliminaPer chi pensa ancora che la dicotomia Chiesa / neochiesa sia un'esagerazione... La linea di frattura non è solo quella della messa antica.
RispondiEliminahttps://lanuovabq.it/it/fuori-dalla-chiesa-i-non-vaccinati-comincia-casale-monferrato
Quindi abbiamo imparato anche noi a usare la “prassi”? Oddio, a me va benissimo…
RispondiEliminaSi combatte con quello che si ha. A noi la battaglia, a Dio la vittoria
Eliminahttps://www.marcotosatti.com/2021/07/30/vaticano-ricatti-della-cina-per-le-app-di-incontri-gay-un-report-di-the-pillar/
RispondiElimina... quei cattolici che si sentono attaccati al rito "tridentino" della Messa, rinverdito...
RispondiEliminaIl solito intervento "conservatore" e ratzingeriano, che vorrebbe perpetuare i numerosi equivoci che ben conosciamo.
I modernisti sanno benissimo che i due riti non sono affatto la stessa cosa e - bisogna sempre essere franchi - sono più onesti dei "conservatori".
La S. Messa di sempre poi non aveva bisogno del motu proprio di Ratzinger per essere "rinverdita". Ratzinger stesso lo dice proprio nel suo motu proprio!
Comunque, chi vuole continuare a vivere nell'equivoco, nella menzogna certamente troverà il modo di farlo, ma presto o tardi si troverà di nuovo a dover scegliere fra Cristo Re e Satana.
Non è meglio scegliere subito?
"Quindi abbiamo imparato anche noi a usare la “prassi”? Oddio, a me va benissimo…".
RispondiElimina"Se applicassere lo stesso principio su casti connibii od humanae vitae?".
Qui il Cardinale utilizza il parametro di consuetudine/desuetudine in senso strettamente giuridico e chiarisce che non può essere applicato alla Rivelazione. Esistono in questo senso consuetudini secundum legem (per es. conformi alla Tradizione liturgica) e consuetudini (e leggi) contra legem (per es. contrarie alla Tradizione liturgica). Il richiamo alla "prassi" come strategia aberrante dei modernisti è fuori luogo.
Dispiace dirlo ma Graziano è stato citato in maniera erronea. Una norma per essere efficace non abbisogna dell'approvazione di coloro che sono tenuti a rispettarla. Graziano quando parla dell'"approvazione" delle leggi si riferisce all'ordinamento giuridico nel suo complesso; si riferisce anche alle singole leggi, invece, quando parla della consuetudine abrogativa che, in alcuni ordinamenti, è una fonte normativa avente forza di legge.
RispondiElimina"Se applicassere lo stesso principio su casti connibii od humanae vitae?
RispondiEliminaDovremmo abrogarle immediatamente. La legge morale e la legge positiva non trovano certo la loro vis obligandi nell'accettazione degli utenti...sarebbe un' imperdonabile scivolone verso l'anarchia soggettività".
Libera mente, hai ragione. Penso che ciò che se afferma nel testo ha solo senso se si considera ciò che ha insegnato S. Alfonso:
Si prova che quando l'opinione, che sta per la legge non è convincente, o non lo è almeno più probabile della contraria, ella non obbliga
http://www.intratext.com/IXT/ITASA0000/__P33G.HTM
Una chiesa di Stato.
RispondiElimina"Una chiesa in pieno centro espone il divieto di ingresso a chi non è vaccinato. Ma non è l'iniziativa di un semplice parroco: a deciderlo è stato il direttore del bisettimanale diocesano, che già dalle colonne del giornale si era scagliato con invettive contro chi non si vaccina. Il tutto con l'avallo del vescovo, mentre già in cattedrale l'ingresso ai non vaccinati era stato vietato per una lectio divina. La CEi non vede nulla. E allora avanti altre diocesi."
https://rorate-caeli.blogspot.com/2021/07/italian-bishops-and-cardinals-were.html
RispondiEliminahttps://www.ewtn.com/catholicism/library/quattuor-abhinc-annos-indult-for-use-of-roman-missal-of-1962-2155
RispondiEliminaMesse conventuelle à l'Abbaye Sainte-Madeleine du Barroux
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=gii3gYD8Z50
Come si sta bene Signore nella Tua casa!
