Che cos'è stato il post Concilio Vaticano II: obbligo violento della Messa nuova e di girare gli altari, una gran confusione, e l'ordine di "rieducare" i cattolici e di cambiare tutto pur di evitare il passato (Don Alberto Secci, Conferenza promossa dal Centro Culturale "J. H. Newman" - Seregno, ottobre 2011)
Che cosa è stato il Concilio Vaticano II? Mi sono chiesto: che cosa è stato per me il Concilio? Io sono nato nel 1963, la mia formazione l'ho vissuta immediatamente dopo il Concilio; sono diventato sacerdote nel 1988, dunque sono immerso in questa epoca... Che cosa è stato il Concilio? Sicuramente una presenza fortissima, ogni momento si sentiva parlare di Concilio… ma si trattava di una presenza tanto forte quanto indefinita. Credo di non offendere nessuno se dico questo. Cioè tutti parlavano di Concilio e pochissimi dicevano che cosa era.
La vita delle parrocchie tutto sommato, nei primi anni continuava come prima, ma con un grande cambiamento: quello della Messa. Si è trattato quindi di fare quello che si faceva prima, ma con l'obbligo violento di una Messa nuova (ricordo la devastazione dell'altare fatta già nel 1970, è stato distrutto il presbiterio...)
Tutti obbedivano, molti perché convinti che servisse un cambiamento... Certo, arrivavano i rappresentanti dell'Azione cattolica mandati dalla Diocesi in parrocchia a riprogrammare i quadri; me lo ricordo bene: bisognava rieducare i cattolici... e c'era una gran confusione nei catechismi, stampati alla bell' e meglio... era tutto sperimentazione: bisognava cambiare tutto, assolutamente.
Poi arrivò una seconda fase: quella di una certa normalizzazione dove la parola d'ordine era "evitiamo gli eccessi", dove si era esagerato. Moderazione quindi. Ma evitare gli eccessi non significava mettere in discussione il Concilio. Questi erano gli anni '80. […] Ma anche in questa fase, in una confusione che si voleva ridurre, che cosa fosse il Concilio, nessuno è mai riuscito a dirlo chiaramente. Era come se la parola d'ordine fosse "evitare la rigidità del passato, evitare le rigidità della chiesa in rapporto al mondo moderno, alla dogmatica, in rapporto alla morale".
Questa fase coincise per me con gli anni del seminario: io andavo in seminario preoccupato in partenza di non ascoltare troppo i professori perché alcune persone mi dicevano che "se ascolti troppo quelli finisci male". Dico cose non solo personali, si tratta di un vissuto che coinvolge tante altre persone.
Anche nei seminari la teologia onnipresente era quella del Concilio. Il problema era assumere lo spirito del Concilio. Anche qui, cosa volesse dire ciò, aspetto ancora che qualcuno me lo spieghi. Questo spirito del Concilio si materializzava in concreto in uno slogan: "evitare il passato", questo era il concetto di tutto. [...]
Di fatto tutto ciò era questo: reinterpretare la dottrina della Chiesa alla luce della volontà di non definire mai nulla. Ma la volontà, cioè la scelta di non definire rigidamente i contenuti delle verità cristiane, dei dogmi e della morale, alla fine questa è essa stessa una scelta, una definizione totalmente nuova della Chiesa: la volontà di non definire è fare un'altra Chiesa.
Ora costatiamo il disastro. A livello di dottrina i ragazzi non sanno quasi più nulla di cristianesimo, pur vivendo nelle parrocchie...!
Ulteriore fase che stiamo vivendo è la cosiddetta "ermeneutica della continuità": costatando il disastro si dice che bisogna rileggere il Concilio alla luce della Tradizione. Non è una rottura, ma una continuità... La preoccupazione è quella che anche stavolta si rischi di non definire che cosa è questa continuità. E allora sarebbe veramente l'ennesimo disastro.
