Blaise Pascal è un filosofo (in realtà non solo filosofo, perché fu anche un grande matematico) che finalmente se la prende con Cartesio; e che, a differenza di alcuni suoi contemporanei, invece di limitarsi a correggere il Filosofo del “Cogito” (Cartesio) lo rifiuta completamente.
Nacque a Clermont-Ferrand nel 1623 e morì a Parigi nel 1662. Come abbiamo già detto prima, s’interessò di studi matematici ma anche filosofici e teologici.
C’è una questione aperta che riguarda un suo presunto giansenismo. Fu davvero tale? E’ difficile dirlo. Certamente frequentò Port-Royal, certamente ritenne che solo la Grazia potesse riportare l’uomo dallo stato di concupiscenza (conseguenza del peccato originale) all’amore di Dio e alla volontà di fare il bene. Certamente se la prese con i Gesuiti da lui accusati di eccessivo lassismo, come affermò nelle sue Lettere provinciali (1657). Resta il fatto che più che di un’adesione al giansenismo, si possa piuttosto parlare d’influssi giansenistici sul suo pensiero.
Egli fu un tipo un po’ malinconico, ma tutto sommato simpatico …se non altro perché anticartesiano.
Critica al cartesianesimo e al suo “spirito geometrico”
Pascal disse delle cose interessanti (almeno nella sostanza, perché non tutto è condivisibile) polemizzando con il razionalismo e il libertinismo. Allo spirito geometrico (lo spirito deduttivo e analitico della scienza cartesiana) contrappose lo spirito di finezza, intuitivo e sintetico, intreccio di ragione e di sentimento. E fin qui tutto bene, anzi benissimo. Con questo spirito cercò di costruire un’interessante apologetica del Cristianesimo e lo fece attraverso i Pensieri (composti tra il 1657 e il 1660).
Pascal descrive l’uomo nella sua dimensione esistenziale e presenta il Cristianesimo come l’unica risposta coerente e persuasiva all’enigma della vita umana. Miseria e grandezza -secondo lui- sono le caratteristiche peculiari dell’uomo, che è continuamente conteso tra l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande. Scrisse nel pensiero 409: “La grandezza dell’uomo è così visibile, che risulta anche dalla sua miseria. Infatti, quello che è natura negli animali, nell’uomo la chiamiamo miseria; così riconosciamo che, essendo oggi la sua natura simile a quella degli animali, egli è decaduto da una migliore natura, che un tempo gli era propria. Chi, infatti, si sente infelice di non essere re, se non un re spodestato?”
Questa impostazione che tiene presente l’unità tra il limite individuale e il desiderio d’infinito è anch’essa una risposta all’antropologia cartesiana. Pascal dice (e come dargli torto?) che così carico di limitazioni e di precarietà, l’uomo cerca una via di uscita nel divertissiment (divertimento), nella distrazione e nella ricerca di piaceri in cui però sprofonda in una miseria ancora maggiore, perché inconsapevole.
Il rischio di cadere nel sentimentalismo religioso
Dove però il discorso di Pascal convince poco è nel fatto che sembra non saper individuare una priorità logica (seppur non cronologica) della ragione sulla volontà, per cui tutto sembra canalizzarsi in una sorta di sentimentalismo religioso. A conferma di ciò, sembra esserci proprio la sua “scommessa” per Dio, argomento per cui Pascal viene principalmente ricordato. Egli dice che indipendentemente dalla convinzione dell’esistenza o meno di Dio, conviene “scommettere” sulla sua esistenza, perché, se ci si scommette ed eventualmente esiste, si va in Paradiso, se invece Dio non esiste, non si perde nulla. Argomento -diciamolo francamente- che convince fino ad un certo punto. Sul piano della provocazione oratoria può anche andare, ma non su quello del rigore logico no. L’uomo è un essere intelligente e ha bisogno di adesioni che siano intelligentemente motivate. Egli può e deve convincersi dell’esistenza di Dio, che prima che essere un dato di fede è già un dato di ragione.
Insomma, tutto il rispetto per Pascal, ma su questo punto è da preferire il buon san Tommaso d’Aquino, che, tra parentesi, non passa mai di moda. - Fonte
E' sempre meschino sezionare l'anima di un grande.
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RispondiEliminaArticolo minimizzante la grandezza di Pascal.
Uno dei tre grandi del Seicento francese: Cartesio, Malebranche, Pascal.
Mente speculativa oltre che scientifica e profondamente religiosa. Grande matematico e fisico, scoperse il principio dei vasi comunicanti.
Gli fu trovato cucito nel vestito un foglio in cui parla di una visione soprannaturale
che avrebbe avuto, nel 1654, nov 23: Le Mémorial.