Il valore inestimabile delle tradizioni, soprattutto se, come nel caso del rito romano antico, possono vantare come minimo 15 secoli di storia ininterrotta è che esse sono quanto di più autenticamente popolare esista. Sono la manifestazione del pleroma della Chiesa in cui tutti sono uguali, dal papa fino all'ultimo battezzato, e non c'è distinzione. Le tradizioni cioè per se stesse, ci provengono certamente da battezzati che durante la loro vita occupavano un posto gerarchico diverso, ma una volta che gli antenati muoiono, in ciò che ci trasmettono cessano le distinzioni gerarchiche. E così la vecchina ottocentesca che per ignoranza e analfabetismo riusciva a mala pena a biascicare il rosario durante la messa è sullo stesso piano del più dotto teologo che parlava e scriveva nel più fluente latino, e tutti e due sono stati in egual misura custodi delle tradizioni, che hanno ricevuto e poi tramandato; e non è per nulla detto che ad esser stato maggior custode sia il dotto teologo che la vecchina analfabeta. Le tradizioni sono realmente quanto di più democratico possa esistere. Forse è anche per questo che i tiranni neomodernisti le odiano a morte. Non molto tempo fa abbiamo pubblicato una riflessione sul ruolo dei laici: il Caeremoniale Episcoporum antico dice espressamente che al sinodo diocesano così come pure a quello della provincia ecclesiastica, devono esser preparati i sedili pure per i laici che vi interverranno! Che i laici siano solo un qualcosa tra la servitù e la schiavitù, o che il papa sia un sovrano assoluto, è concezione degenerata moderna. E proprio nell'epoca in cui più si parla di sinodalità e ruolo laicale, nell'epoca in cui si dice di applicare tutti i principi scaturiti dall'ultimo concilio, proprio in tale epoca mai il ruolo dei laici fu così mortificato, avvilito, ignorato e concusso. Paolo VI chiese il parere di tutti prima di distruggere il rito antico e imporre quello nuovo, tranne che dei diretti interessati, cioè i laici. Francesco legifera su un argomento che interessa centinaia di migliaia di fedeli laici in ogni angolo del pianeta e consulta (a modo suo, quindi per finzione) solo i vescovi. L'unico laico che consulta è un liturgista scalmanato che per il fatto di essere molto dotto nella scienza liturgica si crede il proprietario della liturgia. I laici però che frequentano per libera scelta il rito antico non sono stati né consultati né ascoltati. Siamo in una palude ecclesiale putrida, in uno stagno fetido del più disgustoso strapotere clericale, dal quale prima se ne esce e meglio è per tutti.
RispondiEliminaDa Lo spigolatore romano
Concordo pienamente col suo bellissimo commento.
EliminaLa grande difficoltà del momento è la menzogna, abbiamo detto. Queste menzogna ha potuto allignare perché nel tempo dal terreno umano è stata estirpata la tradizione.
RispondiEliminaQui si parla di una tradizione di saperi, di costumi, di opere, dove entra anche la Tradizione religiosa,ma non solo essa. Entrano tutti quei saperi letterari, storici, filosofici, scientifici, politico/giuridico/economico che erano il tessuto della nostra cultura comunale, provinciale, regionale infine nazionale forgiata da scuole, gruppi, individualità che erano state in grado di assolvere il compito, di formazione di un sol popolo, riconosciuto come proprio. La cultura italiana e cattolica è stata da subito irrisa e ridicolizzata, non era al passo dei tempi, era chiusa, retrograda, non europea, non in grado di confrontarsi con le grandi correnti del pensiero dell'Occidente e dell'Oriente. E' stato in questa pruderie di aggiornamento che pian piano la storia degli eroi italiani, piemontesi, lombardi, veneti, tosco emiliano, umbro marchigiani, napoletani, pugliesi,lucani, calabresi, siciliani, sardi, fossero essi stati santi, letterati, filosofi, politici, uomini d'arme, scienziati pian piano si è andata assottigliando dei loro nomi,per far posto a nomi d'eroi stranieri e di istituzioni straniere, che si sarebbero dovute amare dello stesso amore con cui s'eran amati gli eroi di cui ancora parlavano i nostri avi con voce rotta o con il cuore pieno d'orgoglio. Così si estirpò l'amor patrio e l'orgoglio d'essere italiano. Orgoglio che significa saper chi sei, cosa hai compiuto di bene e di male. Un popolo, che non sa più chi è, non ha forza, non ha dignità e più si piega, più viene calpestato. Della sua storia non si parla più, dei suoi eroi non si conoscono più i nomi, che vengono sostituiti da altri eroi d'Oltralpe, d'Oltreoceano e anche la lingua madre viene ibridata con altre lingue, prima italianizzando parole degli idiomi stranieri più diffusi, poi sostituendo le parole italiane con altre non italiane. Così pano piano cancellati gli eroi padri della Patria si cancellano anche le lingue madri dialettali, diventate lingua Madre Italiana. E su questo popolo immemore di se stesso, calpesto e deriso, spadroneggiano gli avvoltoi per dividersene le spoglie.