Occorre dire invece cosa è stato veramente questo Concilio, un po' anomalo, perché un Concilio non dogmatico, pastorale, è anomalo nella storia della chiesa.
È la Tradizione che deve interpretare il Concilio, che ne ha autorità, e non il Concilio la Tradizione. E allora credo si possa dire che, se è vero che la Tradizione deve essere colei che giudica il Concilio, la Tradizione deve essere totalmente e ovunque liberalizzata. Perché la Tradizione non può essere messa in questione dal Concilio. Se c'è continuità la liberalizzazione totale della Tradizione non dovrebbe far problema. Se lo fa, significa che qui continuità veramente non c'è.
Si è prodotto una fase drammatica nella storia della Chiesa. Tutto non è più come prima. La cosa spaventosa è che questo cambiamento che si è prodotto nella Chiesa è universale. In una grande metropoli come nel più piccolo paese di montagna dove magari non si arriva neanche in macchina, è avvenuto lo stesso cambiamento. La stessa distruzione della Fede, di un vissuto della Fede. Allora qualcosa di grave è stato prodotto.
Vogliamo vivere di Cristo, della sua Grazia, una vita che piaccia a Dio e che salvi la nostra anima. Allora bisogna capire...
Capire che non si può dividere Concilio da postconcilio. La cosa impressionante è che questo cambiamento è stato attuato volutamente dalle autorità della Chiesa, in caso contrario non sarebbe stato possibile tutto questo, questo cambiamento totale su tutti i punti (revisione di tutti i riti, dei sacramenti...).
Assieme alla confusione dottrinale, il cambiamento ha prodotto un'idea forte che sorgesse una nuova Chiesa. Era impossibile trovare un angolo di pace di fede: potevi cercare un convento? Non c'era più, erano tutti rinnovati, tutti obbligati a rivedere i fondamenti della propria vita, delle proprie costituzioni. Si è trattato di una rivoluzione universale che si è potuto produrre non per la confusione storica, sociale o culturale di quel tempo ma per una volontà espressa della Chiesa. Questo non si può negare.
Certo, il dichiarare come ha fatto Benedetto XVI che la Messa "di sempre" (quella tradizionale) non è mai stata abolita, è stato un grande atto. Ma non può bastare una cosa così perché si è prodotto una sofferenza enorme nelle anime.
Questo ha modificato la Fede, perché la maggioranza non è più cattolica (pur volendo esserlo) perché il sensus fidei è cambiato.
Quelli che partecipano intensamente alla vita parrocchiale sono contro la ripresa di una sana Tradizione perché ormai vivono un gusto della fede che è totalmente differente, che è ingannevole. Questo è stato prodotto dalle autorità della Chiesa, non da qualche teologo sconsiderato o da qualche prete debosciato. I preti che hanno seguito le formazioni permanenti della Diocesi sono rovinati irrimediabilmente. Si sono salvati quelli che non hanno fatto i corsi di rieducazione nella fede.
Questo è uno schema dittatoriale. Il non definire delle regole precise in nome del Concilio, fa parte di questa paura generale: se io non seguo... sono fuori dalla Chiesa. Mentre uno è nella Chiesa quando è nella Tradizione, quando è obbediente alle due fonti: Tradizione e Sacra Scrittura. Questa è la pace di un fedele.
Si è prodotto una pericolosissima modificazione della Fede, in giro c'è una religione naturale, non siamo neanche più al protestantesimo. È una religione naturale che è presente nelle parrocchie, ci sono dei riti con i quali si commentano la vita degli uomini, l'uomo è al centro... questo è spaventoso... Questa che stiamo vivendo non è una piccola crisi.
Non si può tacere su queste cose, ne vanno di mezzo anime, che non sanno la bellezza della Fede cattolica. Molti non la conosceranno mai in questa vita. Questo è stato prodotto perché il non definire, non condannare un male, di fatto è aprire la possibilità di quel male. Ad es. la non condanna del comunismo ha fatto sì che prima un certo numero di preti, adesso la gran parte di chi dirige le strutture diocesane nella chiesa condivide fondamentalmente le opinioni di una certa sinistra, che non sarà più a livello dell'ateismo pratico, ma che è più pericolosa ancora.