I Pensieri sono una miniera, piena di profonde riflessioni sulla natura umana, sul suo rapporto con Dio, sulla religione, sul nesso natura-cultura, etc.
Sentiva fortemente l'esigenza di vivere con il giusto rigore l'etica cristiana e questo lo ha avvicinato per certi aspetti al giansenismo, che non ha però seguito nei suoi errori.
Forse nella polemica contro i Gesuiti è stato a volte eccessivo.
Sembra strano accusarlo di "sentimentalismo". Piuttosto egli sente il dramma dell'uomo che la nuova scienza ha isolato al centro di uno spazio infinito e cerca di trovare ugualmente la risposta nella religione dei Padri. "Le silence éternel de ces espaces infinis m'effraie." (Pensées, ed. Brunschvicg, Garnier, 1958, n. 206.).
Non liquiderei così sbrigativamente l'argomento della "scommessa" sull'esistenza di Dio.
Se aspettiamo che la ragione ci abbia pienamente convinto dell'Esistenza di Dio prima di credere, campa cavallo...Ma Pascal era pienamente consapevole del ruolo fondamentale della Grazia per l'emergere della nostra fede, e quindi del paradosso di credere prima ancora di aver pienamente la certezza dell'esistenza di Dio, mossi da un impulso interiore che matura lentamente e nel quale già opera lo Spirito Santo. In una meditazione di Port-Royal sui Misteri del Rosario, fa dire al Cristo che sente nell'anima: "Tu ne me chercherais pas si tu ne me possédais. Ne t'inquiète donc pas." (Pascal, Lettres et opuscules, Guilde du Livre, 1958, p. 321). Una frase che può ben capire chi è tornato alla fede dopo esser passato per il deserto e le tenebre dell' irreligiosità e dell'ateismo.
Pascal colse perfettamente il significato tragico del rapporto tra fede e ragione, si immedesimò nel problema della predestinazione, sul quale scrisse una ampio studio incompiuto rimasto inedito. Qualche cattolico zelante lo ha accusato di eresia per questi scritti, ma non è il caso. Affrontano sempre lo stesso tema, insolubile per la ragione umana: come a volte sembri che Dio ci induca in tentazione senza che emergano con chiarezza i mezzi salvifici offerti dalla Grazia. Ma non giunse a nessuna conclusione eterodossa, anzi il quesito rimase ovviamente senza risposta e morì rimettendosi formalmente in tutto all'insegnamento della Chiesa (i Gesuiti lo calunniavano come giansenista.)
I Pensieri in primo luogo e i suoi Opuscoli sono scritti sicuramente attuali nella crisi di oggi, possono solo stimolare intelletto e fede.
PP
A me Pascal convince, eccome. Molto di più di Tommaso d' Aquino, che, con la sua logica, negava la necessità dell' Immacolata Concezione di Maria. Non capisco, poi, la contrarietà alla sua "scommessa". L' adesione a Dio avviene attraverso la fede, che è un mix di logica e sentimento.
RispondiEliminaMi permetto di segnalare la monografia su Pascal scritta negli anni '50 da M.F.Sciacca, nella quale sono affrontate le questioni (ancora aperte) su Fede e ragione nell' opera del grande filosofo e scienziato cattolico.
RispondiEliminaAggiungo che Pascal e ino scrittore squisito.
RispondiEliminaVeramente la Fede non è un mix di logica e sentimento. È l'adesione dell'intelletto , mosso dalla Grazia, alla Verità rivelata da Dio, ed è un atto razionale, degno dell'uomo , perché la ragione ci dice che Dio non può errare e non può ingannare. STUDIAMOLO INVECE S TOMMASO, così non rischiamo svarioni
RispondiEliminaS Tommaso non negava l'Immacolata ma la sua necessità. La Chiesa non si era pronunciata, era materia libera. Con tutta la simpatia per la scommessa di Pascal, argomento che su qualche miscredente potrebbe fare breccia, e riconoscendo il suo grandegenio, S Tommaso, il Dottore comune della Chiesa , è su un altro piano
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RispondiEliminaAnche se si trova debole l'argomento pascaliano della "scommessa", c'è tuttavia tutto il resto del suo pensiero. Che basta e avanza, per la ricchezza di stimoli che offre, e in particolare con i Pensieri.
RispondiEliminaPiccolo Florilegio pascaliano - 1 , se Mic lo gradisce :
Il Memoriale.