Oggi ognuno è chiamato a decidere se vuole essere cosmopolita, abitante in Italia a tempo determinato, oppure se vuole essere Italiano Cattolico, abitante in Italia per tutta la sua lunga vita fino alla sua morte naturale. Oggi è tempo di scelte autentiche, individuali. Le mode non sono più di moda. Sì sì, No no.
RispondiEliminaRitornare alla "tradizione". Sì, però..
Ma quale "tradizione"? Quella dell'Italia del tempo che fu, comunale, provinciale, cattolica, aveva finito da tempo di rappresentare un valore positivo. Le glorie dell'Italia comunale erano svanite da secoli, gli Stati italiani nati dalla crisi dei comuni (nel Centro-Nord) e quello unitario fondato dai Normanni, erano stati travolti dalle monarchie europee (francesi e asburgiche) e dagli svizzeri repubblicani. Lo Stato della Chiesa si era salvato solo perché del Papa, ma si era arrivati addirittura al SAcco di Roma (1527). Non era più in grado il papa di tentare una politica autonoma. Si era salvata solo la Repubblica Veneta, malconcia.
La Chiesa si riprese, con la Controriforma, anche se non completamente, ed ebbe un forte slancio missionario in tutto il mondo - l'Italia no. La scissione con i protestanti era ormai definitiva - era la terza grande scissione del Cristianesimo (con i monofisiti e nestoriani [Egitto, Etiopia, Oriente]; con il cristianesimo bizantino [greco, slavo, russo]; con l'Europa germanica e non solo [forte il calvinismo in Francia, p.e.]. Qual era il vero cristianesimo?
Se si legge o rilegge la Vita dell'Alfieri si vede come egli, che si sentiva italiano, fosse sdegnato del disprezzo di cui godeva il nome italiano all'estero, tanto che egli inizialmente fingeva di non essere italiano. Eravamo considerati un popolo che non era nemmeno un popolo, un'accozzaglia vile, superstiziosa, dedita ai mestieri più vari e al brigantaggio...Certo, una visione che esagerava alquanto i nostri difetti. Non priva però di aggancio con la realtà squallida dell'Italia di fine Cinquecento e del Seicento..
Gli eserciti delle monarchie e potenze europee combattevano tranquillamente le loro guerre in Italia, martirizzando oltre ogni dire le popolazioni indifese, Stato del Papa compreso (vedi la prima metà del Settecento, p.e., ma anche prima).
Poi, su quest'Italia ancora "comunale", "provinciale", "cattolico-superstiziosa", "clericale", certamente ancora credente ma imbelle, divisa, incartapercorita appunto
nella "tradizione" cattolico-negativa del conformismo e della desistenza da qualsiasi
iniziativa, si abbatté la tempesta degli eserciti della Rivoluzione Francese, giacobini prima, napoleonici poi. Il mondo della "tradizione" crollò miseramente, o meglio crollarono le classi dirigenti di origine comunale, provinciale, ecclesiastica, disarmate e vili per costituzione. Si batté istintivamente, valorosamente parte del popolo, con le Insorgenze, ma degenerando poi rapidamente nel (tradizionale) brigantaggio.
Cosa voleva dire essere italiani? Aveva un senso? Per una parte ce l'aveva solo reagendo alla decadenza secolare entrando nella storia come popolo capace di costituirsi a Stato libero dalle umilianti sudditanze straniere. Cominiciò allora una guerra civile intermittente, che in realtà non é mai finita, contro la parte "retrogada", che manteneva la vera religione ma era contenta dell'Italia servitù per le potenze europee. L'Italia colta cominciò a ribellarsi all'idea che eravamo un popolo buono solo a sfornare suonatori di organetti e venditori di gelati...
A parte il discorso sulla implosizone della cultura cattolica. Attaccata dal pensiero moderno, forte delle scoperte astronomiche per voltarle contro la religione, ma entrata in crisi gravissima con il nominalismo e il volontarismo dell'occamismo, becchino della Scolastica. E gli irrisolti conflitti con il potere civile, quello dell'imperatore...