Il non definire ha fatto sposare il comunismo; il non definire il pericolo del protestantesimo, ha protestantizzato la Chiesa; il non ribadire e parlare che innanzitutto c'è Dio e l'uomo è fatto per la gloria di Dio, ha modificato la Chiesa che ha posto al centro l'uomo. La chiesa è diventata una società umana, non dico nella sua essenza ma nel vissuto nostro è così.
Un vero fedele cattolico per stare nella Chiesa deve mettersi in disparte, per amare la Chiesa deve stare in un angolo, per salvare la Fede deve soffrire e stare in un angolo a custodire ciò che per Grazia ha ricevuto: questo non può essere la normalità della vita della Chiesa perché la Chiesa è madre; la Chiesa deve aiutare i suoi figli, la Chiesa deve difendere l'anima dei propri figli. Non può sospendere un compito per piacere al mondo, per piacere non si sa a chi...non si sa a chi. È un grande inganno, certamente c'è dietro il demonio ma molti l'hanno proprio aiutato, il demonio. - Fonte
20 agosto 1914 muore in vaticano san Pio X ,di crepacuore, per non essere riuscito a impedire lo scoppio di quella che il suo successore Benedetto XV definì l'inutile strage.
RispondiEliminaA proposito di sacerdoti conciliari:
RispondiEliminaIn quest'ultimo periodo un "sacerdote conservatore" (che elogia Vauro Senesi e Cecchi Paone, chiama il Signor Vladimiro Guadagno al femminile (dicendo che è sua premura non offendere nessuno), elogia la libertà religiosa, relativizza lo stesso diritto naturale ed è favorevolissimo alla Traditionis Custodes) sta DANDO DI MATTO IN TONI OFFENSIVI ED IRRIDENTI contro i cattolici tradizionali che si oppongono all'obbligo vaccinale.
Che dire?
Dice che non offenderebbe mai nessuno e insulta i cattolici fedeli alla tradizione; critica il concetto di diritto naturale e si inventa nuovi doveri, predicando pure la sottomissione praticamente acritica al diritto positivo; argomenta spesso di argomenti scientifici con una superficialità imbarazzante ma critica i laici dicendo che non sono titolati a discutere di fede; attacca la De Mari ed i cattolici che si oppongono alla deriva LGBT, però chiede soldi ai cattolici per pagargli le spese processuali a causa di una denuncia di persone LGBT.
Dopo la denuncia è diventato un vero agnellino verso il mondo LGBT ed un insultatore dei cattolici che si oppongono con metodi non politicamente corretti a tale mondo (ma non aveva detto che chiama il Signor Vladimiro Guadagno al femminile perché non vuole mai offendere nessuno?).
Naturalmente, da buon conservatore, è favorevolissimo alla libertà religiosa e alla libertà di coscienza...ma minaccia di inferno i lefebvriani ed è contento della Traditionis Custodes.
ECCO LA COERENZA DEI CONSERVATOR-MODERNISTI CHE RITENGONO CHE IL MAGISTERO POSSA VALIDAMENTE OPPORSI ALLA TRADIZIONE (IL SACERDOTE IN QUESTIONE HA ADDIRITTURA DETTO CHE IL PAPA è LA TRADIZIONE).
IL DIVENTARE DEI BERGOGLIAN-PRO-VAX ERA PRATICAMENTE INEVITABILE PER SOGGETTI SIMILI!
Vauro Senesi viene quasi santificato e paragonato al buon ladrone, per i sodomiti verrebbe la buona fede e l'ignoranza invincibile ma per coloro che (GIUSTAMENTE!) contestano Bergoglio e il vaccinisticamente corretto non ci sarebbero scusanti: per loro soltanto insulti, irrisioni e minacce di eterna dannazione.