[Fu trovato in una pergamena scritta di suo pugno, cucita nell'imbottitura del suo farsetto, da un domestico che stava rassettando i vestiti di Pascal, morto da pochi giorni. Fu mostrato alla sorella e agli amici intimi, che ne riconobbero l'autenticità. Da 8 anni Pascal, che non parlò mai con nessuno di questa sua visione, ne cuciva e ricuciva la testimonianza ad ogni cambio d'abito - nota n. 27 dell'ediz. Brunschvig, riedita da Garnier nel 1958 a cura di Ch.-Marc des Granges]. Testo :
ANNO DI GRAZIA 1654
Lunedì, 23 nov, giorno di S. Clemente, papa e martire, ed altri martiri,
Veglia di san Crisogono, martire, ed altri martiri,
Poco dopo le 10 e mezzo di sera sino a circa mezzanotte e mezza.
Fuoco
"Dio d'Abramo, Dio d'Isacco, Dio di Giacobbe"
non dei filosofi e dei sapienti.
Certezza, Certezza, Sentimento. Gioia, Pace.
Dio di Gesù Cristo.
Deus meum et Deum vestrum.
"Il tuo Dio sarà il mio Dio."
Oblio del mondo e di tutto, tranne che di Dio.
Non si trova se non mediante le vie insegnate
nel Vangelo.
Grandezza dell'anima umana.
"Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma
io ti ho conosciuto."
Gioia, gioia, gioia, lacrime di gioia.
Me ne sono separato:
Dereliquerunt me fontem aquae vivae.
"Mio Dio, mi abbandonerete?"
Che io non ne sia diviso in eterno.
"Questa è la vita eterna, che ti conoscano come
solo e vero Dio, e colui che tu hai inviato, Gesù Cristo."
Gesù Cristo
Gesù Cristo
Me ne sono separato; l'ho fuggito, rifiutato, crocifisso.
Che io non ne sia mai separato.
Non si conserva che nei modi insegnati nel Vangelo.
Rinuncia totale e dolce.
Sottomissione totale a Gesù Cristo e al mio direttore.
Gioia in eterno per un giorno di esercizi sulla terra.
Non obliviscar sermones tuos. Amen
Pascal, Pensées, Garnier, Paris, 1958, pp. 71-72.
Sembra che il Dio Vivente, Uno e Trino, sia improvvisamente apparso al di là
di una barriera di fuoco, a Pascal
mentre era in intenso raccoglimento spirituale.
[traduz. ed ediz. a cura di PP]
RispondiEliminaIl paragone tra san Tommaso e Pascal fatto dall'Autore dell'articolo è infelice e mal posto.
Non sono due autori da paragonarsi tra loro, data la grande diversità di impostazione e
produzione. Pascal non è un pensatore sistematico ma un genio matematico con grandi capacità di osservazione anche nei confronti del mondo profano, della vita in generale - introspezioni vaste ma non sistematiche tipiche dello spirito moderno.
SAn Tommaso ha costruito un autentico monumento logico-teologico, un'autentica cattedrale dello spirito, con la sua Summa e tutto il resto che ha scritto, pochi gli possono stare a pari.
RispondiEliminaPiccolo florilegio pascaliano - 2
Dai "Pensieri", ed. Brunschvicg e Chevalier.
-- La scienza delle cose esteriori non mi consolerà dell'ignoranza della morale, nel tempo dell'afflizione; ma la scienza dei costumi mi consolerà sempre dell'ignoranza delle scienze esteriori (n. 67, B.).
-- Tutto questo mondo visibile non è che un tratto impercettibile nell'ampio seno della natura. Nessuna idea vi si avvicina. Abbiamo un bel gonfiare le nostre conoscenze al di là degli spazi immaginabili, non creiamo altro che atomi, sacrificando la realtà delle cose. È una sfera infinita il cui centro è dappertutto e la circonferenza da nessuna parte. Infine, è il più grande carattere sensibile dell'onnipotenza divina, che la nostra immaginazione si perda in questo pensiero (n. 71).
-- L'eterno silenzio di questi spazi infiniti mi atterrisce (n. 206).
-- La sensibilità dell'uomo per le piccole cose e l'insensibilità per le grandi, segno di uno strano rovesciamento (n. 198).
-- Incomprensibile. Tutto ciò che é incomprensibile non cessa d'esistere. Il numero infinito. Uno spazio infinito, uguale al finito (ed. Chevalier delle Oeuvres Complètes di Pascal, Gallimard, 1954, p. 1226).
-- ..Tutto ciò che si perfeziona progredendo anche perisce grazie al progredire..(ed. cit., p. 1120)
-- Sottomissione e uso della ragione, in ciò consiste il vero cristianesimo (p. 1218).
-- Il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce affatto; lo si sa da mille cose..(p. 1221).
"I gesuiti difesero contro Pascal l'illuminismo e l'umanesimo" (Nietzsche).
[ediz. e tr. it., tranne Nietzsche, di PP - fine]
Grazie per il florilegio e per gli approfondimenti.
RispondiEliminaHo sempre trovato molto conforto, e non solo, nei Pensieri di Pascal