QUESTI SONO I FRUTTI DEL CONCILIO E DELL'ABBANDONO DEL PRINCIPIO DI NON CONTRADDIZIONE.
"...Il non definire..."
RispondiEliminaQuesto è stato il diktat non scritto, non detto, ma applicato ad un intero periodo storico in ogni ambito del vivere civile. Non so se la genitrice del 'non definire' sia stata la chiesa o la modernità in senso lato o il modernismo in senso stretto.
Usando la 'non definizione' bisognava pur sostituirla con altro diverso dal definitorio e questo altro è stata la 'narrazione' orale, scritta, filmica, musicale, artistica o pretesa tale.
La sostituzione della definizione con la narrazione mi sembra che sia avvenuta principalmente attraverso la letteratura quando il mondo ha capito che poteva narrare quello che la chiesa condannava e che poteva fare dei suoi personaggi gli eroi fuori legge della modernità. Quindi il dramma usato non più in senso purificatorio, ma come epopea a lieto fine dell'eroe che mostra con la sua vita il superamento delle regole sempre definitorie.
Dalla assuefazione ad infinite narrazioni colossal contra legem si è arrivati al vizio diritto dei nostri giorni, al chi sono io per giudicare, al questo o quello per me pari sono, al bene con un po' di male e al male con un po' di bene alla società liquida che può essere rinchiusa in qualsiasi contenitore posto in essere da chi ha il potere di 'creare' commissionando sia contenitori sempre cangianti, sia narrazioni incantatorie.
Forse non è un caso che la chiesa e lo stato narrando della pandemia obblighino implicitamente, raccontando una storia in progress quotidiano, ad iniettarsi un liquido misterioso nel corpo, uguale e diverso in ogni uomo, in gran parte composto di liquido anch'esso e in questo fluire di liquidi e di parole dette e contraddette prende forma la grande arma distruttrice di ogni civiltà,la confusione. Cioè il caos, fine implicito del 'non definire'.
"l'ordine di rieducare"
RispondiEliminaMi vengono in mente le catene,le bótt ,gli sputi,gli schiaffi,la flagellazione di Gesu',la ri-educazione di un popolo creatura di Dio ad opera di altre creature anch'esse redente da Dio. E' terribile !
Un modernista è un eretico che dice quello che non può dire, dicendo solo quello che si può dire.
RispondiEliminaÈ un po' come il gioco Tabù, ricordate?
Fare indovinare agli altri una parola come per esempio "sole", senza poter dire luna, caldo, abbronzatura, luce, stella.
Immaginiamo il modernista decida di dire agli altri la sua seguente eresia:
"I comandamenti sono cose esteriori e valide solo per noi cristiani, ciò che conta è l'esperienza interiore che ogni uomo fa nella sua religione", senza utilizzare frasi anticattoliche.
Come può fare?
Per esempio così:
"I comandamenti non sono un assoluto, servono solo per maturare"
La prima frase è strana, ma non è falsa, in quanto è vero che l'assoluto è solo Dio; la seconda fa ribrezzo, ma ricorda lontanamente alcune affermazioni di San Paolo.
E così il modernista se la ride, ha detto la sua eresia, tutti l'hanno capita, ma nessuno può accusarlo.
Secondo episodio:
Il modernista deve far capire la frase:
"si lo so che il vaccino è pericoloso, io infatti me ne sono fatto uno finto, però devo un favore a chi mi ha fatto fare carriera, dunque voi vi dovete vaccinare e quindi vi faccio credere di essere degli eroi altruisti, se poi morite pazienza mica è colpa mia"
senza dire frasi compromettenti, come fa?
Per esempio dicendo "il vaccino è un atto d'amore per se stessi, per gli altri e per tutti i popoli".
Per esempio dico.
A catechismo mi avevano insegnato che, bastava la trasgressione volontaria, la materia grave e il deliberato consenso ad uno solo dei comandi del Decalogo per cadere in peccato mortale. Gesù accoglie il peccatore pentito, e va alla ricerca della pecorella sperduta ma, c’è il peccato contro lo Spirito Santo, ai nostri giorni dimenticato: 1) Disperazione della salvezza. 2.Presunzione di salvarsi senza merito; 3. Impugnare la verità conosciuta;4) Invidia della grazia altrui. 5.Ostinazione nei peccati. 6.) Impenitenza finale. Attenzione a insistere solo sulla Misericordia divina; si corre il rischio di tentare Dio entrando nella strada larga che porta alla perdizione: “ a cosa servono i Divieti o i Comandi se alla fine posso fare quello che voglio, perché la misericordia divina, giustifica ogni mio pensiero, parola, opera e omissione? Mi scuso se ho l’ardire di essere in disaccordo con questo tipo di misericordiosa giustificazione del peccatore. Questa non è misericordia ma buonismo inetto che non aiuta alla conversazione, al pentimento è al proponimento di non offendere più Chi ci ha amato e ama sopra ogni cosa. Amen
RispondiEliminaNon pensiate che questo arcivescovo sia impazzito... questo è il trend attuale, iniziato nel 1969, andrà avanti finché la maggioranza piegherà la testa e accetterà tutto.
RispondiEliminaIntanto preparatevi all'intercomunione, cioè al permesso ai protestanti che non credono nella Presenza Reale di Gesù nell'Eucaristia di fare la Comunione nella Chiesa cattolica.
Piegheranno il capo e accetteranno anche questo...
Preghiamo per la Chiesa e perché siamo pronti alla battaglia.
L'arcivescovo di Lima propone di sostituire i preti con i laici come parroci
https://www.aciprensa.com/amp/noticias/arzobispo-propone-reemplazar-sacerdotes-por-laicos-como-parrocos-90549
20 agosto
RispondiEliminaSan Bernardo di Clairvaux, abate cistercense e dottore della Chiesa
“Sed super mel et omnia eius dulcis Praesentia”
Frequento Bernardo di Chiaravalle dalla giovinezza.
Due esami di Storia medievale centrati sul suo rapporto, controverso, con Pietro il Venerabile, abate di Cluny.
Che, nonostante le differenze profonde di temperamento e di prospettive, maturò in una crescente amicizia.
Non mi riusciva simpatico il suo rigore, che scambiavo per intransigenza.
E mi faceva pena il povero Abelardo, cui indirizzò tanti dei suoi scritti polemici.
Ma tutto questo mi è servito a non idealizzare il Medioevo e a non considerare il presente poi così differente dal passato.
Le questioni in gioco restano le stesse, sempre.
Cambiando cioè che è naturale che cambi.
Un incontro con Cristo che domanda la mia conversione.
Il rischio del giudizio, senza garanzie di infallibilità.
L’essenziale che resta, attraverso i temperamenti, le preferenze, le sensibilità, le opzioni di “politica ecclesiastica”.
Resta perché non dipende da noi.
Innamorato di Maria, con la tenerezza di un ragazzino di fronte al primo amore.
Famigliare con le parole, nella geometria del suo latino terso e suggestivo.
Inclinato al silenzio contemplativo ma chiamato a districare nodi, nelle tempeste della Chiesa e del mondo.
Con la tentazione di tagliarne qualcuno.
Ha consolidato il grande albero benedettino, tornando alla radice, e così edificando il nuovo.
Disegnando tracce che unificano l’Europa. Che non lo sa più.
Fino alla soglia di casa mia.
Disseminando bellezza, ordine e armonia. Nella natura e nelle cose. Musica, poesia, architettura: a rinnovare la faccia della terra.
Solo cercando Dio, nel cuore della Madre.
E la sua “dolce Presenza”.
(Cit. Franca Negri)
"Occorre dire invece cosa è stato veramente questo Concilio, un po' anomalo, perché un Concilio non dogmatico, pastorale, è anomalo nella storia della chiesa.
RispondiEliminaÈ la Tradizione che deve interpretare il Concilio, che ne ha autorità, e non il Concilio la Tradizione..."
La tradizione è (o dovrebbe essere) intrinseca ai Concili Ecumenici (come nei precedenti Concili). Dal momento in cui un Concilio deve essere interpretato alla luce della tradizione, si ammette che la tradizione gli è estrinseca. La tradizione insieme alle scritture è la regola remota della fede e il magistero la regola successiva. Interpretare un Concilio alla luce della tradizione significa interpretare un atto di una regola vicina alla luce della regola remota. Questo sovversione dell'ordine del metodo è stato così condannato da Pio XII nella Humani Generis:
"...è evidente che è del tutto falso il metodo con cui si vorrebbe spiegare le cose chiare con quelle oscure; anzi è necessario che tutti seguano l'ordine inverso".
Se tratta del metodo della Nouvelle Thèologie (anche chiamata di teologia delle fonti): i nuovi teologi disprezzavano e rifiutavano il Magistero, andavano dritto alle fonti per fare il loro "magistero" dell'opinione. Dopo il Concilio quando loro hanno preso il magistero, vogliono che tutta la Chiesa faccia quello che facevano primma del Concilio. Ognuno di loro si hanno fatti Pape cioè è se tratta di una teologia che dapprima ha esteso il libero esame protestante alla tradizione, per poi ridurlo a Sola Scriptura attraverso la Dei Verbum (come ha mostrato mons. Gherardini). La metodologia di interpretazione del Concilio è la stessa della Nouvelle Thèologie. Forse, il Concilio sia la sua incarnazione, perchè alla luce della tradizione il compiuto di interpretare un Concilio è del Magistero.
Il Concilio non è stato altro che un'interpretazione della tradizione alla "luce" del mondo moderno per aggiornare la Chiesa a questo mondo. In realtà sembra che questa interpretazione sia stata un giudizio della modernità sulla tradizione cattolica.
Sul sito del santuario della Madonna della guardia di Tortona, che è officiata dalla congregazione di s. Luigi Orione, si legge che oggi inizia la novena per la festa mariana del 29 agosto. Il predicatore sarà mons. Vincenzo Di Mauro, vescovo emerito di Vigevano. Questi è citato nel memoriale di mons. Viganò del 22 agosto 2018. Fu rimosso da quella diocesi perchè - in quanto omosessuale attivo - insidiava i semionaristi.
RispondiEliminaNo coomment.
Alessandro Mirabelli
Una correzione, dove sta scritto “regola vicina” e “regola sucessiva”, il corretto è “regola prossima”. Me scuse.
RispondiEliminaUn esempio concreto di ciò che ho detto è la questione della libertà religiosa. Vediamo ciò che è stato affermato sulla libertà religiosa per Benedetto XVI, nel discorso alla Curia Romana 22 diciembre 2005:
" Il Concilio Vaticano II, riconoscendo e facendo suo con il Decreto sulla libertà religiosa un principio essenziale dello Stato moderno, ha ripreso nuovamente il patrimonio più profondo della Chiesa. Essa può essere consapevole di trovarsi con ciò in piena sintonia con l'insegnamento di Gesù stesso (cfr Mt 22,21), come anche con la Chiesa dei martiri, con i martiri di tutti i tempi". Benedetto XVI, discorso alla Curia Romana, 22 diciembre 2005
Osservazioni:
1 - Il magistero precedente e la tradizione della Chiesa non sono stati nemmeno preso in considerazione;
2 - Se ammette che la Chiesa ha trovato la rivelazione al fare suo “un principio dello Stato moderno”. In questo senso se presenta lo Stato moderno, come il suppremo rappresentanti di Dio. Inoltre a questo, è stata propria la libertà religiosa dello Stato moderno che è stata condannata dal magistero pre-conciliare;
3 - L’interpretazione di Matteo 22,21 è falsa e non trova fondamento nella tradizione, nei dottore e nei santi della Chiesa. Anche Cesare deve dare a Dio ciò che è di Dio. Se Cesare non dà a Dio ciò che è di Dio, diventa un altro Dio, e comincia a promulgare leggi contrarie alle leggi di Dio, come si vede oggi nelle leggi sull'aborto, che favoriscono gli omosessuali, le false religioni, l'eutanasia, ecc.
4 - La libertà religiosa è comunemente trattata solo in ambito politico, ma qui Benedetto XVI parla della sua adozione da parte della Chiesa, il che significa che l'ha applicata a se stessa. Se nella sfera politica i membri delle false religioni hanno il "diritto" di professare pubblicamente le loro religioni, senza essere costretti dallo Stato, anche nella sfera religiosa gli eretici, gli eterodossi, gli scismatici e gli apostati hanno il "diritto" di professare i loro errori, nella Chiesa, senza esserne costretti.
5 - Se vede chiaramente un movimento inverso nel Concilio Vaticano II. La libertà religiosa non è stata considerata e giudicata dalla rivelazione, dal magistero, dai dottori e dai santi. Se è trattato di mettere al posto di tutto questo lo Stato moderno, usando una falsa interpretazione del Vangelo.
6 - Le parole di Benedetto XVI sono la migliore confutazione agli interpretazione della libertà religiosa che se presentano come ortodosse.
Osservazione finale:
RispondiEliminaL’ermeneutica della riforma nella continuità è giustamente, come nel caso della libertà religiosa, volere trovare fondamento nella rivelazione a ciò che non è stato rivelato. In questo senso il dialogo, diventato un assoluto, è il suo strumento: così come attraverso il dialogo loro hanno trovato la rivelazione nello Stato moderno, vogliono trovare in qualunche altre culture, religioni, filosofia, ecc.
Ricordiamo la continuazione del discorso di Benedetto XVI:
”La Chiesa antica, con naturalezza, ha pregato per gli imperatori e per i responsabili politici considerando questo un suo dovere (cfr 1 Tm 2,2); ma, mentre pregava per gli imperatori, ha invece rifiutato di adorarli, e con ciò ha respinto chiaramente la religione di Stato. I martiri della Chiesa primitiva sono morti per la loro fede in quel Dio che si era rivelato in Gesù Cristo, e proprio così sono morti anche per la libertà di coscienza e per la libertà di professione della propria fede – una professione che da nessuno Stato può essere imposta, ma invece può essere fatta propria solo con la grazia di Dio, nella libertà della coscienza. Una Chiesa missionaria, che si sa tenuta ad annunciare il suo messaggio a tutti i popoli, deve impegnarsi per la libertà della fede. Essa vuole trasmettere il dono della verità che esiste per tutti ed assicura al contempo i popoli e i loro governi di non voler distruggere con ciò la loro identità e le loro culture, ma invece porta loro una risposta che, nel loro intimo, aspettano – una risposta con cui la molteplicità delle culture non si perde, ma cresce invece l'unità tra gli uomini e così anche la pace tra i popoli”.
I Padri della Chiesa che non sono stati martire mai hanno diffeso la libertà religiosa dei membri della false religione.Come ha difeso il Concilio e tutta la gerarchia nel post-concilio. San Lorenzo ha trionfato con sul maritirio sulla religione romana pagana che adorava Giove. Se lo avessero fatto, come fanno oggi i vescovi con l'Islam, avremmo ancora la religione di Giove con templi e sacerdoti...
Se Sant’Ambroggio avesse difeso il diritto alla libertà religiosa dei manichei, sarà che Sant’Agostino se convertirebbe in cattolico? I Padri della Chiesa anche sapevano che la separazione tra Chiesa e Stato era un manicheismo pratico, perchè l’Imperatore pagano se faceva “dio” e leggi contro le leggi Dio. Approvare la falsa interpretazione di Matteo, 22,21 sarebbe lo stesso che tornare di diritto il manicheismo che già era una realtà di fatto nell’impero romano pagano.
È tutto una grande menzogna!